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Domenico Tempio. Il «demone della poesia» e l'Illuminismo «reale»
Per circa un secolo e mezzo Domenico Tempio è stato sottovalutato dalla critica, che gli ha cucito addosso l'abito troppo stretto del «poeta erotico», se non addirittura «pornografico». Questo luogo comune perdura a tutt'oggi, nonostante una parziale correzione di tiro, limitata a ristretti settori del mondo accademico e ad alcuni intellettuali che amano collocarsi fuori dal coro. Il presente volume si propone di rivalutare l'opera artistica del Tempio, concentrandosi soprattutto sul suo capolavoro, La carestia, penetrando nel suo mondo spirituale, verificando come in lui si riverberino le idee illuministiche, così come, al di là delle mitologie consolidate, si sono affermate concretamente in Francia, nonché nella specifica realtà italiana, e, in particolare, in quella siciliana, nella quale il poeta ha vissuto ed ha operato letterariamente, caratterizzata da notevoli ritardi di natura storica, economico-sociale, politica, culturale. Si propone, infine, di accedere al «demone della poesia» che, con irruenza, anima Domenico Tempio e gli permette di penetrare nelle viscere più profonde della sua terra, fino agli Inferi, le cui porte, secondo le tradizioni popolari, si aprono al di sotto dell'Etna. -
La via della pace. La meditazione: come trovare Gesù, sempre e dovunque
In un'epoca in cui l'accesso agli edifici di culto e ai mezzi della grazia diventa sempre più difficoltoso, si rivela quanto mai urgente riscoprire una risorsa antica quanto la Chiesa: la meditazione. È un modo di trovare il Signore possibile a chiunque, in ogni momento e in ogni luogo. Non si tratta certo di sminuire l'importanza dei Sacramenti né quella di una predicazione sicura, la quale risulta però troppo rara. Al seguito dei grandi maestri dello spirito, anche oggi possiamo ottenere, grazie alla meditazione, un abbondante nutrimento per l'anima assetata di verità. La comunione eucaristica - quando fruibile in condizioni degne - diverrà così molto più fruttuosa, benché meno frequente. La buona terra di un cuore sapientemente dissodato da questo quotidiano esercizio sarà ben più ricettiva alla pioggia della grazia e farà germogliare rigogliose virtù, unificate e perfezionate dalla carità. Senza questo salto qualitativo sarà impossibile discernere e attuare con costanza le giuste risposte alle sfide che ci stanno di fronte, nonché cogliere le grazie nascoste nell'odierna prova e le inedite opportunità di santificarci che Dio ci concede, a gloria Sua e per il bene della Chiesa. -
La sociologia tra filosofia e storia. Un colloquio con Nicola Siciliani de Cumis
Questo colloquio tra due professori dell'Università di Roma «La Sapienza» tocca un problema fondamentale. La sociologia non può fare a meno della filosofia, ma i concetti di cui si vale non sono i concetti quidditativi o essenzialistici. Sono concetti operativi, alimentati dalla ricerca sul campo. Inoltre, la sociologia non può fare a meno della storia, ma non di quella elitaria dei vertici politici e sociali, bensì della storia detta «dal basso», vale a dire storia della quotidianità e delle persone comuni. -
Conversando, sottovoce, con la morte
Secondo Martin Heidegger, è nella morte il momento di suprema autenticità. Ma, prima ancora, nei Quaderni di Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke, c'è il grande vecchio che, nel vuoto delle strade notturne della grande città, invoca la sua morte, quella che gli spetta, che è solo sua. Ma la morte bisogna meritarsela. È il compimento e la fine. Oppure, secondo le fedi religiose tradizionali, è solo un passaggio alla vita oltre la vita. In ogni caso, la sola saggezza consentita agli umani è un atteggiamento di attesa e accettazione. -
Lo stato interiore. Il destino di Evola dopo Evola
La vivacità degli studi dedicati a Julius Evola non ha risolto il mistero di quest'uomo che passa per un conservatore anche se nella sua vita non ha conservato niente, portando gradatamente a morire dapprima l'arte, poi la filosofia e infine la tradizione, arse dalla sua individualità che ha la natura della fiamma. Quel che resta, come cenere, è l'ennesima superstitio. Il Barone è diventato persino il ""filosofo della libertà"""", da quando la grazia accademica l'ha piantato sul terzo gradino del podio tutto italiano, accanto a Croce e Gentile. La tigre è stata infine addomesticata o è ancora capace di sorprendere le nostre vite? Alessio de Giglio scommette sulla seconda possibilità, sempre che per comprendere Evola si sia disposti ad andare """"oltre Evola"""", alla ricerca di quella """"singolarità non normalizzabile dal logos del tempo presente"""", come scrive il filosofo Giovanni Sessa nell'introduzione. Senza indietreggiare, se al di là della maschera troveremo un volto sconosciuto."" -
Dello scrivere e leggere non alla leggera e del tradurre senza troppo tradire
Scrivere, leggere, tradurre sono attività intimamente collegate e si aiutano, talvolta si completano reciprocamente. Naturalmente, il vero scrittore non è un mero assemblatore di pagine oppure un fortunato sceneggiatore televisivo. Ha un problema con la lingua. Deve trovare una sua lingua. E a questo proposito trova spesso nel traduttore un complice e insieme un compagno di strada. D'altro canto, come già notava Albert Thibaudet, occorre distinguere fra lecteur, o lettore in profondità, e liseur, o mero leggente, incapace di impadronirsi del significato autentico di ciò che legge. -
Materiali per un'autobiografia intellettuale
È certamente difficile scindere, in una vita, gli aspetti teorici e intellettuali da quelli pratici e, in senso lato, esistenziali. E tuttavia l'intento di questo libro consiste nell'individuare e chiarire i nodi propriamente intellettuali, che portano l'autore dal concetto elitario di cultura al processo, socialmente impegnativo, di una conoscenza e di una cultura non più come capitale privato, bensì come patrimonio collettivo. -
Instrumentum diaboli. Le eresie della «teologia india» nello «Instrumentum laboris» per l'Amazzonia, gradito da Papa Francesco
"Il fine del presente lavoro è soprattutto quello di fornire ai fedeli ampi materiali per poter rendersi conto dell'abisso nel quale stiamo precipitando noi cattolici, vergognosamente traditi dai propri Pastori. Il Sinodo dei Vescovi riunitosi nell'autunno 2019 per discutere di una nuova evangelizzazione per l'Amazzonia, sulla base di un elaborato Instrumentum laboris o """"strumento di lavoro"""", approvato praticamente in blocco dal Papa alcuni mesi dopo, ci viene a dire che dobbiamo ora venire istruiti nella """"teologia india"""" e dare ampio spazio alle donne nella struttura gerarchica e di insegnamento della Chiesa ossia alla """"teologia femminista"""" professata dalla gran maggioranza di loro. Queste pseudo-teologie sono e restano per ovvie ragioni un oggetto misterioso per la stragrande maggioranza di tutti noi. Quest'ignoranza favorisce l'azione eversiva di Pastori che da troppo tempo ormai sono cattolici solo di nome, ci lascia senza difesa contro l'assalto dei nemici esterni e dei lupi travestiti da agnelli oggi pullulanti nella Gerarchia, a cominciare dai vertici. L'esposizione analitica della """"teologia india"""" da me fatta qui, ha necessariamente implicato un'esposizione realistica delle antiche religioni amerindie, culti satanici se mai ve ne furono, sulle quali i 'teologi indi' glissano alla grande, limitandosi ad elogiarle sobriamente in quanto culti della supposta """"sapienza"""" degli antenati, da venerare per questa ragione.""""" -
La legittimità di esercizio
Il Tradizionalismo ispanico si caratterizza, rispetto agli altri movimenti tradizionalisti, per due elementi. Il primo, a livello operativo, è dato dalla presenza fisica del Re legittimo, figura spesso mancante agli altri Tradizionalismi, che tendono quindi ad essere più frammentati e a perdersi su discussioni teoriche, anziché affrontare questioni pratiche. Il secondo, a livello dottrinario, è costituito dalla legittimità di esercizio, che segue ma prevale su quella di origine, segnando così il punto di confine tra l'autentica Monarchia tradizionale e la sua degenerazione, l'assolutismo. La dottrina della legittimità di esercizio, già implicitamente presente nella Christianitas maior (il Medioevo) e nella Christianitas minor (la Monarchia cattolica delle Spagne), fu ordinatamente e chiaramente formulata nella Christianitas minima (il Carlismo) in seguito alla deviazione verso il liberalismo del Re - dinasticamente legittimo - Giovanni III (1861-1868). Il presente saggio espone ed analizza la questione della legittimità di esercizio e propone i principali testi dottrinari che affrontano l'argomento, quasi tutti presentati per la prima volta in lingua italiana. Scritti di Maria Teresa di Braganza (Principessa di Beira), Carlo VII, Juan Vázquez de Mella, Fernando Polo, Melchor Ferrer, Francisco Elías de Tejada e Rafael Gambra. -
Tipos populares santanderinos. Santanderini famosi. Ediz. italiana e spagnola
Pensato per il Lettore curioso di storia e cultura della Spagna, Santanderini famosi nasce per trasferire in lingua italiana la preziosità di notizie e di espressione di Tipos populares santanderinos. La piccola e variegata galleria umana descritta da Rafael Gutiérrez Colomer (1900-1979), fatta di quei personaggi che con le proprie esistenze e quotidiane traversie davano un tocco di brio alla sonnolenta vita della città di Santander a cavallo tra Otto e Novecento, viene ora restituita grazie a una traduzione che si avvale del testo originale a fronte e delle note esplicative a piè di pagina. Inoltre, con uno sguardo rivolto allo Studioso, questa traduzione è corredata di un piccolo corpus, che organizza in categorie formali il testo originale, con il desiderio di promuovere un confronto ragionato tra i singoli significati nelle due lingue e soprattutto di stimolare una riflessione sui motivi delle scelte traduttive di volta in volta affrontate. -
La Chiesa nella tempesta. Manuale della resistenza
Il presente scritto si inserisce nel quadro della correzione fraterna che la Tradizione Apostolica e i Padri della Chiesa indicano quale supremo atto di carità, volto a evitare lo scisma, ossia la separazione dall'autorità della Chiesa e dalle sue leggi, usi e costumi, in cui può cadere lo stesso Papa. La correzione è ritenuta, poi, dai teologi moralisti un dovere per ogni fedele, chierico o laico, ed essa deve essere, inoltre, pubblica, secondo le conformi intenzioni di questo libro, ove pubblico sia, appunto, come avviene al presente, il peccato da correggere, insito nello stravolgimento e del Culto e della Sacra Dottrina, che ha avuto origine dal magistero inaugurato dall'ultimo Concilio Ecumenico, il quale ha imposto, in nome di una malintesa obbedienza alle gerarchie, l'attuale legislazione rivoluzionaria. È noto, dunque, essere stata più volte inoltrata alla Santa Sede Apostolica la richiesta di ascolto al proposito, da ultimo anche da parte di membri del Sacro Collegio Cardinalizio, rimasta sino ad oggi inascoltata, richiesta che faceva capo alla generale Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero a quella Correzione filiale in ordine alla propagazione dell'eresia, già proposta dagli illustri suoi firmatari sulla scorta della Tradizione Apostolica: tale tradizione, infatti, partendo dal proclama del Primo Vicario di Cristo contenuto negli Atti degli Apostoli (cfr. At 4,19) e come ribadito dai Santi Padri e Dottori della Chiesa, impone a tutti i fedeli il dovere di opporsi frontalmente alle Gerarchie, quando queste non si comportino più rettamente, secondo la volontà del Vangelo, invitandole, come già fatto dal principio da San Pietro a ""giudicare se sia giusto, innanzi a Dio, obbedire a loro più che a Lui""""! L'autore, quindi, procede anch'egli in tal senso, mediante la composizione di opera letteraria che, adottando lo stile profetico, mostra, da un lato, i dubbi dei fedeli - i quali rendono direttamente al Signore la loro testimonianza circa l'attuale disfatta della Chiesa e dell'intera società, soggiogate dall'imperante Rivoluzione, di cui si delineano qui gli effetti decostruttivi della stessa umanità - e descrive, dall'altro, la risposta che nostro Signore ci fornisce, quale possiamo apprendere dall'ascolto diretto della Sua Parola eterna, pervenutaci per mezzo della costante Tradizione Apostolica e del Sacro Magistero, fino ad oggi."" -
La società da liquidare
I valori attualmente dominanti, con la loro pretesa di rappresentare la forma più avanzata di civilizzazione nonché il culmine del progresso, esercitano un soffocante monopolio su ogni altro valore alternativo, negando ad esso non solo la possibilità di espressione, ma anche la legittimità e l'esistenza. La situazione venutasi a creare è di fatto una sorta di totalitarismo, all'interno del quale soltanto questi valori costituiscono l'unico riferimento per comportamenti e orientamenti politici considerati giusti. Ma le scelte dei potenti sono sempre nefaste e la regolarità dell'errore allontana il sospetto dell'incapacità confermando le accuse di malafede. Tra prostituzione e tradimento si muovono politica, economia e istituzioni, guidando i popoli verso la rovina. Tale follia nella sua lucidità ricorda i comportamenti di quelle sette dalle stravaganti teorie che creano realtà artificiali, con regole, terminologie e comportamenti autoreferenziali e che poi, inevitabilmente, conducono alla rovina gli adepti, togliendo loro tutto, dai soldi alla libertà, fino alla stessa vita. -
Silvano Panunzio. Vita e pensiero
Silvano Panunzio è stato in Italia uno dei più illustri e qualificati rappresentati cattolici di quella corrente di pensiero esoterico inaugurata nel secolo scorso da René Guénon e convenzionalmente denominata ""tradizionalismo integrale"""". Figlio del famoso giurista e politologo Sergio Panunzio (1886-1944), laureato in Scienze Politiche, studioso eclettico ed enciclopedico, Silvano ha esordito giovanissimo come poeta e narratore, orientandosi poi verso gli studi filosofico-giuridici e mistico-religiosi. È autore di centinaia di articoli e di una dozzina di libri che ora vengono riscoperti e ristampati. Considerata la complessità e la vastità dei suoi orizzonti, si sentiva l'esigenza di una biografia che ne delineasse percorsi di vita e idee."" -
Il «regno della donna» ha distrutto i valori tradizionali
Oggi, non siamo forse in pieno ""regno della donna""""? E questa vera e propria ginecocrazia ci sta facendo forse progredire verso il meglio? Domanda ovviamente retorica. Questo """"regno"""", che vede le donne in schiere sempre più fitte non più spose e madri ma volutamente senza-famiglia, mascolinamente presenti dappertutto e sempre più aggressive e numericamente prevalenti nei confronti degli uomini, cui vogliono strappare lo scettro del comando in tutti i settori del vivere civile ed ecclesiastico, si è rivelato sempre più un vero e proprio regno della barbarie, visto che i """"valori"""" che esso vuole diffondere e imporre sono: l'ugualitarismo assoluto tra l'uomo e la donna, smentito già dalla differenza naturale tra i due sessi, che incide anche sulla psiche individuale e i rispettivi comportamenti; la libertà sessuale più completa; il libero aborto, per di più pagato dallo Stato; l'omosessualismo, in tutte le sue forme; la maternità senza il marito, il padre, la famiglia stessa, secondo l'impulso individuale del momento, anche questa a spese dello Stato - senza nemmeno l'uomo, con le inseminazioni artificiali, concesse anche alle lesbiche; le stravaganti teorie neganti il carattere naturale delle differenze sessuali..."" -
Libertà, giustizia e sviluppo. Sturzo, Rawls e Sen: un dialogo inaspettato
I termini di ""Libertà"""", """"Giustizia"""" e """"Sviluppo"""" connotano nell'ordine il cuore del contributo dei tre autori prescelti. Rispettivamente, Luigi Sturzo con il suo Appello ai Liberi e Forti!, John Rawls con la sua rivisitazione neocontrattualista dell'Ideale di Giustizia, e Amartya Sen che individua nello Sviluppo la condizione necessaria per una concreta attuazione della Libertà e della Giustizia. Il libro è suddiviso in tre parti. La prima parte prende in analisi alcune opere del Filosofo e Sacerdote don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano nel 1919. La seconda parte ospita un'analisi su alcune opere di John Rawls, Professore di Harvard, a cui si deve la svolta della filosofia politica contemporanea, con l'uscita del suo Theory of Justice (TJ) del 1971, alla luce della giustizia come equità nell'ambito del politico. La terza parte analizza sinotticamente, sottolineandone i punti di contatto e di differenza, il pensiero degli autori protagonisti delle prime due parti con una particolare attenzione al pensiero politico di Amartya Sen. La rilettura personalista della Teoria Politica, a partire da tre visioni diverse rende il loro confronto un dialogo inaspettato."" -
Montagne magiche
"Irrazionalismo, esoterismo e tardo romanticismo nella cultura alpinistica italiana della prima metà del Novecento: Evola, Rudatis, Zapparoli"""". Le montagne hanno rappresentato, sin dai tempi di Omero, un elemento fondamentale entro la percezione della natura sviluppata dalla cultura occidentale. Osservate con estrema attenzione e raffigurate da Leonardo da Vinci, studiate nella loro misteriosa mineralità da Goethe, esse sono sempre state legate ad una dimensione simbolica e non di rado mitico-magica. La nascita dell'alpinismo, con la corsa alla conquista delle vette, sembra aver dato spazio ad un approccio differente, legato all'affermazione dell'individuo e, oggi, evidentemente proiettato verso gli aspetti sportivi. Ma, nella cultura mitteleuropea, fra il 1890 e il 1940, si sviluppa una forte reazione culturale ad ogni forma di razionalismo borghese e, nel caso dell'alpinismo, tale reazione attinge a piene mani dalle tradizioni esoteriche, secondo i canoni complessi e sfuggenti dell'irrazionalismo filosofico, del simbolismo ermetico, del magismo e del tardo romanticismo. Questo libro, forse per la prima volta, cerca di approfondire, - in particolare attraverso tre celebri figure dell'alpinismo e della cultura dell'epoca, Julius Evola, Domenico Rudatis ed Ettore Zapparoli - l'acquisizione delle principali tematiche esoteriche entro la concezione della montagna e dell'alpinismo propria di una parte importante della cultura italiana del primo novecento." -
La gnoseologia di Marsilio Ficino. Conoscere attraverso la creatività dell'«imaginatio-phantasia»
L'immaginazione e la fantasia svolgono una funzione importante nel processo conoscitivo o semplicemente ci trasportano in un mondo inesistente, parallelo a quello reale e, probabilmente, di gran lunga migliore? La filosofia e l'arte possono rispondere a questo interrogativo. Marsilio Ficino, umanista fiorentino di stampo (neo)platonico, ne fornisce una risposta esaustiva con l'elaborazione della ""teoria della conoscenza sensibile"""", enucleata nella monumentale opera della Theologia platonica, in cui distingue quattro gradi della mente: senso, immaginazione, fantasia e intelletto. L'Inismo, """"giovane"""" movimento artistico d'avanguardia fondato da Gabriel-Aldo Bertozzi, a partire dal motto «Noi, con voi, andremo oltre», ha messo in atto una vera e propria """"rivoluzione"""" creativa per esprimere e inglobare nuove conoscenze attraverso forme sempre più innovative. La libertà pressoché illimitata nell'uso delle forze che presiedono alla rappresentazione, squarciando il """"velo di Maya"""", mira a forgiare un mondo all'altezza dei propri sogni e aspirazioni."" -
L'apostolato mariano e l'impegno sociale del gesuita p. Francesco S.M. D'Aria
L'imponente figura del gesuita Francesco Saverio D'Aria (1889-1976) si staglia, poco nota, tra le pagine della storia della Chiesa. Egli, ai più sconosciuto, è però paradossalmente spesso citato in moltissime chiese della Cattolicità quando s'intona l'inno mariano Dell'aurora tu sorgi più bella di cui fu autore. Dalla solida formazione, egli si dedicò ad un'intensa opera di studio e formazione in vari seminari d'Italia. Autore di vari saggi storici, tra cui la biografia critica del santo gesuita Francesco De Geronimo, rimase colpito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dalla devastazione in cui versava la città di Napoli ed in particolare gli sfollati rifugiati nella zona dei Granili. Dismessi gli abiti di studioso padre D'Aria si immerse completamente nel disagio delle persone dimenticate da tutti promuovendo una ""Crociata mariana"""" volta alla rinascita sociale e morale di quell'umanità ai margini della società. Gli scritti qui presentati, che sono la voce di quegli emarginati, rappresentano un valido strumento per un approccio sociale, in ottica cristiana, utile a conoscere uno spaccato della società napoletana nell'immediato secondo dopoguerra. Prefazione del Card. Michael Czerny."" -
Saggi politici. Vol. 1: 1796-1820
Celebre soprattutto per il pamphlet ""I piffari di montagna"""", il Principe di Canosa fu autore in realtà di una immensa mole di opere da cui deriva un pensiero organico e coerente che lo pone tra i massimi pensatori del pensiero controrivoluzionario. In questo volume: """"L'utilità della Monarchia nello Stato civile"""" (1796); """"Sul servizio militare dei Baroni"""" (1796); """"Contro l'abolizione della feudalità"""" (1799); """"Decadenza della nobiltà"""" (1803); """"In difesa dei Napoletani esuli nel Regno di Sicilia"""" (1813); """"I piffari di montagna"""" (1820). Appendici."" -
Roma portoghese. Storie e memorie di angeli, santi, ambasciatori ed elefanti
Ecco la guida che mancava: completa e divertente, dissacrante ma a tratti sentimentale che, dando del tu al lettore, lo guida alla scoperta di una città che nemmeno sognava potesse esistere: la Roma portoghese! L'autore racconta le vicende della presenza dei suoi connazionali nella Città Eterna, dal Trecento in poi, sotto la benedizione di Sant'Antonio, che molti, se non tutti, pensavano fosse di Padova, e invece è da Lisbona. Si susseguono spericolati salti nel tempo con architetti del Settecento che parlano in dialetto e partecipano a show televisivi, viceré che sfilano nella chiesa di Sant'Ignazio, fuggiaschi dall'Inquisizione portoghese, cardinali goderecci, prelati innamorati di principesse, Leone X innamorato di un pachiderma albino, l'ambasciatore derubato da Benedetto XIV, il Duca che rinchiude una mezza dozzina di preti in casa per una settimana, giusto perché non lo avevano voluto salutare. La grande Storia si mescola alle piccole storie e alle memorie dei vent'anni romani di Francisco de Almeida Dias, che hanno fatto di lui un testimone privilegiato dei tempi più recenti della lusitanità nell'Urbe, e che conclude la sua carrellata romana intonando con Anna Magnani ""Quanto sei bella Roma...""""""