Sfoglia il Catalogo feltrinelli044
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 2501-2520 di 10000 Articoli:
-
Progetto di sangue
Attraverso un’affascinante ricostruzione storica, Graeme Macrae Bunet ha scritto un magnifico romanzo sulla giustizia, la criminalizzazione e il classismo nel tardo del XIX secolo in Scoziarnrn«Burnet dimostra che è possibile unire il diletto innegabile di un romanzo criminale con un altrettanto innegabile valore letterario.» – Financial Timesrnrn«I giurati del Man Booker hanno visto giusto: questo è realmente uno dei più convincewnti e importanti romanzi dell’anno.» – The ScotsmanrnrnrnNel 1869 un triplice omicidio sconvolge la piccola comunità scozzese di Culduie, una trazione di sole nove case. Reo confesso è il giovane Roderick Macrae, orfano di madre e figlio di un fittavolo in miseria. Con una sorella di poco più grande e due fratelli gemelli molto più piccoli da mantenere, Roddy ha dovuto abbandonare presto gli studi per dedicarsi anima e corpo al lavoro della terra. Un compito duro, reso ancora più tale non dalle avversità della natura, ma dall'uomo che vive al capo opposto del villaggio: La-chlan Mackenzie. Non è mai corso buon sangue fra i Macrae e i Mackenzie, un rancore che perdura da decenni benché nessuno ne ricordi più la causa, ma da quando Lachlan è stato eletto cone-stabile del villaggio, i Macrae non hanno più pace. Lachlan si è messo a controllare con puntiglio lo stato dei terreni, le condizioni dei sentieri e i fossati dell'appezzamento coltivato da Roderick Macrae, finché non ha trovato il modo dapprima di togliergli un quinto del podere e poi di inviargli una notifica di sfratto. Il giorno dopo lo sfratto, Lachlan viene trovato brutalmente assassinato e Roderick, ricoperto di sangue, viene avvistato nei dintorni del podere dei Mackenzie. Il ragazzo non esita a dichiararsi responsabile dell'omicidio e viene rinchiuso nel carcere di Inverness in attesa del processo, in cui verrà giudicato dalle migliori menti legali e psichiatriche del paese. Ma ha davvero raccontato la verità? E la sua condanna è giusta o immeritata? -
Tre amici in cerca di saggezza. Consigli per una vita felice
Un trattato di saggezza a tre voci fatto di punti di vista differenti che convergono sul compito essenziale dell'esistenza. Un libro per apprendere il mestiere di viverernrn«Pagine illuminanti che fanno davvero bene.» – Version féminarnrn«Un’opera fondamentale per uomini e donne di oggi.» – Le ParisienrnrnrnUn filosofo, uno psichiatra e un monaco buddhista - tre voci diverse, tre uomini che di solito si avventurano su strade che all'apparenza non coincidono affatto - si sono riuniti per tentare di rispondere alle domande che ogni essere umano si pone sulla propria condotta di vita, sulla propria maniera di dare un senso all'esistenza. Quali sono le nostre aspirazioni più profonde? Come fare in modo che il nostro mal di vivere non si accresca oltre misura? Come vivere con gli altri? Come sviluppare la nostra attitudine al bene e all'altruismo? Come diventare più liberi? Su ognuno di questi argomenti, e su molti altri ancora, i tre hanno discusso delle loro esperienze, dei loro sforzi e delle lezioni apprese lungo la loro ricerca e il loro cammino. Il risultato è questo trattato di saggezza a tre voci fatto di punti di vista differenti che convergono sul compito essenziale dell'esistenza. Un libro per apprendere il mestiere di vivere. -
Il ragazzo di Bruges
Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, si snoda un thriller carico di suspense e di avventura, oltre che un romanzo storico che ci riporta all'epoca d'oro della pitturarnrn«Omicidi ed epidemie, un giallo fanta-artistico per il figlio segreto di Van Eyck.» – La Stamparnrn«Un romanzo articolato tra delitti, misteri e sostanze prodigiose che consente, accanto alla piacevole lettura, un ripasso della storia dell’arte.» – DiariornrnrnFirenze, giugno 1441: nei pressi della locanda dell'Orso, Lorenzo Ghiberti, celebre scultore e pittore, si accascia al suolo con una daga piantata tra le scapole. Poco lontano, un uomo fugge in direzione dell'Arno. Anversa e Tournai, durante lo stesso anno: due giovani apprendisti di Van Eyck, il grande artista delle Fiandre cui si deve l'invenzione della pittura a olio, vengono trovati cadaveri con la gola tagliata e della Terra di Verona in bocca. Bruges, ancora nel 1441: Jan, il giovane figlio adottivo di Van Eyck, di ritorno a casa verso sera, si imbatte nel corpo di un uomo con gli occhi strappati, la gola squarciata e una polvere verdastra che gli cola dalle labbra... ""Si sta avvicinando. Anversa e Tournai, oggi Bruges"""": è l'amaro commento di Van Eyck. A che cosa alludono realmente queste parole? Perché l'assassino dovrebbe avvicinarsi alla città del riverito pittore? Tra le brume delle Fiandre e il cielo luminoso della Toscana, si snoda un thriller carico di suspense e di avventura, oltre che un romanzo storico che ci riporta all'epoca d'oro della pittura."" -
Caterina d'Aragona
Attraverso pagine capaci di evocare un mondo perduto pieno di splendore e brutalità, e una corte in cui l'amore - o il gioco dell'amore - dominava su tutto, Alison Weir dà vita a un romanzo storico sulla tumultuosa vita della Regina Caterina d'Aragona, sposa devota fino alla fine e unica «vera» moglie di Enrico VIII.rnrn«Gli amanti dei Tudor hanno molto da aspettarsi da questo libro» - Booklistrn«Uno sguardo affascinante sulla vita della regina Caterina d'Aragona e sugli intricati e viziosi intrighi politici della corte dei Tudor. Una ricerca meticolosa, un ritratto illuminante e coinvolgente della ""vera regina""""» - Historical Novels ReviewrnrnInghilterra, 1501. In piedi sul ponte della nave, con le ciocche di capelli rosso e oro che le sferzano il viso, Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico e d'Isabella di Castiglia, scruta con trepidazione la costa inglese, domandandosi cosa le riserverà il futuro. Promessa sposa dell'erede al trono, il Principe Arturo, Caterina sa che sarà suo dovere dimenticare la Spagna e adeguarsi agli usi e costumi del nuovo regno, di cui un giorno sarà regina. Giunta a Londra, tuttavia, la giovane fatica a mascherare lo sgomento quando si trova davanti il futuro marito: Arturo è gracile e smunto e, alla luce fioca delle candele, Caterina nota che le gote non sono affatto rosee, come apparivano nel ritratto che le ha donato, bensì bianche, accese solo da un rossore febbrile. Ben diverso da Arturo è il fratello minore, il Principe Enrico, di stazza robusta e innegabile fascino, capace di suscitare in Caterina un inspiegabile turbamento, quel turbamento che sempre si prova dinnanzi a coloro che ci sono destinati. Otto anni dopo sarà infatti Enrico, salito al trono come Enrico VIII, a sposare Caterina, e con lei regnerà per sedici anni, prima che l'arrivo a corte della seducente e intrigante Anna Bolena, intenzionata a fare breccia nel cuore del re, muti le sorti del regno, segnando per sempre il futuro di Caterina. Imprigionata da Enrico nel castello di Kimbolton, ripudiata e spogliata di ogni privilegio, Caterina non rinuncerà mai a farsi chiamare Regina, mentre intorno a lei andrà raccogliendosi un notevole ancorché violentemente represso consenso popolare..."" -
Il segreto del vecchio monaco e altre fiabe birmane
Dal 1995 Jan-Philipp Sendker ha visitato svariate volte la Birmania e, mentre faceva ricerche per i suoi romanzi bestseller L’arte di ascoltare i battiti del cuore e Gli accordi del cuore, si è imbattuto in numerosi racconti e fiabe.rn«Una narrativa epica che richiede... una grande scatola di fazzoletti» - Publishers WeeklyrnQueste commoventi storie parlano della ricca mitologia dei diversi popoli della Birmania, della spiritualità del genere umano e del profondo impatto sociale del pensiero buddista. Alcune di queste favole sono tanto bizzarre che, per l’autore, è stato difficile classificarle o identificare in esse una morale, mentre altre gli hanno ricordato le fiabe della sua infanzia, con l’unica differenza che qui i protagonisti sono scimmie, tigri, elefanti e coccodrilli, al posto di ricci, asini o oche. La loro morale assomiglia a quella delle favole dei fratelli Grimm o di Hans Christian Andersen, dimostrando come tutte le culture attingano a una saggezza universale per creare i loro miti. -
Il grande libro delle ragazze
Questo libro dal sapore nostalgico offre un’interessante panoramica su quelli che erano i passatempi femminili delle ragazze di mezzo secolo fa. I tempi sono cambiati, ma Il grande libro delle ragazze resta un gioiello vintage unico nel suo genere.rn«Scritto da una donna di città e da una di campagna, ci si trovano dritte che possono appassionare anche le tecnologiche ragazze di oggi» - Vanity FairrnrnOrganizzarsi una scatola per il cucito, quelle belle scatole di latta che contenevano una miriade di filati colorati, forbicine, aghi, nastri, bottoni di ogni tipo e un’infinità di piccoli oggetti che miracolosamente provvedevano a risolvere un sacco di incresciose situazioni. Un tempo tutte le ragazze sapevano anche come accavallare le gambe, come vestirsi con eleganza, fare conversazione, accalappiare il tipo intellettuale di cui erano invaghite. Un tempo era così perché le nonne trasmettevano alle madri e le madri alle figlie questa perizia. Oggi le ragazze conoscono i segreti di internet e dei giochi al computer, sanno messaggiare cento parole al minuto ma restano inguaribili romantiche. -
Il disertore
Walter Proska, giovane soldato tedesco proveniente dalla Masuria, scampato a un attentato delle forze partigiane a un treno di trasporto delle truppe diretto a Kiev, si ritrova, nell'ultima estate della Seconda guerra mondiale, a «Waldesruh», un forte che non ha nulla della pace silvestre che promette il suo nome. La foresta, infestata da mosche e zanzare, pullula di partigiani armati e il caldo è asfissiante. Tra quelle anguste mura, i soldati reagiscono ognuno a modo suo e Proska si pone domande sempre più pressanti: che cosa è più importante, il dovere o la coscienza? Romanzo che narra di un giovane uomo posto dalle circostanze della storia dinanzi alla più ardua delle decisioni - scegliere tra la cieca appartenenza alla propria terra e il proprio sentimento della giustizia - ""Il disertore"""" si segnala come una delle opere più rilevanti sugli anni che sconvolsero l'Europa e il mondo."" -
La vanità della cavalleria
La vanità è sempre stata una prerogativa della cavalleria e degli uomini in divisa. Nel 1525 Francesco I di Valois, alla testa della cavalleria francese durante la battaglia di Pavia, disarcionato rischiò di vedersi tagliare le mani dai lanzichenecchi e dagli uomini dei tercios spagnoli desiderosi di arraffare i suoi anelli. Trine, merletti e sete erano merce comune tra gli uomini della' cavalerìe' settecentesca. Durante la guerra dei sette anni, i francesi guidati dal principe di Soubise abbandonarono in fretta la cittadina di Gotha, lasciandosi dietro i propri bagagli, prontamente sequestrati dagli ussari di Hans Joachim von Zieten. Grande fu la sorpresa quando, una volta aperti i bauli, i soldati si trovarono davanti un guardaroba di lusso portato direttamente da Versailles: biancheria intima, mutandoni di seta dall'uso, per loro, così sconosciuto che mimarono una sfilata di moda infilandoseli sopra la testa. Friedrich Wilhelm von Seydlitz, una delle glorie della cavalleria prussiana, amava portare sul tricorno una spilla con diamanti e smeraldi cabochon. Qualche tempo dopo, quando Lord Brummel impose la ""squisita originalità"""" del suo abbigliamento, fatto di giacche scure e pantaloni chiari, all'intero consesso di civili inglesi e poi europei, i colori divennero esclusivo privilegio dei militari. Durante feste e cerimonie i membri del governo e gli ufficiali civili sembravano becchini in trasferta, mentre i militari pavoni imbellettati. Nei secoli successivi la vanità dilagò tra le forze armate. Gli ufficiali austriaci vestiti sempre di bianco sono una delle immagini glamour che l'Ottocento ci ha lasciato. E il secolo che ci è alle spalle non è stato certo da meno. I Savoia che abbracciavano la carriera militare, come il duca d'Aosta, erano soliti portare cappelli fuori ordinanza: il più riuscito era di certo quello che amava indossare l'erede al trono Umberto II Savoia, chiamato «il pentolino», che andava perfettamente d'accordo con le immacolate ed elegantissime mollettiere portate coi calzoni da cavallo stretti al ginocchio. Gregor von Rezzori confessò che da giovanotto nullafacente fu tentato di militare nelle SS per ragioni puramente estetiche. Le SS avevano una divisa elegantissima con gli stivali più belli che si potessero immaginare, morbidi, lucidi e che davano un tocco particolare a tutto l'abito. Poi, fortunatamente, ci ripensò. Attraverso il brillante racconto della vanità della cavalleria e delle più celebri battaglie combattute a cavallo, dalla carica demenziale di Lord Cardigan a Balaklava, dove la Light Brigade venne sbaragliata dai cannoni russi, alla strage di Caporetto, Stefano Malatesta scrive un libro sulla guerra che non ha affatto il sentore di caserma e di burocrazia, ma appassiona come e più di un romanzo d'avventura."" -
Il nome del padre. Le inchieste del commissario Cavallo
Milano, 1972. Piazza Duca d'Aosta, immersa nella canicola di Ferragosto, è talmente vuota da ricordare un paesaggio di De Chirico quando nel deposito bagagli della Stazione Centrale viene rinvenuto, all'interno di una valigia, il cadavere fatto a pezzi di una donna. A indagare sull'omicidio è chiamato il giovane viceispettore Rocco Cavallo, alla sua prima indagine e ansioso di fare bella figura con i propri superiori. Il caso, tuttavia, appare subito di non facile soluzione: il caldo torrido ha anticipato il processo di decomposizione, rendendo impossibile l'identificazione del corpo. L'unico indizio per risalire all'identità della vittima è una piccola croce ortodossa trovata sul fondo della valigia, che potrebbe far pensare a una donna di origine slava. Per il commissario Naldini e per Ferretti della Buoncostume quella donna è certamente una prostituta e il delitto ha tutte le caratteristiche di una punizione esemplare, opera magari di qualche magnaccia particolarmente efferato. L'ipotesi appare ancora più realistica davanti alla scomparsa di una squillo molto conosciuta nell'ambiente, per il cui omicidio viene accusato Totò il Guercio, un magnaccia, appunto, noto in questura per la sua fedina penale tutt'altro che immacolata. Benché il commissario Vicedomini suggerisca un'altra pista, fondata sulla somiglianza tra l'omicidio della donna nella valigia e alcuni brutali delitti compiuti nella metà degli anni Quaranta da un assassino seriale fantasiosamente battezzato dalla stampa Macellaio della Martesana, il caso resta insoluto e consegnato ai polverosi archivi della cronaca nera. E soltanto con l'arrivo, anni dopo, della determinata viceispettrice Valeria Salemi che Rocco Cavallo, il «commissario Cavallo» disilluso dalla vita, ma animato sempre da un intenso desiderio di giustizia, deciderà di riaprire le indagini, questa volta più che mai determinato a trovare il vero responsabile di un omicidio che per trent'anni si è portato dentro come un'ossessione. Flavio Villani gioca su diversi livelli narrativi, consegnandoci un giallo d'atmosfera in cui l'irresolutezza del passato torna a tormentare il presente. -
La baia del francese
Con la prosa ricca di colpi di scena di cui è maestra Daphne du Maurier consegna al lettore un magnifico romanzo d'avventura. La storia mozzafiato di una donna in cerca di libertà che abbraccia la pericolosa vita di bucaniere per amore di un uomo. rnrn«Amore, avventura e un eccellente estro narrativo» - New York Timesrnrn«Fate attenzione quando iniziate a leggere questo romanzo: Daphne du Maurier catturerà la vostra immaginazione con più velocità e abilità di quanto i suoi pirati possano fare» - The Literate HousewifernrnIl Francese restò appoggiato dov'era, seguendola con gli occhi mentre si dirigeva alla costa a bordo del barchino. (...) Dona si volse e si affrettò verso casa tra gli alberi, sorridendo tra sé, come una bambina colpevole che covi il suo segreto.rnrnNell’Inghilterra del XVII secolo Lady Dona St. Columb è una giovane e irrequieta donna che cova dentro di sé il desiderio di ribellarsi all’alta società a cui appartiene, al marito che non la comprende e a un ruolo, quello di moglie e madre, che sente inadeguato. Assecondando il proprio desiderio di fuga, Dona si lascia alle spalle agi e lussi per rifugiarsi con i figli in Cornovaglia, nel maniero di Navron, vicino ad Helford, fra boschi solitari e baie segrete. Qui un giorno si imbatte nel ""Francese”, uno strano pirata bretone con il quale è subito evidente, oltre a una reciproca attrazione, un comune e più profondo sentire nei riguardi della vita e delle cose del mondo. Dona si imbarca sul veliero del Francese e insieme solcano i mari in cerca di avventura e gloria. Il pericolo non li spaventa, il rischio diventa il loro mestiere, fino a quando il destino chiede il conto ponendo Dona dinnanzi alla più difficile delle scelte: sacrificare il suo amore, abbandonandolo a morte certa, o rischiare la propria vita per salvarlo."" -
L' illusione della separatezza
“Siamo qui per risvegliarci dall’illusione della separatezza”: così suona un pensiero del monaco zen Thich Nhat Hanh. A volte basta un piccolo evento, a volte è necessario un lungo cammino per squarciare il velo dell’illusione, e capire che siamo soltanto parte di un tutto. Quando, ad esempio, nel 1944 John Bray cade in silenzio nel cielo notturno della Francia, non immagina certo che la sua caduta segnerà il destino di tante vite negli anni a venire. Giovane pilota americano di Long Island, in quell’anno decisivo della guerra, John decolla col suo B-24 dall’aeroporto della raf di Harrington. Entrato nello spazio aereo francese, viene abbattuto dalla contraerea tedesca. Paracadutatosi nel paese occupato dai nazisti, viene dapprima accolto e protetto dai maquis, i combattenti della Resistenza; poi vaga, ferito e malconcio nella campagna francese, lontano migliaia di miglia da Long Island e dalla sua amata Harriet; per ritrovarsi infine, in una piana colma di corpi inerti, vis-à-vis con un soldato tedesco, un ragazzo della gioventù hitleriana, più sfinito e malconcio di lui. Un drammatico confronto, che rappresenta soltanto un piccolo evento nel grande teatro della Seconda guerra mondiale, ma che, in seguito all’inaspettato gesto di John Bray, costituirà l’Evento in quanto tale per molti, negli anni a venire. -
Due in uno
Beit Safafa è il quartiere più ricco di Gerusalemme est. Prediletto dagli arabi israeliani provenienti dal nord, il quartiere ha prezzi di case, carne e altri generi di prima necessità così alti che nelle panetterie vi sono due tariffari, uno per i locali e un altro per gli immigrati. A Beit Safafa vive l'avvocato protagonista di queste pagine, un giovane procuratore con una promettente carriera da principe del foro gerosolimitano davanti a sé. Vive in una villetta, due piani con salotto spazioso, cucina ultramoderna e due ampie stanze da letto. E ogni giorno raggiunge il centro a bordo della sua elegante Mercedes nera. Insomma, l'avvocato è, come si usa dire, un uomo che ne ha fatta di strada, un bravo ragazzo che ha di certo realizzato il sogno di sua madre, comune a tutte le madri arabe in Israele: avere un figlio medico o avvocato di successo. Tuttavia, ha anche un cruccio che l'affligge non poco. Si vergogna delle sue lacune in fatto di musica, letteratura, teatro e cinema. Lacune rilevanti, visto che suoi colleghi israeliani parlano disinvoltamente di tali argomenti. Perciò, di tanto in tanto fa una capatina in una vecchia libreria a dare una sbirciata ai titoli di narrativa raccomandati da Ha'aretz, il giornale cui è opportunamente abbonato. Un giorno, nel settore dei libri usati della libreria, scopre, e decide di comprare all'istante, una copia gualcita di ""Sonata a Kreutzer"""", celebre racconto di Tolstoj, che sua moglie gli ha una volta stranamente menzionato..."" -
La donna col vestito verde
Nella primavera del 1864 Oscar Claude Monet, un giovane artista di bell'aspetto con la barba scura, gli occhi neri e guizzanti e i modi spavaldi di chi cela una certa timidezza da provinciale, entra nella Libraire Doncieux di rue Dante, attratto dalla bella insegna dipinta a mano che penzola all'entrata. Dietro la scrivania siede una giovane donna. I folti capelli castano-dorati, avvolti in un pesante nastro di velluto nero, brillano alla luce della lampada da tavolo. L'incontro si rivela fatale per entrambi. Camille-Léonie Doncieux diverrà la donna del destino di Monet. Il pittore la accoglierà nel suo atelier lungo la Rive Gauche, un appartamento ingombro di libri, scialli, arredi scenici, sedie, dove trascorrono giornate intere Renoir, Pissarro e Paul Cézanne. La dipingerà diciannovenne, bella e sdegnosa, con un abito verde da passeggio con un lungo strascico. La trascinerà nella sua vita bohémienne, la amerà, la tradirà... -
Mister Rochester
Per 170 anni, Edward Fairfax Rochester è stato uno degli eroi romantici più complessi e accattivanti della letteratura. A volte crudele, a volte tenero, l'enigmatico protagonista di Jane Eyre per generazioni ha incantato, ingannato e sconcertato tutti i lettori del capolavoro di Charlotte Brontë. Questa è la sua storiarnrn«Una delle più grandi storie d'amore della letteratura vista da una nuova prospettiva» - USA Todayrn«Una magnifica lettura» - Peoplern«Avvincente. Sarah Shoemaker conosce a tal punto la Brontë che è facile immaginare che lo stesso autore abbia scritto entrambi i romanzi» - Star TribunernSuperbo ritratto del conturbante e tormentato protagonista di Jane Eyre, Mister Rochester resta fedele in ogni particolare all'originale di Charlotte Brontë gettando, al contempo, una nuova luce su uno dei personaggi più complessi e affascinanti della letteratura.rnrnrnrnrnOrfano di madre, Edward Fairfax Rochester trascorre i giorni della sua infanzia in compagnia di algide bambinaie e istruttrici. A Thornfield Hall, la cupa magione della sua famiglia, i sentimenti non hanno spazio. Le rare volte in cui si aggira tra le mura di casa, suo padre mostra il più totale disinteresse nei suoi confronti. E le cose non vanno certo meglio con Rowland, il fratello di otto anni maggiore, irruento e intrattabile come pochi.rnNelle ore libere dello studio, Edward si accontenta perciò di vagare, solitario, per i giardini e per i boschi di Thornfield Hall, convinto che la sua esistenza resterà immutata.rnAl suo ottavo compleanno, invece, tutto cambia: per volontà del padre è costretto a lasciarsi alle spalle le attività infantili e a trasferirsi a Black Hill, nei pressi di Leeford, dov'è affidato alla tutela di Mr Hiram Lincoln. rnEdward trascorre in tal modo la sua adolescenza esiliato da tutto ciò che ha sempre amato. Diventato un giovane uomo, intraprende un viaggio che lo porta attraverso l'Inghilterra della classe operaia e la decadenza dell'Europa continentale fino alle calde e languide spiagge della lontana Giamaica, dove vivrà un'appassionante storia d'amore con l'affascinante, ma psicologicamente instabile, ereditiera Bertha Mason.rnAnni dopo, tornato in Inghilterra con la moglie, sprofondata nel baratro della follia, Edward si considera ormai un uomo finito. Ma il suo destino deve ancora compiersi grazie all'incontro con una giovane istruttrice Jane Eyre, che gli ruberà il cuore e gli insegnerà ad amare di nuovo. -
Le linee d'ombra
Storia di un’adolescenza che cerca di ricatturare il senso, e il segreto, di una saga familiare, dominata da luoghi remoti e prossimi come Londra, Dacca, Calcutta, Linee d’ombra è una delle opere fondamentali di Amitav Ghosh, uno di quei romanzi che hanno fatto dello scrittore una delle voci più importanti della letteratura indiana di lingua inglese.A intervalli regolari di qualche mese, Tridib compare alla porta di casa dei suoi zii e cugini dove, sprofondato nel divano buono, inizia a dissertare sui più svariati argomenti. Nella sua narrazione, il paesaggio indiano o inglese, i luoghi reali o frutto dell’immaginazione, diventano esemplari e simbolici, come i fantasmi femminili che popolano la sua mente: la nonna amata, che somministra agli ospiti un’omelette dura come il cuoio, l’affascinante cugina Ila, l’amica inglese May. E i confini fittizi dello spazio e del tempo, le linee immaginarie e violente che gli uomini inventano per mettere ordine nella vita, ripetutamente si spostano e si ricompongono in nuove costellazioni. -
Alla fine della notte
L’aria tiepida di una mite giornata autunnale accoglie Paul Leibovitz nel Sichuan, dove si è recato a fare visita all’amico Zhang. Durante la sua permanenza a Shi, Paul accompagna un giorno il figlio allo zoo dei panda. Qui, mentre il bambino osserva eccitato gli animali, Paul scorge una dozzina di giovani avanzare verso di loro. Hanno circa vent’anni, ridono ad alta voce e sfoggiano un abbigliamento estremamente curato. A dominare il gruppo è un ragazzo dall’aria carismatica, accompagnato da una ragazza bellissima, che ha occhi solo per il piccolo David. La giovane chiede di poter scattare alcune fotografie con il bambino. Rientrato in hotel, Paul attraversa a grandi passi la hall e lascia il passeggino accanto a una colonna di fronte al bagno degli uomini. Quando esce, due minuti più tardi, il passeggino è vuoto: David è svanito nel nulla. Raggiunto dalla moglie Christine, l’uomo si rivolge, disperato, alla polizia. Ma le forze dell’ordine non sono di nessun aiuto: attraverso il sistema di sorveglianza dell’albergo hanno compreso che cosa è accaduto al bambino e stanno provvedendo a distruggere le registrazioni. Perché dietro alla sparizione di David si cela qualcuno di molto potente, qualcuno abituato a ottenere sempre quello che desidera. -
Giùnapoli
È il racconto di una lunga passeggiata a Napoli, attraverso le sue strade, la sua storia, le sue glorie, le sue rovine. rn«È uno splendido libro. L'ho letto e riletto e mi è piaciuto veramente molto» - Claudio Magrisrnrn«Con la pazienza del filologo e lo stupore del poeta, Perrella percore in lungo e largo Napoli, e intanto racconta il suo rapporto con la città, dalla a alla zeta. Un gran bel libro» - Giuseppe Bonura, L'AvvenirernrnCamminando, Silvio Perrella traccia alcune linee, a volte diritte, a volte a zigzag, altre curve, seguendo sempre l'estro conoscitivo del momento e dell'affabulazione, ma soccorrendola con la conoscenza della vasta cultura che la città ha prodotto soprattutto nel secolo scorso. Ne vengono fuori alcuni destini napoletani, sia di uomini e donne passati alla storia, come, ad esempio, Benedetto Croce, sia delle persone che s'incontrano camminando per strada. Persone comuni in cui risuona lo stesso accordo e la stessa voce degli uomini e delle donne celebri che Napoli ha generato. -
Marca gioiosa
Non c'è pace nella Provincia durante gli anni dell'Impero di Otone. Le tonache grigie del venerabile Arnaut, i Christi milites, i mastini di Dio, braccano chiunque sia in odore di eresia per offrirne la testa alla spada dei crocesignati, i militi venuti da settentrione, i fanti, dicono, che si sono ricoperti di gloria oltremare dove hanno ricacciato il Saladino, in realtà un esercito di ubriachi fuori di senno, un ordine di armati folli, capaci delle efferatezze più crudeli. A Besièrs, città della Provincia, torna un giorno il giovane Amalrico. Ha terminato l'apprendistato dal suo maestro di Tolosa ed è ansioso di riabbracciare il padre birocciaio e i compagni d'infanzia. Della città però non ne è più nulla. Ovunque morte e distruzione: carri rovesciati tra massi e detriti, stormi di corvi che volteggiano su cadaveri di bambini ammucchiati in fosse comuni, soldati con la veste sudicia di fumo, di cenere, di sangue rappreso. Un dio folle e criminale sembra aver preso possesso dell'aria, dell'acqua e della terra. Insieme con Uc de San Sir, un giovane giullare incontrato nell'accampamento dei soldati, Amalrico scampa miracolosamente al coltello di un crocesignato e vaga per le terre della Provincia. Un viaggio in cui il giullare si rivela autentico socius, uomo di corte e di curia, oltre che menestrello esperto nell'arte del trobar. Dapprima a Montpelhièr, dove il vecchio medico Mesulla gli fa dono del suo prezioso compendio di arte medica, poi, al seguito della carovana del ricco mercante ebreo Benbenisti, a Zena, la città più bella delle terre alte e asciutte della Liguria, e infine, passando per Verona e Vincencia, a Baxian, sede della corte più ricca dell'intera Marca, Amalrico tenta di lasciarsi alle spalle il dio delle vendette sceso sui tetti di Besièrs. A Baxian si compie il suo destino, segnato dalla guerra e dall'amore, come si conviene a un ragazzo del XIII secolo. La guerra reca il volto di Ecelinello, il figlio del dominus Ecelino, nato a mezzogiorno, l'ora del sole, l'ora di Marte; l'amore quello di Cunissa, la prima per bellezza e virtù alla corte di Baxian. -
Le nuove confessioni
Libro epico in cui l’intera storia del Novecento e della sua più mirabile invenzione, il cinema, è racchiusa in una biografia fittizia, Le nuove confessioni è, come ha scritto John Sutherland, «quello che può essere chiamato un grande romanzo»rnrnrn«L'esperienza in trincea, decisiva per una vita che atraversa il Novecento nel romanzo che ha rivelato lo scrittore» - La Repubblicarnrn«Le nuove confessioni è un romanzo epico, percorre la storia del Novecento attraverso la figura di un personaggio grandioso, John James Todd, simbolo di tutte le vette e gli abissi umani del secolo scorso» - Sergio Pent, TTL - la Stamparnrn«William Boyd ci porta a Edimburgo, dove nasce il protagonista John James Todd, la cui vita avventurosa, dalla Grande Guerra fino a Hollywood, è una sorta di racconto epico di un intero secolo» - Diva e DonnarnrnIn un freddo giorno di marzo del 1899, in una Edimburgo lontana dai restauri e dal trambusto dozzinali di oggi, fiera dei suoi edifici anneriti dal fumo e dalle ceneri di un milione di camini, e orgogliosa dello stato di avanzato declino delle sue pietre, nasce John James Todd, il personaggio creato da William Boyd in questo stupefacente romanzo. rnNasce alla maniera di Jean Jacques Rousseau: ponendo fine all’esistenza della madre che, come la madre del filosofo francese, non sopravvive ai dolori del parto.rnUn’infausta affinità, in cui Todd scorgerà l’origine di tutte le sue sventure, ma anche un segno del destino. Quel destino che lo condurrà, nell’ultima fase della sua vita, a scrivere, come il filosofo francese esiliato nell’isola di San Pietro, il romanzo della sua esistenza, le sue Confessioni.rnLe pagine che seguono sono, appunto, Le nuove Confessioni di John James Todd, scozzese del secolo scorso. Un’opera che non rappresenta, come le Confessioni di Rousseau, l’epopea di un uomo che ha guadagnato la considerazione del mondo, oppure il modello per i sognatori, i déracinés, i malnati di tutte le epoche, ma che, come il libro di Rousseau, è scritta intus et in cute, dentro e sulla pelle, poiché è il racconto sincero di un’esistenza, la storia di un uomo del Ventesimo secolo che si presenta così com’è, abietto e spregevole quando si comporta in un modo, e buono, altruista e generoso in altri cas -
Grida di pietra
Il Medio Oriente: la storia di una catastrofe annunciata in un romanzo che avvince e istruisce insieme»rn«Grazie al suo talento di romanziere, Gilbert Sinoué riesce a far luce sulla complessità di una regione in cerca di pace» - Le FigarornDa bambina Leila abitava a Haifa, in una piccola casa che i suoi possedevano vicino al quartiere ebraico di Hadar Hacarmel. I vicini si chiamavano Abramovitch, Aronstein o Eisenberg. Una delle sue migliori compagne di giochi si chiamava Tamara. Era ebrea, e la loro vita era dolce, poiché a Haifa vivevano allora semplicemente degli esseri umani che non si curavano più di tanto del fatto di essere ebrei o palestinesi. Poi arrivò quel maledetto 29 novembre 1947, il giorno in cui alcuni stranieri riuniti in una casa di vetro e d'acciaio in qualche parte nel mondo decisero di concedere il cinquantasei per cento della terra palestinese ai parenti di Tamara. Leila dovette lasciare la sua terra, e rifugiarsi con la famiglia e settemila suoi compatrioti nel campo profughi di Borj el-Shemali, in Libano. Un posto paradisiaco, con la spiaggia più bella del Paese dei Cedri e il mare cangiante di mille colori meravigliosi. Un posto perfetto per qualsiasi bambina, ma non per Leila. Una frase atroce, ripetuta all'infinito dai suoi genitori e dai vecchi del campo, avvolse nel sudario del lutto la sua adolescenza: Siamo nati rifugiati, moriremo rifugiati. Cresciuta con l'idea di ribellarsi al destino di polvere e sangue della sua gente, e di sovrastare i lamenti con le grida di pietra della sua terra, Leila Khaled, alla fine degli anni Sessanta, dirottò due aerei, prima donna in assoluto a prendere parte a un'azione simile...