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Il solito niente
Un bambino solo, in una notte fredda e senza luna. La madre è una ragazza serba. Libera da vincoli. Il padre è un uomo in carriera, forse con una doppia vita. Due esistenze diverse, in apparenza incompatibili. Immersa in una sua personale ricerca della verità, sospesa in una storia d'amore intermittente, afflitta da un cancro che non le concede tregua, Camilla Valdimares, ispettrice di larghe intuizioni e anarchia professionale, indaga su un delitto crudele e inspiegabile. E scopre un microcosmo di rancori e di infelicità, e una voragine di criminalità sommersa. Attorno a lei si muovono personaggi già incontrati in ""Bassa marea"""". L'amato Ferré, il collega Adamberti - omaggio al commissario Adamsberg di Fred Vargas - il fratello Vladi. Tra mogli annegate nell'alcol, ragazze che si vendono per disperazione, uomini malati di seduzione e le atmosfere noir di una provincia piovosa e piena di segreti, Alessandra Zenarola disegna una nuova storia di passioni e di miserie umane."" -
La poesia degli «istanti puri» di Ada De Judicibus Lisena
In questa monografia il critico e poeta Marco Ignazio de Santis ricostruisce il fitto percorso poetico di Ada de Judicibus Lisena dai ridondanti esordi (Versi e Fiori di campo, 1983) alla meditazione sulla fuga del tempo (L'inquieto fluire del tempo, 1984), dalla mitopoiesi sublime di un microcosmo fra i cedri e gli ulivi (La cortina dei cedri, 1986; Questo ritmo sommesso, 1989; Questa mia città, 1990) alle prove sincopate sul dolore e sulla bellezza (Note ai margini di una pena, 1991; Quasi un diario, 1992; Il dolore, il sorriso, 1995), dalla ""summa"""" lirica di oltre un quindicennio (Poesie 1980-1996) all'inquieto mistero dell'attesa (La pioggia imminente, 2000), dall'elegiaco bisogno di ascesa e di ascesi (Segno d'aria, 2003) ai dilemmi della parabola discendente della vita (Una stagione pensosa, 2005), dalla poetica del silenzio e degli ineluttabili addii (Le parole, i silenzi, 2009; I musici di Haydn, 2015) al florilegio conclusivo della sua produzione (Omaggio a Molfetta, 2017). Su tutto emerge la poetica degli «istanti puri» della contemplazione, sempre accompagnata a una viva partecipazione morale e civile."" -
L'America di sotto. Montevideo sotto la luna e Santiago lavata nel sangue del giusto
Questo libro è un insieme di considerazioni sulla cronica crisi politica dell'America Latina e di frammenti diaristici legati ad esperienze di viaggio in quel subcontinente. Il libro si conclude con un capitolo dedicato all'uccisione di Salvador Allende, che l'autore aveva non molto tempo prima incontrato e intervistato. Il Presidente Allende era un medico, forse non sufficientemente esperto di una situazione politica complessa e frammentata come quella dell'America Latina, ed è caduto vittima di posizioni estremistiche che non sempre si rendevano conto, invocando riforme sociali di fatto impossibili, di favorire la conservazione politica quasi assoluta. -
L'umano e il divino. «Sulla scia de Il Vangelo come mi è stato rivelato» di Maria Valtorta
"L'umano e il divino"""" tocca solo alcuni episodi, descritti in modo semplice, tratti dall'immensa opera: Il Vangelo, come mi è stato rivelato, di Maria Valtorta. Conta 5.500 pagine tutte scritte dal 1944 al 1977. Coloro che le hanno lette, ritengono che, per il loro valore dottrinale, esse concorrono senz'altro, ad arricchire la letteratura religiosa del nostro tempo." -
La discesa del Tevere e altre storie di fiumara
Il Tevere è Roma e Roma è il Tevere. Sulle sue sponde verdeggianti nascono i miti dell'Urbs quando vuol darsi una leggenda: i gemelli Romolo e Remo, allattati da una lupa e salvati dal fiume, benevolo, dal pastore Faustolo che raccoglie la cesta restata impigliata ad una pianta di Ficus ruminalis i cui discendenti, piace pensare, siano le tante piante di fico che ancora oggi, nonostante i muraglioni, ne ornano le rive. All'Isola Tiberina nasce il mito di Esculapio e della salute e subito dopo le infrastrutture per i commerci. Sull'isola si curano i corpi e le anime, i primi al Fatebenefratelli, le seconde a San Bartolomeo all'Isola, la storica chiesa nata sul fiume e per il fiume, non a caso scelta dalla Confraternita dei molinari. ""La discesa del Tevere e altre storie di fiumara"""", ripercorre un mondo impastato di secoli e di millenni che non ha una memoria viva, movimentata, seria e divertente insieme, che, in un grande museo, racconti ai più giovani cos'è stata la vita animatissima di questo fiume. Questo libro, raccontando sapidamente una ormai lontana discesa del Tevere in gommone, dalla Villa di Plinio il Giovane ad Anghiari alla foce, vuol porre due problemi: questo di un museo vivo del Tevere, da realizzarsi magari nel già restaurato Arsenale Clementino sulle rive trasteverine, con il concorso delle Soprintendenze e dei circoli nautici presenti in forze sul fiume, e quello di una sua più accurata depurazione che coinvolga l'intero bacino, soprattutto l'Aniene. Altrimenti perché avremmo disceso questo difficile fiume?"" -
Parola di Václav Havel. Teatro, rock e resistenza dietro il Muro di Berlino
Il libro fotografa un periodo assolutamente decisivo per la trasformazione della società occidentale, ovvero l'arco temporale compreso tra 1968 e il 1989, con la caduta del Muro di Berlino. In primo piano, la figura di Václav Havel come drammaturgo e le vicende oscure che hanno investito le sue opere. Sullo sfondo, personaggi straordinari come Tom Stoppard, Kenneth Tynan, Joe Papp, Klaus Junker o Vera Blackwell, la prima traduttrice di Havel in lingua inglese. Ne viene fuori un quadro da spy story, in una Praga kafkiana dove agiscono gli agenti della StB (la polizia segreta cecoslovacca) e gli operatori della DILIA (l'agenzia addetta alla censura). In un tale sistema, scrittori, editori e traduttori diventano figure sospette e vengono trattate come vere e proprie spie internazionali. Ma se era possibile ""bruciare"""" i libri e chiudere i teatri, più difficile era fermare la musica e le onde radio. Havel intuì subito che la battaglia per la libertà e per la democrazia passava anche tramite la musica rock..."" -
Giustizia monetaria. L'alternativa della proprietà di popolo
Intento del volume è quello di presentare il pensiero di Giacinto Auriti (1923-2006) analizzandone non soltanto l'aspetto giuridico, caratterizzato da fondamentali ricadute nel contesto economico, bensì anche i presupposti filosofici, di carattere scolastico-cristiano. Prendendo in considerazione la filosofia auritiana nella sua interezza, è possibile inquadrare la proposta sulla moneta quale proprietà di popolo in un contesto ampio e generale. Una proposta che prende le mosse dalla situazione odierna per spingere il lettore alla riflessione su una possibile alternativa al sistema economico vigente, a partire dalla fondamentale domanda su come davvero nasca il valore della moneta. -
Storia dei d'Avalos
Il presente volume tratta in modo chiaro e rigoroso la storia dei d'Avalos nel periodo compreso fra il Quattrocento e la fine del Settecento. Ne viene fuori un quadro sorprendente del ruolo politico ed economico svolto nel corso di quattro secoli da questa nobile famiglia di origine spagnola stabilitasi nel meridione d'Italia al seguito di re Alfonso V d'Aragona. La fedeltà assoluta verso il proprio sovrano e il suo sistema di potere, le capacità militari dimostrate sui campi di battaglia durante il lungo conflitto fra Spagna e Francia e l'accorta politica matrimoniale costantemente perseguita consentono alla famiglia d'Avalos di conquistare, nel giro di poche generazioni, le più prestigiose cariche di corte e la titolarità di numerosi feudi in Abruzzo, Molise, Puglia e Campania. Nel libro vengono rievocate le grandi figure della famiglia, dai condottieri del Cinquecento che consumarono le loro vite sui campi di battaglia al servizio della Spagna, ai marchesi del Vasto che tra il Seicento e il Settecento svolsero una preminente funzione politica nel Mezzogiorno italiano e non solo. Non mancano infine riferimenti a quelle figure femminili destinate a lasciare un segno soprattutto per il loro contributo in campo culturale. -
La scelta. Le opzioni in Alto Adige
Nel 1939, a seguito di un accordo tra Italia e Germania, agli altoatesini di lingua tedesca fu intimato di scegliere, entro il 31 dicembre dello stesso anno, se volessero rimanere cittadini italiani oppure assumere la cittadinanza del Terzo Reich e trasferirsi in Germania. Dopo una subdola e menzognera campagna propagandistica operata dai nazisti, la gran parte dei tedescofoni optò per la Germania, mentre chi decise di rimanere in Alto Adige venne considerato un traditore dai ""sudtirolesi"""", emarginato all'interno della comunità di lingua tedesca e perseguitato dai filonazisti."" -
Com'è difficile cavalcare la tigre
Di fronte a un potere unico e totalitario quali sono gli strumenti migliori per organizzare una difesa il più possibile efficace? Quali gli orientamenti esistenziali ideali e pratici da assumere di fronte a una realtà in continuo e indecifrabile mutamento? Le risposte date in quest'opera intendono affrontare proprio questi temi, in maniera originale, evitando l'inutile denuncia come i luoghi comuni, proponendosi invece come alternativa concreta per intraprendere un'edificazione personale e collettiva in grado di formare tipi umani il più possibile integri, compiuti, sani, abili alla sopravvivenza nell'ambiente sempre più ostile del nuovo ordine mondiale. -
I racconti del Mala bar. Diario di un viaggiatore in Thailandia
La raccolta di brevi novelle ""I racconti del Mala bar. Diario di un viaggiatore in Thailandia"""", è la narrazione di fatti, e dei personaggi che li hanno vissuti, raccolti a Chiang rai, capoluogo della Thailandia settentrionale, a confine con Myanmar e il Laos. Chi racconta, il Viaggiatore, incontra in un bar di questa cittadina gli espatriati che vi vivono e ne riporta le avventure, a volte tragiche, a volte comiche. Ne nasce un ritratto dei farang, come i thailandesi chiamano gli occidentali, visti nella loro molteplice tipologia, ma anche di quelle donne thai che a loro si accompagnano, donne a volte fedeli a volte infedeli, ma sempre dolci e umane. """"I racconti del Mala bar"""" ci conducono in un Paese esotico, ma sono al tempo stesso un itinerario nel desiderio dell'uomo di evadere dalla propria realtà quotidiana, per ritrovare, nel fascino dell'Oriente, una nuova ragione di vita."" -
La poesia di Bartolo Cattafi. Testi e contesti
L'uscita del volume ""Tutte le poesie"""" di Bartolo Cattafi, in occasione del quarantesimo anniversario della morte del poeta siciliano, ha riacceso il dibattito sulla sua opera. La pubblicazione di numerosi inediti consente una visione più ampia delle linee di poetica alle quali il nostro si è ispirato e, conseguentemente, di superare interpretazioni schematiche e dogmatiche che individuano il filo rosso che collega le varie fasi della sua produzione nella dimensione mistico-religiosa, che sarebbe poi sfociata nell'assoluta dedizione a Dio negli anni della grave malattia, culminata nella morte. Lo studio di Antonio Catalfamo realizza una lettura integrale della poesia di Cattafi, che unisce nell'analisi testi editi e inediti, allargando, nel contempo, l'orizzonte critico al contesto storico-politico, economico-sociale, ideologico, culturale, nell'ambito del quale l'esperienza umana e letteraria cattafiana è maturata, partendo dalla Sicilia natia, che ha svolto un ruolo condizionante per tutta la vita del poeta, con i suoi aspetti positivi e con quelli negativi, rappresentati rispettivamente dalla dimensione mitica che domina il mondo siciliano, in conseguenza della stratificazione in esso, nel corso dei secoli, di numerose civiltà, e dal retaggio semi-feudale che, ingabbiando la terra di Trinacria, pure in età moderna, ne ha ostacolato lo sviluppo anche sul piano culturale e ha impedito l'affermarsi di una visione progressiva della realtà."" -
RSV. Rivista di studi vittoriani. Vol. 48
Saggi: Francesco Marroni, ""Lezione di anatomia: Rembrandt, George Bernard Shaw e il volto delle cose"""". Fabio Camilletti, """"A Haunted House in Lille: Genealogy, Transmission, and Metamorphoses of a Ghost Story in the Long Nineteenth Century"""". Alessandra Serra, """"Drama Queen: processi di transcodificazione e (ri)modellizzazione identitario-discorsiva nel linguaggio della serie televisiva Victoria"""". Contributi: Caterina Colomba, """"Questioning Master Narratives of 'Civility' and 'Savagery': Robert Louis Stevenson's """"The Beach of Falesá"""" and The Ebb-Tide"""". Federica Di Addezio, """"Naturalismo e strategie dell'incipit in Esther Waters di George Moore"""". Recensioni di Raffaella Antinucci, Francesca Crisante, Federica Di Addezio."" -
Dopo la guerra c'è solo la pace. Il coraggio e la forza di Norma Cossetto
Ricordare e far conoscere ciò che è avvenuto durante la seconda guerra mondiale a Trieste, Gorizia, Pola e Fiume, in tutta l'Istria e la Dalmazia, oltre a dare una sorta di giustizia all'immane tragedia accaduta nel periodo 1943-1947 – riconosciuta dalla legge del 30 marzo 2004 n. 92 che ha istituito, ogni 10 febbraio, il ""Giorno del Ricordo"""" –, diventa monito per le giovani generazioni a costruire un futuro di pace. Questo libro propone una ricostruzione storica degli eventi che stravolsero e colpirono molte famiglie istriane, in particolare la famiglia Cossetto, che è stata segnata dal cruento sacrificio del suo primo fiore che stava per sbocciare in tutto il suo splendore: Norma. Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, vittima a ventitré anni di inaudite violenze, il cui coraggio ci insegna che la guerra, per qualsiasi ragione venga combattuta, causa danni immensi, in particolare sui civili inermi. Ieri come oggi, in molte altre parti del mondo: dalla Siria, all'Iraq allo Yemen. L'Istria alla fine della Seconda guerra mondiale diventa teatro della tragedia del Confine Orientale italiano, dove sono attestati i partigiani del maresciallo Tito, appartenenti al IX Corpus sloveno. Nell'avanzata di Tito i civili saranno i primi bersagli: i """"titini"""" compiono violenze su migliaia di persone, che hanno la sola colpa d'essere e di sentirsi italiani, come ha detto nel 2007 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Dal 1947 in poi circa 350 mila donne, uomini e bambini saranno costretti all'esodo dalle proprie terre."" -
Napoli imperiale. L'Odissea dei neri della Triennale delle Terre d'Oltremare del 1940
Il 9 maggio 1940, quarto anniversario della nascita dell'impero fascista, fu inaugurata a Napoli la Mostra Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare. Aveva come obiettivo quello di celebrare i fasti imperiali con uno sguardo particolare all'economia e ai commerci con l'Africa, luogo in cui l'Italia si considerava ormai, dopo l'aggressione e la conquista dell'Etiopia, una grande potenza coloniale. La sua apertura doveva durare sei mesi, ma a causa della guerra fu chiusa dopo appena un mese e graduale fu il degrado che ne seguì fino a tutto il dopoguerra. L'autore descrive l'iter della creazione di questo complesso, architettonicamente imponente e intrigante, realizzato nell'arco di appena due anni, dalla fase progettuale alla conclusione dei lavori. Conduce, poi, il lettore attraverso una visita virtuale nei vari padiglioni espositivi fino ai villaggi indigeni. Questo spazio, un vero e proprio presepe vivente, rappresentò la carta vincente degli organizzatori, contribuendo in modo determinante al successo dell'iniziativa fieristica. I figuranti nativi che popolavano i villaggi, d'altra parte, sono i veri protagonisti della narrazione. Erano venuti con entusiasmo in Italia con un contratto di lavoro che prevedeva una retribuzione non indifferente, ma la chiusura anticipata della manifestazione e il forzato soggiorno in Italia per oltre sei anni mandarono in fumo le loro speranze. Segregati, umiliati dal razzismo fascista, con i risparmi andati in fumo a causa dell'inflazione, si ritrovarono alla fine più poveri di prima. Diversi morirono negli ospedali o nei manicomi, altri persero la vita combattendo per la libertà nelle formazioni partigiane. I sopravvissuti che nel 1947 tornarono nella loro terra erano in fondo degli sconfitti non molto diversi dai tanti italiani, militari e civili, ai quali la sconfitta aveva spazzato via i sogni imperiali. -
I fondamenti ideali del regime di Salazar. La rivoluzione sconosciuta del XX secolo
A cinquant'anni dalla scomparsa, avvenuta a Lisbona il 27 luglio 1970, la figura di Antonio de Oliveira Salazar soggiace tuttora a un perverso meccanismo di facili denigrazioni e di studiate reticenze, predisposte dagli indomiti diffusori della menzogna ideologica e del suo consequenziale trasbordo nei gorghi del dilagante inganno postmoderno. Il presente saggio intende ricostruire le vigorose e disconosciute radici spirituali che improntarono la Rivoluzione Nazionale portoghese, inscrivendola nel vivace scenario culturale del primo Novecento, che vide fiorire una proficua ricerca di compagini istituzionali non inquinate dalle insanabili deficienze del naturalismo politico. -
La Chiesa cattolica e lo stato italiano. Dalla formazione del potere temporale alla revisione dei Patti Lateranensi
Roma. I primi cristiani diventano sempre più numerosi grazie all'insegnamento rivoluzionario del Vangeli e all'azione di san Pietro e di san Paolo. Un culto che sembrava settario si afferma ben presto come religione monoteista avente salde basi spirituali, morali e sociali. Nel corso dei secoli alla Chiesa cattolica vengono conferite estese proprietà fondiarie da parte di imperatori, re, principi, conti e fedeli privati: è uno Stato temporale retto da Papi. Seppur molto attivi in campo religioso e caritatevole, questi ultimi si atteggiarono al contempo a vere e proprie maestà dei regni occupati, difendendoli dagli attacchi esterni con ferro e fuoco. Negli anni in cui più forte si fa l'anelito all'Unità, in testa a tutti gli Stati è il Regno di Piemonte, ove la parte politicamente più attiva è quella dei liberali, spesso massoni, che desiderano pari dignità per tutti i culti e la distinzione tra Stato italiano e Chiesa. Allo Stato Piemontese prima e allo Stato Italiano poi, sembra più funzionale a quell'obiettivo l'introduzione delle cosiddette ""Leggi eversive"""", che di fatto espropriano monasteri, conventi, chiese, dipinti, sculture, librerie, proprietà fondiarie, beni mobili e impongono la carcerazione di sacerdoti o pongono ostacoli alla nomina dei vescovi in varie diocesi. I contrasti si acuiscono dando luogo alla """"Questione romana"""", che né Cavour, D'Azeglio o gli altri statisti riescono a risolvere. Solo nel 1929 Pio IX e Mussolini vi mettono la parola fine con la firma del Concordato e dei Patti Lateranensi, in seguito inseriti nella Costituzione della Repubblica Italiana e successivamente rivisti a opera di Bettino Craxi. Il volume presenta inoltre una congrua raccolta di documenti ufficiali, quali i discorsi di Cavour in Parlamento, le lettere diplomatiche a Pio IX, i messaggi di Mazzini ai giovani, le trattative di don Bosco riguardo le nomine dei vescovi e i discorsi di Crispi."" -
Struttura lessicale delle Fleurs du mal
Il breve ma denso scritto di Pierre Guiraud ci guida alla scoperta della «struttura lessicale delle Fleurs du Mal», vista non tanto come un sistema di relazioni statistiche ma come un campo di forze che mettono in luce la «cosmogonia poetica» di Baudelaire. Il lessico appare come un sistema gravitazionale dove l'insieme delle attrazioni reciproche determina l'orbita di ogni termine. Il linguaggio delle Fleurs viene articolato secondo i quattro punti cardinali del Cielo, dell'Inferno, della Terra e del Sogno, grazie a una schematizzazione quadripartita, a una sorta di dinamica fra poli positivi e negativi, con le sfumature assiologiche che ciò implica. L'analisi testuale, come spiega Francesco Muzzioli nella Postfazione, è organizzata in base a coordinate spaziali, in modalità simili non solo a quelle di Bachelard ma anche ai modelli che Lotman svilupperà in Russia. Il metodo di Guiraud, attento a categorizzare in base a una struttura profonda, si rivela utile perché usa la «stilistica» come descrizione linguistica del testo letterario. Per questa ragione le pagine qui presentate possono essere considerate come un must della critica baudelairiana, insieme a quelle di Lévi-Strauss e Jakobson, forse fra le migliori prodotte negli anni concitati fra il 1960 e il 1970, divisi tra furore semiologico e strutturalista. -
Brucia ancora
Una vacanza galante sul lago si trasforma inaspettatamente per Brenno in una rischiosa avventura. Giornalista di cronaca e investigatore per caso, il giovane attira l'attenzione di speculatori potenti e senza scrupoli che usano ogni mezzo contro di lui, da vari delinquenti alla Milizia Turistica, un corpo di pubblica sicurezza molto particolare. Il romanzo quasi-giallo si dipana tra tensione e colpi di scena, momenti da commedia dell'arte, amicizie, gelosie, amori. Ragnolini dipinge uno scenario da cui emerge uno spaccato significativo della moderna società italiana. È l'Italietta delle leggi che si aggirano grazie ai cavilli, del business che trionfa sugli ideali, di una gioventù brillante intrappolata nelle spire del ""precariato"""". Ma è anche l'Italia dei paesaggi incantevoli, degli ideali che non passano, della resilienza."" -
Mozart. Il teatro del mondo
Chi era Mozart? Uno, nessuno, centomila suggerisce l'Autore, convinto che Amadeus sia tutti noi. Sta forse in questa realtà il fascino del suo teatro musicale che nelle opere più note - la Trilogia italiana, Il Ratto dal Serraglio, Idomeneo, Il Flauto magico - osserva la commedia umana e la ripropone in un caleidoscopio di caratteri e situazioni alla ricerca della pace e della felicità. Quest'ultima appare il grande tema che attraversa l'intera produzione del ""divino fanciullo"""" che passa dal tragico al comico, dal favolistico alla commedia inventando personaggi grandiosi come Don Giovanni o Sarastro, """"giornate"""" folli come nelle Nozze di Figaro, turcherie spassose (Ratto dal Serraglio) e favole esoteriche (Il Flauto magico), condendo di malinconia, gioia e dramma la vita in un atteggiamento lontano-vicino che rende i suoi lavori ad un tempo fruibili al grado massimo, ma anche in certe zone misteriosi come le pause """"estatiche"""" di certi finali o di certe arie. Mozart è un teatro del mondo che vede nell'amore la felicità raggiunta. L'amore è donna, in Mozart, che perdona ma pure tradisce. L'humanitas mozartiana, onnicomprensiva, non tralascia alcun sentimento con la grazia di una musica bellissima, senza tempo.""