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Vivere la carità... insieme
Introdotta da don Piero Cerutti, la pubblicazione reca i contributi di diversi autori (Mario Airoldi, Claudio Balzaretti, Mario Bandera, Silvio Barbaglia, Francesco Bargellini, Graziano Basso, Luigi Bettazzi, Giovanni Bianchi, Franco Giulio Brambilla, Dino Campiotti, Anna Maria Cànopi, Piero Cerutti, Adriano Ciocca Vasino, Renato Corti, Piermario Ferrari, Fabrizio Filiberti, Marco Fornara, Franco Giudice, Pier Davide Guenzi, Giuliano Ladolfi, Andrea Mancini, Luciano Manicardi, Enrico Masseroni, Mario Metti, Giuliano Palizzi, Giannino Piana, Rino Pistellato, Giovanni Ramonda, Milena Simonotti) la pubblicazione si propone sia una riflessione sul tema della carità, come naturale sbocco delle due precedenti opere sulla fede e sulla speranza, sia come testimonianza di concrete azioni di volontariato, che inducono a guardare con fiducia al futuro. -
Poemetto per Maria
"Ancora una volta meraviglia la capacità di Angelo Lacchini di fondere registri, toni, moduli stilistici di diversa matrice e qualità (senza mai scendere, comunque, sotto il livello di una indiscutibile dignità letteraria). Ancora una volta si riscontra l'armonico compenetrarsi tra il metafisico e l'immanente, lo svariare tra una fantasiosa esegesi evangelica e i frequenti agganci a un'ordinaria quotidianità, l'alternarsi e l'incrociarsi tra strutture sintattiche di illustre ascendenza latinistica o vetero-italiana e sobrie cadenze colloquiali, lo sfavillare di reminiscenze neotestamentarie e patristiche incastonate in piane sequenze meditative o in brucianti accensioni contemplative. E non si può fare a meno di ammirare l'impiego per così dire anti-retorico di un'erudizione come tenuta a freno, temperata, dosata, appena lasciata trapelare qua e là senza alcun compiacimento narcisistico. Risulta evidente, infatti, che l'unico intendimento del poeta è quello di offrire alla Vergine l'amoroso tributo di tante intelligenze che a Lei si sono devotamente inchinate, donandole perle del loro sapere, del loro talento."""" (dalla Prefazione di Marco Beck)" -
Il bufalo e il bambino
"Il bufalo e il bambino ci pone di fronte a una sapiente articolazione scandita in cinque sezioni tematiche, a una dinamica molteplicità di ambientazioni crono-geografiche, a una iridescente varietà di linguaggi, intonazioni, moduli stilistici. La nuova silloge di Masina, scrittore poliedrico e poeta di lirica morbidezza e insieme di dura tempra profetica, culmina con una sorta di 'corteggiamento della morte' preceduto, e paradossalmente giustificato, da un bellissimo inno alla vita nascente, al miracolo della maternità, al mistero del compenetrarsi di corpo e anima nell'embrione. Il paradosso, in realtà solo apparente, consiste nel fatto che a disinnescare la tragicità angosciosa con cui la nostra umana fragilità guarda al passo estremo è proprio il senso di ininterrotta, infinita continuità della vita nell'avvicendarsi delle generazioni: senso, o piuttosto sentimento, che ogni nuova nascita ridesta nel nostro cuore adulto, alimentando la speranza del credente in una sopravvivenza senza fine oltre la finitudine terrena."""" (dalla Prefazione di Marco Beck)" -
Affondi ed emersioni
"Afferrare"""" le poesie di Gianna Cavarretta equivale a stringere nel pugno un dolcissimo profumo: lo percepisci, ne gioisci, lo lasci riempire i polmoni e il sangue, ma avverti che sfugge, che si ribella a ogni possibile inquadratura sensoriale e interpretativa; lo puoi solo """"vivere"""". Ecco perché la lettura di questa raccolta, non a caso intitolata """"Affondi ed emersioni"""", va affrontata senza schemi precostituiti, senza necessità di individuare tematiche o corrispondenze, che pure esistono, basti pensare alla suddivisione in sezioni, ma ogni indicazione, ogni esergo potrebbero impedire al lettore di lasciarsi ammaliare dal fascino di un'anima che accoglie in sé l'enigma dell'attimo." -
Nel centro della regola
"Nel centro della regola"""" è il tentativo di un ascolto. Quattro sono i movimenti che cercano di scandire questo tentativo. Il primo passo accade nel silenzio, dentro lo stupore del silenzio, quando gli occhi sanno guardare ma non studiano ancora. Nel secondo passo, l'occhio ha imparato a conoscere il buio, e vede affiorare da un paesaggio tenue, altre volte urbano e metallico, qualcosa, forse una presenza, una persona. Con il terzo passo la presenza della persona, dell'alterità, impone una domanda. E la domanda diventa uno spavento. Il quarto e ultimo passo è un approdo incerto dentro un dialogo. L'occhio si zittisce, inizia il vero ascolto. Quest'ultimo passo, intitolato sequenza del ritorno, è un recitativo, una raccolta di frammenti recitativi attraverso i quali la parola continua a cercare, fino a quando non abbia più nulla da nascondere." -
«Atelier». Il rinnovamento della poesia italiana
Giulio Greco, partendo dal ""manifesto programmatico"""", pubblicato sul primo numero, ha rintracciato gli ambiti entro i quali la rivista """"Atelier"""" ha lottato per """"rinnovare"""" la scrittura in versi, dispersa nelle secche dello sperimentalismo e del neoromanticismo, attraverso la rilettura del Novecento, la valorizzazione dei giovani e lo studio degli autori contemporanei, dopo aver esaminato l'originale concezione estetica della rivista, capace di lasciarsi alle spalle il formalismo e lo strutturalismo per approdare a un rinnovato umanesimo letterario nell'inscindibile unione tra parola e realtà. Il presente lavoro si propone sia come bilancio sia come riflessione sugli orientamenti della poesia e della critica contemporanea sia come invito per ulteriori approfondimenti in altri settori esplorati da """"Atelier""""."" -
Disinganni essenziali
La problematica affrontata nella raccolta si fonda su un continuo rimando al binomio uomo-macchina, attraverso l'uso di vocaboli e modelli del linguaggio tecnico-informatico contemporaneo, basata per lo più sul verso libero e su un endecasillabo dal suono efficace e rapido. Vi si avverte l'influenza di scrittori e filosofi come P. Kindred Dick e M. Foucault, i quali hanno lasciato riflessioni sull'inevitabile mutamento della società umana causato dal progresso tecnologico e hanno preconizzato da un lato l'avvento del ""cyber-uomo"""" e dall'altro la diffusione di una concezione gnoseologica basata sulla realtà del """"post-umano"""", ovvero una costituzione del sapere fondata su un unico e forte principio regolatore, prospettato nell'Übermensch di Nietzsche: se """"Dio è morto"""", """"L'Uomo è morto"""". In realtà l'uomo non è affatto morto, ma grandi sono le ferite della solitudine prodotte dalla tecnologia e dalla civiltà emporiocentrica che causano a livello personale Disinganni essenziali, cioè esperienze di fallimento. Il passaggio dal piano personale a quello generale, operato dal poeta, produce la sensazione del preannuncio di una vera e propria rinascita in senso umano e cristiano."" -
Pietra su pietra
Renzo Brunetti torna con una nuova avventura. Dopo aver brillantemente risolto il caso dell'omicidio della mamma di un suo studente, consegnando alla giustizia il colpevole al termine della sua ""Indagine imperfetta"""", si troverà ad affrontare nuovi problemi che i ragazzi della IIª F gli presenteranno, confidando nella sua capacità di essere per loro riferimento e baluardo contro le ingiustizie. Parallelamente si verranno a manifestare nel suo rapporto personale con Daniela, le prime avvisaglie di un disagio che la coppia dovrà affrontare e risolvere, sullo sfondo di un nuovo enigma che coinvolge una parente abruzzese, il terremoto devastante che colpì la città nel 2009 e l'ipocrisia dell'animo umano."" -
L' oggi dei padri della Chiesa nello specchio dei giovani
Basilio, Gregorio di Nissa, Ambrogio, Girolamo, Agostino appartengono a un mondo che appare lontano dai bisogni e dagli interessi della nostra società 'liquida', peraltro dominata dai poteri forti dell'economia e della politica e dai ritmi frenetici delle accelerazioni tecnologiche. Poco importa se i Padri della Chiesa hanno compiuto una grande opera di risemantizzazione delle antiche forme letterarie, retoriche e filosofiche, mantenendo vivo il mondo classico e contribuendo alla formazione della modernità. Il loro 'luogo naturale' non deve essere uno scaffale delle biblioteche dei Seminari, il loro 'confino' un'aula universitaria frequentata da una cerchia molto ristretta di addetti ai lavori. L'idea che dei giovani liceali e universitari possano essere interessati e trovino il tempo per leggere i Padri suona alquanto strana e di controtendenza. Eppure, è questa la strada che l'autore e i suoi collaboratori hanno scelto di percorrere, raccogliendo il guanto di una sfida che si è rivelata di sorprendente vitalità, perché dal dialogo con il pensiero dei Padri sono sorte forti provocazioni e chiavi di lettura propositive per interpretare, vivere e trasformare il nostro tempo. -
La sfericità del tempo
Tre racconti (Tempesta solare, Bolle di sapone, Una nuova Divina Commedia), pur ambientati in momenti storici diversi, trattano gli eterni quesiti che angosciano l'uomo di ogni tempo. Quale il suo rapporto con la realtà, con gli altri, con il mondo ultraterreno? L'autore affronta il tema dell'aspirazione all'immortalità e della perfezione, come pure quello del senso di una vita stroncata da un errore giudiziario per terminare in un equivoco che stava travolgendo l'esistenza di una donna. La vita sembra esposta a una serie di vicende insignificanti che, in realtà, ne determinano vere e proprie ""svolte"""" e si carica di angoscia di fronte a un destino che invano si crede di dominare e che, invece, ci espone a situazioni paradossali, perché la realtà supera ogni fantasia. Che significa """"sfericicà del tempo""""? Forse la proprietà che improvvisamente ci trasforma in persone diverse da quelle che avevamo previsto?"" -
Il cedro del Libano
"Tre racconti sostanziati da un'identica idea artistica: l'angoscia che la vita possa cadere nel nulla con la conseguente dissoluzione del soggetto. L'io narrante, all'interno dell'equazione tra malattia e vita, visibile anche nello stile, cerca nella relazione con gli altri lo strumento per acquisire identità e lo trova nell'amicizia e nell'arte. Lo stesso colloquio con il lettore si iscrive in questo cammino che, attraverso molteplici esperienze umane e lavorative, giunge a condurre il protagonista a rintracciare la propria missione. La scrittura, pertanto, si presenta contemporaneamente come catarsi e come realizzazione di chi è riuscito, nonostante le difficoltà, a tradurre i propri sogni in realtà"""". (Giulio Greco)" -
La poesia del Novecento. Dalla fuga alla ricerca della parola. Il «novecento». Vol. 2
Il secondo tomo è dedicato agli autori, compresi sotto la denominazione Secondo Decadentismo o ""novecento"""". Se il Primo Decadentismo permetteva la fuga dalla realtà in un rifugio alla ricerca di un """"minimo di vivibilità"""", il Secondo si rassegna di fronte alla costatazione che la crisi della cultura occidentale sta distruggendo ogni possibilità di trovare un senso all'esistenza e di conseguenza di comprendere il reale, per cui all'artista non resta che rappresentare """"ciò che non siamo e ciò che non vogliamo"""" (E. Montale) o giocare con le parole, con le forme e con i colori. La sensazione di insicurezza trova la spiegazione nel pensiero filosofico dell'Esistenzialismo, secondo cui l'individuo si sente gettato in un mondo che gli è estraneo, di cui non conosce le ragioni, i fini, i meccanismi e di fronte al quale egli soffre di essere alienato. Tutte le scelte da lui compiute si risolvono in uno scacco, in un insuccesso che comporta un senso di angoscia, di nausea e di disperazione. La parola non riesce più a """"dire"""" il mondo e fugge o nell'Iperuranio, come avviene nell'Ermetismo, o nell'autonomia del significante, come nelle Avanguardie."" -
La poesia del Novecento. Dalla fuga alla ricerca della parola. L'antinovecento. Vol. 3
Di fronte al divorzio tra parola e realtà, causato dalla crisi della cultura occidentale e giunto a consapevolezza nel Decadentismo, si pone la linea denominata ""antinovecento"""", categoria all'interno della quale sono compresi poetiche e scrittori assai diversi che hanno cercato di superarne il distacco oppure di ripristinare, sia pure in maniera personale, la fiducia in una parola capace di """"dire"""" il mondo. Giuliano Ladolfi non teme, come nel caso di Saba e di Pavese, di scardinare """"luoghi comuni"""" che passati di manuale in manuale hanno condizionato l'intera critica letteraria. Secondo un'originale prospettiva vengono """"rilette"""" le opere di Rebora, Betocchi, Caproni, Scotellaro, Pasolini, Fortini, Penna e Bertolucci, cui si affiancano i poeti delle cosiddette """"linea lombarda"""" e """"linea romana""""."" -
La poesia del Novecento. Dalla fuga alla ricerca della parola. I maestri in luce e in ombra. Vol. 4
Il quarto tomo è dedicato ai ""maestri"""" in luce e in ombra, coloro che hanno saputo traghettare la poesia italiana oltre il """"novecento"""" mediante una duplice opera di fondamento e di profezia. La condizione dell'uomo del XX secolo trova in Vittorio Sereni la sua più evidente rappresentazione come """"prigioniero"""" di un sistema politico, economico e culturale. Bartolo Cattafi, poeta a torto trascurato, dopo essere disceso nel punto più basso della civiltà occidentale, ne annuncia la rinascita. Non si può ignorare la produzione poetica di Pier Luigi Bacchini, la quale presagisce la formazione di un nuova sintesi speculativa in grado di prospettare un'interpretazione del reale capace di superare le aporie dualistiche del pensiero greco e cristiano e di porre fine alla crisi della modernità. Ma chi ha compiuto il titanico gesto di saldare in profondità parola e realtà è stato Mario Luzi, il quale è riuscito in un'impresa, tentata invano da molti, perché ha """"ricostruito"""" un senso per l'esistenza, per il mondo, per la storia, per il problema del male e del dolore, per la natura, superando la frammentazione e la """"liquidità"""" postmoderna."" -
La poesia del Novecento. Dalla fuga alla ricerca della parola. L'età globalizzata. Vol. 5
Il tomo quinto è dedicato alla poesia della Postmodernità o Età Globalizzata, con tutti i problemi che ogni scelta comporta. Per questo motivo Giuliano Ladolfi non intende assolutamente tracciare un canone, ma esaminare una serie di poeti come portatori di una particolare istanza all'interno del difficile tentativo della poesia italiana di agganciare la parola alla realtà. Dopo aver esaminato il cammino di coloro la cui proposta si trova in fase di attuazione, lo studioso prende in considerazione un gruppo di autori, tra i quali molti giovani, i quali nel rifiuto della concezione autoreferenziale e ludica della poesia, nel rifiuto dello scetticismo, nella concezione della poesia come originale interpretazione del reale, nella consapevolezza della fine del ""novecento"""" e nel rapporto con i Maestri della tradizione, stanno compiendo una vera e propria rivoluzione mediante una serie di raccolte di versi destinate a tramandare ai posteri il volto della nostra martoriata epoca."" -
Le città vogliono vivere. Lotte e speranze del Mediterraneo
Questo volume raccoglie gli atti del convegno internazionale ""Le Città vogliono vivere. Lotte e speranze nel Mediterraneo"""" che si è svolto nel maggio del 2014 a Livorno. La città labronica è parsa una sede opportuna, volendo valorizzare il ruolo storicamente ricoperto dal suo porto, per ospitare scambi e relazioni tra uomini e nazioni. L'incontro è stato promosso dalla Comunità di Sant'Egidio nell'intento di aprire uno spazio di dialogo e di confronto tra le città del Mediterraneo, considerando i rivolgimenti in atto in questo singolare angolo del mondo. Proprio le città appaiono, nell'era della globalizzazione e con la crisi degli Stati-Nazione, un soggetto importante e un attore decisivo del futuro globale. Oltre il 50% della popolazione mondiale, infatti, vive in contesti urbani e attualmente, per la prima volta nella storia dell'umanità, la popolazione delle città ha superato quella degli insediamenti rurali. Le città del Mediterraneo, inoltre, sono oggi collettori delle speranze di vita e di futuro, che riguardano tutti coloro che arrivano sulle coste attraverso flussi di persone e di scambi, provenienti da almeno tre continenti""""."" -
Il gioco delle parole
"Con questa sceneggiatura, la seconda dopo 'La coda del pavone', il poeta Marco Boietti accende il riflettore sull'apparente tranquillità di una comune famigliola americana che quotidianamente si ritrova a tavola a colazione, pranzo e cena; e lo fa con una certa abilità descrittiva, abbandonando il suo consueto linguaggio poetico - di cui tuttavia permangono echi nei mai scontati accostamenti lessicali - per lasciare spazio ad una prosa creativa, strumento più efficace nella resa dei personaggi. Piuttosto laconici, chiusi nei loro ruoli precostituiti, i protagonisti di questo 'Gioco delle parole' celano in realtà segreti e amarezze che lo scambio di brevi frasi sembra risvegliare nel loro intimo."""" (Elena Pozzi)" -
Attestato
La raccolta decifra il travaglio della contemporaneità mediante la specola della parola, smarrita in un divorzio con la realtà, iniziato a fine '800 e sofferto nel '900 nelle conseguenze provocate dalle ideologie, che hanno trasferito il baratro dal settore artistico a quello politico. La prima parte è dedicata alla fine della società contadina: l'io narrante avverte la difficoltà di lasciare il mondo degli avi, per superare il torrente, la barriera del paese-universo. La città, l'ambiente in cui vive l'interlocutore, si trova già immersa nei nuovi valori: le lotte politiche, i viaggi, la carriera, la tecnologia. Nella seconda l'autore vuole esplorare la città. Il dialogo diventa più serrato ed entra un figlio di vent'anni che vive nella società globalizzata. Non c'è possibilità di intesa con il padre: sembrano vivere ere diverse dell'evoluzione. Per il giovane la società ""emporiocentrica"""" è la normalità con tutte le sue contraddizioni e il malessere prodotto dal consumismo, che pone il """"mercato"""" al centro del sistema delle relazioni umane, dei rapporti personali, pubblici, sociali, politici nazionali e internazionali, compresi anche i modelli culturali, pratici e pragmatici."" -
In disabitate lontananze
"Una danza immobile e muta sull'orlo della solitudine: questa è la poesia di Luca Pizzolitto, che nei suoi versi canta uno struggente, eterno pas de deux tra due amanti senza volto i quali, come i manichini di De Chirico, tradiscono un'insanabile malinconia. Lo spleen che permea la raccolta 'In disabitate lontananze' è il risultato di una tensione sfibrante tra la nostalgia 'di quel che rimane e non è stato"""" e l'istinto primigenio di 'aggrapparsi alla vita'."""" (Bianca Sorrentino)." -
Catarsi
"La raccolta di Giulia Romano colpisce per la potenza di un'originalità che trova pochi esempi nella tradizione poetica italiana e soprattutto nella tradizione poetica femminile. L'io narrante è avvolto in un dualismo che da una parte la 'asciuga' e la tormenta, dall'altro le dà grinta e passione. Una figura femminile che passa da bambina ad adulta attraverso la carnalità del sesso, uno strumento dissacrante ma estremamente stimolante, una tentazione e pulsione irrefrenabile che ha 'svegliato' l'infante da un sogno proteso alla castità, religiosità, matrimonio. L'attesa che coinvolge l'io narrante è devastante, 'Da tutta una vita mi preparo / come una ebrea / alla tua venuta', il desiderio di un uomo che possa prendersi cura di lei in modo puro e profondo, ma è filtrato in realtà da una rete di paura'."""" (Giulio Greco)"