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Spettri di Nietzsche. Un'avventura umana e intellettuale che anticipa le catastrofi del Novecento
"In fondo la tua vecchia creatura adesso è un animale straordinariamente famoso"""" scrive Nietzsche alla madre, da Torino, nel dicembre 1888. Vuole illudere lei e se stesso: non è vero, nessuno lo conosce, è costretto a pubblicare i libri a proprie spese. Ma nel 1900, quando muore, ignaro di tutto dopo il tracollo che lo ha ridotto alla demenza, è davvero la star che aveva sognato di essere, celebrato da D'Annunzio e Thomas Mann, messo in musica da Strauss e dipinto da Munch. Soprattutto, per uno strano sortilegio, la volontà di potenza sembra uscire dalle pagine dei libri per farsi storia, dalle tempeste di acciaio della Prima guerra mondiale alla catastrofe di Hitler a Berlino. """"Io sono Marlow, il testimone secondario. Lui è Kurtz"""" scrive Maurizio Ferraris, e risale la vita di Nietzsche come un fiume - il Congo di Cuore di tenebra o il Mekong di Apocalypse Now - ripercorrendone i vagabondaggi, tra l'Engadina e la Riviera, dalla fatale Torino alla Sassonia delle origini. Così a ogni stazione corrisponde un contenuto di pensiero - dal dionisiaco all'Eterno Ritorno, dal nichilismo alla morte di Dio - e insieme uno spaccato della storia intellettuale del Novecento." -
La macchina della morte. Notize da un mondo in cui le persone sanno di che morte morire
La macchina è stata inventata quasi per caso qualche anno fa. Con un semplice esame del sangue sa predire il modo in cui lasceremo questo mondo. Nessuna data. Nessun dettaglio. Solo un foglietto di carta con poche parole, insieme precise e insopportabilmente vaghe. Un oracolo infallibile, criptico e beffardo. Spaziando dall'umorismo alla fantascienza, dall'horror all'avventura, trentaquattro racconti di autori diversi immaginano mondi in cui il fatale responso della Macchina della Morte diviene il fondamento di una nuova gerarchia sociale o una semplice voce del curriculum, un mostro pervasivo contro cui lottare o una moda passeggera, il dato che può bruciare la carriera di un politico o il centro di nuovi giochi di società. Trentaquattro voci diverse per indagare come cambierebbero i rapporti umani e il lavoro, gli ospedali e le scuole, la giustizia e il crimine. Saremmo più liberi o vivremmo incatenati a quella sentenza ineluttabile, condizionati in ogni scelta da un destino che può materializzarsi in qualsiasi momento? Saremmo morbosamente attratti da ciò che ci ucciderà o cercheremmo di fingere con noi stessi di non sapere nulla? Sfideremmo la macchina per smentire il suo verdetto o cambieremmo la nostra vita nel tentativo di allontanare il più possibile un finale già scritto? Da un'idea nata sul web, un libro che può sembrare un gioco, ma che è anche un modo per riflettere sulla nostra ossessione di voler sapere tutto, di svelare anche l'ultimo mistero. -
Democracy
Grecia, 490 a.C. È la vigilia della battaglia di Maratona, e tra gli ateniesi che cercano un po' di riposo prima della lotta c'è anche Leandro. La posta in gioco è ben più preziosa di un pezzo di terra o della vita stessa. Se i persiani vincessero, sarebbe la fine per il popolo ateniese e per la democrazia. Leandro, consapevole dell'importanza della vittoria ma anche della disparità di forze in campo, cerca di motivare i compagni. Per ricordare loro quello per cui combattono, racconta la storia della propria vita, che si intreccia a quella della democrazia stessa, partendo dagli anni della tirannia. La sua è una narrazione popolata da dei, profezie, miti, azioni memorabili e personaggi fuori dal comune. Perché se è vero che la democrazia è nata da una fortunata combinazione di caso e contingenze storiche, molto fecero anche l'astuzia, il coraggio, l'impegno di uomini dalle capacità straordinarie... Tornano gli autori di Logicomix, per un nuovo, affascinante esperimento di narrativa a fumetti, in cui storie e Storia si incontrano e si fondono. -
L'apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe!
«Il dramma dell'inarrestabile surriscaldamento terracqueo non sembra sollevare timori e preoccupazioni eccessivi nella gran parte della popolazione del pianeta. Esiste però un certo numero di cittadini per i quali al contrario il problema sta diventando una disperata ossessione. Io personalmente, lo devo ammettere, faccio parte da tempo di quest'ultima tormentata categoria.» Inizia così questa accorata riflessione di Dario Fo sulla catastrofe ecologica a cui andiamo incontro in una quasi totale, e colpevole, mancanza di consapevolezza. Ma ecco il capovolgimento del comico... E se la catastrofe si rivelasse in realtà una salvezza, addirittura una rinascita per il pianeta? Un bel mattino, a Milano, a Roma, o in qualsiasi altra città del mondo, le lampadine non si accendono, il frigorifero è spento, niente caffè al bar, niente benzina alle pompe. In un batter d'occhio crollano banche e assicurazioni, il denaro non vale più. Il panettiere con forno a legna è preso d'assalto, tornano in auge le biciclette e l'energia prodotta dal sole, dal vento e dai combustibili vegetali finalmente si afferma. Le guerre del petrolio non hanno più ragione di esistere. I potenti di turno rimangono intrappolati nelle loro ville superprotette e superaccessoriate, mentre i politici e i religiosi paludati smettono di fare chiacchiere inutili e razzolano insieme agli altri affamati. Le città si svuotano e si riempiono di nuovo le campagne. E ovunque si ritorna spontaneamente a riunirsi, a discutere... Fantasie? La nuova, geniale «opera buffa» di un grande e imprevedibile Premio Nobel? «Mi rendo conto solo ora che, trascinato da una specie di catarsi immaginifica, mi sono lasciato trasportare dentro una simulazione di follia» dice Fo. Ma — ed è questa la vera conclusione — l'apocalisse verrà, per quanto ci rifiutiamo di vederla. Se l'umanità non rinsavisce, nella sua corsa cieca va dritta verso la fine. -
La Bibbia dei villani
Esiste una Bibbia degli imperatori, splendidamente miniata, ed esiste, meno appariscente e meno nota, anche se non meno preziosa, una Bibbia dei villani. È la Bibbia dei contadini, degli straccioni, dei poveracci, che la tradizione orale e scritta di ogni regione d'Italia ci ha tramandato, e che Dario Fo e Franca Rame hanno scoperto in anni di ricerche sulle tradizioni popolari e ricreato sulla scena e, in una versione inedita e arricchita, in questo libro. Sono tabulazioni tragiche, miste al grottesco e alla sempre presente autoironia, inventate nei secoli dai siciliani, dai calabresi, dai napoletani e dai contadini di tutta la valle del Po. In questa Bibbia dei villani Dio è nella brocca del vino, nell'agnello che nasce o che stanno ammazzando. Da sempre i villani mangiano Dio, lo amano e discutono con lui, perché sono certi che Dio sia il bene ma in parte anche il male, la vita ma anche la morte. Dio per loro è gioia ma anche sofferenza, godimento e pianto, sorriso e sghignazzo. Ecco perché la Bibbia dell'imperatore è solenne e spesso ridicola, mentre quella dei villani è commossa e piena di risate. -
Un giorno d'estate
Dick Jewell, magnate dell'editoria nel fiore degli anni, è morto: il cadavere, orrendamente mutilato, giace riverso nell'ufficio sopra le scuderie nella sua tenuta di campagna, il fucile ancora stretto tra le mani. All'apparenza parrebbe un suicidio, ma qualcosa non torna: Diamond Dick, come lo chiamavano i suoi detrattori, non era proprio il tipo da commettere atti inconsulti e non ha lasciato neanche un messaggio di commiato. D'altro canto, nessuno tra famigliari, dipendenti, concittadini e rivali in affari sembra particolarmente affranto per la sua scomparsa. Per l'anatomopatologo Quirke e l'ispettore Hackett, strappato suo malgrado a un placido pomeriggio domenicale di pesca, il bandolo da dipanare è quantomai intricato, perché tutto ciò che ruota intorno a Jewell e alle sue presunte attività benefiche rivela, a uno sguardo più attento, un lato oscuro, corrotto. E coloro che ne hanno a vario titolo condiviso l'intimità appaiono avvinti in un'inestricabile spirale di odio, vendetta e senso di colpa. Un gorgo che arriverà a sfiorare persino Phoebe, la figlia di Quirke, ancora una volta sua involontaria e preziosa alleata nelle indagini; David Sinclair, lo schivo e ignaro assistente; e in cui rischierà di cadere lo stesso anatomopatologo, fatalmente attratto dall'algida e fascinosa moglie di Jewell, la misteriosa Françoise d'Aubigny. E la verità, inseguita fino a Cap Ferrat, sarà per Quirke la conferma di un presentimento: di chi, pur sapendo, ha scelto di «passare dal lato della notte». -
La verità di Agamennone
I romanzi di Javier Cercas possiedono quasi sempre una componente saggistica, e, allo stesso modo, i suoi reportage e i suoi articoli... Di questa natura ibrida partecipa anche ""La verità di Agamennone"""". I brani raccolti in questa miscellanea sono raggruppati in quattro parti: """"Autobiografie"""" raccoglie racconti di viaggi, passioni e ricordi personali; """"Lettere di guerra"""" testi quasi sempre feroci e polemici sulla storia e la letteratura contemporanee; """"Nuovi racconti reali"""" storie divertenti che non si sottraggono all'emozione e all'obbligo con la propria memoria; per ultimo, """"I contemporanei"""" include esercizi di dialogo con alcuni scrittori vicini all'attività letteraria dell'autore. E ovunque affiora la dualità di critica e narrazione, di esperienza personale e intellettuale che è l'essenza stessa dei romanzi di Cercas. Questa parziale sovrapposizione spiega l'esilarante racconto finale, """"una favola sul desiderio, o l'impossibilità, di essere diversi"""", che a mo' di geniale epilogo conclude un volume..."" -
La miliziana
Da una parte, la luminosa figura di Micaela Etchebéhère, detta Mika, ebrea argentina di origini russe e passioni rivoluzionarie. Dall'altra, una scrittrice come Elsa Osorio che ne insegue per anni, con timore e ammirazione, l'avventurosa traiettoria esistenziale e politica, trasformandola in romanzo. Questo libro è un dialogo a distanza, l'omaggio a una donna straordinaria, dimenticata dalla Storia ufficiale, l'unica donna che durante la Guerra civile spagnola ha comandato una milizia antifranchista. Intrecciando al romanzo le testimonianze di chi l'ha conosciuta personalmente, le sue lettere e i suoi scritti, Elsa Osorio ripercorre la storia di Mika a partire dagli anni dell'università, a Buenos Aires, e dall'incontro con Hipólito Etchebéhère, che diventerà il suo compagno di vita e di lotta. I due, inseguendo la sfida di sostenere le battaglie della classe operaia, passeranno da Parigi a una Berlino congelata dall'avvento del nazismo e infine, nel 1936, alla Spagna della Guerra civile. Per nulla pratica di strategie militari, capace a malapena di sparare, Mika si trova suo malgrado a imbracciare il fucile, vincendo le diffidenze degli uomini e conquistandosi l'appellativo di ""capitana"""", insieme alla stima e all'appoggio incondizionato dei suoi, che guida in una fuga rocambolesca fuori dalla cattedrale assediata di Siguenza fino al ricongiungimento con il resto della truppa."" -
Scintille
Dopo gli studi universitari a Padova, Tommaseo si fa luce come intellettuale che alla formazione umanistica unisce una viva sensibilità romantica. Nelle sue peregrinazioni dovute a motivi politici e a un'inquieta ansia vitale, matura l'idea di una nuova arte che unisca il sublime di Dante e Omero alla letteratura del popolo. Escono cosi nel 1841-42 i ""Canti popolari toscani, corsi, illirici, greci"""", accompagnati da queste """"Scintille"""", libro creativo e critico, ricco di prose d'arte e di riflessione, di poesie dello stesso Tommaseo e dei suoi corrispondenti. L'opera è plurilingue: italiano, francese, greco, latino, slavo si alternano alle traduzioni dell'autore. Nelle """"Scintille"""" si individua dunque un'idea plurale di nazioni e culture, un discorso rivolto a individui e collettività dell'Italia e della Franda, del mondo slavo del Sud e della Grecia. In questo progetto la letteratura ha un suo ruolo: è espressione di un io che esce dal proprio chiuso, narcisistico isolamento, per trasmettere un messaggio di amore."" -
Poesie e disegni a china
Abate, poeta, pittore e ""umorista trascendente"""", Sengai è una delle espressioni più alte dello spirito giocoso e laico dello zen. Ciò che affascina della sua opera è la capacità di proporre una filosofia senza teoremi, affidata a guizzi di stupore e ironia nati dalla deliberata scelta del soggetto umile, nella pittura come nell'haiku, e dal rifiuto di ogni santità proclamata. Nessun occidentale negherebbe a Sengai il titolo di poeta, ma le sue liriche vengono da un mondo dove la poesia si esprime come immagine, sublimata nell'esercizio zen della calligrafia: e la scrittura diviene a sua volta segno pittorico, celebrando così l'inscindibile unità delle due pratiche. Quest'antologia di poesie e disegni segna anche l'incontro ideale di Sengai con Daisetz T. Suzuki, il suo maggior esegeta che, nella forma discreta ed essenziale del commento, ci offre un piccolo, appassionante trattato sullo zen. Con note introduttive di Herbert Read, Basil Gray e Sado Idemitsu."" -
Nel più bel sogno. Una nuova avventura del commissario Bordelli
Un’indagine del commissario Bordelli nell’Italia del sessantotto, così lontana, ma così simile a quella di oggi.rnrn«Solitario, scontroso, abitudinario, il commissario Bordelli ha preso il cuore dei suoi lettori. E sembra non volerlo più lasciare.» - Corriere della SerarnBordelli guardava quei ragazzi con curiosità... Dalla loro maniera di muoversi, di gesticolare, di sorridere, si percepiva che erano davvero una generazione diversa, una gioventù nuova, tutta da scoprire.rnrnUna giornata drammatica, una giornata di morte, costringe il commissario a confrontarsi con non pochi misteri.rnrnÈ la fine di aprile del 1968. Firenze, come il resto dell’Italia, è scossa dalle manifestazioni studentesche. I figli sono contro i padri, senza mediazioni né compromessi, ed è difficile capire dove stiano ragioni e torti, dove sia il male. Università occupate, scontri con le forze dell’ordine, battaglie tra studenti di destra e di sinistra, slogan impregnati di ideali: un vortice di sogni cozza contro una società ormai sorpassata che aveva creduto di durare in eterno. rnNonostante un certo disorientamento per il mondo che sta cambiando, Bordelli vive una sua primavera interiore. Il peso del passato sembra finalmente attenuarsi, e lui sente di poter affrontare le cose con più leggerezza. Anche la sua vita amorosa sta forse andando incontro a un mutamento inatteso…rnMa una giornata drammatica, una giornata di morte, costringe il commissario a confrontarsi con non pochi misteri. E quando tutto pare avviarsi verso la soluzione, in un paese vicino a Firenze un altro omicidio terribile getta il commissario nello sconforto. Non sa davvero se questa volta riuscirà a scoprire lo spietato assassino, che forse si cela dietro un macabro messaggio. -
Racconti neri
In questo libro di Marco Vichi si ritrovano le sue atmosfere e i suoi personaggi, e quella sua capacità di farsi ascoltare mentre narra vicende quotidiane e terribili dove all'improvviso qualcosa si incrina, un meccanismo si inceppa, e a poco a poco tutto diventa follia, assurdità, mistero, fino al piccolo, spesso del tutto inaspettato colpo di scena finale. Come in ""Amen"""", in cui un giovane ricco e nullafacente, che si gode l'eredità di famiglia senza un pensiero e senza un impegno, viene aggredito da un ometto bizzarro, che lo accusa di avergli ucciso l'amico più caro, il suo unico affetto. Eppure il ragazzo è certo di non aver mai fatto del male a nessuno... O in """"Mio figlio no"""", dove l'ossessione di un padre che teme l'omosessualità del figlio adolescente spinge l'uomo a una decisione crudele. O ancora in """"Puttana"""", una vicenda di sesso e vendetta ambientata nel famigerato villino romano frequentato dai gerarchi fascisti e dal Duce stesso, dove va a lavorare la giovane Simonetta, in arte Sissi, che ha un sogno segreto..."" -
Una casa a New York
Autunno 2000: dopo cinque anni trascorsi a Parigi per lavoro, Adam Gopnik ritorna con la sua famiglia a New York, la città in cui, anni prima, era immigrato suo nonno, ebreo russo. È un amore speciale quello che lega il grande giornalista alla sua città, che da subito gli appare il posto ideale in cui vivere, anche e soprattutto se, come nel suo caso, hai dei figli piccoli. Queste pagine si popolano così di tutti i personaggi magici e bizzarri che circondano una famiglia newyorkese: insegnanti, allenatori, terapisti, amici e nemici. Da Bluie, il pesce rosso destinato a una fine molto hitchcockiana, a Charlie Ravioli, l'amico immaginario della figlia di Gopnik, che essendo per l'appunto un amico immaginario newyorkese è molto impegnato, troppo per giocare con la bimba. Nemmeno il dramma dell'11 settembre riesce a intaccare questo rapporto idilliaco con una città che ha tanto da dare ai suoi abitanti. La normalità del quotidiano vince sull'orrore, in una narrazione che mescola abilmente le barzellette ebraiche con i dibattiti sul problema della coscienza, i prezzi del mercato immobiliare e il significato recondito dell'arte moderna... -
Uomini d'Irlanda
È sottile il filo che lega i dodici racconti di ""Uomini d'Ilrlanda""""; è poco più di una sensazione, penetrante e diffusa, un'atmosfera sottilmente malinconica che scandisce le vicende di personaggi assai diversi tra loro eppure tutti accomunati dall'incombere di un destino, a volte già riconosciuto, altre volte semplicemente presagito. Ognuno dei protagonisti porta con sé la percezione chiara di un sussulto, breve e terribile, che ne scardina l'esistenza. Spesso si tratta di un lutto, magari lontano nel tempo ma non ancora elaborato. Ma può anche trattarsi di qualcosa di meno appariscente, un semplice incontro, l'appuntamento misterioso con un uomo sconosciuto, o soltanto l'inaspettato riconoscimento di un volto familiare in una piccola via di Parigi, dopo anni di silenzio e di lontananza. William Trevor ha costruito, attraverso i personaggi dei suoi racconti, un piccolo ed elementare labirinto irlandese che assomiglia moltissimo a quello delle esistenze degli esseri umani di tutte le latitudini. E ce lo descrive con l'essenzialità tipica della sua scrittura, asciutta e compatta, ma anche capace di rapidissime e vertiginose incursioni: scoperte improvvise affidate a pochi gesti, affetti e sentimenti che emergono da insondate profondità interiori e soprattutto solitudine, un abisso di solitudine squarciato soltanto dal crollare della consuetudine quotidiana che, credendo di nasconderlo, lo alimentava."" -
Le vacche di Stalin
Un Nord che in realtà è un Occidente, una porta verso la libertà e il benessere: questo, una volta, era il confine tra Estonia e Finlandia. Ben lo sanno Katariina e Anna, madre e figlia. La prima ha rinunciato a successo e ambizioni per seguire oltre frontiera il suo amore finlandese e una volta giunta in quell'agognata terra ha cercato in ogni modo di cancellare qualunque indizio del suo passato estone, ossessionata dal terrore di essere spiata, scoperta e denunciata. La figlia riversa su di sé la medesima ansia di controllo totale e si autoimpone l'obiettivo della perfezione fisica attraverso una dieta folle, in cui a colossali abbuffate di zuccheri seguono lo straziante godimento del vomito e l'affannoso tentativo di eliminare qualsiasi traccia dei propri sforzi. Un regime spietato, una fissazione che la assorbe completamente, che domina la sua vita come un despota assoluto e le impedisce di avere un lavoro, amicizie, relazioni normali. Dall'Estonia in lotta contro l'invasione russa alle deportazioni nei campi siberiani, dal cupo dominio sovietico degli anni Settanta fino al crollo del comunismo e ai nostri giorni, Sofi Oksanen costruisce, frammento dopo frammento, con uno stile crudo ed efficace, due figure femminili uniche e insieme indaga il dramma universale dello sradicamento, di vedersi sottrarre o di non riuscire a trovare la propria identità, la propria lingua, il proprio mondo. -
Il contenuto del silenzio
La vita di Gabriel sembra correre sui binari di una tranquilla e rassicurante normalità, finché all'improvviso riceve una telefonata che lo sconvolge: Helena, una donna che si presenta come la migliore amica di sua sorella Cordelia, gli dice che lei è scomparsa, che forse è morta in un suicidio collettivo commesso dai membri di una misteriosa setta a Tenerife. Sono più di dieci anni che sua sorella non si fa sentire: perché ha deciso di entrare a far parte di quella setta? E quali inquietanti connessioni legano gli affiliati a una congrega nazista rifugiatasi a Fuerteventura dopo la Seconda guerra mondiale? Non c'è tempo da perdere, bisogna salire sul primo volo per le Canarie e mettersi alla ricerca di Cordelia. Ma le tracce che portano fino a lei passano attraverso rivelazioni che riguardano la vita di molti: Gabriel, che scappa da un rapporto ormai logoro con la fidanzata e promessa sposa Patricia per gettarsi, questa volta con trasporto sincero, tra le braccia di Helena; Virgilio, vittima di una devozione totale, un sentimento che aliena e disumanizza a favore di un ideale; Cordelia stessa, alla ricerca di qualcuno che riempia il vuoto lasciato dai genitori tragicamente scomparsi, un dolore per cui nella sua adolescenza aveva trovato sollievo solo in un amore sbagliato, difficile da ammettere... -
Il ragazzo che voleva dormire
Erwin ha diciassette anni. Alla fine della guerra si ritrova, dopo lunghe peregrinazioni per l'Europa, a Napoli, insieme a un gruppo di rifugiati come lui. Ha perso tutto: padre, madre, lingua, rapporti famigliari. L'unico modo per dimenticare l'orrore che ha vissuto, per lui, è dormire, rifugiarsi nel sonno. Dormire per Erwin non è una fuga, ma un tuffo nel cuore della verità. Nel sonno può ritrovare la famiglia che non c'è più, sognare di avere ancora una vita come prima che tutto crollasse... Eppure Erwin non è fragile. Riesce a seguire un durissimo allenamento fisico, quasi militare, sotto la guida del responsabile del campo, e a imparare l'ebraico. Erwin infatti, come gli altri ragazzi che sono con lui, verrà portato in Israele, per poter iniziare una nuova vita. E quando viene il momento, si imbarcano tutti clandestinamente (la Palestina è ancora sotto protettorato britannico). Erwin, come i suoi compagni, decide di cambiare nome, per segnare un nuovo inizio. Da questo momento si chiamerà Aharon... -
Ti chiamerò Venerdì
In una Madrid seducente, vivace, colta nelle sue infinite vibrazioni, si snoda l'odissea di Benito, l'eroe della solitudine d'amore di questo romanzo di Almudena Grandes. Intorno all'eros prepotente, tirannico e crudo di Benito prende corpo una storia intessuta di vicende e ricordi, folta di personaggi, soprattutto femminili: l'adolescente Conchi, procace e scanzonata; Teresa, la misteriosa donna in giallo; Paquita la prostituta irredenta. E, sopra ogni altra Manuela, l'anima quasi gemella che Benito chiamerà venerdì, la ragazza di campagna trapiantata nella capitale, sana, istintiva, ingenuamente trasgressiva, simbolo di una solare, fiduciosa disponibilità verso tutto quanto la vita ha da offrire agli esseri umani. -
L' albero delle lattine
Quando la piccola Janie Rose Pike muore, a sei anni, per un banale incidente, il microcosmo della lunga casa trifamiliare dal tetto di latta che ospita la sua famiglia, le signorine Potter e i due fratelli Green sembra scombussolato per sempre. Il dolore di ciascuno e il senso di impotenza di fronte alla sofferenza degli altri alterano gli equilibri, riportano a galla vecchie ferite, mettono a nudo paralisi emotive ormai croniche. Ma Simon, il fratello maggiore di Janie Rose, è solo un bambino: ha bisogno di attenzioni, di qualcuno che giochi con lui e lo aiuti a ricordare, a integrare in quel presente desolato gli oggetti, i frammenti di memoria legati alla sorella che - per quanto strano e innaturale - le sopravvivono, si riaffacciano immancabilmente proprio quando, per un momento, si era riusciti a non pensarci. Un particolare rimasto intrappolato per sbaglio in una fotografia, un francobollo italiano, delle lattine appese a un albero spelacchiato che tintinnano al vento... Ed è proprio l'ostinato istinto vitale di Simon, la sua determinazione a cercare una via di fuga, a scuotere gli adulti dal proprio dolore, a ricordare loro che ""l'aspetto più coraggioso degli uomini"""" è che """"continuano a voler bene alle creature mortali anche dopo avere scoperto che esiste la morte"""", e a riunirli in un inatteso festeggiamento corale, tenero e solenne."" -
Il commissario Bordelli
Firenze, estate 1963. La città è deserta per le vacanze e assediata dal caldo e dalle zanzare. Il commissario Bordelli, incapace di prendere sonno, riceve una telefonata che gli annuncia una morte misteriosa: in una villa del Settecento giace il corpo di un'anziana signora; accanto al suo letto, un bicchiere con tracce di un medicinale per l'asma. Difficile, però, pensare che un attacco improvviso della malattia sia la causa del decesso, come spiega il fidato anatomopatologo Diotivede. Bordelli inizia le indagini e con l'aiuto dei poliziotti Mugnai e Piras scandaglia la vita dei singolari personaggi che frequentavano abitualmente la villa. Ma ognuno di questi ha un alibi inattaccabile. O almeno così sembra, fino a quando il commissario non decide di tornare sul luogo del delitto.