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Iran rivoluzionario. Una storia della Repubblica islamica
Da quattromila anni la storia iraniania è un microcosmo che racchiude tutti i tratti della storia dell'umanità intera: imperi, rivoluzioni, invasioni, arte, architettura, conquistatori, uomini di pensiero, scrittori e poeti, mistici e legislatori, leader carismatici e tiranni dalla leggenda nera. Un marziano che volesse imparare tutta la gamma delle azioni dell'umanità, troverebbe nella storia iraniana un ottimo corso introduttivo. In Occidente non sono molte le informazioni sull'Iran conosciute dai non addetti ai lavori. Grazie all'impatto visivo dei media dell'informazione, in molti avranno in mente un mullah barbuto, con turbante e tonaca, che parla al microfono rivolto a folle agitate scandendo qualche slogan. Oltre a ciò, l'Iran entra in gioco di solito associato a qualche grafico sui prezzi del petrolio, i cui cambiamenti sono in genere assai seguiti. Ma come ha fatto un religioso ad arrivare a una posizione di simile autorità? Qual è stata la strada seguita dall'Iran sotto la Repubblica Islamica? Il libro mira a rispondere a tali domande, focalizzandosi su momenti e episodi che hanno costituito i punti di svolta delle dinamiche politiche e sociali iraniane degli ultimi quarant'anni, collegando le vicende della contemporaneità con i loro antefatti molto più lontani nel tempo con maestria e padronanza assoluta di una realtà complessa. L'Iran, grande protagonista della geopolitica, trova nella narrazione di Micheal Axworthy una ricostruzione documentata e in grado di contestualizzare con chiarezza molti snodi complessi: la rivoluzione, la guerra con l'Iraq, i movimenti di protesta, il posizionamento internazionale e l'armamento nucleare si trovano finalmente inseriti in un quadro d'insieme efficace e illuminante. -
Le foibe giuliane
Gli interrogativi posti da Elio Apih e le riflessioni che essi suscitano nel percorso di questo libro, muovono da un quesito fondamentale: ""Come e da dove viene l''infoibamento' nella Venezia Giulia?"""" È bene precisare che l'Autore tratta sia delle foibe del 1943 in Istria, sia delle foibe del 1945, che riguardarono anche Gorizia, Pola e Fiume, ma soprattutto, per efferatezza, Trieste. Ciò detto, è significativo che il primo capitolo si apra su uno scenario di vuoto metafisico: l'abisso (abissus abissum invocat) in cui si agitano elementi da primordio evocati tramite suggestioni letterarie, si ridesta un universo premoderno di credenze misteriche e magiche che aveva profondamente colorato i tessuti dell'immaginazione di tante generazioni di istriani; la percezione diffusa è quella del male connesso alla foiba. Ma sul piano storico l'""""infoibamento"""" come eccidio trova collocazione nel quadro della Seconda guerra mondiale; taluni episodi (il massacro di Katyn, le Fosse Ardeatine, le stragi in Spagna descritte da Hemingway) possono far pensare ad un'analogia fra le modalità """"rituali"""" dell'eccidio. Tuttavia il quadro delle foibe giuliane pone la questione di un uso barbarico che sembra appartenere all'Europa centroorientale, e ci si domanda se esista un'inquietante presenza di """"esperti"""" istruiti dai protagonisti dei fatti di Katyn. Si tratta, ad ogni modo, di un accadimento storico complesso, che rompe un plurisecolare assetto sociale da un lato, e dall'altro, nella lotta di liberazione, assume, dal punto di vista sloveno o croato, carattere di strumento per la revisione confinaria con l'Italia. Le tensioni politiche si intrecciano con quelle nazionali e viceversa. Per decenni la questione delle foibe è stata ostaggio della polemica politica, fondata sul mero conteggio dei morti, sulla descrizione delle atrocità, senza contare l'aleatorietà delle testimonianze dirette, tanto più incerte quanto più accentuata ne è la contingente emotività. L'ipotesi dell'Autore è che il comunismo jugoslavo """"non allineato"""" non è stato sottoposto a giudizio in quanto ha goduto di un'ampia immunità dettata dall'atlantismo e incontrato l'apprezzamento della sinistra italiana in nome del - la politica di equidistanza terzomondista di Tito; in Italia l'antifascismo si sarebbe invece dovuto impegnare di più nella costruzione di un'etica democratica nella società civile, e meno in quella di un'etica politica o partitica, nel corso di un lungo processo che ne ha enfatizzato il culto eroico anche tramite l'abuso retorico, laddove la generazione democratica di Apih aveva intravisto nell'antifascismo l'opportunità di una rifondazione morale della Nazione italiana."" -
Atlante della Shoah 1939-1945. Ediz. illustrata
La tragedia della Shoah in oltre 100 mappe e grafici che illustrano la trasformazione di un'ideologia in aberrante realtà. Come si è diffuso l'odio antisemita nell'Europa dei lumi? Quali sono state le conseguenze della Grande Guerra? Quali le tappe delle politiche razziali nella Germania nazionalsocialista, culminate nell'uccisione pianificata di circa 6 milioni di individui? E quali sono state le responsabilità degli Alleati e della Chiesa? Dalle prime uccisioni sul fronte orientale per mano delle Einsatzgruppen ai rastrellamenti nell'Europa occupata, dalla Francia alla Grecia, fin dentro l'inferno di Auschwitz, Treblinka, Belzec, Sobibór, Majdanek e Chelmno: un libro che offre molteplici risposte a decenni di domande su come la Shoah sia stata possibile nel secolo del trionfo della ""modernità"""", e su come il massacro degli ebrei d'Europa abbia potuto concretamente avere luogo in tutte le sue fasi, dalla concentrazione all'eliminazione. Cartografia di Mélanie Marie."" -
La guerriglia urbana. Da Stalingrado all'Iraq
"Quella che un tempo era la classica battaglia in campo aperto ormai è scomparsa: ecco l'inferno di cemento dei centri ur-bani, scenario dei soldati delle guerre contemporanee"""". Uno studio completo delle tecniche di combattimento moderne nei centri urbani a partire dalla difesa sovietica della città di Stalingrado nel corso della Seconda guerra mondiale, per arrivare fino alle operazioni degli scorsi anni nel territorio iracheno. 24 anni di esperienza personale dell'autore nell'esercito americano sono condensati in questo libro, che condurrà dalla Stalingrado del 1942 a Aquisgrana (1944), Inchon e Seul (1950), Algeri (1956-57), Hue (1968), in Irlanda del Nord (1969-2008), Groznyj (1994-95), Jenin (2002) e Ramadi (2006-07). Le diverse azioni delle forze convenzionali o controinsurrezionali sono messe in evidenza con particolare enfasi su considerazioni di natura tattica, strategica, operativa e politica. Per comprendere quello che sempre più sembra connotarsi come il modo di combattere le guerre future." -
La cucina della tradizione triestina
Trieste, crogiolo di etnie e punto di convergenza di differenti flussi culturali, presenta ai primi del Novecento una tradizione gastronomica immensamente ricca e varia. Antichi quaderni delle famiglie triestine hanno consentito di raccogliere e riproporre una selezione di ricette che sono vere sinfonie gastronomiche, si parli del pesce ""in busara"""" o degli gnocchi """"de susini"""", della jota o dei mille """"rebechini"""" d'obbligo per le merende di pescatori e commercianti. Gusti e sapori di una terra complessa, tra contaminazioni mediterranee e radici mitteleuropee, che ancora oggi sanno evocare il piacere della tavola imbandita e il ricordo di un passato affascinante."" -
Dietro gli scogli di Zara
Il tenue filo della speranza che si alterna al disinganno percorre il racconto del dramma dei fratelli Nicolò e Pietro Luxardo, prestigiosi imprenditori ed esportatori di spicco della vita politica e civile di Zara, vittime degli avvenimenti che seguirono all'occupazione jugoslava dei territori dalmati nel 1944. Sullo sfondo di una città martoriata dalla guerra, i destini dei due protagonisti si sviluppano secondo un imperscrutabile disegno, che culminerà nell'assassinio di Nicolò e della consorte Bianca per mano di ignoti partigiani jugoslavi e nella misteriosa scomparsa di Pietro. È il filo della speranza a guidare gli sforzi che per lunghi anni la famiglia Luxardo compie per conoscere la verità sulla sorte dei propri cari, vagliando pazientemente ogni risposta ufficiale delle autorità interpellate. Nel labirinto di ipotesi che viene così costruendosi, il lettore è poco a poco coinvolto e spinto - quasi come in un giallo - ad abbracciare la più verosimile, aderendo al destino di uomini che la narrazione trasforma via via in figure corali, specchi di eventi condivisi da una moltitudine silenziosa. Una storia più vasta fa eco a quello del ""signor Piero"""" e del """"signor Nicolò"""": è quella di un'intera città, che si stringe attorno all'austero palazzo del Barcagno, dietro quegli scogli che raccontano il dolore di un'intera popolazione."" -
Venezia e la guerra in Dalmazia (1644-1649)
28 settembre 1644: una squadra corsara dei Cavalieri di Malta attacca la Carovana di Alessandria nel mar Egeo, al largo dell'isola di Scarpanto. I Cavalieri infliggono e subiscono gravi perdite, catturando numerosi prigionieri. Tra essi, dame del seguito del sultano e un bambino principe del sangue. Durante il rientro a Malta, i Cavalieri sostano ripetutamente in territorio veneziano. L'episodio in sé può non sembrare significativo nel rovente Mediterraneo di metà Seicento. Diventa, però, la scintilla che accende il conflitto, lungo oltre ventiquattro anni, noto come Guerra di Candia, che fu combattuta su ben tre fronti: isola di Creta, mar Egeo e Dalmazia. Si trattò di un momento chiave della storia europea, perché ridisegnò gli equilibri mediterranei. Nel periodo 1644-49 sulla costa orientale adriatica accaddero eventi fondamentali dal punto di vista geostrategico, che videro l'emergere del genio incompreso di Lunardo Foscolo, il provveditore generale veneziano, ben assecondato dal ""barone"""", il governatore alle armi Christopher von Degenfeld. Questo libro racconta quei giorni e quegli uomini."" -
Atlante del 2018. Mappe dell'anno che verrà
Oltre 200 mappe per capire come cambia il mondo attraverso i fenomeni politici, sociali e climatici. Le tendenze e le evoluzioni che rischiano di modellare o plasmare gli anni venturi, attraverso i progressi geopolitici, i rapporti di forza, sulle minacce o sui fenomeni politici, come il populismo che si sta imponendo a livello mondiale. Mappe per approfondire le sfide future del nostro pianeta: la stabilità, senza la quale è impossibile il progresso; il riscaldamento del clima e lo sviluppo sostenibile, punto chiave per la sopravvivenza dell'uomo; e il processo di globalizzazione, che ormai determina l'economia e le relazioni internazionali, con l'inedita analisi dei confini che, se prima sembravano sul punto di scomparire, sono invece in piena trasformazione, diventando nuove barriere per tenere a distanza tutto ciò che viene percepito come minaccia, dal terrorismo alle migrazioni, dai traffici alla povertà. -
Frontiera rossa. Il Pci, il confine orientale e il contesto internazionale 1941-1955
Sul rapporto accidentato tra il Partito comunista italiano e il confine orientale è divampata una controversia pressoché permanente, che evocava scomode ambiguità. Frontiera rossa riannoda il filo tortuoso delle politiche del Pci di Togliatti verso il confine orientale nella fase forse più incandescente del secolo scorso. Si trasformava via via nella linea di demarcazionè tra il mondo che si riaffacciava alla libertà e il mondo soggetto all'influenza sovietica, inchiodando così il Pci a cavallo di urgenze e fedeltà contraddittorie. Ma in seno al movimento comunista il confine orientale fu anche una membrana tra due strategie in acuto contrasto tra loro: si consumò allora uno scontro sotterraneo, finora rimasto nell'ombra, tra Tito Sostenitore della ""guerra inevitabile"""" e di una visione della rivoluzione in continua espansione, il primo; tenace esecutore delle direttive di Stalin finalizzate a escludere un'insurrezione in Italia, il secondo. Scrive Elena Aga-Rossi nella prefazione: """"Frontiera rossa costituisce un importante nuovo tassello nella ricostruzione delle vicènde del confine orientale e della storia del nostro Paese, che per tanti anni sono state oggetto di interpretazioni di parte, quando non di disinformazione"""". Grazie a una ricca bibliografia e a documentazione d'archivio largamente inedita, la ricerca di Patrick Karlsen riesce a fare il punto su un tema che non ha smesso di dividere gli storici e l'opinione pubblica, associando una rigorosa ricostruzione fattuale a nuove e affascinanti chiavi di interpretazione a una controversia pressoché permanente, che trascende di gran lunga gli argini della storiografia."" -
Quei giorni di Pola. Ricordo di un esodo
Per un incidente informatico scopriamo che una città non esiste più: cancellata, scomparsa con ogni segno del passato, svaniti i volti e i luoghi che affollano i nostri ricordi. Ma la nostra memoria si ribella, esige di restituire vita, tempo e spazio ai personaggi, agli eventi, alle cose. Così l'assurdo irrompe nel preambolo al racconto, annunciandosi come seme di una metafora che dichiara l'assenza di una ""logica"""" nella Storia. Per l'autore, l'urgenza è il recupero della sua esperienza vissuta a Pola, la """"città scomparsa"""", dai primi anni Trenta del Novecento sino al tumultuoso biennio postbellico. Il risultato è la narrazione passionale di una voce pacata, un crescendo che, dall'elegia dell'infanzia, trascorre all'epica dell'impegno politico, fino all'inevitabilità tragica dell'esodo istriano: la millenaria Pola non sarà salvata dall'iniquità della Storia. Libro di riconciliazione della memoria con i luoghi della giovinezza, Quei giorni di Pola come osserva Arrigo Levi nella prefazione, è anche la storia """"di come un ragazzo diventa un uomo"""", un viaggio e un apprendistato sentimentali che ne fanno un prezioso unicum nella letteratura di confine."" -
Tattiche della fanteria britannica nelle guerre napoleoniche (1792-1815)
Il commento del duca di Wellington sulla fanteria britannica, espresso poco prima dell'inizio della campagna di Waterloo (1815), è ben noto: alla domanda su quale sarebbe stato il risultato dei combattimenti che stavano per cominciare, egli indicò un fante fuori servizio e disse: ""Dipende tutto da quell'articolo se riusciremo a fare il lavoro oppure no. Se me ne date abbastanza, ne sono sicuro"""". Le ragioni che al tempo, così come in seguito, furono addotte per spiegare l'eccellenza della fanteria includevano fattori quali la caparbietà e la determinazione del singolo soldato, la disciplina, le capacità dei comandanti e il sistema reggimentale. Questi e altri elementi sono presi in esame nel libro attraverso uno studio accurato, in grado di fornire una panoramica completa e avvincente sulla fanteria britannica nel contesto delle guerre napoleoniche."" -
Dall'Isonzo al Piave. Lettere clandestine di un corrispondente di guerra
Primo giornalista del Regno d'Italia a sbarcare nella Trieste redenta dal cacciatorpediniere Audace il 3 novembre 1918, Rino Alessi (già direttore del ""Giornale del mattino"""" di Bologna) si arruolò volontario nel genio allo scoppio della guerra nel 1915, inviando una serie di articoli dal fronte a """"Il Secolo"""" di Milano, diretto da Giuseppe Pontremoli. Su proposta del generale Porro Della Bicocca, sottocapo di Stato Maggiore con Cadorna, Alessi fu chiamato nell'aprile 1916 all'ufficio stampa accreditato presso il Comando Supremo. Mentre le sue lettere continuavano ad apparire sul """"Secolo"""", sul """"Messaggero"""" di Roma e sul """"Giornale del mattino"""" di Bologna, dall'aprile 1916 alla fine della guerra avviò con il direttore Pontremoli una corrispondenza riservata, nella quale venivano fornite informazioni non note all'opinione pubblica su molti aspetti delle battaglie dell'Isonzo e di Caporetto, sul Comando Supremo e sulle polemiche interne. Queste lettere, che vanno dall'ottobre 1916 al maggio 1918, furono pubblicate per la prima volta nel 1966, contribuendo a gettare nuova luce su una delle fasi più ardue della Grande Guerra. A tutt'oggi, quando oltre un secolo è trascorso dalla stesura, l'epistolario è un'eccezionale fonte di analisi per la Grande Guerra, soprattutto perché consente di conoscere da vicino il Comando Supremo dell'esercito italiano, e di comprenderne punti di forza e debolezze, tattiche e preoccupazioni anche rispetto all'opinione pubblica, a lungo tenuta all'oscuro riguardo a molti elementi. Dall'""""Isonzo al Piave"""" testimonia una pagina dolorosa e cruciale di storia, grazie alla penna elegante e all'occhio critico di un maestro del giornalismo italiano. In questa rinnovata edizione, le lettere sono arricchite da un apparato fotografico in gran parte inedito."" -
L' eredità russa dei conti Coronini. Opere d'arte e oggetti preziosi dall'impero degli zar. Catalogo della mostra (Palazzo Coronini-Cronber, 14 aprile-11 novembre 2018). Ediz. illustrata
Il 15 marzo 1913 moriva a San Pietroburgo il conte Eduard Cassini, gentiluomo di carriera e capo della cancelleria delle cerimonie dì corte degli zar Alessandro III e Nicola II. Il suo ingente patrimonio, già appartenuto alla defunta moglie Zoe Bibikova (1840-1906), discendente da una stirpe legata all'alta nobiltà russa, fu per metà ereditato da Olga Westphalen Furstenberq (1871-19501) madre del conte Guglielmo Coronini Cronberg. La mostra e il catalogo intendono finalmente svelare la straordinaria consistenza di questo lascito e l'importanza che esso riveste all'interno delle collezioni Coronini. Opere d'arte e oggetti preziosi raccontano non solo le vicende di una famiglia di origine italiana che fin dall'epoca di Caterina II trovò la propria fortuna al servizio degli zar, ma anche il gusto e lo stile di vita della società aristocratica nel secolo che precedette la Rivoluzione di ottobre. Si scoprirà così l'inaspettata provenienza russa di preziosi arredi e importanti opere d'arte oggi conservati nelle sale del Palazzo Coronini, ma si potranno anche ammirare argenti, orologi e gioielli di squisita fattura, presentati al pubblico per la prima volta. Un'occasione per scoprire grandi pittori come Dmitrij Grigor'evic Levicki e Vladimir Lukic Borovikovskij, ma anche la raffinatezza e la sorprendente abilità tecnica di una produzione artigianale di altissima qualità che nel corso dell'Ottocento, grazie a maestri del calibro di Fabergé, si fece apprezzare in tutta Europa per la sua eccezionale originalità. -
Cina. Progetto finale
Il libro risponde all'esigenza di un'indagine in profondità nella visione che la Cina attualmente ha del mondo esterno, e nel modo in cui questo si intreccia alle sue dinamiche domestiche e alle sue preoccupazioni. Se, da un lato, la Cina porta ancora i segni di un'epoca passata, dall'altro la sua diplomazia sta attraversando lo stesso tipo di rivoluzione che ha vissuto la sua economia negli ultimi 35 anni. Di colpo è diventata uno degli attori principali in Medio Oriente, ha fatto da battistrada con gli Stati Uniti negli accordi sul cambiamento climatico, ma al tempo stesso sta creando delle entità come la Belt Road Initiative (BRI - anche chiamata ""Nuova via della seta""""), che sembrano non coinvolgere affatto gli statunitensi. La nuova ambizione diplomatica cinese colpisce perché sta portando in superficie tutte le ambiguità e i dubbi su che tipo di potenza la Cina sia in realtà. A cosa mirano i vertici di Pechino? Cosa vogliono ottenere? Qual è il loro progetto finale e che ruolo avrà il resto del mondo in questo progetto? Per rispondere almeno in parte a queste domande, l'opera cercherà anzitutto di collocare il pensiero e l'attitudine alla base dell'attuale politica estera cinese di Xi in un contesto storico, per poi entrare maggiormente in dettaglio circa le zone di influenza attorno alla Cina, spaziando dal suo rapporto con gli Stati Uniti e i Paesi vicini a quelli più periferici, con i quali il grande Stato asiatico si limita a stringere accordi di natura economica. Vi saranno, poi, capitoli specifici che riguarderanno gli Stati Uniti, l'Asia (l'orbita della Belt Road Initiative), l'UE, il Medio Oriente, l'America Latina e l'Africa."" -
La grande guerra in 100 mappe. La caduta degli imperi europei
La prima particolarità della Grande Guerra è il suo carattere universale: non può essere capita senza una visione geografica e cartografica che indaghi sia le operazioni militari sul campo, con le avanzate e ritirate di poche centinaia di metri o qualche chilometro, sia le grandi ridistribuzioni territoriali avvenute con i trattati di pace del 1919. Eppure, per un paradosso della storia, è stato scritto che la Grande Guerra ha subito la maledizione della cartografia: mentre il conflitto proseguiva affondando nelle trincee e le trionfanti offensive non si manifestavano, erano necessarie mappe sempre più dettagliate, a livello catastale: come riprodurre altrimenti postazioni di mitragliatrici, rifugi di fanteria, barriere di filo spinato? Centinaia di migliaia di uomini morirono per pochi centimetri di mappe, che raramente arrivavano nella realtà a raggiungere il chilometro: è quanto avvenne sul Fronte Occidentale tra 1914 e 1918. Ogni freccia o simbolo nelle mappe di questo libro può indicare una strage di uomini, ogni linea di confine mutata al termine della guerra l'espulsione di migliaia o milioni di individui. Il volume mira a facilitare la comprensione di un momento cruciale per la storia globale, la ridefinizione degli equilibri di potere non solo d'Europa ma del mondo, con ripercussioni ancora oggi avvertibili, dai Balcani all'Africa e al Medio Oriente. -
La storia dei Romanov
La storia dei Romanov è un'opera dedicata alla dinastia che ha regnato sull'Impero russo per tre secoli, dal 1613 al 1917. L'inchiesta, accompagnata da numerosi viaggi in Russia, tiene conto di scoperte e studi recenti, a volte ricchi di rimesse in causa o, al contrario, di revisioni, talvolta addirittura di riabilitazioni. Si tratta di capire in quale ambiente la storia dell'antica Russia sia oggi raccontata, spiegata, compresa, in un Paese che non cessa a tutt'oggi di volgere sguardi nostalgici al suo passato imperiale, troppo a lungo celato dall'oblio dell'ideologia e della propaganda. Il libro è un'ottima occasione di recuperare una memoria storica senza le imposture e la disinformazione seguite alla Rivoluzione, alla guerra civile e al totalitarismo. Da Pietro il Grande a Nicola II scorre vivace nella narrazione dell'autore la successione dei sovrani di Russia, che dominarono il più vasto Paese del mondo. Il destino dei Romanov, una famiglia riabilitata dalla storiografia, è descritto in un percorso orientato a seguire la costruzione della Russia imperiale e del suo ruolo nella storia mondiale. Pietro il Grande, Nicola II, Caterina la Grande e Alessandro II: sono i più celebri regnanti, i volti più noti di una dinastia che testimonia le complessità della storia russa e che trova nelle pagine di questo libro una collocazione in grado di mettere in luce tragedie e fasti nell'arco di tre secoli. -
La guerra del Friuli 1615-1617
Dal 1615 al 1617 l'esercito della Repubblica di Venezia e quello dell'arciduca Ferdinando d'Austria si affrontarono sul territorio che dalla Val Canale giungeva a Monfalcone, sull'Adriatico, insistendo per un lungo tratto lungo il fiume Isonzo. Trecento anni dopo, sui medesimi luoghi, si sarebbero scontrati nel corso della Prima guerra mondiale italiani e austriaci. Nel corso di questa guerra, combattuta anche in Istria e Dalmazia, Venezia lottò per mantenere il dominio del Golfo e per riconquistare i territori perduti durante la guerra contro la lega di Cambrai, mentre gli arciducali miravano a difendere il Sadland isontino e ad affermare le proprie aspirazioni sull'Adriatico. In questo aspro conflitto, caratterizzato da scorrerie, assedi, combattimenti e colpi di mano, più che da vere e proprie battaglie campali, si distinsero alcuni tra i più brillanti condottieri del secolo, tra i quali Wallenstein; gli stessi Generali comandanti delle contrapposte armate, Pompeo Giustiniani ed Adamo di Trautmannsdorf, trovarono una gloriosa morte sul campo. Dopo le cronache di pochi autori seicenteschi ed alcuni successivi contributi, per lo più ispirati ai loro scritti, questo lavoro basato su ricerche d'archivio traccia un chiaro, equilibrato ed esaustivo quadro degli eventi, ponendo inoltre all'attenzione del lettore aspetti rimasti sino ad oggi ignoti. -
Viaggio nel Mediterraneo romano
Mai nella storia il Mediterraneo e le terre che su esso si affacciano si trovarono a costituire un'unità politica, se non sotto l'autorità di Roma, durante i primi quattro secoli dopo Cristo. Il mare è una fonte di profitti infiniti per colui che sa dominarlo e mettersi in relazione con mondi stranieri: il Mediterraneo era così il centro dell'impero più grande e duraturo dell'Occidente, il collegamento tra Paesi più differenti allora di quanto forse non siano oggi. Questo libro ci porta in un lungo viaggio tra le sponde di un mare interno che unisce Oriente e Occidente, l'Europa e l'Africa. Alessandria, Rodi, Pozzuoli, Roma, Arles, Cartagine, Leptis Magna: sono tutte le fermate a cui attraccare, esplorando un mondo perduto ma in parte restituito, grazie alle magnifiche illustrazioni realizzate alla luce degli studi archeologici e storico-artistici. La lettura sarà dunque guidata dalla scia delle migliaia di barche che solcarono costantemente vaste distese d'acqua per il trasporto di grano, olio, vino con cui rifornire le principali città del mondo romano, mentre le flotte militari assicuravano la pace sul Mediterraneo, il mare che consentì ai romani di regnare sul mondo. Mare nostrum, ""è il nostro mare"""", dissero."" -
Italia 1636. Il sepolcro degli eserciti
Il libro è incentrato su quella che, per gli standard europei, fu una battaglia minore su un fronte secondario della Guerra dei Trent'Anni, ma il suo fine ultimo è molto più ampio. Di solito il teatro italiano rimane escluso dai racconti generali sulla Guerra dei Trent'Anni; esso invece fu ben più che un dettaglio minore nel quadro piu generale della guerra. La Battaglia di Tornavento (1636), qui esaminata, fu lo scontro più vasto nel periodo compreso fra la battaglia di Pavia nel 1525 e quella della Marsaglia, in Piemonte, nel 1693. Il valore storico decisivo della battaglia emerse soltanto a posteriori, e in negativo. Essa impedì infatti la conquista francese della Lombardia spagnola e di Milano, la chiave di volta per il controllo dell'intera penisola. Per i francesi l'Italia era il ""cimitero degli eserciti"""", il luogo in cui ogni disegno di conquista e di dominio andava in rovina. Questo libro esamina il modo in cui gli uomini al comando conducevano la guerra nel 1636, come i soldati - per la stragrande maggioranza volontari - la combattevano, e come la popolazione civile, presa in mezzo sul cammino degli eserciti, reagiva alle difficoltà della situazione. Verrà inoltre sottolineato come nel diciassettesimo secolo la guerra non fosse caratterizzata da una barbarie senza confini. Gli ufficiali e i soldati osservavano regole d'ingaggio nei confronti dei soldati nemici e dei civili, regole la cui logica umana e necessità potranno essere ora comprese grazie allo studio approfondito dell'autore."" -
Il ritorno dei barbari. Confronto con attori non statali dall'antica Roma a oggi
I barbari sono tornati. Gruppi di ridotte dimensioni, assai mobili e senza riferimento di uno Stato non sono più confinati nel passato, sono una realtà quasi quotidiana, si tratti dei talebani, di Al-Qaeda o dell'Isis. Il libro si occupa proprio della minaccia delle entità statali nella storia, proponendo concetti chiave validi anche nel presente.rnDall'impero romano, di fronte alle sfide ai confini del Reno e del Danubio, alla Russia minacciata dai popoli delle steppe, per passare poi ai Comanche e agli Stati Uniti dell'Ottocento, Jakub J. Grygiel mostra come tali gruppi abbiano costituito un problema peculiare e di lunga durata, difficile da risolvere con una guerra o con un trattato diplomatico. Per avere successo e non soccombere, gli Stati furono spesso costretti a modificare le proprie strutture interne, attribuendo maggiori poteri e responsabilità alle comunità più direttamente colpite dalla minaccia barbarica. Comprendere la sfida dei barbari e le strategie impiegate per rispondere offre una nuova prospettiva di fronte ai problemi dell'Occidente odierno.