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29 luglio 1900
Sono le 22,00 del 29 luglio 1900. Siamo arnMonza e il re Umberto I sta salendo inrncarrozza dopo aver premiato i ginnastirndella società “Forti e liberi”. Ad aspettarlornc’è il revolver di Gaetano Bresci, l’anarchicornvenuto dall’America. Pochi istanti dopo l’Italiarnintera entrerà in una nuova epoca.rnrnUn anarchico, un re e un cocchiere. Tre persone che nonrnhanno nulla in comune; tre vite diverse che si incontrano larnsera del 29 luglio 1900 a Monza. Uno spara, uno muore, l’altrornosserva.rnSono tre anche i colpi di pistola che segnano questa giornata e larnrendono un avvenimento epocale. Questo è il momento in cui perrnl’Italia si chiude l’Ottocento, secolo della nascita della nazione erndello stato unitario, e comincia a prendere forma il Novecento,rnsecolo delle masse.rnGaetano Bresci, l’anarchico, è un operaio figlio di contadini,rnun emigrato a Patterson in New Jersey, un uomo ora radicatornnegli USA ma capace di lasciare tutto e attraversare l’Atlanticornper vendicare gli oppressi dalle violenze del sovrano. Un uomorncomune, uno dei tanti, che con il suo atto dirompente diventa unrnmito destinato a sopravvivere per decenni nel mondo anarchicornma non solo.rnIl re è Umberto I, ‘re buono’ perché abolisce la pena di morte,rnma anche ‘re mitraglia’ perché sostiene le cannonate di BavarnBeccaris durante i moti popolari a Milano. La politica, glirnstili di vita, le condizioni culturali, sociali ed economiche deirndue uomini, Umberto I e Gaetano Bresci, diventano così ilrnpretesto per raccontare un’epoca con le sue tensioni e le suerncontraddizioni.rnE, infine, c’è il terzo protagonista: il cocchiere. Una figurarnmarginale e fino a oggi trascurata eppure centrale nella scena delrndelitto. Un osservatore particolare: invidia e non sopporta il rerncon il suo snobismo e i suoi eccessi, ma non capisce e nemmenornsi accorge di tutta la tensione sociale che attraversa il Paese.rnTre voci, tre punti di vista per raccontare un giorno come tantirnche ha visto il primo di una serie di omicidi politici che avrebberorncostellato i decenni a venire. -
Il palio di Siena. Una festa italiana
Il Palio è un caleidoscopio attraverso ilrnquale possiamo fare un viaggio nel tempo, inrnsecoli di feste italiane, i cui aspetti originarirnconfluiscono in quella di Siena.rnrnIl Palio di Siena non è una corsa di cavalli. O meglio: sì, è una corsa di cavalli, ovviamente, ma la galoppata che scatena la passione dei senesi e la curiosità di chi la segue è soprattutto un compendio, in poco più di un minuto, di una storia che non è fatta solo di cavalli che corrono e che non è neppure solo senese. Il Palio è un caleidoscopio attraverso il quale possiamo fare un viaggio nel tempo, in secoli di feste italiane.rnrnIl Palio di Siena nasce nel Seicento e solo nell’Ottocento prende la sua attuale veste ‘medievale’. Paradossalmente diventa così ciò che nel Medioevo non era: una festa ‘fatta’ dal popolo, dal momento che fino al XVII secolo era una festa ‘offerta’ al popolo. Da questo punto di vista il Palio costituisce un esempio clamoroso di invenzione della tradizione. La festa senese, inoltre, non è mai stata sempre uguale a se stessa perché è stata ridefinita in tutte le sue componenti dalla storia dei tempi: quella nazionale e in qualche caso quella sovranazionale. La storia del Palio di Siena è, dunque, solo in parte storia che riguarda una singola città: per molti aspetti si tratta di una vetrina del modo in cui, nei secoli, si è trasformata la festa urbana e si è consolidato l’immaginario che essa ha suscitato. Ma come ha fatto una festa del tutto simile a una miriade di eventi analoghi a sopravvivere solo a Siena? Perché la contrada, il vero nucleo sociale aggregante del Palio, è riuscita qui a resistere e a costituire un modo di vivere che altrove si è perduto con il passaggio alla modernità? Una ricostruzione appassionante degli avvenimenti che contornano la corsa di cavalli più famosa al mondo insieme al racconto di quanto di vero, reale, semireale o totalmente fantasioso si è sedimentato intorno a questo evento, affascinando antropologi, giornalisti, scrittori, poeti, registi cinematografici e viaggiatori di ogni epoca. -
Guida all'uso delle parole. Parlare e scrivere semplice e preciso per capire e farsi capire
«Chi scrive per dire qualcosa di utile aglirnaltri, anche a uno solo, si chieda, finitarnla prima stesura, se le parole e le frasirnche ha scelto sono le più adatte alrndestinatario, le più adatte a farlo entrarernnel senso che gli si voleva comunicare.»rnrnLa Guida all’uso delle parole di Tullio de Mauro,rnpubblicata per la prima volta da Editori Riuniti nel 1980rn(alla prima hanno fatto seguito molte altre edizioni ernaggiornamenti), offre al lettore una panoramica di alcunirnconcetti chiave di linguistica e, soprattutto, molte regole ernsuggerimenti per parlare e scrivere in modo semplice e preciso.rnI consigli dati per farsi capire, da chi ci legge come da chi cirnascolta, sono molti e direttamente applicabili nella praticarnquotidiana. Eccone alcuni esempi: guardare quel che si èrnscritto con gli occhi di chi ci leggerà; usare frasi brevi, di nonrnpiù di venti parole; semplificare i rapporti di dipendenza trarnle frasi; tenere sempre presenti i fini del proprio discorso erni suoi destinatari reali; è bene che l’oratore sicuro restringarnall’essenziale il discorso per non rischiare di parlare troppo,rnmentre è meglio che l’oratore insicuro eviti di leggere unrndiscorso già scritto a casa, che non tiene in considerazione quelrnche hanno detto gli altri prima di lui.rnChi intende scrivere testi o pronunciare discorsi rivolti a unrnpubblico largo deve avere tra i suoi ferri del mestiere una buonarnconoscenza delle parole che possono essere note in partenza alrnsuo pubblico. Per questo motivo, alla fine del libro è riportatornil “Nuovo vocabolario di base della lingua italiana”, l’elencornalfabetico dei circa settemila vocaboli che indica le parolernnote alla generalità degli adulti italiani con istruzione mediarninferiore.rnIl vocabolario di base è stato aggiornato da Tullio De Mauro ernIsabella Chiari nel 2016 (la prima versione del vocabolario dirnbase fu pubblicata come appendice proprio nella prima edizionerndella Guida). -
Prima di Piazza Fontana. La prova generale
Una piccola storia ignobile della giustiziarnitaliana, subito cancellata e rimossa. Larnprova generale della strategia dellarntensione. A cinquant’anni dai fatti, unrnlibro-inchiesta, degno erede dei lavori dirnCorrado Stajano e di Camilla Cederna, rivelarnle verità nascoste di uno dei momenti chiaverndella storia repubblicana.rnrnMilano, 25 aprile 1969: due ordigni scoppiano alla Fierarncampionaria e all’Ufficio cambi della Banca Nazionalerndelle Comunicazioni della Stazione centrale, provocando unarnventina di feriti. È il primo atto della campagna di attentati chernpochi mesi dopo porterà a Piazza Fontana. L’Ufficio politicorndella Questura, fin dalle prime ore, punta verso gli anarchici. Arncondurre le indagini sono il commissario Luigi Calabresi e i suoirnuomini, gli stessi che si troveranno nel suo ufficio la notte dellarnmorte di Giuseppe Pinelli, nome che nell’inchiesta spunterà dirncontinuo, come pure quello di Valpreda, che già qui si profilarncome futuro capro espiatorio. Nel giro di pochi giorni vengonornarrestati sei giovani e una coppia di noti anarchici milanesi,rnamici dell’editore Giangiacomo Feltrinelli. Al terminerndell’istruttoria, dopo sei mesi di carcere la coppia saràrnprosciolta per assoluta mancanza di indizi, mentre ai sei giovanirnverranno attribuiti ben 18 attentati, con l’accusa di strage, dopornconfessioni subito ritrattate, e con accuse alla polizia dirnviolenze durante gli interrogatori.rnDue anni dopo, con un colpo di scena dietro l’altro, il processornchiarirà le dimensioni della macchinazione anti-anarchicarninnescata da quegli attentati. Una vicenda determinante perrncomprendere fino in fondo i misteri di Piazza Fontana. Unrnracconto serrato di una pagina nera per la giustizia italiana, darnallora totalmente rimossa dalla memoria, che assume nuovarnluce grazie alla scoperta di documenti fin qui inediti. -
Breve storia della disuguaglianza
Se riusciremo a dare un volto umano alla globalizzazione e a far sì che la democrazia continui a essere un sistema politico credibile, dipenderà da come risolveremo la questione della disuguaglianza.rnrnGli autori individuano i temi fondanti del dibattito economico, filosofico e politico intorno alla disuguaglianza, offrendoci un quadro del pensiero dei maggiori scienziati sociali che se ne sono occupati. Emerge chiaramente come la teoria economica abbia a lungo trascurato il fondamentale problema della distribuzione personale del reddito e come l’uso di sofisticati strumenti statistici abbia svuotato la questione della disuguaglianza dei suoi contenuti etici più profondi. Il libro dedica in seguito particolare attenzione all’analisi del complesso rapporto che intercorre tra globalizzazione, disuguaglianza e democrazia.rnrnPer finire – e per indirizzare la riflessione sul futuro – gli autori tracciano una mappa delle più recenti proposte avanzate da importanti studiosi della disuguaglianza economica: da Anthony Atkinson a Joseph Stiglitz, fino a Thomas Piketty. -
L' Italia nel mondo contemporaneo. Sei lezioni di storia 1943-2018
Sei lezioni che ci restituiscono una sintesi,rnefficace e approfondita, della storiarnd’Italia dalla caduta del fascismo a oggi.rnLa testimonianza militante di un grandernintellettuale sull’importanza della riflessionernstorica per comprendere il presente ernrestituire prospettiva al futuro.rnrnLa storia d’Italia è stata sempre immersa nella storia delrnmondo. Ma ancora di più, dopo la fine della secondarnguerra mondiale, la sua storia è assolutamente incomprensibilernse perdiamo di vista la dimensione internazionale e larnanalizziamo come una vicenda tutta interna. L’Italiarnrepubblicana ha saputo rinascere dai traumi di una dittatura e dirnuna disfatta nazionale proprio in quanto si è trovata a esserernuna frontiera della guerra fredda. In vent’anni il paese èrndiventato uno dei più sviluppati al mondo, si è costituita unarndemocrazia con una Costituzione molto avanzata sul terreno deirndiritti sociali. La sua classe dirigente, al governo ernall’opposizione, si è dimostrata all’altezza riuscendo a riportarernla Penisola nelle mappe del mondo.rnNegli anni ’60 e ’70 la strada delle riforme, del superamentorndegli squilibri interni e di una relativa autonomia nazionalernincontrerà potenti ostacoli all’interno del paese e da parte dellernpotenze straniere. E verrà la stagione drammatica delle stragi erndei terrorismi.rnIl processo di globalizzazione successivo vedrà il nuovornprotagonismo delle espansive economie asiatiche. Larnrivoluzione informatica si accompagnerà alla centralità delrncapitale finanziario. L’Italia resterà ai margini di questa nuovarnfase storica: nell’ultimo trentennio si dispiega una lunga faserndi declino economico e sociale e di deperimento delle praticherndemocratiche. Non è un caso che la ‘Repubblica dei partiti’rnscompaia nei flutti dell’eccessiva corruzione e che la politicarnsi personalizzi e spettacolarizzi. Il declino delle classi dirigentirnproduce il degrado della democrazia in demagogia. -
Gli interessi in comune
Il racconto di un’intera generazione, quellirnnati negli ’80, che si muoveva con passornsgangherato sul ciglio del nulla. Un libro cult su un gruppo dirnragazzi che vivono in unrntriangolo di provincia toscana, unrnluogo asettico e privo dirnintrattenimenti, che provano dirntutto pur di riempire il vuoto chernsentono dentro.rnrnIacopo, il Mella, il Paride, il Dimpe, il Malpa, Sandrone.rnNel ’95 hanno sedici anni. Interessi in comune? Uno,rnsenz’altro: il consumo regolare, diligente, quasi scientifico, dirntutte le sostanze. Si guardano giusto dalla morte. E così eccoli,rnin un triangolo di provincia toscana che si allarga talvolta adrnabbracciare l’Europa, eccoli riempire le notti, dormire i giorni,rnconvergere comunque e sempre attorno a un bar. Sono unrngruppo. E nel gruppo non ci stanno dentro le ragazze, lernambizioni, il lavoro, lo studio, la famiglia. Che pure ci sonorn(ragazze, ambizioni, lavoro, studio, famiglia), perché intanto larnvita, come si dice, continua. Come del resto ci sono il Valdarnorndegli outlet e degli agriturismi, e l’aria intollerabile di unrnbenessere odioso, forse effimero. Nessuno si prende sul serio –rne infatti si ride, di sé e degli altri, con beffarda comicità –, marnnessuno più di loro sa che ogni impresa in cui si cimentanorn(spesso leggendaria, tragicomica sempre) è un vero blues.rnVorrebbero tutti scappare, ma tutti (o quasi) continuano arntornare.rnVanni Santoni segue i suoi eroi nichilisti lungo dieci anni dirnuna infinita adolescenza, fitta di episodi esilaranti e magichernapparizioni di comprimari memorabili.rnTorna in libreria un romanzo di culto, che negli anni dirnindisponibilità è stato al centro di numerose – e a volternclamorose – vicende, dalle raccolte di firme dei lettori perrnchiederne la ristampa alle versioni fotocopiate che circolavanornin scuole e università, dai furti del volume nelle bibliotechernpubbliche alla produzione di veri e propri samizdat. -
Sette luoghi comuni sull'economia
Ci sono luoghi comuni molto diffusi tra la gente – attribuire all’euro la cattiva situazione dell’economia europea o vedere nelle banche la causa di ogni male –, ma i più pericolosi allignano tra gli economisti, perché costituiscono la ‘saggezza convenzionale’ degli uomini di governo e delle grandi istituzioni internazionali. Boitani usa benissimo numeri e argomentazioni per sradicare le convinzioni errate più tenaci. Leopoldo Fabiani, “L’Espresso”rnrnUn libro ampiamente documentato che si muove lungo due direttrici: da una parte la verifica non solo teorica ma reale dei problemi economici, dall’altra la convinzione che il Paese più che di grandi (e illusorie) svolte ha bisogno di muoversi a piccoli passi nella direzione giusta. Gianfranco Fabi, “Il Sole 24 Ore”rnrnAndrea Boitani smonta sette luoghi comuni sull’economia che, tradotti in politiche economiche, influenzano pesantemente le nostre vite. -
Vivere per scrivere. 40 romanzieri si raccontano
Quaranta romanzieri raccontano come nascono le storie, da dove viene l’ispirazione, con quali metodi hanno scritto i loro libri più belli. Una passeggiata con gli autori più amati, tra confessioni, aneddoti e incontri miracolosi. Sabina Minardi, “L’Espresso”rnrn«Per scoprire che cos’è e come si scrive un romanzo, non c’è niente di meglio che interrogare uno scrittore. E di scrittori, grazie al mio lavoro di giornalista, ho avuto la fortuna di incontrarne tanti. In queste pagine, quaranta di loro parlano dei libri che scrivono e di quelli che amano, di come nasce una storia e del proprio metodo narrativo, dei propri maestri, delle proprie vite.» -
500 giorni. Napoleone dall'Elba a Sant'Elena
Cinquecento giorni trascorrono, nella vita di Napoleone Bonaparte, tra il crollo dell’Impero, l’esilio all’Elba, i Cento Giorni e la partenza, infine, per Sant’Elena. Al loro inizio c’è un tentativo di togliersi la vita, a Fontainebleau, nelle stanze vuote di un palazzo da cui tutti si sono allontanati, lasciando solo l’Imperatore in disgrazia. Alla fine, ancora la tentazione di un suicidio, sul vascello inglese che lo conduce, ormai prigioniero, a Sant’Elena. In mezzo, 500 giorni scanditi da scelte obbligate: partire, restare, combattere, fuggire. Come uscire di scena è, per Napoleone, in questo finale di partita, molto più importante che restare a tutti i costi sul palcoscenico. Come uscire di scena, rendendo per sempre indimenticabile ciò che egli ha fatto nei giorni della fortuna, evitare di negarlo con un comportamento poco appropriato, fare che la propria storia non perda di significato, come molti intorno a lui vorrebbero, in quei lunghi, brevi 500 giorni. -
Conoscere la Costituzione italiana. Un percorso guidato
Un percorso che attraversa la nostra Costituzione articolo per articolo – la storia, i valori cardine del testo, le parole chiave – con l’obiettivo di spiegarla e raccontarla alle giovani generazioni e a chiunque voglia conoscerla.rnrnLa Costituzione nasce subito dopo una guerra che aveva prodotto macerie non solo materiali ma anche morali, in un Paese che con fatica provava a ricomporre le fila del vivere civile. Il fermento democratico di quegli anni fu la premessa al lavoro dell’Assemblea costituente. Il testo costituzionale racchiude nei suoi principi un grande progetto di trasformazione sociale: uguaglianza e pari dignità di tutti di fronte alla legge, diritto al lavoro, parità dei generi, tutela della salute e dell’ambiente sono solo alcuni dei principi che ne animano le pagine. Alberto Maritati accompagna il lettore in un percorso attraverso l’intero testo costituzionale. L’intento è quello di raccontare a chiunque voglia capire e conoscere la Costituzione, e in particolare alle nuove generazioni, la struttura, il senso e i valori della nostra più alta fonte legislativa. Ogni articolo viene spiegato e approfondito dando conto delle radici storiche, del portato sociale e culturale, delle parole chiave che contiene. Non mancano i richiami all’attualità che evidenziano la relazione tra la realtà odierna e il testo costituzionale. -
Archeologie del trauma. Un'antropologia del sottosuolo. Ediz. ampliata
È possibile pensare ai richiedenti asilo, ai corpi occupati dei palestinesi, ai tanti immigrati che fuggono da miseria e mancanza di giustizia senza distogliere lo sguardo dalla 'violenza dell'umanitario'? Le matrici sociali e politiche della sofferenza, della memoria e del lutto possono essere pensate senza ridurre il loro dolore entro il perimetro di un meccanismo già scritto, di un solo concetto: 'trauma'? Roberto Beneduce interroga modelli e categorie che, all'ombra del sapere psichiatrico, ignorano spesso le economie dell'incertezza e la diversità delle esperienze, e lasciano irrisolta la questione dell'impunità di chi si è reso colpevole di arbitri e umiliazioni. In questa nuova edizione l'autore guarda al presente, dilaniato da razzismo, violenza di Stato e nuove guerre, ma anche alla volontà ostinata di quanti resistono alla tirannia della burocrazia e ritrovano, percorrendo sentieri di cura, il diritto a esistere. -
L' insostenibile bisogno di ammirazione
Siamo narcisi che palpitano al ritmo di like desiderandornuna sola cosa: essere visibili e ammirati. È finito il tempornin cui erano i sentimenti di colpa a influenzare i nostrirncomportamenti: a guidare molti di noi, adulti e adolescenti, orarnsono il nostro bisogno di visibilità sociale, di notorietà, dirnammirazione continua e la paura di finire in un cono d’ombrarnsociale. È questa una delle conseguenze dell’individualismo,rndell’enfasi sul Sé, che si traduce spesso nell’esibizione di dotirninesistenti. Ma a condurre il gioco è un Sé fragile, terrorizzato dirnnon essere all’altezza delle aspettative, che sprofondarnfacilmente nella paura della vergogna, la causa più diffusa dirnsofferenza mentale. -
Vivere la democrazia
I diritti, quelli individuali e sociali, sono la misura dellarnqualità di una società. È su questo principio che StefanornRodotà ha costruito la sua vita di studioso, di politico e dirnintellettuale pubblico.rnLo sviluppo della tecnica e i rischi di disumanizzazione della vita,rnla dignità umana, l’impatto delle nuove tecnologie sull’esistenzarndelle generazioni presenti e future, la questione dei beni comuni,rnil diritto al cibo, l’identità in Rete: su questo si riflette e si discuternpagina dopo pagina in questo libro. Oltrepassando la prospettivarnstrettamente legata al diritto positivo, Rodotà riflette all’internorndi visioni che hanno una natura culturale e morale. Non a casornal centro pone sempre la persona umana, la sua dignità, il valorerndella solidarietà. In questo nostro tempo di tumulto, come lorndefinisce l’autore, «i principi guida devono essere ricercati inrnuna dimensione irriducibile all’economia, prendendo le mosserndal sistema complessivo, fondato sul riconoscimento primariorncontenuto nell’articolo 1 della Carta dei diritti: La dignitàrnumana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata» -
Saggi sulla legge naturale
"I Saggi sulla legge naturale «sono assai importanti perrnconoscere e per intendere meglio di quanto fossernpossibile prima della loro pubblicazione la formazionerndel pensiero morale e politico di Locke. Essi hannornampiamente rinnovato l’interpretazione del pensierornlockiano e l’hanno posta su basi più solide.""""rn- Dall’Introduzione di Giuseppe BedeschirnrnScritti in latino da Locke tra il 1660 circa e il 1664 nelle forme tradizionali delle discussioni accademiche, i """"Saggi"""" rimasero inediti fino al 1954, anno in cui von Leyden curò l'edizione critica del testo, corredata dalla traduzione inglese. Su questa edizione è stata condotta la traduzione italiana. Una volta pubblicati, questi scritti hanno ribaltato molte erronee interpretazioni del pensiero di Locke e continuano a essere di fondamentale importanza per l'esatta comprensione dello sviluppo del suo pensiero politico. Il saggio introduttivo di Giuseppe Bedeschi mette a fuoco i temi centrali dell'opera e la loro influenza sulle opere successive." -
Oltre le nazioni. L'Europa tra sovranità e solidarietà
Se vuole sopravvivere,rnil continente europeo dovràrnabbandonare il modellorndello Stato-nazione che harndominato gli ultimi quattrornsecoli e seguire la stradarndell’integrazione politicarne della solidarietà paneuropea.rnrn«La nostra interdipendenza è già globale, mentrerni nostri strumenti di azione ed espressione dirnvolontà collettiva rimangono locali e resistonornostinatamente a qualsiasi ampliamento, violazionerne/o limitazione. Il divario tra la scala dellerninterdipendenze e il raggio d’azione delle istituzionirnesistenti è abissale, e si fa ogni giorno piùrnampio e profondo. Colmarlo o superarlo è a miornavviso la ‘meta-sfida’ del nostro tempo».rnIn questo brevissimo saggio, Zygmunt Baumanrnespone le ragioni storiche, sociali e politiche perrnle quali l’Europa, se vuole salvaguardare la suarncultura e la sua centralità nel mondo globalizzato,rnnon può lasciarsi tentare dai richiami di xenofobia,rnsovranismo e nazionalismo identitario. -
L' oceano di mezzo. Un viaggio lungo 24.539 miglia
Tre oceani e quattro continenti. Federico Rampini ci raccontarngrande storia e vita quotidiana di tanti luoghi e personaggirnindimenticabili. E forse qualche lezione appresa.rnrn«Nella mia vita di nomade non ho mai smessornla ricerca di radici. Immaginarie, costruite, conquistate.rnMa indispensabili.»rnrnLe austere memorie di Genova, le atmosfere nordicherndi Bruxelles e le sorprese di Parigi, l’iniziazione all’Orienternin Indonesia, poi verso Ovest a respirare l’aria decadente di New York,rnlo spaesamento di San Francisco, a riscoprire un’armonia celesterndi Pechino, i bambini del Sichuan, le case a fior d’acqua del Kerala,rnil destino marittimo di Tokyo, le sorgenti del Nilo...rnTre oceani e quattro continenti. Federico Rampini ci raccontarngrande storia e vita quotidiana di tanti luoghi e personaggirnindimenticabili. E forse qualche lezione appresa. -
Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria
Finalista al Premio Letterario Nazionale “I Sassi” di Matera 2019rnrnUna storia avvincente sull’esodo degli italianirnd’Istria e Dalmazia e le ‘foibe’.rn«Questo libro è coraggioso e al tempo stesso ironico e lieve» - Il TirrenornSe è vero che, come scriveva Tolstoj, «ogni famigliarninfelice è disgraziata a modo suo», la famiglia di SilviarnDai Pra’ lo è scegliendo la strada del silenzio e del segreto, dirncose accadute che alle generazioni più giovani non vengonornraccontate. La nonna Iole, ad esempio, è donna umorale.rnSubisce le scenate del marito e del figlio, borbottando appenarnun lamento, e ogni tanto scoppia a piangere senza motivo.rnChe la nonna nascondesse un segreto, Silvia lo intuisce arnundici anni quando, con il padre e la sorella, sta partendornper la Iugoslavia. Il giorno della partenza la nonna sparisce,rnlasciandosi dietro soltanto un biglietto: «non mi salutaternnessuno». Cosa c’entrava la nonna con la Iugoslavia?rnQuel viaggio con il padre nel 1988, appena prima della cadutarndel Muro, per Silvia è una scoperta. In quei giorni, per larnprima volta, sente pronunciare la parola ‘foibe’.rnUna parola dalla quale, molti anni dopo, parte la sua ricercarnche la porta in Istria nella speranza di scoprire qualcosarnsulla storia della sua famiglia: comincia così un’indaginerndurata due anni, tra archivi perlopiù andati distrutti, letterernstrappate o recuperate, vecchie fotografie, mail spedite a tuttirngli angoli del mondo che raramente hanno avuto risposta. Ilrnrisultato è questo libro, coraggioso e al tempo stesso ironicorne lieve, che, mentre prova a riportare alla luce le vicende e ilrndestino di una famiglia, affronta il tema delle conseguenze,rnper generazioni, della violenza subita e delle sofferenze, dellernamnesie e dei silenzi necessari a continuare a vivere.rnTutto, per cercare di capire perché il bisnonno RomeornMartini, nato Martincich, sia finito nella foiba di Vines, ernperché la nonna, i suoi fratelli e sua madre se ne siano andatirnda Santa Domenica di Albona una mattina di novembre delrn1943, lasciandosi ogni ricchezza alle spalle, per cominciarernuna nuova vita sulle Dolomiti. Una vita in cui una sola parolarnsarebbe stata per sempre bandita: Istria. -
Lo Stato illegale. Mafia e politica da Portella della Ginestra a oggi
Se l’autorità statale è debole, se il consensornè in crisi, se il sistema partitico pur dirnconsolidare il proprio potere è disposto arnseguire vie lontane da quelle previste dallarnCostituzione e dalle leggi, si crea lo spaziornper un altro sistema politico: il sistemarncriminale delle mafie.rn«È evidente il messaggio: per fermare le mafie (ammesso che si voglia farlo) serve una strategia globale di contrasto» - La RepubblicarnrnOltre un ventennio ci separa dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio del 1992 e da quelle di Firenze, Milano e Roma del 1993. Una tragedia nazionale che allora sembrò scuotere definitivamente le coscienze e provocare una reazione finalmente determinata dello Stato contro la mafia. Eppure, la mafia è rientrata in una fase di integrazione con articolazioni del potere legale, economico e politico che condiziona l'intero Paese. Occorre quindi interrogarsi sulle ragioni per cui, dopo il decennio alto dell'antimafia giudiziaria seguito alla stagione stragista del 1992-93 (che ha raggiunto, sul piano repressivo, risultati senza precedenti), la mafia sia tornata a essere forte sul territorio. Per rispondere a questo interrogativo, è necessario volgere indietro lo sguardo e ripercorrere una serie di tappe che prendono le mosse dalla strage di Portella della Ginestra, il 1° maggio 1947, e arrivare fino a oggi. La tesi che emerge in queste pagine è che le mafie - quella siciliana come le altre - non sono tanto il prodotto di una arretratezza economica e culturale, di una mentalità arcaica, quanto di una specifica caratteristica della società e dello Stato. Cosa nostra è una organizzazione criminale che ha affermato in maniera sostanzialmente indisturbata la propria 'sovranità' di Stato illegale su un territorio ben determinato, che è quello della Sicilia occidentale e che ha in Palermo la sua capitale. Come tutti gli Stati, anche Cosa nostra ha una sua politica interna, che si attua nell'ambito di una costituzione formale (e, quindi, di una struttura con organi gerarchicamente ordinati), e un suo ordinamento giuridico con un sistema compiuto di istituti, norme e sanzioni. E ancora, come tutti gli Stati, pure Cosa nostra ha una sua storia, intessuta di trame e conflitti, che modifica continuamente le relazioni esterne. La mafia non costituisce, dunque, una semplice anomalia del nostro Paese, ma l'esplicazione di un modello di sviluppo inquinato e inquinante che frena e ostacola lo sviluppo del Mezzogiorno e del Paese. -
Grammatica dell'integrazione. Italiani e stranieri a scuola insieme
Un racconto prezioso delle tante realtà chernnella scuola italiana da anni praticanornl’integrazione, a firma del maestro ViniciornOngini, massimo esperto di questo temarnnel nostro Paese.rnrn«L’autore racconta ai genitori perplessi le buone esperienze dell’intercultura nelle nostre classi» – RobinsonrnrnrnL'integrazione di italiani e stranieri a scuola non è un'emergenza o una novità, ma una realtà che esiste già da lungo tempo. Il libro chiama a raccolta tutti i protagonisti delle tante esperienze positive di integrazione in atto da molti anni nelle scuole del nostro Paese: insegnanti, presidi, alunni, sindaci, genitori, artisti condividono la loro voce per mostrare i tanti modi in cui l'integrazione si declina. Si incontreranno in queste pagine i 'costruttori di ponti' delle scuole dell'infanzia e gli esercizi di 'buon senso' degli studenti; si racconteranno i tentativi di convivenza e di resistenza quotidiana nei piccoli comuni e nelle grandi città. Si prenderanno molto sul serio le nuove preoccupazioni e paure delle famiglie italiane. L'integrazione è aiuto ai più deboli: bisogna accoglierli, insegnare la lingua, orientarli. È anche così, certo. Ma c'è anche molto di più: per esempio, un buon numero di studenti 'stranieri' conosce le lingue e il mondo meglio di noi e degli studenti italiani; alcuni di loro proseguono gli studi superiori e poi si iscrivono all'università. Un chiaro segnale della spinta verso lo studio, della fiducia, del sogno, della speranza nel futuro. Fare integrazione vuol dire allora costruire legami di comunità e scoprire che l'influenza reciproca può essere vantaggiosa per tutti. Nel tempo dell''emergenza migranti', di 'prima gli italiani', abbiamo bisogno più che mai di una 'grammatica dell'integrazione' che insegni a costruire il senso del possibile e a coltivare visioni del futuro. È il principio speranza: non smettere di provare a fare il mondo come dovrebbe essere.