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Vite immaginarie
"Sfortunatamente, i biografi di solito hanno creduto di essere degli storici. E così ci hanno privato di mirabili ritratti. Hanno creduto che solo la vita dei grandi uomini potesse interessarci. L'arte del biografo dovrebbe consistere, piuttosto, nel dare lo stesso risalto sia alla vita d'un povero attore che a quella di Shakespeare"""". È questa la premessa da cui Marcel Schwob parte per realizzare le sue Vite immaginarie, e dunque i personaggi delle ventidue biografie che compongono il libro non sono soltanto uomini (e donne) illustri, come Lucrezio, Paolo Uccello o Cecco Angiolieri, ma anche e soprattutto comparse minori, pirati, donne di malcostume, eretici e assassini, individui pressoché impossibili da trovare nei libri di storia. Abbozzati in pochi tratti sapienti, magistrali per concisione, perfezione formale e densità, questi ritratti si leggono come entrando in un'allucinazione possente: sono """"puro hashish... danno fuoco all'immaginazione"""", dirà il poeta Albert Samain. Quei destini emersi dalle pieghe segrete della Storia non hanno mai smesso di esercitare il loro fascino su intere generazioni di scrittori (Borges, Michon, Schneider, Wilcock, Tabucchi, Bolaño, Reyes...) e di lettori che sanno """"leggere nel bianco delle pagine"""", fra le righe." -
In vino veritas
Primo dei cinque scritti che compongono l'opera polifonica ""Stadi sul cammino della vita"""" (1845), """"In vino veritas"""" è una brillante rivisitazione in chiave moderna del Simposio platonico. Cinque commensali si danno appuntamento per un banchetto e finiscono a discutere d'amore: ritroviamo Johannes, già autore del Diario del Seduttore, Victor Eremita, l'editore di Enten-Eller, Constantin Constantius, autore de La ripetizione, un Giovane e uno Stilista di moda. Se il Giovane inesperto guarda all'amore e al rapporto tra i sessi con un'idealità che poco si concilia con la concretezza della vita, lo smaliziato Constantin racconta invece la storia di un'esperienza reale declinandola nell'ottica disimpegnata del gioco, dello scherzo, mentre Victor discetta della trasformazione spirituale che il rapporto con il femminile causa nell'uomo. Il tono diviene solo apparentemente frivolo quando lo Stilista dichiara che la natura femminile si rivela autenticamente solo nel rapporto con la Moda, e infine Johannes il Seduttore si cimenta in una lode della donna, disconoscendo quanto detto dai suoi convitati: """"Il sesso femminile, lungi dall'essere più imperfetto di quello maschile, è al contrario il più perfetto"""". In una cornice struggentemente romantica, ironia e arguzia squarciano il velo della malinconia, per rivelare la profondità dialettica che si cela dietro la superficie delle scelte amorose."" -
Vita
“Il parlare, e molto più lo scrivere di se stesso, nasce senza alcun dubbio dal molto amor di se stesso”rn«Carla Forno è una delle voci più autorevoli sul Vate di Asti e storica direttrice del Centro studi alfieriani» - Fulvio Lavinia, La StamparnÈ la primavera del 1790 quando Vittorio Alfieri inizia a scrivere la ""Vita"""". Ha poco più di quarant'anni, ha già composto le tragedie e, soprattutto, sta sperimentando l'amara delusione della Rivoluzione francese, degenerata in violenza sotto i suoi stessi occhi. """"Vita"""" segna per lui il culmine di un percorso di autoconoscenza, avviato nelle pagine di un diario giovanile e proseguito in generi letterari diversi: è una ricerca della propria identità nel metaforico specchio della mente, prendendo le distanze dal sé e creando un proprio personaggio. Così facendo l'autore riesce nel mirabile intento di estraniarsi dalla materia trattata per farla decantare, ove necessario, nel filtro dell'ironia. Come scrive Carla Forno, """"Alfieri non intende tracciare un autoritratto fedele di sé. Traccia, all'opposto, un ritratto in divenire, che rifugge dalla confessione dell'inconfessabile. Anche per questo, nella Vita, le omissioni sono spesso rivelatrici, i silenzi eloquenti"""". Questo è dunque molti libri in uno: le memorie dell'infanzia e le avventure della giovinezza, gli amori, la riflessione politica e infine quella poetica, che trasformano quest'opera nell'unico, autentico romanzo del nostro Settecento."" -
La luna e i falò
L'ultimo, autobiografico capolavoro di Cesare Pavese.«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.»Pubblicato nell'aprile del 1950, La luna e i falò è l'ultimo romanzo di Cesare Pavese, uno dei capisaldi della letteratura italiana del Novecento. Ambientato nelle Langhe all'indomani della Liberazione, ha per protagonista un uomo di cui conosciamo solo il soprannome, Anguilla, che torna al suo paese dopo molti anni trascorsi in America, dov'era emigrato per sfuggire al regime fascista. In compagnia di Nuto, il falegname che un tempo fu figura paterna per l'orfano Anguilla, l'uomo ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza alla ricerca delle proprie radici e delle persone che hanno abitato la sua giovinezza. Tuttavia il mondo della memoria non esiste più: i luoghi amati sono in possesso di mezzadri violenti e le persone con cui il protagonista aveva condiviso i primi anni di vita, morte nella guerra o vittime di soprusi. Costruito come un continuo viavai tra il passato e il presente, La luna e i falò mette in scena i temi della guerra partigiana, della cospirazione antifascista, della lotta di Liberazione, e li a lega a esperienze private come l'amicizia, la sensualità, la morte. Una straordinaria miscela che rende questo romanzo il capolavoro di Pavese e l'opera che ricompone la sua esperienza umana e letteraria. -
Le avventure di Sherlock Holmes
Dodici dei racconti dedicati a Sherlock Holmes che apparvero su rivista, riscuotendo un incredibile successo. In poche pagine, Conan Doyle dimostra di saper allestire misteri complessi.Dopo i romanzi di Sherlock Holmes, arriva in ""Universale Economica"""" la prima delle due raccolte di racconti che il creatore del famoso investigatore pubblicò su rivista. Dodici testi che mettono in scena la maestria di Conan Doyle nell'allestire misteri complessi persino in poche pagine. Dall'iconico Uno scandalo in Boemia in cui viene presentata l'unica donna che abbia mai colpito l'immaginario di Holmes, Irene Adler, """"La donna"""", al bizzarro caso della Lega dei capelli rossi, passando per le misteriose morti che avvengono dopo poco che si sono ricevuti per posta Cinque semi d'arancio.«Il dottor Conan Doyle s'è dimostrato in questa notevole serie di storie un narratore nato. È stato capace di escogitare trame eccellenti e colpi di scena interessanti, e di raccontare la vicenda in uno stile onesto, pieno di vigore e schiettezza. E, soprattutto, il suo maggior merito fra i tanti risiede nel fatto che i suoi racconti sono privi di riempitivi, di lungaggini. Sa quanto sia piacevole la brevità, quanto ogni storia tenda sempre a essere troppo lunga, e così ci ha dato racconti che possiamo leggere sul divano dopo cena mentre ci beviamo un caffè. Impossibile scordarsi l'inizio prima di essere arrivati alla fine. Il dottor Doyle non ti permette mai di scordare un incidente o di perdere un dettaglio. Non mi stupisce che i suoi racconti abbiano avuto tanto successo.» (dalla postfazione di Joseph Bell, medico che ispirò il personaggio di Sherlock Holmes)"" -
1984
È il 1984 e a Londra, ""vasta e rovinosa, una città di un milione di pattumiere"""", l'ordine è mantenuto da una psicopolizia che interviene alla minima situazione di dissenso e le case sono provviste per legge di televisori-telecamere. Sono strumenti per controllare le vite dei cittadini, e di essi si serve il Partito, sistema di governo al cui vertice si trova Big Brother, misteriosa figura che nessuno ha mai visto di persona, sebbene le sue immagini campeggino su ogni muro per ricordare agli abitanti che sono osservati. In questo scenario si muove Winston Smith, oscuro funzionario di basso livello del Partito, impiegato al Ministero della Verità con il compito di riscrivere la storia per allinearla all'attuale pensiero politico. Ma la sua propensione per una condotta morale e un certo interesse per la verità lo porteranno su una strada che, se scoperta, verrebbe considerata """"ribelle"""". Sono questi gli ingredienti di un capolavoro in cui Orwell mette in guardia il lettore dalle derive e dalle assurdità dei totalitarismi - con il loro disprezzo per la vita umana, l'uso della violenza fine a se stessa, il culto del leader elevato a divinità. Soprattutto, nello stigmatizzare l'ansia collettiva di cancellare i legami con il passato e il processo di impoverimento che svuota il linguaggio di ogni significato, affonda il dito nelle piaghe che affliggono la nostra contemporaneità."" -
Flush. Una biografia
È l'inizio dell'estate del 1842 quando Flush – un cucciolo di cocker spaniel di razza purissima, manto marrone tendente all'oro, coda folta, nessun ciuffo fuori posto – varca la soglia del numero 50 di Wimpole Street, a Londra, per essere regalato a una delle più grandi poetesse inglesi, la brillante e sventurata Elizabeth Barrett. Tra i due basta un'occhiata, un lampo di riconoscimento, perché nasca un'intesa. Finché, qualche tempo dopo, nella vita tranquilla di Flush entra un rivale: il poeta Robert Browning. Leggendo la corrispondenza di Elizabeth Barrett Browning, Virginia Woolf rimane così colpita dalle descrizioni che la poetessa fa del suo cane da decidere di dedicargli una biografia. Mescolando realtà e finzione, guizzi di umorismo e lampi di autentica poesia, Woolf ricostruisce la vita di Flush, che diventa non solo il racconto del rapporto unico e straordinario che si crea tra un cane e il suo padrone, ma anche un vivido ritratto della società vittoriana e un'acuta riflessione sulla natura umana, vista attraverso lo sguardo di un cane. E scopriamo così che a Virginia Woolf si addice lo straniante sguardo dal basso, del cane, che dal sottosuolo dei sensi, più che dall'empireo dell'intelletto, raccoglie la materia della propria visione. -
Dialoghi con Leucò
«L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia.»È il 1947 quando Pavese pubblica una raccolta di ventisette dialoghi brevi, con protagonisti personaggi del mito: divinità, eroi, poeti. Nulla di più lontano, in apparenza, dai temi che dominano la produzione culturale in un'Italia che, da poco riemersa dalla devastazione della Seconda guerra mondiale, gronda di storie da raccontare, tutte ispirate a fatti veri e che il cinema neorealista non tarderà a fare proprie. In questo panorama Pavese sembra tirarsi da parte, cedere al «suo capriccio, la sua musa nascosta, che a un tratto lo inducono a farsi eremita» (come scrive egli stesso), lontano dalla materia incandescente dell'attualità. Ma proprio l'apparente astrazione e l'atemporalità del mito permettono a Pavese di affrontare a viso aperto, con un affondo più ardito e urgente, i grandi nodi che chiamano in causa non solo gli intellettuali del Secondo dopoguerra, ma ogni singolo essere umano. La dialettica tra vita e destino, tra uomo e natura, tra necessità ineluttabile e aspirazione impossibile: sono questi alcuni dei temi al cui cuore scavano le parole di Eros e Tànatos, Calipso e Odisseo, Edipo e Tiresia. Parole capaci di trascinare ogni lettore, di qualsiasi epoca, a tu per tu con la vertigine della condizione umana. -
La commedia degli errori. Testo inglese a fronte
"La commedia di Shakespeare indaga sulla differenza - cos'è reale? cos'è irreale? - con profonde intuizioni, che svilupperanno nel suo teatro a venire. E tratta con freschezza e maestria umori e sentimenti, emozioni e sconcerti dell'anima e della mente, su cui più avanti Shakespeare costruirà i suoi grandi personaggi. Ma già qui e ora, grazie alla straordinaria capacità di amalgamare influenze classiche, medievali, rinascimentali e folk, il giovane, eclettico drammaturgo arriva a un risultato notevolissimo. E geniale. Tutto suo. Particolarissimo. Singolare. Sì, è vero, Shakespeare si rifà a Plauto, ma se in Plauto l'artificio è ostentato, in Shakespeare invece esso si dissolve nella naturalezza e il tono della risata è cambiato, non più aspro, satirico, ma addirittura pudico, gentile. Sottolineo le differenze non per stabilire graduatorie di merito. Ma perché solo dalla differenza scatta l'identità. Insegnamento che viene per l'appunto da questa commedia, che state per leggere. Ne godrete, non si può non farlo."""" (Nadia Fusini)" -
Il caso di Charles Dexter Ward-Alle montagne della follia
“Era un suono maledetto: uno di quegli oltraggi cupi e insidiosi della natura che non dovrebbero esistere”Un giovane studioso, schivo e solitario, comincia a indagare su un proprio antenato, presunto negromante dedito a pratiche oscure volte a risuscitare i morti. L'interesse per questo avo e i suoi rapporti con le forze sovrannaturali si trasforma a poco a poco in un'ossessione che trascinerà Charles Dexter Ward in una spirale di follia senza fine. Una spedizione scientifica in Antartide s'imbatte in una scoperta sensazionale: conservati nel ghiaccio perenne, in una grotta ai piedi di una gigantesca catena montuosa, giacciono i corpi perfettamente conservati di alcune creature mostruose e sconosciute. Le comunicazioni del gruppo di ricerca, però, si interrompono all'indomani del ritrovamento. Una seconda spedizione, inviata per indagare sulle sorti dei ricercatori scomparsi, troverà il campo devastato da una furia sconosciuta che ha abbandonato a terra i corpi di uomini e cani dopo averli terribilmente dilaniati. -
Il disagio della civiltà. Testo tedesco a fronte
Il prezzo del progresso civile si paga con la perdita della felicitàSiamo a cavallo degli anni venti e trenta del Novecento e una feconda intuizione riporta Freud a leggere le dinamiche della società attraverso il prisma delle categorie psicoanalitiche elaborate nei precedenti trent'anni di ricerca, delineando una concezione del vivere comune come sistema che, originato dalla condivisa necessità di contrastare le minacce alla sopravvivenza umana, finisce inevitabilmente per porre limiti importanti alle pulsioni naturali del singolo. L'evolversi e l'articolarsi della civiltà si configurerebbero quindi come un processo di erosione della felicità e della libertà individuali. È sull'equilibrio teso e precario fra necessità confliggenti ma ugualmente ineludibili che si gioca, secondo Freud, il futuro dell'umanità. Questo breve ma decisivo testo appare oggi come il ritratto lucido di un'epoca destinata a chiudersi nella stretta feroce del nazismo e del fascismo, ma anche come una lettura calzante della nostra contemporaneità, sempre più pervasa da inquietudini private e collettive. -
Il piccolo Hans. Testo tedesco a fronte. Ediz. bilingue
“Sintomo e farmaco sono fatti della medesima materia – il linguaggio” - Daniele Del GiudiceI casi clinici di Freud rappresentano la fondazione dell'edificio psicoanalitico. La consistenza di tale fondazione è però ambigua, contraddittoria. All'origine non vi sono fatti, ma storie narrate, ascoltate che tessono la trama di un resoconto che ricorda dappresso la finzione letteraria. Alla grande prosa freudiana, gli storici hanno contrapposto la realtà accertata dai documenti; gli eredi, accettandone la verosimiglianza, ne hanno corretto gli errori, per una sempre maggior coerenza della disciplina. La storia clinica del piccolo Hans, la prima analisi di un bambino, mostra come la messa a punto dei concetti cardine - angoscia, Edipo, castrazione non sia che la testimonianza di quell'incontro straordinario per cui il soggetto viene a modificare il proprio statuto, lasciando emergere i fantasmi che lo abitano e che abitano la teoria. Finzione o realtà, successo o insuccesso terapeutico, la cosa non sembra rivestire una grande importanza. -
L' uomo dei lupi. Testo tedesco a fronte. Ediz. bilingue
“Il caso dell’Uomo dei lupi fa ormai parte della Storia della civiltà occidentale” - Giorgio PressburgerI casi clinici di Freud rappresentano la fondazione dell'edificio psicoanalitico. La consistenza di tale fondazione è però ambigua, contraddittoria. All'origine non vi sono fatti, ma storie narrate, ascoltate che tessono la trama di un resoconto che ricorda dappresso la finzione letteraria. Alla grande prosa freudiana, gli storici hanno contrapposto la realtà accertata dai documenti; gli eredi, accettandone la verosimiglianza, ne hanno corretto gli errori, per una sempre maggior coerenza della disciplina. La storia clinica dell'Uomo dei lupi dice di un incontro straordinario, che può darsi solo nello spazio dell'analisi. Incontro con la realtà psichica dell'altro, cui la teoria risponde costruendone la scena dell'accadere, attraverso le nozioni che il caso permette di definire: scena originaria, nevrosi infantile... Finzione o realtà, successo o insuccesso terapeutico, la cosa non sembra rivestire una grande importanza. -
I canti di Maldoror
Insolente e provocatorio, scritto in una prosa dalla potenza lirica, ""I canti di Maldoror"""" è un poema dell'inconscio e un'allegoria del Male, un grido di blasfema ribellione contro Dio e la società. Il protagonista, Maldoror, maestro dei travestimenti perseguito dalla polizia poiché ritenuto incarnazione del Male, si fa strada attraverso un mondo sinistro e sadico, popolato da becchini, ermafroditi, prostitute, squali, pazzi e bambini inquietanti. Egli rappresenta l'uomo che si rivolta contro il suo Creatore, uccidendolo e facendolo a pezzi. Delirante, erotico, sacrilego e grandioso al contempo, ignorato dai più alla pubblicazione e criticato per la scrittura esplicita e grottesca, """"I canti"""" fu riscoperto alla fine dell'Ottocento, raggiungendo notevole successo come uno dei primi e più straordinari esempi di scrittura surrealista. È oggi ritenuto fra i testi più interessanti e ricchi di spunti del maledettismo ottocentesco, di quel romanticismo satanico che rivendica all'artista il ruolo di angelo caduto, tanto più emarginato quanto più profondamente consapevole."" -
Robin Hood. Il principe dei ladri
«In tutta la contea non esiste arciere che gli stia alla pari. Il suo carattere è retto quanto la traiettoria delle sue frecce.»Affidato fin dall'infanzia alle cure di un'umile famiglia di guardaboschi, Robin, legittimo e misconosciuto erede della contea di Huntington, cresce tra gli alberi e le radure della foresta di Sherwood. È ancora un ragazzo ma si è già conquistato la fama di abile arciere quando fa conoscenza con Allan Clare e sua sorella Marian. È l'inizio di un amore travolgente – quello di Robin per Marian – ma anche di una lotta senza quartiere che infliggerà al protagonista dolori e sofferenze inimmaginabili: coinvolto nel rapimento di Christabel, figlia dello sceriffo di Nottingham invaghita di Allan Clare, Robin Hood pagherà caro l'affronto. L'ira di Fitz Alwine, lo sceriffo, non risparmierà né la famiglia adottiva né la casa di Robin, giungendo a precludere al giovane la possibilità di rivendicare i propri diritti di nascita. Ma Robin non è uomo da arrendersi a persecuzioni e prepotenze e, affiancato da una banda di valorosi amici – Little John, frate Tuck, Will Scarlett –, risponderà colpo su colpo alle crudeltà dello spietato barone. Opera postuma e, secondo molti, apocrifa del più grande maestro del romanzo di avventura, Robin Hood, il principe dei ladri è un romanzo appassionante, la cui fama è forse riuscita a superare quella del proprio autore: un enorme successo capace di vincere la prova del tempo, conquistando attraverso i secoli un pubblico vastissimo, che si rinnova generazione dopo generazione. -
Ulisse
La storia, disse Stephen, è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi.Dublino, 16 giugno 1904, uno dei giorni più importanti sul calendario della letteratura mondiale. È la data scelta da James Joyce per immortalare in poco meno di ventiquattr’ore la vita di Leopold Bloom, di sua moglie Molly e di Stephen Dedalus, realizzando un’opera destinata a rivoluzionare il romanzo. È l’odissea quotidiana dell’uomo moderno, protagonista non di peregrinazioni mitiche e straordinarie, ma di una vita normale che però riserva – se osservata da vicino – non minori emozioni, colpi di scena, imprevisti e avventure del decennale viaggio dell’eroe omerico. “Leggere l’Ulisse,” scrive Alessandro Ceni nella sua Nota introduttiva, “è come guardare da troppo vicino la trama di un tessuto” dove le parole, che sono i nodi della trama, rivoluzionano. Trascinata da una scrittura mutevole e mimetica, da un uso delle parole che è esso stesso narrazione, la complessa partitura del romanzo procede con un impeto che scuote e disorienta. Perché “un testo così concepito esige un lettore pronto a traslocarvisi armi e bagagli, ad abitarlo, a starci dentro abbandonando ogni incertezza”. Solo immergendosi senza riserve nella scrittura il lettore potrà uscirne davvero, alla fine, inondato di tutta la luce che questo romanzo concentra in sé. -
Arsène Lupin, ladro gentiluomo
Istrionico, audace, impertinente. È Arsène Lupin, bestia nera delle forze dell'ordine, seduttore infallibile di ogni donna incontrata sul proprio cammino, eroe d'elezione di chiunque apprezzi un sense of humour sottile e raffinato.«Leblanc fa di Lupin l'incarnazione dell'eroe francese, rappresentante di una energia, di uno slancio vitale, di un gusto per l'azione non disgiunto da un rispetto per la tradizione» – Umberto EcoFacendosi beffe delle regole costituite, Arsène Lupin deruba e mette in ridicolo i ricchi borghesi, ma non per astratto afflato anarchico o desiderio ridistributivo alla Robin Hood. No, a muoverlo sono sete di potere, gusto dell'azione e bisogno di dispiegare tutta la propria energia fisica e intellettuale. In questo senso Arsène Lupin è un vero e proprio uomo del proprio tempo, la Belle Époque francese, che filtra tra le pagine delle sue avventure incarnandosi non solo nell'(auto)ironia del protagonista, ma anche nel suo approccio al mondo, ampiamente debitore dei pensatori francesi dell'epoca – in primis Bergson, con il suo ""élan vital"""" declinato in chiave superomistica. E fu proprio questo suo essere profondamente in sintonia con il sentire di un'epoca a farlo apprezzare anche dai lettori colti legati ai circoli delle avanguardie, oltre che a consacrarlo come eroe indimenticabile della narrativa popolare e di intrattenimento."" -
Negli abissi luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica
«O beato colui che conoscendo le iniziazioni degli dei vive felice nella purezza» - EuripideOvunque, in ogni angolo del mondo, negli albori della civiltà compaiono le figure dello sciamano e della sciamana, uomini e donne dello spirito, mediatori e mediatrici tra il visibile e l'invisibile per conto della comunità, guaritori e guaritrici, esperti di farmaci e incantamenti, guide spirituali. Di questa universalmente diffusa esperienza spirituale, affidata alla comunicazione orale e a pratiche rituali, permangono chiarissime tracce anche nelle opere scritte di alcuni dei maggiori Sapienti greci. Tracce che questo volume raccoglie e connette, offrendo, attraverso una ricchissima selezione di testi, una panoramica di testimonianze sui vari ambiti e le diverse modalità in cui poteva concretizzarsi la pratica sciamanica. Da Empedocle a Parmenide, da Omero a Esiodo, da Eschilo ad Aristofane; e, ancora, da Platone ad Aristotele, da Pindaro ad Apollonio Rodio, i testi greci traboccano di pratiche e credenze che gravitano intorno a varie tecniche dell'estasi, cerimonie e rituali che favoriscono il contatto diretto con essenze soprannaturali allo scopo di recare benefici ai singoli e alla comunità. Ne emerge il ritratto accurato e inequivocabile di una realtà in cui quella che Jung chiama ""anima"""" e i greci """"noûs"""" ancora conservava la sua interezza, mantenendo attivo l'""""occhio dell'anima"""", il fulcro dell'interiorità individuale che tutto connette e ricompone nel Grande Uno."" -
La bellezza, l'anima e l'uno
Nelle alterne vicende dell'esistenza terrena, la percezione della bellezza costituisce per l'anima un'esperienza fondamentale per l'intensità e la qualità degli affetti e dei pensieri che suscita, e per i cammini e le prospettive che può in vario modo dischiudere. Per Plotino infatti la bellezza rappresenta un elemento imprescindibile di quello che possiamo chiamare il romanzo dell'anima: racconto drammatico e insieme meditazione filosofica che ha per oggetto la vita della psyché oscillante tra i due poli dell'intelligibile e della materia, fintanto che non si produca, nella folgorazione istantanea, il contatto ineffabile con il principio primo della realtà. Dal visibile all'invisibile, dal materiale all'immateriale, dalla dimensione dei corpi al regno della mente e del pensiero assoluti, dal dispiegamento del molteplice all'unità assoluta: questo è il viaggio iniziatico cui i trattati plotiniani qui raccolti (Il bello, Il bello intelligibile e Il bene e l'Uno) invitano il proprio lettore, questa è la traiettoria di una philosophia, di un ""amore della sapienza"""" che, giorno dopo giorno, è esercizio e pratica di sé, impegno vitale e sforzo strenuo di accedere a un altro piano di coscienza e a una diversa forma di esistenza."" -
Tom Jones
«Fielding è l’Omero in prosa dell’umana natura» - George Gordon ByronTom Jones è un trovatello accolto e allevato da un ricco e magnanimo gentiluomo di campagna, Mr Allworthy. Onesto e di buon cuore, seppur tendente a una certa passionale promiscuità, Tom è circondato da persone viscide e disoneste a causa delle quali deve prima rinunciare all'amore per Sophia, figlia del vicino di casa, che non vuole concedere la mano della figlia a un trovatello, e poi è costretto a fuggire quando viene messo in cattiva luce agli occhi del suo stesso benefattore. Ha così inizio il viaggio picaresco dell'orfano, in cerca di risposte e di un modo per ripristinare la propria reputazione agli occhi dell'amato Mr Allworthy. Il romanzo ebbe un immediato successo, anche se non pochi furono quelli che si scandalizzarono per un preteso ""immoralismo"""" dell'eroe e del suo creatore. In pochi romanzi - settecenteschi e non - è dato trovare tanto robusto e ottimistico realismo, tanta forza di humour, tanta felicità di rappresentazione di una società ricca di affascinanti contraddizioni: gentiluomini di campagna violenti e grossolani e dame londinesi schizzinose nei salotti e corrive nell'alcova; ingiustizie sociali e mancanza di scrupoli e un allegro prender la vita come viene, leggi dure e spietate e rilassatezza morale. Tutto si compone in un quadro mosso e colorito, vivace e disinvolto.""