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Il mio nome è Gabriele (D'Annunzio)
Sciupafemmine, infedele, voltagabbana, guerrafondaio, scialacquatore. Così lo hanno definito ed anche di peggio, e non si può negare che non se lo sia meritato. Gabriele d'Annunzio è stato raccontato in tanti di quei libri, celebrato in così tante forme che manca solo di leggere titoli come: D'Annunzio contro Godzilla o D'Annunzio all'Isola dei Famosi. Perché è ancora attuale? Perché ancora oggi, il suo personaggio rappresenta l'occasione per confrontare la sua figura e la sua epoca con la società contemporanea ed è un esercizio utile a comprendere meglio chi siamo e come lo siamo diventati. Conoscere la sua vita, le sue imprese senza addentrarsi nelle profondità della critica storica e letteraria, descrivere l'uomo, il poeta, il dandy, l'amante, l'eroe di guerra, con un accento più leggero, non necessariamente rispettoso della caratura del personaggio, può essere un esercizio piacevole per conoscere quest'uomo fuori del comune. -
Scala b(is)
Il libro è un mosaico di storie ambientate a Milano negli anni Ottanta, un'epoca brulicante di vita, ma non priva di drammi e contraddizioni. Milano è presente anche nella toponomastica: vie, piazze, zone o fermate del metrò contrassegnano i diversi segmenti della narrazione. La città è sempre la stessa, ma in un decennio il suo volto, come quello delle persone, è cambiato. Abbandonati i protagonisti del precedente romanzo, Scala B, nel condominio emergono ora i personaggi secondari, cui si concede un bis, appunto, una seconda occasione per vivere una vicenda, magari diversa da come ce l'eravamo immaginata. Figure dominanti in un racconto fanno capolino in un altro, attori che in un episodio restano in ombra vengono alla ribalta nel successivo e insieme compongono lo scenario della ""Milano da bere"""". Queste favole metropolitane, talora realistiche, talora grottesche, hanno un filo conduttore che le lega: sotto la patina smaltata di una società brillante serpeggiano individualismo, superficialità, violenza, la cifra di questi anni controversi. E la scrittura, che mima la vita, li ritrae. Milano è un cielo umido e una pioggia grigia. Milano è una mano gelata che ti sfiora la schiena. Milano è un rumore senza parole, un silenzio pastoso che cela episodi drammatici, storie tristi nascoste sotto il volto patinato della città. Sono gli anni Ottanta: la vita va avanti sempre più veloce e ci corre a fianco, magari ci supera anche, senza che ci si possa mai specchiare."" -
Leopardi e Baudelaire con due scritti di Vittorio Amedeo e Lionello Fiumi
Il saggio di Bruno Romani che dà il titolo al volume, presentato egregiamente da Matteo Veronesi, rappresenta un tipico esempio di comparatistica accademica di grande rigore metodologico e alta precisione documentaria. Esso sintetizza i punti essenziali dello status quaestionis sul parallelo fra due grandi maestri letterari, raffronto poco trattato dalla critica, nel complesso, sia pur con autorevoli eccezioni. Bruno Romani si sofferma impeccabilmente sul binomio Leopardi-Baudelaire e ne insegue le trame sottese da una ricca letteratura che consentono di chiarire con maggior esattezza filologica la filiazione del poeta francese da quello italiano. Ne esce uno spoglio esaustivo e convincente dei testi chiave francesi che hanno potuto influire sull'autore delle Fleurs du Mal, in particolare lo studio pubblicato da Sainte-Beuve nel 1844. Il saggio è accompagnato da due brevi scritti, esempi di stili e metodi diversi: la critique poétique immaginosa, lieve e soggettiva, di Lionello Fiumi, e la rapida e agile divulgazione giornalistica di Vittorio Amedeo Arullani, testimonianza di un giornalismo letterario al quale non siamo più abituati: dotto, raffinato, pacato, sensibile, immune dalle polemiche, non strettamente legato alla pressante attualità editoriale. Chiude il volume lo scritto di Giuseppe Grasso, un lavoro tematico che fa da contraltare a quello filologico di Bruno Romani. Si tratta di una ricognizione comparatistica per futuri approfondimenti e ulteriori messe a fuoco sul tema, distribuita in 18 punti non sempre collegabili fra di loro. Non è alternativa alla Presentazione ma complementare ad essa, divisa in sequenze di minor o maggior ampiezza. -
L'Eritrea al tempo degli italiani. La splendida illusione
Questo saggio descrive ciò che fu l'Eritrea al tempo degli Italiani, offrendo un quadro d'insieme delle realizzazioni effettuate dal governo italiano e dai nostri connazionali. Le ricerche, gli studi, gli esperimenti, le opere compiute non solo all'inizio, ma per tutto l'arco della presenza italiana in Eritrea, rappresentano la testimonianza più concreta. Gli italiani che trasferirono la loro vita, i loro beni, le loro aspettative in quella terra d'Africa lo fecero con coraggio, per creare qualcosa di nuovo e di buono a favore non solo di loro stessi ma di quelle popolazioni. L'Italia impegnò ingentissime somme per lo sviluppo della colonia primogenita: quel meraviglioso ""pezzo d'Africa""""."" -
L'angelo libertino.. La meravigliosa storia di Paul Léautaud, scrittore, libertino, e angelo degli animali
Figura eminente della letteratura francese del Novecento, critico teatrale e redattore del ""Mercure de France"""", autore di numerosi libri divenuti ormai dei classici, e del Journal Littéraire che abbraccia più di mezzo secolo di vita letteraria francese, la vita di Paul Léautaud è ancora semisconosciuta, e ancor più quella della sua amante e curatrice, Marie Dormoy. Misantropo, illuminista, eccentrico, pacifista, solitario, libertino, animalista ante litteram e protezionista, Léautaud è un personaggio fra i più affascinanti della letteratura mondiale e può oggi a ragione essere anche considerato l'icona del moderno protezionismo per i suoi attacchi contro la caccia, i circhi, gli animali ammaestrati, il tiro al piccione, gli abbandoni e la vivisezione. È dunque un personaggio modernissimo che fu in anticipo sui suoi tempi. Il libro è anche l'intreccio di due vite, la sua e quella di Marie, dominate dal gatto rosso Miton, medium fra una passione freddamente erotica e un amore generoso."" -
Il brutto e il bello. La figura sociale dell'artista
Giuliano Della Pergola, pittore e sociologo urbano, in ""Il Brutto e il Bello"""", La figura sociale dell'artista tratta di quello stimolo che sprona ogni artista a scrivere, a dipingere, a ballare, a scolpire. Prendendo le mosse da un saggio di W. Kandinsky in questo libro si discute sulla natura dello stimolo artistico e dell'inevitabile esposizione al Brutto che l'artista, più di altri, avverte come un'incessante minaccia. Nella dialettica tra il Brutto e il Bello si scoprirà, ben oltre le apparenze estetiche, che l'artista delega alla propria ricerca formale una risposta a quesiti morali più ampi, quali come vivere bene, come bene morire, come sopportare la condizione di marginalità imposta dalla ricerca artistica, come riuscire a rifiutare il successo e il danaro per garantire alla propria ricerca estetica la supremazia interiore sul resto. È una lettura del fenomeno artistico molto distante da altre impostazioni teoriche tese a sottolineare nell'artista solo un uomo dotato di qualità particolari, e non invece un soggetto che è più vulnerabile, più sensibile di altri all'invadenza di quel che c'è di volgare attorno a lui, e quindi anche più esposto al dolore."" -
De sera numinis vindicta. Di come la giustizia divina appaia a volte tardiva
Nato come teodicea e giustificazione della divinità dall'apparente ritardo nel comminare la giusta pena ai malvagi, il ""De sera numinis vindicta"""" di Plutarco si colloca nel più ampio contesto del dibattito tardoantico sul tema del provvidenzialismo. A tale dibattito, l'opera contribuisce dando voce a una posizione che può considerarsi a buon diritto originale per il modo in cui rielabora le principali dottrine del tempo, dal casualismo epicureo che fa la sua apparizione fin dall'incipit al neoplatonismo dalle forti tinte stoiche che percorre carsicamente tutto il testo. Muovendosi sul doppio livello dell'etica della responsabilità individuale e del cosmo ordinato di cui ognuno rappresenta una pedina o un tassello, Plutarco descrive un vero e proprio itinerario iniziatico che il lettore attento potrà immaginare di percorrere a sua volta, elevandosi dal punto di vista individuale a quello a parte Dei, di una divinità onnisciente. È, questa consapevolezza, una vera e propria cura dell'anima, della quale peraltro Plutarco ammette l'immortalità, destinata a trasformare la filosofia e la giustizia, intesa nel suo senso più profondo, nella quintessenza del divino. E dell'umano che al divino aspira."" -
Miti, simboli e linguaggi del franchismo
Il volume si propone di offrire una dettagliata rassegna dei simboli e dei linguaggi impiegati nella costruzione della Spagna franchista: a partire dalle canzoni di trincea della Guerra Civile, fino alle produzioni cinematografiche degli anni del declino del regime, attraverso i meccanismi della propaganda e la macchina del terrore. La costruzione del consenso, l'uso politico del trauma collettivo, la fede consegnata alla sfera pubblica: la storia del regime franchista è una storia di simboli ricostruiti, vituperati, recuperati e contesi. Quale lingua parlava il potere franchista? Cosa resta di quella lingua, una volta lasciata indietro la sovrastruttura di distorsioni dei significati, di invenzioni e snaturamento delle parole? Ricostruire l'intreccio di simboli, identità, consenso, trauma e memoria significa affrontare un volto multiforme, nell'eterna riflessione sulla natura e la voce del potere in ogni tempo e luogo. -
Le trasformazioni umane nella civiltà industriale
La natura composita di questo libro non dovrebbe far pensare ad una miscellanea gratuità. La sua coerenza è assicurata dalla costante preoccupazione per un cambiamento della civiltà industriale continuo e nello stesso tempo privo di disegno, determinato da una concezione puramente contabile del profitto, incapace di garantire il rispetto per le condizioni indispensabili all'equilibrio eco-sistemico della comunità. Gli scambi epistolari, riportati in appendice, sono in questo senso testimonianze significative. In appendice: Scambi epistolari con F. G. Friedmann e Adriano Olivetti. -
La teoria nel deserto. L'autonomia del politico. Marx e i suoi nemici
La decadenza della sinistra politica si vede dalla cancellazione della memoria della disfatta e dalla incapacità di conquistare un terreno sul quale esperire una teoricità capace di praticare una cesura dalla tradizione che consenta di far fronte allo stato di cose presente. Questa situazione è evidente dall'abbandono di Karl Marx alla letterarietà. Il compito di tornare a pensare è imposto dalla necessità di liberazione delle classi subalterne, perché non c'è politica senza teoria. La condizione essenziale di un nuovo inizio è costituita dall'essenza hapax della tesi di Marx sulla storia quale vicenda di lotte tra classi. La capacità di innovazione teorica deve portare con sé una resa di conti con le teorie dei nemici di Marx, Martin Heidegger e Carl Schmitt. -
Giovanni Paolo II. Il Papa della famiglia
Nel contesto del Convegno ""Giovanni Paolo II, il Papa della Famiglia. Un ricordo a 100 anni dalla sua nascita"""", tenutosi in Campidoglio a fine del 2019, l'Autore intervenne con una Conferenza storico-teologica atta a rendere ragione del titolo """"Il Papa della Famiglia"""", il cui testo inviò in anticipo a Papa Francesco, che ebbe la bontà di rispondere con Lettera qui riprodotta. I sentimenti e pensieri, gli orientamenti e auspici, e tale devozione, espressi nella Lettera francescana, non sono occasionali, e lo dimostra l'Autore nella Prima Parte di questo volumetto (""""Parola di Papa Francesco""""), da cui risulta chiaramente che il Vescovo di Roma sostiene le ragioni del titolo del libro, con l'aggiunta di """"Magno"""", dopo il nome di Papa Wojtyla. Nella Seconda Parte l'Autore mostra le fondamenta profonde di tale attributo, partendo dalla Personalità carismatica di San Giovanni Paolo II e illustrandola, grazie alle catechesi delle udienze generali d'inizio pontificato sull'amore e la teologia del corpo. Segue un esame approfondito dell' Esortazione Apostolica Familiaris Consortio e la """"scalata"""" all'""""ultimo picco della cordiliera di montagne dedicata alla famiglia"""", che è """"la via della Chiesa"""". Dopo l'auspicio papale, che ricorda gli interventi alla Commissione conciliare della Chiesa nel mondo contemporaneo di Mons. Wojtyla, gli Indici concludono l'opera."" -
La socialità fredda
Il senso di questo libro è da vedersi nella cruciale importanza dell'abbraccio e del rapporto faccia a faccia che definisce la comune umanità degli esseri umani. Le macchine possono essere definite intelligenti. Internet può compiere operazioni complesse e difficili in pochi secondi, ma è una macchina stupida perché non può indugiare, dubitare, riflettere. Il cervello umano è una macchina lenta ma insostituibile. -
La sinistra ha fallito? Opinioni a confronto
La sinistra sembra aver abbandonato la sua vocazione primigenia all'emancipazione della classe lavoratrice e dei ceti meno abbienti per dirigere la sua azione, ispirandosi all'ideologia dei diritti umani universali, a sostegno della globalizzazione e di un'Europa sempre più tecnocratica e distante dalle reali esigenze dei popoli che la compongono. Adottando tale orientamento, la sinistra sembra essersi quindi convertita al liberalismo e al liberismo nel loro odierno atteggiarsi quali promotori di un governo mondiale elitario basato su un'economia sempre più interconnessa e dominata dalla grande finanza, che incentiva i processi migratori con l'obiettivo di ridurre i salari e incrementare i profitti, a discapito della capacità regolatoria degli Stati nazionali. Tutto ciò mette in discussione le conquiste faticosamente conseguite in Occidente in termini di condizioni di lavoro e welfare state, con pesanti ripercussioni proprio sui lavoratori che in passato la sinistra intendeva tutelare. Non a caso, i partiti che oggi si professano socialdemocratici sono in crisi in Occidente particolarmente presso le fasce di popolazione che un tempo garantivano loro il maggiore apporto elettorale. Gli autori si pronunciano sulle ragioni di questo ""tradimento"""" - se è lecito parlare di una simile soluzione di continuità -, in virtù del quale la sinistra ha voltato le spalle al """"proletariato"""" e deciso di perseguire le """"magnifiche sorti e progressive"""" assecondando le dinamiche del mercato globale. Introduzione di Italo Inglese. Interventi di Adalberto Baldoni - Eugenio Balsamo - Mario Bernardi Guardi - Mario Bozzi Sentieri - Giuseppe Brienza - Rino Cammilleri - Luigi Copertino - Giuseppe Del Ninno - Gianfranco de Turris - Dalmazio Frau - Luciano Garibaldi - Francesco Giubilei - Marco Iacona - Luciano Lanna - Andrea Marcigliano - Gennaro Malgieri - Luca Pignataro - Andrea Scarabelli - Fabio Torriero - Marcello Veneziani. Postfazione di Riccardo Cristiano."" -
Hotel de Colombia
È l'ultima notte di vita per l'Hotel de Colombia, albergo dal passato prestigioso pronto al disarmo per diventare qualcosa che nulla ha più a che vedere con la propria storia. Ma è anche una notte speciale per Ottavio, reduce dalla propria festa di compleanno e da una folle disavventura dalle tinte fosche. Così come è singolare per Marco che, preso dall'eccitazione di aver conosciuto la sua nuova amica Gloria, finisce tra le braccia di Margherita, prostituta di esperienza e dai modi eleganti, solo per soddisfare una sua fantasia erotica. Infine c'è Ismail, giovane egiziano studioso di Storia dell'Arte con un foglio di via in tasca a seguito di un omicidio da cui è stato completamente scagionato. Sono loro gli unici e ultimi avventori dell'Hotel de Colombia in quell'insolito sabato sera, ognuno con un motivo tutto personale per non voler rientrare nella propria casa e sempre più consapevoli di dover affrontare un cambiamento immediato nella vita. La casualità li farà incrociare nella hall dell'Hotel de Colombia dove la fa da padrone Albert, il ventennale e logorroico portiere di notte, un po' ubriaco e sempre incollato ai suoi ricordi di sassofonista jazz. Proprio quell'albergo a due stelle, con la sua riservatezza, diventerà il luogo ideale per confidare le reciproche storie in un intreccio rapido di chiacchiere. Fino a far decidere loro che potrebbe ancora esistere una via d'uscita. -
Fiamma e ombra
Corre l'anno del Signore 1390. Domenico Fiamma, giurista dell'Università bolognese, viene incaricato di scoprire la verità riguardo l'incendio che ha mandato in fumo un piccolo magazzino della Curia. Lo sostiene e lo guida la giovane figlia Lucia, i cui interessi in medicina e botanica poco si addicono alle convenzioni sociali che la vorrebbero attendere, silenziosa e pia, la proposta per un nuovo matrimonio. Sono tempi pregni per Bologna, ricca e laboriosa fra opifici e canali navigabili, e costretta fra il potere di una Curia ancora forte e il desiderio di libertà comunale difficile da mantenere. Eppure, il suo popolo vive intensamente, lavora e prega, ma cerca spesso espedienti per sfuggire la miseria che la attanaglia insieme al gelo. I tetti rossi della città emergono a tratti dalla nebbia lasciando intravedere figure incappucciate che li percorrono in lungo e in largo. È lo scontro fra il vecchio e il nuovo, fra il pensiero dominante e la razionalità che proprio quel tempo osteggia, specialmente quando è una donna a impugnarla come un'arma. -
Raccordi e interferenze. Dialoghi con donne e uomini illustri abruzzesi
Questa raccolta nasce dalla convinzione che sia centrale nella formazione di una cultura il dialogo, o meglio il confronto diretto con quanto è stato prima. L'intervista impossibile non ha la pretesa di essere una pura ricostruzione storica; è, piuttosto, l'espressione di un bisogno di dialogo, il bisogno di assumere una prospettiva altra - l'alterità del passato - per confrontarsi con se stessi e con l'altro presente, attraverso raccordi e interferenze. Quella dell'uomo, infatti, è una storia accumulata in voci, a volte contrastanti a volte sovrapposte, in cui bisogna scegliere l'unico filo conduttore possibile: quello democratico del dialogo e del confronto, schietto e disciplinato, per riportare al centro dell'interesse anche l'eccezione, l'irregolarità, l'interferenza delle singole individualità. -
La sociologia. Inferma scienza vera scienza
Questo libro parte dalla stroncatura della sociologia come «inferma scienza» operata da Benedetto Croce fin dai primi anni del secolo scorso, per dimostrare che, dopo la «teoria della relatività» di Albert Einstein (1905) e il «principio di indeterminazione» di Werner Heisenberg (1927), tutte le scienze devono ritenersi «inferme» per non correre il rischio di erigersi in dogma e quindi negare se stesse come scienze. Il concetto crociano di scienza era in realtà «scientistico» e anacronistico - fortunato, però, in una cultura come quella italiana, vetero-umanistica e retorica, com'è rimasta ancora oggi, portata a risolvere i problemi reali in bel canto e gorgheggi irresponsabili, nonché ad esaltare la «bellezza» come se questa fosse di per sé la soluzione per gli antichi problemi di indecisione, improvvisazione e quindi corruzione che da secoli l'affliggono. -
Le fake news su Bettino Craxi. Debito pubblico, sovranismo ed altro
In occasione del ventennale della scomparsa di Craxi, gli autori - Nicola Scalzini, un economista che ha operato nel team che ha affiancato Bettino Craxi alla Presidenza del Consiglio quale responsabile della finanza pubblica, e Roberto Giuliano, un sociologo che da sindacalista della Cgil ha vissuto in prima fila lo scontro del decreto sul taglio della scala mobile - entrambi accomunati dalla stessa militanza politica socialista e craxiana, con dati alla mano e con la memoria dei protagonisti raccontano cose complicate in modo semplice. Anche Stefano Parisi, che ha curato la ""Prefazione"""", e Renato Brunetta nell'""""Introduzione"""" si pongono come protagonisti di quegli anni, con ruoli diversi all'interno dello staff di Gianni De Michelis."" -
Memorie di un diplomatico
Raggiunta la pensione dopo quarant'anni di vita diplomatica, l'Autore avverte il desiderio di interrogarsi e tirare un bilancio sull'esistenza vissuta e così ricca di emozioni: gioie e vittorie, ma anche dolori, sconfitte e risalite. La vita personale, anche antecedente all'entrata in diplomazia, e quella professionale, svoltesi prevalentemente all'estero, s'intrecciano in un legame fitto e indissolubile. Le esperienze acquisite nei vari continenti, in particolare quelle africane e nordamericane, nonché i rapporti con le comunità italiane fuori dai confini nazionali, segnano una carriera intensa e densa di avvenimenti. Fondamentale è sempre il ruolo svolto della moglie, il suo generoso sostegno e l'aiuto nel conciliare lavoro e famiglia. ""Memorie di un diplomatico"""" è un viaggio a ritroso nel tempo, una testimonianza dei principali cambiamenti avvenuti nel mondo e in Italia da un'angolatura particolare, privilegiata, che tuttavia non trascura di rilevare la vita non facile di un diplomatico e della sua famiglia."" -
La fortuna
Se le azioni umane siano guidate dalla sorte (Tyche) o piuttosto dalla capacità di scegliere (euboulia) è la questione al centro di questo trattato di Plutarco, dalla datazione incerta. Allo stesso modo, l'Autore si chiede se godere di una buona sorte e di un destino propizio immeritatamente conduca a un buon esito nella propria vita o non, piuttosto, a sciagure e se, del resto, sia davvero così positivo che la fortuna ci arrida con i suoi doni senza esserceli però guadagnati in alcun modo. Al centro del dibattito di tutte le principali correnti filosofiche in età tardoantica, la questione viene affrontata nel trattato attraverso il confronto costante con una pluralità di influenze tra le quali Plutarco tenta di trovare un equilibrio. L'Autore non manca di affrontare i grandi temi del Destino, della Provvidenza, del ruolo del pensiero umano nella deliberazione né rinuncia a definirli. Tuttavia, l'intento che più gli sta a cuore resta di natura pedagogica: l'invito ai suoi lettori a non lasciarsi cullare dall'andamento altalenante della buona e della cattiva sorte ma, al contrario, ad abituarsi a una prassi riflessiva metodica, fino a farla diventare una seconda natura, diventando pre-videnti e prov-videnti.