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Diritto di memoria. Canto per mia madre e mio padre emigranti
"Diranno che tu, ma non solo tu, tutti noi, siamo talmente ignoranti che non sappiamo nemmeno che il mare è cosa di pianura e non di montagna! Da che mondo è mondo la montagna è montagna, il mare è pianura!"""". Non è una colpa, non può essere una colpa cercare un futuro, una vita più umana, in altre terre. Può essere dolore, questo sì, dolore profondo e smisurato, senza possibilità di redenzione, se non con un ritorno a casa sperato e immaginato ogni giorno. Le voci che si alternano in questo romanzo, sono voci intrise di storia, di fughe, di corse verso paesi lontani. Sono memorie che il passare del tempo non ha cancellato. Perché il sangue porta segni come un abete porta gli anelli nel cuore del suo fusto, il sangue ha una memoria che nulla può scalfire. E gli emigranti, gli ultimi, quelli sporchi, nel secolo scorso eravamo noi, noi italiani. E allora le voci del libro si sforzano di unire quello che la vita ha spezzato. La Merica, o meglio le Meriche, e le montagne di Trento si inseguono, si rincorrono per tutto il romanzo, per trovare solo nelle ultime righe un senso a tutta una vita. Il senso racchiuso in un buona notte sussurrato appena." -
L' ultimo avamposto del mondo. Viaggio tra partigiani, cosacchi, emigranti, eremiti lungo le acque dell'Arzino
Se alzi la testa vedi monti che sovrastano tutto. E se ti volti, ancora loro, rocce e alberi. Tutto è montagne e boschi. Terra strana questa, di indemoniate e cosacchi, di partigiani e paesi che non esistono più. Un rifugio buono dove poter stare, dove assecondare il silenzio e rimanere in disparte dal mondo. Due uomini al tavolo accanto al mio parlano dell'avvistamento di un orso. Dicono che fino a qualche anno fa gli orsi erano scomparsi, ma che adesso sconfinano dalla Slovenia e trovano una natura selvaggia e adatta ad accoglierli. A pensarci bene, a me proprio non dispiacerebbe un Friuli ripopolato da branchi di lupi e da qualche orso bruno. Ma forse è solo una suggestione romantica di un luogo selvaggio. Terre che facevano parte della Repubblica libera della Carnia e che ora si dileguano nella storia. -
Pordenone. Guida alla città
Una città vista dall'alto fa comprendere la sua complessità, la sua architettura e la sua urbanistica. Ma la sua voce, i suoi profumi, il suo calore, quindi l'anima della città, vengono compresi solo camminandoci dentro. Lorenzo Cardin, come un viaggiatore d'altri tempi, con pazienza e attenzione, ha camminato per le strade, le piccole vie, le piazze. È entrato nei negozi, ha parlato con le persone, ha mangiato, dormito, ascoltato, fotografato e descritto la città. -
Storia di Torino
Per secoli città romana, periferica e modesta, chiusa nel quadrilatero di mura antiche; dal 1563 capitale sabauda, trasformata dagli architetti barocchi nel ""più bel villaggio del mondo"""" (Montesquieu); a metà Ottocento, guida del Risorgimento, in un fervore di presenze nazionali, di dibattiti politici, di energie intellettuali; all'inizio del Novecento capitale dell'imprenditoria, la moda, l'automobile, il cinema, gli aeroplani. Nel secondo dopoguerra città della Fiat e della monocoltura industriale, simbolo del boom economico e delle sue contraddizioni; oggi città che riscopre un'identità propria, in un percorso innovativo e arduo tra le secche della crisi economica. Torino ha tante stagioni, che nel corso dei secoli si sono alternate in un ricorrere di resurrezioni e decadenze: e forse proprio in questo si ritrova il suo carattere distintivo, nella capacità di """"reinventarsi"""" ogniqualvolta le vicende storiche le hanno sottratto un ruolo e l'hanno messa di fronte alla necessità di ridefinirsi."" -
Storia di Aquileia e di Grado. Dalle origini ai giorni nostri
Alta sull'Adriatico e protesa verso i Balcani, Roma ha scelto nel 181 a.C. di fondare qui Aquileia, facendone la terza città dell'Impero. Con Grado, approdo per i traffici verso l'Africa e l'Oriente. Spesso vi soggiornavano con mogli e figli, Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, ghiotto del pesce della costa istriana. Sant'Ambrogio vi guiderà nel 381 il Concilio che condanna l'eresia ariana. E passato Attila, si sono insediati i Longobardi. Carlo Magno veniva per le battute di caccia nella folta selva che andava dall'Isonzo alla Livenza. A Grado si rifugiarono più volte quelli di Aquileia, guidati dal Vescovo, quand'erano in vista i barbari invasori. La città sul mare, conseguì la massima affermazione religiosa fra il VII e il IX secolo, con la supremazia sulle Venezie e sull'Istria. Poi il potere passerà alla Serenissima. Verso il Mille, la Diocesi di Aquileia è diventata un vasto Stato feudale, guidato per cinquecento anni da trenta Patriarchi-Principi. Rivalità e lotte intestine, ricatti e tradimenti hanno via via logorato dall'interno la Patria del Friuli; pur dotata di un Parlamento, antesignano della democrazia rappresentativa. L'indebolirsi dei confini orientali ha agevolato poi le mire delle Signorie vicine; ma anche fatto erigere le splendide fortezze di Gradisca e Palmanova. -
Non solo casa e chiesa
Alla fine degli anni Quaranta, lasciati alle spalle gli orrori della guerra, l'Italia vede l'inizio di una profonda trasformazione. La fiducia nel futuro, la ripresa dell'economia, le mode provenienti da oltreoceano, porteranno a superare il mondo rurale e familiare. Cadono tabù secolari, nascono nuove opportunità di lavoro e realizzazione, progetti che solo fino a pochi anni prima non erano neppure pensabili diventano alla portata di molti. Le donne trovano per la prima volta un loro spazio, fuori dalla tradizionale famiglia. Per tutte coloro che affrontano il mondo del lavoro, nelle fabbriche come nelle attività commerciali, arrivano nuove sfide: conciliare l'impegno lavorativo con la famiglia, sostenere nuove responsabilità, affrontare critiche e pregiudizi. Chiara, Francesca, Maria Grazia, Renata e Giuliana, attraverso il ricordo dei propri sogni, delle proprie aspirazioni, delle proprie esperienze umane e professionali, raccontano la vita di milioni di donne. -
Penne nere. Alpini friulani
Più passa il tempo, più gli alpini lasciano il segno nella storia del nostro Paese. La costanza con cui si susseguono le adunate è la testimonianza del reciproco senso di appartenenza tra le penne nere che sfilano e la moltitudine che le applaude e le esalta con bandiere, striscioni, musiche in un'atmosfera inebriante con la cadenza degli scarponi in marcia. Quest'anno tocca a Pordenone (anzi, a tutta la Destra Tagliamento) accogliere migliaia e migliaia di figli della montagna: accade per la prima volta e anche per questo la festa assume un carattere straordinario, consegnando i valori della memoria alle giovani generazioni che non hanno fatto in tempo a vivere i momenti della chiamata alle armi e della destinazione al Corpo entrato nel mito dal momento della sua nascita oltre un secolo fa. Sergio Gervasutti, giornalista e scrittore, si è spesso occupato degli alpini per professione, ma più ancora per passione, essendo stato anch'egli - come ama ricordare - caporale della Julia. Questo è il suo secondo libro sulle penne nere, inserendo la loro storia nel contesto ambientale di questi festosi giorni. Così molti convenuti avranno modo di conoscere i pordenonesi, che tanta parte hanno avuto nelle vicende narrate, e la terra che ha contribuito sempre con slancio a dare vita al Corpo speciale, onorandolo in tutte le circostanze. Vengono qui ricordati personaggi e vicende che hanno segnato le tappe gloriose dall'unità d'Italia ai giorni nostri... -
Istria. Il Golfo del Quarnero e le sue isole
Il vestire delle donne varia all'infinito: quanti villaggi, tante mode diverse; allettano l'occhio le graziose acconciature del capo; la maggior parte nascondono i capelli sotto ampii drappi bianchi, ornati di trine e di ricami a traforo, che ne incorniciano le brune fisionomie; ma alcune mostrano altresì le treccie intessute di cordoncini bianchi, verdi o rossi. Le Fienarole scendono a una a una, lentamente, faticosamente, curve sotto un fascio così enorme, da parer delle biche in moto; la parte superiore della persona è scomparsa sotto la massa del fieno, e vedete soltanto le gambe nude e abbronzate, che paiono agire da sole. Sono partite prima di giorno, per portar al mercato il fieno raccolto a grande stento nelle fessure delle rupi, affine di metter insieme il fascio. Così ripiegate, ansanti sotto il peso, hanno camminato quattro ore; giunte agli archi del Terzato, hanno addossato un istante ai pilastri il carico, si sono inginocchiate davanti alla Madonna, e ben presto hanno proseguita la strada fino alla piazza Urmeny, dove rimarranno ad aspettar di vendere il fieno. Portarlo indietro sarebbe impossibile; il prezzo solito è poco meno d'un fiorino, ma se la sorte non le ha favorite, lo daranno per nulla. Restano là serie, silenziose, rannicchiate a' piedi del loro fascio, senza far un gesto, e aspettando il compratore. -
Dalmazia
Ei tiene la Guzla tra le ginocchia, come fosse un violoncello, e preludia con delle voci di testa di tono altissimo; a poco a poco, la folla gli si aggruppa intorno; i presenti dapprima ascoltano con indifferenza, accudiscono intorno al cantatore alle faccende domestiche, lo disturbano, vanno, vengono, passano, entrano, escono; ma la sua voce si scalda, e gli astanti si raccolgono, si forma il circolo, i passanti si fermano; se uno entra, lo fa con precauzione, e tutti si allogano in atteggiamenti svariatissimi, e si mettono ad ascoltare gravemente. Alcuni stanno ritti in piedi contro le pareti; altri, stesi su sacchi, accoccolati, seduti alla turca, rimangono immobili e muti; nessuno apre la bocca; se un passeggiero, assetato, vuol che gli servano il caffè o la bevanda del luogo, si accontenta di fare un segno. La voce del cantore intanto si è alzata, egli si eccita e i suoi occhi fluttuano; il verso slavo è rotto da singhiozzi singolari, che accentuano ciascuna frase del canto: non è certo musica, e direi volentieri che non c'è né melodia, né armonia, né forma, né suono; con tutto ciò la melopea uniforme ha un non so che d'attraente, di malinconico, di cupo, con dei lampi talvolta e degli accenni di trionfo. E come la storia del popolo, pieno di tristezza e di speranza; è la loro Iliade, la loro Odissea, il loro romancero; a volte è altresì un'antologia e un idillio, un epitalamio o una canzone, il riflesso della vita, la sua storia in versi, il racconto delle sue leggende, la glorificazione de' suoi eroi. -
La colpa. Ascesa e caduta del Nordest
La colpa narra l'ascesa e la caduta dell'anima del Nordest, attraverso gli occhi, la voce e la vita quotidiana di una famiglia veneta. Il lavoro, i rapporti tra genitori e figli, i ruoli nella coppia, il cambiamento e stravolgimento del territorio, i contadini divenuti operai e gli operai poi finiti cassintegrati, i sogni e le difficoltà della piccola industria, l'intera e profonda mutazione della società: anni di vita veneta vengono raccontati in un grande romanzo da uno dei nuovi e più talentatosi autori del Realismo letterario. In un viaggio a quattro voci, quella del marito, della moglie e dei due figli, attraversiamo la vertiginosa trasformazione del Veneto, alla scoperta di come eravamo e di come siamo diventati in poco tempo, dove l'economia ha creato più fratture che benessere, più attriti che progresso. Dove andremo a finire? pare chiedere l'autore attraverso i protagonisti del romanzo. La risposta vive in queste pagine struggenti e potenti, buie e luminose, pagine che raccontano la vita di tutti noi. -
Sotto le rocce. Storie di montanari di ieri e di oggi
"Nelle giornate serene si riuscivano a vedere le montagne, là in fondo, quelle vere, fatte di roccia e mughi, non come quelle che incombevano sul paese, coperte di boschi. Ecco, forse solo d'inverno, anche quelle acquistavano il fascino di vere montagne, quando la neve e le nuvole a stracci le facevano sembrare più grandi, inarrivabili, misteriose."""" C'è un mondo sotto le rocce che spesso sfugge agli alpinisti nelle loro veloci sortite sui monti. E un mondo di uomini semplici e operosi, spesso costretti in passato dalla povertà ad abbandonare la loro terra in cerca di fortuna, come Giovanni, emigrante di fine Ottocento nelle Meliche, e Anna, donna di servizio a Venezia, e Lina e Ulisse nell'allora grande Milano, per poi tutti, un giorno, farvi ritorno alla ricerca di quella parte di sé nella lontananza andata perduta. C'è un mondo sotto le rocce che pare immutabile a chi lo attraversa di corsa, e che invece non è immune ai cambiamenti della storia. Di qui lo smarrimento di chi resta. Di Arsilio, l'autista, che si vede messo da parte, di Tarcisio e Cesira, inascoltati nelle loro antiche saggezze, di un giovane pastore, solitario nella sua passione. In questi racconti si parla di partenze e ritorni, di montanari che si sono persi e poi ritrovati, di una montagna che cambia portandosi in groppa i suoi uomini." -
Ne uccise più la fame
Ne uccise più la fame narra una Prima Guerra Mondiale ""inedita"""", poco raccontata dalla storiografia ufficiale, raramente approfondita negli studi. Il libro ripercorre gli anni di guerra vissuti dai civili nelle retrovie delle città, dei piccoli villaggi, dove non giunsero direttamente gli orrori delle trincee, ma il vuoto e la paura lasciati da centinaia di migliaia di giovani partiti al massacro, la fame esplosa dai campi abbandonati, il terrore di madri, padri, nonni, fratelli, centinaia di migliaia di famiglie, che sapevano che nulla sarebbe stato mai più come prima, in questa parte d'Italia. Un libro dedicato ai dimenticati di una guerra che di eroico ha avuto unicamente la capacità di sopravvivenza. """"Ne ha ammazzati più la fame che le pallottole"""", dicevano nel 1915-18, nelle retrovie."" -
Ravenna
Giravo per delle ore nelle vie; non avevo mai veduto tanti parrucchieri; il numero è affatto fuori di proporzione colla popolazione, e ogni bottega somiglia a un salotto, dove la sera si riuniscono i clienti. Come in un Club, gli avventori discutono di tutto; dei lunghi divani di cuoio, acconciamente disposti, permettono agli astanti di aggrupparsi, e l'artista, ritto, colle forbici in mano, gesticola spesso con effervescenza, piantando là il paziente per opporre un argomento senza replica a un partigiano del signor Nicotera o del generale Mezzacapo. Questa osservazione non è nuova, perché può applicarsi alla maggior parte delle città dell'Italia e della Spagna meridionale; ma Ravenna da questo lato è privilegiata. Le botteghe dei farmacisti sono anch'esse centri di riunione, come in molte città del Nord, e qualcheduna presenta un certo carattere per i bei lavori in legno dei secoli decimo settimo e decim'ottavo e per le collezioni di vasi di majolica usciti dalle antiche fabbriche di Faenza, di Pesaro e di Gubbio. -
Pisa
Pisa 1884. A Pisa l'industria ed il commercio sono relegati nella retroguardia, causa l'esercito dei funzionari. Prima di tutto la prefettura con tutti i suoi uffici, poi il tribunale civile con nove giudici, un cancelliere e quattro membri. Poi la Corte d' Assise e la Pretura, col loro contorno inevitabile di avvocati in numero di 63, di cui alcuni, è vero, risiedono a Volterra o nei dintorni, procuratori in numero di 64, causidici 6, notai 15. Un secondo gruppo si compone degli uffici del Demanio; di quello del Registro, delle Ipoteche, del Catasto, delle Contribuzioni: segue poi l'Università coi suoi 60 professori, e una ventina di ausiliari. Poi viene il personale del liceo, della scuola normale, del seminario, dell'orfanatrofio, degli ospitali e degli altri istituti di carità. I membri del clero regolare e secolare formano da soli un intero battaglione (nel 1852 si contavano 531 religiosi e religiose; dopo la soppressione dei conventi). Malgrado della salubrità proverbiale del clima, la corporazione dei medici ne conta un centinaio: 49 fra medici e chirurghi, 2 oculisti, 14 farmacisti, 15 veterinari, 24 levatrici. Aggiungete l'elemento militare e arriverete ad una proporzione enorme di non combattenti, cioè di uomini che non producono, non trafficano, e soltanto consumano... -
Napoli. Vol. 1
A Santa Lucia il potere in casa è il più delle volte in mano alle donne. Si incontrano spesso infatti figure erculee dall'atteggiamento deciso, gesticolazione vivace, grande loquacità. I tratti del viso mostrano spesso un carattere quasi maschile, mentre la lingua suona dura e aspra. Il gentil sesso qui è molto litigioso e quasi ogni giorno si può assistere allo spettacolo di una lotta di strada tra queste discendenti delle sirene. La lotta comincia con la lingua, termina però con armi di ben altro tipo. Grida selvagge annunciano l'inizio della battaglia. La folla si accalca in un batter d'occhio accerchiando le litiganti. Ogni balcone e finestra si riempie di spettatori che malvolentieri rinuncerebbero al piacere di un tale spettacolo. Anche a noi una volta è capitata la fortuna di assistere a una di queste liti arrivando proprio al momento giusto per stare in prima fila. Il ricco repertorio di insulti è stato ormai utilizzato. ""Basta con le parole, vogliamo i fatti"""" penserebbe il pubblico di Schiller. 0 San Pancrazio...! All'improvviso Allers ed io ci ritroviamo entrambi con un bambino in braccio, avvolto come un pacchetto postale, così che le madri, libere del loro fardello, possono prendersi per i capelli. Ognuna si strappa prima una manciata dei propri, ci sputa sopra e la sbatte in faccia alla nemica, per poi prendersela con capelli dell'avversaria."" -
Partiamo. Il grande viaggio della Regia Corvetta Vettor Pisani. Vol. 1
I1 mattino del 31 marzo 1879 la Regia corvetta ""Vettor Pisani"""" usciva dal porto di Venezia. 238 intrepidi marinai italiani comandati da S.A.R. il Principe Tommaso, Duca di Genova, partivano. Avevano il compito di attraversare, per due anni, molti mari e visitare molti paesi. Dovevano dimostrare al mondo intero che le navi italiane erano ben costruite e che la bandiera italiana gareggiava con le bandiere delle nazioni più importanti. Al Colonnello Luchino dal Verme fu affidato il compito di raccontare il viaggio. Ne uscì un reportage di viaggio incredibilmente interessante che incontrò il favore di moltissimi lettori. In questo primo volume accompagniamo la """"Vettor Pisani"""" da Venezia a Nagasaki."" -
Palermo. Viaggio in Sicilia
Nel villaggio di Piana dei Greci due uomini si battono al coltello. Uno di essi, al momento in cui riceve un colpo mortale al ventre, vede apparire un carabiniere, e avverte il suo feritore con un'occhiata. Subito i coltelli spariscono; il ferito s'abbottona il vestito. Il carabiniere passa accanto ai due uomini, che s'intrattengono tranquillamente di cose indifferenti. Il sangue scorre nei calzoni del ferito e forma una larga pozza ai suoi piedi, mentre lui, pallido e barcollante, chiama a soccorso tutta la sua energia per mantenersi in piedi. Il carabiniere svolta la cantonata, l'uomo cade come un masso. E morto; ma ha resistito fino all'ultimo. Si vendeva di tutto in quei vicoli; non più gelati e fragole come sul corso e in via Maqueda, ma ogni sorta di alimenti ordinari; orecchie di maiale, per esempio, e tutti i piccoli oggetti necessari al popolo. A volte il Pitrè fermava quei poveri venditori, li interrogava su i loro affari, su i guadagni. Di solito essi rispondevano con un crollar del capo, assai significativo. Il guadagno era scarso, e per quanto gridassero la loro merce e andassero in su e in giù sotto le finestre, la vendita non era facile. -
Racconti partigiani
Storie di uomini e donne che hanno lottato per la Libertà. ""Racconti partigiani"""" narra le fatiche, gli strazi, ma anche le vittorie e le gioie che hanno dato vita alla Resistenza Italiana. Un lungo viaggio nell'epopea partigiana, nei pensieri di chi ha combattuto per la libertà, nelle speranze di uomini e donne, ragazzi e ragazze, nei dubbi e nel dolore di chi la guerra l'ha vista appoggiarsi alla propria pelle o invadere le proprie carni senza sconti e senza clamore. Un libro che salva le storie di persone semplici come Augusto, Aldo, Gino, Vincenzo, Dora, Claudia, il piccolo Sebastiano, don Gianni, e il Manta, Urlo, Boezio, Mughetto, Dente, Strepito, tutti partigiani che hanno assistito al passaggio tumultuoso degli eventi, che hanno resistito all'invasore, giorno dopo giorno, per due gelidi inverni, in montagna, tra rocce e valli e nevi bianchissime macchiate di sangue. Racconti calati direttamente in quei giorni tremendi e straordinari, un ventaglio di storie che dal presente osservano il passato, esattamente settant'anni dopo, per non dimenticare. Un libro omaggio ai Partigiani, nel settantesimo della Liberazione d'Italia."" -
Il foresto. In fuga sulle montagne Valdesi da pregiudizi e predatori
La Val Pellice, il cuore delle Valli Valdesi, è il teatro delle vicende di questo romanzo. Tra le case di un minuscolo comune di montagna, una bambina scompare dalla scena di un atroce delitto. A rapirla sembra essere un uomo enorme, una specie di gigante, che vive, un po' selvatico, ai margini della società. Trovarla, nella grande foresta che ricopre buona parte delle Valli Valdesi, è un impresa quasi disperata. Tra le forze che scendono in campo viene coinvolta Veronica Gaydou, tecnico faunistico, esperta dei boschi e delle tracce lasciate da tutti gli animali, compresi quelli a due gambe. La ricerca si trasformerà presto in una sorta di caccia. Alcuni cacciatori diventeranno prede. In palio la vita di una piccola innocente. Una storia di fantasia in una cornice reale, con personaggi autentici anche quando inventati. -
Ritorno a monte. In autostop
"Un libro dedicato ai viaggi in autostop, alle avventure vissute e agli incontri avuti per ritornare alla base di partenza, dopo aver compiuto una discesa in kayak o in canoa sui fiumi del mondo. Viaggi su automobili, pick-up, camion, corriere, camioncini, motociclette e trattori. Viaggiare mi ha offerto la possibilità di conoscere molte persone dei luoghi che abbiamo attraversato, persone con i loro problemi e le loro storie. Ho chiesto passaggi in Europa, in Africa, in Asia e in America. Mai sono stato abbandonato. Il bello di fare l'autostop è l'affidarsi agli altri per risolvere un tuo problema. Il bello è l'incontro. E l'incontro è arricchimento. E conoscenza. Nei racconti vi condurrò con me sui fiumi e sulle strade di: Austria, Grecia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Scozia, Slovacchia, Spagna e Italia, poi in Marocco, Canada, Turchia, Russia e Mongolia""""."