Sfoglia il Catalogo ibs003
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 341-360 di 10000 Articoli:
-
Le visionarie 1933-1943. Arendt, De Beauvoir, Rand, Weil e il pensiero della libertà
Quattro icone esemplari di che cosa significhi vivere per la libertà.«Quattro donne profetiche e radicali fuori dall'accademia e fuori dagli schemi» - Michela Marzano, Robinson«Wolfram Eilenberger accompagna il lettore lungo un racconto storico-filosofico con il quale fa rivivere le personalità di queste quattro donne straordinarie e rende onore alle loro idee rivoluzionarie, così importanti per la società del dopoguerra.» – Beatrice Gallo per MaremossoÈ un decennio di terrificanti trasformazioni politiche. Gli anni dal 1933 al 1943 segnano il capitolo più nero della modernità europea. La Grande Depressione sta schiacciando le democrazie dell'Occidente. La paura e l'impoverimento sempre più imponente suscitano nelle masse un desiderio di leader forti. In Germania Hitler prende il potere e fa sprofondare il mondo in un'altra guerra. Le spire del totalitarismo penetrano nella vita quotidiana. Nessun individuo può sfuggirgli. Non esistono alternative all'oppressione, all'esilio e alla resa. Prima muore la libertà, poi il popolo. Nel momento più buio della tempesta, quando ogni speranza sembra vana, quattro filosofe, ciascuna con una voce unica e folgorante, gettano le fondamenta intellettuali per una società libera. Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ayn Rand e Simone Weil nella catastrofe sviluppano le loro idee rivoluzionarie: sul rapporto tra individuo e società, tra uomo e donna, sesso e genere, libertà e totalitarismo, Dio e l'uomo. Le loro vite avventurose le portano dalla Leningrado di Stalin a Hollywood, dalla Berlino di Hitler e dalla Parigi occupata a New York; ma soprattutto le conducono a idee esplosive senza le quali il nostro presente – e anche il nostro futuro – non sarebbero gli stessi. Le loro esistenze – da fuggitive, attiviste, combattenti della Resistenza – si rivelano una filosofia vissuta e testimoniano il potere liberatorio del pensiero. Ancora oggi il loro lavoro è un esempio del valore della filosofia in tempi oscuri. Quattro icone esemplari di che cosa significhi vivere per la libertà. -
Danzare nella tempesta. Viaggio nella fragile perfezione del sistema immunitario
Senza preavviso ci siamo ritrovati immersi in una rivoluzione. E le rivoluzioni sono il mestiere della scienza. Questo è il tentativo di raccogliere la lezione del virus per affrontare il futuro senza paura.Ogni giorno il nostro sistema immunitario ascolta i segnali provenienti dal nostro corpo e dall'ambiente in cui viviamo. Nel farlo, ci difende dagli attacchi esterni. Il nostro organismo è capace di un'infinita potenzialità: è pronto ad affrontare qualsiasi nemico, codificandolo e costruendo la propria memoria. La stessa memoria che noi abbiamo imparato ad aiutare con i vaccini. Oggi il mondo è colpito da una calamità feroce. Non eravamo completamente ignari quando è arrivata, ma ci siamo fatti trovare impreparati. Di certo, sappiamo che questa pandemia non sarà l'ultima. Di fronte a questa trasformazione epocale le risposte della politica sono spesso dettate dalla paura e dallo sgomento. È difficile per tutti rinunciare non solo alle vecchie abitudini, ma anche alla forma che il nostro stile di vita aveva prima. Ma come possiamo cambiare la nostra postura nei confronti del mondo, che ormai è già cambiato sotto i nostri occhi? Antonella Viola costruisce una mappa per abitare questa rivoluzione e comincia con l'invito a rivolgere lo sguardo dentro noi stessi, per capire la razionalità che muove il nostro organismo. Il nostro corpo è un meraviglioso sistema di comunicazione. Ciascuna parte collabora con l'altra, inviando segnali e traducendoli costantemente. Senza sosta si misura con l'ignoto che viene da fuori e lo affronta. Dobbiamo ricordarci che nessuno di noi può prescindere dagli altri e dall'ambiente in cui vive. Abbiamo la responsabilità di imparare la lezione del virus, perché con sé porta le contraddizioni di un mondo globalizzato che trascura la catastrofe del clima e non si occupa delle disuguaglianze sociali. Per fortuna ad aiutarci c'è la scienza, che da secoli si misura con la realtà e le rivoluzioni non con la lotta, ma con la cautela e la leggerezza. -
Il cercatore di essenze. Viaggio alle origini del profumo
Dall’Andalusia all’India, dal gelsomino alla cannella, uno straordinario viaggio sensoriale tra le essenze naturali e le storie che le circondano, alla scoperta dei profumi e dei loro misteri.Il profumo prima ci rassicura parlandoci di noi. Poi ci seduce parlandoci di lui.Ogni profumo è un viaggio. Prima di evaporare sulla pelle, stuzzica l’immaginazione, risveglia ricordi e racconta una storia: quella degli uomini e delle donne che lo hanno scelto e quella degli ingredienti che lo compongono. Le essenze naturali sono la parte più magica di un profumo. Dominique Roques è un cercatore di essenze. Da oltre trent’anni gira il mondo alla ricerca degli estratti di fiori, frutti, foglie o cortecce che poi i “nasi” assemblano per creare un profumo. Noi lo accompagniamo nei suoi viaggi, a incontrare i distillatori di oud del Bangladesh che conficcano chiodi nei tronchi per accelerare la formazione della resina o i raccoglitori del balsamo del Perù, sospesi tra gli alberi a quindici metri d’altezza, con una torcia in mano. Impariamo che nel 1840 un ragazzino di soli undici anni a La Réunion è riuscito a far fruttificare la pianta di vaniglia. Scopriamo il circuito mafioso del patchouli, gli omicidi commessi in India per il sandalo e la scelta di coltivarlo in Australia, nell’incredibile regione dei diamanti rosa... Dall’Andalusia al Laos, passando per la Calabria, celebre per il bergamotto, Dominique Roques, guida d’eccezione, ci apre le porte di un mondo segreto fatto di materie prime rare e preziose, persone straordinarie e conoscenze ancestrali gelosamente custodite. E ci fa vivere l’affascinante e magnifica avventura del profumo. -
Le protagoniste. L'emancipazione femminile attraverso lo sport
Ci sono tanti modi e tanti aspetti della vita alla luce dei quali seguire il lungo e difficile cammino delle donne contro le discriminazioni di genere: e lo sport è uno dei percorsi attraverso i quali esse sono finalmente riuscite a superare il pregiudizio che ne faceva delle cittadine di seconda categoria.Oggi finalmente la liberazione dagli stereotipi di genere è parte della storia contemporanea. Ma, singolarmente, quando questo accade, non vengono mai o quasi mai ricordate le protagoniste che danno il nome a questo libro, a partire da quelle che hanno conquistato il diritto di partecipare a una competizione tipicamente e originariamente solo maschile quali sono state le Olimpiadi. Queste, in sintesi, le considerazioni dalle quali nasce l'idea di questo libro, composto di due parti diverse ma complementari. Una prima, di tipo storico, che dopo aver raccontato la nascita nell'antica Grecia dello stereotipo di un ""femminile"""" non competitivo, analizza i fatti che dimostrano la sua non rispondenza a realtà: ad esempio, nell'antica Roma, l'esistenza accanto ai gladiatori di donne gladiatrici. La seconda è la storia delle """"protagoniste"""", a partire dal Diciannovesimo secolo a oggi, di ciascuna delle quali, accanto agli exploit sportivi, si racconta la storia, la provenienza sociale, la vita familiare e affettiva, il carattere e le difficoltà incontrate nella vita sia pubblica sia privata."" -
Mamme. L'arte delle lettere
Una raccolta di lettere indimenticabili sulle mamme.rn«Le lettere vanno dal famoso al sommessamente eroico. La più toccante è quella scritta nel 1950 dalla dissidente socialista ceca Milada Horáková alla figlia sedicenne. Horáková era stata arrestata e condannata a morte per tradimento e la lettera risale alla notte prima della sua esecuzione. Straziante». - The Observerrn«Lode a Shaun Usher: un altro sacco del postino, pieno di lettere divertenti, struggenti e appassionate… coinvolgenti, eclettiche, geniali e da ridere a crepapelle». - The TimesShaun Usher raccoglie trenta fra le più irresistibili, divertenti e potenti lettere mai scritte da e verso le madri: missive che celebrano la gioia e il dolore, lo humour e la frustrazione, la saggezza e il sacrificio che il ruolo comporta tanto per il genitore quanto per il figlio. Una ragazza egizia che piange la morte della madre nel iv secolo. Melissa Rivers che rimprovera affettuosamente mamma Joan per aver usato la sua casa come un albergo e aver portato il figlio tredicenne a vedere Ultimo tango a Parigi. Anne Sexton che consiglia di vivere la vita fino in fondo, anche se poi arriverà al suicidio. Caitlin Moran che spiega alla figlia adolescente che ai ragazzi malvagi come vampiri bisogna trafiggere i cuori. Martin Luther King che scrive di avere la migliore madre del mondo. Un insieme di consigli, vicende biografiche, rimpianti e ringraziamenti: alcune missive sono scritte in punto di morte e altre in occasione della nascita di un bambino. Trenta lettere che catturano l’infinita gamma di sentimenti che derivano dall’essere o dall’avere una madre. -
Africana. Raccontare il continente al di là degli stereotipi
«Scomparso prematuramente l'anno scorso, Bynyavanga Wainaina è stato uno scrittore e agitatore culturale importante e modernissimo. Con il suo saggio Come scrivere di Africa come stella polare, abbiamo cercato di mettere insieme il meglio delle letterature di un continente vastissimo, senza nessuna pretesa di rappresentarlo per intero. Il risultato sono racconti di qualità straordinaria, brevi saggi narrativi neurotonici e la splendida serie di immagini dell'artista Pierre-Christophe Gam dedicata alla vita del leggendario rivoluzionario Thomas Sankara.»«Non esiste una sola lingua africana, ma centinaia di dialetti, non esiste una singola cucina africana o un paesaggio tipico africano, è il nostro sguardo da “occidentali” ad essere ancora molto miope nei confronti delle mille sfaccettature e peculiarità che caratterizzano ognuno dei cinquantaquattro paesi che compongono il Continente.» – Cristina Tibberio per MaremossoAfricana è uno strumento per capire quanto l'Africa non vada coniugata al singolare, ma al plurale. Uno strumento di difesa contro gli stereotipi e contro tutte quelle visioni che ancora vogliono descrivere questo enorme continente, così vario al suo interno, come una lunga distesa di capanne. Africana aprirà le porte al lettore, sia a quelli che già sono appassionati delle letterature del continente sia a quelli completamente a digiuno, delle tante Afriche dentro l'Africa. Un continente moderno, giovane e creativo come pochi. Un continente dove la letteratura scorre come un fiume in piena e si smarca da sguardi stereotipati e da etichette consegnate dall'esterno, per raccontarsi qui in prima persona. Troviamo autori di grande fama internazionale come Adichie, Wainaina, Bulawayo, ma anche una nuova ondata di scrittori emergenti. Voci diverse tra loro che, attraverso storie quotidiane, metropolitane, ironiche, impegnate, sperimentatrici e futuriste, ci riportano la pluralità dell'Africa. Con una freschezza letteraria che riempie di meraviglia.Gli autori: Bynyavanga Wainaina, Agazit Abate, Sulaiman Addonia, Chimamanda Ngozi Adichie, Ken Bugul, NoViolet Bulawayo, Efemia Chela, Pierre-Christophe Gam, Stanley Gazemba, Lelissa Girma, Achille Mbembe, Nadifa Mohamed, Rémi Nganije, Alexis Okeowo, Yvonne Adhiambo Owuor, Johary Ravaloson, Felwine Sarr, Taiye Selasi, Sami Tchack. -
La voce di Bob Dylan. Un racconto dell'America. Nuova ediz.
L’America raccontata dal suo più grande poeta contemporaneo.«Un viaggio nei miti e nelle contraddizioni della storia e della cultura americane, attraverso il ritratto del grande artista» - RobinsonPer Dylan il tempo non esiste, tutto è compresente.Allen Ginsberg disse una volta, usando un'immagine biblica, che Dylan era una colonna di respiro: tutt'uno con la sua ispirazione. Dylan è la sua opera: ogni parola, ogni gesto, ogni momento della sua giornata entra a farne parte. Persino i mozziconi che butta a terra hanno un significato per chi rimane soggiogato da lui. È la stessa ispirazione di Rimbaud, una forza del demonico potenzialmente distruttiva. Eppure Dylan è riuscito a contenerla, rifiutando di farsi divorare dalla sua duplice natura. Per questo non ha mai fatto parte facilmente di alcun canone e, quando nel 2016 ci è entrato per la porta principale, ricevendo il Nobel per la Letteratura, al momento non si è presentato, ha aspettato mesi. Dylan è un problema ancora aperto; perciò è un classico. Forse è per questo che la sua voce è stata capace di attraversare i decenni turbolenti e velocissimi della storia americana, fino a oggi, costruendo un racconto che in sé contiene un'intera nazione di artisti: il moralista misantropo, il rivoluzionario conservatore, lo gnostico innamorato della creazione, il profeta di mutamenti e il talmudista di sventure. L'opera e la vita di Dylan sono un racconto che spalanca l'America mostrandone tutte le anime, spesso in lotta feroce tra loro. Soprattutto negli ultimi vent'anni, epoca di guerre, attentati e violenze, ma anche di metamorfosi. In un'edizione profondamente rinnovata, il grande ritratto che Alessandro Carrera ha composto di Bob Dylan ritorna e, attraverso l'indagine della sua voce, della terra americana restituisce tutte le contraddizioni e le ombre, i miti e le scintille. -
La riunione
Un grande autore televisivo racconta il mondo che sta dietro i programmi e i palinsesti, i flop e i picchi dell'Auditel, con un resoconto ironico e feroce scritto in forma di memoir. Boris da leggere.Pietro Galeotti, autore televisivo, racconta il mondo che sta dietro le pareti dipinte tutte uguali e tutte male dove ha trascorso la sua vita umana e professionale, scritto e firmato programmi di successo, flop, talk show, varietà, quotidiani, seconde serate, pomeridiane, tv dei ragazzi, eventi, eventi speciali, sedicenti eventi, ha stretto amicizie nuove e rotto amicizie antichissime per arrivare infine dove si trova oggi: ancora in riunione.– L’Italia è una repubblica democratica fondata sulla riunione di lavoro.– Il coreografo si offende se lo chiami coreografo.– Il cantante per esibirsi chiede un tappeto orientale. Anche falso.– Cerchiamo idee nuove per il futuro. Astenersi competenti.– Anche per non saper far nulla, ci vuole talento.– Il ruolo femminile ci sarebbe, ma poi va scritto bene.– Serve un ospite di destra.– Negli altri programmi vanno tutti gratis.– Di sicuro attualmente non c’è neppure il giorno di messa in onda.– Partire sempre da quello che si conosce. Poi, se serve, far finta di non conoscerlo.– Quasi nulla è più inutile del buonsenso nel nostro mestiere, forse solo le riunioni per i promo.– La mia idea di massima è questa, ma va messa giù bene da voi autori.– Tutte le trasmissioni memorabili si assomigliano tra loro, ogni trasmissione trascurabile è trascurabile a suo modo.– Mai ordinare insalata al ristorante. -
La nuova manomissione delle parole
Le parole, nel loro uso pubblico e privato, sono spesso sfigurate, a volte in modo doloso, altre volte per inconsapevolezza. Un insostituibile libro politico che segnala le ferite del nostro linguaggio, ma indica anche le strade possibili della sua liberazione.Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. In un’epoca come la nostra, quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l’uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose. Manomissione, certo, significa danneggiamento. Ma nel diritto romano indicava la liberazione degli schiavi. Questo libro si misura con tale ambivalenza: del nostro linguaggio indica le deformazioni, ma anche la possibilità delle parole di ritrovare il loro significato autentico. È la condizione necessaria per un discorso pubblico che sia aperto e inclusivo. La manomissione delle parole era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Era un’altra epoca e, allo stesso tempo, era l’inizio di questa epoca. Il linguaggio era quello dell’ascesa di Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Perciò il testo è stato storicizzato e aggiornato, con le nuove torsioni della lingua prodotte dall’avanzata populista. Sono sei i pilastri del lessico civile che questa guida anarchica e coraggiosa riscopre: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, popolo. A partire da queste parole chiave Gianrico Carofiglio costruisce un itinerario profondo e rivelatore attraverso i meandri della lingua e del suo uso pubblico. In un viaggio libero e rigoroso nella letteratura, nell’etica e nella politica, da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione, oggi, significa essere cittadini liberi. -
È cosi che ci appartiene il mondo. Genova 2001, caserma di Bolzaneto
Dei fatti accaduti a Genova nel 2001, oggi si sente un’eco.rnCi sono domande sulla violenza e sulla giustizia che dopo vent’anni sono ancora lì, senza risposta.rnrnInsieme alle urla di dolore, sentivo le risateA vent’anni dal G8 Valerio Callieri racconta una storia vera, la sua. A mezzogiorno del 21 luglio 2001 viene arrestato e rinchiuso nella caserma di Bolzaneto. Dalla cella assiste ai pestaggi e alle minacce di stupro. E sente le risate sormontare le grida. Perché aspettare tanto? Perché ci sono domande che richiedono molte stagioni. Nelle risate di Bolzaneto, sottofondo feroce e sinistro del racconto autobiografico di Callieri, già risuonava l’onda lunga che avrebbe portato la nuova destra, la risata dell’angelo restauratrice dell’ordine e, soprattutto, quella del diavolo che lo sovverte. L’ordine da restaurare è quello del vecchio Occidente bianco che spadroneggia nel mondo. L’ordine da sovvertire è quello nato a Seattle nel 1999, un’atipica manifestazione che fermò la Wto e infiammò il mondo. Da decenni non esisteva un movimento politico globale, capace di lottare per un altro mondo possibile. Cosa resta di un evento epocale che, al prezzo di una violenza disumana, ha aperto la strada ai movimenti che conosciamo oggi, fino a Greta Thunberg? Rimangono ferite e domande: “Com’è possibile infliggere dolore a un essere umano immobile, com’è possibile riderne, cosa succede quando rimani fermo di fronte a un massacro, cosa significa veramente giustizia. Le domande notturne del mistero che siamo. Ci permettono di perdere pericolosamente le nostre certezze. E di dare parola al dolore. In fondo è così che ci appartiene il mondo”. -
New York, l'arte delle lettere
Dalla corrispondenza di Italo Calvino, Ralph Ellison, Kahlil Gibran, J.D. Salinger, Helen Keller, Yoko Ono, PëtrČCˇajkovskij, Jacqueline Kennedy, Dylan Thomas, Anaïs Nin, Martin Scorsese…Una raccolta di lettere indimenticabili su New York. Alexis de Tocqueville, messo in difficoltà dalla loro lingua ma piacevolmente colpito dagli americani per i modi sempre affabili e cordiali. Il sindaco Ambrose Kingsland che preme sul Consiglio comunale per creare Central Park. E.B. White che si lamenta del design dei taxi cittadini con Harold Ross, cofondatore del “The New Yorker”. Andy Warhol che riceve una lettera di lamentele per gli strascichi delle feste alla Factory. Anaïs Nin e Italo Calvino entrambi sedotti ed esaltati dalla vitalità magnetica della città. New York ha molti nomi – Gotham City, Empire City, La città che non dorme mai – e un tempo è stata anche la capitale degli Stati Uniti. È nata solo nel 1898 eppure è diventata velocemente una delle metropoli più potenti e importanti al mondo, influenzando l’arte, la cultura, le finanze e i media di tutto il pianeta. Questa iconica raccolta di lettere esplora con eleganza e intelligenza la storia della vita nelle sue cinque circoscrizioni. -
Il salto. Segni, figure, parole: viaggio all'origine dell'immaginazione
Un viaggio in un passato infinitamente lontano, alla scoperta dei luoghi remoti e misteriosi dove gli esseri umani hanno iniziato a immaginare. E hanno inventato figure, simboli, parole: qualcosa di completamente nuovo, di potente e di eterno.«Non è un libro di atletica, è un racconto nel tempo, più precisamente ""La storia dei salti che hanno portato al pensiero astratto, alla proiezione di qualcosa di diverso da quello che c'è"""". In altre parole, alla rappresentazione di un'idea. La forza del libro è la descrizione dei luoghi, in Europa e in altri continenti, la forza narrativa delle pagine dove si riferiscono le emozioni provate entrando in una grotta.» – Corrado Augias, Il Venerdì - la RepubblicaDalle impronte nella grotta di Pech Merle a quelle di Yenikapı in Turchia, dalle giraffe incise nel deserto del Sahara ai petroglifi giganti delle Hawaii, dai templi di Göbekli Tepe ai segni enigmatici nelle grotte del Salento, Silvia Ferrara ci guida lungo uno straordinario cammino di salti verso l’invisibile. Così scopriamo la nostra antichissima storia di manipolatori della natura, impastatori della sua materia grezza, orditori di trame inaspettate, esploratori dei meandri oscuri del possibile, tessitori di un mondo di fiction. Incontriamo disegni di uomini e donne e di animali estinti, figure astratte senza interpretazione, il senso di spazio condiviso. Come e perché sono nati? Come nasce un simbolo, un’icona, un segno? Chi lo crea? E chi lo capisce? Come passa il messaggio? Che cosa si voleva dire? In mezzo a queste migliaia di anni, tra le pieghe di generazioni che scivolano come grani di sabbia, ci sono i tentativi di dare risposte e il senso del viaggio di questo libro. Forse, però, lungo il cammino alcune domande devono rimanere sospese, per lasciare spazio allo stupore che ci riserva la nostra innata capacità di plasmare la realtà per come la percepiamo, per dar vita a qualcosa di diverso da quello che è. Innanzitutto per sopravvivere, e poi per sopravvivere per sempre. Per lasciare una traccia viva di noi."" -
Sotto il vulcano. Rivista trimestrale. Vol. 1: Cronache dal mondo nuovo
Sotto il Vulcano è una rivista trimestrale che, nell’arco di una serie di dieci numeri, si propone di mostrare, documentare, raccontare e reimmaginare la realtà. La scommessa è che da un trauma come quello che stiamo vivendo nascano pensieri e narrazioni nuove. Il proposito è di raccoglierli e, senza promettere risposte, aprire uno spazio in cui le domande più profonde, serie, affascinanti vengano a galla e trovino voce.Ogni numero vede una condirezione diversa, con il compito di sviluppare insieme a Marino Sinibaldi un grande tema, che occupa la parte centrale della rivista. Lo declinano scrittori, filosofi, artisti e scienziati, italiani e stranieri, attraverso racconti, reportage, memoir, interviste, poesie, pezzi giornalistici, graphic novel, riflessioni personali e analisi sociali.Iniziamo con le Cronache dal mondo nuovo, a cura del Premio Strega Helena Janeczek.Con scritti di: Andrea Bajani, Marco Balzano, Simone Beretta, Javier Cercas, Pietro Del Soldà, Fabio Deotto, Tishani Doshi, Paola Dubini, Claudia Durastanti, Franco Farinelli, Adriano Favole, Maurizio Ferraris, Ilaria Gaspari, Fabio Genovesi, Mariangela Gualtieri, Etgar Keret, Francesca Mannocchi, Colum McCann, Andrea Migliorini, Luca Molinari, Giulio Mosca, Giacomo Papi, Telmo Pievani, Marco Rossari, Alessandra Sarchi, George Saunders, Igiaba Scego, Giorgia Serughetti, Walter Siti, Chiara Valerio, Juan Gabriel Vásquez. -
Sotto il vulcano. Idee/Narrazioni/Immaginari. Rivista trimestrale. Vol. 2: Metamorfosi
“Sotto il vulcano” è una rivista trimestrale che, nell’arco di una serie di dieci numeri, si propone di mostrare, documentare, raccontare e reimmaginare la realtà. La scommessa è che da un trauma come quello che stiamo vivendo nascano pensieri e narrazioni nuove. Il proposito è di raccoglierli e, senza promettere risposte, aprire uno spazio in cui le domande più profonde, serie, affascinanti vengano a galla e trovino voce. In questo secondo numero, la condirezione della parte centrale della rivista è a cura del Premio Strega Melania G. Mazzucco che, insieme a Marino Sinibaldi, ha scelto il tema Metamorfosi. Lo declinano scrittori, filosofi, artisti e scienziati, italiani e stranieri, attraverso racconti, reportage, memoir, interviste, poesie, pezzi giornalistici, graphic novel, riflessioni personali e analisi sociali. Contributi di: Andrea Bajani, Marco Balzano, Jonathan Bazzi, Alberto Cristofori, Pietro Del Soldà, Silvia Ferrara, Giorgio Fontana, Fumettibrutti, Ilaria Gaspari, Fabio Genovesi, Paolo Giordano, Laura Imai Messina, Vittorio Lingiardi, Valerio Magrelli, Francesca Mannocchi, Luca Molinari, Elvira Mujčić, Marco Pellitteri, Katja Petrowskaja, Telmo Pievani, Carlo Rovelli, Beatrice Salvioni, Giorgia Serughetti, Walter Siti, Davide Toffolo, Vincenzo Trione, Nicla Vassallo, Enrique Vila-Matas, Ian Williams, Banana Yoshimoto. -
Leader ma non troppo. Arte e fatica di guidare un'azienda
La vera leadership è quella che ne genera altra. È l'arte di scomparire, creare spazio per il talento altrui e non rendersi mai indispensabili.Esistono tanti libri che parlano di leadership, ma trovare la definizione di un concetto così vasto e spesso abusato è difficile. Giuseppe Morici ha visto dall'interno tante grandi aziende e con la leadership ha fatto i conti da ogni prospettiva. Con l'esperienza ha capito una cosa: essere leader significa sapersi rendere non indispensabili. Un buon capo intercetta talenti e crea le condizioni migliori affinché le capacità altrui possano maturare e svilupparsi. Ecco perché la leadership, in fondo, è l'arte di scomparire. Nel saper occupare la scena nella giusta misura, però, non c'è nulla di facile: come tutte le arti, anche questa richiede ingegno, tecnica, pratica e tanta fatica. Dopo il successo di Fare marketing rimanendo brave persone e Fare i manager rimanendo brave persone, questo libro affronta il livello più alto della vita aziendale ed esplora il territorio della leadership, del ruolo del capo-azienda: meglio leader che sappiano fare o leader che sappiano delegare? Capi carismatici oppure operativi? Meglio la strategia o l'esecuzione? Come combinare la gestione del presente con il disegno del futuro? Sono più importanti la diversità e l'inclusione oppure l'omogeneità dei valori e di una certa idea del mondo? Con il suo consueto taglio umanistico e la sua visione integrale e ostinatamente non tecnica delle cose, Morici indaga le relazioni tra leader, obiettivi e comunità, arrivando alla conclusione che il dovere del leader, forse, è quello di occuparsi di ciò che non c'è, lasciando agli altri la gestione di tutto il resto e assicurando così un futuro all'azienda. E non solo. -
Su tutti i vivi e i morti. Joyce a Roma
Enrico Terrinoni affronta il buco nero della vita di Joyce: i sette mesi e sette giorni che trascorse a Roma. Un periodo abissale e oscuro, che spiega molti misteri dello scrittore, primo fra tutti la scintilla che diede origine all'Ulisse. Una biografia dell'immaginario, un resoconto travolgente dell'intreccio segreto capace di unire la vita e la scrittura del più grande autore del Novecento.Esistono tanti resoconti biografici di Joyce. Quel che manca è una storia. Questo libro non è una biografia, ma una storia. Parla di una vita, e di come le esperienze fatte, le parole dette o scritte, gli incontri casuali inneschino nella nostra mente pensieri e connessioni, e in quella degli artisti grandi intuizioni estetiche ed esistenziali. Fu Joyce a scrivere nel Finnegans Wake una meravigliosa parola inventata: beogrefright. Sta chiaramente per biography, ma contiene anche il virus della paura, dello spavento (fright), e anche quello del male nella fantasia fanciullesca: ogre ovvero ""orco"""". Una biografia, infatti, come una storia, nel saper evocare quelle forze occulte che rendono possibile il miracolo della transustanziazione di esistenze in inchiostro, può, o anzi deve anche spaventare. Perché la nostra vita non è inchiostro, ma il nostro ricordo, il ricordo di noi stessi, in certi casi, lo diventerà. E questa cosa può far paura. Esiste una via d'accesso abissale, eppure rivelatrice, alla vita di Joyce e alla trasformazione di quei percorsi oscuri nella sua opera: sono i sette mesi e sette giorni tormentati che trascorse a Roma. Da qui si può ricostruire il filo sotterraneo e segreto dei misteri del più grande scrittore occidentale del Novecento. Si capiscono gli episodi da cui scaturirono le paure e le ossessioni che attraversano l'Ulisse. Ci si imbatte in una serie di straordinarie rivelazioni sull'identità del modello di Bloom. Si tocca da vicino la nascita dell'interesse per il socialismo e l'anarchismo, che portano nelle opere un forte afflato antitotalitario. Una nuova narrazione di pochi mesi misteriosi ma fondamentali per accedere al segreto della vita e dell'opera di Joyce."" -
Un canto salverà il mondo. 1933-1953: la musica sopravvissuta alla deportazione
Un grande pianista e compositore è impegnato da oltre trent'anni in un'impresa epocale: costruire un archivio della musica composta nei Campi di prigionia fra il 1933 e il 1953.Da più di trent'anni Francesco Lotoro, pianista e compositore, recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività militare e civile tra il 1933, anno dell'apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici. Questo libro racconta la sua ricerca, che con un lavoro instancabile di recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione e registrazione ha portato alla costruzione di un archivio di ottomila partiture, tutte opere di musica concentrazionaria. Oltre alle partiture, Lotoro ha ritrovato diecimila documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste a musicisti sopravvissuti) e tremila pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e trattati musicali prodotti nei Campi. È l'impresa epica della costruzione di un archivio straordinario e unico al mondo. Un viaggio nella musica e nella storia che svela un modo nuovo di raccontare i capitoli più bui del Novecento: indagando le strategie del genio creativo e dell'emozione attraverso le quali una vicenda umana può entrare in una partitura e da qui oltrepassare le maglie del suo tempo per accedere all'eternità. -
Il soffio della vita. Corrispondenza con Evgenjia (1921-1931)
Le lettere di Boris Pasternak alla sua prima moglie Eugenija Lur'e aprono una porta segreta su ""scene da un matrimonio"""" dove l'amore viene lentamente sovvertito dal bisogno impellente dei due protagonisti di affermare il proprio istinto creativo. Il nucleo centrale dello scambio epistolare coincide con i dieci anni del matrimonio con la giovane pittrice, conosciuta nell'estate del 1921, poco prima che i genitori del poeta lasciassero la Russia."" -
Senza mai fermarsi. Un'autobiografia
Paul Bowles nasce figlio unico di una coppia appassionata di musica e buone letture. Fin da bambino il protagonista manifesta le proprie passioni: scrive giornalini, diari di personaggi immaginari, progetta e descrive grandi, fantastici viaggi inventati. Da studente si dedica all'apprendistato della musica, alla pittura, alla poesia, finché approda all'Università di Charlottesville, dove aveva studiato Poe. Gli incontri di questi anni, da Eliot a Cole Porter (ma anche l'acquisto del primo grammofono), risulteranno determinanti per la sua formazione intellettuale. Nel 1931 parte, senza un dollaro in tasca, per l'Europa. Rimane per un periodo a Parigi, ma si muove anche verso la Svizzera, il Belgio, la Germania... Una biografia punteggiata da personaggi noti quali Gertrude Stein, Truman Capote, Allen Ginsberg, André Gide, W.H. Auden. -
Diario. Vol. 2: 1959-1969.
Con questo secondo volume, 1959-1969, con un'Appendice che raccoglie i testi di Contro i poeti e Sienkiewicz, si conclude la prima edizione italiana integrale del Diario di Gombrowicz che copre un arco cronologico di oltre un quindicennio, dal 1953 al 1969, dal lungo ""esilio"""" in Argentina al ritorno in Europa, prima a Berlino poi in Francia, a Parigi e a Vence. Il Diario è una straordinaria composizione saggistico-fìlosofica che registra come un sensibilissimo sismografo ogni oscillazione del fragile e incerto 'Io' dell'autore. Essendo un emigrante dalla Polonia e dall'Europa, Gombrowicz fu contemporaneamente un emigrante dalla modernità. La sua lucidità di sguardo gli derivava proprio dalla distanza e dall'avere il privilegio di esser fuori dalle tragedie e dai conflitti del suo continente d'origine: """"Argentina: ventiquattro anni di liberazione dalla Storia"""". Questa Forma, e il suo equilibrio personale, entrano però in crisi con il ritorno di Gombrowicz, nel 1963, in Europa. È certamente un Gombrowicz più forte e maturo, perché """"distante"""" da quel mondo e da se stesso, rispetto a quello che attraversò il mare in senso contrario nel 1939, ma, allo stesso tempo, è un uomo, che percepisce lucidamente la fragilità dell'equilibrio raggiunto e l'inquietudine e l'incertezza della nuova sfida con l'Europa. E Gombrowicz reagisce attaccando. Si pone come un guastafeste argentino paracadutato nel cuore dell'Occidente e che vede con lucidità le contraddizioni della """"Forma europea"""".""