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Una pace necessaria. I rapporti italo-albanesi nella prima fase della guerra fredda
Il volume esplora le relazioni bilaterali italiano-albanesi nell’arco di tempo che abbraccia i primi vent’anni (1945-1965) della cosiddetta Guerra fredda. Una fase storica che ha profondamente segnato i rapporti tra Roma e Tirana, divenute componenti di due inconciliabili contesti geopolitici che avevano assunto, per la prima volta nella storia, caratteristiche globali. Dopo la parentesi dell’occupazione dell’Albania da parte italiana e all’indomani del secondo conflitto mondiale, le relazioni tra i due Paesi ripresero lentamente vigore per essere edificate ancora una volta nel solco dell’amicizia e della prossimità.rnSulla base dello studio della documentazione archivistica – nella quasi totalità inedita – conservata nelle rispettive istituzioni poste sui due lati dell’Adriatico e del materiale custodito presso l’archivio del Dipartimento di Stato a Washington, in queste pagine si contestualizzano, ricostruiscono e analizzano i principali eventi e le scelte politiche compiute in quegli anni dai due Paesi. -
Immigrazione. Cambiare tutto
L'immigrazione non vista come un problema episodico, ma come un fenomeno su ampia scala e a lungo termine, con problematiche, critiche e riflessionirnrnrn«Un testo che è l’esito di ricerche quasi trentennali sul tema, ricchissimo di dati di prima mano molto aggiornati, analizzati alla luce di un paradigma interpretativo fortemente innovativo, cercando di rispondere ai timori di parti crescenti dell’opinione pubblica, offrendo soluzioni concrete e pragmatiche, al di là delle divergenze politiche sul tema» - Permadaily.iyrnrnrnL'immigrazione è un fenomeno strutturale da decenni. Tuttavia è sempre stato affrontato in termini di emergenza, come fosse un fatto episodico. Ma l'estensione, la qualità e la quantità del processo sono tali da esigere una soluzione complessiva al nostro sistema di convivenza che non sottovaluti il malessere diffuso nell'opinione pubblica. Le recenti polemiche intorno al ruolo delle ong nei salvataggi sono l'ultimo degli esempi. Per non dire della crescente xenofobia che rischia di indebolire la coesione sociale del nostro paese. L'immigrazione irregolare, il trafficking (i suoi costi e i suoi morti), i salvataggi, i respingimenti, la gestione dei richiedenti asilo con le sue inefficienze, le forme dell'accoglienza. E ancora, i problemi legati ai rimpatri, alla cittadinanza, alle implicazioni delle diverse appartenenze religiose: è urgente e necessaria una riflessione critica onesta su tutte le questioni che accompagnano le migrazioni attuali, affrontando quelle più spinose, con il coraggio di proposte radicali. -
Cosa c'entra l'anima con gli atomi? Introduzione alla filosofia della scienza. Ediz. ampliata
La scienza può spiegare tutto? Qual è il rapporto tra ipotesi e osservazioni? Che differenza c'è tra una teoria scientifica e una filosofica? Se le teorie scientifiche mutano nel tempo, come possiamo definirle vere? In questa introduzione alla filosofia della scienza si mettono in evidenza con chiarezza e sistematicità gli snodi concettuali e i punti di contatto tra scienza e filosofia, due modalità inseparabili di interpretazione del mondo. -
L' ordine giuridico medievale
L'esperienza giuridica medievale si pone come un pianeta separato e distinto da quello moderno: un insieme di valori fortemente incisivi e largamente diffusi creano una particolare mentalità giuridica e impongono precise scelte e soluzioni per i grandi problemi della vita associata. Su questa base Paolo Grossi ricostruisce magistralmente tale mentalità, assumendo a sue fedeli cifre espressive in primo luogo i vari istituti che organizzano la vita di ogni giorno, ciò che oggi noi chiameremmo 'diritto privato'. Ne emerge una civiltà intimamente giuridica, perché fondata su un ordine che è offerto dal diritto e che sul diritto si incardina. A fronte di una tumultuosa superficie politico-sociale, fa spicco la saldezza e la stabilità della costituzione sottostante, l'ordine giuridico appunto, garanzia e salvataggio della civiltà medievale. E, per questo, uno dei suoi messaggi storici più vivi e vitali. -
La questione italiana. Il Nord e il Sud dal 1860 a oggi
Dopo 150 anni di unità nazionale, da più versanti vengono messe in discussione sia la validità che la prospettiva del processo unitario. Già la fine del sistema politico italiano nato con la Repubblica ha prodotto, sul finire del Novecento, sentimenti e riflessioni che ponevano in dubbio la saldezza del vincolo nazionale in una crisi acuta delle istituzioni, della rappresentanza politica, delle relazioni sociali. In un panorama tempestoso, solcato da processi disgreganti, può essere utile allontanarsi per un momento dall'informazione in tempo reale e tornare a riflettere sui tempi e le forme che hanno caratterizzato la formazione e l'evoluzione dello Stato nazionale italiano. Per provare a capire meglio, se possibile, qualche vecchia ragione dei problemi attuali. Poi, visto che la contrapposizione Nord-Sud pare l'unico punto capace di saldare una discorde concordia nazionale, si può tornare anche su tale questione, che molti hanno dato per superata e risolta trent'anni fa. Ma non è così. La centralità del Mezzogiorno nella storia dell'Italia unita non è stata una invenzione dei meridionalisti, tanto meno dei meridionali. Non per caso, il Sud è stato al centro della politica nazionale per tutto il quindicennio del dopoguerra, che ha visto l'Italia emergere dalla disfatta nazionale e ascendere tra i paesi più sviluppati del mondo. Oggi il Mediterraneo non è più un mare di retorica, ma è di nuovo al centro dei traffici globali. -
Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi
Mai come in quest'ultimo ventennio l'archeologia storica ha subito evoluzioni e cambiamenti strutturali tanto profondi. Nel corso dell'Ottocento e del Novecento si è andata consolidando, soprattutto nell'Europa centro-settentrionale, una simmetrica tradizionale che ha allargato al Medioevo il raggio di interesse. Il volume, che non si presenta come manuale ma con una sua organica e ordinata articolazione, vuole dare un'immagine della complessità delle tematiche dell'archeologia contemporanea, organizzato per voci e aggiornato che tiene conto dell'evoluzione e dei profondi cambiamenti strutturali che l'archeologia storica ha conosciuto negli ultimi decenni. -
Diritto d'amore
Le parole diritto e amore sono compatibili o appartengono a logiche conflittuali? Nell'esperienza storica, il diritto si è impadronito dell'amore. Lo ha chiuso in un perimetro, l'unico giuridicamente legittimo: il matrimonio. Un contratto di diritto pubblico, sorvegliato dallo Stato, basato sulla stabilità sociale, la procreazione, l'educazione dei figli e portatore di una morale ritenuta prevalente, quella cattolica. Obbedienza e subordinazione per le donne, logica autoritaria e patrimonialistica, un blocco compatto nel quale l'amore riusciva con fatica ad aprire qualche breccia. Oggi troviamo il futuro declinato in modo ben diverso dal passato e sembriamo prendere congedo da un diritto ostile all'amore. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea vieta ogni discriminazione e legittima, in condizioni di parità, unioni diverse da quella matrimoniale. La Corte costituzionale italiana ha cominciato a riconoscere alle persone dello stesso sesso il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia. Ma se rivolgiamo lo sguardo alla società italiana, cogliamo ancora troppe tracce di una politica del disgusto che continua a ritenere inaccettabili i diritti dell'amore. Una politica che si nutre di pregiudizi, sorda ai richiami dell'Europa, ostacola l'abbandono delle discriminazioni e nega alle persone diritti fondamentali, come l'accesso paritario di tutte le coppie al matrimonio. -
Tucidide. La menzogna, la colpa, l'esilio
Tucidide - uomo politico ateniese, comandante militare, appaltatore delle miniere d'oro che Atene occupava in Tracia - è stato il principale testimone e narratore della 'grande guerra' che oppose Atene a Sparta (431-404 a.C): un immane conflitto che segnò l'inizio del declino della Grecia classica. Tucidide non amava la democrazia ma seppe convivere col secolare regime democratico, fino al momento in cui, nel 411 a.C, un sanguinoso colpo di Stato portò al potere i suoi amici oligarchi. Cosa accadde allora a Tucidide? Si schierò con l'oligarchia? Dovette eclissarsi al crollo del breve regime oligarchico? Certo è che, proprio con i fatti di quel terribile 411 a.C, la sua Storia - narrazione giorno per giorno della lunga guerra tra Spartani e Ateniesi - si interrompe. Questa coincidenza è il punto di partenza, e forse la chiave, per dipanare la sua vera vicenda biografica, offuscata da una massiccia leggenda che fa di lui o un incompetente mentitore o la vittima di una colossale, inspiegabile ingiustizia, culminata in una improbabile condanna a morte. -
La filosofia e le sue storie. L'età moderna
Un viaggio appassionante attraverso la storia del pensiero filosofico che unisce le idee alla cultura materiale, le forme del ragionare alla società e al modo di vivere, la filosofia alla storia, all’arte, alla scienza. I filosofi che incontreremo sono colonne portanti del pensiero filosofico: da Marsilio Ficino e Pico della Mirandola a Giordano Bruno e Francesco Bacone; da Cartesio e Locke a Spinoza e Leibniz; da Hume a Kant. -
Populismo e stato sociale
Interruzione del processo di integrazione europea, chiusura delle frontiererna persone e prodotti provenienti da altri Paesi, taglio delle tasse, aumentorndella spesa pubblica: queste sono alcune delle soluzioni del populismo alrnsenso di vulnerabilità generato dalle sfide alla globalizzazione. A questernsoluzioni semplicistiche e pericolose, Tito Boeri – economista e attualernPresidente dell’INPS – contrappone una seria analisi dei fatti, delle solidernrisposte e una proposta. -
Caporetto
In questo libro Alessandro Barbero ci offre una nuova ricostruzione della battaglia e il racconto appassionante di un fatto storico che ancora ci interroga sul nostro essere una nazione.rnrnDa cent’anni la disfatta di Caporetto suscita le stesse domande: fu colpa di Cadorna, di Capello, di Badoglio? I soldati italiani si batterono bene o fuggirono vigliaccamente? Ma il vero problema è un altro: perché dopo due anni e mezzo di guerra l’esercito italiano si rivelò all'improvviso così fragile? L’Italia era ancora in parte un paese arretrato e contadino e i limiti dell’esercito erano quelli della nazione. La distanza sociale tra i soldati e gli ufficiali era enorme: si preferiva affidare il comando dei reparti a ragazzi borghesi di diciannove anni, piuttosto che promuovere i sergenti – contadini o operai – che avevano imparato il mestiere sul campo. Era un esercito in cui nessuno voleva prendersi delle responsabilità, e in cui si aveva paura dell’iniziativa individuale, tanto che la notte del 24 ottobre 1917, con i telefoni interrotti dal bombardamento nemico, molti comandanti di artiglieria non osarono aprire il fuoco senza ordini. Un paese retto da una classe dirigente di parolai aveva prodotto generali capaci di emanare circolari in cui esortavano i soldati a battersi fino alla morte, credendo di aver risolto così tutti problemi. -
Il triangolo vizioso. Tiranni, terroristi e l'Occidente
L’ascesa e la caduta dell’Isis, ilrnruolo dei tiranni mediorientalirnraccontati da uno dei protagonistirndelle primavere arabe, esule inrnEuropa.rn«Palestinese cresciuto negli Emirati ora in esilio in Norvegia, Iyad el-Baghdadi ci mostra, da attivista più che da freddo analista, i tre grandi nemici della pace: terroristi, tiranni e l'Occidente che li appoggia» - Francesca Caferri, Robinsonrn«Nonostante si oppongano gli uni agli altri, RArntiranni e terroristi hanno una relazionernsimbiotica: i terroristi hanno bisogno deirntiranni per reclutare e radicalizzare; i tirannirnhanno bisogno dei terroristi per legittimarernil loro potere; i governi occidentali, invece,rnhanno bisogno sia degli uni che degli altrirnper giustificare i loro interventi militari e irnconseguenti vantaggi economici e politici. Sirntratta di un ‘triangolo vizioso’»rnrn«Il 17 dicembre 2010 un venditore ambulante di nomernMohamed Bouazizi si diede fuoco in un atto di protestarnestremo contro una vita fatta di umiliazioni sotto un regimerndittatoriale. Nel giro di poche settimane un incendio si erarnpropagato in tutto il mondo arabo, ispirando proteste ernribellione da parte di una generazione che non conosceva altrornche la tirannia.rnQuella finestra di opportunità non è rimasta aperta a lungo.rnNell’agosto 2013 venne versato così tanto sangue da far caderernla regione in una spirale di violenza: la mattina del 14 agostornil regime egiziano massacrò al Cairo più di ottocento civili,rnsostenitori del deposto Presidente Mohamed Morsi. Unarnsettimana dopo il regime di Assad colpì due sobborghi ribellirndi Damasco con razzi riempiti di sarin, uccidendo più di millerncivili. Il Medio Oriente entrava così in una nuova fase dellarnsua storia, caratterizzata da una ribellione più ostinata, da unarntirannide più vendicativa e da un terrorismo più sanguinario.rnOggi i cittadini della regione mediorientale sono bloccati inrnun falso e opprimente dilemma: sono costretti a sostenere glirnautocrati in cambio di sicurezza e stabilità oppure a schierarsirncon gli estremisti islamici per spezzare il giogo dei tiranni ernvendicare le loro angherie. Questo triangolo vizioso non è vuoto.rnAl suo interno giacciono i comuni cittadini che sopportano ilrnpeso della repressione, perdono i diritti, la capacità di agire e, inrnmolti casi, le loro vite.rnEl-Baghdadi esprime in queste pagine la sua idea per scardinarernil triangolo vizioso: dotare la società civile araba – che esisterned è composta da una grande maggioranza di giovani molto piùrncolti e liberi dei genitori – di una autonoma cultura democratica.rnChe non può essere copiata dall’Occidente, ma può esserernappoggiata alla tradizione migliore e più aperta del mondornislamico. È per mancanza di una comune cultura libertariarnche sono fallite le primavere arabe ed è attraverso un pensierornnuovo e originale che il mondo arabo potrà rompere il triangolornvizioso. -
La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole
È il maggio 1967 quando esce, per una piccola casa editrice fiorentina, un libro dal titolo ""Lettera a una professoressa"""". L'hanno scritto don Lorenzo Milani e gli alunni della scuola di Barbiana, una canonica del Mugello a pochi chilometri da Firenze. Il libro viene subito accolto dai linguisti come un manuale di pedagogia democratica, dai professori come un prontuario per una scuola alternativa, dagli studenti come il libretto rosso per la rivoluzione. """"Lettera a una professoressa"""" è stato un autentico livre de chevet di una generazione, vademecum di ogni insegnante democratico per lunghi, lunghissimi anni. Visto, ancora oggi, come anello centrale se non vero e proprio punto di partenza di ogni riflessione sulla necessità di riformare la scuola. Ma anche come inizio della crisi della scuola. Un libro-manifesto, suo malgrado. Ma com'è stato possibile che l'esperimento pedagogico di una scuoletta di montagna e la pubblicazione di poche pagine siano diventati la scintilla di una rivoluzione? Perché ancora oggi questa """"Lettera"""" mobilita il ricordo, innesca passioni, divide e fa litigare? Perché si è fissato nella memoria collettiva come un punto di passaggio epocale non solo quando si parla di scuola ma anche di giovani, generazioni, movimenti?"" -
Contro-rivoluzione. La sfida all'Europa liberale
In un saggio-lettera aperta al suo maestro scomparso Ralf Dahrendorf, il politologo Jan Zielonka sostiene che i populismi di oggi derivano dagli errori compiuti per decenni dai paladini del pensiero liberal. Ma è davvero cosi?rnrn""Un grido di allarme per l'indebolimento della struttura di pensiero liberale nella sovietà contemporanea, per colpe d'origine, e soprattutto per errori commessi sul campo"""" - Ezio Mauro, la RepubblicarnrnIn tutta Europa è in atto una vera e propria contro-rivoluzione che attacca i fondamenti liberali del continente. Alcuni dei 'controrivoluzionari' sono neofascisti, altri sono neocomunisti; alcuni sono contro l'austerità, altri contro i musulmani; alcuni sono secessionisti, altri nazionalisti; alcuni sono moderati, altri estremisti. Ma tutti hanno una cosa in comune: sono contrari all'ordine liberale e ai suoi progetti chiave come l'integrazione europea, il liberalismo costituzionale e l'economia liberista. In tutta l'Europa il sistema liberale pare sgretolarsi. Non solo a Varsavia o Budapest, ma anche a Londra, Roma, Atene e Parigi. I cittadini europei si sentono arrabbiati e in pericolo. La violenza politica è in aumento. Come è possibile che un continente prospero e pacifico stia andando in pezzi? Jan Zielonka, liberale di lungo corso, riflette in modo critico e autocritico sulla caduta del liberalismo e sulla nascita di movimenti populisti in tutto il continente partendo da un dato: i populisti guadagnano voti perché i liberali hanno completamente screditato il loro nobile progetto. La lista delle colpe dei liberali dal 1989 è lunga: le diseguaglianze sono drammaticamente cresciute, l'evasione fiscale si è diffusa, i tagli alla spesa sociale sono ben noti. I liberali non hanno davanti una strada facile: quanto prima capiranno il senso di quel che sta accadendo, tanto maggiori saranno per loro le possibilità di rendere di nuovo credibile il loro progetto."" -
Discorso sulla disuguaglianza
«Finché gli uomini si contentarono delle loro capanne rustiche, finché si limitarono a cucire le loro vesti di pelli con spine di vegetali o con lische di pesce, a ornarsi di piume e conchiglie, a dipingersi il corpo con diversi colori, a perfezionare o abbellire i loro archi e le loro frecce, a tagliare con pietre aguzze canotti da pesca o qualche rozzo strumento musicale; in una parola, finché si dedicarono a lavori che uno poteva fare da solo, finché praticarono arti per cui non si richiedeva il concorso di più mani, vissero liberi, sani, buoni, felici quanto potevano esserlo per la loro natura, continuando a godere tra loro le gioie dei rapporti indipendenti; ma nel momento stesso in cui un uomo ebbe bisogno dell'aiuto di un altro, da quando ci si accorse che era utile a uno solo aver provviste per due, l'uguaglianza scomparve, fu introdotta la proprietà, il lavoro diventò necessario, e le vaste foreste si trasformarono in campagne ridenti che dovevano essere bagnate dal sudore degli uomini, e dove presto si videro germogliare e crescere con le messi la schiavitù e la miseria.» -
Comunità immaginate. Origini e diffusione dei nazionalismi
Benedict Anderson indaga un tema di straordinaria attualità: la microfisica del sentimento di appartenenza nazionale, i suoi linguaggi, la sua genesi e la diffusione in ambiti culturali enormemente diversi tra loro. -
L' esperimento. Inchiesta sul Movimento 5 stelle
A questo esperimento Casaleggio lavorava fin dalla fine degli anni Novanta, quando - amministratore di Webegg - cominciò a testare nei forum intranet dell'azienda i meccanismi di formazione e produzione del consenso attraverso le reti. Ma quello era solo l'inizio. L'esperimento si sviluppa attorno a un nocciolo: propaganda, propaganda, propaganda. Sociale, pianificata, centralizzata, virale. Testi e scaletta dei Vday (gli eventi che rappresentano di fatto l'antecedente storico del Movimento) sono già coordinati da due dipendenti della Casaleggio. Grillo è l'innesco per far evolvere l'esperimento a un livello superiore: è il frontman, l'uomo del consenso elettorale che può coagulare e incarnare un sentimento di rivolta contro il sistema, ormai fortissimo nella società. In questa prima stagione il Movimento predica alcune cose con integralismo militare: il rifiuto assoluto di comparire nella tv italiana, la promessa di dimezzare lo stipendio ai suoi futuri politici e di vivere secondo uno stile di vita francescano, la posizione contro l'euro e lo scetticismo verso l'Unione europea. Al contrario, promette la democrazia attraverso Internet ed esalta la meritocrazia, denunciando la piaga dei tanti ragazzi italiani costretti a cercare fortuna all'estero. Per ognuno di questi cavalli di battaglia emergerà lo scollamento tra come il Movimento si è proposto inizialmente a elettori e attivisti e quel che realmente ha fatto sino a oggi. -
La montagna dentro
Hervé Barmasse è protagonista di scalate e avventure estreme. A sedici anni abbandona lo sci agonistico dopo un terribile incidente e deve reinventarsi. Il Cervino lo vede crescere e diventare uomo. Dopo ogni viaggio, dopo ogni salita su cime inviolate in terre lontane, ritorna alla sua montagna, scalandola in ogni stagione dell'anno e inventando nuove vie. Hervé racconta se stesso, la sua storia, la passione, la fatica, l'emozione delle scalate. L'alpinista viene dopo l'uomo, che pure affronta imprese straordinarie. Queste pagine non sono la scontata esaltazione di un campione dell'estremo, piuttosto il racconto di cosa c'è dietro l'avventura dell'alpinismo, dove il coraggio delle decisioni è sempre intrecciato alla fragilità e alla paura. In parete, come nella vita. -
Bestiario napoletano
La zoccola, le balene, i chiattilli, le civette, il monaciello, le mosche d'oro, le teste di cavallo, i coccodrilli, i nuovi migranti, i grandi scrittori, l'immancabile diavolo, i calzolai, gli acquafrescai, i magnafoglie. E poi palazzi, strade, persone, mestieri raccontati con penna da scrittrice. Dai giovani ""prostituti"""" d'oggi, passando per Cervantes, alla scoperta dei sagliuti, i nuovi arricchiti, dalle PR a Sartre, dalle madonne che camminano ai dinosauri nascosti nelle chiese. Le categorie umane e animali che abitano Napoli e la percorrono, nel tempo e nello spazio, prendono forma in una girandola di tipologie, dove i riti antichissimi di una città eterna - il coro dei santi con cui si dialoga come fossero parenti, i sangui che si sciolgono e le capuzzelle dei morti venerate come divinità protettrici - accompagnano il lettore dentro e oltre i tanti luoghi comuni della napoletanità e di quell'umanità speciale che da sempre la abita."" -
Delfi. Il centro del mondo antico
«All'alba la Pizia si recava a fare il bagno nella sorgente Castalia, vicino al santuario. Una volta purificata, tornava al santuario, probabilmente accompagnata dal suo seguito, ed entrava nel tempio, dove bruciava ad Apollo un'offerta di foglie di alloro e farina d'orzo. Più o meno contemporaneamente, i sacerdoti del tempio dovevano verificare che potessero aver luogo le consultazioni. La procedura consisteva nell'aspergere di acqua fredda una capra, forse nel focolare sacro all'interno del tempio. Se la capra rabbrividiva, voleva dire che Apollo era lieto di essere interpellato». A Delfi arrivavano da ogni parte del Mediterraneo re, autorità cittadine e singoli individui, per consultare la Pizia, per erigere monumenti agli dei, per partecipare alle competizioni atletiche e musicali. La città, per lungo tempo, fu un concentrato di religione, arte, manovre politiche e ricchezze. Michael Scott racconta il più celebre oracolo dell'antichità e come una cittadina alle pendici del Parnaso sia diventata l'ombelico del mondo.