Sfoglia il Catalogo ibs000
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 1061-1080 di 10000 Articoli:
-
Trattato della lontananza
Questo saggio, di uno dei maggiori esperti di Leopardi, descrive alcune figure della lontananza, così come la letteratura e le altre arti le hanno accolte e interrogate. Oggi la lontananza non è più lontana ma prossima, transitabile, persino domestica. Infatti è nelle case, sul monitor del computer, sul display dei cellulari, nel suono che giunge agli auricolari. La tecnica del nostro tempo, la tecnica oggi trionfante, è infatti la tecnica del lontano. Tutto quel che è lontano - isole, deserti, città, avvenimenti, paesaggi, costumi di ignote popolazioni - viene oggi verso di noi, bruciando il tempo e lo spazio della lontananza. Si fa contemporaneo. Si fa superficie, schermo, suono. -
Il corpo come testo. Storie del diritto
Ci sono libri che raccontano una storia, e che vanno letti dall'inizio alla fine. Questo, di storie ne racconta più d'una: dalla censura alla confessione, dalla grammatica dei segni alle retoriche del sacro, dall'ordinaria miseria di esistenze oscure alle interminabili prose del potere. Ecco perché ognuna di esse può essere letta come un avvenimento singolare, circoscritto nello spazio e nel tempo, sullo sfondo e all'orizzonte della vicenda sempre ricominciata delle leggi, delle norme, delle coercizioni e delle discipline e delle loro prese molteplici sull'anima e sul corpo degli individui. Se l'analogia originaria della poetica occidentale si basa sulla trasposizione metaforica del corporeo in testuale, le storie di questo libro tracciano qualcosa di molto diverso: narrano la testualità dei corpi nella loro inviolabile scrittura, fanno meritare al diritto il suo giusto posto nei territori della letteratura. -
Breve trattato sulla decrescita serena
La decrescita - sostiene l'autore - non è la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di ""acrescita"""", così come si parla di ateismo. D'altra parte, si tratta proprio dell'abbandono di una fede o di una religione (quella dell'economia, del progresso e dello sviluppo). Se è ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono invece ben lungi dall'essere accettate. Ma se non vi sarà un'inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un'altra logica: quella di una """"società di decrescita""""."" -
Intervista sul capitalismo italiano
Nel 1976 Guido Carli rilasciò a Eugenio Scalfari questa intervista, un anno dopo pubblicata da Laterza. Si trattava di una sua personale riflessione sul passato e sul futuro dell'Italia, che egli condusse con un amico di lunga data poco prima di assumere la presidenza della Confederazione degli industriali italiani, in una fase drammatica per il paese. Nell'intervista vi è la storia economica italiana interpretata da uno dei suoi protagonisti. Carli si interroga con sincerità appassionata sulle sorti del nostro capitalismo, questione fin da allora di grande attualità, che non ha ancora ricevuto una risposta adeguata dai gruppi dirigenti del paese. La rilettura di questo testo, a trent'anni di distanza, invita a riflettere sulla radice dei problemi che assillano la società italiana. -
Il biocapitalismo. Verso lo sfruttamento integrale di corpi, cervelli ed emozioni
Il biocapitalismo è la forma più avanzata di evoluzione del modello economico capitalistico. Esso si caratterizza per il suo crescente intreccio con la vita degli esseri umani. Il biocapitalismo produce infatti valore economico non soltanto usando il corpo come strumento materiale di lavoro ma agendo sulle componenti biologiche, mentali, relazionali e affettive degli individui. E se le imprese si impossessano sempre più delle idee dei loro dipendenti, sfruttando il loro cervello e quindi godendo del loro tempo ben oltre l'orario di lavoro, è soprattutto operando nella sfera del consumo che esse sono in grado di intervenire massicciamente sulle emozioni e sugli affetti, sui corpi e sulle menti degli individui e lo fanno utilizzando strumenti di comunicazione potenti come la marca e il cinema. In questo modo l'ambito della cultura e della comunicazione viene progressivamente assorbito da quello della produzione economica, creando una situazione di crisi per il funzionamento del sistema democratico. -
Storia della civiltà greca. Vol. 1: I greci e il loro mito. La polis
"Per svago personale leggo la 'Storia della civiltà greca' di Burckhardt, che mi offre paralleli inaspettati"""". All'inizio del 1899, quando Sigmund Freud confidava le sue letture all'amico Wilhelm Fliess, il primo volume dell'opera era in libreria da qualche mese. Lo aveva dato alle stampe il filologo Jacob Oeri, nipote di Burckhardt e suo legatario, contravvenendo alle disposizioni testamentarie dello zio, che formulavano un esplicito divieto di pubblicazione. Le lezioni burckhardtiane di storia greca all'Università di Basilea, risalenti agli anni Settanta, erano entrate ormai nella leggenda; oltre agli studenti, vi furono ammessi solo pochissimi uditori. Tra gli esclusi, il giovane collega Friedrich Nietzsche, che era solito attendere Burckhardt all'uscita per farsi ricapitolare, sulla via di casa, i contenuti che non aveva potuto ascoltare poco prima. In quelle fervide conversazioni accadeva qualcosa di imparagonabile alla trasmissione di un sapere antiquario consolidato; prendeva forma un'idea di grecità che i classicisti avrebbero ritenuto del tutto spaesante, tanto era sprovvista dell'attributo di suprema armonia con cui generalmente la si qualificava. I due - il professore attempato e il filosofo che stava gettando scompiglio con 'La nascita della tragedia' -condividevano anche lo stile di incursione: il """"vagare"""" in """"modo curioso e selvaggio"""" nell'età remota dove """"l'elemento umano si rivela senza maschera e privo di umanesimo""""." -
Simile alle ombre e al sogno. La filosofia dell'immagine
Umbratili come le presenze dell'Erebo evocate nel verso omerico che dà il titolo al libro, le raffigurazioni si lasciano cogliere da noi attraverso una duplice operazione: vediamo, ossia percepiamo una consistenza fenomenica, e insieme immaginiamo, abbandonandoci a un viluppo ludico-narrativo. Paolo Spinicci si incarica di tracciare il sottile confine che distingue, nelle immagini fuori di noi che vengono designate dal concetto di raffigurazione, la dimensione percettiva da quella immaginativa. È dai ranghi filosofici che prende la parola, per restituire alle raffigurazioni uno statuto svincolato dalla concezione linguistica e convenzionalistica in cui troppo a lungo sono rimaste impaniate, e rimettere in onore proprio il ""vedere senza sapere"""". L'assunto è che esse non siano delle parole visive che """"stanno per"""" qualcos'altro, bensì oggetti percettivi che costruiscono e interpellano attraverso la loro """"profondità apparente"""". Fenomenologia della percezione e pragmatica sono ugualmente implicate nell'atto di guardare, al punto da delimitarne le condizioni di possibilità. Il dispositivo culturale complesso a cui appartiene l'immagine funziona in virtù della dialogicità che si instaura quando una scena raffigurata si rivolge allo spettatore e lo invita a una drammatizzazione immaginativa che conserva """"il battito delle cose reali""""."" -
Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé. Riscrittura e continuazione
A quale prezzo psicologico si ottiene un ""bravo bambino""""? Di quali sottili violenze è capace l'amore materno? Per l'autrice, il dramma del """"bambino dotato"""" - il bambino che è l'orgoglio dei suoi genitori - ha origine nella sua capacità di cogliere i bisogni inconsci dei genitori e di adattarvisi, mettendo a tacere i suoi sentimenti più spontanei (la rabbia, l'indignazione, la paura, l'invidia) che risultano inaccettabili ai """"grandi"""". In tal modo, viene soffocato lo sviluppo della personalità più autentica, e il bambino soffrirà di insicurezza affettiva e di una sorta di impoverimento psichico. Da adulto, sarà depresso, oppure si nasconderà dietro una facciata di grandiosità maniacale. Numerosissimi esempi documentano la sofferenza inespressa di questi bambini e, al tempo stesso, le difficoltà dei genitori, incapaci di essere disponibili verso i figli."" -
La persecuzione del bambino. Le radici della violenza
Attraverso una rassegna di testi pedagogici degli ultimi due secoli, Alice Miller illustra i raffinati metodi di persuasione occulta messi in opera nella nostra civiltà per piegare l'impetuosità e la caparbietà del bambino e indurlo a identificarsi con il progetto educativo dei genitori. Il bambino, costretto a reprimere la propria aggressività, non saprà da adulto reagire alle ingiustizie sociali e potrà accettare senza opporsi le imposizioni di sistemi totalitari: esempio estremo è il nazismo, con la caratteristica divaricazione tra la protervia dei capi e l'acquiescenza del popolo tedesco. Tratto comune a coloro che hanno subìto un'educazione repressiva è la necessità di riempire con esperienze abnormi il vuoto lasciato dalla rimozione emotiva e dalla perdita dell'identità. La Miller rievoca qui le vicende di tre personaggi a diverso titolo esemplari: Adolf Hitler; il criminale degli anni sessanta Jürgen Bartsch, assassino e seviziatore di bambini; Christiane F., autrice del libro Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, in cui racconta la propria esperienza dell'emarginazione e della droga. In definitiva, l'educazione costituisce sempre - per la Miller - un mascheramento di reali rapporti di potere e di bisogni propri dei genitori; l'unica possibilità per il bambino di crescere senza traumi e di sviluppare le proprie potenzialità creative rimane legata a un comportamento empatico e «rispettoso» dei genitori nei suoi confronti -
Mondo privato e altre storie
Una nota e apprezzata esperta di politica internazionale riflette sul caos dei rapporti tra le nazioni e sulla fragilità rassicurante dei legami familiari, tra ricordi tristi e affetti forti, incontri con i potenti della terra e scoperte di mondi distanti dal nostro. Un autoironico taccuino familiare e politico, scritto con leggerezza e intelligenza, che è anche un tentativo di trovare delle risposte al lacerante interrogativo sollevato da Freud e Einstein nel loro carteggio ""Perché la guerra?""""."" -
Gli enigmi del piacere
L'inconscio freudiano è sede di una logica ""illogica"""" che si manifesta di continuo con innumerevoli sintomi. Riguardo al piacere, questa doppia costruzione, razionale e inconscia, della nostra mente è più che mai evidente. Il piacere è ambiguo, intrinsecamente equivoco. Ne deriva per l'uomo un malessere diffuso, quello stesso malessere che Freud individuò già nel 1929, descrivendolo nel """"Disagio della civiltà"""". Ci sono modi diversi di studiare l'inconscio: quello psicoanalitico, innanzitutto, e quello neuroscientifico, sempre più importante negli ultimi anni. Di rado i due campi si parlano. Qui sta la forza di questo progetto e il successo della cooperazione tra i due autori di questo libro, da tempo impegnati nel dialogo interdisciplinare. Uno psicoanalista e un neuroscienziato, consapevoli dei limiti intrinseci delle rispettive discipline, si mettono a confronto, per trovare nel dialogo tra due tradizioni a lungo separate una spiegazione più comprensiva dell'inconscio e dei meccanismi del piacere, del dispiacere e del desiderio."" -
L'invenzione della natura selvaggia. Storia di un'idea dal XVIII secolo a oggi
Gli antichi ""sentivano naturalmente"""", noi invece """"sentiamo la natura"""". Alla fine del Settecento una sensibilità nuovissima, inaudita, trova un emblema nelle parole di Schiller. Perduta per sempre la naturalezza fusionale che stringeva i nostri avi al loro ambiente di vita, percepiamo la distanza che separa la civiltà dallo sconfinato e dall'inesplorato che le si ergono di fronte, esercitando una fascinazione prima sconosciuta. La natura selvaggia nasce allora, e assume subito i contorni del mito. Certo, è vecchia quanto il mondo, ma va in scena solo con la modernità, quando viene plasmata come costruzione culturale. Muraglie di ghiaccio, forre paurose, montagne svettanti, acque abissali che ribollono di tempesta sono tenute a battesimo soprattutto in epoca romantica da scrittori, pittori e filosofi, e continuano a proiettare il loro sublime artificio sull'esotismo di massa, sui viaggi estremi offerti in pacchetti dalle agenzie, sull'ecoturismo di nicchia, sull'avventura no-limits. Tra coloro che ripercorrono da studiosi quell'universo mille volte descritto e idoleggiato, pochissimi possono dire di averlo anche esplorato sul campo. Uno di loro è Franco Brevini, letterato di lungo corso e viaggiatore con una predilezione per le condizioni-limite. E ancor più rara è l'efficacia della sua scrittura, che contrappunta la riflessione intorno alla wilderness, all'ecologia e all'etica ambientale con l'esperienza diretta dei cinquemila, dei paesaggi boreali o del Borneo."" -
L' universo a portata di mano. In viaggio attraverso la fisica dello spazio e del tempo
Immaginate di essere fatti di pura coscienza, senza corpo, e di essere in grado di spostarvi a velocità vertiginose nello spazio immenso e profondo, capaci di miniaturizzarvi per immergervi dentro al mondo brulicante di un nucleo atomico, o di diventare enormi per tuffarvi a capofitto proprio dentro a un buco nero. Immaginate di essere proprio lì, a toccare fisicamente tutte quelle cose così affascinanti che nei libri di fisica vengono spesso descritte in termini un po' asettici e talvolta decisamente difficili. Ma questa volta capite tutto, perché non vi stanno solo descrivendo l'universo: lo state proprio toccando con mano. Christophe Galfard vi farà volare direttamente sulla superficie del Sole, nei meandri di una galassia, alle origini del Big Bang e dentro un buco nero, dove tempo, spazio, materia e energia - e ogni altra abituale categoria della fisica, di cui Galfard è uno degli interpreti più brillanti - si confondono. Questo libro ci fa comprendere le più strane e sconcertanti verità della scienza, senza disdegnare di soffermarsi lungo il cammino sulle questioni che queste scoperte hanno rimesso in discussione, dall'esistenza di Dio, all'origine del tempo, al futuro stesso dell'umanità. -
L'uomo è ciò che mangia
«il cibo è l'inizio del sapere»rnrnUna formula destinata a immensa fortuna e un filosofo che, quando così intitolò la sua operetta (1862) riutilizzando l'espressione che eveva collocato anni prima in chiusura di una recensione, era quasi dimenticato dai contemporanei. In ""L'uomo è ciò che mangia"""" Ludwig Feuerbach dà piena espressione al suo materialismo corporale, vitalistico, inteso a emancipare il pensiero dal """"regno delle anime morte""""."" -
Storia profonda. Il cervello umano e l'origine della storia
Il libro-manifesto per un nuovo modo di intendere gli studi storici e un ponte solido gettato tra le ""due culture""""rnrn«Questo è sicuramente un nuovo paradigma dello studio della storia, molto ben argomentato, che verrà considerato rivoluzionario. Che io sappia, nessun altro libro integra lo studio della storia umana con i principi dell'evoluzione biologica e culturale in maniera tanto ambiziosa» - David Sloan Wilsonrnrn«Rilassatevi e godetevelo. È una buona lettura e vi farò pensare» - New Scientistrnrn«Una tesi provocatoria che rivede radicalmente le relazioni tra biologia e cultura» - Steven MithenrnrnLa logica dell'«inizio della storia» basata sull'invenzione della scrittura e sulla nascita delle civiltà risente ancora oggi della temporalizzazione del mondo proveniente dal quadro concettuale religioso di matrice ebraico-cristiana. Nei manuali di scuola la storia inizia tipicamente quando l'uomo diventa «cultura», se non apertamente quando riconosce un dio. L'immenso lasso di tempo che precede quel momento viene semplicemente ignorato, o al più ridotto a un breve paragrafo iniziale. Generazioni di studenti si sono formati con questo schema narrativo e lo hanno naturalmente introiettato. In questo modo però si tralascia un'enorme quantità di dati che sono fondamentali per capire come l'uomo abbia operato nel mondo e perché lo abbia fatto così e non altrimenti. Decenni di studi sul cervello e lavori pionieristici come quello di Jared Diamond ci permettono ora, finalmente, di studiare la storia umana in una prospettiva diversa, più «profonda», tenendo conto di tutti quei fattori che hanno modellato il nostro comportamento, e permettendoci in tal modo di comprendere in un contesto molto più ampio le ragioni di molti percorsi storici. Leggendo queste pagine si troveranno molti esempi affascinanti di questo modo di procedere, come ad esempio quelli relativi alla «neurostoria», una disciplina che analizza sotto una luce completamente differente, incentrata sulle caratteristiche del cervello umano, certe vicende del nostro passato e del nostro presente. L'integrazione tra storia e biologia diventa, allora, un nuovo paradigma investigativo. La continua coevoluzione di natura e cultura nell'ultimo milione di anni è ciò che ci ha resi quel che siamo. D'altra parte la biologia è una scienza storica da tempo, sostiene Smail: è ora che anche la storia si apra all'apporto concettuale dell'evoluzionismo e delle scienze biologiche."" -
I filosofi e il cervello
Uno dei padri delle moderne ricerche sul cervello affronta il più importante organo umano dal punto di vista filosofico e biologico.Come è possibile conciliare il determinismo dei fenomeni fisici con l'impressione che gli esseri umani siano dotati di libero arbitrio? Sembrava che questa domanda fondamentale - che ossessiona da sempre la filosofia - fosse destinata ad essere spazzata via dalla moderna fisiologia del cervello che ha posto il nostro organo superiore al centro delle sue indagini e che, grazie alle più moderne tecniche di scansione, dovesse svelarne ogni mistero. Ciononostante continuiamo a interrogarci sul rapporto tra la mente e il cervello, sull'origine della coscienza, le basi fisiche della memoria e l'immagine del mondo fornitaci dai nostri sensi. John Zachary Young, tra i più importanti biologi del secolo scorso, tenta in questo libro una mediazione. Se da un lato i filosofi affrontano il problema del pensiero in modo troppo astratto, dall'altro lato i biologi tendono a considerare il cervello come una serie di parti anatomiche isolate tra loro anziché come un sistema interattivo in rapporto dinamico con il corpo e con l'ambiente circostante. ""I filosofi e il cervello"""" è stato il primo libro che ha aperto il dialogo tra scienziati e filosofi."" -
L' astrologo quantistico. Storia e avventure di Girolamo Cardano, matematico, medico e giocatore d'azzardo
Un modo completamente nuovo di scrivere di scienza.rnrn""Michael Brooks è il più acuto divulgatore scientifico che ci sia in circolazione"""" - The Independentrnrn""""Girolamo Cardano è il mio mascalzone preferito di tutti i tempi. Michael Brooks lo fa brillantemente rivivere in una serie di conversazioni divertenti, dotte e originali sulle frontiere della fisica. È un esperimento audace e perfettamente riuscito, un tipo completamente nuovo di divulgazione scientifica"""". - Ian StewartrnrnNato, figlio illegittimo, a Pavia, nonostante sua madre avesse tentato con tutti i mezzi di abortirlo, Girolamo Cardano contrae subito la peste dalla sua balia, che ne muore. Lui sopravvive, e non è che l'inizio di una vita avventurosa, blasfema, dotta, geniale, violenta, scapestrata, dissoluta, sfortunata e fortunata, opulenta e misera, a seconda del momento. «Cardano fu un grande uomo con tutti i suoi errori - scrisse di lui Leibniz. - Senza, sarebbe stato ineguagliabile». Tra le molte cose che gli capiteranno in vita menzioniamo: una salute gravemente malferma, più di una fuga dalla peste, l'impotenza sessuale (poi guarita), la laurea in medicina, la nascita di due figli, la perdita di tutti i suoi averi al gioco (più volte), la morte della moglie, la guarigione del vescovo di Edimburgo, l'invito a fermarsi alle corti di Scozia, Francia e Danimarca (rifiutate), l'arresto per uxoricidio del primo figlio e la di lui decapitazione pubblica a Milano, un contrasto durato dieci anni (con diffamazioni a mezzo stampa internazionale) col matematico Niccolò Tartaglia per via della pubblicazione di una formula algebrica segreta, l'invenzione del calcolo combinatorio, la pubblicazione dell'oroscopo di Gesù, l'arresto da parte dell'Inquisizione... e su questo punto incontriamo Girolamo in carcere a Bologna nel primo capitolo di questo libro eccezionale. In mezzo a tutto questo bailamme, Cardano aveva inventato molte cose, e tra queste la teoria della probabilità e i numeri complessi. Quattro secoli dopo scopriamo che proprio probabilità e numeri complessi sono fondamentali per descrivere il mondo quantistico. Michael Brooks riporta in vita per noi questo strano genio rinascimentale e dialogando con lui in prima persona ci insegna le basi della meccanica quantistica, costruendo un libro assolutamente originale e difficile da posare, che non ha eguali nel mondo della divulgazione scientifica."" -
Partners. Il matrimonio e le sue alternative
In questo testo di uno dei più noti psicoterapeuti americani, il matrimonio e i modi di convivenza alternativi sono esaminati per la prima volta dall'interno, nella prospettiva di coloro che ne vivono l'esperienza. Non è uno studio sulle unioni o sul matrimonio in tutte le culture, non è un libro di consigli o una raccolta di statistiche, né un'analisi approfondita di tendenze sociologiche. È invece costituito da una serie di scorci, di quadri, di percezioni, in un'ampia varietà di unioni scelte nei settori più disparati e nelle situazioni più varie. Rogers non cerca mai di dare un giudizio sulla bontà di queste unioni. ""Esistono"""", scrive nel suo consueto stile semplice, umano e diretto. """"Penso che qui troverete resoconti molto intimi e significativi sul rapporto uomo-donna, quale effettivamente è vissuto, con tutte le sue tragedie, la monotonia, gli istanti o i periodi di estasi, ed esempi su esempi del suo esaltante sviluppo"""". Partners è uno dei rari, stimolanti libri di straordinario e attuale interesse per tutti coloro che si sforzano di affrancarsi dal ruolo al quale sono costretti, per gioire della pienezza della vita, che può risultare unicamente dall'intimo rapporto con gli altri esseri umani."" -
Bhagavadgita
La Bhagavad-Gita, o Canto del beato, costituisce con le Upanishad e il Brahma Sutra il cosiddetto triplice canone dell'ortodossia hindu. È un'opera in versi - di alto valore letterario e filosofico - inserita, in un'epoca imprecisata, nel grande poema epico indiano Mahabharata (""La grande storia dei Bharatidi""""). Pur appartenendo al poema, ha una sua propria storia, in quanto è dovuta, con molta probabilità, ad autore o autori diversi, di cui si ignora l'identità. Incerta è anche l'epoca in cui l'opera fu composta, anche se si tende a stabilire la data di composizione del nucleo originario intorno al V secolo a. C. L'importanza di quest'opera è duplice: poetica e speculativa. Da questo punto di vista la Gita rappresenta il punto d'incontro di diverse correnti filosofiche ed è stata perciò interpretata assai variamente dai filosofi indiani che l'hanno studiata e dai critici occidentali. Testo sanscrito con saggio introduttivo, note e commento di Sarvepalli Radhakrishnan. Traduzione con note e commentario di Icilio Vecchiotti."" -
La strada del sufi
Il sufismo ha un largo seguito in Occidente, non solo come materia di studio per gli orientalisti, ma come pratico cammino di sviluppo spirituale. È anche la sorgente di ispirazione di alcune notevoli opere letterarie. Nella Strada del Sufi, Idries Shah presenta un'incomparabile raccolta di materiale tratto dagli insegnamenti e dagli scritti classici delle scuole sufi. L'autore comincia dagli aspetti esteriori dell'insegnamento che più possono imbarazzare lo studioso che affronta per la prima volta l'argomento. Espone i vari atteggiamenti verso le idee sufi, sottolineando le loro assunzioni nel cristianesimo medioevale, nell'induismo e nel misticismo ebraico. Procede poi esaminando più da vicino alcune sorprendenti affermazioni sufi, come precognizioni per percezione diretta e anticipazioni di conclusioni scientifiche e terapeutiche che sarebbero poi state accettate generalmente. I laboriosi metodi clinici e sperimentali che caratterizzano l'approccio conoscitivo nel mondo di oggi hanno poca parte nel modo sufi di conoscere, come qui è chiaramente dimostrato. La maggior parte del testo illumina gli aspetti segreti dell'azione e dello spirito dei Sufi, e molto di questo materiale non è accessibile in altro modo. Un'introduzione critica, preziose note sulle fonti, e una estesa bibliografia completano il libro.