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Essere, libertà, moralità. Studi su Antonio Rosmini
I saggi raccolti in questo volume hanno come filo conduttore la rosminiana unità sintetica delle tre forme dell’essere che si realizza pienamente nella persona come relazione costitutiva con l’infinito. L’indagine sui testi di Rosmini si rivela anche come un confronto tra il pensatore di Rovereto e alcuni episodi importanti della modernità e della postmodernità europea. Ne emerge la figura di un filosofo italiano capace di dialogare in modo competente con la stagione moderna (da Cartesio a Hegel) e disponibile per un confronto postumo con autori di primo piano della filosofia del '900 (tra tutti, Gentile e Lévinas). Rosmini rilegge la tradizione filosofica, rendendola feconda. Partendo dal nucleo metafisico fondamentale del pensiero rosminiano (il principio di cognizione), il volume passa a mostrare l’innegabilità di necessità e libertà come momenti dell’essere che non si escludono reciprocamente, fino ad aprire una prospettiva metafisica nel campo del sentimento e dell’affezione. La moralità è, dunque, il destino dell’essere e la libertà ne è un aspetto essenziale. -
L'inconscio coloniale delle scienze umane. Rapporto sulle interpretazioni di Jules Verne dal 1949 al 1977
A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, il panorama culturale francese assiste a una vera e propria Verne renaissance. Ne sono artefici autori del calibro di Michel Butor, Roland Barthes, Michel Serres, Michel Foucault, Pierre Macherey, Jean Chesnaux e Michel de Certeau. Obiettivo generale è quello di sottrarre l'autore di ""Ventimila leghe sotto i mari"""" al genere letterario infantile. Nel perseguire questo nobile intento, però, gli autori dimenticano puntualmente di confrontarsi con la visione coloniale di Verne, e questo proprio nel periodo in cui la Francia, tra il 1947 e il 1962, incrudelisce la sua presenza in Algeria. La ricerca di Fabrizio Denunzio affronta per la prima volta due aspetti inediti di questa vicenda: mentre ricostruisce il colonialismo di Verne attraverso la disamina di romanzi geo-politici come """"Ettore Servadac"""" e """"Clovis Dardentor"""", dimostra la sua rimozione sistemica in tutte le interpretazioni avanzate dagli scienziati umanisti francesi. È questo rimosso che permette di parlare di un inconscio coloniale e consente di individuare la vecchia alleanza tra scienza e dominazione, cara all'Occidente europeo."" -
Karl Jaspers lettore di Cusano. Presupposti interpretativi ed esiti teoretici
Il costante impegno di ricerca speculativa di Karl Jaspers giunge a riconoscere nel pensiero metafisico di Niccolò Cusano un'autentica voce filosofica che comunica la possibilità di una rivalutazione dell'istanza antropologica mediante un percorso di crescita spirituale necessario nell'epoca contemporanea dello spaesamento esistenziale dell'umano. Jaspers rinviene in Cusano il concreto esempio storico del felice e fruttuoso connubio della dimensione pratica del vivere nel contesto delle realtà temporali del mondo e di quel continuo esercizio delle capacità spirituali lungo i sentieri della fede ai fini di un potenziamento delle capacità comprensive della mente. Attraverso il recupero del “concreto”, strutturalmente dipendente dalla dimensione metafisica della realtà, si compie un salto qualitativo di coscienza che invera l'agire etico in una prospettiva più alta di interpretazione del reale e di comprensione dell'uomo. -
Étienne Gilson. Metafisica dell’actus essendi e modernità
Étienne Gilson (1884-1978) è stato uno storico della filosofia e, in particolare, uno degli studiosi più autorevoli del pensiero medievale. I suoi esordi, con opere sulle fonti scolastiche di Cartesio, lo condussero alla scoperta di un nuovo orizzonte filosofico. Per primo, infatti, comprese che nel passaggio dall’antichità al medioevo si era verificato un sostanziale mutamento della metafisica a opera di Tommaso d’Aquino. Il fulcro di questo passaggio risiedeva nella nozione di Dio presentata nel Libro dell’Esodo. Una fonte extra-filosofica influiva così sulla filosofia al punto tale da squarciare la lettura dell’essere in chiave prettamente essenzialistica, facendo emergere una metafisica dell’actus essendi. Il lavoro storiografico divenne così apripista di un impianto genuinamente teorico che consacra il filosofo francese come pensatore significativo del Novecento. A partire dalle conquiste tommasiane e attraverso un adeguato confronto con le espressioni più importanti della filosofia moderna e contemporanea, il pensiero di Gilson si presenta quale possibile alternativa sia alla linea idealista della modernità sia ai vari decreti di fine della filosofia. -
Metabolismo e spazio simbolico. Paradigmi mediali della Sicilia contemporanea
Il tema del metabolismo e dello spazio vengono qui affrontati dalla prospettiva degli studi culturali. I saggi contenuti in questo volume contribuiscono a dare un quadro attuale degli sviluppi e delle forme culturali nella Sicilia contemporanea, qui intesa come laboratorio dove osservare dinamiche di vita caratterizzate da una medialità specifica. Si tratta di un principio di produzione iconico-mitologico caratterizzato da scarti differenziali che si producono tra i media per accordi e contrasti. Il volume tematizza in maniera transdisciplinare una produzione del senso che rivela il paesaggio e l’immaginario in quanto spazio sociale. Affiora così una logica biopolitica secondo la quale visibilità e presenza promuovono la gestione della vita e ripartiscono lo spazio comune. -
Studi gentiliani
Giovanni Gentile, il maggior filosofo italiano del primo Novecento, è da dimenticare, come taluni vorrebbero? Per nulla, bisognerebbe rispondere. L’apparato categoriale da lui costruito genialmente, nonostante la sua (relativa) semplicità speculativa, è forse la maggiore leva di forza per intendere ancora il nostro tempo. Anche quello della Rete e dei “social network”, dove trionfa un contenuto sterminato che Gentile avrebbe sicuramente relegato nel ruolo di “pensiero pensato”. Il fatto è che Gentile, ostracizzato per i suoi legami con il fascismo, tutto sommato estrinseci, ci appare oggi, una volta smaltite le nebbiose e spesso ingiuste polemiche nel dopoguerra intorno alla sua eredità intellettuale, come il Maestro insuperato della grandezza del “pensiero pensante”. E anche come colui che offre ancora le ragioni più profonde per intendere appieno la natura inviolabile della nostra umana dignità. Questo libro, soprattutto dedicato alla logica e alla religione di Gentile, non è tuttavia un’apologia dell’attualismo; ché anzi l’attualismo sottopone ad una analisi serrata e senza sconti di sorta, per indicarne “ciò che è vivo e ciò che è morto”. -
Studi jaspersiani. Rivista annuale della società italiana Karl Jaspers (2018). Vol. 6: Il dialogo interreligioso
Come mettere in dialogo le fedi religiose di fronte alle chiusure dogmatiche e a invalicabili muri identitari? Come pensare a uno spazio – a un Logos – che leghi, che funga da ethos accomunante, da punto di traducibilità delle fedi? Queste domande, queste problematiche, questi motivi sono all’origine della riflessione sviluppata nel sesto fascicolo della Rivista di Studi Jaspersiani dedicato a Il dialogo interreligioso. Saggi di: Omar Brino, Roberto Celada Ballanti, Roberto Garaventa, Angela Giustino, Stefano Marabelli, Rita Mei, Chiara Pasqualin, Tolga Ratzsch, Paola Ricci Sindoni, Kurt Salamun, Edoardo Simonotti, Stefania Tarantino, Domenico Venturelli, Bernd Weidmann, Mario Wenning. -
Sociologia e vita quotidiana. Sulla costruzione della contemporaneità
Questo libro propone una riflessione intorno al tema “sociologia e vita quotidiana”, intendendo la vita quotidiana come una chiave di lettura epistemica, teorica e metodologica, e non come una semplice specializzazione delle scienze sociali, ossia la sociologia della vita quotidiana. Il volume intende rivisitare il tema “vita quotidiana” al di là dei suoi campi di ricerca più consolidati, legati alle prospettive fenomenologica, interazionista e drammaturgica, indagando in particolare le riconcettualizzazioni e il rinnovamento di tematiche più convenzionali per lo studio del quotidiano – come la spazio-temporalità, l’abitare, l’ordinario, le routine e il senso comune – ma anche tematiche più collaterali come la cultura materiale e il rapporto con gli oggetti, il mutamento sociale e il possibile, il simbolico, il ruolo dell’eurocentrismo, del pluralismo culturale e delle prospettive sviluppate dagli studi postcoloniali. -
Teorie del soggetto. Soggettività, identità, coscienza nel pensiero moderno e contemporaneo
Assistiamo oggi al tramonto della soggettività? Oppure le dinamiche del mondo in cui viviamo devono portarci a una rivalutazione della ricchezza di ciò che siamo (e siamo diventati), in vista di una più profonda appropriazione delle radicali trasformazioni che ci coinvolgono? Un simile interrogativo s’impone con l'urgenza specifica che è propria della meditazione filosofica la quale pure naviga in uno stato di crisi identitaria, perdita di prospettiva, indebolimento del proprio senso. Gli studi qui raccolti affrontano la problematica sul soggetto riconoscendone sia le istanze genealogiche che le implicazioni più strettamente teoretiche. Partendo dall'imprescindibile fondazione della soggettività moderna operata da Cartesio, viene tracciato un percorso di riflessioni che, dalle tematizzazioni spinoziana e kantiana del soggetto umano, attraversano i concetti di libertà e di corporeità, la critica dell'idealismo, la teoria del soggetto, i temi dell'univocità e della singolarità, dell'alterità e della coscienza, e si spingono fino agli esiti decostruttivi ed ermeneutici della soggettività contemporanea. -
Ciò che appare nello specchio. Docetismo e metafisica dell'immagine in Henry Corbin
L’eredità più riconosciuta di Henry Corbin è quella dell’orientalista che ha fatto scoprire insospettate e ricche tradizioni spirituali-filosofiche dell’Iran shī’ita. Nel presente lavoro ci si è sforzati tuttavia di tenere assieme l’opera dell’esegeta e del fenomenologo della religione con quella del filosofo teoreticamente in grado di interrogare da un altro luogo i percorsi della metafisica occidentale sui temi centrali dell’essere e dell’“essere immagine”. Per esplicita ammissione, si può parlare di un’insolita prospettiva “docetista”, intesa come fenomenologia di specchi e icone, come metafisica immaginale capace di dare spessore a immagini in continua trasfigurazione dal visibile all’invisibile e viceversa. Le tradizioni religiose a cui si riferisce Corbin fanno infatti dell’immaginale la dimensione in cui hanno luogo i fenomeni spirituali. Sarebbe la rimozione di questo piano ad aver determinato, in Occidente, lo scacco di un nichilismo passivo, ostaggio del “paradosso del monoteismo” che, in ultima analisi, è sempre un’ontoteologia senza teofania. -
Voce Ipnosi Immagine
"Voce: L'insegnamento è un'arte proprio perché in esso è possibile, attraverso la voce, dare corpo sessuale anche all'estrema astrazione del pensiero."""" (Ettore Perrella). """"Ipnosi: Singolare è quel punto in cui tutta la veglia o tutto il sonno del mondo precipitano o si sollevano in se stessi, solo così divenendo tutta la veglia del mondo, tutto il sonno del mondo. (Federico Leoni). """"Immagine: Solo se sappiamo che quello che vediamo è un'immagine, possiamo provare interesse per lo spettacolo che essa ci offre."""" (Felice Cimatti)." -
Nostra signora filosofia. Sul divenire donna del pensiero
Nell’intento di delineare una postura filosofica femminile ma estranea al femminismo, questo volumetto inscena una rappresentazione ironica e una rivisitazione figurale del “divenire donna”, proposto ormai quarant’anni fa da Deleuze e Guattari: in compagnia di alcuni dei pensatori più sfuggenti o, al contrario, apparentemente più aderenti al cliché teorico “maschile” – Derrida, Foucault, lo stesso Deleuze da un lato; Nietzsche, ma anche Lacan e Sloterdijk dall’altro –, l’autrice gioca a decostruire e de-istituzionalizzare la figura del filosofo, senza però rinunciare a interrogarsi sulle metamorfosi storiche del femminile, e sulla possibile sopravvivenza della filosofia. -
Studi marxiani
Se si volesse racchiudere in una breve indicazione il risultato del lavoro di analisi riversato in questi ""Studi marxiani"""", non si andrebbe lontano dal vero se si dicesse che si è qui tentato di “spaiare” in Marx e nel marxismo italiano la cifra (economico-politica) del “plusvalore” dalla cifra (veritativo-speculativa) del “materialismo storico”. Perché la prima pare ancora molto utile per leggere il presente neocapitalistico, mentre la seconda pare non solo sbagliata, ma anche molto datata. E in effetti, si tratta di una cifra ottocentesca, che la storia filosofica e culturale del Novecento ha, di fatto e in molti modi, archiviato. Avere offerto argomenti per l’operazione di “spaiamento”, quando – negli anni settanta – tutti ne osannavano la saldatura è (forse e ancora) il merito di queste pagine. E del resto un’operazione siffatta, inevitabile su qualunque sapere “regionale” che si presenti con la pretesa di essere la forma del sapere assoluto dell’Intero del senso, resta sempre di utilità speculativa per chi ama la filosofia, perché invita a riflettere su certe mosse radicali che una partita teorica così alta pone necessariamente in campo."" -
Qabbalah e traduzione. Un saggio su Paul Celan traduttore
Perché i poeti traducono poesia? Questo saggio cerca di offrire una risposta attraverso l’analisi dell’opera letteraria di Paul Celan (1920-1970), il più grande poeta in lingua tedesca del Novecento. Celan visse contemporaneamente due vite letterarie: scrisse poesia esclusivamente in tedesco ma tradusse in tedesco da molte lingue – inglese, francese, russo, italiano, ebraico e portoghese. Questo saggio esamina la biblioteca personale di Celan ma anche la sua fascinazione per la teoria della traduzione di Walter Benjamin e la storia del misticismo ebraico di Gershom Scholem. Celan sancì un’alleanza poetica tra qabbalah e traduzione, combinando l’idea di una lingua santa con l’idea di una lingua pura. Quest’alleanza aveva un fine supremo: redimere la lingua tedesca dal proprio tragico passato di essere stata l’idioma del nazionalsocialismo. -
Ecocene. Per un postumano tecnopolitico o ecopolitico?
La nostra è l’era dell’estremo. Viviamo lo stordimento di un’evoluzione accelerata da non poterne percepire l’immaginario: ogni realtà aumentata è spinta fino a toccare un punto estremo, dove il contatto si sposta continuamente, resta lontano, perde distanza. Ecocene parla del passato, del presente e del futuro, del saccheggio e della violenza sulle donne e sulla natura, dell’umano divenire postumano, delle multidirezionalità temporali prodotte dall’intelligenza artificiale, dalle tecnologie del bios, dal macchinico. Non è un cambio di paradigma ma un salto di civiltà. L’inizio di una Nuova Era, il punto di svolta di una compressione evolutiva, un cambriano tecnologico nel quale il corpo avrà l’aspetto ibrido del cyborg. L’evoluzionismo tecnologico dell’Antropocene eleva l’innovazione a unica linea di sviluppo e di pensiero, travolge il senso del limite, lo estremizza e radicalizza. La sfida è se la nostra superiore intelligenza emotiva – insolitamente travolta dall’afflato ecologico – saprà trovare una via di mezzo, responsabile e praticabile. L’era che inizia potrebbe allora essere l’Ecocene, l’era ecologica dell’egualitarismo ecosistemico. -
Sdoppiamenti. L'ermeneutica politica di Joachim Ritter nella Germania del Novecento
Hegeliano di sinistra durante la Repubblica di Weimar e non esente da un ferale hegelismo politicamente di destra durante il terzo Reich, Joachim Ritter (1903-1974) sviluppò, nel secondo dopoguerra, uno specifico hegelismo di “centro”, insistendo sulle scissioni reciprocamente supportive, nel moderno mondo liberale, tra società civile e stato, tra esistenze soggettive e norme oggettive, tra tradizioni storiche e politica contemporanea. Nella Germania Ovest della ricostruzione tali posizioni furono particolarmente utili per declinare in un senso democratico-liberale rapporti tra esistenziale, sociale e politico che erano stati precedentemente asserviti in modo totalitario. D'altro lato, le “scissioni” impostate da Ritter mantenevano degli aspetti irrisolti e potevano costituire degli ambigui sdoppiamenti omissivi verso il passato, come autori della generazione a lui successiva – quali Blumenberg, Habermas, Tugendhat – non hanno mancato di rilevare. Studiare gli scritti di Ritter, nella loro correlazione con le diverse situazioni politiche che hanno attraversato significa affrontare questioni non marginali dei dibattiti novecenteschi sui rapporti tra politica ed ermeneutica storica. -
Ripensare l'abitare smart. Il contributo del paradigma della giustizia spaziale
Essere smart è divenuta oggi la parola d’ordine dominante nel dibattito circa quale configurazione i luoghi che abitiamo debbano assumere. Alla comprovata popolarità e diffusione del concetto di smartness, che conserva una certa vaghezza di significato tra i suoi punti di forza, non corrisponde però una riflessione altrettanto accurata e puntuale su che cosa significhi essere smart per una città e su quali siano i processi di giustizia o di ingiustizia che una smart city può produrre e riprodurre. Il libro intende muoversi in tale direzione proponendo un’analisi critica del concetto di smart city che sappia tener conto del fattore della spazialità come elemento rilevante di contenuto, comprese le sue implicazioni simboliche. Attraverso l’applicazione del paradigma della giustizia spaziale, l’indagine consente il rilievo di questioni epistemologiche, di metodo e di contenuto, che inibiscono la realizzazione di una città che sia smart e al contempo capace di promuovere un abitare inteso alla fioritura dell’umano. Nella convinzione che la compenetrazione di queste due anime rappresenti una sfida non solo per le politiche pubbliche ma anche per l’impresa tecnologica. -
L'artista dell'essere. Arte e bellezza nel pensiero di Antonio Rosmini
Quando proviamo ad accostarci al tema della bellezza ci troviamo di fronte a un ostacolo insormontabile, quasi fossimo arrestati da un muro davanti a cui – ha detto Simone Weil – «tutto ciò che è stato scritto al riguardo è miserabilmente ed evidentemente insufficiente». Eppure la filosofia non ha rinunciato a tentare la scalata di quel muro e grandi pensatori (Kant, Schelling, Croce) hanno dedicato gran parte delle loro migliori energie a sondare le tracce del mistero della bellezza. Tra questi autori non è ancora debitamente considerato Antonio Rosmini, nonostante una profonda riflessione sui temi dell’arte e della bellezza accompagni gran parte della sua vasta produzione filosofica, dal giovanile saggio Sull’idillio fino all’ultimo capolavoro incompiuto, la Teosofia. Un lungo percorso di pensiero in cui Rosmini ha incontrato una personalità d’eccezione come Alessandro Manzoni, dando vita a un prezioso sodalizio intellettuale e umano. Il presente volume mira a offrire una ricostruzione organica su un aspetto non marginale e poco conosciuto del pensiero rosminiano: un ambito che non chiameremmo tanto estetica quanto callologia, ossia una riflessione ontologica sul bello. -
Le lacrime di Lacan. Fenomenologia di un'amicizia
Le biografie dicono che Jacques Lacan e Maurice Merleau-Ponty si incontrarono la prima volta al seminario di Alexandre Kojève, ma precisano che l’amicizia nacque successivamente, coinvolgendo le rispettive famiglie e consolidandosi nel tempo. Le lacrime di Lacan indaga questa amicizia, verificando come due uomini diversi per formazione e temperamento abbiano trovato il modo di colloquiare, influenzando i rispettivi percorsi intellettuali. Non senza contrasti e divergenze: poiché ogni relazione amicale comporta un problema di transfert, ovvero di identificazione, ma in quanto relazione di (e nel) pensiero non può prescindere dalla possibilità di un disaccordo. Del resto solo così gli amici possono esistere, restando contemporaneamente fedeli a un’appartenenza e disponibili alla differenza. Poiché l’amicizia non esiste senza l’amico, e non c’è alcuna ontologia che possa farla consistere in se stessa, ancorandola al cielo delle idee. Essa è sempre il risultato di un incontro e di una scelta d’oggetto, dunque di un’elezione e di un giudizio. Dal che discende che non è l’amicizia che manca, ma il sapere che la riguarda. -
L'uomo analogico
Il libro analizza questioni di etica applicata lette attraverso un’antropologia normativa che ha il proprio fondamento nella dottrina dell’analogia. L’idea centrale è che, così come l’essere si dice in molti modi, allo stesso modo l’uomo, che è poi colui che dice l’essere, si dice in altrettanti modi. Nel dire “l’uomo è”, non c’è predicato che possa colmare adeguatamente quanto preannunciato dal verbo. Questa forma di trascendenza, intravista dall’analogia dell’essere, viene messa a tema nei diversi ambiti di filosofia morale applicati all’attuale contesto tecno-scientifico. Normalmente appannaggio dei pochi esperti di filosofia antica e medievale, la dottrina dell’analogia viene qui dispiegata nel suo potenziale esplicativo in rapporto a temi come la percezione, la conoscenza, la fisiognomica, la libertà, il digitale, il Transumanesimo, l’intelligenza artificiale, l’eterno ritorno e la morte. Lungi dall’essere un’idea antiquata, l’analogia viene presentata come il tratto specifico del pensiero umano che non subisce l’obsolescenza dei tempi digitali, anzi ne determina il corso.