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Canaglie di tutto il mondo. Nuova ediz.
Non solo Rediker è un gran conoscitore di pirati, ma oltretutto ne racconta la storia quasi in presa diretta. E così ci parla con passione di un'epopea insieme romantica e sanguinaria - di cui non tralascia i dettagli più crudi - dove la scelta difficile di una vita fuorilegge nasce dal consapevole rifiuto di una società segnata dal dispotismo, particolarmente vessatorio per la gente di mare. Ancor oggi eroi dell'immaginario popolare, i pirati hanno sì depredato, saccheggiato e ucciso, ma hanno al contempo incarnato una peculiare visione del mondo basata sui valori di libertà ed eguaglianza. Una visione che ha sfidato le convenzioni dell'epoca a proposito di razza, sesso, classe e nazionalità, proponendo una democrazia radicale capace di sovvertire la loro società. E anche la nostra. -
Una fiamma nel buio. Conversazioni
In questa appassionante biografia intellettuale, Illich si interroga e si fa interrogare su tutti i temi di cui si è occupato con eretica lucidità, intrecciando quanto ha scritto con il suo vissuto di prete decisamente anomalo. Così queste conversazioni non convenzionali, che propongono cortocircuiti inattesi tra i diversi piani del discorso, diventano un documento insostituibile per comprendere sino in fondo la complessità di uno dei più acuti pensatori del Novecento. E grazie alla trascrizione quasi letterale effettuata da Cayley , il dialogo - condotto con rigore, ma anche con una vena di umorismo il cui scopo è scompaginare la comunicazione standardizzata - ci restituisce in tutta la sua singolarità il parlato di Illich. Vengono così messi in discussione non solo i riti e le liturgie che celebrano i miti dello sviluppo e del progresso propri della società industriale, ma anche le istituzioni che la compongono e il «buon senso» istituzionale che le regola. Una rivisitazione critica del mondo contemporaneo che nel suo insieme delinea una radicale alternativa alla modernità. Ed è appunto questa l'eredità più preziosa di un pensatore straordinario come Illich. -
Storia di un ruscello
Questa storia di un corso d'acqua, scritta nel 1869 da un geografo non convenzionale che anticipa idee come la biodiversità, viene inizialmente pubblicata dalla casa editrice Hetzel nella medesima collana di libri per ragazzi del contemporaneo Jules Verne, nei cui romanzi non a caso si ritrovano spesso le vivide descrizioni della natura fatte da Reclus. Metafora della vita umana, il ruscello viene così seguito passo passo lungo il suo cammino: prima sorgente di montagna, poi torrente «veloce e chiassoso come un giovane che entra nella vita», infine fiume più lento, maturo, che arriva fino al mare. Perché riproporre oggi un classico della divulgazione scientifica di fine Ottocento, con i suoi accenti poetici e talvolta retorici? Perché con il Ruscello Reclus ci introduce allo studio diretto della natura, ci propone un modo di fare geografia con i piedi, con gli occhi, con i sensi, oltre che con i libri, e ci offre al contempo un'idea di geografia sociale estremamente attuale. -
Intromettersi
Intromettersi vuol dire varcare confini, invadere campi, dissodare terreni... Per circa un anno La Cecla, antropologo, si è incontrato con Caffo, filosofo, per ripercorrere insieme una vicenda personale che è soprattutto un pretesto per attraversare circostanze e ambienti. Così, dalla Sicilia degli anni Settanta e dalla militanza ambientalista e antimilitarista, si arriva ai giorni nostri e alle polemiche con le archistar internazionali e con un establishment accademico arroccato su un ordine disciplinare che non ammette deroghe, commistioni e tanto meno intromissioni. E invece sono proprio queste consapevoli violazioni dell'ordine costituito che segnano un percorso esistenziale lungo sette decenni, fatto di incontri con persone fuori dall'ordinario, come Doglio e Illich, Feyerabend e Augé, Foucault e Piano, e di luoghi altrettanto straordinari, come Berkeley, Istanbul o Bombay, che perdono la loro dimensione geografica per diventare paesaggi viventi. Ne viene fuori una traiettoria esistenziale piena di svolte, inversioni e deviazioni, ma al contempo capace di disegnare una mappa quanto mai aperta per le future generazioni di pensatori «impertinenti». -
Il pregiudizio psichiatrico
«A ben poco serve attaccare l'istituzione del manicomio - scrive Antonucci - se non si porta un attacco radicale allo stesso giudizio psichiatrico che ne è alla base, mostrandone l'insussistenza scientifica. Finché non sarà abolito quello che di fatto è un pre-giudizio, la realtà della segregazione psichiatrica continuerà a fiorire dentro e fuori le pareti del manicomio». Dall'«istituzione negata» alla negazione della psichiatria. Ed è appunto questa la tesi centrale del libro di Antonucci, ovvero che la malattia mentale non è una malattia e la psichiatria non è una scienza. Un'affermazione dura, perentoria che potrebbe suonare incredibile se non fosse fondata su 250 certezze, tanti quanti sono stati i pazienti di Imola che ha ""liberato"""" dalla segregazione psichiatrica. Non esiste un'alternativa alla psichiatria se non l'abolizione della psichiatria. Il ricorso di Antonucci all'esperienza personale non risponde a uno scopo autobiografico ma alla necessità di portare il lettore a osservare la realtà senza pregiudizi, a conoscere direttamente gli uomini e le donne vittime dei trattamenti psichiatrici, a fondare la critica su storie vere, su fatti concreti e inconfutabili."" -
Patagonia rebelde. Una storia di gauchos, bandoleros, anarchici, latifondisti e militari nell'Argentina degli anni Venti
"Patagonia rebelde"""" è stato un libro perseguitato. Negli anni Settanta, in Argentina, l'opera è stata censurata, le copie sequestrate e bruciate. Nonostante il successo della riduzione cinematografica realizzata da Héctor Olivera (Orso d'argento a Berlino nel 1974), la storia è stata poi offuscata dalle """"patagonie"""" estetizzanti alla Chatwin. I protagonisti delle vicende narrate da Bayer sono invece peones, gauchos dalla pelle tagliata dal vento, bandoleros e sindacalisti anarchici. Ribelli dimenticati di un lungo sciopero insurrezionale che nel 1921 li vide occupare le fattorie dei latifondi patagonici con un'armata stracciona che, sventolando la bandiera della rivolta, tenne in scacco per mesi polizia ed esercito. Tra loro un bandolero italiano noto come El Toscano. Storie drammatiche di ribellione e ideali internazionalisti che Bayer racconta con passione, quasi in presa diretta." -
Campati per aria
La crisi climatica si presenta come una questione culturale intensa, minacciosa e sorprendentemente intima in grado di inaugurare tempi inediti che non sono solo atmosferici ma anche sociali. Culturali sono infatti le conseguenze dei mutamenti atmosferici, così come culturale è quella nozione occidentale di natura come distante e fuori dalla società oggi in crisi. Culturali sono infine gli ostacoli a parlare di un cambiamento epocale, e ad agire di conseguenza, a causa dei processi sociali di diniego che rendono «impensabile» questo mutamento accelerato, alimentando un senso di impotenza e paura dovuto alle fondamentali dimensioni emotive del nostro coinvolgimento ambientale. Eppure le culture umane si sono sempre orientate verso il cielo per dare senso all'abitare sulla terra, avvalendosi di forme rituali, strutture simboliche, sistemi produttivi e saperi locali in grado di tradurre in familiare e significativo il «tempo che cambia». E oggi che l'atmosfera è il bene comune per eccellenza, e la co2 il male comune per eccellenza, abbiamo bisogno di riscoprire relazioni ambientali generative e creative che ci consentano di risignificare il «clima» in cui siamo immersi. -
L' anarchia. Un approccio essenziale
Anche se tende a evocare, soprattutto sui media, immagini di protesta aggressiva e di rabbiose manifestazioni contro la Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale, l'anarchia è ben più che protesta e rabbia. Ed è ben più «organizzata» e «ragionevole» di quanto non si creda comunemente. In questa sua sintetica introduzione all'argomento, Colin Ward traccia gli elementi essenziali del pensiero e della pratica anarchica, dai suoi «padri» ottocenteschi fino ai nostri giorni. E soprattutto delinea i tratti costruttivi dell'approccio libertario, egualitario e solidale, che ne fanno un riferimento vitale per una molteplicità di azioni tese alla riappropriazione dal basso del controllo sociale. Un anarchismo che sfida incessantemente, con pratiche di autonomia, ogni forma di dominio. -
La cucina della filibusta
I pirati? Li immaginiamo imbronciati mentre rosicchiano insetti o lappano acqua putrida sulle loro bagnarole. Che errore! Come appunto dimostrano le memorie di Jean-Baptiste Labat, domenicano poco portato alle estasi mistiche, ma dotato di un appetito e una curiosità incontenibili. In un inedito mélange di arte culinaria e storia, Melani Le Bris, insieme al padre Michel, il più noto storico francese della pirateria, ricostruisce questa misconosciuta epopea gourmande della filibusta caraibica. Una gustosa narrazione in cui un centinaio di ricette si alternano ad altrettanti aneddoti in un'armonica composizione di sapori e vicende. Riviviamo così le gesta dei «Fratelli della Costa», che nelle loro modeste capanne o nelle malfamate taverne lungo i moli sono stati i precursori di quella cucina meticcia che oggi si chiama moderna, portando ai più alti livelli l'arte delle spezie, raffinando la preparazione delle grigliate e scoprendo molti dei cocktail che ancora oggi ci fanno sognare. -
Il dominio e l'arte della resistenza. I «verbali segreti» dietro la storia ufficiale
«Quando passa il gran signore, il saggio villico fa un profondo inchino e silenziosamente scoreggia». Questo proverbio etiope, citato in apertura del libro, dà una prima beffarda idea di cosa Scott intenda per quei «verbali segreti» che legge dietro i comportamenti codificati tra dominanti e dominati. Al di là delle apparenze, queste relazioni sono conflittuali e intrise d'inganno: da una parte i subordinati simulano la propria deferenza al potere e dall'altra i detentori del potere «recitano» la propria supremazia. Utilizzando innumerevoli esempi tratti, nel tempo e nello spazio, dalla letteratura, dalla storia e dall'etnologia, Scott propone un'inedita analisi sia dei ruoli interpretati sulla scena pubblica da potenti e subalterni, sia del loro «discorso» dietro le quinte, reciprocamente irridente e astioso. Uno studio sull'infrapolitica dei «senza potere», ovvero sulle strategie di insubordinazione messe in atto al di fuori dell'ambito politico, che rimane una pietra miliare per la comprensione della subordinazione, della resistenza, dell'egemonia, della cultura popolare e della rivolta. -
Frammenti di antropologia anarchica
Che cosa dovrebbe rendere compatibili, anzi affini, una filosofia politica come l'anarchismo e una disciplina scientifica come l'antropologia (culturale, beninteso)? Per Graeber, anarchico e antropologo, sussistono feconde potenzialità di arricchimento reciproco perché entrambe si muovono da molto tempo sulla stessa traiettoria, non solo perché riconoscono la varietà dei modi di pensare propri degli esseri umani, ma anche perché pongono al centro della loro riflessione la questione cruciale del potere. In un mosaico di appunti e spunti deliberatamente incompiuti, l'autore sviluppa la sua tesi partendo dalle enclaves libertarie ed egualitarie presenti in diversi momenti della socialità umana - di cui già parlano antropologi come Marcel Mauss o Pierre Clastres - per arrivare alle forme di contropotere esistenti nel mondo occidentale, e non solo. Viene così abbozzata una ridefinizione dello Stato e delle organizzazioni politiche che apre a considerazioni fortemente innovative sui concetti di dominio, gerarchia, autorità. -
Ecologia e psicogeografia
In questi saggi, scritti da Debord fra il 1955 e il 1988, ritroviamo a più di trent'anni di distanza un'altra delle sue geniali intuizioni, ossia la prefigurazione di una società in cui la pur necessaria lotta contro l'inquinamento avrebbe presto assunto un carattere statuale e regolamentare buono solo a creare nuove specializzazioni, nuovi dicasteri, nuove burocrazie... Così, sullo sfondo della celebre critica situazionista alla società dello spettacolo, se ne delinea un'altra altrettanto implacabile: quella a un certo ecologismo mistificatorio, molto alla moda, che non a caso si è con il tempo trasformato nell'immancabile complice della green economy. Per contrastare un simile appiattimento dell'ambiente e il conseguente addomesticamento comportamentale dei suoi abitanti, bisogna piuttosto ripartire dagli spazi della vita quotidiana, da quella pratica psicogeografica che consente di sperimentare un uso ludico del territorio e dunque realizzare possibilità inedite, persino fantascientifiche. E sta qui il senso che attraversa gli scritti di Debord: in una situazione come quella in cui ci troviamo a vivere, non ci resta che «considerare il peggio e combattere per il meglio». -
Guida minima al cattivismo italiano
Che gli italiani siano cambiati, e non proprio in bene, è ormai un dato di fatto. Quella mutazione antropologica intuita da Pier Paolo Pasolini a metà degli anni Settanta è oggi ben più evidente e con tratti forse peggiori. E se in tutto l'Occidente si sono incrinate le democrazie e prevale un individualismo spaventato e consumista, l'Italia ha anticipato molti dei processi che oggi ci fanno guardare con sguardo preoccupato e disarmato l'involuzione civile che attraversa gli Stati Uniti e larga parte dell'Europa. Una deriva che parte da lontano, e cioè da quel 1989 che non solo non ha mantenuto le sue promesse ma ha segnato l'avvio di una nuova e spesso spietata globalizzazione del pianeta. In questo senso l'immigrazione è davvero il fenomeno che in modo più evidente permette di leggere il cambiamento delle culture degli italiani. Non l'unico, ovviamente. Ma l'immigrazione svolge una «funzione specchio» capace di rivelare la natura della società di accoglienza, portando alla luce ciò che è latente, un inconscio sociale lasciato nell'ombra. Prefazione di Donald Sassoon. -
Fellini anarchico
Furono per primi due francesi, il critico André Bazin e più tardi lo scrittore Daniel Pennac, a parlare di un «Fellini anarchico» e cosciente di esserlo. D'altronde il suo cinema - sempre attento ai marginali, di cui racconta i confusi tentativi di rivolta e la fatica di vivere - si è avvalso di geniali sceneggiatori come Ennio Flaiano, Tonino Guerra o Bernardino Zapponi, alcuni dei quali dichiaratamente anarchici. Ed è indubbio che anche l'humus romagnolo e il giovanile confronto con il fascismo abbiano influito sulla sua visione della società, come risulta evidente in Amarcord, il suo film più autobiografico. Ma la diversità felliniana è altrettanto evidente in capolavori come Otto e mezzo o La dolce vita, in cui il regista prefigura la mutazione antropologica in atto in Italia, sancendo al contempo la sua irrecuperabilità di artista a un qualunque ordine borghese. Sono però le sue ultime opere - Satyricon, Casanova e La voce della luna - quelle in cui la narrazione si fa metafora e giudizio, rendendo infine esplicita l'irriducibile distanza di Fellini da una società che non a caso ci mostra nella sua degenerazione festaiola e conformista, nell'euforia consumista della «sagra dello gnocco»... -
Clima, capitalismo verde e catastrofismo
Da alcuni decenni il «riscaldamento globale» ci viene presentato non solo come un dato di fatto, ma anche come una questione di vita o di morte. Ed è proprio questo timore di un collasso prossimo venturo che sembra mettere d'accordo i tanti sostenitori dell'origine antropica del cambiamento climatico, nonostante le profonde differenze che ci sono tra loro. Ma qual è l'effettiva evoluzione del clima? Quale la vera posta in gioco in ambito scientifico, geopolitico ed economico? Attento a non separare il sapere scientifico da una realtà sociale dominata da diseguaglianze, rivalità imperialiste e aspre competizioni fra il business degli idrocarburi e quello del nucleare, Pelletier smonta gli ingranaggi della macchina ideologica che sta dietro a quella che appare sempre più come una credenza religiosa: la collassologia. Se è vero che alcuni fenomeni sono inediti o inattesi nella forma attuale, il metodo per analizzarli rimane comunque lo stesso: attenersi alle osservazioni e diffidare delle narrazioni sensazionalistiche. Riscopriamo così che la scienza, e dunque anche l'ecologia e la climatologia, talvolta «non sanno», e magari sbagliano. Ma di certo non ammettono scorciatoie, soprattutto quando queste si discostano dal pensiero critico. -
L' utopia pirata di Libertalia
Se l'esistenza storica di Libertalia non è comprovata, la visione utopica che l'ha resa leggendaria testimonia di una pratica politica egualitaria che dai ponti delle navi migra sulla terraferma nei tanti insediamenti pirata presenti lungo la costa malgascia durante l'epoca d'oro della filibusta. Una pratica del tutto estranea all'ordine mondiale vigente, ma in sorprendente sintonia con le idee illuministe che vanno affermandosi nei Salons parigini e che in Madagascar si meticciano con la cultura locale, portando a un esperimento unico di Illuminismo pirata a guida malgascia. Una versione certo non convenzionale - anzi decolonizzata - di Illuminismo che rielabora in modo originale le sue idee di libertà e uguaglianza. Ed è grazie a questa ricostruzione storico-antropologica, capace di mettere assieme fatti accertati, immaginari sociali e pratiche etnografiche, che l'immagine del bucaniere sdentato che sventola la sua bandiera di rivolta in faccia al mondo non appartiene più solo alla mitologia della filibusta ma diventa, al pari di Voltaire, una figura iconica dell'Illuminismo, anche se non è nata nei circoli intellettuali europei ma nei covi pirata e nei villaggi indigeni del Madagascar. -
Gli algoritmi della politica
Quando navighiamo sul web, parliamo allo smartphone, effettuiamo operazioni online o usiamo i social network, lasciamo inevitabilmente tracce della nostra attività a disposizione delle imprese digitali che controllano il web. Questa immensa mole di dati viene costantemente raccolta, elaborata e riassemblata in modo da permettere alle Big Tech e ai loro clienti, pubblici e privati, di individuare il nostro profilo identitario con sempre maggiore precisione. Ed è l'algoritmo la funzione operativa che presiede a tali tecniche di profilazione. Ma non si tratta solo di marketing commerciale: è molto di più. L'algoritmo consente infatti di elaborare, in base al nostro comportamento online, una previsione delle nostre condotte future che attiva, anche in ambito politico, forme di induzione e attrazione verso posizioni che altrimenti non ci verrebbero in mente. La sfera pubblica si presta così a condizionamenti propagandistici che il cittadino non è ancora preparato ad analizzare criticamente e che incidono sulla libertà stessa, sia come immaginario singolare e sociale, sia come pratica individuale e collettiva. -
Per una società ecologica. Tesi sul municipalismo libertario e la rivoluzione sociale
In questo classico dell'ecologia sociale, Bookchin si chiede se davvero non c'è rimedio a questo fenomeno chiamato «civiltà» che pare sul punto di distruggere un mondo naturale formatosi in milioni di anni di evoluzione organica. Di certo le soluzioni vanno trovate lontano dalla prevalente ragione strumentale, che risponde a logiche di dominio sulla natura radicate in quel dominio dell'uomo sull'uomo che ha plasmato sia la nostra struttura sociale sia la nostra visione della natura. Bookchin mostra infatti come sia stata la nascita della società gerarchica a rendere sempre più aggressive le relazioni dell'umanità con la natura, in un perverso crescendo culminato con la selvaggia spoliazione operata dal capitalismo e dal suo folle modello di crescita infinita in un mondo finito. I rimedi vanno allora cercati in valori e metodi non gerarchici capaci di costruire uno spazio sociale in equilibrio con il suo ecosistema e un tessuto comunitario basato sulla cooperazione e non sulla competizione, sulla redistribuzione e non sull'accumulazione, sull'interdipendenza e non sulla sopraffazione. -
Anarchia e cristianesimo
Questo libro è una provocazione culturale fin dal titolo. Un tentativo di conciliare l'inconciliabile: il diavolo e l'acqua santa! Contro l'opinione corrente, e in linea con il suo anticonformismo, Ellul - cristiano per certo anomalo - sostiene che punti di contatto tra anarchismo e cristianesimo ve ne sono. E notevoli. Mescolando politica, teologia e storia, alla luce del Vecchio e del Nuovo Testamento e delia concezione del potere nella Chiesa delie origini, l'autore argomenta la sua tesi con la verve e l'incisiva semplicità che hanno caratterizzato tutta la sua opera. Ma niente paura: Ellul chiarisce subito che non è sua intenzione convertire nessuno. Né gli anarchici al cristianesimo, né i cristiani all'anarchismo. L'olio e l'aceto, dopo essere stati rimescolati, tornano a separarsi. Però, forse, non più così incompatibili. Prefazione di Mimmo Franzinelli. Postfazione di Andrea Gallo. -
La concezione anarchica del vivente
La genetica è nata e si è sviluppata su un presupposto deterministico: la stabilità del gene e la sua trasmissibilità ereditaria. Eppure tutta la biologia contemporanea ci parla della variabilità come di una condizione permanente ed essenziale dell'essere vivente che non può essere ridotta a puro rumore o fluttuazione: il caso non è un accidente che perturba il processo deterministico. Nel vivente non c'è un ordine stabilito bensì un disordine organizzato che rende possibile la vita e la sua evoluzione. Ampliando il campo di applicazione dell'ontologia darwiniana, che assume la variazione aleatoria come forza motrice del processo evolutivo, Kupiec delinea una concezione anarchica del vivente che contesta l'idea di un ordine cogente inscritto nei geni. Gli organismi non sono società centralizzate di cellule che obbediscono al genoma o all'ambiente esterno, ma comunità cellulari autogestite che vivono per sé stesse e che per mantenere le proprie funzioni vitali sono spinte a cooperare, realizzando delle vere e proprie reti di mutuo appoggio. Ed è questa la nuova via che deve intraprendere la ricerca biologica per uscire dalle secche in cui l'ha spinta la genetica.