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Il principe digitale
Con l’avvento dei social media, la politicarnè entrata in una nuova era. Gli attorirntradizionali – partiti, sindacati, élite –rnsono rimpiazzati da protagonisti e retirndi relazioni inediti e imprevedibili. Unrncambiamento che avviene con una velocitàrnsenza precedenti. Al centro del processo, larnconnettività digitale che sostituisce antichirnlegami e gerarchie. E sembra avverarsirnla profezia anti-moderna di un mondo dirnindividui macchina. Può la politica riprenderernil comando, e il destino, di questa sfida?rn«Il saggio di Calise e Musella spiega perché i social non fanno sempre bene alla leadership che, non riuscendo a governarli, ne viene condizionata» – RobinsonrnrnLo tsunami Web ha cambiato, in pochi anni, il DNA dellarnnostra società. I numeri del cambiamento sono quelli dirnun salto quantico. Negli ultimi quattro anni gli abitanti delrnpianeta terra connessi – gli internauti – sono passati da 2rnmiliardi e duecento milioni a 4 miliardi, con tre quarti impegnatirnanche nei social network. In cinque anni si è superatornl’ammontare di dati trasferiti nell’intera storia dell’umanità. Alrncentro della mutazione genetica, però, non ci sono i dati. Marnl’uso che le persone ne fanno. Un uso personale. Il connubio trarnindividui e dati esponenzialmente cresciuti ha generato unarnnuova dinamica relazionale, che ha scardinato l’infrastrutturarnsociale costruita negli ultimi due secoli. Siamo passati dallernconnessioni alla connettività. Dalla connectedness, frutto deirnrapporti che ciascuno di noi intesse di propria volontà, allarnconnectivity, il tessuto cibernetico che le macchine cirnconfezionano addosso, nella mente e nel corpo. Dall’Attore chernfa la rete, alle reti che fanno gli attori. Questarniperpersonalizzazione ha conseguenze in ogni campo della vitarnassociata: dalle relazioni personali alla finanza, dal gaming alrnlavoro, dall’informazione alla formazione.rnMa la conseguenza più dirompente riguarda la politica. Ognirncittadino sviluppa le proprie convinzioni nella autonomiarnautoreferenziale della rete e facendo al tempo stesso – semprerngrazie al web – cortocircuito con centinaia di migliaia dirnnaviganti. Il cittadino-utente si muove in apparente autonomia,rnma in realtà è vincolato alle forme e agli spazi che l’algoritmornconsente. Un individualismo di massa, autocentrato e acefalo,rnma, al tempo stesso, iperconnesso. Un modello esistenziale – ernmentale – inedito.rnIn un testo agile e diretto, gli autori affrontano il nodo al centrorndel cambiamento della politica italiana: le trasformazionirninnescate dai social network nelle campagne elettorali, neirnpartiti e, più in generale, nella cultura di massa. Concludendorncon alcune proposte per trasformare i pericoli della Rete in unarnoccasione di riscatto sociale. -
La camelia. La nazione delle piante
Impariamo a conoscere le pianternuna a una: le origini, la geografia,rnl’habitat, la loro storia nella nostra vitarnmateriale e spirituale. Il pino e l’abete,rnla camelia e il giglio, l’ulivo e il fico, la viterne l’alloro, il caffè e l’aglio… sono lororna migliorare, proteggere, alimentarerne curare la nostra quotidianità. In silenzio.rnrnPrima dei fiori – bellissimi – in Europa sono arrivate le foglie.rnQuanti sanno infatti che anche la pianta del tè è una camelia?rnGuardiamo a questo fiore ancor oggi come a un’icona di stile,rnche tra Ottocento e Novecento ha condizionato la moda e godutorndi fortune letterarie e musicali. Eppure le sue foglie hanno conquistatornil mondo, ne hanno rivoluzionato aspetti culturali, socialirned economici, intorno a esse si sono canonizzati riti e millenarierncerimonie. Indubbio è il suo pregio ornamentale, ma la cameliarnè pianta utile non solo per l’infuso biondo e dissetante: nei paesirnd’origine, oltre alle foglie, si lavorano semi, legno e petali. rnLa storia del viaggio e della diffusione di questa pianta – nella suarnduplice ricezione, quale pianta ornamentale e pianta del tè – è affascinante,rne in parte ancora avvolta nelle nebbie. In Europa e in Italia diviene,rnsoprattutto, storia di ville e giardini, di passioni aristocratiche, esclusive,rnper un fiore mutante, metamorfico, che si declina in forme diversissimerne in ricche gamme cromatiche, talora persino sul medesimo esemplare.rnCosì innumerevoli le cultivar da soddisfare i capricci estetici siarndi chi ama corolle dalla perfezione geometrica sia di chi le prediligernbizzarre e vezzose. -
Basta salari da fame!
L’Italia non cresce da oltre 25rnanni e diverse generazioni nonrnhanno mai conosciuto un periodorndi economia in salute e dirnbenessere. Anche per chi ha larnfortuna di lavorare, i salari sonornda fame. Questo libro spiegarnperché ci siamo ridotti così.rnrnLiberalizzazioni, privatizzazioni, esternalizzazioni. Unrnprocesso che non ha ancora visto la fine ma chernquotidianamente aggredisce il benessere della maggioranzarndella società: operai che indossano la tuta blu o impiegate inrntailleur, venditori porta a porta o operatori di call center. Larnriduzione del costo del lavoro per il bene del paese,rnquell’interesse nazionale tutto a vantaggio dei profitti dirnimpresa, quelli dichiarati e quelli evasi. È sull’impoverimento deirnlavoratori che le imprese continuano ad accumulare profittirnagitando di volta in volta il nemico esterno più utile alla propriarnretorica: gli immigrati, le delocalizzazioni, la tecnologia.rnStrategie funzionali a occultare un punto di vista di parte. Dietrornla falsa oggettività della tecnica si è nascosto un interessernpolitico, diretto a garantire l’alto contro il basso della società, irnprofitti dei pochi contro i salari dei molti.rnMa la consapevolezza che le crescenti diseguaglianze originanorndai salari e dalle retribuzioni è un tema che è tornato con forzarnnel dibattito pubblico e motiva oggi i maggiori movimentirnsociali a livello internazionale. Dal movimento per il salario arn15$ dei lavoratori dei fast food negli USA alle rivendicazioni dirnun salario minimo più dignitoso in Bangladesh, dalle protesterndei Gilets Gialli in Francia ai picchetti delle donne di ItalPizzarnnel modenese. Una storia internazionale, ma anche una storiarnitaliana. Poche sono infatti le certezze che hanno caratterizzatornla politica economica italiana negli ultimi tre decenni. Tra questernvi è indiscutibilmente la svalutazione salariale, perseguita conrntenacia e costanza da tutti i governi che si sono succeduti dalrn1992 a oggi. È dentro questo obiettivo politico che bisognarnricondurre non soltanto i processi di riforma del mercatorndel lavoro e delle relazioni industriali, ma anche quelli dirnristrutturazione che hanno caratterizzato tanto il settore privatornquanto quello pubblico. -
Manifesto socialista per il XXI secolo
Una intera generazione neglirnUSA ha abbracciato gli idealirndel socialismo democratico.rnQuesto libro è il suo manifesto.rnrnPiù della metà dei giovani americani non credono piùrnnel capitalismo. L’ascensore sociale si è rotto ernl’american dream è andato in pezzi. Bhaskar Sunkara, unrngiovane trentenne figlio di immigrati caraibici, è diventato inrnpochissimi anni la voce più ascoltata e influente di questarngenerazione, ha fondato una rivista, “Jacobin”, che harncambiato il panorama culturale negli USA e ha galvanizzato larnsinistra del Partito Democratico assieme a vecchie glorierncome Bernie Sanders e nuove star come Alexandra OcasioCortez.rnIn questo libro possiamo conoscere la sua voce, le sue ideerne quelle della New Left americana. E attraverso di lorornriscopriamo il significato di una parola che in Italia e inrnEuropa ha perso nel tempo il fascino e la potenza originarie:rnsocialismo. Un socialismo, finalmente democratico, chernpropone come obbiettivo l’uguaglianza economica e la lottarncontro tutte le forme di oppressione, dal razzismo al sessismo.rnIl campo di battaglia è quello dei diritti: il diritto alla casa,rnil diritto al lavoro, il diritto alla scuola e all’educazione, ilrndiritto alla salute. Un invito a costruire nuove istituzionirndemocratiche dal basso, nei posti di lavoro e nelle comunitàrnlocali.rnE se da un lato troviamo un progetto concreto per ilrnfuturo, dall’altro in queste pagine rileggiamo, da una nuovarnangolatura, la lunga e gloriosa storia del movimento socialistarninternazionale, i suoi fallimenti e le sue, tante, conquiste.rnCon la sorpresa di vedere quale importanza ha avuto il ruolorndell’Italia in tutto questo e quanto, ancora, ha da insegnare.rnUn socialismo per il ventunesimo secolo, un libro per tuttirncoloro che cercano, che lottano e che sperano nella fine dellernenormi disuguaglianze del nostro tempo. -
Prima lezione sulla giustizia penale
Nella fortunata serie delle “Prime lezioni”,rnuna esauriente sintesi delle principalirnquestioni al centro della nostra civiltàrngiuridica.rnrnGiudicare: un compito necessario e impossibile a unrntempo.rnNecessario, soprattutto quando abbiamo a che fare con fatti dirnreato, perché una società non può lasciare privi di conseguenzerncomportamenti incompatibili con la sua ordinata sopravvivenza.rnImpossibile, perché non siamo in grado di conoscere la verità.rnO, meglio, non possiamo mai avere la certezza di averlarnconseguita. Da questo stallo nasce, sin dalle prime aggregazionirnsociali, l’esigenza di stabilire un itinerario conoscitivo, chernoggi denominiamo ‘processo’, alla fine del quale un soggettornterzo perviene a una conclusione che la comunità è disposta adrnaccettare come vera, perché conseguita con il metodo ritenutornmeno imperfetto per pronunciare una decisione giusta. Secondornquesta chiave di lettura, il processo è uno stretto ponte tibetanornche consente di passare dalla res iudicanda (cioè il fatto darngiudicare) alla res iudicata (cioè la decisione sulla esistenzarndel fatto e sul suo rilievo penale), che è destinata a valere comernvera per l’intera collettività.rnNel libro si spiega quali siano le funi portanti del ‘ponterntibetano’ che il nostro Paese si è costruito per giudicarernin materia penale. Si tratta non solo di scelte di tecnicarndella conoscenza, ma anche di scelte di civiltà, con cui sirnripudiano strumenti di accertamento che umiliano la dignitàrndell’uomo e si stabilisce che, nel dubbio, è meglio rischiarerndi assolvere un colpevole che di condannare un innocente.rnUna struttura robusta e tuttavia non sufficiente a garantire larncoesione sociale se viene a mancare larnfiducia della collettività nella giustiziarnamministrata in suo nome. Per questo ilrnlibro non trascura di indagare le ragionirndell’odierna crescente disaffezione versornla giustizia dei tribunali. Prima fra tutte larntendenza – rovinosa per la giustizia stessarne, alla lunga, anche per la democrazia – arncelebrare sul proscenio dei media unarnparodia giudiziaria che offre l’illusione dirnpoter discernere il vero dal falso senzarnl’impaccio di regole nell’acquisizionerne nella valutazione degli elementi dirnconoscenza.rnIl libro è pensato per un pubblicorndi lettori non necessariamenternspecialistico e affronta questioni dirngrande attualità. Si presta inoltre arnessere utilizzato come volume dirnaffiancamento al manuale nei corsi dirnProcedura penale. -
L' imperatore Giuliano
L’affascinante e tragica vicenda di Giulianornl’Apostata, l’ultimo paladino delrnpaganesimo.rnrnGiuliano, comunemente conosciuto come Giulianornl’Apostata (Giuliano il traditore), è una delle personalitàrnchiave del IV secolo d.C., il secolo in cui si compì il passaggiorndall’impero pagano a quello cristiano. Nipote di Costantino –rnera nato nel 331/2 da uno dei fratellastri di quello –,rnsopravvissuto alle stragi che nell’estate del 337 portaronornall’eliminazione dell’intero ramo cadetto della famiglia regnante,rnGiuliano trascorse il resto della sua infanzia e buona parterndell’adolescenza in un esilio dorato. Perfezionò quindi la suarneducazione, studiando retorica e filosofia in diverse importantirncittà dell’oriente ellenistico. Le esperienze maturate allora – e inrnparticolare l’incontro con il neoplatonismo –, lo spinsero adrnabbandonare il cristianesimo, la religione della sua famiglia, ernad abbracciare il culto degli dei tradizionali. Richiamato a corternnel 355 e nominato Cesare (imperatore ‘in seconda’) dal cuginornCostanzo II, si distinse in Gallia per le sue doti di generale e dirnamministratore. Nel 361 fu proclamato Augusto dalle sue trupperne di lì a poco, con la morte del cugino, si ritrovò unico sovranorndell’impero. Rivelate finalmente le sue vere opinioni religiose,rnGiuliano intraprese una politica di restaurazione delrnpaganesimo ma il progetto non poté compiersi per la suarnprematura scomparsa nel corso di una sfortunata campagna inrnPersia (363 d.C.).rnLa narrazione segue uno schema biografico tradizionale, marnampio spazio è riservato pure alla trattazione di alcuni aspettirnmarcanti della vita sociale, culturale, religiosa e politicarndell’epoca. -
Vite che sono la tua. Il bello dei romanzi in 27 storie
"Il gusto della lettura, la riscoperta dei classici, il contagiornpositivo. Temi che confluiscono tutti nel libro di PaolornDi Paolo: una rassegna appassionata e colta sul bellorndei romanzi in 27 storie, da Tom Sawyer al giovanernHolden, da Jane Eyre ai personaggi di Roth. Pagine utilirnanche a guidare i giovani alla scoperta dei libri più belli"""". - rnSabina Minardi, L’EspressornrnA volte, da un romanzo, riporti anche solo una frase. Un'intuizione. Una cosa che ignoravi. A volte, anche solo una visione o un gesto. Altre volte, una storia che somiglia alla tua. Da Tom Sawyer al giovane Holden, da Jane Eyre a Raskòl'nikov e ai personaggi di Roth, la magia dei grandi libri, guide strane, insolite, spiazzanti. Leggendo possiamo vivere il non ancora vissuto e il mai vivibile, dichiararci a qualcuno con un coraggio mai avuto, percepire un dolore che somiglia al nostro o solo sapere che esiste. Perché la letteratura ci racconta. La sorpresa del crescere, le sfide, la scoperta del desiderio, l'amore, le ambizioni, le illusioni - magari perdute; la voglia di andare lontano o di tornare a casa; la paura di invecchiare e tutte le paure, ma anche tutte le speranze." -
Retrotopia
«Un denso resoconto della fine di ogni fiducia nel progresso e nella suarncapacità di migliorare la condizione umana» - Stefania Rossini, L’Espressorn«Ecco la ‘retrotopia’, altro geniale neologismo coniato da Bauman:rnla nostalgia di un passato che si sostituisce al futuro come luogo dirnsogni e speranze» - Marco Ventura, Il MessaggerornrnrnLa direzione del pendolo della mentalità e degli atteggiamenti pubblici è cambiata: le speranze di miglioramento, che erano state riposte in un futuro incerto e palesemente inaffidabile, sono state nuovamente reimpiegate nel vago ricordo di un passato apprezzato per la sua presunta stabilità e affidabilità. Con un simile dietrofront il futuro, da habitat naturale di speranze e aspettative legittime, si trasforma in sede di incubi: dal terrore di perdere il lavoro e lo status sociale a quello di vedersi riprendere le cose di una vita, di rimanere impotenti a guardare mentre i propri figli scivolano giù per il pendio del binomio benessere-prestigio, di ritrovarsi con abilità che, sebbene faticosamente apprese e assimilate, hanno perso qualsiasi valore di mercato. La via del futuro somiglia stranamente a un percorso di corruzione e degenerazione. Il cammino a ritroso, verso il passato, potrebbe trasformarsi in un itinerario di purificazione dai danni che il futuro ha prodotto ogni qual volta si è fatto presente. -
Regine per caso. Donne al governo in età moderna
Alle figure di reggenti e regine che hanno popolato la storiarndel Medioevo e soprattutto dell’età moderna è dedicatornquesto bel libro di Cesarina Casanova. Un libro che èrnla storia delle singole donne che vengono raccontate,rnma al contempo anche dello sguardo che ne ha fissato larnmemoria. rnrn""La donna al potere vista come una beffa della natura,rntendenzialmente strega, lussuriosa, incestuosa, eretica.rnSeguendo la ricerca di Cesarina Casanova, riscostruiamo larnstoria dietro questa immagine."""" - rnMichele Magno, Il FogliornrnPer molto tempo la cultura europea ha sottovalutato, considerandole marginali, molte esperienze di governo di regine o reggenti. Solo recentemente gli studi hanno riconsiderato la 'mostruosità' della trasmissione dinastica del potere alle donne e hanno messo in dubbio che il principio che legittimava l'esclusione fosse fondato su ragioni legate al sesso per una divisione 'naturale' dei ruoli di genere. I casi delle impreviste successioni femminili al trono sono state rappresentate, nel Medioevo e nella prima età moderna, da ritratti a tinte fosche: sovrane schiave di vizi innominabili, inadeguate a esercitare il comando, incapaci per natura di essere alla testa di eserciti, facili prede di passioni incontrollate, streghe, avvelenatrici o incestuose. Se il governo andava a una donna ne derivavano effetti di instabilità e di disordine. Per controversie relative a contestate successioni femminili vennero combattute, ad esempio, la guerra dei Cento anni, le guerre d'Italia e la guerra settecentesca che contrastò il trono a Maria Teresa d'Austria. Le colpe attribuite al disordine sessuale e alla sfrenatezza femminile sono voci del lungo catalogo dei topoi misogini che hanno radicato a lungo nel senso comune l'associazione tra crisi politiche e comportamenti irragionevoli e disordinati delle donne. La pretesa anomalia della regalità femminile è stata un'eccezione felice solo quando le sovrane non erano né propriamente donne né propriamente sessuate: guerriere 'virili' o sante donne..."" -
Storia mondiale dell'Italia
La nostra cultura, la nostra storia, possono e debbono essere indagate e, soprattutto, comprese anche in termini di relazione tra ciò che arriva e ciò che parte, tra popoli, culture, economie, simboli. rnrn""Uno di quei libri per i quali vale la pena di usare,rnsenza timore, un termine: spartiacque. Un’impresarnambiziosa e gioiosamente polifonica che tiene insieme ilrngusto di una ricerca non convenzionale e il piacere dellarnbella scrittura"""" - Carlo Martinelli, Alto AdigernrnLa parola 'Italia' definisce uno spazio fisico molto particolare nel bacino del Mediterraneo. Un luogo che è stato nel tempo punto di intersezione tra Mediterraneo orientale e occidentale, piattaforma e base di un grande impero, area di massima espansione del mondo nordico e germanico e poi di relazione e di conflitto tra Islam e Cristianità. E così, via via, fino ai nostri giorni dove l'Italia è uno degli approdi dei grandi flussi migratori che muovono dai tanti Sud del mondo. Questa peculiare collocazione è la vera specificità italiana, ero che ci distingue dagli altri paesi europei, e ciò che caratterizza la nostra storia nel lungo, o meglio nel lunghissimo periodo. La nostra cultura, la nostra storia, quindi, possono e debbono essere indagate e, soprattutto, comprese anche in termini di relazione tra ciò che arriva e ciò che parte, tra popoli, culture, economie, simboli. La """"Storia mondiale dell'Italia"""" vuole ripercorrere questo cammino lungo 5000 anni per tappe: ogni fermata corrisponde a una data e ogni data a un evento, noto o ignoto. Le scelte risulteranno spesso sorprendenti, provocheranno interrogativi, faranno discutere sul perché di molte presenze e di altrettante esclusioni. La storia, ancora una volta, si dimostra un antidoto alla confusione e al disorientamento del nostro tempo. Perché ci racconta come le sfide a cui siamo sottoposti non siano inedite. Perché porta in evidenza la complessità ma anche la ricchezza della relazione tra l'Italia e il resto del mondo. Perché, soprattutto, fa comprendere che, quando si è perso l'orientamento della nostra collocazione spaziale, lunghi e disastrosi periodi di decadenza hanno fatto sparire, quasi per magia, l'Italia dalle mappe geografiche."" -
L' economia spiegata a un figlio. Nuova ediz.
Un libro che è stato fin da subito una sfida: far toccare conrnmano ai più giovani la rilevanza dell’economia.rnÈ con lo stesso spirito che Galimberti – in questarnnuova edizione dell’opera – affronta e tratta lerndisuguaglianze, il tema fondamentale di questi anni.rnrnrn""Un libro avvincente. Galimberti conduce per mano il lettorerne lo guida a osservare la realtà attraverso una miriade dirnesempi, di riflessioni, di spunti tra cronaca e storia, chernriescono a dare dell’economia una non rituale dimensionerndal volto umano"""" - rnGianfranco Fabi, Il Sole 24 Orernrn«Ricordi, Adrian, quando eri a scuola e ti chiedevanorncosa faceva tuo padre? Tu farfugliavi: economista,rngiornalista..., economista giornalista..., giornalistarneconomista..., giornalista economico... Ma, alla fine, capivanornquello che faccio? No, rispondevi. Ma almeno tu lo capisci?rnVeramente neanch’io, confessavi. Questa mi sembra già unarnragione sufficiente per scrivere un libro...».rnPer un economista ci sono tre sfide: la prima è parlare dirneconomia ai propri pari; la seconda è parlare di economiarnal grande pubblico; la terza, e la più difficile, è parlare dirneconomia ai propri figli."" -
Nazionalisti e patrioti
Partendo da Jean-Jacques Rousseau ernpassando da Giuseppe Mazzini, GiovannirnGentile, Benedetto Croce, PierornCalamandrei, Carlo Rosselli e molti altrirnancora, Maurizio Viroli delinea criticamenternuna delle questioni più rilevanti del nostrorntempo e della nostra politica: la differenzarntra nazionalismo e patriottismo.rn«Il saggio di Viroli ha un evidente risvolto legato all’attualità» – Robinsonrn«Un piccolo, importante libro per non perdersi nel vuoto che adesso si chiama politica» – Il Fatto QuotidianornIl nazionalismo svilisce la libertà, esaltarnl’omogeneità culturale o etnica, giustifica ilrndisprezzo per chi non appartiene alla nostra nazione.rnOggi, il nazionalismo è rinato e diventa ogni giorno piùrnforte. Come ha già fatto in passato, può distruggere irnregimi liberali e democratici e aprire la strada alrntotalitarismo.rnSe vogliamo difendere le nostre istituzioni liberali erndemocratiche dobbiamo in primo luogo intendere ilrnsignificato e il linguaggio del nazionalismo. Quando èrnnato? Quali idee, istituzioni e azioni politiche ha volutorncombattere? Quali ha, invece, sostenuto o auspicato?rnMaurizio Viroli, nella prima parte di questo libro, illustrarnla questione del nazionalismo attraverso le voci di alcunirndei più rilevanti intellettuali che ne hanno discusso, darnRousseau a Benedetto Croce.rnNella seconda parte del libro l’autore indaga in chernmodo e con quali mezzi contrastare efficacemente ilrnnazionalismo. La storia, sostiene Viroli, ci ha insegnatornche contro il nazionalismo serve a poco alzare larnbandiera del cosmopolitismo, un ideale che convince larnragione ma non tocca le passioni, da sempre principiorndi ristrette élite intellettuali. Quale può essere, allora,rnun antidoto efficace alla febbre nazionalista? SecondornViroli, se vogliamo contrastare il nazionalismo – che farnleva sugli interessi locali, sulla cultura, sulle memorie ernsull’etnia – dobbiamo usare il linguaggio del patriottismornrepubblicano, capace di apprezzare la cultura nazionalerne i legittimi interessi di ciascun cittadino ma ancherndi elevare l’una e gli altri agli ideali del vivere liberorne civile. Spiega perfettamente il contrasto ideale trarnpatriottismo e nazionalismo il pensiero di Carlo Rosselli,rnche identificava il primo con gli ideali di libertà basati sulrnrispetto per i diritti degli altri popoli; il secondo con larnpolitica di espansione perseguita dai regimi reazionari.rnEntrambi si appellano al sentimento nazionale, entrambirnsuscitano passioni forti. Ma proprio per questo essirndevono essere usati l’uno contro l’altro. Invece dirncondannare il sentimento nazionale come un pregiudizio,rngli antifascisti devono porre il patriottismo al centro delrnloro programma politico. La rivoluzione antifascista,rnscriveva Rosselli, è «un dovere patriottico» -
Minisemantica dei linguaggi non verbali e delle lingue
Perché e come le parole cambiano dirnsignificato nei vari contesti in dipendenzarndalle ideologie e dei gruppi sociali arncui apparteniamo? Perché e come lernparole cambiano di significato attraversornil tempo? Perché capita di non capircirncome se le parole fossero di ostacolo allarncomprensione reciproca?rnSono alcune delle domande a cui cerca dirnrispondere Tullio De Mauro con questo libro,rndivenuto ormai un classico.rnrnLa semantica studia in che modo i significati si organizzano nelle parole e nelle frasi delle lingue umane e di altri linguaggi: dalla segnaletica stradale ai gesti, dalle sofisticate simbologie della logica e dei calcoli matematici ai linguaggi di altre specie viventi. Tullio De Mauro coglie in queste pagine ciò che è particolare e specifico del nostro comune e umano dire e capire parole e frasi, mettendo in luce la straordinaria plasticità delle lingue storico-naturali e dell'intelligenza umana. I temi trattati spaziano dai concetti essenziali di 'comunicazione', 'significato', 'senso', 'espressione' alla classificazione dei linguaggi dal punto di vista del significato; dall'enorme ruolo che il linguaggio ha nell'esplicazione dei nostri pensieri e nella nostra vita ordinaria ai fenomeni che riguardano il significato delle parole come gli equivoci o i cambiamenti di senso. -
Ontologia
Che cosa esiste? Sembra una domanda chernrichiede una lunga risposta, ma nienterndi più. Nulla di più ingannevole: essarnracchiude uno dei più antichi e irrisoltirnproblemi filosofici.rnrnSi è soliti identificare l'ontologia con quel ramo della filosofia che nasce dalla domanda: «Che cosa esiste?». E si è soliti precisare che questa domanda ammette due tipi di risposta. La prima risposta è facile, per non dire banale, e si può riassumere in un'unica parola: «Tutto». Ma asserire che ""tutto esiste"""" è tautologico, cioè privo di contenuto, quindi privo d'interesse. Quando in filosofia ci si domanda che cosa esiste si mira piuttosto a fornire una caratterizzazione dettagliata di questo tutto, ossia a specificare quali entità vi rientrino, o almeno quali tipi di entità. Si mira, cioè, a redigere quello che si potrebbe chiamare un «inventario completo» del tutto. Questo ci porta al secondo tipo di risposta, in merito alla quale filosofi di orientamento diverso hanno manifestato opinioni anche molto divergenti. Il libro ricostruisce le posizioni principali, gli argomenti offerti a loro sostegno e le metodologie su cui riposano."" -
Invasori, non vittime. La campagna italiana di Russia 1941-1943
Era il 22 dicembre 1942 quando migliaia di soldati tedeschi e italiani si trovarono fianco a fianco nel tentativo di salvarsi da un violento attacco dell'Armata Rossa ad Arbusov. Vitto, munizioni, medicinali e carburante erano finiti e le truppe sovietiche, in vantaggio numerico, li avevano accerchiati e li bersagliavano senza sosta. Poi un giovane carabiniere balzò a cavallo, brandì un tricolore e si scagliò contro le mitragliatrici nemiche al grido di ""Savoia"""". Il suo eroismo diede nuovo vigore ai compagni, che respinsero i sovietici all'arma bianca. Questa è solo una tra le tante storie della seconda guerra mondiale divenute leggenda, ma testimonia quanto a fondo la sfortunata campagna di Russia sia entrata nella memoria italiana, cristallizzandosi nel ricordo come una """"tragica fatalità"""". Testimoni del tempo e pubblicisti non esitarono a romanzarne il racconto secondo un copione che invariabilmente assegnava ai soldati italiani il ruolo di vittime: dei comandi fascisti, di una guerra spietata contro l'Armata Rossa, della vastità del territorio, della durezza della natura e, non da ultimo, vittime dei tedeschi, che - dopo averli traditi - avrebbero abbandonato i coraggiosi alleati. Si omise di ricordare che gli italiani combattevano una guerra offensiva e non difensiva, che erano gli invasori, gli occupanti respinti dai partigiani."" -
Bastava chiedere! Dieci storie di femminismo quotidiano
Storie insiemernesilaranti e tremendamente serie. Un fumettornfemminista che ogni donna dovrebbe leggere.rnrn«Divertente e importante.rnUn libro da lasciar scivolarernsulle scrivanierndi tutti i vostri colleghi» - Ellern«Per molte di noi vedersi in questo libro sarà una rivelazione, per altre un dolore, per tutte un'opportunità preziosa» - Michela Murgiarn«Emma racconta la quotidianità delle donne – il lavoro, la coppia, la famiglia – da una prospettiva nuova, attraverso l’arma leggera ed efficace del fumetto» - IlikePugliarn«Vignetta dopo vignetta, Emma illustra (mai verbo fu più appropriato!) le sue idee con argomentazioni tutt’altro che banali. Certi comportamenti non sono innati o geneticamente determinati: gli esseri umani di sesso femminile non nascono con la predisposizione a rimettere in ordine il caos lasciato in giro dagli esseri umani di sesso maschile» - Corriere della SerarnConosci la scena: sei tornata dal lavoro, hai fatto larnspesa, stai preparando la cena e nel frattempo pensirna quando pagare l’affitto / chiamare l’idraulico /rnprendere la pillola / finire quella mail di lavoro /rncontrollare che i tuoi figli (se li hai) abbiano fatto irncompiti / prenotare il dentista per loro. Tutto questornmentre il tuo compagno ti chiede se per caso sairndove sono finite le sue scarpe. -
Rapporto sull'edilizia scolastica
Uno sguardo critico sulle scuolernitaliane che riesce a evitare sia la trappolarndell’allarmismo, sia i tecnicismi da addettirnai lavori.rnrnPensato e scritto per chi la scuola la vive quotidianamente,rnil Rapporto sull’edilizia scolastica esplora il tema deglirnambienti di apprendimento da diversi punti di vista. In aperturarnvengono presentate elaborazioni inedite a partire dall’anagrafernnazionale dell’edilizia scolastica: una fonte ricca, ma non ancorarnpienamente sfruttata, per comprendere come sono fatte oggi lernscuole italiane. Il secondo capitolo propone un tentativo dirnperiodizzazione dell’edilizia scolastica nazionale, mettendo inrnluce le caratteristiche e le specificità proprie di ogni epoca. Nelrnterzo capitolo sono invece esaminati i fattori del cambiamentorncon i quali il patrimonio di edilizia scolastica presente e futurornsarà chiamato a confrontarsi: l’evoluzione demografica, conrnampie variazioni della popolazione scolastica da oggi al 2030; lerntendenze e le indicazioni della pedagogia e della psicologiarnambientale; gli imperativi sempre meno trascurabili dellarnsostenibilità. Il quarto capitolo si sofferma sui processi, da un latornesplorando il quadro internazionale e l’evoluzione dellarnnormativa di settore, dall’altro raccontando una recenternesperienza italiana che ha consentito la ristrutturazione di duernscuole (il progetto “Torino fa scuola”). Un Atlante conclusivornillustra una serie di realizzazioni esemplari, in Italia e all’estero,rncon indicazioni su potenziali ambiti di miglioramento in tutte lernscuole: diverso utilizzo degli spazi di distribuzione, creazione dirnambienti di lavoro per i docenti, maggiore attenzione alrnbenessere e così via. -
Debre Libanos 1937. Il più grave crimine di guerra dell'Italia
Gli italiani si macchiarono di uno dei criminirnpiù efferati della storia del Novecento:rnl’assassinio, a Debre Libanos, di più dirnduemila persone di fede cristiana. Arndistanza di ottant’anni, Paolo Borrusornricostruisce i contorni precisi di una memoriarndolorosa, che esige di essere conosciuta conrntutte le sue implicazioni storiche.rnrnTra il 20 e il 29 maggio 1937 ebbe luogo, in Etiopia, il piùrngrave eccidio di cristiani mai avvenuto nel continenternafricano: nel villaggio monastico di Debre Libanos, il più celebrerne popolare santuario del cristianesimo etiopico, furono uccisirncirca 2000 tra monaci e pellegrini, ritenuti ‘conniventi’ conrnl’attentato subito, il 19 febbraio, dal viceré Rodolfo Graziani. Furnun massacro pianificato e attuato con un’accurata strategia perrncausare il massimo numero di vittime, oltrepassando di granrnlunga le logiche di un’operazione strettamente militare. Essornrappresentò l’apice di un’azione repressiva ad ampio raggio, tesarna stroncare la resistenza etiopica e a colpire, in particolare, ilrncuore della tradizione cristiana per il suo storico legame con ilrnpotere imperiale del Negus. All’eccidio, attuato in luoghi isolati ernlontani dalla vista, seguirono i danni collaterali, come ilrntrafugamento di beni sacri, mai ritrovati, e le deportazioni dirncentinaia di ‘sopravvissuti’ in campi di concentramento o inrnlocalità italiane, mentre la Chiesa etiopica subiva il totalernasservimento al regime coloniale. L’accanimento con cui furncondotta l’esecuzione trovò terreno in una propaganda (siarnpolitica che ‘religiosa’), che andò oltre l’esaltazione dellarnconquista, fino al disprezzo che cominciò a circolare neglirnambienti coloniali fascisti ed ecclesiastici nei confronti deirncristiani e del clero etiopici, con pesanti giudizi sulla loro fama dirn‘eretici’, scismatici. Venne a mancare, insomma, un argine adrnazioni che andarono oltre l’obiettivo della sottomissione,rnlegittimate da una politica sempre più orientata in senso razzista.rnI responsabili di quel tragico evento non furono mai processati.rnNell’immediato dopoguerra, ragioni diverse, sia da parternitaliana che etiopica, ne favorirono la rimozione. Questo librornricostruisce questa vicenda dolorosa e dimenticata dallarnmemoria storica italiana. -
Fake. Come la politica mondiale ha divorato sé stessa
Attraverso i protagonisti della politicarnmondiale, questo libro racconta come larnlogica della trasgressione ha distrutto larncredibilità e la coerenza del discorso politico.rnrn«Miliardi di inconsci generano i loro sintomi nevrotici sui social. Poi l'algoritmo li ricompone in un mondo a nostra immagine» - Stefano Bertezzaghi, Robinsonrn Siamo da tempo entrati in quella che Christian Salmonrndefinisce ‘la spirale del discredito’. Quattro i momentirnfondamentali che ne scandiscono temporalmente i trattirndistintivi: l’impasse ideologica della politica e lo sviluppo dellornstorytelling tra il 1989 e il 2001; l’epoca del sospetto tra il 2001 ernil 2008; la guerra delle ‘storie’ tra il 2008 e il 2016; e infine, arnpartire dal 2016, il puro e semplice scontro. Numerosi irnprotagonisti politici di queste fasi storiche: da Obama a Trump,rnda Sarkozy a Macron, da Berlusconi a Salvini. All’inizio hannornbeneficiato dell’esplosione del web, della nascita dei primirnsocial networks, un ambiente favorevole alla produzione e allarndiffusione del racconto della politica. Ma, al servizio degli attorirnpolitici, ciò si è tradotto presto in un’inflazione delle stories chernha eroso la fiducia nei racconti screditando repentinamente larnparola pubblica. Traendo spunto dalle campagne dirncomunicazione degli attori politici più in vista, Salmon analizzarnquel processo che non sembra più rispondere a una strategiarnnarrativa accattivante, ordinata e coerente, ma appare legato arnlogiche di rottura e trasgressione seriale, la cui efficacia risiedernproprio nell’imprevedibilità e nella violenza con cui il raccontornraggiunge il pubblico. Così, in tempi che non suscitano altro chernpulsioni e fratture, non resta che il conflitto frontale. -
La lezione di Enea
Se in tempo di pace e di prosperità chiediamo a Omero di insegnarci la vita, a ogni rivolgimento della Storia dovremmo deporre Iliade e Odissea e affrettarci a riprendere in mano l'Eneide. Andrea Marcolongo ci fa scoprire l'essenza vera di Enea. L'eroe che cerca un nuovo inizio con in mano il bene più prezioso: la capacità di resistere e di sapere. Una lezione attualissima.Vi siete mai chiesti perché, pur avendo dovuto tutti leggere l'Eneide a scuola, fatichiamo a ricordare qualcosa che non sia la fuga da Troia o la grande storia d'amore tragico con Didone? Perché abbiamo così facilmente dimenticato gli epici racconti sulle mitiche origini di Roma e del suo impero? Forse perché i versi del poema di Virgilio non sono adatti ai momenti in cui le cose filano lisce e allora si va in cerca di avventura nella letteratura. Il canto di Enea è destinato al momento in cui si sperimenta l'urgenza di raccapezzarsi in un dopo che stordisce per quanto è diverso dal prima in cui si è sempre vissuto. Enea è l'eroe che vaga nel mondo portandosi sulle spalle anziani e bambini. È colui che viaggia su una nave senza nocchiero alla ricerca di un nuovo inizio, di una terra promessa in cui ricominciare. È l'uomo sconfitto, colui che non ha più niente tranne la capacità di resistere e di sperare. Un personaggio quanto mai attuale.