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Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra capolarato e sfruttamento
Dalla Puglia al Piemonte, passando per la Lucania, il Lazio e la Campania, i braccianti immigrati sono sempre più spesso vittime di un caporalato feroce, che li rinchiude in veri e propri ""ghetti a pagamento"""", in cui tutto ha un prezzo e niente è dato per scontato, nemmeno un medico in caso di bisogno. Questa brutale realtà la conoscono in pochi, taciuta dalle istituzioni pubbliche locali, dal sistema agricolo italiano, dalla piccola e media distribuzione e dalle multinazionali dell'industria agroalimentare, che si servono di questa forma coatta di sfruttamento imponendo un ribasso eccessivo dei prezzi dei prodotti. Si tratta di un complesso sistema criminale in cui a rimetterei sono solo i braccianti, costretti a pagare cifre impensabili per vivere stipati in baraccopoli insalubri, lontano da qualsiasi forma di civiltà. Un reportage fatto di storie raccontate da chi vive in questa situazione al limite della sopportazione fisica e psicologica, un incredibile viaggio nei nuovi ghetti disseminati per l'Italia da nord a sud. La mappa di un paese ridisegnato da razzismo, ingiustizia e indifferenza. """"Ghetto Italia"""" è questo e molto altro ancora."" -
Tutti pazzi per il gender. Orgoglio e pregiudizio di genere
Al grido ""Difendiamo i nostri figli!"""", un esercito di uomini e donne spaventati e agguerriti si erge a difesa della nostra presunta natura minacciata da un mostro dalle mille facce e dai mille nomi. È l'Ideologia del Gender. La Società Italiana delle Storiche aveva già risposto un anno fa alle farneticazioni e all'uso sconsiderato della categoria """"gender"""" definendola non una teoria (tantomeno un'ideologia) """"quanto piuttosto uno strumento concettuale per poter pensare e analizzare le realtà storico-sociali delle relazioni tra i sessi in tutta la loro complessità e articolazione: senza comportare una determinata definizione della differenza tra i sessi, la categoria consente di capire come non ci sia stato e non ci sia un solo modo di essere uomini o donne, ma una molteplicità di identità e di esperienze, varie nello spazio e nel tempo."""" Nonostante ciò, gli allarmi e le paure infondate non sono diminuiti, anzi. Chiara Lalli ripercorre a ritroso la via del """"gender"""" per andare a recuperare le origini di una tale confusione di termini, concetti e intenzioni fino ad arrivare allo scontro sulla maternità surrogata diventata, suo malgrado, terreno di battaglia """"gender"""". Una confusione per niente neutrale e che mira al controllo della morale, del comportamento, della sessualità, dell'educazione e dei corpi non conformi."" -
Emisferi
Elena e Franco sono sposati da trent'anni, hanno due figli ventenni che vivono lontani, e non si chiedono più se sono felici. Qualche crepa nel loro matrimonio esiste, eppure non sembrano rendersene conto, almeno fino a quando Elena non si accorge che sul soffitto della loro stanza da letto si è aperta una fessura, qualcosa che le si piazza ossessivamente anche nella mente, tra gli emisferi del cervello, creandole una strana frattura, l'interruzione improvvisa della comunicazione tra la parte emotiva e la sfera razionale. Da quel giorno la sua quotidianità di semplice impiegata in una Asl si frantuma. Diventa tutto più difficile: parlare con Franco, chiuso nella sua indolenza di pensionato, accostarsi al mondo dei figli, ormai alieni, interessarsi alla vita di suo fratello, così concentrato su se stesso, dedicarsi alla madre vedova, assopita nel grigiore della sua vecchiaia. I pensieri di Elena si diluiscono, le parole escono frammentate, anche l'istinto è messo a riposo, in uno stato d'indifferenza che la paralizza in una forma di arido isolamento. E una lenta deriva verso il nulla, se non fosse che quando l'ictus impietoso la coglie qualcosa si mette a battere di nuovo, e la voglia di salvezza passa inesorabilmente dal calore di chi si ama. -
Il senso della lotta
Semifinalista al Premio Strega 2017rnNei giorni dispari della settimana Tommaso va a correre. Allena il fiato, svuota la mente. A trentasette anni ha un contratto a tempo nella redazione romana del Corriere della Sera, una fidanzata esigente, e una zia, Diana, della consistenza di una quercia, che l'ha cresciuto da quando, nel 1983, suo padre l'ha lasciato lì, davanti a casa, prima di scomparire nel nulla, nel bel mezzo di un temporale estivo. Già, perché i suoi genitori, Michele Musso e Alice Rosato, da quelle poche informazioni che ha, sono morti in un incidente, ed erano terroristi. A trentasette anni Tommaso è riuscito a costruirsi una vita normale, a non pensare più al suo tormentato passato. Ma quando una mattina il respiro gli s'ingolfa, e un dottore, diagnosticandogli un attacco di panico, gli chiede se sia figlio di quel Michele Musso, che lui ha incontrato a Grenoble nell'84, qualcosa si rompe, come uno strappo in una rete. Perché quella data fa tanto rumore? Quante versioni esistono della stessa cosa? In quale punto puoi ricucirle insieme senza sentire troppo male? Con la mano ferma di chi conduce un'inchiesta e l'eleganza espressiva di chi sa come raccontarla, Nicola Ravera Rafele compone un'opera sinfonica per restituire una vicenda familiare che comincia nel 1969 e arriva fino ai giorni nostri. Romanzo borghese, noir letterario, j'accuse generazionale, ""Il senso della lotta"""" è un libro sul presente che fa i conti con il passato, una storia in cui la ricerca della verità ha un prezzo così alto che alla fine sarà difficile separare la salvezza dalla distruzione."" -
Mio tuo suo loro. Donne che partoriscono per altri
In ""Mio tuo suo loro"""" Serena Marchi racconta le donne che hanno scelto di essere madri per altri. Riflessioni sulla maternità e sul corpo delle donne tra mille domande e pochissime risposternrn«La gestione per altri - detta anche maternità surrogata o utero in affitto - vuol dire in concreto partorire un bambino che sarà figlio di altri, e il cui corredo genetico può essere dei genitori intenzionali (la coppia etero, gay o il/la single che lo crescerà) oppure acquisito da terzi» - Alessandra di Pietro, Gioiarnrn«Un libro – inchiesta Mio tuo suo loro (Fandango) , di Serena Marchi, giornalista da tempornimpegnata su tematiche femminili, dà ora voce alle madri che prestano il proprio utero ernun pezzo della loro vita per partorire figli destinati ad altri e punta a verificare sul campornche cosa queste donne pensano nella realtà. Perché lo fanno?» - Silvana Mazzocchi, La Repubblicarnrn«Mi chiedo spesso, me lo sono chiesta quando aspettavo mio figlio e continuo a chiedermelo ora davanti alle sue domande senza requie, cosa vuol dire essere genitori. Quando quel legame carnale, viscerale, toitalizzante che si crea da subito, dalla pancia o ancora prima dall'idea, influenzi poi la vita di un figlio» - Marta Cervino, Marie Clairernrnrn Serena Marchi ha percorso 33613 chilometri, per incontrarle. Dall'Ucraina al Canada, dal Texas al Regno Unito, passando per la California fino ad arrivare in Italia. Nessuna intervista via Skype, nessuna telefonata, nessuna domanda via email, nessuna risposta scritta. Faccia a faccia, pelle a pelle. Ha visto dove abitano, ha incontrato le loro famiglie, ha vissuto nel loro ambiente. Un viaggio nel mondo della maternità surrogata per ascoltare le donne che prestano il loro utero e una parte della loro vita per partorire figli di altri. Per soldi, per interesse, per altruismo, per senso di responsabilità, per amicizia, per amore. Sicuramente, scegliendo. Serena Marchi decide di raccontare il non detto, di dare voce a chi non l'ha avuta fino a oggi e lo fa con il suo stile chiaro, diretto, senza giudizi. """"Mio Tuo Suo Loro"""" ci aiuterà a rimettere a posto tutti i pezzi del puzzle e a dare la giusta centralità alla scelta della donna, qualunque essa sia. Anche se non è la scelta che avremmo fatto noi."" -
In volo sopra il mondo
Angelo d'Arrigo rimane uno degli uomini più incredibili degli ultimi decenni. Con il suo deltaplano, dopo aver sfidato l'impossibile, ha deciso di realizzare lo straordinario: insegnare a volare agli uccelli. Su richiesta dell'Università sovietica, ha guidato un branco di gru siberiane che avevano perso la rotta della migrazione, dal Circolo polare artico al Mar Caspio. Il tutto dopo aver svolto un lavoro di imprinting sulle orme di Lorenz. E poi avventure analoghe con un'aquila attraverso il Sahara o nel passaggio estremo e spettacolare sopra l'Everest. Campione di deltaplano, ha stupito il mondo con le sue imprese al limite del possibile. In questo libro, scritto in prima persona attingendo ai propri diari, racconta le sue vicende magiche e avvincenti. Sono pagine piene di senso del limite e della sfida, di rapporto con gli animali e con se stessi, di scoperte geografiche, umane e interiori. Tutte le emozioni della migrazione, del vento, del volo, l'eterno sogno che l'uomo ha di farsi uccello, narrate col fascino magnetico delle grandi avventure. -
Mafia caporale
Il Global Slavery Index 2016 - il rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo - conta in 129.600 le persone ridotte in schiavitù in Italia, collocandoci al 49esimo posto nel ranking dei 167 Paesi presi in considerazione. In Europa unicamente la Polonia fa peggio. Siamo il vertice europeo della sparizione dei minori non accompagnati e dello sfruttamento delle prostitute provenienti dalla Nigeria e dai Paesi ex Socialisti, ma siamo soprattutto lo Stato dove caporalato e impresa tendono a fondersi con le più consolidate organizzazioni mafiose. Questo intreccio è ""Mafia Caporale"""". Il business di questa metamafia è l'illecito sfruttamento del lavoro. Dall'agricoltura ai servizi, fino alla piccola industria, il mercato del lavoro si riempie di lavoratori e di lavoratrici schiavizzati. Mafia Caporale è oggi più forte del collocamento pubblico, e dà vita a una moltitudine di agenzie di somministrazione lavoro dentro le quali lava somme inimmaginabili di denaro sporco. Sarte, braccianti, camgirls, muratori, prostitute, blogger, coccobello!, lavavetri, parcheggiatori, vigilanti, camionisti, mendicanti e minori, sono solo alcuni dei volti della schiavitù di cui i parla Leonardo Palmisano nel suo viaggio al nord al sud di Italia dove ha incontrato personalmente ognuno di loro, e per ognuno ha raccolto una storia, un'immagine, un ritratto. Non si può rimanere indifferenti dopo la lettura di """"Mafia Caporale"""", ogni storia rimane impressa nella memoria."" -
Maria accanto
Maria ha bisogno di frequentare una persona semplice e banale con cui fare esperienzarndella vita delle sue coetanee sulla terra. Sceglierà Bettyrnrn«Bianchi riesce, dietro pagine che sembrano leggere, a scrivere un libro brillante sull'amicizia e le strade della fiducia che possono anche andare nell'Altro - non è obbligatorio -, ma devono prima passare negli altri e partono da se stessi» - Alessandro Beretta, La Lettura rnrnImmaginate una commedia romantica senza love story. Prendete la Santa Vergine Maria e trattatela come una di noi: jeans di H&M e scarpe da ginnastica. Poi lasciatevi stupire. Elisabetta, detta Betty, è una ragazza di venticinque anni senza particolari pretese né ambizioni. È di Milano, vive con la madre nel quartiere di Lambrate e fa la segretaria in uno studio dentistico con un contratto a tempo indeterminato, una vera fortuna se paragonata alle situazioni precarie in cui versano Vero, la sua migliore amica, e Luchino, il suo più stretto confidente. Si divide fra lavoro, fidanzato e serate in compagnia. Una normalità rasserenante. Ma una sera, dopo piccoli avvertimenti a cui non dà peso, le appare Maria, la Madonna, proprio in camera sua. È un'apparizione esclusiva, a carattere privato. Nessun segreto da rivelare, nessuna profezia di catastrofi imminenti. Maria ha bisogno di un'amica. Di una persona semplice, quasi banale, da frequentare e con la quale condividere esperienze quotidiane. Vuole essere una ragazza qualsiasi, ciò che non è potuta mai essere. -
Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello Riace
Attraverso incontri, viaggi e la condivisione di un’appartenenzarnterritoriale e ideologica, Tiziana Barillà ci consegna un ritratto approfondito ed esclusivorncon il sindaco migliore del mondo.rnrn«La vera utopia non è la caduta del muro,rnma quello che è stato realizzato in Calabria, a Riace.rnÈ un’esperienza locale che però ha una valenza globale.rnÈ un insegnamento rivolto al mondo.» - rnWim WendersrnrnPrimavera 2016, la prestigiosa rivista americana Fortune, come di consueto, pubblica larnlista dei 50 World Greatest Leaders, gli uomini e le donne più influenti al mondo. Insiemerna Papa Bergoglio, Angela Merkel, Aung San Suu Kyi, Obama e Bono Vox, al quarantesimornposto, c’è lui, Mimmo Lucano. Il sindaco di un piccolissimo comune calabrese,rnRiace. È l’unico italiano nella lista. Gli Stati Uniti ci costringono a una sveglia improvvisa.rnAll’estremo sud d’Italia, ai piedi dell’Aspromonte, in piena Locride, c’è il sindacornmigliore del mondo. Lui la chiama “l’utopia della normalità”. Iniziata nel 1998 con ilrnprimo sbarco di curdi a Riace, da quando è sindaco, il suo comune ha ospitato più dirn6.000 immigrati che hanno ripopolato la sua piccola cittadina. Un quarto dei suoi concittadinirnnon sono nati in Calabria: arrivano dall’Afghanistan, dal Senegal, dal Mali,rnhanno rischiato la vita attraversando il Mediterraneo e a Riace hanno trovato una casa.rnC’è chi fa da traduttore, chi si prende cura delle piante del centro storico, chi fa la raccoltarndifferenziata con un carretto trainato da un asino e chi si prende cura della puliziarndella spiaggia di Riace marina. Un modello, quello di Riace, che è stato esportato in altrirncomuni della Locride e che in un momento storico dove si alzano muri e si ripristinanornfrontiere, sembra non solo essere una speranza di un futuro migliore, ma una realernalternativa economica. Attraverso incontri, viaggi e la condivisione di un’appartenenzarnterritoriale e ideologica, Tiziana Barillà ci consegna un ritratto approfondito ed esclusivorncon il sindaco migliore del mondo, un uomo schivo, che non ama le luci della ribaltarnma che si racconta liberamente in questo libro. -
Bellissime. Baby miss, giovani modelli e aspiranti lolite
Vincitore del Premio Benedetto Croce per la letteratura giornalistica 2018rnrnFirmando un ritratto toccante e realistico, Flavia Piccinni accende una luce nel mondo delle bambine di oggi che molto avranno a che fare con quello che sarà l'Italia nei prossimi trenta, quaranta, cinquant'anni.rnrn“Il libro di Piccinni è una doccia fredda” - rnIl Venerdì di repubblica - Valentina Della Setarnrn“Un viaggio tra piastre per capelli, piccoli tacchi, rossetti, set fotografici e passerelle. ""Il mondo della moda bimbo non è solo sorrisi e palloncini"""" - rnIl Fatto Quotidiano - Maria Teresa Totarornrn“Un viaggio nell’Italia delle baby star, nell’infanzia mascherata da età adulta, un reportage sulle proiezioni materne, raccontato senza mai giudicare” - rnGioia - Teresa Ciabattirnrn“Piccole modelle tra social e backstage. Ci vuole una Carta di regole per la moda” - rnla Repubblica Firenze - Gaia RaurnrnrnCi sono bambine che imparano presto a truccarsi, a sorridere, a essere simpatiche e maliziose. Sognano di fare le miss o le modelle. Hanno mamme disposte a guidare ore e ore nella notte per portarle a sfilare a Pitti Bimbo e padri capaci di organizzare tour de force per trovare il vestito adatto a un casting. Sono bambine di quattro, cinque, sei anni che popolano un mondo poco noto, spesso nascosto, che si declina attraverso riviste patinate, cataloghi e pubblicità. Un mondo sommerso che non può superare il metro e trenta di altezza, e che è destinato a farsi perpetuo laboratorio di stereotipi fra promesse di futuro e frustrazioni. Dai centri commerciali del napoletano alle periferie toscane, passando per la riviera romagnola e l'hinterland milanese, Flavia Piccinni ha seguito decine di selezioni, sfilate e concorsi di bellezza. Attraverso un viaggio memorabile nell'infanzia di oggi, """"Bellissime"""" racconta di baby miss e di madri, di sogni che a volte si trasformano in incubi, di ambizioni e di speranze, svelando come nascono i modelli di comportamento e di gusto che tutti acquisiamo attraverso i media, e di cosa questi modelli possono produrre sulla nostra pelle e su quella dei più piccoli. Firmando un ritratto toccante e realistico, Flavia Piccinni accende una luce nel mondo delle bambine di oggi che molto avranno a che fare con quello che sarà l'Italia nei prossimi trenta, quaranta, cinquant'anni."" -
Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell'oro rosso
Leggendo Ama il tuo sogno, si possono ritrovare le ragioni di una battaglia che non ha età, né tempo. Una battaglia che non si è ancora conclusa.rnIn questo libro c'è la storia vera di Yvan Sagnet, la storia di un ventenne che sogna verità e giustizia e lotta per ottenerla. Yvan arriva in Italia per studiare nel 2007. Ha sempre sognato il nostro paese per via del calcio, la moda, il design. Aveva cinque anni quando i leoni del Camerun sorpresero gli appassionati ai mondiali italiani del 1990; ed è allora che Yvan conosce l'Italia. Yvan studia la lingua, gli usi e i costumi, si appassiona alla storia, la politica e la società, finché realizza il suo sogno di vivere in Italia superando l'esame di lingua e vincendo una borsa di studio al Politecnico di Torino. Non un caso, la città della sua Juventus, la squadra che tifa sin da bambino. Durante l'estate del 2011 per guadagnarsi da vivere e mantenersi gli studi raggiungerà Nardo in Puglia. Nella masseria salentina di Boncuri si raccolgono i braccianti agricoli per la stagione del pomodoro. Lì Yvan scopre il mondo dei caporali che chiedono ai braccianti i documenti originali per lavorare nei campi, li ricattano e li fanno lavorare sino a sedici ore al giorno sotto il sole senza una paga adeguata. Yvan conosce lo sfruttamento, i diritti calpestati e la lotta per un materasso. Fino a quando un giorno i caporali chiedono di intensificare il lavoro, ma Yvan e altri braccianti non ci stanno e organizzano il primo grande sciopero autonomo di braccianti stranieri in Italia. La rivolta avrà eco nazionale e Yvan comincerà una lotta di libertà e giustizia che ancora oggi persegue. -
La stanza di Giovanni
David, un giovane newyorkese in fuga da se stesso, è approdato a Parigi nel tentativo di affrancarsi dalla propria educazione, e dalla vita da ragazzo perbene che sembra essergli stata cucita addosso. Mentre la sua fidanzata, Hella, è in Spagna per riflettere sul futuro della loro storia, in un bar David conosce Giovanni, impertinente e luminoso, e ne rimane irrimediabilmente attratto. E dal loro incontro, dal primo momento in cui entra nella sua stanza, piccola e disordinata, saprà di essere perduto, che né la vergogna né la paura riusciranno a riportarlo a casa. Diviso tra Hella che incarna il desiderio di normalità, il sogno di una tranquilla vita americana, e Giovanni che invece è forza, cuore e istinto, David attraversa le strade di Parigi, vede i colori e le stagioni passare, sente passioni e bisogni taciuti riemergere e chiedere il conto. La difesa della propria identità implica sempre una lotta dolorosa, e così è anche per David, solo che la sua debolezza e la sua indecisione faranno soffrire tutti coloro che lo amano e che lui stesso ama. Come ha dichiarato lo stesso Baldwin in un'intervista del 1984: ""La stanza di Giovanni parla di quello che succede se hai paura di amare"""". Prefazione di Colm Tibin."" -
La casa sul Bosforo
Può esistere un luogo dove persone di origini diverse s'incontrano e si aiutano reciprocamente? rnrn«Con una scrittura delicata e abesca, quasi in punta di piedi, l’autrice riesce a parlare di temi vitali e importanti con una scrittura poetica e lirica per l’intero corso della narrazione.» – Ossigeno d'inchiostrornrnSentimenti e desideri mescolati a una città, alle sue strade, a colori e profumi, alla musica e alle tradizioni che la scrittura della Selek riesce a rendere quasi tangibili, accorciando le distanze del tempo e dello spazio - Debora Lambruschini, Critica LetterariarnrnUna Istanbul da fiaba quella narrata da Pinar Selek attraverso i ricordi della sua infanzia e giovinezza nella ""Casa sul Bosforo"""". Nell'arco di vent'anni, seguiamo l'intreccio amoroso di due coppie, quella della studentessa rivoluzionaria Elif e del musicista Hasan, e quella di Sema in cerca di se stessa e di Salih l'apprendista falegname. Ma il personaggio principale è il quartiere di Yedikule, carico di storia, di tradizioni, che conserva la sua autenticità nonostante lo scorrere del tempo. Tutti i personaggi che gravitano intorno ai quattro eroi principali sono vivi, tangibili, di tutti conosciamo l'origine, la vita quotidiana, il mestiere, le minuzie. E tuttavia è una fiaba non priva di ombre, il libro comincia con la denuncia del colpo di Stato del 1980 e descrive personaggi assetati di libertà e giustizia sociale, tentati dal terrorismo o spinti all'esilio. È una fiaba rosa dove le donne, romantiche e appassionate, prendono tutte in mano il loro destino mandando in frantumi i nostri pregiudizi. E in ultimo è una fiaba utopista e di confine, popolata da minoranze curde, armene e greche ben visibili: la resistenza curda è attiva, la cultura armena presente, i pogrom contro i greci nel 1955 e durante la crisi di Cipro vengono evocati. Può esistere un luogo dove persone di origini diverse s'incontrano e si aiutano reciprocamente?"" -
La casa dei bambini
Vincitore del premio Giovanni Comisso 2018, sezione narrativarnrnUn romanzo su un'Italia possibile, che ricorda il Novecento e anticipa il prossimo secolo. Una storia di amicizia, sopravvivenza e scoperta, la storia di un gruppo di bambini che sono i nostri nonni prima di diventare adulti.rnrn«Cocchi conferma un talento nel creare personaggi e mondi borderline empatici con il lettore definiti da una scrittura nitida» – La Letturarnrn«La vicenda narrata, di forte impatto emotivo, è restituita in una lingua di grande autenticità, controllata eppure simpatetica.» – Corriere del VenetornrnNella Casa dei bambini vivono Sandro, Nuto, Dino e Giuliano, isolati dal muro di cinta dell'orfanotrofio non hanno nessuna notizia dal mondo esterno, ma ricordano incendi, saccheggi, omicidi, ricordano case distrutte e i fratelli da cui sono stati separati. Sono solo fantasie, incubi - dicono le maestre - ma rimangono cicatrici reali a raccontare un passato di cui si è persa ogni altra prova. L'unica speranza per sapere qualcosa di sé è provare a scappare, allearsi nei piani di fuga, ma le cose stanno cambiando e l'amicizia non può proteggerli da quello che li aspetta oltre i cancelli della Casa. E fuori ci sono sul serio guerra, sangue e violenza: i bambini avevano ragione. Da un lato il Partito, dall'altro i ribelli che resistono tra boschi e montagne. Uno scontro lento, uno stallo che punteggia di rosso il verde delle valli. Nonostante le promesse, i bambini fuori dalla Casa si perdono di vista, ognuno adolescente a vivere una vita nuova e costretto a prendere decisioni troppo grandi per la propria età. Con la fine della rivolta, i bambini ormai adulti seguono le vicende del loro paese, chi ha vinto e tradito, chi è rimasto fedele, chi sconfitto non ha rinnegato i propri ideali pagando con la vita. In questo scenario, quando ormai tutti i destini sembrano segnati, due di quei bambini si rincontrano nella Casa, abbandonata da anni, pronti a un ultimo viaggio verso il passato. Il passato di tutti loro. -
Enjoy Sarajevo
Un confine dove il bene e la giustizia devono per forza passare attraverso il male, quello definitivornrnQuando Amos Profeti irrompe di nuovo nella vita di Michele Banti, sono passati più di vent'anni dal loro ultimo incontro. Quell'uomo, un mercenario dal passato pieno di ombre, ha segnato inesorabilmente la sua vita e ha trasformato un giornalista in prima linea sempre accanto agli ultimi nel cinico autore di un programma televisivo pomeridiano. Il passato torna a chiedere il conto e riavvolge il nastro della memoria. Ci ritroviamo catapultati insieme a Banti sotto la pioggia di bombe su una Sarajevo assediata dopo un viaggio nell'inferno della guerra balcanica. Amos Profeti è una guida, un male necessario, un assassino che ha incrociato la strada di Michele trascinandolo in un perfido gioco senza lieto fine. Michele Banti, e noi con lui, verrà travolto dal fascino pericoloso di Profeti e insieme attraverseranno l'ex Jugoslavia, dove l'orrore della guerra si mischierà alla paura di morire per mano di un uomo a cui ha dato non solo fiducia ma accesso ai suoi affetti e alle sue debolezze. Un tragico evento chiamerà Banti a una scelta difficile, forse impossibile per lui. Un confine dove il bene e la giustizia devono per forza passare attraverso il male, quello definitivo. -
Il marchio
Anna Kreuz, infermiera in un centro di cura in Svizzera, trascorre il proprio tempo libero nella serra, cataloga, seziona, ibrida, tratta gli esseri umani come piante e le piante come esseri umani, li mantiene in vita senza parole, con gesti meccanici. Gli anni passano tra gli esercizi e i lavaggi degli ospiti, fino al giorno in cui alle sue cure viene affidata Gertrud e tra le rughe di quel viso Anna riconosce i tratti di un angelo sterminatore del passato. Poco alla volta emerge dalla nebbia la storia, reale o immaginata, del tormentato legame tra due ragazze, una zingara e un'ebrea, chiuse entrambe in un collegio, entrambe ai margini, Anna e Franziska. I ricordi cominciano a ribollire come lava, le voci a scandire le immagini. La vicenda ci viene rivelata per illuminazioni improvvise che fanno solo intuire ciò che è accaduto, o meglio ciò che la memoria restituisce come verità. Così realtà e immaginazione, o incubo, si fondono, evocate con un linguaggio secco e frammentato, che sa del dolore del castigo. Con ""Il marchio"""", Fandango Libri comincia la ripubblicazione delle opere narrative di una delle maggiori autrici europee del Novecento, paragonata per grandezza a Paul Celan, Nelly Sachs e Antonin Artaud. Insieme a """"Labambina"""" e """"Accusata"""" questo primo romanzo compone La trilogia della violenza, tre pannelli netti e crudeli per raccontare, tra sogno e realtà distorte dalla sofferenza, una storia di esclusione: l'accanita persecuzione di un'etnia nel cuore della ricca Svizzera del secondo Novecento."" -
Federico
Un memoir spurio, un procedurale intimo, il romanzo di una vita spezzatarnrnFabio Anselmo è un avvocato di Ferrara, titolare di un piccolo studio di provincia specializzato in casi di malasanità. Il 25 settembre 2005 riceve una telefonata che cambierà per sempre la sua vita e quella di molti intorno a lui. Quella mattina Federico Aldrovandi, un giovane studente ferrarese, muore di asfissia posturale in seguito ai colpi ricevuti durante un fermo di polizia. Ha 18 anni. A chiamare l'avv. Anselmo è Patrizia Moretti, la madre di Federico. Questo è l'inizio di uno dei più importanti casi giudiziari degli ultimi anni che ha sconvolto l'opinione pubblica nazionale. A raccontarlo in prima persona è proprio l'avvocato della famiglia Aldrovandi, Fabio Anselmo, che dopo questo caso è diventato consulente in molti dei processi che hanno visto coinvolti poliziotti, carabinieri, medici come nei casi Cucchi, Magherini, Narducci, Budroni, Uva, ma anche quello di Davide Bifolco, il 17enne ucciso dal colpo sparato da un carabiniere a bordo di uno scooter nel settembre 2014 a Napoli. Attraverso i ricordi e gli appunti di prima mano di Anselmo entriamo nel profondo di una vicenda personale che è diventata patrimonio della storia dei diritti civili del nostro Paese. Accanto a perizie e arringhe, incontriamo le emozioni, le paure e i fallimenti di un uomo che si è trovato improvvisamente al centro di un processo mediatico che ha contribuito a far esplodere. L'autore è bravissimo a tessere un memoir spurio, un procedurale intimo, il romanzo di una vita spezzata che va oltre l'ultima immagine del cadavere di Aldro e ci fa incontrare per la prima volta il sorriso di Federico. -
The Paris Review. Interviste. Vol. 5
«Bello come un romanzo» - Elena Stancanelli, Io DonnarnDa quando è stata fondata, nel 1953, The Paris Review ha avuto il merito di restituire all'attenzione dei lettori appassionanti conversazioni dal valore letterario inestimabile, realizzate con le più grandi voci del nostro secolo: brevi scatti folgoranti che le ritraggono nella loro quotidianità, conversazioni a metà tra una lezione filosofica e le chiacchiere da bar su metodo, scrittura e tradizione, piccoli flash su tic e manie che ricorrono durante la stesura di quelle opere che le hanno rese celebri. Questo straordinario quinto volume raccoglie dodici interviste ad altrettante eccezionali scrittrici che ci raccontano il loro modo di vedere la scrittura, il lavoro e la vita. Con l'introduzione di Ottessa Moshfegh, le interviste attraversano la storia della Paris Review partendo da Dorothy Parker (1956) fino ad arrivare a Claudia Rankine (2016), passando per Isak Dinesen, Simone de Beauvoir, Elizabeth Bishop, Marguerite Yourcenar, Margaret Atwood, Grace Paley, Toni Morrison, Jan Morris, Joan Didion e Hilary Mantel. Intime, intense, profonde e piene di sorprese, queste interviste sono una continua fonte di ispirazione per scrittori e scrittrici, studenti e chiunque abbia a cuore il processo creativo e le sue continue sfide. -
Piena
«Grande narratore dell'assenza e della perdita in tutte le loro accezioni, Philippe Forest stavolta ci racconterà una catena di strane socmparse. Storia thriller? No: pura metafisica. Esistenziale» - Robinsonrn«Raccontare la percezione del vuoto è l'ossessione letteraria di Philippe Forest. Quando la descrizione di uno stato d'animo non è più sufficente, quello stato d'animo viene retificato e diventa cosa, spazio, materia» - Minima et Moraliarnrn«Piena recupera alcuni temi ricorrenti che rendono la sua opera narrativa corpus unico sul dolore e lo spaesamento della perdita» - La Repubblica Firenzernrn«Qualunque perdita fa provare la strana sensazione di aver perso tutto insieme all'essere o all'oggetto che sono scomparsi. Sicuramente perché c'è qualcuno o qualcosa che ci manca da sempre e ogni nuova deferzione ce ne ricorda l'assenza»rnrnrnrnSegnato da un lutto in un passato indefinito, un uomo decide di tornare nella città dove è nato e dove molti anni prima aveva vissuto. Ed eccoci così a seguire i passi del narratore per le strade di una metropoli che potrebbe essere Parigi: il suo quartiere è stato recentemente demolito - tutto è sventrato, è possibile vedere il suolo originario, toccarlo -, e ricostruito senza anima, spopolato. Uno scenario tangibile, che però sembra disgregarsi, via via che il quartiere si svuota sempre di più, via via che spariscono, come per gli effetti di un'epidemia, i rari esseri che il narratore sfiora: un gatto, un'amante, uno scrittore che si crede un profeta. Attorno a lui i segni si moltiplicano. La casa dove ha scelto di abitare gli sembra una casa infestata, sperduta in una terra incerta. Presto sopraggiungerà un diluvio. Qualsiasi cosa si perda, si ha la strana sensazione di aver perso tutto con l'essere o l'oggetto che abbiamo perduto. E ogni nuova trasgressione a quel vuoto non fa che reiterare quell'assenza. -
La collina
In comunità ci vai perché vuoi essere aiutato, perché hai qualcosa da risolvere, perché ti dicono: ""Questo è il posto giusto"""". Poi, la comunità diventa un mondo chiuso. Dove c'è un Dio. Le regole si chiudono dentro un recinto. E le cose sfuggono di mano.rnCon una nuova introduzione di Andrea Delogu. rnrn«Quando le persone scoprono del libro e della mia infanzia cambiano atteggiamento nei miei confronti. È come se pensassero che io sia delicata. Ma io non sono delicata»rnSu quella collina non c'era nulla, solo una vigna non curata e un casolare abbandonato. Su quel pezzo di terra incolta Riccardo Mannoni ha costruito un mondo di salvezza e speranza. Rispettando le sue regole in Collina scoprirai la libertà del vivere in comune, una libertà diversa da quegli eccessi che diventano prigione. È questo che Riccardo promette a chiunque varchi quel cancello, la Collina può strapparti all'eroina e restituirti alla vita. Di quel regno Ivan è il figlio prediletto. Ha saputo guadagnarsi la fiducia di Riccardo, diventando il suo autista, la persona a cui affidare i compiti più delicati. In Collina Ivan ha conosciuto Barbara, inquieta e ribelle. Si sono innamorati e si sono sposati, dopo aver ottenuto il permesso di Riccardo. Perché è lui a decidere chi puoi amare e chi devi odiare. Valentina è nata e cresciuta in comunità, un giardino incantato immerso nel verde dove tutti hanno da dormire e da mangiare. Tutti lavorano e sono uguali, il denaro non esiste. Ma non tutti sanno, e molti fanno finta di non sapere, che da quel paradiso è impossibile scappare. Ci sono """"gli angeli"""" per questo, chi ci prova viene ripreso e riportato indietro con qualunque mezzo, sempre. E la salvezza passa talvolta per l'umiliazione, le botte, le catene e le celle d'isolamento. Una cura che ha il sapore di una condanna.""