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«Le religioni sono vie di pace». (Falso!)
È falso che le religioni siano vie di pace. Èrnfalso che siano modelli irenici; è falso chernsi debba a loro quel fragile concettorndi ‘tolleranza’ che ha permesso larncoesistenza di diverse appartenenzernconfessionali; è falso che al cuore dellernreligioni vi sia un’unica regola d’oro chernle orienta verso la pacifica convivenza; èrnfalso, infine, che le religioni siano vittimerndi strumentalizzazioni di ordine politico edrneconomico, e non il motore stesso di alcunernguerre.rnrnLa storia è punteggiata da guerre e violenze scatenate darnmotivi religiosi: dall’antisemitismo cristiano alle Crociate,rndai tribunali dell’Inquisizione alla Guerra dei Trent’anni. Lornscenario non cambia se ci volgiamo al tempo presente:rndall’Irlanda del Nord ai Balcani, dalla crisi tra Russia e Ucrainarnal Medio Oriente. Negli ultimi anni, in particolare, si è parlato dirnfondamentalismo islamico a causa dell’Isis; ma i fondamentalistirnnon sono solo islamici: numerosi e significativi episodi dirnintolleranza fondamentalista si sono verificati anche in camporncristiano e in quello ebraico. Le religioni orientali non fannorneccezione: basti pensare alle violenze degli induisti contro irnmusulmani in India ma anche al suprematismo buddista in SrirnLanka, nel Myanmar, in Thailandia.rnDi fronte al diffondersi di conflitti ispirati a motivi religiosirnsi commenta, spesso, che gli elementi religiosi sono solo unrnpretesto che maschera ragioni politiche ed economiche. Ma èrndavvero così? Paolo Naso, sociologo delle religioni, contestarnquesta semplificazione e ci spiega perché le religioni non sonornnecessariamente vie di pace, a partire da un dato strutturale:rnle religioni non sono meri corpi spirituali che si muovonornsecondo il piano di Dio, ma costruzioni umane condizionate darninteressi materiali e politici. Operano nella storia e per questornnon sfuggono alle leggi della geopolitica quando si mobilitanornper fini che hanno un carattere secolare. Basti pensare airnfondamentalismirne ai radicalismirnreligiosi dei nostrirngiorni che, perrnquanto giudicatirndevianti e talvoltarneretici rispettornalle ortodossiernconfessionali,rnutilizzano linguaggirne simboli religiosi. -
L' invasione immaginaria. L'immigrazione oltre i luoghi comuni
Il sovranismo ha vinto nelle menti primarnancora di vincere nelle urne: è riuscito arncavalcare le legittime preoccupazionirndelle persone nei confronti delrnfenomeno immigrazione costruendornun nemico immaginario. Perché la realtàrndell’immigrazione è molto diversa da quellarnche da anni ci viene raccontata.rn«Ambrosini sfata le leggende sull'assedio, studia l'economia dei flussi migratori, analizza il sovranismo in ascesa e propone soluzioni politiche ragionate» - RobinsonrnMolti italiani sono convinti che grazie alle drastichernmisure adottate dal governo in carica, in spregio arnconvenzioni internazionali, trattati europei e costituzionernitaliana, l’‘invasione’ degli immigrati sia stata finalmenternbloccata. La propaganda governativa alimenta l’inganno. Anchernil governo precedente ha sostenuto l’idea che impedire ornprevenire gli sbarchi significhi fermare l’immigrazione. Così nonrnè: bloccare barche e gommoni non significa bloccarernl’immigrazione perché le due cose non sono coincidenti, o lornsono solo in minima parte. Non solo: grandi giornali parlanorncon frequenza di ‘sconvolgimenti demografici’ o di pressionernmigratoria ‘insostenibile’. Ma, secondo i numeri reali, l’invasionernnon c’è mai stata. Non è nemmeno vero che gli immigrati sianornprevalentemente maschi, africani e musulmani, chernl’immigrazione sia sempre una conseguenza diretta dellarnpovertà o che i rifugiati internazionali abbiano come principalerndestinazione l’Europa e anzitutto l’Italia.rnObiettivo di questo libro è proprio quello di smentire, dati allarnmano, queste e altre credenze che avvelenano il clima politico ernsociale del Paese. I lettori scopriranno così che il numero deglirnimmigrati è sostanzialmente stabile da almeno quattro anni;rnche la principale fonte di nuovi ingressi è rappresentata dairnricongiungimenti familiari; che molti stranieri possono entrarernin Italia senza bisogno di visti, e non solo perché sono cittadinirndell’UE o provengono da paesi ad alto sviluppo economico; chernun occupato regolare su dieci in Italia è straniero.rnIl libro conduce una serrata (e critica) analisi delle politichernin materia dell’attuale governo, e propone alcune idee perrnuna diversa e migliore gestione. La prima è: dobbiamorniniziare a distinguere tra diversi tipi d’immigrati e misurarcirnpragmaticamente con ciascuno di essi. Un conto sono glirnstudenti, unrnaltro i coniugirnricongiunti, unrnaltro i rifugiati.rnFare di tuttarnl’erba un fascio èrnla premessa perrnchiudere le porterna tutti, con unrndanno anche perrngli italiani. -
Ritorno a utopia
Di utopia, oggi, abbiamo urgente bisogno.rnDi fronte alle contorsioni folli dell’attualernassetto del mondo occorre riscoprire larnprofondissima ragionevolezza del pensierornutopico, il suo realismo, la sua concretezza.rnUn percorso attraverso il pensiero utopicornmoderno e contemporaneo, da Thomas Morerna Zygmunt Bauman. rnrnL’utopia è il non-luogo ideale che vede realizzata unarnsocietà diversa, più equa e più vivibile. L’etàrncontemporanea sembra averla ormai relegata nei territori dellarnfantasia, in quanto pura astrazione e irrealizzabile chimera. Chernfine ha fatto l’utopia oggi? Ne abbiamo ancora bisogno?rnIn questo libro Roberto Mordacci ripercorre la storia dellernutopie moderne, dagli albori alle più recenti declinazionirncontemporanee: l’Utopia di Thomas More, La Città del solerndi Tommaso Campanella, La Nuova Atlantide di FrancescornBacone, gli utopismi di Charles Fourier e Pierre-JosephrnProudhon, le eterotopie di Michel Foucault e le utopie liberali dirnJohn Rawls, sino alla retrotopia di Zygmunt Bauman.rnMa cosa spinge l’autore a delineare un affresco completo dellernpiù importanti utopie moderne?rnÈ la necessità, oggi, di ritrovare la capacità tipicamenternmoderna di pensare il futuro come un’opportunità per ilrncambiamento. Superata l’illusione che il progresso si producarnautomaticamente, per un destino o per una necessità storica orntecnologica, resta il compito di immaginare strutture e relazionirnsociali che siano meno ingiuste, meno autodistruttive, piùrnvivibili, anche se non perfette. -
Diritto e gestione del patrimonio culturale
Il libro descrive come gestire in modornottimale il patrimonio culturale italiano,rndal punto di vista del diritto erndell’economia, attingendo a piene manirnagli studi degli ultimi vent’anni e alla lungarnesperienza dell’autore nel campo dei benirnculturali.rnrn Il libro affronta il problema del finanziamento del settorernmuseale esaminando tutte le diverse modalità attraversorncui è possibile incrementarne la capacità di automantenimentorne la redditività, così che siano soddisfatti sia i valori dirnpromozione culturale (art. 9 Cost.) che quelli di sostenibilità delrndebito pubblico ed equilibrio di bilanci (art. 97 Cost.).rnBiglietteria, servizi aggiuntivi, concessioni d’uso,rnsponsorizzazioni, donazioni, finanza di progetto, utilizzo dirnmarchi commerciali, prestiti per mostre: sono alcuni deglirnistituti esaminati sia dal punto di vista giuridico che sul pianorndei rendimenti economici concretamente generati; rendimentirnche, se adeguatamente valorizzati, potrebbero moltiplicare irnricavi riducendo, fino a eliminare, il debito pubblico italiano.rnOltre alle riflessioni giuridiche, il libro è ricchissimo di datirnstatistici e finanziari per lo più inediti. L’ambizione dell’opera èrnquella di delineare come gestire in modo ottimale il patrimoniornculturale italiano attingendo sia agli studi giuridici condotti sulrntema che all’esperienza ormai decennale dell’autore all’internorndel Ministero per i beni e le attività culturali e all’interno dellernistituzioni dell’Alta formazione artistica e musicale. -
Imperatori. I 10 uomini che hanno fatto grande Roma
La storia di Romarne del suo Impero raccontatarnattraverso la vita di diecirnuomini e del loro tempo:rnda Augusto, il fondatore,rna Costantino, il cristiano,rnfino a Romolo Augustolo,rnultimo simulacro del poterernimperiale.rnrnI palazzi che costellavano il colle Palatino arnRoma erano una delle meraviglie del mondornantico. Decorati con il giallo della Numidia,rnil viola della Frigia, il grigio greco, il granitornegizio, il bianco marmo italico, non potevano chernaffascinare e meravigliare i loro visitatori per larnricchezza e la bellezza unica.rnDa queste stanze, per secoli, si è governato unrnterritorio enorme che sembrava coprire quasirnper intero il pianeta allora conosciuto, il piùrngrande Impero della storia antica che andavarndalla Britannia fino all’Iraq ed era abitato darn60 milioni di persone. Una sfida imponente perrntutti coloro che ne furono a capo e che si sonorntrovati ad affrontare invasioni e rivolte, guerre ernconquiste, congiure di palazzo e conflitti dinastici,rnrelazioni con popoli lontani e sconosciuti, nuovernreligioni rivoluzionarie, disastri naturali edrnepidemie. Essere l’imperatore di Roma fu unrncompito così difficile che soltanto in pochissimi sirnrivelarono all’altezza.rnI signori del Palatino furono molto diversirntra loro, a partire dalle loro origini: alcunirnprovenienti dalle vecchie famiglie romane, altrirndalla Spagna (Tiberio e Adriano), dal nord Africarn(Settimio Severo), dai Balcani (Diocleziano ernCostantino). Tutti vollero esercitare il poterernpolitico in casa, proiettare il potere militarernall’estero, edificare la città, contribuire allarnprosperità di Roma e intrattenere una buonarnrelazione con il divino. Molti riconobbero unrnpotere sostanziale alle donne a loro vicine, madri,rnmogli, amanti. Tutti, infine, dovettero fare irnconti con l’esercito, il cui appoggio fu sempre larnprecondizione per non soccombere.rnLa vita e l’opera di dieci imperatori, ma soltanto dirnquelli che si rivelarono i migliori e i più abili: dalrnfondatore, Augusto, fino a Costantino. Un percorsornche guiderà il lettore a conoscere i più importantirnuomini che hanno prodotto, guidato o subito lernalterne fortune di Roma per oltre quattro secoli. -
In terra d'Africa. Gli italiani che colonizzarono l'impero
«Attraverso le testimonianze dei coloni e dei politici di quel periodo Ertola ci restituisce in maniera lineare e precisa la voce di coloro che quel periodo lo vissero in prima persona» - Italiani di LibiaL’Etiopia, fin dai tempi della disastrosa battaglia di Adua delrn1896, era stata l’oggetto del desiderio del colonialismornitaliano. Gli italiani per decenni l’avevano voluta, sognata,rnavevano ucciso ed erano morti per possederla.rnIl duce aveva piani grandiosi: eliminare l’emigrazione all’esterornpopolando l’Etiopia con milioni di italiani, che avrebberorndato vita a una società ideale, produttiva, razzialmente purarne perfettamente fascista. In decine di migliaia risposerornall’appello, lasciarono le loro case e partirono, convinti dallarnpropaganda del regime che avrebbero potuto fare fortuna in unarnterra ricca di opportunità. La realtà sarebbe stata molto diversa.rnMa quali furono le esperienze di coloro che si trasferironornnelle terre del Negus? Dove e come emigrarono? Quanto furndiversa la loro quotidianità da quella vissuta in Italia? Comerninteragirono con gli etiopici e con il regime? -
Il dado è tratto. Cesare e la resa di Roma
Nel gennaio 49 a.C., Cesare, conquistatore delle Gallie,rnalla testa di alcune coorti legionarie varcò il Rubicone,rnpronunziando una celebre frase. Nello stesso giorno occupòrnRimini, presidio strategico della terra Italia. Si spinse poirnverso sud, minacciando la stessa Roma, cuore di una resrnpublica ormai egemone sul Mediterraneo.rnPompeo, incaricato di fermarlo, rispose con una mossarnmeno celebre ma altrettanto fatidica. Ordinò all’interarnclasse politica di abbandonare la città e di seguirlo, perrncontrattaccare dal meridione della Penisola o, addirittura,rndai Balcani.rnIl panico fu inenarrabile. Mai i romani si erano trovati dirnfronte a una situazione del genere. L’Urbe, nella sua secolarernstoria, era stata sempre difesa, con alterne fortune, da nemicirnesterni e interni. A Cesare essa fu invece abbandonata,rnassieme al suo ricchissimo tesoro.rnChe cosa avvenne in quei terribili giorni? Come si giunserna una situazione tanto sconcertante?rnRoma era davvero indifendibile? Qualirnfurono le conseguenze della fugarnpompeiana?rnPer rispondere occorre ricostruirernla temperie politica e istituzionalernche aveva trasformato la gloriosa resrnpublica in un sistema logoro e corrotto,rnnel quale ormai troppi non credevanornpiù, e che Cesare riuscì a piegare conrnrapidità impressionante. -
Viaggio all'Eden. Da Milano a Kathmandu
Un viaggiatore di lungo corso, per passione e per lavoro,rnritorna sulla rotta degli anni Settanta per Kathmandu: ilrnGrande Viaggio in India fatto da ragazzo e ripercorso poi comerngiornalista a otto lustri di distanza. Un sogno che portò migliaiarndi giovani a Kabul, Benares, Goa, fino ai templi della valle dirnKathmandu.rnEmanuele Giordana si destreggia tra gli appunti presi allora surnun quadernetto riemerso dalla polvere, un grande esercizio dirnmemoria e il confronto con le trasformazioni di quei paesi che,rnterminata l’epoca della Guerra Fredda, sono stati attraversatirnda conflitti. E dall’orda dei turisti: dal viaggio all’Eden deirnfrikkettoni ai viaggi organizzati del tutto compreso e aglirnalberghi di lusso. Su tutto, il ricordo tratteggiato con leggerezzarne ironia tra droghe, sesso libero e scoperta di nuovi paesaggi ernun’ombra malinconica e riflessiva sul senso del ‘viaggio’.rnUn libro per chi aveva vent’anni allora, chi quel viaggio non l’harnmai fatto e chi ancora vorrebbe farlo. -
Miraggi alimentari. 99 idee sbagliate su cosa e come mangiamo
Davvero il pesce fa bene alla memoria? Siamo sicurirnche mangiare la pasta di sera faccia ingrassare, chernla cioccolata provochi l’acne e l’ananas e il pompelmornfacciano dimagrire? Siamo prigionieri di tanti luoghirncomuni sul cibo… da sfatare per riappropriarci di uno stilernalimentare più equilibrato e consapevole.rnrn""Con un linguaggio semplice ma al tempo stesso rigoroso,rnTicca sfata quei falsi miti che influenzano negativamente lernnostre scelte a tavola e che demonizzano piaceri innocentirncome un buon pane fragrante, magari di farina bianca, o unrnpiatto di spaghetti a cena. Un libro prezioso e di piacevolernlettura, anche per chi pensa di non essere stato influenzatorndalle mode alimentari più recenti"""" - Elisabetta Moro, “Il Mattino”rnrn Quello dell’alimentazione è un settore nel quale sirnscontrano preoccupazioni per la salute, attenzioni – arnvolte anche eccessive – per la forma fisica e mode più o menornfantasiose. Ecco perché intorno al cibo esiste da sempre unarnsterminata varietà di pregiudizi, luoghi comuni, false credenze ernmenzogne belle e buone. In alcuni casi si tratta di suggerimentirninnocenti; in altri casi, invece, seguire certe indicazioni e certernpromesse miracolose rischia di farci compiere scelte sbagliate ornaddirittura di compromettere il nostro benessere.rnMarcello Ticca, uno dei massimi esperti italiani dirnalimentazione, accompagna il lettore in un viaggio attraversorni più consolidati luoghi comuni che riguardano il piacerernquotidiano del mangiare.rnScopriremo – evidenze scientifiche alla mano – che non è delrntutto vero che gli agrumi curino il raffreddore, che il caffèrnaiuti a dimagrire, che la pappa reale e la propoli faccianornmiracoli, che il latte vada accuratamente evitato se si è adultirne che dormire poco faccia dimagrire. A fine lettura, dopo averrnridimensionato o sfatato 99 luoghi comuni, avremo imparatorntante regole per vivere più serenamente il nostro rapporto conrnquello che mettiamo nel piatto."" -
Amori molesti. Natura e cultura nella violenza di coppia
Per lungo tempo è esistita nelle specie animali solo una sessualità anonima e priva di legami. Solo con i mammiferi sono comparsi gli affetti, solo con gli esseri umani si è realizzata compiutamente la saldatura tra sentimenti positivi e sessualità. Sopravvivono ancora dentro di noi caratteristiche legate al cervello arcaico, che interpretano il rapporto uomo-donna secondo lo schema dominio-sottomissione. Su base biologica si fonda però anche la nostra capacità di favorire relazioni sociali positive: l'essere umano vive fin dalla nascita intense relazioni di attaccamento e di affetto, e crescendo sperimenta con i propri simili l'empatia, l'aiuto, la cooperazione. Silvia Bonino ci aiuta a scoprire le influenze culturali che stimolano le dimensioni più primitive e meno umane della nostra identità biologica: bisogna partire da questa consapevolezza per costruire un futuro di relazioni affettive e sessuali paritarie, le uniche capaci di soddisfare le esigenze più evolute di uomini e donne. -
La rabbia dei vinti. La guerra dopo la guerra 1917-1923
L'11 novembre del 1918 segna un momento decisivo della storia d'Europa: la fine di una Grande Guerra. Ma quale è stata l'eredità che ci ha lasciato la Prima guerra mondiale? Per molti aspetti il futuro dell'Europa non è stato condizionato tanto dai combattimenti sul fronte occidentale quanto dalla devastante scia di eventi che seguirono la fine del conflitto quando paesi di entrambi gli schieramenti vennero travolti da rivoluzioni, pogrom, deportazioni di massa e nuovi cruenti scontri militari. Se nella maggior parte dei casi la Grande guerra era stata una lotta fra truppe regolari, i protagonisti di questi nuovi conflitti furono soprattutto civili e membri di formazioni paramilitari. La nuova esplosione di violenza provocò la morte di milioni di persone in tutta l'Europa centrale, meridionale e sud-orientale, e questo ancor prima che nascessero l'Unione Sovietica e una serie di nuovi e instabili staterelli. Ovunque c'erano persone animate da un desiderio di rivalsa, disposte a uccidere per placare un tormentoso senso di ingiustizia, e in cerca dell'opportunità di vendicarsi contro nemici reali o immaginari. Un decennio più tardi, l'avvento del Terzo Reich in Germania e l'affermazione di altri Stati totalitari fornirono loro l'occasione che tanto avevano atteso. -
Profilo del dada
La parabola artistica della ‘bomba dada’,rnil più radicale movimento dellernavanguardie storiche.rnUn saggio su una forma espressivarnche è all’origine di tutto ciò che l’arterncontemporanea ha avuto e ha ancora da dire.rnrnCome nessun altro membro della grande famigliarndell’avanguardia, il dada fu puro movimento, una parolarnd’ordine che irruppe nell’immaginario collettivo con violenza edrnenergia senza eguali. Per questo la sua rivolta, ironica ernnichilista, continua ad apparire come il punto più estremo ernparadigmatico dello sperimentalismo moderno, autentico sismarnculturale di cui è difficile localizzare perfino l’epicentrorngeografico. Da New York a Barcellona, Zurigo, Hannover,rnBerlino, Colonia e Parigi, la mappa migratoria dei suoi membrirndisegna una spirale destinata a illuminare le ricerche letterarie ernartistiche dell’intero Novecento.rnTra cronaca e teoria, in queste pagine Valerio Magrelli metternin luce il modo in cui, intorno al primo conflitto mondiale, unrnpiccolo gruppo di intellettuali procedette alla riconfigurazionerndell’oggetto estetico. Sostituendo il gesto al manufatto,rntrasformando la vocazione in provocazione, spostando l’accentorndall’opera all’operazione, il dada non poteva sopravvivere chernaffidandosi a un processo di continua autocancellazione. Perrnquesto la sua lezione resta insuperata, e spiega l’affermazionernparadossale di George Steiner secondo cui «sembra ormairnprobabile che tutta la corrente modernista, fino al giornornd’oggi, alla minimal art e allo happening, ai freaks e alla musicarnaleatoria, costituisca una semplice nota a piè di pagina, spessornmediocre e di seconda mano, al dada». -
Un paese in movimento. L'Italia negli anni Sessanta e Settanta
Gli anni Settanta sono ricordati spesso perrnla loro violenza. Ma sono stati molto altro:rnla mobilitazione collettiva e la passionerncivile, la battaglia e la conquista deirndiritti, un entusiasmo politico fino a oggirnmai eguagliato.rnrnNell’immaginario collettivo gli anni Settanta sono rimastirnimpressi come gli anni di piombo, una definizione chernevoca il tanto sangue versato dai terroristi, dagli stragisti, dallarncriminalità organizzata. Sono rimasti così nell’oblio gli ‘altri’rnanni Settanta: un decennio di crescita democratica che harnconsentito di sconfiggere i terrorismi. Grazie a questa Italia dirngran lunga maggioritaria rispetto alle minoranze criminali, sirnsono evitati i pericoli di un’involuzione autoritaria o dirnun’esplosione rivoluzionaria, gli obiettivi rispettivamente deglirnstrateghi del terrore e dei brigatisti.rnChi ha vissuto quegli anni ha una memoria viva dei fermentirndemocratici che percorrevano la sua generazione. Al contrariorndei loro coetanei che si smarrivano nei miti rivoluzionari ornsi mettevano al servizio dei golpisti o della mafia, moltissimirnaltri giovani e meno giovani, saliti prepotentemente alla ribaltarndella politica sulla scia del boom economico, legavano il lorornimpegno agli ideali della democrazia e del progresso. Vale perrni giovani impegnati nei movimenti – operai, studenti, borghesirn– ma vale anche per i militanti e per una parte delle éliternpolitiche al governo e all’opposizione che hanno interpretatornle trasformazioni in corso nella società e ne hanno accoltornle istanze. Non è un caso che in quegli anni entri in vigore lornStatuto dei Lavoratori, il servizio sanitario nazionale e venganornapprovate leggi fondamentali come quella sul divorzio ernsull’aborto.rnQuesto libro ripercorre la vicenda di tre generazioni di giovanirne giovanissimi, di ogni ceto sociale, che nel giro di un ventenniornhanno realizzato una vera e propria rivoluzione culturale che harncambiato l’intera società italiana, dal mondo del lavoro a quellorndelle imprese, delle scuole, delle università, delle professioni, delrnpubblico impiego, delle famiglie, della politica e della Chiesa. -
Lessico femminile
La ricerca di un senso della vita indagato da una prospettivarnfemminile.rn«Sandra Petrignani riesce a costruire un lessico femminile che restituisce le sfumature che il pensiero delle donne è stato capace di assumere quando, traducendosi in parole, ha raccontato il mondo» – Robinsonrn«Straordinario» – Il VenerdìrnInseguendo ombre, impronte, tracce volontarie, opere ernfatti della vita, in mezzo a libri squadernati, annotati, larnscrittrice Sandra Petrignani svela l’essenza dell’essere donne,rnportandone alla luce il lessico profondo: casa, abbandono,rnamore, cura, desiderio, dolore, passione.rnÈ la ricerca di un senso della vita indagato da una prospettivarnfemminile, questo viaggio fra le parole di scrittrici e filosofe:rnVirginia Woolf, Elsa Morante, Natalia Ginzburg, MargueriternDuras e moltissime altre. -
Storia del mondo. Dall'anno 1000 ai giorni nostri
Tutte le storie, è stato scritto, sono storie del mondo. Eppure dirnquesto mondo noi conosciamo solo una piccola parte.rnrnMille anni di storia del mondo in pocornpiù di mille pagine. Del mondo darnquando ancora si pensava fosse piatto,rne lo si riteneva al centro dell’universo, a oggirnche ci appare un puntino blu perso nell’infinitàrndel cosmo. Il mondo, mille anni fa, esisteva giàrncome mondo globale. A renderlo tale erano – ierirncome oggi – gli uomini che lo percorrevano inrntutta la sua estensione. I mercanti arabi chernsi spingevano fino alle coste della Spagna o airnconfini dell’India e da lì alla Cina. O i mercantirnveneziani come Marco Polo, che in Cina cirnarrivano attraverso la ‘via della seta’ e chernallora consentirono all’Europa di conoscere larnstraordinaria realtà di un Impero sapiente ernorganizzato posto all’altro capo del Pianeta.rnE allora, oggi più che mai, è necessariornrestituire dignità alla storia delle civiltà e deirnpopoli che hanno abitato questo pianeta e chernforse, troppo a lungo, nella nostra prospettivarnOccidentale, abbiamo relegato ai margini.rnNon si tratta solo di far conoscere le storierndimenticate degli imperi africani e asiatici,rndelle cui epopee secolari pure sappiamornpochissimo, ma di mostrare i fili e i legamirnnascosti che uniscono la storia degli uominirnsulla Terra. Il racconto di migrazioni, conquiste,rnscoperte scientifiche porta alla luce propriornquesta costante interconnessione che ci apparernerroneamente come la grande novità del solornnostro tempo.rnUn’opera innovativa, che prova a superarernle storie tradizionali, fatte solo di Stati,rnassai spesso solo europei, di confini, di spazirncircoscritti che non comunicano tra loro, dirnguerre. Una storia del mondo che è oggi, conrnla proposta di punti di vista nuovi non legatirnnecessariamente a ciò che noi già immaginiamorndi sapere e di saper giudicare, probabilmenternl’unica storia possibile. -
Vecchiaia per principianti
Utilizzando un tono empatico ernpartecipe, l’autore affronta unrntema sensibile non rinunciandornal rigore della più seriarndivulgazione scientifica.rnrn L’Italia si contende con il Giappone il primato di nazionerncon più elevate speranze di vita. Nel nostro Paesernl’aspettativa di vita media alla nascita varia da 82,3 anni per glirnuomini con alto livello di istruzione a 79,2 anni per i menornistruiti. Per le donne il dato è ancora più favorevole: 86 anni perrnchi è in più fortunate condizioni socio-economiche e culturali;rn84,5 anni per chi vive in condizioni di minori opportunità.rnQuesta è certo un’ottima notizia, di cui possiamo andare fieri.rnTuttavia, il dilatarsi del tempo delle nostre vite apre scenarirnnuovi e preoccupanti: come affrontare nel giusto modo le ultimerndecadi dell’esistenza? Come accettare l’inevitabilerndeterioramento delle condizioni di salute? Come convivere conrnl’insorgere delle malattie croniche? E ancora, che senso darernalle proprie giornate quando si esce dalla vita attiva?rnNon esiste una sola vecchiaia: naturalmente in parte il nostrorndestino è segnato dai geni che abbiamo avuto in eredità dairnnostri genitori. Moltissimo però dipende da noi, dal nostro stilerndi vita, dalla scelta di vivere al meglio una stagione che puòrnanche dare molti frutti.rnCon l’avanzare dell’età, infatti, la nostra capacità di giudiziornrisente positivamente delle nostre esperienze, e si sviluppa unrntipo di pensiero libero, davvero adulto perché privo dei lazzirndell’esuberanza giovanile. La plasticità mentale acquisita neglirnanni può donare competenze e capacità sorprendenti.rnNelle pagine di questo libro si parlerà quindi sia dellernproblematiche che interessano tutti gli organi e gli apparatirndel nostro corpo già a partire dai 50 anni (ma di vecchiaiarnvera e propria nei Paesi avanzati si parla dai 75 anni in su) conrnl’indicazione delle buone pratiche da seguire, sia anche dellernrisorse da valorizzare. -
La pelle in cui abito
Una testimonianza vivida,rnscritta in prima persona: larnstoria avvincente di un ragazzorncostretto appena adolescente adrnabbandonare la sua terra. -
Banche, banchieri e sbancati. La grande truffa dal Veneto al resto d'Italia
Una truffa che ha sconvolto larnvita di 200.000 famigliernitaliane. Una inchiesta nuova ernpenetrante che ci conduce arnconoscere i responsabili diretti ernindiretti del crac che ha messo inrnginocchio alcune delle realtà piùrnavanzate del Paese.rn«Incentrato sulla storia del crac delle due banche popolari Venete, BPVi e Veneto Banca, il libro di Mazzaro mette in ordine, collegando logicamente e interpretando alcuni contenuti di quasi 300 articoli di colleghi, tra cui molti di chi vi scrive e di Pino Dato, proprie interviste e documenti originali ma dà anche una lettura dei flop pressoché concomitanti di Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti, Banca Marche e delle crisi di altri istituti dalla Popolare di Bari alla Carige e al Monte dei Paschi di Siena, che ad oggi non hanno ancora concluso il loro tortuoso cammino verso il salvataggio» - Vicenzapiu.comrnL’opinione pubblica italiana conosce soprattutto larnvicenda di Banca Etruria, ma quella banca valeva meno dirnun ventesimo delle banche venete. Qui si parla di 210.000rnrisparmiatori truffati. Questo è il numero delle personerncoinvolte nel crac della Banca Popolare di Vicenza e in quello dirnVeneto Banca. Una cifra che, per valutare il reale impatto dirnquesta tragedia, andrebbe moltiplicata per tre, forse per quattro,rnvisto che coinvolge interi nuclei familiari. E comunquernresterebbero ancora fuori i dipendenti delle aziende coinvolte,rnsu cui pure si è scaricato il contraccolpo. Una vera e propriarntragedia che ha travolto un intero territorio, distruggendo ilrncapitale sociale più importante: quello della fiducia. Dopornl’epidemia di suicidi che è seguita al fallimento, il dramma non èrnancora finito, perché le banche sono scomparse ma i debitirnrestano, con oltre 300.000 ipoteche immobiliari che potrebberornessere ancora escusse.rnSoldi facili quelli fatti sparire dalla banche, attinti dallarnlaboriosità dei veneti e dalla loro propensione al risparmio.rnDenaro che faceva correre la locomotiva del Nord-Estrnfinanziando speculazioni immobiliari, operazioni sui cambi,rnavventure imprenditoriali coperte dall’amicizia e non darnadeguate garanzie. Serviti tra l’altro a pagare stipendi darnnababbi a sedicenti banchieri, che la decenza oggi prima che larngiustizia dovrebbe obbligare a restituire.rnQuesto libro-inchiesta ricostruisce il meccanismo usato perrngonfiare il valore delle azioni; il comportamento omissivorndegli organi di vigilanza; i favori dei banchieri agli ‘amici deglirnamici’; il fenomeno delle ‘porte girevoli’ con cui assoldavano irncontrollori; le intercettazioni e i super stipendi che i vari Zoninrne Consoli si elargivano; i percorsi a zig zag dei professionistirndei salvataggi bancari mancati, che prima promettono e poi sirndimettono, ma prima di uscire di scena passano alla cassa; larnmobilitazione mai finita delle associazioni dei risparmiatorirntruffati, divisi tra di loro e trascinati su fronti opposti dai lorornavvocati; il ruolo discutibile del pubblico, dalla Regione Venetornal governo Renzi-Gentiloni, all’esecutivo Lega-M5S. Fino airnprocessi in corso e alla telenovela dei rimborsi. -
Il mito delle origini. Breve storia degli spaghetti al pomodoro
Per sfatare il mito dell’identitàrne neutralizzarne le conseguenzernsulle persone ci vuole tutta larnconoscenza della storia.rnMassimo Montanari, il massimornstorico dell’alimentazionernitaliano, compie questo miracolorndi comprensione ricostruendo larnstoria del piatto italiano perrnantonomasia: gli spaghetti alrnpomodoro.rnrn«Montanari ricostruisce l’irresistibile ascesa che ha fatto degli spaghetti al pomodoro il cibo più celebre al mondo» – Robinsonrn«Parentele ed estraneità di maccheroni e tagliatelle vengono ricostruiti nel dettaglio. Non che manchi, per esempio, una tradizione cinese nel campo della pasta, dice Montanari. Tutt'altro. Tecniche e testimonianze in questo senso sono antichissime. Ma i due percorsi sono distinti e separati» - Il GiornalernIl ‘mito delle origini’ è quello che ci fa pensare che esistarnun punto magico della nostra storia in cui tutto prendernforma, tutto comincia e tutto si spiega; il punto in cui si celarnl’intimo segreto della nostra identità.rnQuesto libro dimostra che sul piano storico un tale paradigmarnnon funziona. E lo fa a partire da un piatto fumante di spaghettirnal pomodoro.rnMa perché il paradigma non funziona? Per due buoni motivi. Ilrnprimo è che le ‘origini’ di per sé non spiegano nulla. È celebrernla metafora di Marc Bloch: all’origine di ogni quercia c’è unarnghianda, ma non tutte le ghiande diventano querce, e ciòrnche veramente interessa lo storico è capire quali ‘condizionirnambientali’ (economiche, sociali, tecnologiche, politiche,rnculturali) hanno reso possibile quello sviluppo, consentendo allarnghianda di mettere radici. Il secondo motivo è che ricercare lern‘origini’ di ciò che siamo (ovvero la nostra identità) non ci portarnquasi mai a ritrovare noi stessi (ciò che eravamo) bensì unarncomplessità di situazioni storiche – altre culture, altri popoli,rnaltre tradizioni – il cui incontro e la cui mescolanza ha prodottornciò che siamo diventati.rnCon il risultato che nella ricerca delle radici, non troviamo solornnoi stessi ma anche e soprattutto gli altri, che vivono in noi erndanno corpo alla nostra identità. Basta un piatto di spaghettirnal pomodoro, il nostro piatto identitario per eccellenza, perrnscoprirlo: le sue origini ci riconducono in queste pagine a tempirnlontani (dall’età antica e medioevale sino all’epoca modernarne contemporanea), in luoghi distanti (dall’Asia all’America,rndall’Africa all’Europa) e alla scoperta di abitudini alimentari,rnmodalità e tecniche produttive diversissime da quelle chernconosciamo e pratichiamo oggi. -
Energia. La grande trasformazione
Ancora una volta nella storia l’energia diventa protagonista di una fase di rottura del capitalismo: una grande trasformazione si fa strada, accompagnata dalla rivoluzione tecnologica digitale.Il Novecento è stato il secolo del petrolio. Il petrolio è potere, immensi profitti, materia prima per i trasporti e gli scambi globali. Non solo. Ha trasformato l’economia e la società; ha contribuito a rafforzare la centralità del dollaro; in suo nome si sono avuti conflitti cruenti in Medio Oriente, nei paesi del Golfo, in America Latina, in Africa. Oggi quest’era mostra la corda. Da un lato desta sempre maggiore preoccupazione la speculazione globale. Dall’altro, sono ormai comprovati i rischi del riscaldamento del pianeta prodotto dalle emissioni delle fonti fossili. Una grande trasformazione energetica si fa strada nonostante la resistenza dei soggetti contrari al cambiamento, da Trump alle compagnie petrolifere. La nuova filiera energetica si basa su fonti rinnovabili decentrate – eoliche, fotovoltaiche, geotermiche e biomasse – affiancate dal gas, il meno inquinante tra i combustibili fossili. Parte dalla Cina, oggi sulla frontiera tecnologica delle rinnovabili, attraversa l’Africa, per i minerali delle batterie elettriche, e restituisce una nuova centralità al Mediterraneo, per gli scambi e per le grandi riserve di gas scoperte di recente. Un libro importante sulla trasformazione che sta rivoluzionando l’economia, l’industria e la geopolitica.