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La voce scenica dalla lirica alla prosa
Il viaggio all’interno del complesso mondo della vocalità non riguarda soltanto la tecnica, ma soprattutto la sua relazione con il palcoscenico, la combinazione che si crea tra la voce e il suo mondo interiore. Il canto, per diventare lingua scenica, ha bisogno di una pratica continua, di disciplina, di maturazione. Il volume descrive un itinerario che parte dalle origini della voce scenica fino ai nostri giorni, dalla scoperta della voce come medium, alla voce concepita come vero e proprio strumento. -
Ricomporre l'infranto. Due pezzi teatrali: Non mi ricordo più tanto bene-Scene di violenza coniugale
Antoine D ha novantasei anni e non ricorda più il suo cognome. Ricorda tutti gli eventi della storia con la S maiuscola ma poco o niente ormai della sua. È questo il tema attorno al quale si sviluppa la prima delle due pièce qui raccolte. Nella seconda, due coppie si sistemano in un appartamento ammobiliato. Lentamente ma inesorabilmente, la violenza domestica si insinua nelle loro relazioni fino a quando le cose sfuggono al controllo. Nel volume sono contenute le seguenti opere teatrali: Non mi ricordo più tanto bene; Scene di violenza coniugale. -
Le mie regie. Il giardino dei ciliegi
Questa serie di capolavori raccoglie le note di regia in cui Stanislavskij ha fissato la sua interpretazione dei grandi testi čechoviani, divenendo un punto di partenza nella storia della regia. Libri fondamentali, inoltre, per capire le opere di Anton Čechov rappresentate all’inizio del secolo scorso. Se questi testi sono arrivati in Italia, lo si deve a Fausto Malcovati, che ha curato e tradotto i volumi, e a Franco Quadri, che li pubblicò per la prima volta con la sua Ubulibri. Nella sua analisi, Malcovati riesce a illuminare il complesso rapporto registico tra i due direttori del Teatro d’Arte, Stanislavskij e Nemirovič-Dančenko (drammaturgo lui stesso e fraterno amico di Čechov) e il contesto storico in cui queste opere furono prodotte. Nel confronto diretto tra testi e annotazioni, corredate dagli schizzi disegnati da Stanislavskij stesso e dalle foto degli allestimenti, è finalmente possibile ricostruire e visualizzare i famosi spettacoli del Teatro d’Arte, come furono interpretati al loro debutto a Mosca, più di cento anni fa. Un avvenimento culturale: la documentazione di un incontro storico alle origini di un nuovo modo di intendere il teatro. -
Le mie regie. Zio Vanja
Questa serie di capolavori raccoglie le note di regia in cui Stanislavskij ha fissato la sua interpretazione dei grandi testi čechoviani, divenendo un punto di partenza nella storia della regia. Libri fondamentali, inoltre, per capire le opere di Anton Čechov rappresentate all’inizio del secolo scorso. Se questi testi sono arrivati in Italia, lo si deve a Fausto Malcovati, che ha curato e tradotto i volumi, e a Franco Quadri, che li pubblicò per la prima volta con la sua Ubulibri. Nella sua analisi, Malcovati riesce a illuminare il complesso rapporto registico tra i due direttori del Teatro d’Arte, Stanislavskij e Nemirovič-Dančenko (drammaturgo lui stesso e fraterno amico di Čechov) e il contesto storico in cui queste opere furono prodotte. Nel confronto diretto tra testi e annotazioni, corredate dagli schizzi disegnati da Stanislavskij stesso e dalle foto degli allestimenti, è finalmente possibile ricostruire e visualizzare i famosi spettacoli del Teatro d’Arte, come furono interpretati al loro debutto a Mosca, più di cento anni fa. Un avvenimento culturale: la documentazione di un incontro storico alle origini di un nuovo modo di intendere il teatro. -
Della natura selvaggia. Il teatro nel bosco di Luigi D'Elia e Francesco Niccolini (2009-19)
Nel dicembre 2009, debuttava ""Storia d’amore e alberi"""", un piccolo monologo che Francesco Niccolini aveva scritto dieci anni prima e che aveva deciso di regalare a Luigi D’Elia, all’epoca giovane guida ambientale. Quello spettacolo è stata la prima pietra di una collaborazione che in dieci anni ha portato la strana coppia D’Elia-Niccolini a realizzare una serie di narrazioni che hanno attraversato il teatro italiano. Spettacoli artigianali che si chiudono in un’auto, viaggiano in aereo, hanno raggiunto Cile, Spagna, Svizzera e tutte le regioni d’Italia. Spettacoli anomali, ma con un cuore che accomuna questi due artisti tanto diversi tra loro da risultare perfettamente complementari: il bosco."" -
Storie di Creta
Un dittico legato a temi mitologici, a storie accadute all’antica corte di re Minosse. In comune hanno il luogo a cui afferiscono: il leggendario labirinto di Cnosso. Icaro è figlio di Dedalo, artefice e costruttore labirinto, ivi imprigionato insieme al padre, per ordine del re. Icaro fuggirà, ma ne pagherà un duro prezzo. Per il Minotauro, bestia figlia dell’adulterio e dello scandalo, il labirinto è l’eterna prigione a cui è condannato, nascosto agli uomini. Ma perdersi nel labirinto significa trovare qualcosa di sé, questo è il fulcro delle due opere. I testi sono l’immaginifico racconto di quello che il mito non dice e, dicendolo, il mithos si fa logos e parla al nostro tempo. -
Storia di una specie d'amore
Un uomo investe una ragazzina sulle strisce pedonali, lei gli presenta la nonna. Vanno in vacanza insieme e tutto precipita verso un matrimonio poco plausibile. Lui non sa come avere a che fare con lei e decide di correggerla fino in fondo. Non andrà come aveva pensato. Questo è il racconto di lui, anonimo, che riemerge dall'elaborazione del lutto. -
Altri corpi / Nuove danze
Un libro a più voci che intende avviare una riflessione anche in Italia per investigare le nuove espressioni della danza contemporanea: corpi diversi, fisicità extra-ordinarie, la disabilità e le nuove possibilità che può dare alla creazione artistica. Curato dal critico Andrea Porcheddu, il volume si avvale delle riflessioni di studiosi, critici, operatori, aprendosi anche alle considerazioni di antropologi, filosofi, pedagoghi. Si affiancano testimonianze dirette e interviste con danzatori e coreografi italiani e internazionali. Arricchito da un impianto iconografico e da una teatrografia ragionata, il libro è uno sguardo sulle frontiere possibili della danza contemporanea. -
La funzione culturale del festival. Un seminario
Il volume raccoglie gli atti del seminario ‘La funzione culturale dei festival’, tenutosi il 29 settembre 2018 al Teatro Metastasio di Prato nell’ambito di Contemporanea Festival. In questa occasione alcuni direttori di festival, tra i più rilevanti del panorama italiano, hanno discusso insieme a studiosi, critici e operatori il ruolo odierno dei progetti artistico-culturali che articolano e trasformano la nozione di «festival». Attraverso una serie di dialoghi tematici, affidati ciascuno a una coppia di interlocutori e seguiti da discussioni allargate, si è riflettuto sulla complessa storia dei festival teatrali, sulle dinamiche interne alle loro progettazioni, sul rapporto tra pubblico specialistico e comunità locali, tra artisti e mestieri del teatro per poi allargare lo sguardo al sistema paese e ai problemi territoriali, ridefinendo il percorso che va dalla processualità al progetto. Il seminario segue un primo appuntamento in cui esperti e professionisti del settore si sono confrontati, nell’ambito dell’edizione 2017 di Contemporanea Festival, sulla crisi della funzione culturale dei/nei festival. Da questo e da altri successivi incontri nascono le tematiche dei dialoghi qui raccolti. -
Autofinzione. L'ingegneria dell'io
"Autofinzione"""" è un saggio che raccoglie idee e appunti sulla pratica della narrazione di sé. Con esempi tratti dalle sue stesse opere, l’autore spiega la nascita e l’utilizzo delle tecniche narrative attraverso cui trasforma in finzione la materia grezza del proprio vissuto. Vera e propria ingegneria dell’io, l’auto-finzione è invenzione e reinvenzione di sé, in un costante auto-attacco e messa in discussione dell’attendibilità della propria memoria. Da Socrate alla psicanalisi di Freud, passando per Santa Teresa, Stendhal e Rimbaud, l’autofinzione esiste da sempre. Genere di moda e al tempo stesso sotto accusa, tacciato di egolatria da chi non ne comprende il profondo senso di apertura verso gli altri. Lungi dall’esibizione narcisista, l’autofinzione è sempre offerta di sé alla pubblica piazza: la propria storia può essere ed è quella di tutti gli altri, e mostra sfacciatamente i meriti come le mancanze. In bilico tra esagerazione e degradazione di sé, l’autofinzione è sempre un percorso di guarigione che conduce dal trauma alla trama: di tutto si può narrare e si può ridere, ogni colpa è espiata." -
Teatro. Tebas Land, L'ira di Narciso, Il bramito di Düsseldorf
L’autofinzione è alla base dei tre testi di Sergio Blanco, drammaturgo uruguayano, classe 1971, che pubblichiamo in questo volume. Persone e personaggi, vita reale e vita romanzata, si alternano nelle narrazioni che, in un sistema di scatole cinesi, ci portano dal passato al presente, da ciò che è a ciò che potrebbe essere o potrebbe essere stato. Sergio Blanco è in tutti i personaggi, in tutte le storie, in tutti gli intrecci, pur non essendo in nessuno di essi. Siamo continuamente indotti a chiederci se ciò che leggiamo è successo davvero, se il luogo in cui siamo esiste davvero, se le esperienze che Blanco ci racconta sono autobiografiche oppure no: è vero che voleva convertirsi all’ebraismo? È vero che è omosessuale e vive una vita dissoluta tra sesso spinto e droghe? È vero che è stato chiamato per scrivere sceneggiature di film porno? È vero che prova il desiderio di uccidere il padre? E via dicendo. Il lettore/spettatore viene continuamente portato a chiedersi cosa sia verità e cosa sia finzione. Ma ha poi senso saperlo? L’autofinzione dei testi di Blanco apre domande e dà pochissime risposte. Come la vita di ognuno di noi, al di là del vero e del falso. -
Teatro: Ossigeno-Genesi n.2-Illusioni-Ufo-DreamWorks-Ubriachi-Linea solare-Agitazione
«Con Vyrypaev viene a galla il marcio di una società che per troppi anni ha represso i suoi lati oscuri. Viene a galla il sottosuolo postsovietico, diverso, ma in fondo non troppo, da quello dostoevskiano, di cui basta citare il famoso incipit: ""Sono un uomo malato, sono un uomo cattivo"""". Anche la sua, come quella di Dostoevskij, ma più estrema, è un’umanità ai limiti, profondamente disturbata, psichicamente instabile, cinica, violenta, sadica, perversa. Un’umanità che non conosce freni inibitori, non conosce tabù, si droga, si ubriaca, aggredisce, uccide, si autodistrugge. Vyrypaev non batte ciglio: il suo occhio osserva, il suo orecchio ascolta, e la vita affiora contorta, confusa, con i suoi accidenti, le sue assurdità, i suoi dolori, le sue volgarità, i suoi squilibri, le sue contraddizioni. Nei suoi testi ci siamo noi, noi come siamo. Noi con il nostro caos interiore, la nostra baraonda esistenziale, il nostro guazzabuglio nascosto, le nostre impronunciabili pulsioni.» Fausto Malcovati. Nel volume sono presenti le seguenti opere teatrali: Ossigeno; Genesi n.2; Illusioni; Ufo; DreamWorks; Ubriachi; Linea solare; Agitazione."" -
Teatri greco-romani in Italia
In Italia sono numerose le località che conservano tracce di teatri antichi, greci e romani, e degli altri edifici destinati allo spettacolo. Ma quale rapporto esiste – ieri come oggi – tra gli edifici e le città in cui essi sono stati costruiti, esibiti, utilizzati? In Grecia e a Roma il teatro era solo luogo di spettacolo e di incontro, un’opera di architettura o anche l’elemento di un più vasto programma edilizio? Inseriti nella rete urbana o collocati lungo le coste, in altura o nelle pianure dell’entroterra, gli edifici sembrano espressioni di un’unica forma architettonica e di un medesimo fenomeno culturale. Eppure, infinite varianti estetiche e strutturali ne fanno al tempo stesso simboli di tradizione ed esempi di innovazione. L’opera – destinata alla consultazione, allo studio, all’aggiornamento, al viaggio o alla semplice curiosità – fornisce, in un dizionario di circa duecentocinquanta voci, un’agile e completa informazione sui monumenti per spettacoli teatrali e ludici presenti sul territorio italiano. Non solo teatri greci e romani, ma anche anfiteatri, semianfiteatri a scena, odea e il cosiddetto theatrum tectum, circhi, stadi, ludi. Oltre agli edifici ben visibili o accertati da rilevamenti archeologici e topografici, sono anche segnalati quelli identificati su base epigrafica, documentaria o letteraria. Il progetto è stato realizzato con il contributo di Nicola Savarese. -
Anni incauti. L'invenzione di Dom. La cupola del pilastro
Gli interventi che compongono questo libro sono di artisti, studiosi, cittadini che hanno attraversato le pratiche teatrali della compagnia Laminarie da quando, dieci anni fa, si è insediata al Pilastro per fondare lo spazio DOM. Gli autori dei testi sono stati invitati a rileggere gli articoli pubblicati nella rivista «Ampio raggio. Esperienze d’arte e di politica» che hanno accompagnato la costruzione di un luogo di pratiche e riflessioni in una terra di confine. E a riprendere il filo di alcuni tra quei contributi, quasi come spartiti da variare e arricchire di temi e motivi ulteriori, tanto il materiale di partenza è ricco di possibilità espressive. Ne è venuta una concertazione di singolare ampiezza e ricchezza che riceviamo come un dono. -
Londra. Brexit stage left
Per la prima volta, il genere testuale della ""guida turistica"""" viene applicato alla materia del teatro. Un percorso attraverso i luoghi dove si consuma il rapporto con la cultura materiale, nello spazio vivo della comunità. Ma i teatri sono anche spazi e architetture capaci di svelare tracce di civiltà passate, luoghi meravigliosi per passare una serata e lasciarci raccontare, attraverso la loro storia e i loro spettacoli, la vita stessa della città. Poi lo spettacolo finisce, e la vita continua, allora saremo pronti a consigliarvi locali e ottimi ristoranti. Ancora, quindi, il teatro e la città: un luogo continuo e dinamico, energicamente legato all'epoca e al tessuto urbano in cui si inserisce, ecco quello che si respira nei teatri del mondo. Quante volte, visitando una capitale europea, vi siete chiesti: «Ma dove saranno i teatri?», «Quali saranno gli spettacoli più vicini al mio gusto?», «Quali artisti?». Allora, o restate in albergo, oppure leggete la nostra guida teatrale. Una serie progettata e realizzata insieme ad Andrea Porcheddu, che ci porterà in giro per il mondo: New York, Berlino, Londra, Tunisi, Hong Kong, Buenos Aires, Milano, Praga... Benvenuti a Londra! Una città particolare, movimentata, che negli ultimi anni ha conosciuto la Brexit, un'utopia divenuta presto realtà; una città tesa, ma anche una grande città di teatro che si muove tra i generi più diversificati, dal musical alla drammaturgia contemporanea, dall'opera lirica alla stand-up comedy. Benvenuti a Londra, ma anche a Manchester, Stratford-upon-Avon ed Edimburgo!"" -
Parigi. La città dei teatri
Per la prima volta, il genere testuale della ‘guida turistica’ viene applicato alla materia del teatro. Un percorso attraverso i luoghi dove si consuma il rapporto con la cultura materiale, nello spazio vivo della comunità. Ma i teatri sono anche spazi e architetture capaci di svelare tracce di civiltà passate, luoghi meravigliosi per passare una serata e lasciarci raccontare, attraverso la loro storia e i loro spettacoli, la vita stessa della città. Poi lo spettacolo finisce, e la vita continua, allora saremo pronti a consigliarvi locali e ottimi ristoranti. Ancora, quindi, il teatro e la città: un luogo continuo e dinamico, energicamente legato all’epoca e al tessuto urbano in cui si inserisce, ecco quello che si respira nei teatri del mondo. Quante volte, visitando una capitale europea, vi siete chiesti: «Ma dove saranno i teatri?», «Quali saranno gli spettacoli più vicini al mio gusto?», «Quali artisti?». Allora, o restate in albergo, oppure leggete la nostra guida teatrale. Una serie progettata e realizzata insieme ad Andrea Porcheddu, che ci porterà in giro per il mondo: New York, Berlino, Londra, Tunisi, Hong Kong, Buenos Aires, Milano, Praga… Benvenuti a Parigi! La città che non dorme mai, la capitale dalle mille luci che gli inglesi definirono alla fine dell’Ottocento «city of lights», La Ville Lumiére pluricelebrata nelle canzoni di Yves Montand, di Charles Trenet, di Edith Piaf, di Charles Aznavour, sublimata prima della grande guerra nel cinema di Jean Renoir e di Marcel Carné e, più tardi, nella nouvelle vague di Truffaut e Godard. Un viaggio dal centro della città fino alle ‘banlieue’, tra le vie della città e i suoi teatri. Contributi di Erica Battelani e Stanislas Nordey. -
Più stelle che in cielo. Il libro degli attori e delle attrici
Nell’epoca odierna in cui i «divi» sembrano in via di estinzione e la fortuna delle star di Hollywood è spesso fugace, le stelle del passato risplendono più che mai. Marilyn, Ava Gardner, Ingrid Bergman, ma anche Bruce Lee, Marlon Brando, Peter Sellers: miti di ieri, che brillano ancora ai nostri giorni. Stilando i ritratti di decine di attori, Goffredo Fofi, lungo le pagine del libro, racconta con ironia e arguzia i miti e i sogni, i disagi e le insicurezze della nostra società attraverso centinaia di film. Una galleria di gustosi anedotti e mirabili descrizioni in cui protagonisti del cinema del passato come Massimo Troisi, Anna Magnani, John Garfield, James Dean e Montgomery Clift, escono dalla polvere del grande schermo e tornano in vita.«Li ho visti tutti questi film? Sì li ho visti tutti.» Goffredo Fofi. -
Neorealismo. Poetiche e polemiche
La parabola del neorealismo è stata accompagnata e seguita da un serrato confronto ideale, cui hanno partecipato molti fra i maggiori scrittori e artisti del Novecento. Abbiamo raccolto in questo volume gli interventi più significativi, apparsi lungo l’arco d’un trentennio: dichiarazioni programmatiche, riflessioni autocritiche, apologie e polemiche cui abbiamo aggiunto, per un’adeguata integrazione, qualche bilancio di carattere complessivo e documenti atti a illustrare le posizioni assunte dai gruppi redazionali di riviste come «Il Politecnico», «Società», «Realismo», «Il Contemporaneo». Ne esce un panorama vario e articolato, utile al lettore che desideri comprendere attraverso quali passaggi si è determinata, in questo secondo Dopoguerra, una profonda frattura verso i modelli correnti del rapporto fra intellettuali e società. Le stesse poetiche dei singoli autori acquistano contorni più precisi nel fuoco di un dibattito che, lungi dall’accentrarsi in modo prevalente su specifici problemi d’estetica, si è appuntato fin dall’inizio su temi di grande rilevanza storica ed esistenziale: l’indissolubilità e la distinzione del «pubblico» e del «privato», le responsabilità della cultura e la libertà di cui essa si alimenta, la funzione delle avanguardie e il senso della tradizione come conquista, la necessità di operare scelte politiche nette e i rischi insiti in ogni progetto globale. Scritti di Alvaro, Bernari, Brancati, Cassola, Calvino, De Santis, De Sica, Fellini, C. E. Gadda, Gallo, Guttuso, Jovine, C. Levi, Lizzani, Moravia, Pavese, Pasolini, G. Pintor, Pratolini, Rossellini, A. Steiner, Visconti, Vittorini, Zavattini e altri. -
Media teatro memoria. Ustica e il teatro reticolare di Marco Paolini
Quando pensiamo a 'Ustica' di Marco Paolini, a cosa pensiamo? Al 'Canto' a Bologna e Palermo? Al 'Racconto' in teatro o a quello allestito sul 'Cretto' di Burri a Gibellina? Al teatro interiore suscitato dalla diretta radiofonica o alla differita televisiva integrata da immagini di repertorio? Al video Rai o al film di Davide Ferrario? A quello che ci hanno raccontato o a quello che abbiamo visto ‘con i nostri occhi’? Forse a tutte queste visioni insieme. O almeno a quelle che ciascuno di noi ha potuto raccogliere nella propria esperienza personale. Ciascuna di esse influenza le altre e concorre a formare un’immagine complessiva dello spettacolo – come del caso giudiziario e della vicenda umana attraverso lo spettacolo – e dunque contribuisce al deposito memoriale. Fernando Marchiori ricostruisce il percorso di Marco Paolini fra teatro, cinema e televisione per raccontare la strage del Dc9 Itavia del 1980 e insieme delinea la nascita di un ‘teatro reticolare’, nomade e multimediale, attraverso alcuni degli spettacoli più noti dell’attore veneto, come 'Il racconto del Vajont', 'Parlamento chimico', 'Il Sergente', e progetti come 'Teatro Civico' e gli 'Album' per la tv. -
Antologia del grande attore
Dopo il tramonto della commedia dell’arte, si apre il secondo grande periodo del teatro italiano, in cui il grande attore emerge come personalità dominante, intrepretando sia i classici, sia i drammi della nuova letteratura straniera: da Metastasio e Alfieri si passa a Pellico e Niccodemi, fino alla riscoperta di Shakespeare, a Verga e Pirandello. Dal Modena alla Duse, da Salvini a Zacconi, lo spettacolo teatrale italiano è improntato sui nuovi sentimenti di indipendenza e libertà. Sorse inoltre il teatro dialettale con i suoi grandi attori popolari in stretta relazione con il varietà (Viviani e Petrolini) e il cinema degli esordi (Fregoli, Musco, fino a De Sica e Totò). In questa antologia, composta da scritti di critici e degli stessi attori, viene rievocata un’epoca felice dello spettacolo teatrale, in cui campeggia il grande attore, figura che rispecchia e incarna i sentimenti, le convinzioni, gli atteggiamenti della nazione.