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Italia da salvare. Gli anni della Presidenza di Italia Nostra (1965-1980)
"Il mondo è diventato moderno perché la storia è passata veramente di qua; ne abbiamo le prove sparse in tutto il territorio""""rnrnOltre a essere narratore e poeta, consulente editoriale per Feltrinelli e vicedirettore della Rai, Giorgio Bassani fu tra i fondatori di Italia Nostra, associazione nazionale che ha tutt'oggi l'obiettivo di diffondere nel paese la cultura della conservazione del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città. «L'Italia è un Paese sacro non soltanto per noi, ma per il mondo intero» scriveva Bassani, ai vertici di Italia Nostra per quasi trent'anni. La sua posizione e il suo impegno sono evidenti in questi testi, raccolti e ripresentati in una nuova edizione ampliata e corretta: interventi, discorsi, lettere, interviste e articoli scritti o pronunciati dal grande intellettuale nell'ambito della sua attività di presidente dell'associazione, dal 1965 al 1980, e come presidente onorario negli anni seguenti. Il risultato di queste pagine è un vero e proprio bilancio non solo della sua attività letteraria ma del suo strenuo impegno civile. Scrive la figlia Paola: «Per Bassani [...] questo patrimonio è """"sacro"""" e colpisce con quanta consapevolezza storico-critica, con quanta vis polemica e pedagogica, con quanta appassionata e laica religione, egli si getti, ogni volta, nella mischia, sappia affrontare senza alcun complesso presidenti della Repubblica, ministri e amministratori vari: l'obiettivo è quello di trasmettere allo Stato italiano la forza morale necessaria per difendere il proprio patrimonio dai pericoli e le sopraffazioni del boom economico e delle avidità locali, perché anteponga l'interesse generale a quello settoriale o privato, perché si convinca insomma ad esistere e a funzionare»." -
Le entità oscure. Viaggio ai limiti dell'Universo
"La sorpresa viene da lontano. Molto, molto lontano. Dalle sorgenti delle galassie, dalle fucine delle stelle, fonti di un'energia inesausta. Là dove abbiamo cominciato a guardare e ormai non possiamo più smettere."""" La materia e l'energia oscura sono il grande rompicapo della fisica del XXI secolo. E finché rimarranno un enigma, dell'universo conosceremo solo una piccolissima porzione e nulla sapremo della sua origine e del suo inevitabile destino. Perciò in questa ricerca si misurano, in una serrata competizione, schiere di fisici, astrofisici e cosmologi, professionisti e dilettanti, sperimentali e teorici, scienziati e filosofi. Tutti spinti dall'inarrestabile ambizione di contribuire a un passo decisivo nello sviluppo della conoscenza. Che scuoterà dalle sue fondamenta non solo la scienza, ma l'idea stessa che abbiamo dell'uomo e del suo posto nel cosmo. Cristiano Galbiati coordina l'esperimento DarkSide nei Laboratori del Gran Sasso. è uno dei protagonisti di questa ricerca e sa che la materia e l'energia oscura sono i segreti più misteriosi e affascinanti della natura. Gelosamente custoditi e ancora da decifrare. Ma che mandano segnali inequivocabili, lasciando sempre nuove tracce della loro esistenza: """"Una serie di osservazioni ha lacerato il tenue velo che copriva l'infinito. Da questi strappi discontinui e irregolari fa la sua comparsa - rapida, sfuggente, momentanea e subito rimpianta - un mondo inaspettato. Talmente inatteso che desta tanta confusione quanta meraviglia"""". In questo mondo misterioso si cela il segreto, che queste pagine attraversano in un viaggio senza ritorno, alla scoperta dell'universo per come lo conosciamo e per come potremmo scoprire che non è mai stato." -
Loro. Diario del Film
L'appassionata documentazione di Gianni Fiorito rende questo volume fotografico un vero e proprio percorso dentro il film, fra foto di scena e foto di set oltre alle foto di alcune sequenze tagliate. Un diario di lavorazione che consente di fermarsi sul dettaglio di un'espressione, di un gesto, di una scena corale, di cogliere l'intelligenza, la fatica, l'intensità e lo studio meticoloso di ogni inquadratura, oltre che la magistrale interpretazione di Toni Servillo nei panni di Silvio Berlusconi. Un volume da leggere come un racconto per immagini, ma anche da esplorare come accesso privilegiato al lavoro di un grande maestro del cinema. -
Falegname di parole. Le canzoni e la musica di Fabrizio De André
Questo libro è stato scritto tra il 1992 e il 1999, contemporaneamente a ""Non per un dio ma nemmeno per gioco"""". Con questo secondo volume, ricco di ricordi e testimonianze, si completa così l'idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. rn«Da uno dei più attenti studiosi del più amato dei nostri cantautori. Un modo per ripercorrere la sua avvincente storia di poeta della musica, canzone dopo canzone, album dopo album. Da La canzone di Marinella a Smisurata preghiera» - Robinson, La Repubblicarn“Cantautore? Lo sono, sì. Ma è un termine vago, che non definisce nulla. Se proprio fa comodo un’etichetta, preferirei si dicesse trovatore.” - Fabrizio De AndrérnrnQuella di Fabrizio De André è una vita geniale, da ripercorrere attraverso la sua musica. Luigi Viva ci guida in un viaggio per conoscere in profondità l'equilibrio struggente fra il senso dell'ironia e il senso del dramma, il coraggio e la misura, le esperienze di vita del """"falegname di parole"""" e le sue letture, i personaggi di un sottoproletariato che sfugge alla politica, e per questo vicini all'ideale di un'anarchia bonaria. E poi l'amore per i semplici, gli sconfitti e l'attenzione per """"gli ignorati e perseguitati dal potere"""". Questo libro è stato scritto tra il 1992 e il 1999, contemporaneamente a """"Non per un dio ma nemmeno per gioco"""", e il lavoro fu condiviso con Fabrizio De André, che ebbe l'opportunità di vederlo e commentarlo con l'autore. Con questo secondo volume, ricco di ricordi e testimonianze, si completa così l'idea originaria di realizzare uno studio approfondito sulla vita del grande cantautore, sulla sua opera e il suo stile. Ed è come sentire la voce di De André: attraverso i suoi appunti, la sua calligrafia, le fotografie più intime, gli spartiti originali, i testi autografi con le sue correzioni e i suoi ripensamenti."" -
Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco
Un viaggio struggente e avventuroso attraverso la memoria, la storia e le trame uniche inventate da un padre di cui scopriamo non una, ma cinque vite.rnrn«La distruzione di Giorgio Scerbanenco ebbe inizio il 19 novembre 1929. Giorgio Scerbanenco, costruito nel 1911 un modello longilineo - linfatico, a intelligenza pronta, non era ancora finito in tutti i particolari, che l'opera di distruzione s'iniziò con solerte ardore. [...] Un giorno, la signora Della Falce, passando, per la casa dove abitava Giorgio Scerbanenco, ne vide lo scheletro coperto di stoffa e lo tagliò via. Era il 6 dicembre 1969. La distruzione di Giorgio Scerbanenco era stata condotta a termine». Così scrisse Giorgio Scerbanenco su un pezzo di carta tra il 1937 e il 1938. Morirà il 27 ottobre 1969. Si era sbagliato solo di un mese. Comincia a Milano in un grande armadio a muro, nell'appartamento in via Plinio 6, il pellegrinaggio di Alberto Scerbanenko nei faldoni della corrispondenza, nelle pile di dattiloscritti e nei mucchi di copie di romanzi pubblicati e qualche volta inediti del padre. Una ricerca labirintica delle ragioni delle parole con cui Giorgio Scerbanenco profetizzò la propria morte. Quello di suo figlio è un viaggio struggente e avventuroso attraverso la memoria, la storia e le trame uniche inventate da un padre di cui scopriamo non una, ma cinque vite. Vite ambientate a Kiev, a Roma, a Milano e poi in esilio in Svizzera dal 1943 sino alla fine della guerra. Giorgio Scerbanenco ha fatto molti mestieri, è entrato nel mondo dell'editoria, ha collaborato con importanti quotidiani e ha diretto i periodici femminili «Bella» e «Novella». I suoi romanzi l'hanno rivelato come l'inventore del noir italiano con storie dure e travolgenti che hanno ispirato il miglior cinema, da «Milano calibro 9» a «I ragazzi del massacro». -
Piccole tracce di vita. Poesie urgenti
Andrea Melis si definisce un semplice parolaio, ma è in realtà un fine cantore dell’immediatezza e un esponente di quella nuova generazione di poeti contemporanei che riesce a parlare anche ai più giovani e ai nativi digitali.rnrn“Con le parole si possono fare tante cose:rnagitare rivoluzioni,rnsmuovere cuori,rnspostare montagne,rncostruire o distruggere mondi e persone.rnMa la cosa più difficile da fare con le parolernè il silenzio.”rnrnrnrnLa poesia è negli occhi di chi legge. Ma chi legge ne è inconsapevole. Nell’era della comunicazione, siamo sempre connessi con gli altri ma sempre meno con noi stessi. E così sono i poeti ad aiutarci a dar voce alle emozioni, a ricordarci la nostra grammatica interiore. Nato come un fenomeno “dal basso”, prima sui social network – dove i lettori sono arrivati a condividere una sua poesia più di centomila volte – e poi in libreria – grazie a una raccolta autoprodotta tramite crowdfunding –, Andrea Melis si definisce un semplice parolaio, ma è in realtà un fine cantore dell’immediatezza e un esponente di quella nuova generazione di poeti contemporanei che riesce a parlare anche ai più giovani e ai nativi digitali.rnCatturando le piccole tracce di vita quotidiana – un padre che accompagna a scuola la figlia, un bucato steso al vento o una caffettiera che borbotta –, senza però trascurare temi più impegnati come il razzismo o il femminicidio, Melis è capace di concentrare in “poco” concetti di grande complessità e di descrivere emozioni antiche, che tutti noi conosciamo ma che, nella frenesia moderna, sappiamo sempre meno esternare. Il commento più frequente dei suoi lettori è: “Tu racconti quello che io provo, ma non so esprimere”. Questo fa delle sue poesie uno strumento di resistenza contro l’analfabetismo dei sentimenti e una potente arma per una battaglia “di cuore in cuore”.rnPerché “di sogni non si vive/ma senza si muore”. -
L'età dei muri. Breve storia del nostro tempo
Da Varsavia a Berlino, dal Mar dei Caraibi alle spiagge della Normandia, dalla Palestina alla Corea, per finire al confine tra Messico e Stati Uniti e nella ""fortezza Europa"""", Carlo Greppi racconta le vite di quattro testimoni che convergono nella trama inquietante del nostro tempo, l'età dei muri.rn«Trent'anni fa, quando crollava il muro di Berlino, pensavamo che fosse finita un'epoca. Ma era solo un nuovo inizio»rnNel 1941 un soldato della Wehrmacht, Joe J. Heydecker, scavalca un muro e scatta le foto che testimonieranno il terribile esperimento del ghetto di Varsavia, nel cuore nero dell'Europa nazista. Intanto lo storico Emmanuel Ringelblum, imprigionato dietro quel muro con la famiglia, raccoglie dati, """"contrabbanda storia"""" perché qualcuno la possa raccontare. Quasi mezzo secolo dopo John Runnings, un reduce canadese della Seconda guerra mondiale, è a Berlino per il venticinquesimo anniversario della """"Barriera di protezione antifascista"""". Ed è il primo a salire sul Muro per abbatterlo. Sarà ricordato come il """"Wall Walker"""". Nell'anno in cui cominciava la costruzione del simbolo della Cortina di ferro, il 1961, un giovane giamaicano nato nel 1945 stava inventando un nuovo genere musicale per cantare la lotta contro l'oppressione politica e razziale. Il suo nome era Bob Marley, e veniva da una famiglia di costruttori che avrebbe fatto fortuna: anche lui, senza saperlo, aveva in mano il suo pezzo di muro. Da Varsavia a Berlino, dal Mar dei Caraibi alle spiagge della Normandia, dalla Palestina alla Corea, per finire al confine tra Messico e Stati Uniti e nella """"fortezza Europa"""", Carlo Greppi racconta le vite di quattro testimoni che convergono nella trama inquietante del nostro tempo, l'età dei muri. Sono più di quaranta le barriere che dividono popoli e paesi nel mondo e oltre tre quarti sono state innalzate dopo il 1989. «È tutto collegato. Il mondo sembra in fiamme, oggi, e non sappiamo cosa verrà fuori da queste macerie, da questo business impressionante, da questa nuova religione dell'esclusione»."" -
Prove di autobiografia
Luca Ronconi si svela in un’autobiografiarnfinora inedita, corredata di fotografie mairnviste prima.rnUn’occasione straordinaria per conoscerernl’uomo, l’artista, l’intellettuale.rn«Testo ricchissimo di note, citazioni, rimandi, precisazioni, date, che trasformano le parole dell'inventore di incanti teatrali nel romanzo inedito di un personaggio ricco e complesso, che in vita non si era mai rivelato se non ai pochi amici cui era stato imposto il silenzio» - Natalia Aspesi, Il VenerdìrnDi Luca Ronconi (1933-2015), uno dei grandi intellettuali del secondo Novecento, è nota la proverbiale riservatezza. Qui, a differenza dei molti libri su di lui, è Ronconi stesso a parlare di sé. Ascoltiamo dunque sulla pagina la voce del regista, che - raggiunti i sessant'anni - ripercorre la propria esistenza, non inseguendo gli aneddoti o i capricci della memoria, ma cercando di arrivare alla scoperta del senso della vita. Si vedono così scorrere l'infanzia, negli anni della guerra, in un collegio svizzero, la Roma dell'apprendistato all'Accademia d'Arte drammatica (che sono anche quelli della «Dolce vita»), il faticoso passaggio da attore a regista, il trionfo europeo dell'«Orlando furioso», la direzione del Settore Teatro della Biennale di Venezia, tra Grotowski e Wilson, l'esperienza politica e culturale del Laboratorio di Prato, nella Toscana ""rossa"""", l'approdo alla direzione di un Teatro Stabile, con il senso di responsabilità che questo comporta e la volontà di istituire una scuola per attori. Tutto questo è raccontato in maniera piana e accompagnato da un corredo fotografico - sia nel testo, una trentina di foto per buona parte inedite, sia in un trentaduesimo a colori - e da note di servizio, messe a punto da Giovanni Agosti, che sciolgono le allusioni, identificano i personaggi, mettono a tema le linee di fuga e costituiscono un viatico per comprendere chi, più di ogni altro regista, è andato alla ricerca delle proprie ragioni espressive. Il manoscritto, raccolto da Maria Gregori, è stato ritrovato nell'archivio di Ronconi, oggi depositato presso l'Archivio di Stato di Perugia."" -
La vita è un racconto
Riedizione ampiamente riveduta e ampliata di un volume già pubblicato da Giunti nel 2003, Il tesoro dell'ombra.rnrn""Uno degli artisti più entusiasmanti dei nostri tempi. Un profeta della creatività"""" - Kanye WestrnrnAlejandro Jodorowsky confessa che deve la sua salvezza da un'infanzia difficile alla passione per la lettura delle storie. Da allora gli piace raccontarle: corte, lunghe, sagge o folli. Le storie sono state le vertebre della sua vita e della sua traiettoria come scrittore. I 206 racconti che compongono «La vita è un racconto» vanno dall'autobiografico (come l'incontro post mortem con la madre che riesce a perdonare per averlo maltrattato da piccolo, grazie alle allucinazioni provocate da una medicina preparata dalla curandera Panchita), ai racconti sapienziali, gli aforismi, i microracconti, le battute, i racconti erotici, del terrore, i sogni e gli incubi. È un libro volutamente disordinato, dove ciascuno può pescare il racconto che preferisce secondo l'umore del momento, la sensibilità, la disposizione d'animo. Come lo definisce lui, è una sorta di bonsai liberato."" -
Paolo Borsellino. Essendo Stato
L’ultimo secondo di vita di Paolo Borsellino. In questo infuocato residuo di tempo, il magistrato dubita di essere ancora vivo e suppone di essere già morto. Rivive così la sua esistenza dall’angolazione del trapasso raggiungendo una lancinante lucidità: l’amore per la sua terra, per la moglie, la madre, i figli, insieme alla lotta contro la mafia e lo Stato deviato sono sottoposti a un luminoso processo interiore che libera parole di straordinaria energia umana e civile.rn""Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare quello che non ci piace, per poterlo cambiare"""" - Paolo BorsellinornrnrnIn Paolo Borsellino Essendo Stato, Ruggero Cappuccio si concentra sull’ultimo secondo di vita del magistrato palermitano. In questo infuocato residuo di tempo, Borsellino dubita di essere ancora vivo e suppone di essere già morto. Rivive così la sua esistenza dall’angolazione del trapasso raggiungendo una lancinante lucidità: l’amore per la sua terra, per la moglie, la madre, i figli, insieme alla lotta contro la mafia e lo Stato deviato sono sottoposti a un luminoso processo interiore che libera parole di straordinaria energia umana e civile.rnLa nascita del testo fu accompagnata dall’entusiasmo di Agnese Borsellino, che nel 2004 dichiarò pubblicamente come nelle parole di Cappuccio si concretizzasse la resurrezione spirituale di suo marito.rnEssendo Stato diventa così una messinscena che da quindici anni attraversa i più prestigiosi teatri italiani. La scrittura di Cappuccio viene richiesta da gruppi di magistrati di Milano, Trieste, Salerno e recitata in numerose letture pubbliche. Nel 2016 Essendo Stato è andato in onda su Rai Uno e Rai Storia in forma di docu-film per l’interpretazione e la regia dello stesso Cappuccio.rnrnIl testo è arricchito dalla deposizione che Borsellino fornì dinanzi al Consiglio superiore della magistratura il 31 luglio 1988. In quell’occasione il giudice era stato convocato con la minaccia di provvedimenti disciplinari per le dichiarazioni pubbliche da lui rilasciate in relazione all’inefficacia dell’azione di contrasto che lo Stato avrebbe dovuto svolgere contro la mafia.rnSecretata per ventiquattro anni, l’autorizzazione a rendere pubblica l’audizione viene finalmente concessa su richiesta di Cappuccio: gli italiani potranno così leggere le parole che Borsellino pronunciò in un’atmosfera tesissima, parlando per quattro ore della solitudine del suo lavoro, dell’immobilismo e dell’ostruzionismo che lo accerchiarono.rnrnCon i disegni di Mimmo Paladino e le fotografie di Lia Pasqualino."" -
Strade perdute. Viaggio sentimentale sulle vie che hanno fatto la storia
Storie di mondi lontani nel tempo e nello spazio, di pellegrinaggi a piedi e di navigazioni eroiche rivelano che per conoscere le nostre radici europee dobbiamo spingerci verso luoghi remotissimi. Per scoprire chi siamo dobbiamo metterci in viaggio.rnrnIn questo secolo dove tutto si è fatto sempre più vicino e immediato, crediamo che il centro del mondo sia quello che vediamo intorno a noi, a portata di smartphone. L'unica dimensione in cui viviamo davvero, quella che conta, è il nostro presente. E così la storia ha cominciato a parlarci sempre meno. Molto tempo fa, invece, la storia fu parte del mondo e della vita. Chi si inerpicava per sentieri rocciosi, navigava per mare o cavalcava per gli altipiani asiatici, faceva al tempo stesso geografia e storia. Allora, se vogliamo sperare che il passato torni a fare parte della nostra vita, è necessario ricominciare a mettersi in viaggio. Con le storie di Alessandro Vanoli percorriamo a piedi l'antica via di commercio e di guerra che ha condotto i persiani nel Mediterraneo, a dorso di cammello arriviamo alla Grande muraglia lungo le vie delle spezie, per i sentieri della Francigena incontriamo i viaggiatori che si recarono all'incoronazione di Carlo Magno e infine con il treno prendiamo la rotta transiberiana, mentre intorno la Rivoluzione d'ottobre cambia per sempre la nostra storia. Queste strade perdute sono segnate dai passi di personaggi noti e ignoti, ciascuno capace di farsi portatore di una pietra miliare nella mappa mondiale delle nostre radici europee. Compongono la rete dei percorsi delle lingue e delle culture che si sono mescolate nei secoli. Così, di ritorno da queste avventure, scopriamo che la storia del Vecchio continente si sviluppa lungo assi che sconfinano lontanissimo nel tempo e nello spazio. E facciamo esperienza delle nostre radici, che sono antiche, profonde e soprattutto estremamente larghe. -
Il confine del futuro. Possiamo fidarci dell'intelligenza artificiale?
Che cos'è l'intelligenza artificiale? Quali sono le implicazioni etiche di questa rivoluzione? Una delle maggiori esperte mondiali di IA ci guida in un viaggio straordinario, alla scoperta delle tecnologie che cambieranno il nostro futuro.rnrnrnrnL'intelligenza artificiale è ancora in una fase di incubazione. Qualche esemplare fa già parte della nostra vita, come il navigatore satellitare o la pubblicità personalizzata sul web. Altre tecnologie arriveranno presto a cambiare il nostro mondo. Per esempio, il machine learning e la macchina a guida autonoma. Di queste tecnologie, appena sconfinate dalla fantascienza alla scienza, si occupa Francesca Rossi al T.J. Watson Research Center di Ibm a New York. Che cosa significa trovarsi al fronte del progresso scientifico? Rossi racconta dall'interno del laboratorio le sfide del ricercatore di IA e spiega che oggi non consistono solo nel potenziamento delle capacità di questa nuova tecnologia, ma anche nel massimo beneficio possibile per la società e dunque nello studio delle implicazioni etiche di questa straordinaria rivoluzione. Quando si tratta di intelligenza artificiale, la nozione di ""intelligenza"""" non è poi così lontana da quella che usiamo nel linguaggio di tutti i giorni e indica la capacità di prendere decisioni, di pianificare e di fare inferenze. """"Per poterci fidare dell'IA, allora, è importante che essa segua i nostri stessi principi etici e valori morali e che abbia compreso perfettamente qual è il problema che deve risolvere. Dato che molte tecniche di IA si basano in modo fondamentale su grandi quantità di dati personali e le aziende devono essere responsabili e trasparenti"""". Rossi, recentemente incaricata dalla Commissione Europea di guidare il gruppo di ricerca che sovrintende alla diffusione dell'IA, racconta la storia di questa rivoluzione epocale e ci guida fino alle scoperte più recenti, portandoci sino al confine del futuro, che finalmente diventa immaginabile."" -
Sindrome 1933
Che cosa c'entra la Germania del 1933 con l'Italia del 2019? Un instant book storico sulle analogie che uniscono minacciosamente il presente al passato.rnUn minaccioso déjà vu può aiutarci a capire dove stiamo andando e, forse, a non commettere gli stessi errori.rnLa campagna elettorale permanente, un partito che non è di destra né di sinistra ma ""del popolo"""", un improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i giornali, l'odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933 divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già precipitati. """"I nazisti,"""" scrive Ginzberg, """"non erano bravi solo in fatto di propaganda. Toccavano tasti cui la gente era sensibile, blandivano interessi reali e diffusi (non solo gli interessi del grande capitale, come voleva la vulgata). A elargizioni concrete corrispondeva un consenso reale, crescente e formidabile. La cosa che più impressiona è come siano riusciti a trovare consenso anche sui comportamenti più atroci e disumani del regime."""" Le analogie superficiali possono portare fuori strada. Eppure non possiamo farne a meno. La mente umana funziona per analogie. Le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere, cioè l'esatto contrario del fare di ogni erba un fascio."" -
L' asino del Messia
"Dopo Il bambino nella neve Wlodek Goldkorn racconta la sua nuova vita in Israele, immerso nelle sue contraddizioni.rnrn""""Gli asini sono gli stupratori. Gli uomini malvagi non possono essere umani, sono animaleschi. Bestia era Esaù, il fratello maggiore di Giacobbe, l'irsuto, il selvaggio. Bestie sono gli Amalek, discendenti di Esaù""""rnrn""""Guarda, questi sono i luoghi di re David, dei profeti"""". Nel 1968 Wlodek Goldkorn è un ragazzo gettato dal cuore dell'Europa in una stradina di Gerusalemme. Con la sua famiglia fugge da Varsavia, dove il suo stato è quello di apolide, di """"non cittadino"""", in Israele, per trovare una terra in cui poter essere libero. Da un luogo perduto a un luogo da conquistare. """"Osservavo mio padre, con le mani saldamente aggrappate alle assi del pick-up. Era di fronte a me. Anche io, come lui, ero posato sulla panchina in modo che tutta la superficie del mio culo vi aderisse per non perdere l'equilibrio e non cadere, lo sguardo rivolto fuori, i miei occhi pieni di curiosità, perché volevo conoscere, imparare a memoria, fare mio, il nuovo paesaggio della Patria"""". A Gerusalemme, Goldkorn sperimenta la curiosità per la sua nuova terra, ma anche l'attrazione per tutto ciò che è arabo. Con un formidabile esercizio della memoria, lo stesso protagonista di «Il bambino nella neve» racconta Israele e Gerusalemme: non solo la città reale, ma anche le altre Gerusalemme, immaginarie e sognate. Riflette sui simboli e le identità, su quella sovrapposizione dei ricordi e dei luoghi che in certi angoli della città ha qualcosa di morboso e di artificiale. La chiave di questo racconto è la nostalgia del futuro, che mette in moto il bisogno di ricostruire un passato denso di dolore, di contraddizioni, ma anche del desiderio di conoscere e di vivere che appartiene a ogni adolescente intento nella fatica di diventare uomo." -
Ti mangio il cuore
Un'inchiesta sull'abisso non ancora esplorato della Società foggiana, la quarta mafia italiana. Nessuno parla, nessuno vede, nessuno ricorda. Perché chi parla è un morto che cammina.rnrnDa tempo in Italia non esistono più soltanto la mafia siciliana, la camorra e la 'ndrangheta. C'è una quarta mafia, che oggi è la meno raccontata e conosciuta. Eppure, dopo la 'ndrangheta è la più potente. E anche la più feroce. Nelle terre che si estendono dal promontorio del Gargano a Cerignola, fino a Foggia e San Severo, la Società foggiana ha il proprio centro operativo, ma i suoi tentacoli sono ormai estesi in un enorme giro di affari internazionale. La sua violenza è arcaica e bestiale. I suoi membri firmano gli omicidi sparando al volto della vittima, perché deturpare le sue sembianze significa cancellarne la memoria. Della vittima, poi, leccano il sangue. Fanno sparire i cadaveri dandoli in pasto ai porci - per forza predatoria e per omertà. Si nasce, si cresce e si muore nel culto della vendetta. Sangue chiama sangue. Dagli anni Settanta ad oggi gli omicidi irrisolti sono 280. Trentacinque solo nel biennio 2015-2017. Negli ultimi dieci anni, dunque, il pedaggio di sangue è stato di due morti ammazzati al mese. La Società foggiana è oscenamente ricca. Ha il monopolio dell'industria agroalimentare. I silos di grano più grandi d'Europa sono qui. Da molti anni gestisce per la camorra e la 'ndrangheta i traffici di droga, cocaina ed erba, e ora anche di rifiuti. E la politica è subalterna. Un'inchiesta inedita che intreccia le dichiarazioni di investigatori, magistrati e semplici testimoni di questo inferno, per smascherare una catastrofe civile che è stata ignorata troppo a lungo. -
La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose
Dalle incisioni sulle tavolette cretesi a quelle rinvenute sell'Isola di Pasqua, dall'Europa alla valle dell'Indo, dall'alba della civiltà fino ad oggi, un viaggio mai raccontato tra i misteri dei segni indecifrati.rn«Un bellissimo libro dedicato alla nascita della scrittura» – Robinsonrn""La scrittura è la più grande invenzione del mondo. Senza, saremmo solo voce, sospesi in un presente continuo. Questo libro racconta quest'urgenza di permanere"""" rnrnQuesto libro parla di un’invenzione ancora avvolta nel mistero: la scrittura. È ormai quasi sicuro che sia stata concepita da zero più volte nella storia. Ma come si è arrivati a questa rivoluzione? Che cosa ci ha portato a scrivere? Per aiutarci a svelare questo arcano, Silvia Ferrara ci guida alla scoperta delle scritture inventate dal nulla e di quelle rimaste indecifrate fino a oggi, non solo tra i segreti della storia, ma anche nei meandri della nostra mente.rnCina, Egitto, Messico, Mesopotamia, Cipro e Creta. Gli enigmi delle isole, la grande macchina delle città e degli imperi. Gli esperimenti sulla scrittura e le invenzioni solitarie, i sistemi ancora indecifrati dell’Isola di Pasqua e della Valle dell’Indo, il manoscritto di Voynich, gli oscuri khipu inca, il disco di Festo e tanti altri.rnQuesto libro è un viaggio nella nostra capacità illimitata di creare storie e simboli, fatto di iscrizioni sibilline, di lampi di genio nel passato, della ricerca scientifica di oggi e dell’eco, vaga e imprevedibile, della scrittura del futuro."" -
Gatti. L'arte delle lettere
30 indimenticabili lettere sui gatti.T.S. Eliot che batte a macchina un invito per tutti i gatti di Jellicle a partecipare al compleanno del suo figlioccio di quattro anni. Ernest Hemingway che cataloga i suoi amici felini all'ex moglie. La madre di Jack Kerouac che piange il lutto del gatto di famiglia. Jack Lemmon che suggerisce con malizia a Walter Matthau di andare insieme ad aprire un rifugio per gatti in Messico. Questa raccolta offre uno sguardo affettuoso e gentile al luogo che occupano i gatti nei nostri cuori e nelle nostre vite. Queste trenta lettere catturano il profondo piacere di avere o di osservare un gatto, e rivelano la natura felina come la nostra. -
Pasternak e Ivinskaja. Il viaggio segreto di Zivago
La grande storia d'amore dietro alla complessa vicenda editoriale del Dottor Živago.rnrnLa vicenda editoriale del Dottor Zivago è un romanzo sul romanzo, una storia tanto avventurosa e labirintica quanto quella del grande capolavoro. In «Zivago nella tempesta» Mancosu si fermava alla morte di Pasternak, avvenuta il 30 maggio 1960. Ma restavano da chiarire molti interrogativi, e molte piste dovevano ancora essere seguite. Perché il caso editoriale più clamoroso del Novecento rimane oscuro se non si racconta la storia d'amore tra Pasternak e la sua compagna Ol'ga Ivinskaja e se non si rivolge l'attenzione al destino della donna. Un destino segnato dalla costante presenza del Kgb, degli apparati politici sovietici e dei comunisti italiani legati a Pasternak. Lavorando da detective su documenti che per sessant'anni erano rimasti custoditi negli archivi Feltrinelli, Mancosu racconta una storia in cui si susseguono i colpi di scena e include l'intercettazione da parte del Kgb del ""testamento"""" di Pasternak, la costruzione di documenti falsi, fino all'arresto di Ol'ga e di sua figlia Irina e alla loro condanna al campo di lavoro in Siberia. Un caso editoriale che non si capisce se non si entra nei dettagli della storia dei dattiloscritti dello Zivago. A partire da importanti documenti, conservati negli archivi Feltrinelli e in altri archivi in Europa, Russia e Usa, Mancosu ricostruisce le peripezie dei sette dattiloscritti che Pasternak inviò da Peredelkino in Occidente nella speranza che almeno uno trovasse la via della pubblicazione. Così ricostruisce quale dei sette dattiloscritti fu la fonte dell'edizione russa pirata orchestrata dalla Cia nel 1958 e l'identità di chi fornì il microfilm del dattiloscritto alla Cia."" -
Interviste 1955-1993
"La mia opera narrativa è coerente perché credo di avere un pensiero politico e sociale da esprimere e da sviluppare...""""rnrn«Bassani dovrebbe vivere e andare in giro con un registratore nella tasca dei pantaloni, e con un microfono elettronico nel taschino della giacca. Appena si accorge di cominciare a parlare sul serio, dovrebbe premere l'apposito bottoncino. Così, alla fine di ogni stagione, avrebbe un libro bell'e pronto da dare alle stampe. Scrittore di primissimo ordine ma, come scrittore, tanto parco e cauto quanto, come parlatore, è generoso e pronto». L'osservazione è di Mario Soldati, che di Giorgio Bassani fu collega e primo amico: ed è sufficiente a presentare questa raccolta di cinquanta conversazioni - molte delle quali finora sconosciute alle bibliografie e tradotte in italiano per la prima volta - che percorrono e ricostruiscono con volante felicità l'intera vicenda dello scrittore, dagli esordi come autore di poesie e brevi racconti fino al grande ciclo de «Il romanzo di Ferrara»: la sua formazione politica, la lotta antifascista e l'impegno per l'ambiente; le sue convinzioni estetiche e le frizzanti polemiche che ne conseguirono; il suo lavoro come editor e grande scopritore di talenti; i suoi viaggi in tutto il mondo come ostinato esercizio dell'attenzione. Nella viva voce di Bassani, questo libro ci disegna il più completo e mobile dei suoi autoritratti. Il volume è corredato da una Premessa di Paola Bassani, da una Introduzione di Domenico Scarpa e dalle Note ai testi di Beatrice Pecchiari." -
I miei figli spiegati a un razzista
Una famiglia normale scopre un giorno di essere diventata speciale. Due adolescenti milanesi scoprono un giorno di avere la pelle nera, quando vengono insultati su un autobus. Com'è la nuova quotidianità di una mamma adottiva in un paese razzista?rnrnrn«Caro Salvini, sono una mamma adottiva di due splendidi bambini africani». Gabriella Nobile, madre adottiva di due bambini nati in Congo e in Etiopia, ha cominciato così la sua lettera a Matteo Salvini, poco prima delle elezioni politiche di marzo 2018. «Volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore davvero fuori dal comune. Mia figlia di sette anni prima di andare a letto mi chiede: Ma se vince quello che parla male di noi mi rimandano in Africa? E piange disperata. Mio figlio, invece, prende l'autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e da un paio di mesi mi racconta gli insulti che è costretto a subire». La lettera di Gabriella è diventata subito virale. Decine di madri in tutto il paese si sono riconosciute nelle sue parole piene di indignazione e di coraggio. Così hanno raccontato la propria storia, testimoniando episodi di violenza fisica e verbale che in comune hanno un elemento inquietante: il razzismo. Un fenomeno che avevamo confinato nel passato torna a far parte della vita di tutti i giorni. Difendersi da soli, però, è molto difficile. Per questo Gabriella ha fondato Mamme per la pelle, un'associazione che ha lo scopo di coinvolgere madri italiane e straniere, che siano adottive, biologiche o affidatarie, per difendere i figli che subiscono discriminazioni per le proprie origini e sostenere le loro famiglie. Questo libro racconta l'Italia che crediamo di conoscere e saper proteggere meglio, quella delle nostre famiglie, e ci costringe ad aprire gli occhi sulla quotidianità della violenza discriminatoria, che dal dibattito pubblico è capace di penetrare fin dentro le mura di casa.