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La confraternita
Chi è davvero Marco McKay? Chi lo ha ingaggiato per aprire una breccia in quello che, forse, è uno dei piú temibili centri di potere occulto del pianeta? E soprattutto, c'è un modo di sfuggire alle regole della confraternita?rnrnQuando entri nella Lunctio ti consegnano due cose: un libretto rosso con i nomi dei confratelli e un cellulare con una app che promette l'onnipotenza. O almeno ti dà la sensazione di averla. Quello che non metti in conto è che, una volta dentro, non puoi più uscire. Non ti rimane che giocare.rnrnIl capo non usa mezzi termini con Marco McKail: è in un mare di guai, ha fatto la mossa sbagliata e non ha nessuna possibilità di uscirne vivo. Eppure il ragazzo ostenta tranquillità. Come un giocatore che ha calcolato bene il rischio. Il capo dovrà prima ascoltare tutta la sua storia, e sarà lui a raccontargliela. A modo suo. Un adolescente la cui unica dote sembra essere l'abilità con computer e videogame si infiltra nella N.S. Iunctio, una confraternita segreta universitaria. Per lui è un po' come partecipare a uno dei tanti giochi on-line in cui è maestro. Ma chi è davvero Marco McKail? Chi lo ha ingaggiato per smantellare quello che è forse il più importante centro di potere del paese, che ""connette"""" fra loro giovani destinati per nascita o capacità a tirare le fila della società? Perché è impossibile uscire dalla N.S. Iunctio?"" -
Centolettori. I pareri di lettura dei consulenti Einaudi 1941-1991
Una scheda di lettura editoriale è un genere letterario di difficile definizione e può prendere forme molto diverse a seconda di chi la scrive: è una recensione un po' più informale del solito, un appunto di servizio, un testo creativo, un divertissement, uno sfogo... Ma in realtà non è che una veste più professionale di un'abitudine molto naturale in tutti i lettori: parlare di un libro che si è letto a qualcuno che ancora non l'ha letto. Con entusiasmo, con precisione, con fastidio per la noia che si è provata. Una sola cosa non pertiene ai lettori non professionali, e cioè la valutazione editoriale, il suggerimento di pubblicare o non pubblicare quel libro. Valutazione che può contemplare una serie di parametri assai varia, da quelli ideologici a quelli commerciali, cercando di non dimenticare mai l'identità della casa editrice. In questo volume Tommaso Munari ha raccolto 194 schede scritte da cento fra i più famosi lettori che l'Einaudi ha avuto nel corso degli anni. Dai ""padri fondatori"""" come Pavese, Bobbio e Mila, agli scrittori """"organici"""" alla casa editrice come Natalia Ginzburg, Vittorini, Calvino, Fruttero e Lucentini, Manganelli, ai grandi studiosi che frequentavano le riunioni del mercoledì, come De Martino, Cantimori, Musatti, Argan, Contini, Caffè, Ripellino, Jesi, Segre e tanti altri, senza dimenticare il mitico Bobi Bazlen che proprio nell'attività di suggeritore editoriale ha fatto convergere tutto il suo percorso intellettuale. Prefazione di Ernesto Franco."" -
L' impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti
Un'impresa capace di creare profitto non solo per gratificare gli azionisti, ma anche per produrre benessere, sicurezza e bellezza, per chi vi lavora come per la comunità che la ospita: Olivetti è stato un imprenditore e un uomo di cultura in straordinario anticipo sui propri tempi. A più di cinquant'anni dalla sua morte, le idee di Olivetti - sul ruolo dell'industria, sulle funzioni dello stato sociale, sul rapporto tra impresa e territorio -, continuano a sembrare in aperto contrasto con quanto si pratica e si scrive. Per cercare di comprendere (e di colmare) questa discrepanza, Luciano Gallino, che a Ivrea ha lavorato diversi anni come ricercatore, torna a riflettere su quell'idea di ""impresa responsabile"""" che Olivetti cercava, giorno per giorno, di mettere in pratica nei suoi stabilimenti e uffici. Gallino è stato assunto da Olivetti nel 1955 e ha potuto cosí conoscere da vicino, a Ivrea, come questi pensava e operava nel quotidiano impegno di capo d'industria, e al tempo stesso, di pensatore politico, editore, promotore di piani territoriali. Questa intervista, pubblicata da Edizioni Comunità nel 2001, viene presentata qui riveduta, e con l'aggiunta di una nuova Prefazione. Gallino, sollecitato da Paolo Ceri, ricostruisce, senza alcun intento agiografico, la storia di un percorso umano, filosofico ed economico che continua a sfidare, per modernità e lungimiranza, il nostro presente."" -
Lila
Lila viaggia leggera: un vestito, un veechio coltello arrugginito, e un bagaglio di ricordi e delusioni. Non ha mai avuto altro, Lila, nemmeno un nome, prima che, da bambina, una vecchia di passaggio gliene offrisse uno per pietà. Poi un giorno la misteriosa Doll, sfregiata in volto e nel cuore, diseredata a sua volta, forse una fuorilegge, raccoglie quel fagotto di pelle, ossa e sporcizia, lo avvolge nel suo scialle capiente, e lo porta via da quella casa senza amore. Per loro inizia una vita di vagabondaggio, fra i pericoli della strada sempre più arcigna dopo l'arrivo della Grande Depressione, e l'intimità gioiosa di due anime perse e sole che bastano a loro stesse. Lila cresce al fianco protettivo di Doll, madre e padre per lei, e legge, e religione, fino a che all'improvviso si ritrova sola al mondo, e la strada le mostra un'altra faccia. Quando il suo errare la conduce al villaggio di Gilead, è ormai una randagia incallita e diffidente, malata di solitudine. Nulla la può sorprendere, tranne forse l'uomo che incontra oltre la porta della chiesa dove si rifugia per sfuggire all' acquazzone. John Ames sa parlare e sa ascoltare. È il vecchio pastore del paese, rispettato da tutti, da molti giudicato un santo. Il reverendo conosce bene la sofferenza, e ne riconosce in lei una gemella, e un'identica tensione alla verità, e molto altro ancora... -
Il nero e l'argento
È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. ""A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso"""". È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. """"La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo""""."" -
Pedro Páramo
Nessuno come Rulfo ha saputo rendere la coesistenza di passato e presente, della vita e della morte, raccontare il tempo come eterno e immobile in cui tutto ciò che sta succedendo è già successo. Anche per questo è stato ammirato da Borges, García Márquez e Cortázar. Di certo Pedro Páramo è considerato il punto di svolta della narrativa ispano-americana del Novecento.rnrn«Non ho provato una commozione simile da quando avevo letto ""La metamorfosi"""" di Kafka» – Gabriel García MárquezrnrnJuan Preciado torna a Comala a cercare il padre, Pedro Páramo, che non ha mai conosciuto. Ma Comala è un paese di ombre: molte voci, molte storie, e tutte sembrano provenire da un altrove misterioso. Juan Preciado dice: «Vedo cose e gente dove forse voi non vedete nulla». Ma il discrimine tra cose, gente e nulla è molto difficile da percepire e lui stesso è destinato a confondersi nel mormorío generale. Nessuno come Rulfo ha saputo rendere la coesistenza di passato e presente, della vita e della morte, raccontare il tempo come eterno e immobile in cui tutto ciò che sta succedendo è già successo. Anche per questo è stato ammirato da Borges, García Márquez e Cortázar. Di certo Pedro Páramo è considerato il punto di svolta della narrativa ispano-americana del Novecento.Con Pedro Páramo, Juan Rulfo annuncia il modo attraverso cui la cultura di un intero continente trova forse per la prima volta una voce propria – magari a partire dalla contrazione di nuovi debiti, primo fra tutti quello con William Faulkner, e dalla contemporanea accensione di futuri crediti, come la citatissima apertura del frammento 41: «Il padre Rentería si sarebbe ricordato molti anni dopo della notte in cui la durezza del suo letto lo tenne sveglio e poi lo obbligò a uscire», che è evidente modello per il famoso incipit di Cent'anni di solitudine: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio». Con quella voce trovata l'America Latina entra in conversazione con il resto del mondo e a sua volta lo rigenera, lo porta a trovare nuove strade, racconti e nuove voci ancora. (dalla prefazione di Ernesto Franco)"" -
Ogni cosa alla sua stagione
"Ora che avverto quotidianamente l'incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto..."""" dice Enzo Bianchi che parte con cuore, testa e memoria, alla ricerca di tutti i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l'infanzia o che ha raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi della vita e dell'anima. Sono il Monferrato con le sue colline, i """"bric"""", il paese con la sua comunità, le usanze, i proverbi, l'esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà. Sono la cella del monaco, un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita. Un luogo in cui si ripropone sovente la domanda: che ne è di noi? Perché questo viaggio, naturalmente, è anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre, nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando insieme ai famigliari e all'ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra e festeggia. Ma sono anche le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe e la sera della vigilia il grande ceppo, elsùc 'd Nadàl, ardeva nel camino. Sono tutti giorni che attraversano il tempo e fanno parte del nostro vivere: alcuni ci fanno soffrire, altri ci rallegrano e ancora ci stupiscono." -
Il dovere di avere doveri
Luciano Violante sostiene che si deve tornare al concetto di ""dovere"""" per far vivere pienamente la forza della democrazia. Senza doveri non esiste il concetto di nazione: i doveri specificano il senso complessivo della cittadinanza, come obbligo politico e come rete di rapporti civici. La continua rivendicazione di diritti senza alcun riferimento ai doveri, inoltre, aumenta l'egoismo sociale e allenta i legami di appartenenza alla comunità civile. I diritti senza doveri trasformano i desideri in pretese, sacrificano il merito e finiscono per legittimare gli egoismi individuali. Promettendo diritti senza richiedere l'adempimento di doveri si accresce il rancore sociale - perché si promette quello che non si può mantenere - e, in ambito pubblico, si conferiscono poteri di veto, lasciando campo libero alla demagogia e al populismo. Una tesi coraggiosa e attuale, per una nuova etica della cittadinanza."" -
Han Feizi
"Han Feizi"""" è il nome della raccolta degli scritti attribuiti a Han Fei, filosofo e teorico politico cinese vissuto nel III secolo a.C., alla fine del periodo degli Stati Combattenti. Pensatore in contrasto con la tradizione confuciana, Han Fei propugna l'idea di un impero unitario retto da un sovrano assoluto, forte e spietato. I suoi trattati prendono le mosse da un profondo scetticismo sulla natura umana, che va corretta e guidata da un rigidissimo sistema di ricompense e punizioni. Letto e portato a esempio dai grandi dittatori della storia dell'impero, Han Fei è stato studiato, palesemente o segretamente, dai politici cinesi di ogni epoca e rimane imprescindibile per capire la storia della Cina. Questa edizione dello """"Han Feizi"""", la prima in Italia, presenta la traduzione di 29 capitoli sui 55 dell'intera opera. Uno """"Han Feizi"""" essenziale che permette di attraversare tutti gli snodi principali del pensiero di questo filosofo, tra i più importanti del mondo cinese nonostante la crudeltà e la negazione di qualsiasi concetto di benevolenza o tolleranza possano risultare imbarazzanti oggi e siano risultate sgradevoli anche in passato, nella stessa Cina." -
Teatro. Vol. 6: celebrità-Su tutte le vette è pace-Piazza degli eroi-Dramoletti, Le.
Questo volume riunisce tre testi di Bernhard: Le celebrità, Su tutte le vette è pace, Piazza degli Eroi; piú tutti i testi brevi denominati da Bernhard «dramoletti».Ubulibri fece uscire, tra il 1982 e il 1999, cinque volumi del Teatro di Bernhard annunciandone un sesto conclusivo, che in realtà non fu mai pubblicato. Dopo aver ripreso i cinque volumi Ubulibri, ora Einaudi completa la serie realizzando finalmente questo fantomatico sesto volume. Contiene i tre testi lunghi non compresi nei volumi precedenti, piú tutti i testi brevi denominati da Bernhard «dramoletti». Inediti in traduzione italiana sono Le celebrità (1976), Su tutte le vette è pace (1981) e i tre dramoletti scritti in dialetto bavarese: Match, Un morto, Funzione di maggio (1981). Questi tre dramoletti dialettali sono tradotti da Umberto Gandini. Tutti gli altri testi sono tradotti da Alice Gardoncini. Ora che tutto il Teatro di Bernhard è disponibile anche in Italia, si potrà comprendere meglio la grandezza di questo scrittore, che con ironia e spirito di provocazione ha saputo innovare le abitudini teatrali piú radicate. E magari si potrà aprire una nuova stagione di messe in scena. D’altronde l’Italia ha avuto un ruolo significativo nella storia teatrale di Bernhard, visto che due dramoletti – Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me; Claus Peymann e Hermann Beil sulla Sulzwiese – sono stati messi in scena per la prima volta proprio in Italia da Carlo Cecchi un anno dopo la morte di Bernhard, nel 1990, e piú volte ripresi. La piú recente rappresentazione italiana di un testo di Bernhard è invece Piazza degli eroi mandata in onda da Rai 5 nel 2021 da un Teatro Mercadante privo di pubblico per il lockdown: protagonista Renato Carpentieri, regia di Roberto Andò. -
Che la festa cominci
Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un'avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana. Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtù della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti. E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina. -
Crisi. Come rinascono le nazioni
Con i suoi precedenti bestseller Jared Diamond ha mutato il nostro modo di comprendere ciò che fa nascere e morire le civiltà. In questo libro conclusivo della monumentale trilogia, Diamond descrive come le nazioni siano riuscite a riprendersi dalle crisi utilizzando processi di trasformazione «selettivi».rnrn«Jared Diamond c'è riuscito ancora una volta: un altro capitolo ricco, originale e affascinante della storia dell'umanità, questa volta dedicato a come le società siano uscite da terribili crisi – con alcuni consigli fondamentali per i nostri tempi difficili». rnrn Attraverso un'analisi comparativa, l'autore dimostra in che modo, nel recente passato, sette nazioni (Finlandia, Giappone, Cile, Indonesia, Germania, Australia e Stati Uniti) siano sopravvissute a sconvolgimenti epocali – dall'arrivo del commodoro Perry in Giappone all'invasione sovietica della Finlandia, dalla Germania del secondo dopoguerra al regime cileno di Pinochet – facendo ricorso a un processo di dolorosa autoanalisi e di adeguamento alla nuova realtà. Allo stesso tempo, volgendo lo sguardo al futuro, Diamond cerca di capire se il nostro mondo stia sperperando i vantaggi acquisiti, imboccando le vie del conflitto politico e del declino. E infine: quali lezioni possiamo ancora imparare dal passato per affrontare con successo le crisi di oggi, come i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e le polarizzazioni sociali? Aggiungendo la dimensione psicologica alla formidabile comprensione della storia, della geografia, dell'economia e dell'antropologia tipica di tutto il lavoro di Diamond, Crisi ci fa intendere di quali strumenti le nazioni e gli individui debbano dotarsi per diventare piú resilienti e consapevoli. rnrn«Tutti, a ogni livello, si trovano prima o poi ad affrontare crisi e spinte al cambiamento. Tutti, nessuno escluso: dai singoli individui ai gruppi, alle aziende, alle nazioni, fino al mondo intero. Le crisi possono nascere da cause esterne, come la perdita di un coniuge o l'atteggiamento aggressivo di un'altra nazione; oppure da cause interne, come un grave problema di salute o un conflitto civile. Per affrontare in modo positivo le pressioni interne o esterne è necessario un processo di cambiamento selettivo , e questo vale tanto per le nazioni quanto per gli individui. La parola chiave è dunque ""selettivo"""". Non essendo possibile né auspicabile che gli individui e le nazioni cambino completamente, abbandonando ogni aspetto della loro identità passata, la sfida diventa, tanto per le nazioni quanto per le persone in crisi, capire quali parti della loro individualità stiano già funzionando bene e non vadano modificate, e quali invece necessitino di un cambiamento. Individui e nazioni devono innanzitutto valutare onestamente le proprie capacità e i propri valori: decidere quali parti di sé restano adeguate anche nella nuova realtà e sforzarsi coraggiosamente di riconoscere ciò che invece va cambiato. L'obiettivo è individuare nuove soluzioni in armonia con le capacità e le caratteristiche di ciascuno. Al tempo stesso è necessario tracciare un confine intorno agli elementi fondanti della propria identità, che in quanto tali non si ritengono modificabili»."" -
Prima di me
C'è qualcosa che unisce Prima di me, pubblicato da Julian Barnes nel 1982, a Il pappagallo di Flaubert, uscito pochi anni piú tardi: il bisogno, la smania di scoprire la verità sulla vita di un altro, che si tratti del proprio idolo letterario e modello ispiratore, o della propria amatissima compagna di vita. rnrn«Un romanzo straordinariamente acuto e originale» - New York Review of Booksrn«Divertente, triste e vagamente sinistro... Rivela la tangibilità e ilo pericolo della gelosia» - The Spectatorrnrn È il 22 aprile 1977 quando per Graham Hendrick, goffo e noioso docente di storia alla London University, hanno inizio «i giorni di miele». Dall'indolenza di un matrimonio insapore, Graham torna a gioire accanto alla giovane Ann Mears, con trascorsi da attricetta in qualche film di serie B. Fino al triste giorno in cui Graham coglie in flagrante l'amata fedifraga, e poco importa che sia solo sullo schermo di un cinema di periferia. Il compassato professore precipita nell'abisso della gelosia retroattiva e la felicità dell'innamoramento deraglia in follia sanguinaria. Prima di me è una palpitante commedia nera che non lascia scampo: comico e macabro, raccapricciante e grottesco, è fra i romanzi piú cupi e divertenti che Julian Barnes abbia mai scritto. «Un romanzo straordinariamente acuto e originale». Frank Kermode, «New York Review of Books» A trentotto anni, sposato da quindici, a metà strada con il pagamento di un mutuo e, verosimilmente, della sua stessa esistenza, a Graham Hendrick pare già di intravedere la china. Storico diligente, marito annoiato e padre distratto, è incapace di grandi emozioni e da tempo ha rinunciato ai piaceri del corpo, riducendosi a custodire tutto quanto abbia per lui valore nello spazio esiguo della sua scatola cranica. Poi, il 22 aprile 1977, incontra a una festa la giovane ed effervescente Ann Mears e da quel momento dà inizio ai suoi «giorni di miele». Dapprima si incontrano clandestinamente e di lei ama la spontaneità, la franchezza, quel modo incantevole e disinibito di parlare di sé e del suo passato; insomma, tutt'altro rispetto a ciò a cui lo ha abituato la moglie, la detestabile Barbara, dalla quale si separa molto presto. Graham e Ann convolano a nozze e la loro «vacanza» sembrerebbe destinata a durare tutta una vita. Senonché, Graham si ritrova in un cinema di periferia con la figlia Alice a vedere una pellicola in cui Ann recita il ruolo imbarazzante di sgualdrinella del gangster. È in quel preciso istante che il dubbio si insinua e il suo amore, che vorrebbe esclusivo, è inquinato dal rimpianto di non essere il primo, dall'ansia lacerante di scoprire chi e quanti lo hanno preceduto. Perché la sua gelosia, una lente che ingrandisce e distorce, non ha nulla a che fare con lo stato presente, e Graham, da storico rigoroso qual è, applica un metodo di ricerca infallibile, un'indagine tanto scrupolosa quanto ossessiva, al punto da non saper piú distinguere la vita vera dalla vita di celluloide, i fatti quotidiani dagli incubi notturni. C'è qualcosa che unisce Prima di... -
Guardando il sole
«Un libro strabiliante e temerario, abitato da una filosofia spigliata e canaglia. Una storia buffa e toccante, che arriva al cuore e al cervello di chi legge» - The Glasgow Herald rnJean Serjeant vive quasi cent'anni, accompagnata da fantasie e amori non consumati, matrimoni e figli, viaggi e ritorni, tutto l'incanto e la delusione di ogni vita. Ma la magia è sempre stata lí, a far capolino dietro le dita schiuse. Come quella notte del giugno 1941 quando il sergente-pilota Thomas Prosser, sorvolando i cieli della Francia settentrionale sul suo Hurricane IIB, si volge verso est a guardare la Manica e si accorge che l'arancia del sole già spunta dalla viscosa banda gialla dell'orizzonte. Poi l'avvistamento di un pericolo giú a terra, una discesa di qualche migliaio di piedi, ed eccolo, il miracolo: lo stesso sole che si leva dallo stesso punto dello stesso mare. Un'altra alba, a pochi minuti dalla prima. «Possibile? Sí, pensava, tutto era possibile». Le domande (numerose e bizzarre) e le risposte (pressoché nulle) sono quelle di Jean Serjeant, una donna del tutto ordinaria le cui vicissitudini ripercorrono quasi un secolo di storia. La incontriamo bambina, fatalmente e ingenuamente innamorata dell'eccentrico zio Leslie con il quale condivide risate sguaiate e giochi spericolati, l'incanto di trucchi fumosi e indovinelli improbabili: perché agli ebrei non piace giocare a golf? Esiste davvero un museo del panino? Perché il cibo esce tanto diverso dall'altra parte del corpo? Il paradiso è in cima al camino come sospettava? E perché i visoni sono cosí ostinatamente attaccati alla vita? Le risposte, com'è ovvio, non hanno alcuna importanza, ma saranno proprio queste sollecitazioni – scintillanti e misteriose al contempo – a svegliare quella curiosità che le farà da bussola nella vita adulta. A seguito di un matrimonio deludente, una maternità tardiva e numerosi fallimentari tentativi di comprendere l'universo maschile, Jean sfodererà saggezza e coraggio imprevisti per poter rispondere, con la vita stessa, a un paio di domande mai esplicitamente formulate: come fa la gente comune, protagonista di vite anonime e incolori, a proteggersi dal tedio? Ed è capace, di tanto in tanto, di rendere la propria esistenza straordinaria? -
La diversità come ricchezza ovvero a che serve l'Europa?
Fino alla nascita dell'euro, lo sfruttamento positivo delle diversità è stato alla base dell'idea di integrazione economica come motore dello sviluppo. Una moneta unica, al contrario, richiede che le diversità siano ridotte al minimo, possibilmente eliminate. La grande sfida dell'Europa sta nel riuscire a conciliare diversità e uguaglianza. E ciò che affermano, in questo saggio privo di tecnicismi, Michele Canonica e Pier Carlo Padoan, da sempre in prima linea sul fronte del dibattito europeo. Lo scopo di questo pamphlet non è quello di prendere di petto la demagogia dei cosiddetti ""euroscettici"""", bensì di offrire argomenti a sostegno dell'Europa secondo una prospettiva nuova, più concreta di quella spesso propagandistica che negli ultimi decenni ha appesantito la discussione tra gli europeisti, in particolare quelli italiani. Gli autori, infatti, sono convinti che la costruzione europea potrà avere un futuro soltanto a condizione di difenderla in modo razionale, spazzando via i luoghi comuni, che hanno finito per renderla poco credibile, e mostrandone con chiarezza tutti gli elementi di gracilità. Compresi quelli che risalgono a un passato storico-culturale più o meno vicino."" -
La fragilità che è in noi
Quale è il senso di un discorso sulla fragilità? Quello di riflettere sugli aspetti luminosi e oscuri di una condizione umana che ha molti volti e, in particolare, il volto della malattia fisica e psichica della condizione adolescenziale - con le sue vertiginose ascese nei cieli stellati della gioia e della speranza, e con le sue discese negli abissi della insicurezza e della disperazione -, ma anche il volto della condizione anziana, lacerata dalla solitudine e dalla noncuranza, dallo straniamento e dall'angoscia della morte. La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e di delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi. -
I fiori del male
«Il più grande esempio di poesia moderna in qualsiasi lingua» – T.S. EliotI movimenti segreti della sensibilità e della coscienza, la malattia, la morte, la noia e la solitudine, l'osservazione della vita in ogni sua forma, dalla più pura alla più perversa, sono al centro della grandiosa e attualissima arte poetica di Baudelaire, qui raccolta in un volume che comprende tutta la sua produzione. Giovanni Raboni, che per un quarto di secolo si è cimentato con la traduzione dell'opera di Baudelaire, ne propone una versione aggiornata, nell'intento di «rendere più coperta, più implicita, meno espressionisticamente vistosa» la «divaricazione fra alto e basso, fra sublime e comico, fra ""poesia"""" e """"prosa""""», che sta alla base e che definisce la singolarità del poeta parigino."" -
Notti bianche
«Tutto il castello di fantasticherie intorno a lui è crollato senza lasciare tracce, in silenzio.»Il sognatore di Notti bianche è «una natura particolare», che passa come un'ombra ai margini della realtà, lontano dalla grettezza del mondo. Perso negli ideali di una fervida immaginazione e immerso in uno sciame di fantasticherie, il giovane vagabonda nelle evanescenti notti pietroburghesi in penosa solitudine. Un isolamento che sarà dissipato solo dall'incontro con un'altra insonne, notturna creatura che gli regalerà il sogno di un'avventura meravigliosa.Traduzione e cura di Giulia Gigante -
Il principe
«Quello del populo è piú onesto fine che quello de' grandi.»Ogni epoca si è riconosciuta nel Principe, con argomenti sempre diversi. I motivi che lo hanno reso un classico sono ancora oggi attuali: il conflitto tra il desiderio di dominare la realtà politica e la ragione, la percezione di un momento storico indecifrabile, la natura del potere... Il capolavoro di Machiavelli viene qui presentato in una nuova edizione critica, con un ricco commento a piè di pagina, ausili letterari, rimandi culturali, chiarimenti storico-politici e spunti interpretativi. -
Uno, nessuno e centomila
«Un uomo nella vita. Un uomo, così, e basta.»Vitangelo Moscarda arriva a una convizione che lo sconvolge: l'uomo non possiede un'identità ma è condannato a vivere le infinite personalità che gli altri gli attribuiscono. Quella di Uno, nessuno e centomila è una macchina narrativa che sbriciola ogni possibile trama in tanti sbalzi e andirivieni, soste riflessive, digressioni saggistiche improvvise, soliloqui. Un fiume tumultuoso e straripante in cui si sviluppa la lucida follia del protagonista. Un percorso di distruzione dell'io che è insieme una destrutturazione del romanzo demiurgico e un provocatorio sfilacciamento della logica tradizionale del racconto.