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L' arte del crimine in 100 mappe. Truffe, furti e colpi di genio
Un po' di talento, sfacciataggine e nemmeno una goccia di sangue sparsa: i geni del crimine sono spesso dei solitari, ma sempre pieni di fantasia. Per vari decenni a George C. Parker riesce l'impresa di vendere ad alcuni ricchi (ma ingenui) uomini d'affari la statua della Libertà, il Metropolitan Museum of Art, il Madison Square Garden e il ponte di Brooklyn. Da parte sua, lo svaligiatore Vrejan Tomic sottrae cinque capolavori dal Musée d'Art Moderne di Parigi: qualcuno aveva forse lasciato la finestra aperta? Albert Spaggiari inanella a ritmo sfrenato una serie di rapine, evasioni, vendite di armi... Una leggenda che appartiene solo a lui. Latitanze incredibili, ruberie strabilianti, evasioni spettacolari... Questo libro passa in rassegna i furti più stupefacenti dei secoli XX e XXI, dalle periferie di Tokyo a Nizza, da Baghdad a Oslo. Un viaggio a spron battuto in compagnia degli imbroglioni più geniali del mondo. -
Pavia 1525. Al culmine delle Guerre d'Italia
Gli Stati dell'Italia rinascimentale erano già da tempo politicamente in difficoltà quando, dopo Carlo VIII, Luigi XII e la Guerra delia Lega di Cambrai, la Francia di Francesco I mirò ancora una volta alla conquista del ducato di Milano, trovando alleati o oppositori nei singoli Stati italiani o nelle loro coalizioni. Tutte le parti in causa ricorsero al servizio di mercenari svizzeri, tedeschi o italiani. I più fieri avversari di Parigi in queste campagne furono gli spagnoli, e l'unione dei troni di Spagna e Austria, avvenuta nel 1519, ebbe profonde ripercussioni sulle Guerre d'Italia. Una narrazione completa e particolareggiata dello scontro titanico che ebbe luogo a Pavia il 24 febbraio 1525, quando l'esercito francese fu distrutto da quello del Sacro Romano Impero, il re Francesco I catturato e la crema della nobiltà transalpina massacrata sul campo di battaglia. -
Aleppo. Ascesa e caduta della città commerciale siriana
Le città possiedono una dinamica propria. La geografia, l'economia e la cultura le aiutano a sfidare delle nazionalità e delle religioni. I legami della vita quotidiana possono risultare più potenti dei dettami delle sette e degli Stati. Gli abitanti hanno bisogno gli uni degli altri, altrimenti non vivrebbero nella stessa città. Per molti città rappresenta la loro identità primaria. Aleppo, in particolare, era una città con un ritmo tutto suo, che sfidava le categorizzazioni e le generalizzazioni. Città arabofona a maggioranza musulmana, sotto il dominio ottomano Aleppo divenne anche un centro di cultura francese e di missioni cattoliche. al pari di molti altri luoghi della regione, mescolava Oriente e Occidente, islam e cristianesimo. fino al 2012 Aleppo si distingueva per il suo carattere pacifico. Per 500 anni, indipendentemente della loro origine, i suoi abitanti avevano convissuto in un'armonia relativa. Le ragioni di questa antica armonia e dell'attuale cataclisma sono il soggetto di questo libro. Le pagine di Philip Mansel rendono palpabile il fascino di una città unica al mondo, fondendo in un insieme vivace storia politica e religioni, gastronomia e moda, letteratura ed economia. Dopo una prima parte dedicata alla storia delle città, l'autore cede la parola ai viaggiatori degli ultimi secoli, in una panoramica narrativa che è un invito a non dimenticare Aleppo anche in questo difficile e ingiusto, a tenersi pronti per ritrovare il senso della civiltà contro cui si accanisce la barbarie di oggi. -
I partigiani di Tito 1941-1945
Le forze partigiane al comando di Josip Broz Tito furono una costante spina nel fianco delle divisioni della Wehrmacht nei Balcani, spingendo queste ultime a condurre molte operazioni antiguerriglia. Utilizzando materiale originale di primaria importanza, straordinarie foto d'epoca e resoconti personali, il libro esamina un argomento noto ma su cui poco si è scritto, facendo conoscere al lettore lo sviluppo, l'addestramento, le armi, la tattica e le esperienze di combattimento della formidabile forza partigiana di Tito e gli eventi di questo sanguinoso teatro di operazioni della Seconda guerra mondiale. -
Il terrorismo islamico in 100 mappe. Da Al-Qaida allo Stato Islamico
"A partire dalla caduta del comunismo, il nuovo scontro che oppone islamismo e liberalismo imperversa in tutti i continenti e attraversa tutti gli strati sociali. All'inizio tale scontro si è espresso sotto l'etichetta controversa di """"scontro delle civiltà"""", prima di assumere la forma di una """"guerra globale al terrorismo"""", condotta con un gran numero di soldati e di armamenti sofisticati. È paradossale constatare che il dibattito delle idee è rimasto relativamente vago in ragione del carattere indefinito del nemico, carattere che riflette la coesistenza di gruppi e organizzazioni dai contorni incerti, ma la cui affiliazione islamica esprime, di riflesso, un ritorno prepotente della componente religiosa nel campo politico e geopolitico. Per questo motivo l'attualità del terrorismo ha dato luogo a dispute mediatiche sull'islam, la cui eco risuona tuttora, sulla sua compatibilità con la modernità e la democrazia, sulla condizione della donna nell'islam, sulla sua iconoclastia e sulla sua proibizione delle raffigurazioni, sulla violenza nel Corano e quindi, per estensione, sull'immigrazione e l'integrazione dei musulmani, sull'antisemitismo o ancora sull'islamofobia. Al di là degli aspetti tecnici e della relativa espressione mediatica, tali controversie permettono di elaborare una storia del terrorismo ormai ricca di numerosi episodi rilevanti. A partire dagli anni Ottanta, infatti, l'islamismo in tutte le sue forme ha occupato in maniera progressiva la scena internazionale, focalizzando l'attenzione dell'opinione pubblica sia negli eventi esterni sia in quelli interni al mondo occidentale. La quasi totalità delle crisi e dei conflitti del dopo guerra fredda hanno visto il coinvolgimento di combattenti musulmani dall'Algeria all'Afghanistan, passando per la Somalia, il Sudan, lo Yemen, la Cecenia, i Balcani e il Sahel. Gli interventi militari occidentali, finalizzati a stroncare il fenomeno, sinora non hanno fatto altro che spostare o aggravare le difficoltà delle società prese di mira. Tuttavia, l'interconnessione degli interessi e la globalizzazione dell'informazione fanno sì che le fragilità degli uni rimandano alle problematiche degli altri, conferendo un'impressione di vicinanza psicologica che rende le frontiere nazionali labili agli occhi di giovani disorientati. La sovraesposizione mediatica degli eventi locali offre altresì una cassa di risonanza internazionale alle azioni e alle organizzazioni terroristiche, le quali acquisiscono così ulteriore notorietà e attirano sempre più membri fin nel cuore delle democrazie occidentali. Che si tratti di una minaccia reale o percepita, il terrorismo islamista è stato ed è un tema centrale nelle politiche nazionali e nelle relazioni internazionali. Malgrado il cambiamento fondamentale di ordine geopolitico del 2011, non c'è alcun dubbio che questo fenomeno continuerà a occupare la scena politica e mediatica anche nei prossimi decenni."""" (dall'Introduzione al volume)" -
Fanteria all'attacco a Caporetto. Ottobre 1917
Erwin Rommel, la ""Volpe del Deserto"""" della Seconda guerra mondiale, comincia la sua ascesa ai vertici militari tedeschi già durante la Grande Guerra. In queste pagine, egli stesso ripercorre la sua partecipazione alla battaglia di Caporetto come tenente: """"In questo libro non si spiega la catastrofe di Caporetto: innanzi tutto perché, per chi lo ha scritto, non si è trattato di una catastrofe, bensì di un successo, e poi perché a Rommel non interessavano le spiegazioni strategiche né la filosofia della guerra, come a uno storico o a un polemologo. Quel che, evidentemente, spinse Rommel a scrivere questo libro fu 11 desiderio di mantenere vivo il ricordo di una grande impresa: cristallizzarlo e, soprattutto, renderlo esemplare, farne uno strumento di emulazione e di apprendimento. Non bisogna mai dimenticare che, nel 1937, anno in cui vide la luce la prima edizione di """"Fanteria all'attacco"""", Rommel insegnava alla scuola di guerra di Potsdam: la cattedrale del prussianesimo. Egli era una sorta di leggenda per i giovani ufficiali: a sua volta il più giovane premiato 'Pour le Mèrite' della fanteria tedesca nella Grande Guerra. Va da sé che il suo libro fosse visto come una sorta di vangelo laico per i futuri eroi della Germania. In più Rommel non scrisse """"Fanteria all'attacco"""" da reduce, visto che la sua carriera militare era tutt'altro che conclusa e, anzi, stava per decollare clamorosamente: il libro non si colloca nella memorialistica reducistica, guanto piuttosto nella letteratura didattico-storica. È una sorta di Baedeker per le nuove generazioni di ufficiali: una specie di guida pratica alla conduzione di un reparto di fanteria""""."" -
Ponte Milvio 312 d.C. La battaglia di Costantino per l'impero e la fede
L'Impero romano all'inizio del quarto secolo dopo Cristo è stato appena salvato dalle energiche riforme di Diocleziano, che con le sue decise azioni mise fine all'anarchia militare protrattasi per lunghi decenni. Tuttavia, il sistema della tetrarchia, ideato per rinnovare l'architettura istituzionale dell'Impero, si rivela da subito fragile: è in questo contesto che si colloca l'ardua ascesa al potere di Costantino, figlio dell'augusto Costanzo. In uno scenario tortuoso e ricco di colpi di scena, numerosi rivali incrociano le loro ambizioni in alleanze e contrasti repentini: oltre a Costantino, Galerio, Massimino Daia, Licinio, Massimiano e Massenzio. Questo libro è incentrato proprio sul contrasto tra Costantino e Massenzio, che signoreggiava sull'Italia e l'Africa. La posta in gioco per i due rivali era la più significativa per l'Occidente e per tutto l'Impero: Roma, l'antica capitale, dove Massenzio si era asserragliato dopo aver rinnovato e ampliato le fortificazioni cittadine. In una veloce campagna, Costantino passò dalla Gallia al Nord Italia: presi i maggiori centri urbani da Torino ad Aquileia, discese verso l'Urbe; alle sue porte, presso il Ponte Milvio, si sarebbe svolta la battaglia determinante per le sorti imperiali. Non si trattava solo di politica: anche la religione giocò un ruolo determinante. Si trattasse di fede o di propaganda, Costantino si dichiarò destinatario di un messaggio di Cristo, che gli ordinò di adottare come vessillo il suo monogramma. Con la successiva vittoria, il suo percorso verso il trono era destinato a intrecciarsi sempre più con il cristianesimo, mentre allo sconfitto Massenzio sarebbe spettata la damnatio memoriae. Tutti questi aspetti sono trattati con lucida completezza nelle pagine del libro, che non trascura gli elementi legati al rinnovamento dell'esercito romano, molto mutato rispetto ai secoli precedenti. Tattica, strategia e armamenti sono analizzati ed esposti con l'ausilio di immagini, fotografie e mappe: la battaglia, breve ma di notevole intensità, è così restituita compiutamente all'attenzione dei lettori, che potranno conoscere nel dettaglio questo momento essenziale per la storia di Costantino e dell'Impero romano. -
Napoli tra il Barocco e i Lumi
"Napoli visse nel XVIII secolo la sua """"ora più bella"""". A partire dal 1734, la città tornò a essere la capitale di un regno indipendente. Le trasformazioni urbanistiche che ebbero allora inizio indicavano questo rinnovamento, così come lo splendore della vita culturale e artistica. Si poté vedere un segno di questo ritorno alla bellezza e al prestigio d'un tempo nella scoperta delle rovine archeologiche di Ercolano, Pompei e Stabia. L'armonia classica trovò uno splendido riflesso nelle numerose costruzioni architettoniche realizzate da Vanvitelli, Fuga e altri grandi artisti, grazie ai quali il nuovo sovrano abbellì la capitale del suo regno e i suoi dintorni: i palazzi reali di Caserta, di Capodimonte, di Portici, l'Albergo dei poveri, il teatro San Carlo. Nelle stradine della Napoli greco-romana si incontrarono probabilmente in quegli anni Giambattista Vico, l'iniziatore critico della filosofia moderna in Italia, e il principe Raimondo di Sangro, depositario di una saggezza antica, di cui è testimonianza la sua cappella Sansevero. (...)Tuttavia, proprio alla fine del secolo, oscure nubi si addensarono su questo spettacolo e vi posero fine. II tentativo rivoluzionario del 1799 con l'instaurazione della """"Repubblica napoletana"""" fu spezzato e la gioventù più brillante di Napoli salì sul patibolo. A partire da quel momento, Napoli si avviò verso il suo declino malinconico, completato, una sessantina d'anni dopo, dalla perdita definitiva del suo status di capitale. L'armonia non si realizzerà più sotto il Vesuvio: non ci sarà più accordo tra la magnificenza della natura e il corso della storia, di cui si trovano rappresentazioni nei numerosi guazzi o paesaggi del XVIII secolo, mettendo in scena, all'ombra protettrice del Vesuvio, in un azzurro chiaro e arioso, una città calma, solare; insomma, un inno all'accordo tra la natura e la cultura, il genio del luogo e lo spirito del mondo.»" -
L' esercito di Francesco Giuseppe
Goethe ed Engels, due figure tanto rappresentative del mondo germanico quanto distanti per interessi e scopi, sostanzialmente condivisero la veduta secondo cui l'istituzione militare di uno stato ne riflette in modo fedele l'intima ""essenza"""" e le caratteristiche politiche e sociali. Ciò è particolarmente vero dell'esercito asburgico (austriaco prima e austro-ungarico dopo l'Ausgleich del 1867), che nei suoi quattro secoli di storia accompagnò le fortune e il declino della dinastia che esso serviva e di cui fu il più solido pilastro istituzionale. L'apparato militare della monarchia non fu solo uno strumento che la preservò dalle minacce esterne ma si rivelò - soprattutto negli anni 1848 e 1849 - cruciale per la salvaguardia dell'impero quando questo rischiò di soccombere alle potenti pressioni disgregatrici provenienti dal suo interno. Nonostante il suo status preminente, l'esercito, alieno da spinte dirigistiche, non fece mai dell'impero un Militarstaat alla prussiana: esso conservò da un lato la propria lealtà dinastica e dall'altro una straordinaria coesione, tanto che, alla dissoluzione della monarchia e dunque dell'esercito, l'ultimo vessillo asburgico non fu fatto sventolare dall'imperatore a Vienna, ma da un comandante militare nella remota Albania. Il libro narra - come sottolinea l'Autore - l'ultimo secolo di vita di una delle più antiche organizzazioni militari europee, in special modo la lunga fase in cui Francesco Giuseppe improntò di sé - nell'attitudine, nelle scelte e negli errori - quell'esercito che come nessun'altra istituzione sentì suo."" -
Lettere dal fronte alla famiglia 1915-1918. Con una selezione di lettere di risposta dei genitori e di Friedrich Georg Jünger
Ernst Jünger ha vissuto come giovanissimo volontario la prima guerra mondiale sul fronte occidentale dal 1915 al 1918. Dai suoi diari scritti durante il conflitto nacque la sua opera ""Nelle tempeste d'acciaio"""", primo passo verso la costruzione della sua identità intellettuale. Prima dell'uomo di cultura, ci fu dunque un giovane assetato di avventura, gloria e affermazione di sé. La ricerca del senso da attribuire al feroce massacro di massa della Grande Guerra si intreccia alla rielaborazione dell'esperienza del rischio della morte vissuta in prima persona e alla riflessione sulla fine crudele di amici e commilitoni: insieme alle battaglie combattute contro i nemici sul fronte, la lotta anche interiore di Ernst Jünger trova riscontro nelle oltre 72 lettere, cartoline e telegrammi scambiati con i genitori e con il fratello Georg Friedrich. Jünger stupisce per l'impiego di una fredda razionalità nel racconto della crudele realtà della guerra, visto in quest'occasione nella cornice dell'intimità familiare."" -
La guerra russo-afgana (1979-1989)
Ancora oggi, il conflitto russo-afghano, l'ultimo della Guerra Fredda, offre spunti e interpretazioni tanto controversi quanto attuali. Iniziata il 24 dicembre 1979, quando reparti appartenenti alla 108º divisione motorizzata dell'Armata Rossa oltrepassarono il confine settentrionale dell'Afghanistan, la guerra segnò profondamente il destino di questo sfortunato paese e decretò anche l'inizio di un progressivo declino che portò il regime comunista di Mosca al collasso. L'Armata Rossa, all'epoca considerata come il più potente esercito del mondo, fu bloccata sulle montagne afghane da un pugno di guerriglieri islamici male armati, ma determinati a conseguire la vittoria finale in uno scontro ideologico e militare senza quartiere. La ricostruzione passa in rassegna l'organizzazione operativa e logistica, l'addestramento, le tecniche e le tattiche impiegate dall'Armata Rossa e dai mujaheddin nel tragico decennio di guerra, fornendo approfondimenti sugli errori che contribuirono in modo determinante alla sconfitta finale russa. L'analisi è inoltre completata da un'appendice che illustra l'odierna situazione politico-militare del paese a quasi sedici anni dall'intervento delle truppe della NATO, attualmente incaricate (nell'ambito della missione ""Resolute Support"""") dell'addestramento, della consulenza e dell'assistenza in favore delle forze armate e delle Istituzioni governative afghane."" -
Erdogan. L'incerto alleato
«Sono stato in Turchia più di quaranta volte. Ho molti amici turchi che ammiro e rispetto. I turchi sono ospitali e cortesi. Quelli che conosco sono moderni e progressisti. I curdi che vivono in Turchia sono dignitosi e nobili, anche nel dolore. Credono che la strada della pace verso un futuro più luminoso passi attraverso l'Europa. Ultimamente i turchi sono afflitti dall'huzun. E un termine turco che vuol dire malinconia, senso di perdita e tristezza. Nella sua forma più estrema l'huzun comporta un profondo senso di angoscia. Il giro di vite di Erdogan dopo lo sventato putsch ha rafforzato la sensazione di impotenza. Malinconia e tristezza sono diventate onnipresenti, le dimostrazioni di unità superficiali e passeggere». La Turchia si trova a un bivio. Lungo una via si trovano la radicalizzazione islamista, la dittatura e l'instabilità. L'altra conduce alla stabilità e alla sicurezza, sulla base di una maggiore integrazione con l'Europa e di una rinnovata alleanza con gli Stati Uniti. La Turchia avrà un'importanza basilare per la politica estera di sicurezza dell'America, se sosterrà i valori della comunità atlantica. La direzione che sceglierà Ankara avrà rilevanti conseguenze per il popolo turco, come pure per la NATO e per gli Stati Uniti. ""Erdogan. L'incerto alleato"""" è storia politica contemporanea. Si fonda su resoconti giornalistici apparsi in inglese e in turco reperiti da un gruppo di lavoro internazionale e plurilingue. Funzionari sia dell'AKP che del governo turco rimasti nell'anonimato hanno fornito le informazioni. Attingendo da fonti riservate, il libro offre conoscenze sino poco accessibili ai lettori occidentali, descrivendo le crisi interne al regime di Erdogan, compresi il giro di vite sulla libertà d'espressione, la corruzione endemica e la propaganda bellicosa e violenta contro i curdi. L'autore propone una visione critica dei rapporti politici regionali della Turchia, dei legami con il terrorismo e del suo ruolo nella guerra civile in Siria. Il libro offre una descrizione senza orpelli dell'autoritarismo di Erdogan e delle fasi del processo di consolidamento del potere dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, spingendosi infine ad alcune prospettive sul futuro prossimo del paese, centrale per la geopolitica del Medio Oriente e del mondo."" -
La quinta Germania. Un modello verso il fallimento europeo
Un'analisi acuta e a tratti feroce della Germania, esaminata a partire dagli eventi difficili del Novecento e in particolare degli ultimi trent'anni, della sua politica estera e del ruolo europeo, della crisi della sinistra e della rivoluzione nel mondo del lavoro. ""Nella storia dell'Europa contemporanea ci sono state cinque Germanie. La prima è quella precedente all'Ottocento, un mosaico multinazionale che sopravvisse fino a Napoleone senza mai riuscire a diventare uno Stato. La seconda appare con l'unificazione bismarckiana e si estende sotto la guida prussiana fino al primo dopoguerra mondiale, con la sua problematica appendice repubblicana di Weimar. La terza Germania fu quella di Hitler e Auschwitz, un regime particolarmente tragico e nefasto, che rimase in vigore per dodici anni e si concluse con la fine della Seconda Guerra Mondiale. La quarta è la Germania divisa in due parti del secondo dopoguerra, posta sotto tutela delle potenze della Guerra fredda. A partire da quel passato, la quinta Germania nasce dalla riunificazione nazionale del 1990, con l'annessione della DDR da parte della Germania Ovest, ma inizia a manifestarsi solo adesso, con un uso pieno e normalizzato della sua recuperata sovranità e potenza. La principale novità che questa quinta Germania esibisce rispetto a quella precedente si compone di due elementi. Il primo è costituito dal suo ritorno, graduale ma deciso, a un interventismo militare nel mondo che cominciò negli stessi anni Novanta nei Balcani, e che oggi si estende ormai dall'Afghanistan all'Africa. L'altro elemento è costituito da una leadership europea, dogmatica e a tratti arrogante, utilizzata come uno strumento per imporre il programma di involuzione neoliberale promosso dagli anni Settanta da parte del mondo anglosassone, e che la crisi finanziaria del 2008 ha trasformato in un rullo compressore. Attualmente questa leadership mira ad approfondire la disuguaglianza, interna e tra i diversi Paesi, e a una disgregazione del progetto europeo""""."" -
Canidia. La prima strega di Roma
Il fascino dell'esoterico si fonde in queste pagine con la forza della letteratura latina nei versi di uno dei suoi massimi esponenti: un'indagine erudita e accattivante su Canidia, strega e demone letterario di Orazio. Entità multiforme, al tempo stesso seducente e repellente, temibile e imbelle, anti-Musa del suo stesso autore e personificazione delle sue opere. Un mistero letterario analizzato alla luce della poetica oraziana, della cultura classica e delle radici antropologiche del magico nell'antichità, passando da Lilith a Circe, tra lamie e empuse, amori e orrori indicibili. Canidia è una delle streghe meglio attestate nella letteratura latina. In ben tre componimenti di Orazio ha un ruolo di primo piano, ed è citata per nome in altri tre. Attraverso gli Epodi e le Satire Canidia profana tombe, rapisce, uccide, avvelena, tortura. In una satira si inoltra nei giardini di Mecenate, squarta un agnello con i denti e invoca i morti. In un'altra poesia affama un bambino romano per poterne raccogliere le interiora essiccate, e altrove ancora usa i suoi incantesimi per convincere Orazio a non suicidarsi: con l'unico proposito di poter continuare a tormentarlo. Eppure, l'attenzione degli studiosi non è stata generosa con questo personaggio. Canidia non è il soggetto esclusivo di alcun libro, e solo pochi articoli si occupano principalmente di lei. Questo studio è la prima monografia sulle origini ""storiche"""" di Canidia. Il personaggio è comunemente considerato corrispondente a quello di una strega romana: la seconda sezione di questo libro si occupa del modo in cui figure come Canidia funzionano in qualità di figure demoniche, entità fluide i cui attributi cambiano secondo il contesto. Questo criterio di analisi rifiuta la recente definizione proposta dagli studiosi, secondo cui la strega romana è un tipo uniforme i cui comportamenti sono sempre uguali, per proporre invece un'interpretazione che metterà in evidenza il rapporto tra la rappresentazione cangiante di Canidia e le scelte letterarie di Orazio."" -
Alpi Carniche e Dolomiti friulane. Itinerari, letteratura e fotografie
In questa guida si presentano alcuni itinerari alpinistici aperti sulle Alpi Carniche e sulle Dolomiti Friulane dagli anni Sessanta dell'Ottocento ai primi anni del Novecento. Il volume è costruito affiancando ad alcuni racconti e relazioni d'epoca le schede tecniche aggiornate dei percorsi. Sono stati selezionati 35 itinerari, scelti fra le più significative testimonianze delle vie scoperte, o abitualmente percorse, dagli alpinisti che frequentarono le nostre montagne nella seconda metà dell'Ottocento: Peralba, Fleons, Volaia, Cogliàns e altri. Mentre le schede contengono le informazioni essenziali per chi intenda effettuare oggi queste ascensioni, i racconti storici vogliono essere soprattutto un invito a riscoprire un modo di andare in montagna diverso e inconsueto, e insieme ad avvicinare questi itinerari - oggi per lo più classificati come ""facili"""", e pertanto spesso snobbati dalla maggior parte degli alpinisti - con la stessa modestia, lo stesso entusiasmo, lo stesso spirito di scoperta di chi per primo li percorse più di cento anni fa."" -
Il mondo nel 2018 in 200 mappe. Atlante di geopolitica
Fra barlumi di speranza e instabilità che si tramandano, il mondo del prossimo anno conoscerà evoluzioni complesse e incerte, che questo volume si propone di decifrare. Al pari delle precedenti edizioni, l'ambizione è quella di conferire nuovi elementi per illuminare sotto cinque tematiche generali i grandi eventi succedutisi nel biennio precedente. Saranno esposte le analisi dei maggiori specialisti di diversi settori (geografi, politologi, demografi, sociologi ecc.). Esse cercheranno di dare un senso ai fatti collocandoli innanzitutto nei contesti storico-politici più globali, e quindi nel loro ambito geografico, in virtù di una cartografia tematica di scala e proiezione variabile. Il libro esordisce con una visione d'insieme basata sulle tendenze e sulle evoluzioni che rischiano di modellare o plasmare gli anni venturi. Il primo capitolo verte sia sui progressi geopolitici che sui rapporti di forza, sulle minacce o sui fenomeni politici, come il populismo che si sta imponendo a livello mondiale. I tre capitoli successivi si focalizzano sulle enormi sfide per l'avvenire del nostro pianeta: la stabilità, senza la quale sono impossibili tanto lo sviluppo quanto il progresso; il riscaldamento del clima e lo sviluppo sostenibile, punto chiave per la sopravvivenza dell'uomo; e il processo di globalizzazione, che ormai determina l'economia e le relazioni internazionali. Il quinto capitolo si occupa quest'anno di una particolare tematica, quella dei confini. Essi infatti, come conseguenza della mondializzazione, sono in piena trasformazione. Sembrava che fossero sul punto di sparire del tutto, e invece le frontiere si rafforzano ovunque, nel globo intero, creando nuove barriere per tenere a distanza tutto ciò che viene percepito come minaccia, dal terrorismo alle migrazioni illegali, dai traffici di ogni tipo alla povertà. -
Le Alpi Giulie. Itinerari, letteratura e fotografia
Le Alpi Giulie, incastonate tra terre di cultura slava, germanica e italiana, oltre a essere uno scrigno a cielo aperto di bellezze naturali sono anche lo scenario che ha fatto da testimonianza a uomini d'eccezione, veri pionieri dell'alpinismo. I viaggiatori inglesi e austriaci, la Società Alpina Friulana, Giacomo Savorgnan di Brazzà e Julius Kugy sono alcuni protagonisti di questo libro, insieme ai loro itinerari alla scoperta del Tricorno, del Matajur, del Canin, del Montasio e delle altre vette. Memorie preziose e spunti suggestivi per chi vuole sognare la prossima salita sulle Alpi Giulie. -
Cesare e la conquista della Gallia. Alesia 52 a. C.
Di tutte la battaglie combattute da Cesare nelle sue campagne, Alesia è la più celebre. Questo scontro determinante è stato oggetto di un'insolita abbondanza di studi archeologici e ricostruzioni, che il libro vuol presentare ai lettori interessati alla storia militare e dell'antichità. Nel 52 a. C. la conguista e pacificazione della Gallia per opera del condottiero romano si mutò in una repentina e violenta rivolta delle tribù galliche, che trovarono un leader carismatico in un giovane nobile arverno di nome Vercingetorige. Dopo una serie di scontri a Vellaunodunum, Cenabum e Noviodunum, Vercingetorige optò per una strategia di scontri a bassa intensità e manovre difensive, così da tagliare le truppe romane dai loro rifornimenti e minacciarne i movimenti, rischiando di compromettere gravemente il dominio romano in Gallia. Quando il capo gallico scelse di impegnarsi nella difesa della città fortificata di Alesia, erano maturate le condizioni per la battaglia determinante della guerra. Il libro restituisce il contesto bellico e storico dello scontro, prestando particolare cura alla descrizione dei protagonisti, delle truppe, delle strategie e del dettaglio delle tattiche d'assedio e di difesa, anche grazie al supporto delle tavole a colori e delle mappe. -
I barbari
Il concetto di barbarie è di difficile definizione: esso infatti è mutevole perché cambia in base a chi osserva un modo di vita e lo qualifica come differente e inferiore. Differenze climatiche, geografiche e comportamentali hanno concorso nel mondo antico alla costruzione di barriere, di scissioni che frequentemente avevano una base etnica e talvolta razzista. Sono tuttavia numerose le sfumature con cui i greci prima e poi i romani si relazionarono con questi popoli posti al di fuori del mondo considerato civile: al disprezzo spesso si alterna l'ammirazione, per il vigore fisico e il coraggio, la supposta assenza di vizi e l'attitudine alla libertà. Si trattava di realtà che dunque percepivano con forza una reciproca alterità ma che non furono mai davvero impermeabili in nessun momento della loro storia, e particolarmente in quei secoli complessi e affascinanti che costituiscono la tarda antichità e l'alto medioevo. Bruno Dumézil, insieme a Sylvie Joye, Charlotte Lerouge-Cohen e Liza Mér, percorre l'avvincente storia dei rapporti tra la civiltà greco-romana e ""i barbari"""", proseguendo con la caduta dell'Impero Romano e l'alto medioevo, per arrivare poi alle interpretazioni moderne e contemporanee in pagine che ricordano ipotesi e spunti dei grandi storici e presentano le più recenti prospettive della storiografia."" -
Migrazioni. La fine dell'Europa
"Gli ultimi europei si sono insediati su di un altopiano sul quale stanno così bene che la maggior parte di essi non riesce più a immaginare un'alternativa migliore. L'altopiano è circondato da barbari che guardano con avidità e invidia ai Paesi ricchi e che vorrebbero volentieri penetrarvi. La tattica dei colonizzatori che si può osservare attualmente - esporsi al rischio di annegamento nella speranza di essere salvati e raggiungere l'agognata meta - corrisponde alla tattica della guerra asimmetrica vinta da chi riesce a sopportare il numero più alto di vittime. I colonizzatori operano da una posizione di debolezza, motivo per cui devono rappresentarsi come Davide che non sconfigge Golia nella lotta simmetrica a viso aperto, ma con l'astuzia. Di questa astuzia fa parte anche una grande disponibilità a correre dei rischi sapendo o avendo fede nel fatto che la cosa valga la pena a lungo termine. Si passerà alla presa di potere solo quando il territorio sarà già invaso."""" (L'autore). Biografia di Matteo Giurco."