Sfoglia il Catalogo ibs014
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 8001-8020 di 10000 Articoli:
-
Storia del Veneto dalle origini ai giorni nostri
Mentre nel centro Italia, sulla sponda sinistra del Tevere, un modesto villaggio sta muovendo i primi passi di un lungo e luminoso cammino che lo porterà a diventare una delle più grandi potenze di tutti i tempi, la Roma imperiale, a nord lungo il corso dell'Adige è già fiorente da secoli una civiltà di straordinario profilo, quella atestina. Mette radici lì la corposa ed esemplare storia di un Veneto che ha alle spalle un percorso di oltre tremila anni. Una storia che passerà via via da un ruolo di punta ai tempi di Roma, alle devastanti invasioni barbariche; dalla fertile stagione dell'autonomia comunale, alla millenaria e gloriosa vicenda della Serenissima; dalle lotte risorgimentali a una Grande Guerra combattuta per intero sul suo territorio; dalla grande miseria al grande boom economico; fino al confronto-scontro attuale con l'odierna Roma. -
Storie di vino e di Friuli Venezia Giulia
Il Friuli Venezia Giulia è una terra di ""romanzi"""" vissuti, intimi, famigliari, non raccontati, a volte dimenticati. Storie di vino è una raccolta che si muove nello spazio del necessario, di ciò che serve per toccare l'anima profonda di una terra troppo spesso nascosta a se stessa, capace di enormi profondità ma anche di terribile superficie. Sono storie raccolte andando ad ascoltare la voce delle persone, sentendo i rumori delle osterie, guardando la faccia del paesaggio, lasciando però a casa ogni retorica. Il vino, in queste pagine, diventa un medium, una chiave, un collante che permette una lettura delle identità e dei territori e che permette alle diverse voci di esprimersi. Non solo, il vino e il suo potere evocativo, trovano qui, abbinati di capitolo in capitolo, decine di citazioni da retroscena: indicazioni letterarie, cinematografiche, musicali, enologiche e territoriali. Storie di vino durano il tempo di un bicchiere, il tempo che ognuno si concede per ascoltare e parlare, come accade tutti i giorni nei bar dei nostri paesi."" -
La vita in Friuli. Usi, costumi, credenze, pregiudizi e superstizioni popolari
Usi, costumi, credenze, pregiudizi e superstizioni popolari in Friuli. -
Storia di Chioggia dalle origini ai giorni nostri
Con un numero di abitanti che da qualche anno è di poco al di sotto dei 50mila, Chioggia, la città più popolosa del Veneto fra quelle non capoluogo di provincia, è giustamente riconosciuta ""Città d'arte"""" grazie ad un patrimonio artistico e architettonico unico. Assieme a Venezia e all'intero ambito lagunare fa parte del Patrimonio mondiale dell'Unesco per le variegate peculiarità dell'ambiente che la circonda e per l'originalità della conformazione urbanistica, caratterizzata dall'area storica, che si sviluppa fra canali, ponti, calli e campielli, che, si diramano attorno all'elegante Corso, e dall'area turistica di Sottomarina che può contare su una lunga spiaggia, apprezzata per le qualità psammoterapiche e per l'efficiente organizzazione logistica dei suoi molti stabilimenti balneari. La pesca rappresenta la principale attività economica della città, con una flotta particolarmente attrezzata e un mercato ittico fra i maggiori in Italia, affiancata da una spiccata vocazione orticola che trova nel radicchio a """"Indicazione geografica protetta"""" il suo indiscusso fiore all'occhiello. Celebrata da Carlo Goldoni ne """"Le baruffe cbiozzotte"""", si fa apprezzare per la colorita simpatia dei suoi abitanti, per le tradizioni, per la rinomata cucina e per gli eventi di grande richiamo, a cominciare dall'antica """"Sagra del pesce"""" e dal celebre """"Palio della Marciliana"""". Questa città, le cui origini si perdono nella leggenda, ha alle spalle una storia importante che si è costantemente intrecciata con quella della vicina Venezia e si è sviluppata attraverso eventi, storie, personaggi che qui si è cercato di raccontare compiutamente sino a giungere ai giorni nostri."" -
Le Dolomiti friulane. Il viaggio 1900-1906. Con Poster
"La stagione alpinistica 1902 sta per finire. Sotto una pioggia battente, dopo diverse ore trascorse dentro una carrozza carica all'inverosimile, compressi fra altri viaggiatori io assieme al mio amico Wolf finalmente arriviamo a Longarone. È una gioia per noi riuscire, non senza combattere, ad emergere da quel guscio e poter festeggiare la nostra liberazione con un lauto pranzo. Vogliamo però sfruttare il pomeriggio per guadagnare strada e quota arrivando sino a Cimolais."""" (Gunther Von Saar). Prende così avvio la grande scalata alle Dolomiti Friulane, e al loro gioiello, il Campanile di Val Montanaia; luoghi di pietra, i più arcaici e incontaminati dell'intero maestoso arco alpino... Questo volume ne traccia la storia, i personaggi, le vie, le scoperte." -
Pane e ferro. Il Novecento, qui da noi
Paesenovo sta tra Veneto e Friuli, nella grande pianura padana... come da sempre ripetono Enea, suo padre, sua madre e i molteplici protagonisti di ""Pane e ferro"""". Un microcosmo che ha visto passare tra le campagne sterminate, le strade di sassi e polvere e le case sorte a lato del grande fiume il Novecento intero, portando in quel piccolo borgo contadino due guerre mondiali e una epocale migrazione dai campi alle fabbriche, unica rivoluzione vissuta e accettata """"qui da noi"""". """"Pane e ferro"""" racconta un'epopea famigliare lunga un secolo, dall'alba del 1895 al tramonto del 1999, dal nonno, vecchio patriarca, che nei due conflitti mondiali vive la tragedia del suo tempo, fino al figlio e al nipote, chiamati a ripercorrere l'intero secolo breve nei ricordi e sulla pelle, così da lasciarne testamento. Pagine vive e toccanti che dipingono il quadro di un mondo ormai lontano, dove la terra è stata solcata dalla """"grande storia"""" ben più che altrove, e dove le """"storie minime"""", intime e umane, parlano delle fatiche e delle conquiste di un popolo dimenticato: i """"metalmezzadri"""". Donne e uomini con la schiena piegata sulla terra da coltivare e i corpi nel ferro da costruire."" -
Storia della Carnia dalle origini ai giorni nostri
Carnia, un nome che viene dalla notte dei tempi, da prima della storia. Una terra, la Carnia, che intreccia la sua storia con quella del Passo di Monte Croce Carnico. Da qui sono transitati i Romani alla conquista dell'Europa. Da qui sono calati i Barbari alla conquista dell'Italia. Ogni passaggio ha lasciato qualcosa che nel crogiolo della storia ha dato vita e forma al ""popolo duro"""" dei carnici. Il racconto della storia di questa terra si snoda ricordando chi l'ha scritta con le sue gesta, ma soprattutto la gente di Carnia che l'ha subita e sofferta. Quando vivere era sopravvivere, di generazione in generazione, la gente si è venuta identificando con una terra """"ove non si trovano se non sassi"""", ma che comunque ne ha consentito la vita. Per questo, una terra amata, con un attaccamento ancestrale alle radici, conservato, malgrado tutto, attraverso secoli di emigrazioni. Una storia scritta facendo eco al Carducci """"sognando l'orme d'un tempo che fu... del comun la rustica virtù"""", vista però come uno specchio, nel quale si riesce a vedere il passato, senza voltarsi per compiacersene, ma ricavandone stimoli e suggestioni per vivere il presente, per riprendere a immaginare e costruire il futuro."" -
Istria, le isole del vento
Istria, le isole del vento raccontate da Nicolò Giraldi e disegnate da Pierfranco Fabris. Nella baia di Martinscica sull'isola di Cherso esistono i resti di una tonnara. Fino a circa gli anni Sessanta qui veniva praticata la pesca del tonno e i racconti delle persone anziane sull'epica delle battaglie tra uomo e Natura si sprecavano. Gli uomini e le donne anziani un tempo parlavano un dialetto strano, costruito sulle inflessioni istrovenete o quarnerine, e vivevano sospesi tra le dominazioni che quest'isola aveva conosciuto nel corso del Novecento. Ci sono le istriane, da Parenzo fino ai dintorni di Pola, passando per l'arcipelago rovignese e la magia delle Broni. C'è lo scoglio della Galiola, l'epica di Nazario Sauro, prima di avventurarsi verso il mare aperto, alla scoperta delle sabbie di Sansego, o degli americani di Ilovik, le statue greche in fondo agli abissi, l'acqua smeraldo e uccelli migratori. Isole dove nascono monaci medievali, galee affondate e battaglie navali; ci sono imperatori e carabinieri, grifoni e sameri (asini in dialetto rovignese), piròni e forchette, e ancora, la voglia di spostare per una volta il punto di vista su quello che non c'è, la narrazione sconosciuta, le tombe dei cimiteri, i dettagli collezionati in tutti i viaggi che fin da bambino ho compiuto in queste terre. -
Storia di Alghero dalle origini ai giorni nostri
«Bonta, por mi fè,y bien asentada (bella, in mia fede, e ben costruita)». Questa frase pronunciata dall'imperatore Carlo V in occasione della sua visita ad Alghero il 7 ottobre del 1541 è probabilmente la sintesi più intrigante di una città unica in Italia. Chi mai potrebbe immaginare che fra antiche mura, in un lembo di una nostra isola, che un ampio mare separa dalla terraferma, si celi la ricchezza di una delle sei varianti della lingua catalana, custodita come tesoro di una identità ricca e orgogliosa? Come è stato possibile che questa tutela si tramandi da oltre sei secoli senza che niente e nessuno siano riusciti ad intaccarne le radici profonde? Questa è Alghero, poco meno di 50 mila abitanti, in Sardegna, separata da Barcellona da 525 chilometri di mare la cui immensità, in questa terra più che altrove, sembra cancellare l'inganno del tempo: il passato e il futuro perdono i loro veli e tutto diventa quello che è, uno sconfinato presente dove ad ognuno sembra di ritornare a casa. Alghero è indissolubilmente legata alla Catalogna dalla 'llengua', una parlata che, a sentirla, spesso indurisce per poi illanguidirsi nella dolcezza di una antica lingua romanza. Ma Alghero è anche Sardegna, terra dei grandi silenzi. I silenzi delle donne vestite di nero che ancor oggi abitano i paesi della Barbagia; i silenzi dei nuraghi che si alzano verso il cielo, dei giganti di Mont'e Prama, del mistero che ancor oggi avvolge il popolo degli Shardana; dei grandi altipiani ricoperti dalle querce da sughero, delle vele che vanno per quel mare che l'abbraccia tutt'intorno. Un universo dove natura e spiritualità si fondono in un mondo ""altro"""" e sorprendente."" -
Buon giorno. Il coraggio del quotidiano
"Buongiorno"""" raccoglie le riflessioni di don Padovese. Una vita serena non dipende mai da grandi eventi, ma dall'impegno di rendere straordinario ogni momento ordinario della propria esistenza. Infatti non si può sperare di essere felici, nel segno della serenità, della pace, dell'amore, se non si costruisce giorno per giorno, attraverso le piccole cose, una identità adulta, intensa, fatta anche di tempi posseduti e non espropriati, non rovinata da continue competizioni, da rancori, rivalse. E così vanno cercare le buone relazioni. Prima di tutto con se stessi, da cui ricavare, ancora giorno per giorno, le energie, spesso sconosciute, per vivere anche con sentimento la propria vita. Accettare le diversità, l'originalità di ogni persona, a partire dalla propria, e di ogni realtà, come fonte di arricchimento umano, misterioso, da esplorare con pazienza e umiltà. Persone, soprattutto, con cui rapportarsi partendo da fiducia e apertura, specie con quelle più vicine. Occorrono i giorni del dialogo, dell'accoglienza, non solo a parole. Tutto quanto con tenerezza." -
Storia di Pordenone. Dalle origini ai giorni nostri
Corre lungo il Noncello la storia asburgica di Pordenone, s'incrocia con quella del Meduna più Patriarchina e poi con quella della Livenza, singolarmente più veneta ed infine si mescola con quella della laguna veneziana con retrogusti d'oriente... Una ben singolare miscela che ravviva nei secoli questo modesto porto sorto per necessità di traffici commerciali, fino a costruire una giovane città di legno fatta di magazzini, piccoli locali dove vivere, laboratori artigiani, locande. Il legno abbonda ovunque attorno al fiume ed alla ragnatela di rogge che vi confluiscono. Il materiale da costruzione è a portata di mano, lo si usa per creare anche spazi per gli animali. Il legno è duttile, flessibile, facile da lavorare ma è pure pericoloso quando lascia andare la linfa che contiene e si secca. Basta una disattenzione di chi sorveglia il focolare domestico, o un fulmine, o soltanto una favilla, lucciola volante, che si posa nel posto sbagliato ed ecco che il fuoco divampa, improvviso, violento, e si veste di fumi neri del lutto. La piccola città di legno non c'è più ma dalle ceneri lasciate dal disastro ne sorgerà una di pietra, più ricca e più bella, per molti anni isola asburgica in mezzo al Patriarcato, presa da Venezia e ricatturata dagli Imperiali per poi essere ciò che non era mai stata: un feudo, con un Signore Risorgimentale che pur tuttavia la terrà per poco. Questo libro del porto, della città di legno e poi di pietra, ne racconta la storia, dalla sua origine singolarmente incerta, sino ai nostri giorni. -
I patriarchi. La spada e la croce. 15 secoli di storia
Quasi mille anni di storia dell'umanità sono stati convenzionalmente definiti ""medio evo"""", ponendo come date di riferimento il 476, caduta dell'Impero romano d'Occidente, e il 1492, scoperta dell'America. Questa sequenza di secoli, a lungo vituperati per essere oscuri, riserva ancora delle sorprese a chi desideri conoscerne personaggi e vicende. Il medio evo di una vasta regione d'Europa, senza riferimenti agli attuali confini politici o nazionali e, persino, a quelli geografici, è il Patriarcato di Aquileia. Il cristianesimo, nato e diffuso in questa città, una della più grandi e fiorenti dell'Impero romano e collocata in una posizione strategica nell'alto Adriatico, nel suo raggio di """"conversione"""" ha creato un vero e proprio """"governo delle anime"""", presto divenuto """"governo delle terre"""". Dopo che, nel 452, Attila con i suoi unni ha distrutto Aquileia, condannandola a essere sepolta, gli scavi archeologici ne hanno rivelato la straordinaria ricchezza culturale, già mantenuta viva dal Patriarcato come preziosa eredità. La leggenda fondatrice, il probante sangue dei martiri, la coraggiosa difesa di una identità teologica, hanno fatto dei patriarchi i protagonisti di un'utopia, la """"res publica christiana"""". Un incancellabile segno nella storia."" -
Castelli friulani. Vol. 2
Storie di Dame, Cavalieri e sanguinose guerre combattute nei Castelli di Caneva, Cordovado, Pinzano, Polcenigo, Porcia, Sesto al Reghena, Spilimbergo, Toppo, Torre, Valvasone e Zoppola. Dopo aver abitato per alcuni anni a Valvasone, i discendenti di Giovanni Francesco si stabilirono a Pordenone con un'ottima posizione sociale e una discreta ricchezza. Ciò fino al 1560, con un Francesco il cui padre aveva sperperato tutto lasciandogli solo cinquanta ducati. Egli allora si trasferì a Cormons dove le cose gli andarono di male in peggio. Perciò accolse l'oscena proposta, ma ben pagata sotto forma di dote, del nobile Giacomo de Casali di Udine: sposarne la figlia Francesca già ingravidata dal canonico Nicolò de Cassinis, a sua volta figlio illegittimo del canonico Leonardo e di una monaca di S. Nicolò di Udine, suor Soave. Francesca, definita dai più gentili come 'donna impudica', partorì da li a poco una figlia cui fu dato il nome di Leonarda; ma anche a far nascere la seconda figlia, Costanza, ci pensò il canonico Cassinis così come il terzo ed unico figlio maschio, Enea, nato quando il povero Francesco era già morto. Enea, a sua volta, scoperto dal padre naturale Nicolò de Cassinis a svuotargli il forziere, fu da questi assassinato a pugnalate nel 1546. Allora il boccaccesco canonico venne rinchiuso nella prigione di Gradisca dove tentò il suicidio. Trasportato a Cividale, morì poco dopo assistito dalla sua amante Francesca. -
Castelli friulani. Vol. 1
Lotte fratricide, scorrerie, guerre e pestilenze, atti nobili e ignobili dentro e fuori le mura dei castelli friulani. Qui si narrano le vicende e le storie di Ahrensperg, Ariis, Artegna, Cassacco, Castelmonte, Colloredo di Monte Albano e Mels, Cucagna e Zucco, Moscarda, Osoppo, Partistagno, Ragogna, Rive d'Arcano, Rosazzo, Strassoldo, Udine, Villalta. Il 4 novembre del 1431, dopo una tenace resistenza degli assediati, Rosazzo venne ripresa dalle milizie ungheresi le quali, trascorsi ben quattro secoli dalle terribili scorrerie che avevano portato in Friuli, non dovevano aver perso certe abitudini: tagliarono infatti la mano destra a tutti i sopravvissuti e saccheggiarono e devastarono l'intero complesso abbaziale. Alcuni giorni dopo l'esercito veneziano le affrontò fra Manzano e Cormons, sconfiggendole. A quel punto scattò la terribile vendetta dei serenissimi, raddoppiata in quanto a crudeltà: vennero infatti mozzate entrambe le mai agli ungari catturati, e cavati loro gli occhi. Poco prima che questo fiume di sangue si riversasse nei territori abbaziali, i monaci benedettini avevano preso la sofferta decisione di abbandonare il complesso. La politica e le guerre avevano soffocato il desiderio di dedicarsi a Dio in serenità. -
Piccole patrie
«Le piccole patrie sono molte, in una vita girovaga. Sono un giornalista per caso, e mi ha sorpreso trovare tra le carte che stavo rovistando per mettere assieme questo libro un biglietto di mio padre. Accompagnava il dono di una stilografica Pelikan e conteneva un augurio: ""Al futuro giornalista, il papà, con tanti affettuosi auguri, offre il ferro del mestiere"""". La mia risposta, con una grafia e una firma ancora infantile (Tonino) era vaga: """"Con tante grazie al mio adorato papà inizio a usare il dono con la speranza che mi porti fortuna"""". Era il regalo per il mio quattordicesimo compleanno, nel 1962... Avrei impiegato molti anni - e molti lavori - per accorgermi che il giornalismo poteva pagare le due mie passioni: viaggiare e scrivere. Un battesimo del fuoco - alla lettera, perché era il tempo della fallita insurrezione sandinista in Nicaragua - mi ha segnato per sempre. E ovunque andassi, dal quotidiano dei miei esordi Lotta Continua a Panorama Mese, da Epoca ai telegiornali Mediaset, sono stato un reporter di guerra, anche se non ho mai amato la definizione, perché mi sembra iettatoria e povera, insieme. In """"Piccole Patrie"""" ho raccontato tutto quello che mi ha incuriosito: viaggi e persone, guerre e catastrofi naturali, piccole storie e cronache nere, amori e avventure... Sono friulano e mi sono sentito a casa in tante parti del mondo, da Roma a Sarajevo, dall'America Latina al Golfo: piccole patrie.»"" -
Sinagoghe italiane. Raccontate e disegnate. Ediz. a colori
Sono quarantadue le Sinagoghe che vi presentiamo. Raccontate storicamente, illustrate a colori. Tante storie di donne e uomini. Vicende, dolori e gioie hanno accompagnato la costruzione e la vita delle Sinagoghe Italiane. Dal Nord al Sud d'Italia le raccontiamo e disegniamo anche come omaggio agli Ebrei nostri fratelli maggiori. Le Sinagoghe di: Trieste, Gorizia, Venezia, Verona, Padova, Merano, Torino, Casale Monferrato, Vercelli, Alessandria, Asti, Biella, Carmagnola, Cherasco, Cuneo, Ivrea, Mondovì, Saluzzo, Milano, Mantova, Sabbioneta, Genova, Ferrara, Bologna, Modena, Parma, Carpi, Reggio Emilia, Soragna, Firenze, Livorno, Pisa, Siena, Pitigliano, Roma, Ancona, Pesaro, Senigallia, Urbino, Napoli, Trani, Palermo. -
A guardare il nord
Cinquant'anni d'Italia. Dai ruggenti anni Ottanta ad un ipotetico Duemilatrentacinque, passando per gli anni delle speranze e quelli delle disillusioni, fino a una stagione non attesa, che ha segnato tutti... Un volume che raccoglie il lavoro ventennale d'uno dei maggiori scrittori realisti italiani, con ampi testi inediti, una scrittura che muta col mutare della nazione, di decennio in decennio. ""A guardare il Nord"""" è il libro per leggere l'Italia, come è cambiata lei, come siamo cambiati noi."" -
Il longobardo
Regnum Longobardorum - VII secolo d. C. Rotari è il figlio del duca di Brescia. È imponente, ribelle, sicuro di sé. Nelle sue vene scorre sangue di re. Ma, nell'Italia divisa tra Longobardi e Bizantini, la strada per la corona è irta di insidie... tra agguati, viaggi avventurosi, vendette, intrighi e tradimenti. Alla corte della regina Teodolinda, la lealtà è una merce rara e la sete di potere non risparmia nessuno... -
Madre natura. I quattro libri
Il guardiacaccia scrittore ci riporta nei luoghi dei suoi quattro libri più amati, tra le storie che lo hanno reso celebre, per l'impegno a difesa del creato. Ho visto piangere gli animali: ""Sono nato e vissuto a contatto con la terra, gli alberi e gli animali. Ho scoperto che la natura è un grande libro, ma ho imparato che, per leggerlo, bisogna prima conoscere il suo alfabeto e le sue leggi: ho cominciato la prima pagina e so che non mi basterà la vita per leggere la seconda. Ho visto e sentito quanto e come l'animale uomo, negli istinti, possa essere simili alle altre creature... Ho sentito il grido dell'aquila Ho ascoltato le voci della montagna, il cantare dei ruscelli e dei ghiaioni, ho provato a correre sui sentieri dei camosci e mi sono arrampicato sui posatoi dell'aquila. Vivo la montagna come gli animali, andando sui loro sentieri in tutte le stagioni... Il suicidio del capriolo. Ho visto animali braccati, li ho visti abbandonare la vita, per fuggire alla morte. Le pallottole o i pallini, quando escono dalla canna, possono colpire indistintamente chiunque e qualsiasi cosa senza provare assolutamente nulla, loro uccidono e basta... Lo sguardo del lupo. L'uomo è l'essere più arrogante e distruttore che sia mai esistito sulla terra, eppure si autodefinisce razionale, spirituale, etico e morale... Si ritiene al di sopra degli istinti, producendo comportamenti distruttivi verso la natura, che è la prima madre."" -
Castelli piemontesi. Vol. 1
Lotte fratricide, scorrerie, guerre e pestilenze, atti nobili e ignobili dentro e fuori le mura dei castelli piemontesi. Qui si narrano le vicende e le storie di Avigliana, Ivrea, Malgrà di Rivarolo, Masino, Mazzè, Montalto Dora, Piobesi, Piossasco, Reano, Rivara, Rocca Canavese, San Giorio, Santena, Settimo Vittone, Sparone, Susa, Ternavasso, Vinovo.