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La figlia del boia e il re dei mendicanti
«La ricostruzione storica è accurata, l'intreccio giallo avvincente e l'atmosfera è quella da brivido» - Lara Crinò, il Venerdì di Repubblicarnrn«Un romanzo storico di magnifica inventiva, che conduce il lettore in un'altra dimensione, tra superstizioni e follie collettive» - Voguernrn«Oliver Pötzsch, nel cui albero genealogico sono presenti diversi boia, mestiere che si tramandava di padre in figlio, ci offre un avvincente romanzo storico ricco di dettagli sul tessuto sociale e la struttura del potere politico nella Baviera del XVII secolo» - Publisher WeeklyrnrnUn giorno del 1662 Jacob Kuisl, boia di Schongau, svuota la farmacia di casa, mette nella sacca oppio, arnica e iperico, e sale sulla prima zattera diretta a Ratisbona, la città imperiale dove risiede sua sorella Lisbeth, gravemente malata. Dopo mille traversie giunge a casa della sorella, ma quello in cui si imbatte è agghiacciante anche per il cuore duro di un boia. Nell'ultimo cubicolo del bagno, Lisbeth e consorte giacciono in una tinozza e sembrano immersi nel loro stesso sangue, Lisbeth con un taglio alla gola che gli sorride come una seconda bocca, Andreas, il marito, con una ferita al collo così profonda che la testa è quasi staccata dal busto. Kuisl non ha nemmeno il tempo di piangere, che si ritrova circondato da un drappello di cinque guardie comandate da un uomo che gli sguaina la spada contro, si arriccia i baffi e, indicando i due cadaveri, gli dice: «A quanto pare sei proprio nei guai, bavarese». Alla figlia del boia, Magdalena, e a Simon, il suo impavido compagno, spetterà il compito di tirare Kuisl fuori dai guai, con l'aiuto di Nathan il Saggio, il re dei mendicanti di Ratisbona, il signore del regno della notte dai denti d'oro. -
Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia
La Marmore, Cavallero, Diaz, Bixio, Persano, Cadorna, Graziani, Badoglio: vizi, virtù, glorie e misfatti dei nostri generali.rnrnAttraverso alcune biografie esemplari, Domenico Quirico narra in queste pagine le avventure dei generali che, nel secolo che va dalle guerre d'Indipendenza al secondo conflitto mondiale, hanno contribuito a fare e disfare l'Italia. Con le loro divise ornate di greche e nastrini capeggiavano guerre diversissime dai conflitti moderni: campagne, come quelle del Risorgimento e dell'Italietta coloniale, dove «c'erano fronti, ritirate, medaglie, regole», le vie erano tracciate dal passo dei muli e «la truppa, che si affidava alle gambe come solo mezzo di trasporto, non era assetata di sangue». Campagne in cui talvolta affioravano tra i soldati pietà e onore, virtù sempre più rare nelle guerre contemporanee. Panciuti, goffi, spesso incapaci, i generali non esitavano a guerreggiare fra di loro. Le feroci lotte intestine venivano, però, puntualmente messe da parte allorchè si trattava di difendere gli interessi corporativi della più elevata categoria degli ufficiali. Con una prosa arguta e serrata, Domenico Quirico costruisce una storia complessiva del loro operato, dei meccanismi con cui venivano selezionati, dell'ideologia che li muoveva. Un libro disincantato che narra di un universo a parte, di un clan, di una tribù che ha determinato, in una misura nient'affatto irrilevante, le sorti del nostro paese. -
La signora Sandokan
Ida Peruzzi Salgari, Carlo Emilio Gadda, Sibilla Aleramo e Samuel Beckett: quattro personaggi in presa direttarnrn«Un finissimo gioco tra letteratura e introspezione dove la narrativa s'innerva nel teatro e il teatro nella narrativa » - la RepubblicarnNel 1911, nel Regio Manicomio di Torino, reparto indigenti, un'ospite illustre, Ida Peruzzi Salgari, la moglie del creatore di Sandokan, apprende che suo marito si è inflitto una morte orrenda a colpi di rasoio. Tra delirio e lampi di lucidità, ricorda la propria vita al fianco di Emilio, il trasloco da Verona a Torino, la giovinezza spavalda, il lavoro romanzesco che, per quanto frenetico, non è mai stato in grado di sollevare la famiglia dalla povertà. Fantasiosa e ferita, innamorata e rabbiosa, racconta, si esalta, si dispera, consapevole di dover sopravvivere inutilmente al suo capitano... ""La signora Sandokan"""" è uno dei quattro racconti che compongono questo libro apparso per la prima volta nel 2004 col titolo """"L'ultimo nastro di Beckett"""". Gli altri personaggi che lo occupano si chiamano Carlo Emilio Gadda, Sibilla Aleramo e Samuel Beckett. Tra verità e finzione, i quattro protagonisti escono dal buio e si offrono in presa diretta. Ciascuno con il proprio linguaggio, si riprendono la vita e la trasferiscono su alcuni momenti irrepetibili della storia di noi tutti: Torino, Roma, Firenze, Parigi, e la letteratura, il teatro, la guerra, gli amori mai pienamente goduti e a volte colpevolmente subiti."" -
Morire in primavera
«Due angeli con la divisa delle Waffen-SS. Due amici fraterni chiamati a recitare la parte di Caino e Abele» - la Lettura, Corriere della Serarnrn«Rothmann fa ""crescere una storia dal silenzio"""", quello di una generazione in cui non tutti furono carnefici» - Lara Crinò, il Venerdì di Repubblicarnrn«L'epica di Rothmann trova la giusta e sofferta distanza per parlare di tempi bui in cui l'innocenza si trasforma in colpa, l'amicizia in tradimento, la vita in un rituale di morte» - Luigi Forte, ttL-la StamparnrnNel tardo inverno del 1945, nella Germania del nord, Walter e Fiete, diciassette anni ciascuno, lavorano come mungitori in un podere che mostra tutti i segni della guerra. Walter pensa non lo spediranno mai al fronte. Sparava storto già nella Gioventù Hitleriana, ha gli occhi che non vanno, munge mucche, fa un lavoro che qualcuno deve pur fare. Fiete, il suo amico più caro, ha il volto scarno, le guance imberbi, le ciglia lunghe e ricce e, se chiude gli occhi pesti, pare una ragazza. Insomma, è tutto fuorché un soldatino di piombo pronto a difendere l'onore della grande Germania. A una festa, lungo il canale, tra barili di birra e un'orchestrina di otto elementi, compaiono anche le Waffen-SS, con le loro divise grigioverdi pulite, stivali lustri e un invito cui nessuno può sottrarsi, pena ritrovarsi un cappio attorno al collo: arruolarsi per sancire la fedelta al Führer, al popolo, alla patria e alla fede incrollabile nella vittoria! Walter e Fiete si ritrovano così in Ungheria. Walter a trasportare rifornimenti per le truppe e Fiete nell'orrore del fronte."" -
Bardo Thodol. Il libro tibetano dei morti
Il ""Bardo Thodol"""" fu composto dal grande maestro Padma Sambhava, nell'VIII o nel IX secolo, per i buddhisti indiani e tibetani. Venne in seguito nascosto per un'era a venire e ritrovato solo nel XIV secolo dal noto «scopritore di tesori» Karma Lingpa. Il libro interpreta le esperienze dello stato intermedio (in tibetano bardo), di solito riferito alla condizione tra la morte e la rinascita. Bardo indica la condizione intermedia (i tibetani distinguono sei stati intermedi: l'intervallo tra la morte e la rinascita, tra il sonno e la veglia, tra la veglia e «l'assorbimento profondo», e i tre stati intermedi durante il processo di morte-rinascita), mentre le parole """"thos grol"""" significano che l'insegnamento offerto da questo libro «libera» non appena lo si «apprenda» o «intenda», offrendo alla persona che affronta lo stato intermedio una comprensione così chiara e profonda da non richiedere una riflessione prolungata. Un'approfondita descrizione del processo di morte ricavata dalla vasta letteratura tibetana sullo yoga supremo, e vaste parti mai tradotte prima dell'opera più ampia (""""Il profondo insegnamento della liberazione naturale attraverso la contemplazione delle divinità di buddha miti e feroci"""") di cui il """"Bardo Thodol"""" costituisce una sezione, fanno di questa versione, curata da uno dei maggiori tibetologi viventi, l'edizione di riferimento per molti anni a venire di un grande classico del pensiero orientale."" -
Marta nella corrente
«»La storia di due solitudini e di due generazioni che si incontrano - Corriere della Serarnrn«Con uno stile sobrio che non cede mai alla tentazione del patetico e una struttura che alterna punti di vista e piani temporali, l'autrice racconta di infanzie negate, di separazioni e perdite, del peso del senso di colpa e delle infinite pieghe che i sentimenti possono prendere» - il Venerdì di RepubblicarnrnCon una scrittura impeccabile e attenta ai dettagli, e uno sguardo che spazia dal dramma della Shoah alla Milano degli anni Ottanta, Marta nella corrente svela il talento di una scrittrice capace come pochi di dar voce con grazia alle emozioni e ai moti più intensi dell’animo.rnrnI festeggiamenti per la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio impazzano ancora nel torrido pomeriggio del 1982 in cui Aldo Fantini riceve la visita della polizia. Sessant’anni appena toccati, Fantini si stava preparando il suo caffè pomeridiano con la meticolosa cura di chi è da due mesi in pensione, quando si ritrova al cospetto di un poliziotto alto e magro che, con una voce che suona lontana come in un incubo, gli annuncia che Bruna Fantini, sua figlia, è deceduta in compagnia di un amico in un incidente d’auto lungo un grande viale di Milano.rnCon lo stesso tono, il poliziotto aggiunge poi che nell’appartamento di Bruna Fantini è stata ritrovata sola, e naturalmente ignara dell’accaduto, la figlia della giovane donna, una bambina di nome Marta.rnSono dieci anni che Aldo Fantini non ha più notizie di Bruna, precisamente dal momento in cui la scomparsa della moglie ha significato anche l’allontanamento di casa della figlia. Ignorava così tutto della vita di Bruna, in primo luogo che avesse a sua volta una figlia e che lui fosse diventato nonno.rnDolore e compassione cancellano tuttavia le colpe e i torti degli anni, e così l’uomo non esita a prendersi totalmente cura della nipote. Ne chiede l’affidamento e, dopo essersi recato a casa della figlia, recupera vestiti, bambole, scatole di perline, cassette di lacca rossa per cercare di alleviare sofferenza e solitudine della bambina.rnMa è un nonno che Marta non ha mai conosciuto, un estraneo per la ragazzina. Il destino, però, si sa, tesse segretamente i suoi fili, e li svolge secondo misteriose affinità. Marta viene affidata alle cure della dottoressa Emma Donati, che non è soltanto un’esperta psicologa.rnCome Marta, un mucchietto d’ossa di sette anni che, con i muscoli tesi, non risponde a nessuno e reagisce alla morte della madre col silenzio ostinato di chi vuole negare la perdita, così Emma Donati è segnata dalla volontà di sfuggire il dolore attraverso il silenzio e la negazione. Sopravvissuta ad Auschwitz, ha nascosto per anni una ferita indelebile che le è stata inferta durante gli anni di prigionia. Una ferita che, al cospetto del senso di colpa di Marta per la tragedia di cui si sente responsabile, sanguina di nuovo e richiede una definitiva guarigione. -
Inferno. Il mondo in guerra 1939-1945
«Un affresco grandioso che ci offre l'occasione di verificare se sia possibile essere i continuatori dei nostri padri e dei nostri nonni» - Antonio Scurati, La Stamparnrn«Maestoso... Impossibile uscirne senza il senso della vastità della tragedia umana» - Daily Telegraphrnrn«Max Hastings non ci risparmia niente nel ritrarre la sanguinosa ferocia della peggiore guerra che il mondo abbia mai vissuto. Un libro magnifico e ipnotico, dalla prima all'ultima pagina» - Sunday Telegraphrnrn""Questo libro parla soprattutto dell'esperienza umana"""": avverte Max Hastings nell'introduzione a questa imponente storia della Seconda guerra mondiale. L'esperienza, innanzi tutto, di milioni di individui, soldati in prima linea o civili che fossero, schiacciati dalla necessità di sopravvivere nel mondo devastato dalla violenza e dall'orrore. Attraverso una miriade di microstorie estrapolate dai più diversi scenari del mondo in guerra, e costellate di aneddoti e testimonianze pregnanti, Hastings ricostruisce il teatro di un """"inferno"""" globale che non risparmiò alcun angolo del pianeta. Nel ripercorrere la Storia che va dall'invasione della Polonia alle atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il libro elabora un quadro diverso, completo sul piano geografico considera per esempio i teatri di guerra di India e Cina, troppo spesso trascurati - e, per molti versi, sorprendente su quello statistico, con numeri che fanno pensare, come i circa trecentomila soldati russi uccisi dai propri comandanti - più del totale dei soldati inglesi uccisi per mano nemica durante l'intera guerra - o i quindici milioni di morti in Cina. Infine l'analisi storica propone interrogativi di non poco conto dal punto di vista storico. Quali strategie, quali fronti, quali divisioni, quali resistenze di massa hanno determinato l'esito storico del conflitto? Quale reale incisività hanno avuto gli USA e la Gran Bretagna? A chi, dati alla mano, è più giusto attribuire il merito di aver sconfitto Hitler e il nazismo?"" -
Vita di Pantasilea
Roma, 1527. Una giovane cortigiana di nome Pantasilea si avvia a pregare sulle reliquie di San Giuda Taddeo, il santo delle cause disperate, nella speranza che Benvenuto Cellini, l’artista di cui è l’amante, si decida a sposarla, evitandole così l’onta di una gravidanza disonorevole. Il caso vuole che, mentre si dirige verso la chiesa dove sono conservate le reliquie del santo, s’imbatta nella processione del cardinale Farnese, appena uscito dal suo palazzo ancora incompiuto. L’emerito cardinale rimane colpito dalle doti della cortigiana e, promettendole cento scudi d’oro, la invita a una «cena» con un giovane chierico «che avrà un grande futuro nella Chiesa». Una prospettiva allettante per Pantasilea, che deve completare rapidamente la sua dote e sposare Benvenuto. Una prospettiva che, tuttavia, deve fare i conti con l’esercito di Carlo di Borbone che si avvicina inesorabilmente alla città. Un’armata composta da mercenari spagnoli, italiani e dai lanzichenecchi luterani che qualche mese dopo metterà a ferro e a fuoco Roma, scrivendo una delle pagine più tristi della storia della Città eterna, la pagina tramandata ai posteri come il Sacco di Roma. -
Londra. Una biografia
Londra, i suoi segreti, le sue luci, le sue ombre, le sue storie mai sentite, i suoi luoghi nascosti, capaci di svelare l'essenza vera di una grande capitalernrn«Ci sono centinai di libri su Londra, ma il libro di Ackroyd non p un libro qualunque: è il libro su Londra» - Daily Mailrnrn«Un fiume in piena ricco di liste curiose, aneddoti bizzarri, odori, strade, violenza e crudeltà, bellezza ed energia, per una delle città più grandi e terribili. Semplicemente fantastico» - Daily TelegraphrnrnLondra non è una città. I suoi vicoli sono vene, i suoi parchi polmoni. Nella nebbia, le strade di ciottoli brillano di sudore, mentre le bocche degli idranti gettano acqua come sangue da un’arteria. Le sue vecchie mura sembrano spalle enormi. I ponti che traversano il Tamigi gambe tozze e arcuate, e le luci di Westminster o le insegne di Trafalgar Square occhi sempre aperti. Negli anni c’è chi l’ha raffigurata come un giovane che sgranchisce le braccia, quasi si fosse appena svegliato, e altri che l’hanno paragonata a un mostro dalla testa enorme e dalle membra sottili. Comunque la si guardi, una cosa è certa: Londra non è una città, è un animale in costante mutazione.rnPartendo da questa irrefutabile verità, Peter Ackroyd, londinese di East Acton, ha concepito il più ambizioso e originale dei progetti: ricostruire il corpo di una terra che ha quasi cinquanta milioni di anni.rnLa sua Londra è un saggio storico, un romanzo, un racconto gotico e, insieme, un incredibile trattato erudito. Trascinati dalla sua impeccabile scrittura, ci affacciamo dal ponte di Waterloo e immaginiamo il «letto di mare dell’era giurassica» che ricopriva un tempo quelle terre; leggiamo del ritrovamento del dente di Mammoth a King’s Cross e camminiamo tra famiglie di animali estinti; riviviamo la campagna di conquista di Giulio Cesare, le guerre con i Sassoni e la nascita delle città medievali. Ci sediamo nei pub del centro, e riandiamo col pensiero ai bordelli ritratti da Charles Dickens. Saliamo sulla cupola della cattedrale di Saint Paul, e immaginiamo i tetti inghiottiti dalla nebbia di Jonathan Swift. Ci fermiamo all’incrocio tra Duke’s Place e Bevis Marks e rivediamo «l’anello di ferro» che un tempo proteggeva più di trecento acri di città, oppurescoperchiamo la «piccola botola d’acciaio» sotto Leicester Square e ci ritroviamo tre piani sottoterra, in una stazione elettrica.rnMa soprattutto passeggiamo come quotidianamente passeggia Peter Ackroyd per le strade della sua città: come un bambino in un parco giochi, con gli occhi sgranati e la bocca aperta, stupendoci continuamente, osservando strade, palazzi e alberi come se potessero raccontarci la loro storia, e, così, farci rivivere tutto daccapo.rnLondra è un labirinto stupefacente in cui il lettore si perde con piacere, per ritrovarsi alla fine con uno sterminato «compendio di fatti oscuri e di aneddoti decisamente curiosi» (London Review of Books); una «perla di non-fiction» (The Indipendent) che, grazie alla prosa accattivante ed eclettica di Ackroyd, si candida a essere il ritratto millenario e definitivo della capitale britannica. -
Il padrone del vento. La lunga vita felice di Agostino Straulino
La lunga vita di Agostino Straulino raccontata da quelli che l'hanno conosciuto. I suoi marinai, i suoi allievi, gli amici d'infanzia parlano di un uomo che ha amato e conosciuto il mare come nessun altro. Dagli anni dell'adolescenza a Lussinpiccolo alle imprese di guerra, dall'oro olimpico di Helsinki alle vittorie nei campionati del mondo, dal primo avventuroso viaggio del Corsaro II al comando del Vespucci di cui, in questo libro, è pubblicato il diario di una crociera-scuola estiva scritto dallo stesso Straulino. Novant’anni vissuti con letizia, novant’anni spesi tutti in mare. Un ritratto privato, fatto non solo di regate. La storia dì un uomo ironico e lieve, severo e appassionato. Un uomo che ha amato fino alla fine il mare e la vita. -
Il gioco delle spie
Siamo in un paesino della campagna inglese nel 1961. Un mattino d'inverno, quando Anna ha solo otto anni, sua madre muore in un misterioso incidente stradale. La sera stessa, il telegiornale annuncia la cattura di tre agenti del KGB in incognito, che conducevano insospettabili esistenze piccoloborghesi in provincia. Colpiti da questa e altre storie di spionaggio (è l'epoca della Guerra Fredda e della minaccia comunista), Anna e il fratello Peter si convincono che anche la loro madre, tedesca di nascita, fosse un agente segreto, e iniziano a indagare, guardando con occhi meno innocenti la loro routine domestica e la vita quieta del villaggio. In effetti nel passato della donna si annida una sconvolgente verità nascosta; ma Anna la scoprirà solo dopo quarant'anni. -
Il caso Caravaggio
Nell'angusta stanza senza finestre in cui è trattenuto, il mercante d'arte Julian Isherwood sa di essere nei guai fino al collo. Se non fosse certo di essere innocente, la versione dei fatti che ha fornito quando i carabinieri di Como lo hanno trovato accanto a un cadavere ""letteralmente fatto a pezzi"""" sembrerebbe ridicola persino a lui. Lo vogliono incastrare, è chiaro. E chi può farlo, se non quell'""""odioso, pingue"""" collega che risponde al nome di Oliver Dimbley? """"Discreto come il fischio di un treno a mezzanotte"""", Dimbley lo aveva avvicinato in un pub di Londra, gli aveva offerto di comprare la sua galleria d'arte di Mason's Yard (come faceva a sapere dei suoi conti in rosso e della sua crescente """"passione per l'alcol""""?) e lo aveva spedito sul lago di Como, nella lussuosa villa di Jack Bradshaw, collezionista che, guarda caso, Julian ha trovato cadavere, riverso in un lago di sangue. Per fortuna il generale Cesare Ferrari del Nucleo Artistico di Roma, che ne ha viste troppe per fidarsi di un caso all'apparenza così semplice, ha pensato bene di rivolgersi a Gabriel Allon, ex agente del Mossad e restauratore di fama internazionale di quadri e affreschi. Amico di vecchia data di Isherwood, Allon accorre subito sulle sponde del lago e non impiega molto a scoprire che la vittima era a capo di un'organizzazione che comprava quadri rubati per poi rivenderli a un facoltoso e anonimo """"appassionato d'arte"""". Un vasto traffico illegale di capolavori della pittura..."" -
La reliquia di Costantinopoli
1565, Venezia. Il sole non lambisce ancora il camposanto di San Zaccaria, quando il vecchio Giovanni si cala nella tomba del chierico Gregorio Eparco, il suo antico tutore, appena riesumata dai pissegamorti in cambio di tre ducati. Non vuole trafugare la bara di legno marcio o le ossa ricoperte di lanugine e muffa. Sta cercando un libercolo. Un diario ""avvolto in una pezza di tela cerata, sigillata da un nastro nero"""", che lui stesso, cinquant'anni prima, ha nascosto sotto la nuca del maestro, dopo aver giurato di non sfogliarlo né di farne parola con nessuno. Il giuramento, però, ora può essere infranto, poiché le annotazioni contenute in quell'involucro sono l'unico indizio in grado di condurre ad alcune preziosissime reliquie cristiane andate perdute. Il diario si apre nel 1452, quando Gregorio giunge ad Adrianopoli insieme con il suo socio d'affari, l'ebreo-veneziano Malachia Bassan. La città, strappata a Venezia dagli Ottomani un secolo prima, offre uno spettacolo raccapricciante agli occhi dei due giovani mercanti. Gregorio ha un'idea: recuperare tutti """" i frammenti di Paradiso"""" disseminati nelle chiese, nei sotterranei e dentro il Grande Palazzo imperiale di Costantinopoli, per salvare in tal modo la Cristianità. Un'idea allettante anche per Malachia Bassan, nella cui mente si affaccia il pensiero che, male che vada, quelle reliquie così preziose possono pur sempre essere vendute. Così tra imboscate, fughe ed enigmi, i due giovani mercanti si accingono all'impresa..."" -
Gli scherzi del dragone
Paul, il protagonista di «Il sussurro delle ombre», il primo romanzo della trilogia di Sendker dedicata alla Cina, sembra aver superato il lutto della morte di suo figlio e aver ritrovato la serenità perduta tra le braccia della bella Christine. I due progettano di andare a vivere insieme nella piccola isola di Lamma davanti a Hong Kong quando una rivelazione turba profondamente Christine. Un indovino le predice che il suo futuro e quello di Paul è davvero oscuro e che una grave minaccia incombe sul capo del suo uomo. I timori di Christine sembrano avverarsi quando la donna riceve un'inaspettata lettera da parte di Da Long, il fratello scomparso sin dai tempi della rivoluzione culturale, una lettera che è, nei fatti, una disperata richiesta di aiuto. Da Long vive in un piccolo villaggio vicino a Shangai dove uomini e bestie si ammalano di uno strano morbo e muoiono come mosche. Paul cerca di andare in fondo alla cosa e di scoprire cosa si cela dietro quelle morti, quale mano umana vi sia dietro quei crimini, senza rendersi conto del grave pericolo a cui sta andando incontro. -
Sissi. La solitudine di un'imperatrice
Grazie a un'accurata documentazione storica e a una prosa scorrevole Allison Pataki offre al lettore il ritratto complesso e sfaccettato dell'imperatrice Sissi, fragile e indomita protagonista di un'epoca che non seppe comprenderla, né accettarne fino in fondo l'irrequieta, moderna personalitàrn«La vasta ricerca storica di Allison Pataki è evidente dal modo in cui esplora, con grande abilità, la vita complessa di una donna amata e, insieme, odiata da coloro che aveva accanto.» - Publishers Weeklyrn«Emozionante, avvincente, impeccabile. Allison Pataki ritrae meravigliosamente l'imperatrice Sissi. Una lettura obbligata.» - Lynn CullenrnrnrnrnÈ l'estate del 1868 e l'imperatrice Elisabeth d'Austria-Ungheria, che i suoi sudditi preferiscono chiamare semplicemente Sissi, vive una vita libera dai dettami di corte a Gödöll, la sua proprietà di campagna alle porte di Budapest. Andata in sposa all'imperatore Franz Joseph a sedici anni. Sissi è stata l'artefice del compromesso in virtù del quale l'Ungheria ha scelto di restare nel regno, permettendo agli Asburgo di mantenere il controllo di gran parte dell'Europa senza dover ricorrere alle armi. Un colpo di genio con cui la giovane imperatrice si è guadagnata il diritto a regnare insieme al marito alla corte degli Asburgo. Amatissima dai suoi sudditi ma aspramente criticata dalla suocera, l'arciduchessa Sophie, Sissi si è allontanata dallo sfarzo freddo e formale del castello di Schönbrunn, la sede imperiale degli Asburgo, trovando conforto nella selvaggia bellezza del paesaggio ungherese. A Gödöll può cavalcare tutto il giorno per campi e boschi, sciogliere i suoi leggendari capelli e intrecciarli con fiori di campo e godere, per la prima volta, delle gioie della maternità grazie alla piccola Valerie, l'unica tra i suoi figli che non le è stata strappata dalle braccia per essere chiusa nella nursery imperiale. A Gòdòll può anche incontrare liberamente il conte Andrassy, ministro degli esteri dell'Austria-Ungheria, che le malelingue, a Vienna e in tutta l'Austria, sussurrano sia il vero padre di Valerie, chiamata da tutti «la piccola ungherese». Un giorno, però, una lettera giunta da Schönbrunn, vergata dalla mano della sua secondogenita Gisela, la richiama ai suoi doveri, imponendole di rientrare nella capitale. Nella Vienna della metà del XIX secolo, dove i saloni di rappresentanza e le camere da letto fanno da sfondo non solo a valzer e champagne, ma anche a tentazioni, rivalità e intrighi crudeli, l'attendono nuove congiure e nuovi, inaspettati nemici. -
Il mago della luce
Sotto forma di un avvincente giallo filosofico, Il mago della luce narra di una triplice ossessionern«La risposta tedesca e barocca al Nome della rosa di Umberto Eco» - Andrea Heubingerrn«Il mago della luce è un'opera composta da elementi diversi: romanzo epistolare, giallo, farsa scientifica. Una lettura piacevolissima» - Frankfurter Allgemeine ZitungrnrnDresda, 2002. Le acque dell'Elba hanno appena invaso la città e, dalla grata di un impianto di depurazione, un anonimo storico dell'arte ripesca un prezioso libretto del XVII secolo che descrive vita e opere di un misterioso artista barocco di nature morte: Silvius Schwarz, pittore sassone stranamente assente in tutte le altre fonti d'epoca, e di cui esistono solo due opere, dall'attribuzione tra l'altro incerta. Da quel momento il naturamortista, scomparso come una chimera dalle pagine della storia, diventa per lo storico dell'arte una spina nel fianco, un'ossessione incontrollabile. Con in tasca l'anticipo ottenuto da un incauto editore per un romanzo storico d'intrattenimento, il nostro si rifugia in un paesino nei pressi di Dresda, dove affitta una casa colonica in pessime condizioni, e dove si tuffa ancor più profondamente negli archivi. Negli anni seguenti, quando incontra l'attraente collega Sandra Kopp, ricorre addirittura al furto per mettere le mani su un romanzo epistolare che contiene le lettere di Schwarz e della bellissima cugina, Sophie von Schlosser, matematica e musicista di talento. ""Il mago della luce"""" narra di una triplice ossessione: quella dell'anonimo studioso per Silvius Schwarz, del pittore per l'immagine perfetta e di Sophie von Schlosser per l'uomo che ama."" -
Momo a Les Halles
Una scatola di biscotti con dentro centoquarantatré franchi, l'abito buono indossato per festeggiare il diploma di terza media, un paio di oggetti di scarso valore gettati alla rinfusa in una borsa: ecco tutto il patrimonio che Maurice, detto Momo, e Marie Moscowitz, rispettivamente quattordici e undici anni, riescono a portarsi via il giorno d'agosto del 1941 in cui scappano come ladri dalla loro casa di rue des Érables a Parigi, accompagnati da Monsieur Surreau, piombato in piena notte nell'appartamento per condurli in salvo. Nel 1941, in Francia, basta avere in tasca una carta d'identità barrata con la parola ""ebreo"""" per essere deportati. Dopo un controllo ai documenti, papà Moscowitz è stato arrestato mentre passeggiava per le strade della capitale. Della madre dei ragazzi, invece, non si sa nulla. Raccomandando ai ragazzi di scegliersi opportunamente """"un cognome che suoni francese"""", Monsieur Surreau li deposita nella soffitta di un palazzo nei pressi di Les Halles, il mercato di vendita all'ingrosso del primo arrondissement. In quel luogo angusto, tuttavia, Momo e Marie non sono destinati a una triste esistenza clandestina. Un mondo nuovo e affascinante si schiude davanti ai loro occhi: il regno di Bulle e delle sue amiche. Un regno la cui regina incontrastata è l'affascinante, generosa Bulle, più bella di Marlene Dietrich per Momo, con le sopracciglia che tracciano due grandi archi rossi sopra gli occhi verdi e il naso dritto e sottile."" -
Caro signor M.
Il signor M. è uno scrittore che può al massimo produrre libri non privi di meriti, come si suole dire degli autori mediocri. Ha scritto però un libro di grande successo, ""Resa dei conti"""", in cui non ha esitato a indicare i presunti colpevoli della scomparsa di Jan Landzaat, il professore più amato di tutti al liceo Spinoza. Viso sempre abbronzato e giovanile, Landzaat faceva ridere e arrossire le ragazze. Innanzi tutto Laura Domènech che gli si concesse per una breve, intensa, burrascosa storia, prima di gettarsi tra le braccia del giovane Herman, suo coetaneo. Landzaat sparì il giorno in cui si recò, col suo maggiolino color crema, a Terhofstede, dove c'era una casetta dei genitori di Laura, e dove la ragazza e Herman si erano rifugiati prima di partire per le vacanze di Natale. Tra flashback rivelatori, false piste e colpi di scena ad alta tensione, l'autore della """"Cena"""" costruisce un romanzo accattivante che non risparmia niente e nessuno. Un gioco di specchi in cui tutti i personaggi sembrano essere ad un tempo innocenti e colpevoli."" -
Hotel Calcutta
Anni Cinquanta: Calcutta si chiama ancora Calcutta e vive gli ultimi splendori del suo recente passato coloniale. Nella «striscia d'oro», il centro della vita mondana e dei grandi alberghi, si aggira Shankar, un ex babu, un giovane impiegato di un avvocato inglese dell'alta corte. L'illustre esponente del foro imperiale britannico è morto e il ragazzo si è ritrovato di colpo nel deserto di povertà e penuria da cui viene, e che credeva di essersi lasciato definitivamente alle spalle. Per i dannati della terra come Shankar, basta il minimo temporale a distruggere l'oasi. Ma per fortuna non è sempre così. Shankar trova lavoro nell'albergo più antico e prestigioso dell'Esplanade: lo Shahjahan Hotel. E nell'istante in cui oltrepassa la soglia di quell'albergo di lusso, che sembra una vera e propria opera d'arte, Shankar si sorprende a entrare in un mondo nuovo, una città nella città in cui si raccoglie un'umanità varia e disparata, con i suoi amori e le sue passioni, i sogni infranti e le gioie, le tragedie inaspettate e i trionfi. -
Lady Elizabeth
"La scrittura di Alison Weir è chiara e coinvolgente, e anche se i lettori sanno che la protagonista finirà per trionfare, la storia mantiene, intatta, la suspense. I personaggi principali sono ben disegnati e le figure storiche assolutamente riconoscibili."""" - School Library Journal rnrnIn una calda e silenziosa mattina di luglio del 1536, Lady Maria, figlia di Re Enrico VIII, giunge nel maestoso palazzo di campagna di Hatfield, dove la attende la sorella minore, la piccola Elisabetta. L'espressione compunta sul viso chiaro punteggiato di lentiggini, la bambina è stata causa di sofferenze e dolori inenarrabili per la figlia maggiore di Enrico VIII. La sua nascita, infatti, l'ha privata di tutto ciò che aveva di più caro: sua madre, la Regina Caterina, ripudiata a favore dell'intrigante Anna Bolena, il suo rango, le prospettive di salire al trono e trovare un marito e, infine, l'amore di suo padre, il re. I pericolosi rivolgimenti di un fato crudele hanno, però, ora cambiato anche la sorte di Elisabetta. La madre della bambina, Anna Bolena, è stata giustiziata nella Torre di Londra con l'accusa di tradimento, e Maria può provare soltanto dispiacere per la sorella nel comunicarle la terribile notizia. Privata del ruolo di erede legittima, chiamata dalla servitù semplicemente «lady» e non più «principessa», Elisabetta sembra soccombere al suo triste destino di «bastarda», così come prevede la legge inglese. Attraverso scandali privati e pettegolezzi pubblici, successioni legittime e contestate, si ritroverà, tuttavia, un giorno sull'ambito trono d'Inghilterra, celebrata come l'iconica Regina Vergine."