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Fermo. Guida storico artistica
Il proposito di questa guida è quello di illustrare le peculiarità storiche e artistiche della città di Fermo, del centro storico, dei borghi e delle frazioni. Questa nostra è una guida completamente nuova, iniziata alcuni anni fa con la raccolta di materiale documentario, ma costruita «sul campo», alla ricerca di «tesori» nascosti, di aspetti meno noti. Completa l'informazione un box con notizie geografiche e riferimenti per facilitare le visite di musei e di pinacoteche. È destinata ai turisti italiani e a quelli stranieri con la traduzione in lingua inglese, ma anche agli abitanti del Fermano, perché possano conoscere e apprezzare le bellezze artistiche e paesaggistiche della città del Girfalco. -
La mia patria è il mondo. Storia di una donna libera: vita, pensiero e poetica di Joyce Lussu
Il proposito di questa ricerca è quello di creare un testo monografico con un approccio critico alla vita e alle opere di questa figura, protagonista di momenti rilevanti della storia contemporanea, nelle cui attività trovano precisa espressione, scandite da momenti ed episodi significativi, vicende ed esperienze del ""secolo breve"""". Si è cercato di raccontare, ricostruendo la formazione intellettuale e politica, un percorso biografico di Joyce Lussu tra vita pubblica e vita privata."" -
Giuseppe Antonio Vogel. Prete e «antiquario» dall'Alsazia alla Marca
Biografia dell'erudito alsaziano Giuseppe Antonio Vogel, prete refrattario emigrato nelle Marche, e morto a Loreto il 26 agosto 1817, dopo aver dato un impulso definitivo agli studi di antiquaria e al riordino dei fondi librari ed archivistici, tra i quali quello della famiglia Leopardi e di numerosi comuni marchigiani. -
Iscrizioni Medievali di Fermo e del Fermano
Da oltre trent'anni Antonio Salvi, O.F.M. Cap., indaga con attenzione e metodo la produzione epigrafica medievale delle Marche, non solo perché porta a corretta lettura le iscrizioni oggetto del suo scrutinio ma anche perché concede loro quella doverosa dignità storica come qualunque dettato iscritto, se correttamente inteso, potenzialmente è in grado di trasmettere. Fermo in questi ultimi decenni è stata oggetto di analisi approfondite le quali, soprattutto per il periodo ""classico"""", hanno permesso di capirne appieno i tempora della storia. La monografia di Salvi ben s'inserisce nella tessitura di questo mosaico storico, e il tassello che ora ci offre è meritevole della massima attenzione. Mommsen avrebbe sicuramente sottolineato la fatica dell'autore e avrebbe speso di sicuro parole di apprezzamento nel conspectus di quegli auctores che tanto lo aiutarono nella costruzione delle sue imponenti raccolte epigrafiche. Così come, ne sono certo, anche Sisto V, la cui statua bronzea campeggia all'esterno nella loggia centrale del Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo a Fermo, si sarebbe congratulato con il nostro padre Salvi per il contributo scientifico che ora ci consegna."" -
Il cuore antico di Tolentino. Le trasformazioni urbane e l'edilizia minore dall'Unità d'Italia ad oggi
Alcuni anni fa, sfogliando vecchi documenti provenienti dall'archivio professionale di mio padre, (foto antiche e mappe di Tolentino, rilievi di edifici del centro storico, dettagli costruttivi di cornicioni, comignoli, infissi, cancelli e recinzioni, balconi e ringhiere, ecc.) ho pensato che sarebbe stato interessante raccogliere e ordinare in modo organico quel materiale, trasformandolo in materiale utile per la memoria storica di Tolentino e dei tolentinati. Le foto della Tolentino scomparsa forse evocano nei lettori dolci, lontani ricordi, ma ci forniscono anche interessanti spunti per valorizzare ciò che ancora rimane di uno stile di vita e di un modo di intendere e di costruire la città oggi completamente dimenticato. Questa pubblicazione e il relativo apparato fotografico sono stati ideati e realizzati prima degli eventi sismici che nel 2016 hanno radicalmente cambiato l'aspetto di Tolentino. Alcune immagini del libro appartengono ormai alla storia. Il testo fornisce tuttavia una testimonianza di com'era la città prima dell'agosto e dell'ottobre 2016, soprattutto in vista delle importanti trasformazioni urbanistiche che subirà Tolentino nei prossimi anni. -
Criminalità e giustizia nelle magistrature anconetane dalla fine dell'antico regime all'Unità d'Italia (1797-1861)
L'indagine documentaria, secondo quanto riportato nei testi di questa articolata pubblicazione, su alcuni fondi è stata realizzata campionariamente, mentre per altri si è spinta ad una ricognizione a tappeto delle carte relative ad alcune tipologie seriali, riservando una speciale attenzione alle sentenze penali emesse dal Tribunale Civile e Criminale di prima istanza di Ancona. Nel saggio si è inteso valutare solo certi reati, gravi e particolari, escludendo quelli ritenuti più. Lo spettro delle fattispecie criminali analizzate risulta tuttavia molto esteso comprendendone una pluralità, incasellata in ripartizioni ulteriormente ramificate: omicidi e fatti di sangue, crimini politici e scritti sovversivi, stregoneria, blasfemia, furti sacrileghi e quanto iscrivibile al giudizio dei tribunali ecclesiastici competenti in materia, più tutta una serie di delitti contro natura e di pratiche scandalose che vengono proposti attraverso la ripetuta scabrosa trascrizione di testimonianze e stralci di atti processuali. Brani la cui lettura richiede un distacco non sempre facilmente possibile, soprattutto quando con il crudo linguaggio verbalizzato si descrivono dettagliatamente violenze. -
Il prestigio oltre la morte. Le necropoli picene di Contrada Cugnolo a Torre di Palme
Questo volume è dedicato alla necropoli recentemente rinvenuta a Torre di Palme che tanto interesse ha suscitato sia fra gli studiosi che nel pubblico. Si tratta infatti di un nuovo e importante contributo alla conoscenza di un periodo storico, quello delle Marche in età preromana, sul quale negli ultimi decenni costante è rimasta l'attenzione del mondo scientifico con una conseguente intensa ripresa delle attività di studio e ricerca volte non solo a rendere conto delle nuove scoperte, ma anche a recuperare il ritardo nella edizione di contesti riportati in luce nel corso del tempo ma rimasti per lo più inediti o solo parzialmente noti. Ed è questo uno dei pregi di queste pagine: l'aver saputo integrare i risultati di un'indagine scientifica e organica, basata sui reperti frutto di uno scavo sistematico condotto con metodo rigoroso, con il recupero della documentazione dal sapore antiquario di indagini vecchie di un secolo ma che mantengono inalterato il proprio valore documentario per una ricostruzione del panorama piceno nel tratto di costa prospiciente la città di Fermo e lo splendido borgo di Torre di Palme. -
Storie i comunità. Relazioni, legami, appartenenze e fratture nelle storie di piccoli paesi
Questo fascicolo di «Marca/Marche» punta a presentare alcune storie di comunità, più o meno grandi, individuate come significative per la nostra regione e ricostruite da studiosi di diversa formazione, in genere storici e sociologi. Obiettivo di fondo è quello di far emergere il percorso che ha portato alla costruzione della comunità analizzata, i soggetti che più hanno contribuito a tale costruzione, i momenti di svolta (non solo positivi, ma anche negativi) nella vita della comunità. L'idea del fascicolo nasce dal dibattito che nel 2017 si è acceso sulla ricostruzione in atto nell'entroterra marchigiano colpito dal terremoto; si è voluto verificare se l'analisi storica può aiutare a meglio comprendere i meccanismi che favoriscono (oppure ostacolano) i rapporti comunitari e si è voluto anche dare spazio alle riflessioni proposte da chi a vario titolo sta operando nei paesi sconvolti dal sisma. Ma il tema può avere un interesse più ampio, dopo l'approvazione della nuova legge per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni. -
Pikenoi. Antichità italiche della collezione «Vallorani»
C'è un tempo cruciale e fecondo che questo libro riconsegna alla nostra identità collettiva: quello della Civiltà Picena, nel suo divenire complesso e stratificato, nella pienezza di significato della sua portata storica e geo-politica. Terra di mezzo, crogiuolo di culture di confine tra il Tirreno e l'Adriatico, tra le sponde dell'Adriatico e al centro dei più ampi scambi mediterranei. Nei secoli del periodo orientalizzante e pre-romano la civiltà picena si caratterizza per la rilevanza dei nuclei abitati, per la complessità dei codici religiosi e sociali, per le molteplici relazioni commerciali e politiche con i più importanti popoli italici e del Mediterraneo. I manufatti di valore e bellezza inestimabili che archeologi e antropologi hanno ricondotto a noi e alle generazioni future, raccontano l'evoluzione, la complessità, la ricchezza culturale e 'civica' dell'antico popolo guerriero che del picchio sacro a Marte (lo stesso simbolo adottato nell'effige della Regione Marche) aveva fatto il suo totem paradigmatico. La Civiltà Picena eccelleva nell'artigianato di pregio e nella cura e coltivazione dei campi. I siti e i ritrovamenti archeologici sono tuttora incastonati in maniera armonica e suggestiva nei crinali di un paesaggio rurale che le comunità picene hanno saputo preservare nei secoli sino ai giorni nostri. Per noi tutto questo costituisce motivo di vanto e l'impegno a saper riconoscere e fare tesoro degli insegnamenti contenuti in questa antica testimonianza. Senza radici non può esserci futuro. Il tracciato della Civiltà Picena contenuto in questo volume ci insegna una volta di più che i progressi economici e sociali scaturiscono dall'incontro tra culture diverse, dal riconoscimento e dal rispetto reciproco, dalla mescola dei saperi, delle intelligenze, degli usi e dei costumi. -
La villa Bonaparte a Porto San Giorgio. I disegni di Ireneo Aleandri
L'occasione del restauro del fondo dei disegni di proprietà della benemerita Società Operaia ""Giuseppe Garibaldi"""" di Porto San Giorgio, sovvenzionato dalla Regione Marche, ha ricollocato sotto i riflettori uno dei segni territoriali più originali dal lascito d ella pur breve ma incisiva dominazione in terra marchigiana. Incisiva soprattutto per le illuminate novità indotte nella sonnolenta gestione amministrativa dello Stato pontificio, riforme che prolungheranno i loro effetti razionalizzanti ben all'interno della Restaurazione; riforme che - vogliamo osservare - furono ampiamente ripagate con le vaste razzie di opere d'arte perpetrate dai francesi sui patrimoni ecclesiastici e patriziali, che presero la via su centinaia di carri verso Milano e Parigi, e solo in parte recuperati. La frequentazione del regale esule Girolamo Bonaparte a Fermo ed al suo Porto ospite del deferente patriziato locale e l'innamoramento della moglie Caterina per le bellezze naturali e paesaggistiche dei luoghi: """"...Il paese è un incanto..."""", determinarono la decisione di edificare qui la sua Ville de Plaisir nelle Marche. Un occasionale monumento, seppur poco vissuto, che venne a rappresentare uno scampolo di vita privata parigina nel Piceno, progettato da un architetto come Ireneo Aleandri che certamente accolse le indicazioni ed i desiderata del napoleonide, producendo un unicum architetto - nico che ben venne ad inserirsi in quell'originale tassello della storia dell'architettura che a suo tempo individuammo e descrivemmo partendo proprio dall'opera dell'architetto settempedano e che definimmo l'Architettura del Purismo nello Stato pontificio. La pubblicazione integrale del fondo grafico, illustrata in una nitida veste editoriale, auspichiamo permetterà una lettura più puntuale del monumento, del suo complesso inserimento fra le preesistenze secolari del luogo, delle scelte costruttive e distributive, del gusto del vivere di un'epoca, aggiungendo un ulteriore tassello alla storia dell'Architettura nelle Marche."" -
Fermo sportiva dagli anni '50 agli anni '70. Calcio, ruote e motori, vita di palestra
«Ogni aspetto delle attività umane è meritevole di studio e di ricerca storica per documentarne i momenti più significativi. È nostra intenzione raccontare i giochi e gli sport a partire da quando il gioco e l'agonismo hanno avuto rilevanza sociale nel nostro territorio». Così abbiamo scritto in apertura del primo volume di questa collana, e con questo terzo volume di Fermo sportiva completiamo il nostro progetto di preservare la memoria di tanti avvenimenti sportivi cittadini fino agli anni Settanta del Novecento. -
Recanati in età moderna
Questo libro, come quello dedicato all'età medievale che l'ha preceduto, nasce da una convinzione di fondo: la conoscenza del passato aiuta ad affrontare i problemi dell'oggi. È una convinzione ovvia e scontata, che però va ribadita in una fase storica tutta appiattita sul presente. Ogni città dovrebbe conoscere meglio la propria storia, ma questo è ancora più necessario per un realtà come Recanati, prigioniera del mito leopardiano. Le novità contenute nel libro sono molte; per meglio comprenderle, forse è utile ricordare che in genere le storie di Recanati si sono fermate al Cinquecento, con la motivazione che, dopo il 1586, quando viene sancita la definitiva autonomia di Loreto, non ci sono più avvenimenti di rilievo per la vita della città. Per dimostrare che non è affatto così, ho ampliato gli studi che ho condotto per anni sulla bonifica e la colonizzazione del territorio comunale, sull'andamento della popolazione e sulle trasformazioni della struttura urbana. Ho indagato più in profondità la grande fiera tardo-medievale, le istituzioni religiose e il ruolo dell'associazionismo confraternale, ma ho cercato anche di affrontare temi spesso trascurati: dal lavoro urbano al sistema annonario, dalla stratificazione sociale al sistema assistenziale. -
Cento storie nostre. Vol. 3
"Pubblicando il secondo volume delle Storie Nostre lo avevo promesso: altre storie sarebbero venute. Ecco dunque il terzo appuntamento con cento ancora delle tante storie di questa terra, raccolta degli articoli comparsi nelle pagine dell'inserto locale de «il Resto del Carlino» fra l'aprile 2017 e l'aprile di quest'anno. Storie vere, come in passato trattate sobriamente per destare l'attenzione di chi ama o vuole conoscere il passato del Fermano, i suoi personaggi, le vicende che hanno scandito lo scorrere dei secoli, e anche le tante tradizioni e leggende che lo hanno contrappuntato. Ecco allora protagonisti e fatti dall'antico al moderno, dalla leggenda di Enea alla ricerca della terra promessa, alle macabre dicerie sulla Sibilla e sui suoi monti, dai miracoli che hanno sconvolto la quiete delle piccole comunità, alle carestie ed alle guerre vere piaghe nel tempo, ai personaggi che, qua e là, si sono affacciati alla cronaca e alla memoria per essere stati, a volte senza saperlo, protagonisti della storia. Storie che parlano delle lotte fra Comuni, di guerre e pacificazioni susseguitesi con puntuale alternanza, raccontate dai paesi ognuna a modo suo, della nascita e fine di istituzioni prestigiose, come l'università o i collegi, di processi mediatici, di uomini e donne saliti alle cronache nazionali: santi, condottieri, politici, imprenditori, artisti, ecclesiastici, inventori, sportivi. Storie che parlano anche di vita normale e di gente comune, del quotidiano dei nostri piccoli centri.""""" -
Ragli d'asino non arrivano in cielo. Racconti di vita contadina
Questo libro di Veneranda D'Aprile, descrive, partendo dal reale quotidiano della sua famiglia, l'attuale momento di trapasso. Figlia di contadini di Monteleone, piccolo paese nelle colline del fermano, riesce, con un'indomita battaglia contro i condizionamenti trovati nascendo, ad appropriarsi della cultura che li ha creati e di quella che li contesta, e si proietta nell'avvenire senza rinnegare nulla del suo passato. Non usa le conoscenze acquisite per evadere dal suo mondo, ma per entrarci dentro di più, per coglierne le ragioni e il vissuto, gli elementi negativi da superare e quelli positivi da recuperare e sviluppare. Il calore umano, l'onestà intellettuale, il sapore di verità privo di ogni retorica fanno del suo racconto una lezione di storia intesa nel senso più moderno, che ci aiuta a capire chi siamo e che cosa vogliamo fare di noi stessi e della società in cui viviamo, così carica ancora di simboli devianti e di assetti assurdi e squilibrati. -
Il «crocifisso di Sirolo»
Le vicende che hanno portato alla nascita e alla celebrità del cosiddetto ""Crocifisso di Sirolo"""", sacra immagine tuttora esistente, che non è però mai stata a Sirolo, rappresentano forse una delle cronache meno note dell'iconolatria religiosa in Italia. Attratti dall'argomento e cercando senza troppo impegno una documentazione atta a descrivere la storia di questo Crocifisso, per qualche tempo abbiamo raccolto antiche medaglie devozionali che portavano la dicitura """"Crocifisso di Sirolo"""". Solo in un secondo tempo abbiamo pensato che sarebbe stato interessante riunire anche altri oggetti e documenti con l'indicazione o la dicitura """"Crocifisso di Sirolo"""" per esporli, a Sirolo, in una mostra permanente aperta al pubblico. Forti della nostra piccola raccolta, abbiamo individuato e discusso con le autorità anche il luogo dove la mostra avrebbe potuto essere allestita, pur essendo a conoscenza che i tempi della burocrazia e le necessità economiche per restaurare gli ambienti avrebbero potuto ritardare se non affossare il progetto. La nostra intenzione, nel cominciare questo studio, era quella di redigere un catalogo illustrato con informazioni utili alla comprensione degli oggetti che sarebbero stati esposti nella nostra ipotetica esposizione non ancora realizzata. Per così fare, abbiamo dapprima condotto una ricerca bibliografica sull'argomento e, in seguito, abbiamo consultato tutte le maggiori collezioni di oggetti devozionali, pubbliche o private a noi note."" -
Marca/Marche. Rivista di storia regionale (2019). Vol. 13: Imprese e industria nelle Marche del Novecento.
La Storia d'impresa è un settore della Storia economica e, come la Storia economica, si colloca fra più culture. È stato Carlo M. Cipolla ad affermare che la Storia economica si colloca tra una cultura umanistica (la Storia) e una cultura scientifica (l'Economia): da una parte c'è una forte componente umanistica, che è data dalla tradizionale storiografia, spesso rivolta alla critica delle fonti e alla contestualizzazione dei fatti economici all'interno delle più generali vicende politiche, sociali, istituzionali, culturali ecc.; dall'altra c'è una cultura economica che tende ad essere inevitabilmente più attenta al dato numerico, più portata alla formalizzazione matematica, più proiettata verso una modellistica talvolta astratta o comunque verso astrazioni matematiche. La Storia economica dovrebbe fare sintesi fra queste due culture e dovrebbe farlo con un equilibrio che non sempre è facile. A sua volta la Storia d'impresa deve spesso far ricorso anche ad altre competenze, provenienti dall'economia aziendale o dalle scienze giuridiche e fare sintesi si rivela altrettanto difficile. La Storia d'impresa, come disciplina, ha trovato un adeguato riconoscimento nel mondo accademico soltanto da pochi decenni: in Francia, ad esempio la prima cattedra di Storia d'impresa venne istituita presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi nel 1985; in Italia soltanto negli ultimi anni del secolo. Eppure negli Stati Uniti le cattedre di business history erano comparse fin dagli inizi del Novecento; si erano differenziate dalla Storia economica tradizionale rifiutandone l'orientamento macroeconomico e la tendenza alla generalizzazione e privilegiando invece lo studio di singoli casi aziendali. -
Teresa Gheis. Una cantante lirica ritrovata
Il nome di Teresa Gheis non figura in nessuno dei principali dizionari biografici di musica. È assente nel Grove Dictionary of Music and Musicians, così come non trova riscontro nel Musik in Geschichte und Gegenwart, nel Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti, nel Dizionario universale dei musicisti di Carlo Schmidt e nei Cantanti celebri di Gino Monaldi. Fatto ancor più strano, nemmeno Giuseppe Radiciotti (1858-1931), fonte obbligata per lo studio della musica nelle Marche, la menziona tra gli artisti di canto nel suo monumentale progetto di dizionario bio-bibliografico dedicato ai musicisti nati nella sua regione. Perfetta, illustre sconosciuta, Teresa Gheis è scomparsa dagli annali della scena lirica. Eppure, la storia di questa cantante con voce di mezzosoprano, nata nella città di Fermo il 5 novembre 1859, meriterebbe un'attenzione ben maggiore. Innanzitutto perché fu protagonista di una carriera lunga e felice, che, seppur fatta prevalentemente di apparizioni e performance svolte nel contesto di teatri di provincia e di non primissimo piano, è stata costellata di successi trionfali. Le cronache ci tramandano l'immagine di un'artista fortemente espressiva, dotata di una voce limpida e robusta, supportata da un «ottimo metodo di canto», a suo agio nell'espressione lirica e in quella declamata e capace di una potente carica drammatica; offrono poi testimonianza di una carriera professionale costruita gradualmente, di teatro in teatro, ma caratterizzata da una progressiva e inesorabile ascesa, cui forse è mancato solamente un lieto fine, quel coronamento speciale che per i cantanti lirici dell'Ottocento e oltre significa potersi esibirsi sui palcoscenici della Scala di Milano, della Fenice di Venezia, del San Carlo di Napoli. La Gheis, questa soddisfazione non se la poté togliere mai, ma non per mancanza di mezzi o di talento: forse, come vedremo, solamente per sfortuna. -
«Suo affezionatissimo figlio» Lettere di Alessandro Maggiori al padre (1785-1823)
La raccolta di manoscritti autografi del conte Alessandro Maggiori è costituita da oltre 400 lettere, disegni, poesie e documenti vari del periodo che va dal 1785 al 1823. Alcuni brani dei manoscritti, conservati presso la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna, sono stati pubblicati negli ultimi anni per studi su temi specifici. Il presente lavoro di trascrizione ha riguardato tuttavia la totalità dei documenti, compresi quelli finora inediti conservati presso la Biblioteca Civica «Romolo Spezioli» di Fermo e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. L'epistolario contiene le lettere indirizzate da Alessandro al padre Annibale Maggiori Guerrieri (1731-1809) e alla sua famiglia. -
Il vescovo e gli inquisitori. La corrispondenza tra la congregazione del Sant'Ufficio e i vescovi di Osimo (1593-1773)
Auspicata nel corso del Novecento da molti storici, laici e cattolici, l'apertura degli archivi centrali del Sant'Uffizio romano - voluta da Giovanni Paolo II in vista del Giubileo del 2000 e disposta dalla Congregazione per la dottrina della fede, allora presieduta da Joseph Ratzinger, nel 1998 - ha contribuito a incrementare in misura considerevole gli studi dedicati al funzionamento della corte cardinalizia del Sant'Uffizio e quelli sul controllo della stampa (imprimatur, commercio dei libri, censura, stesura degli indici, espurgazione, auto-emendazione, permessi di lettura). In epoca moderna la diocesi di Osimo fu retta spesso da porporati che furono membri delle due Congregazioni deputate a contrastare l'eresia. Vengono qui presentate le lettere più significative della corrispondenza tra la Congregazione del Sant'Ufficio di Roma ed i Vescovi di Osimo presenti nell'Archivio Storico diocesano di Osimo. Le lettere sono ordinate in ordine cronologico e non secondo la sistemazione archivistica, essendo i documenti divisi tra cartelle eterogenee. Le trascrizioni sono state effettuate seguendo la grafia originale. È stata modernizzata la punteggiatura per facilitare la lettura. -
Porto San Giorgio un castello sul mare
Porto San Giorgio, geograficamente, era il presidio marittimo della città di Fermo, punto di contatto con il mondo esterno, con popolazioni, usi e costumi lontani, e se ne vuole restituire un quadro d'insieme più realistico, che non sia la leggenda dei marinai miracolati in viaggio da Chioggia ed approdati su queste sponde o l'intervento diretto del protettore San Giorgio. Lo scopo principale resta quindi il tentativo di dare un fondamento storico-scientifico alle origini del paese ed alla sua struttura urbana, andando oltre la gradevole trasposizione iconografica frutto dell'intuito del pittore sangiorgese Sigismondo Nardi e delle indicazioni di suo zio, lo storico locale Francesco Amici. Una delle difficoltà maggiori che si incontrano nel dare risposte serie ai quesiti che via via si pongono dinanzi allo studioso come al curioso, è quella della datazione delle vestigia architettoniche. Infatti la tentazione ricorrente è quella di considerare coevo ogni manufatto o mattone che si ha ancora l'avventura - sempre più rara - di incontrare. Il prodotto di tale errata semplificazione a sua volta produce confusione ed errori.