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Il sistema politico italiano. Origini, evoluzione e struttura
Dall’affermazione del trasformismornall’epoca dello Stato unitario e alla stasirnistituzionale che contraddistinguernl’attuale fase politica, il libro ricostruiscernl’evoluzione di uno stato senza progetto,rnancora oggi incapace di liberarsi degli errorirndel passato.rnLa ricostruzione storica completa, dall’Unitàrna oggi, di un sistema politico anomalo.rnrnL’Italia è una democrazia second comer, cioè ilrnprodotto di un processo di democratizzazione fragile ernsquilibrato, che rispetto a quello sperimentato da altri paesirndel mondo occidentale è avvenuto con gravi ritardi. Questorntratto costitutivo è all’origine di un sistema politico anomalo,rncaratterizzato dalla straordinaria fragilità di istituzioni pocornautonome e permeabili ai più diversi interessi economici,rncosì come privo di un moderno progetto di nazione in gradorndi condurre il paese sulla strada di una democraziarnfunzionante. Attraverso una lettura sistemico-evolutiva dellarnvicenda italiana, dalla costituzione dello Stato unitario arnoggi, si fornisce una chiave interpretativa originale dellernprincipali ‘occasioni mancate’ dal nostro sistema politico dirnaffrancarsi dalla sua congenita anomalia e approdare a unarnmatura democrazia competitiva e dell’alternanza. Il sistemarnpolitico italiano viene descritto come un complessornistituzionale scarsamente differenziato dagli altrirnsottosistemi della società, in particolare da un sistemarneconomico a sua volta contraddistinto dall’incapacità dirnstrutturarsi secondo le leggi del capitalismo moderno, chernha finito con l’alimentare quella forma di democraziarnconsociativa che ancora oggi caratterizza il nostro paese.rnSecondo questa lettura, nel corso del tempo, la politicarnitaliana ha attraversato una sequenza di congiunture critiche,rnvere e proprie finestre di opportunità che avrebberornpermesso l’apertura di orizzonti nuovi, ma che per ragionirncontingenti hanno prodotto esiti in contrasto con una logicarndi modernizzazione politica e istituzionale. -
Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia. Ediz. ampliata
Una testimonianza coraggiosa e, insieme, unarnriflessione scientificamente rigorosa sullarnmalattia e le contraddizioni, individuali ernsociali, del nostro stile di vita.rnrn«Ho scritto questo libro per me, perché nulla quanto lo scrivere chiarisce i propri pensieri, sentimenti ed emozioni. Ho scritto questo libro per gli altri, perché confido che le mie riflessioni possano essere utili anche ad altre persone. Ho ritenuto di cercare di fondere insieme la conoscenza teorica con l'esperienza personale, la scienza e la testimonianza. Mi è sembrato che soltanto questa fusione consentisse di esaminare davvero la malattia nei suoi infiniti aspetti, che solo il malato può conoscere, e di andare, nello stesso tempo, oltre la propria personale e irripetibile esperienza.» Una studiosa affermata, psicologa dello sviluppo, sperimenta su di sé la più traumatica delle esperienze. Nell'urto devastante contro uno stato esistenziale e fisico che modifica radicalmente l'orizzonte, le aspettative, le condizioni di vita, scienza e privato si incontrano nello sforzo di dare un senso a quanto sta avvenendo. -
Il sistema della corruzione
"Il sistema della corruzione ha una tesi di fondo: larncomplicità criminale ha raggiunto in Italia una talernestensione che è illusorio credere che possa esserernsmantellata dalla sola giustizia penale"""" - rnCorrado Augias, “la Repubblica”rnrnSeriale, diffusa, contagiosa, organizzata: è la corruzione,rnil male antico che in Italia arriva a minare le fondamentarndel vivere civile. Sono trascorsi venticinque anni dall’avviorndell’inchiesta Mani pulite, e ancora oggi le prime pagine deirngiornali raccontano quotidianamente di casi di corruzione cherncoinvolgono i livelli più alti del mondo politico, economico ernfinanziario italiano.rnNon è cambiato nulla dal 1992? O sono cambiati solo gli attori,rna fronte degli identici meccanismi che regolano efficacemente ilrnmalaffare?rnUno dei protagonisti della stagione di Tangentopoli offre unarnchiara e lucida analisi del fenomeno tracciando il quadro dirnun vero e proprio sistema criminale, che non potrà mai esserernsmantellato con le sole armi della giustizia penale." -
Non è lavoro, è sfruttamento
Giovani e meno giovani costretti a lavorare gratis, uominirne donne assuefatti alla logica della promessa di un lavorornpagato domani, lavoratori a 3 euro l’ora nel pubblico e nelrnprivato: questa è la modernità che paga a cottimo.rnrn""In Italia il canto costante è che il lavoro ‘non c’è’: però èrnlo stesso paese dove si chiede di lavorare gratis o senzarntutele. Il tutto con spaventevoli ricadute culturalirnsul lavoro come merce degradata, una svalutazionernumana e professionale che riguarda tutti. Marta Fana cirnracconta non solo i numeri del lavoro, già deprimenti, ma larnsua perdita di qualità.rnNon è un libro per economisti, questo combattivo pamphletrndi Marta Fana, ma un libro per lavoratori"""" - rnAlessandro Robecchi, il Fatto QuotidianornrnrnSottoccupazione da un lato e ritmi di lavoro mortali dall’altro.rnDiritti negati dentro e fuori le aziende per quanti non voglionorncedere al ricatto. Storie di ordinario sfruttamento, legalizzatornda vent’anni di flessibilizzazione del mercato del lavoro.rnMalgrado la retorica della flessibilità espansiva e del meritorncome ingredienti indispensabili alla crescita sia stata smentitarndai fatti, il potere politico ha avallato le richieste delle imprese.rnIl risultato è stato una cornice legislativa e istituzionale che harnprodotto uno sfaldamento del mondo del lavoro: facchini,rncommesse, lavoratori dei call center, addetti alle pulizie inrnappalto procedono in ordine sparso, non sentono più dirnappartenere alla medesima comunità di destino.rnDicevano: meno diritti, più crescita. Abbiamo solo meno diritti."" -
Storia d'Europa
Non c’è stato un destino europeornsegnato dall’origine, né una superioritàrnpredestinata degli europei sugli altrirnuomini. Il destino europeo è statorninventato e costruito attraverso la storia,rnfra mille pene e mille entusiasmi, fra opererndi superiore concezione e moralità e azionirndi delittuosa violenza.rnUna storia complessa e affascinante,rnraccontata da uno dei più importanti storicirnitaliani.rnrnIn Europa è nata la tradizione etico-politica e intellettualerngreca e romana, è sorta la parola nuova del Cristianesimo,rnsi sono incrociati e fusi i destini di grandi popoli e di grandirntradizioni culturali (Etruschi e Celti, Germani e Slavi, Sciti ernMongoli, Arabi e Turchi e vari altri), è sbocciata la civiltàrnmoderna della scienza e della tecnica, è fiorita la culturarndell’uomo e della libertà morale e politica o civile, sono staternpensate grandi utopie di giustizia e di pace, si è formatarnl’economia moderna della produzione e degli scambi arndimensione mondiale, è cominciata l’unificazione civile delrnmondo, si sono affermati i modelli dello stato nazionale e dellornstato sociale. L’Europa ha portato in tutto il mondo le sue formerndi vita materiale e morale e di organizzazione moderna e civile,rncon i suoi ideali e modelli più alti, esercitando una grandernfunzione di liberazione e di amalgamazione nella storiarndell’intero mondo, ma anche praticando funzioni di dominio, dirnoppressione e di sfruttamento che hanno lasciato una sciarnirriducibile di conflitti.rnIn questo libro, uno dei più importanti storici italiani percorrernin un racconto a volo d’uccello la complessa storia d’Europa,rndall’antichità sino ai giorni dell’Unione Europea e ai suoirnproblemi nel mondo della globalizzazione. -
Del senso delle cose e della magia
Un’opera capitale della filosofia italianarncurata da Germana Ernst, una dellernmaggiori esperte del pensierorndi Campanella.rnrnRisultato di una disputa con Giovan Battista della Porta,rnDel senso delle cose e della magia è una sintesirnstraordinaria dell’enciclopedia cinquecentesca dei saperi, nellarnquale la visione del mondo come un organismo vivente vienerndifesa intrecciando mirabilmente scienza e credenza, rigorernargomentativo e forza retorica. Scritta in una prima versione inrnlatino, ed inviata in questa forma al Sant’Uffizio, è l’opera perrncui Campanella fu perseguitato. La riscrisse in italiano. Dirnquesta versione italiana si restituisce un’edizione moderna,rncurata da una delle maggiori esperte del pensiero dirnCampanella, Germana Ernst. Si rinnova in questo una tradizionerndegli Editori Laterza. È infatti della Laterza la prima edizionernmoderna dell’opera, che nel 1925 fu affidata alle cure di AntoniornBruers. -
Enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri ordinato da Diderot e D'Alembert
"Scopo di un’enciclopedia è accogliere le conoscenze sparsernsulla faccia della terra, esporne ai contemporanei ilrnsistema generale, trasmetterle ai posteri, affinchérnl’opera dei secoli passati non sia stata inutile per irnsecoli avvenire; affinché i nostri nipoti, diventando piùrnistruiti, diventino nello stesso tempo più virtuosi e più felici"""" - Denis DiderotrnrnDal 1751 al 1772: ventuno anni furono necessari per comporre l'""""Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri"""", la summa del sapere moderno fino al secolo XVIII. L'opera, curata da Denis Diderot per la parte riguardante la filosofia, le arti meccaniche e le lettere e da Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert per la parte riguardante le scienze e la matematica, è un'immensa impresa collettiva che coinvolse oltre 160 esperti di varie discipline, tra i quali i più eminenti philosophes dei Lumi: oltre ai due curatori, Rousseau, Montesquieu, Voltaire, Quesnay, Turgot e d'Holbach. La sua finalità era di raccogliere tutto il sapere, diversamente dalle enciclopedie sistematiche precedenti, in ordine alfabetico, adottando i criteri dell'""""albero delle conoscenze"""" proposto da Francesco Bacone. Esplicito fu l'intento sperimentale e antimetafisico, coerente con la rivoluzione scientifica da Copernico a Newton. Dopo lotte memorabili, neppure la duplice condanna, pontificia e regale, che subì nel 1759 tra Roma e Parigi, riuscì a chiuderne la parabola. Tutti i volumi furono integralmente ristampati in francese a Lucca e a Livorno, con il consenso del granduca Pietro Leopoldo, mentre la fortuna dell'Enciclopedia fu durevole in tutta Europa." -
Storie di libri perduti
Ogni libro che teniamo saldamente tra le mani, che è statornsalvato dalle fiamme e dagli eredi, dalle polizie e dallernalluvioni, proietta l’ombra di un libro perduto. - Emanuele Trevi, “la Lettura – Corriere della Sera”rnrnQuesto libro racconta la storia di libri che c'erano e non ci sono più. I libri perduti non sono libri dimenticati oppure libri pensati dall'autore e mai nati. Sono quelli che l'autore ha scritto, che qualcuno ha visto, magari ha anche letto, e che poi sono stati distrutti o dei quali non si è saputo più niente. Libri scomparsi, ma che sono di certo esistiti. Ogni libro perduto ha la sua storia che non assomiglia alle altre, se non per qualche particolare che stabilisce strane relazioni. Si parte così dalla casa di Firenze di Romano Bilenchi per poi passare all'Inghilterra di Byron e di Sylvia Plath, alla Francia di Hemingway, attraverso la Russia di Gogol' e la frontiera spagnola che Walter Benjamin cerca di superare, dalla Polonia occupata dai nazisti di Bruno Schulz fino al remoto paesino del Canada dove si rifugia Malcolm Lowry. Un lungo viaggio che vale senz'altro la pena di fare, perché magari un giorno, da qualche parte, uno di questi libri che sembra perduto per sempre potrebbe miracolosamente riemergere. -
Amori venali. La prostituzione nell'Europa medievale
Il mondo della prostituzione nel Medioevo:rntra riconoscimento e rifiuto, la triste ernineluttabile storia di un’integrazionernimpossibile.rnrnFino al XVI secolo il mondo degli amori venali è onnipresente e tollerato. Gli uomini di governo e di Chiesa considerano la prostituzione inestirpabile e naturale, una forma di risposta spontanea alla miseria dei tempi e l'arma più efficace di lotta contro il caos. La Chiesa gregoriana, pur instauratrice di un ordine coniugale rigoroso, accetta la concupiscenza maschile e ammette donne votate al peccato. La giustificazione è quella del male minore: minore rispetto alla violenza, allo stupro, all'adulterio, all'incesto. L'elemento monetario aggiunge paradossalmente all'insieme un elemento positivo; il denaro, questo nemico di Dio, è l'amico della donna venale: giustifica e legittima la sua pratica e fa di lei una lavoratrice che riceve il prezzo della sua fatica. Rese socialmente visibili, le prostitute pubbliche si ritengono in grado, in Alta Germania come in Linguadoca, di far fronte agli abusi e di reclamare i propri diritti. Ma il tempo di promozione del corpo finisce bruscamente a metà del XVI secolo quando il clero della Controriforma decide di porre fine alla tolleranza. Da allora viene attuata una strategia repressiva fatta di incarceramenti, punizioni ed esclusioni. -
Eraclito
Un testo classico che, se da un lato fornisce un’autenticarn‘introduzione’ al pensiero di Heidegger e Fink, dall’altrornillumina la figura più suggestiva, ma anche più enigmatica, dellarnfilosofia greca: Eraclito di Efeso (ca. 535 a.C. - ca. 475 a.C.).rnHeidegger e Fink si cimentano in un’interpretazione serrata ernrigorosa, fornendo un ritratto vivo di Eraclito. Quello che ilrnlettore potrà leggere è un vero e proprio esercizio di filosofia,rnun colloquio attualizzante con Eraclito e con l’intera tradizionernoccidentale da lui discesa, che fornisce a sua volta un ritrattornaltrettanto prezioso di due grandi filosofi contemporanei, coltirnin una discussione vivace e appassionata. -
Storia dei diritti dell'uomo. L'illuminismo e la costruzione del linguaggio politico dei moderni
Il moderno linguaggio dei diritti dell’uomornnasce con la rivoluzione culturalerndell’Illuminismo.rnLo studio di uno dei massimi storicirndell’Illuminismo su un importante temarndi storiografia civile.rnrnFurono gli illuministi per primi a ridefinire un’etica deirndiritti cosmopolita, razionale, mite, umanitaria, fattarndall’uomo per l’uomo, capace di dar vita a un potente linguaggiornpolitico dei moderni contro il secolare Antico regime deirnprivilegi, delle gerarchie, della disuguaglianza e dei diritti delrnsangue. Furono gli illuministi a far conoscere al mondo interornche i diritti dell’uomo per definirsi tali devono essere eguali perrntutti, senza alcun tipo di distinzione di nascita, ceto, nazionalità,rnreligione, genere, colore della pelle; universali, cioè validirnovunque; inalienabili e imprescrittibili di fronte a ogni forma dirnistituzione politica o religiosa. Ed è proprio ponendo l’accentornsul principio di inalienabilità che la cultura illuministica – verornlaboratorio della modernità – trasformò radicalmente gli sparsirne di fatto inoffensivi riferimenti ai diritti soggettivi nello stato dirnnatura in un linguaggio politico capace di avviarernl’emancipazione dell’uomo.rnSpaziando dall’Italia di Filangieri e Beccaria alla Francia dirnVoltaire, Rousseau e Diderot, dalla Scozia di Hume, Fergusonrne Smith alla Germania di Lessing, Goethe e Schiller, sino allerncolonie americane di Franklin e Jefferson, Vincenzo Ferronernaffronta un tema di storiografia civile che si inserisce nelrngrande dibattito odierno sul nesso problematico tra dirittirnumani e autonomia dei mercati, tra politica e giustizia, dirittirndell’individuo e diritti delle comunità, dispotismo degli Stati erndelle religioni e libertà di coscienza. -
La splendida. Venezia 1499-1509
Lo straordinario decennio in cui Venezia sostituiscernl’oro al ferro: entra da grande potenza militarerned esce da maestra delle arti e della bellezza. Nasce un mito.rnrnVenezia è nel 1499 una grande potenzarneuropea. Solo dieci anni dopo – sconfittarnmilitarmente e politicamente dalla Legarndi Cambrai – è una sopravvissuta.rnCon quell’inizio Cinquecento si sgretola il suorndominio e inizia una decadenza dorata cherndurerà ben tre secoli: uno stato tanto riccorne potente poteva deteriorarsi solo con unarnmagnificente lentezza. La Serenissima repubblicarnsostituirà allora la forza con l’ostentazione, larnpotenza con la ricchezza, il ferro con l’oro. Saràrnil suo modo per recuperare il formidabile colporninferto da tutti i grandi stati d’Europa – esclusarnla sola Inghilterra – coalizzati contro di lei e ilrnconseguente rischio di scomparire per semprerndalla carta geografica. Venezia non sarà piùrnpotente, ma splendente, e riuscirà a mantenerernun proprio ruolo centrale utilizzando l’arte,rnl’architettura, le celebrazioni delle ricorrenzerncivili e religiose. Non potrà più intimorire con ilrnclangore delle armi, ma riuscirà a meravigliarerncon il tintinnare delle monete. E che monete: arnmetà Cinquecento il ducato comincia a esserernchiamato zecchino e il suo prestigio sarà tale chernancora oggi definiamo zecchino l’oro puro.rnLa Venezia del Cinquecento è quella delrnmito arrivato fino a noi: la città dei palazzi dirnSansovino, della celebrazione del governo perfettorne della giustizia equanime, della rivoluzione delrncolore che influenzerà tutta la pittura successiva.rnNel magnifico decennio raccontato in questernpagine avvincenti, Venezia diventa l’ombelico delrnmondo: Giorgione dipinge la Tempesta, esordiscernTiziano, muore Gentile Bellini, si devia il fiumernBrenta, si inaugurano monumenti (primo trarntutti la torre dell’Orologio); brucia il fondaco deirnTedeschi e in tre anni (tre anni!) viene ricostruito;rnAldo Manuzio pubblica il primo libro tascabilerndella storia e Ottaviano Petrucci il primo librornmusicale a caratteri mobili (entrambi nel 1501);rni portoghesi circumnavigano l’Africa e rompono ilrnmonopolio veneziano nel commercio delle spezie;rnnel Maggior consiglio i patrizi votano utilizzandornun’urna chiusa – la prima che si conosca – ernquando vogliono farsi eleggere si accordano nelrnbroglio; si ha per la prima volta notizia di un’astarndi opere d’arte; risiedono a Venezia il pittorernAlbrecht Dürer e il filosofo Erasmo mentre ilrnmatematico Luca Pacioli pubblica il libro chernriproduce i solidi leonardeschi.rnAlessandro Marzo Magno ricostruisce lornstupefacente susseguirsi di eventi che hannornportato la Dominante – così veniva chiamata larncittà di Venezia – a essere la fucina delle arti chernconosciamo e amiamo. -
Gli anni della distensione. Le relazioni italiano-albanesi nella fase centrale della Guerra fredda
I rapporti tra Italia e Albania negli annirncentrali della Guerra fredda.rnrnQuesto libro fa seguito al volume, edito nel 2017,rndal titolo Una pace necessaria. I rapporti italianoalbanesi nella prima fase della Guerra fredda, redattornda studiosi di entrambi i Paesi che hanno svolto le lorornricerche presso differenti archivi in Italia, in Albania ernpresso il Dipartimento di Stato di Washington e il ForeignrnOffice.rnGli anni della distensione si concentra in manierarnparticolare sul periodo centrale degli anni della Guerrarnfredda, dal 1961 al 1978. La definitiva composizione dirnalcune essenziali questioni, quali la riparazione dei dannirndi guerra e l’atteso rientro in patria degli italiani trattenutirnin Albania al termine del conflitto mondiale in un regimerndi semi-prigionia, aveva senza dubbio contribuito adrnabbassare i toni del confronto tra i due Paesi, allorarnideologicamente contrapposti. Il riavvicinamentornintrapreso e la pur stentata collaborazione finì comunquernper contrassegnare l’apertura di una nuova fase politicarnche avrebbe portato al raggiungimento di un equilibriornpiù stabile nel Mediterraneo centrale. Questi alcuni temirntrattati dagli studi raccolti nel libro: i numerosi tentativirnmessi in atto dall’Italia di aprire canali di collaborazionerncon il regime di Tirana attraverso la costruzione dirnrelazioni culturali; il mutamento avvenuto nel corsorndegli anni, per effetto delle evoluzioni politiche internerned internazionali, delle posizioni sostenute dal PartitornComunista Italiano e dal Partito del Lavoro d’Albania;rnil processo di avvicinamento, avvenuto negli annirnSessanta, tra il Partito del Lavoro d’Albania e il PartitornMarxista-Leninista d’Italia; le drammatiche persecuzionirnreligiose messe in atto in Albania nei confronti delle fedirnstoricamente presenti nel Paese; la presenza in Italia deirnfuoriusciti anticomunisti albanesi. -
Introduzione a Foucault
Comprendere l’attualità attraverso lernesperienze della follia, della medicina erndella sessualità; ridisegnare la storiarndel presente mettendo in discussionerni concetti tradizionali del potere, dellarnsoggettività e delle norme sociali: è questarnl’avventura intellettuale di Michel Foucault.rnrnIl libro ricostruisce l’originale percorso filosofico dirnMichel Foucault (1926-1984) misurando lo sviluppo delrnsuo pensiero dagli esordi fino alle ultime ricerche, testimoniaternnon solo dai libri ma anche dalle interviste, dalle conferenze ernsoprattutto dai testi dei suoi corsi.rnNe emerge il ritratto di un autore enciclopedico e geniale,rnal quale si deve la più efficace sintesi intellettuale delrnnostro tempo, l’immagine del presente più forte che larncontemporaneità abbia saputo produrre.rnQuesta nuova edizione tiene conto dell’intero corpus di quellornche oggi si tende a chiamare il ‘secondo Foucault’: quello deirn13 corsi al Collège de France pubblicati fra il 1997 e il 2015,rnquello dei seminari e delle conferenze uscite a ripetizione nelrncorso degli ultimi quindici anni, ma anche quello dell’ultimo,rnattesissimo inedito Le confessioni della carne, testo chernchiude il ciclo della Storia della sessualità, uscito in Franciarnall’inizio del 2018. Anche la bibliografia, di conseguenza, escerncompletamente riscritta rispetto alle edizioni precedenti delrnvolume, sempre con l’organizzazione ragionata che permette dirnorientarsi agilmente in una letteratura critica sempre più ricca erndisparata. -
Leonardo. Genio senza pace letto da Alessandro Benvenuti
Il 2019 sarà l’anno di Leonardo da Vinci.rnIn tutta Italia si svolgeranno eventi edrniniziative dedicate a divulgare le suernopere a 500 anni dalla morte.rnrnUn raffinato studioso del Rinascimento, oltrernche famoso restauratore, indaga la psiche dirnLeonardo. Per farlo parte dalle sue opere, confrontando tecniche e materiali con la biografia ernil contesto storico di cui è profondo conoscitore. - rnBrunella Schisa, “IL VENERDÌ” -
La nazione delle piante
Finalmente la Nazione delle Piante, la più importante, diffusa e potente nazione della Terra, prende la parola.rn«Immaginare una costituzione scritta dalle piante, cui io presto l'opera di tramite con il nostro mondo, è l'esercizio giocoso dal quale nascono le pagine del mio libro» - Stefano Mancuso, Robinsonrn«In nome della mia ormai pluridecennale consuetudine con le piante, ho immaginato che queste care compagne di viaggio, come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengano a soccorrerci osservando la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Come? Suggerendoci una vera e propria costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri rispettosi della Terra e degli altri esseri viventi. Sono otto gli articoli della costituzione della Nazione delle Piante, come otto sono i fondamentali pilastri su cui si regge la vita delle piante, e dunque la vita degli esseri viventi tutti.» -
Capitalismo contro capitalismo. La sfida che deciderà il nostro futuro
Il capitalismo ha trionfato seguendo due modelli: in Occidente come ‘capitalismo liberale’, in Oriente come ‘capitalismo politico’. Il primo vacilla sotto il peso dell’iniquità, il secondo sotto quello della corruzione. Quale dei due riuscirà a conquistare la leadership mondiale? È realizzabile un terzo modello più equo e più giusto?rnrnOggi siamo tutti capitalisti. Infatti, per la prima volta nella storia umana, il mondo è dominato da un unico sistema economico e si muove ovunque seguendo lo stesso spartito. Per arrivare a questo, il sistema capitalistico e l’economia di mercato hanno dovuto sconfiggere prima il feudalesimo, con le sue diverse declinazioni, e poi il comunismo, l’ultimo grande avversario. Se questo è potuto accadere è perché il capitalismo funziona: produce prosperità e gratifica l’aspirazione umana all’autonomia. Ma tutto ciò ha un costo: ci spinge a perseguire il successo materiale come unico obiettivo. E non offre garanzie di stabilità. In Occidente il capitalismo liberale produce crescenti disuguaglianze che minano la convivenza democratica. D’altro canto il capitalismo politico, esemplificato dal modello cinese, è più esposto alla corruzione perché non è arginato dai vincoli di un sistema democratico e si espone al rischio di disordini sociali. Branko Milanovic, uno dei più innovativi e autorevoli economisti mondiali, indaga nel libro proprio le ragioni di questo sviluppo storico del capitalismo e pone sul terreno una domanda non più eludibile: ora che il capitalismo è l’unico sistema che ci governa, quali sono le prospettive concrete che garantiscono all’umanità più equità e una crescita sostenibile per il pianeta? Le sue risposte sono sorprendenti e niente affatto fataliste. Ancora una volta il futuro è rimesso nelle nostre mani: il capitalismo è un sistema umano, perciò dovranno essere le nostre scelte a orientarlo in una direzione o in un’altra e a determinare cosa dovrà offrirci. -
24 maggio 1915
Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò nella prima guerra mondiale, dopo mesi di dibattiti, scontri, emozioni. Quel giorno chi la guerra l'aveva decisa si sentì sollevato. I vecchi alleati, ora nemici, accusarono l'Italia di tradimento; i nuovi alleati sperarono di sfruttare l'apertura di un altro fronte. Chi il conflitto l'aveva sognato festeggiava e correva ad arruolarsi; chi l'aveva osteggiato osservava in silenzio. Le truppe passarono maldestramente il confine e iniziarono a combattere. Ma quel 24 maggio c'era chi già combatteva un'altra guerra, in territori oltremare o sotto un'altra bandiera; chi veniva internato in quanto suddito nemico o sospetta spia e chi vedeva la propria città sottoposta al potere militare. C'era chi organizzava comitati civici, chi scioperava, o semplicemente si occupava dei fiori. Fu un conflitto nuovo, moderno, totale. Nelle prime 24 ore di guerra il conflitto entrò nelle case e nelle vite delle persone. Da Venezia ad Ancona, a Bari sotto alle bombe; dallo studio del ministro degli Esteri al confine dell'allora colonia libica; dai treni d'italiani d'Austria evacuati a Piazza del Plebiscito sotto una pioggia di fiori; dal commissariato di Vienna al salotto di D'Annunzio, al teatro Manzoni di Milano; dal municipio di Bologna alla piazzaforte di Messina, alla stazione di Volterra. Quel 24 maggio nulla poté essere (né sarebbe stato) come prima. -
Trieste selvatica
Non più dighe, palazzi di banche, castelli di imperatori. Vorrei dirti di osterie, bordelli, vie in cui gli artisti si sono mischiati a gente di popolo, pellegrini, spettri di soldati senza plotone e finalmente uscire dal centro, spalancare i polmoni in Carso e più in là, nella selva. Trieste è la città di Maria Teresa, di Miramare, di Sissi, delle regate, dei caffè. Tutto vero. Ma c'è un'altra città: quella di Joyce e di chi, come lui, trascorreva le notti in locali malfamati, in mezzo alla calca umana giunta per cercare fortuna in una metropoli che fino a poco tempo prima era stata un anonimo villaggio. C'era e c'è ancora una Trieste di vicoli, di personaggi al limite tra genio e follia. C'è il Carso, non corpo separato, ma parte integrante della città: labirinto di sassi, boscaglie, doline, foibe, trincee. Ci sono boschi e foreste sterminate, luoghi in cui si è combattuto, ci si è vendicati spietatamente, si sono nascoste prove di stragi feroci, e allo stesso tempo rifugi per vagabondi pacifici, viandanti senza bandiera che non conoscono l'odio. Il selvatico batte alle porte del centro. È una forza selvaggia e liberatoria. Siamo disposti a conoscerla? -
La tua patria è il mondo intero
Il futuro scivola di mano a sette miliardi di esseri umani divisi nelle loro impotenti comunità nazionali.rnrnIl grande scarto fra un mondo in tumultuosa trasformazione e una politica nazionale divenuta inconcludente avanspettacolo è sotto gli occhi di tutti. La crisi globale del nostro tempo vede un complesso di sfide economiche, ecologiche, tecnologiche e migratorie che nessuno Stato nazionale è più in grado di governare. Il risultato è una straordinaria provincializzazione delle nostre forme politiche rispetto alle prove che l’umanità si trova ad affrontare. Schiacciati fra una storia oramai mondiale e una politica rimasta tragicamente ancorata alla dimensione nazionale, ci ritroviamo tutti quanti come soggetti coloniali in un impero senza volto. Solo un nuovo internazionalismo e la costruzione di un nuovo movimento di liberazione mondiale potrà restituire alla democrazia il potere di guidare e non subire il futuro. Da dove cominciare? Non dalle tante proposte astratte di riforme istituzionali, ma da un nuovo protagonismo civico e da un nuovo modo di intendere la politica e il nostro ruolo nel mondo. È una sfida che parte da noi e che proietta proprio l’Europa e il suo destino al centro della scena.