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Il pastore d'Islanda
Il racconto di un'avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell'uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Un classico da rileggere a Natale.«Nella letteratura di ogni paese ci sono libri che sono come monoliti. Il pastore d'Islanda è uno di questi» – Jòn Kalman StefànssonChi non l'ha mai bevuto in una buca nella terra, a trenta gradi sotto zero e in mezzo a un deserto di montagne e tempesta, non sa cos'è un caffè.Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d'Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell'inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull'aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell'inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l'immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell'esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d'Islanda è il racconto di un'avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell'uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per Il vecchio e il mare, considerato in Islanda il vero canto di Natale. -
Tutto quello che non ricordo
Finalista Premio Strega Europeo 2017Questa è la storia di Samuel, un ragazzo che ha perso tragicamente la vita: è stato un incidente o un suicidio? Un giovane scrittore incontra tutti quelli che lo conoscevano per ricostruire attraverso le loro parole chi era veramente Samuel: l'amico speciale Vandad, ora in carcere; la Pantera, artista underground a Berlino; il grande amore Laide, attivista per le donne migranti; l'arzilla nonnina a cui la malattia sta strappando la memoria. Un appassionante puzzle di voci si compone con la suspense, i colpi di scena e le contraddizioni di un'indagine a presa diretta in cui ciascuno racconta la sua verità. E mentre capiamo di non poterci fidare fino in fondo di nessuno veniamo risucchiati nel ritratto commovente, esilarante e irresistibilmente umano di un ragazzo che abbraccia il mondo con la spontaneità di un bambino. Uno smemorato cronico alla continua ricerca di esperienze indimenticabili che annota su miriadi di quaderni per combattere la sua paura dell'oblio. Un outsider tenero ed enigmatico, forse un poseur, forse un sognatore sfruttato dalle persone che più amava, a cui ci affezioniamo come a un amico che ci fa osservare con uno sguardo nuovo il nostro rapporto con gli altri e con la vita. ""Tutto quello che non ricordo"""" è una storia d'amore e di amicizia, di tradimento e autoinganno, ma è anche un romanzo sulla perdita, sul tempo che abbiamo, sul nostro bisogno di ricordare ed essere ricordati, e sulle parole a cui ci aggrappiamo nella speranza o nell'illusione di cambiare tutto quello che è stato."" -
Fair play
Dalla celebre autrice finlandese dei Mumin, una tenera, delicata, luminosa storia d’amore e di amicizia tra due artiste straordinarie.«un libro bellissimo, di scrittura cristallina e verità nascoste [...] un libro difficile da definire, come sostiene Ali Smith nella sua appassionata postfazione, perché all’apparenza sembra una raccolta casuale di brevi racconti autobiografici: eppure è qualcosa di meno, perché è molto di più.» - Chiara Gamberale, TTL, La Stamparnrn«Anche se afflitta da equivoci comici e bronci monumentali, Mari e Jonna sembrano aver scoperto il segreto della felicità: una combinazione di lavoro, amore, una bistecca e molto caffé» - The Guardianrnrn«Questo romanzo parla di creatività, di come prendere un giorno.... e renderlo veramente nuovo e fresco, non importa di che età si è e a che punto della vita ci si trova» - Ali Smithrnrn«Non c’è silenzio più assoluto di quando si aspetta in mare nella nebbia. Si sta con le orecchie tese: qualche grossa imbarcazione può spuntare all’improvviso, senza che si sentano le onde di prua in tempo per accendere il motore e togliersi di mezzo.» Mari è una scrittrice e Jonna è un’artista, vivono alle estremità opposte di un grande condominio vicino al porto di Helsinki, i loro atelier all’ultimo piano separati solo da un corridoio e da una soffitta. Condividono una barca e una casa lontana dalla civiltà in una piccola isola solitaria, l’ultima prima del mare aperto nell’arcipelago tra la Finlandia e l’Estonia (dove i lettori di Tove Jansson non potranno che riconoscere i luoghi del Libro dell’estate, Iperborea, 1989). Dipingono, illustrano, fotografano, scrivono, viaggiano, intagliano il legno, pescano e discutono su qualsiasi argomento, dai western ai film di Fassbinder, dai cactus alla natura umana, trasformando continuamente la vita in nient’altro che arte. Mari e Jonna lavorano e ridono insieme per decenni, eppure non hanno mai veramente smesso di sorprendersi l’un l’altra. Attraverso tredici straordinarie istantanee Tove Jansson ci racconta, con sottile ironia e sorprendente leggerezza, le loro vite e la loro amicizia, immerse nella semplicità del vivere e sospese in quel raro stato di grazia dell’amore: «Mari», disse Jonna. «A volte sei davvero un po’ troppo scontata.» «Dici? Ma ogni tanto bisogna anche poter dire cose scontate, no?» E poi si rimisero a leggere. -
Miraggio 1938
Vincitore del Premio del Consiglio Nordico 2014rnVincitore del Premio della Radio Swedese 2014rnVincitore del Premio Finlandia 2014rnFinalista del Premio August 2014rnFinalista del Premio della Letteratura Europea 2015rnrnUn giallo letterario sofisticato e pluripremiato che parla di amicizia, redenzione e vendetta, ambientato a Helsinki negli anni '30, mentre l'Europa è sull'orlo della guerra.rnrn«Un colpo da maestro!» - Neue Zurcher Zeitungrnrn«Un'analisi strepitosa dei lati più oscuri della storia finlandese.» - Kulturnytt, Sveriges Radiornrn«Un libro splendido ed emozionante. ""Miraggio 1938"""" segna una nuova direzione - precisa e di grande successo - nell'opera di Westo. Lo stile focalizzato e rigoroso gli si addice molto bene, e lui dimostra chiaramente una padronanza del genere da fuori classe» - Dagens Nyheterrnrn1938. Le politiche espansionistiche di Hitler stanno generando rabbia e ammirazione in tutt’Europa, e non da meno nel «circolo del mercoledì» di Helsinki, formato da un gruppo di amici della comunità di svedesi di Finlandia, vecchi compagni dell’avvocato Claes Thune, che si incontrano, chiacchierano, bevono e discutono ogni mercoledì sera dopo il lavoro. Da qualche tempo l’instabilità politica sta avendo un grosso effetto sulla coesione del circolo: gli amici sono spaccati tra liberali e conservatori, e come nella società e nella politica globale le posizioni diventano sempre più inconciliabili. A confrontarsi sono concezioni dell’uomo, della democrazia, del ruolo della Finlandia sullo scacchiere mondiale radicalmente opposte a cui si aggiunge la valutazione sui valori e le politiche portate avanti dalla Germania nazista. Tutto è in bilico, la minaccia è nell’aria. La crescente ansietà sociale va di pari passo con il caos della vita privata di Claes Thune: tornato a casa dopo anni da diplomatico in Russia e a Stoccolma, abbandonato dalla moglie per un amico, è titolare di uno studio di avvocati che gestisce senza grande entusiasmo. Fortunatamente ha l’aiuto della sua nuova segretaria, stenografa eccezionale, Matilda Wiik. Dietro al suo aspetto impeccabile, metodico e riservato, anche Matilda è una donna tormentata e un giorno tutti gli orribili ricordi della Guerra civile finlandese riemergono dal passato, quando durante uno degli incontri del circolo del mercoledì riconosce una voce, inconfondibile, che la riporta indietro di vent’anni, in un altro tempo oscuro, impossibile da dimenticare. Come confrontarsi con il dolore e con le cicatrici del passato? Come vendicare quel che è successo? Con una scrittura elegante e un tocco quasi da romanzo noir d’altri tempi Kjell Westö tesse una trama precisa e incalzante, dove i colpi di scena lasciano il posto alle riflessioni sulla storia e sulla politica, ma la tensione è tenuta alta da un meccanismo narrativo perfetto e implacabile. Il narratore ha un piano, freddo e scientifico, come quello della signora Wiik…"" -
Cerchi infiniti. Viaggi in Giappone
Dall'autore di ""Tumbas"""", una preziosa e folgorante raccolta di testi dedicati al Giappone.«Uno dei dieci migliori scrittori di racconti di viaggio degli ultimi cent'anni.» - Newsweek«Una voce impressionante e unica nel coro degli scrittori moderni.» - The New York Times«L'uomo che ha il potere di trasformare qualunque cosa in racconto.» - InternazionaleCerti viaggi hanno l’obiettivo segreto di «estraniarti dalle tue origini», «scardinarti l’esistenza»: «soltanto allora sei stato veramente via, così altrove da essere forse diventato un altro», scrive Cees Nooteboom, infaticabile esploratore di culture, riguardo al paese che conserva per lui un fascino unico: il Giappone. Cerchi infiniti raccoglie i suoi testi più illuminanti su quarant’anni di viaggi attraverso i paesaggi, le architetture, la poesia e la storia del Sol Levante. Dalle metropoli avveniristiche di Tokyo e Osaka alle antiche città imperiali di Kyoto e Nara, dalle incisioni di Hokusai e Hiroshige al teatro kabuki, il rapimento mistico e intellettuale dei giardini zen, quella coesistenza intrecciata di buddhismo e shintoismo nei templi e nei riti millenari che scandiscono ancora il calendario nelle campagne. Viaggi accompagnati dalle pagine di Kawabata, Mishima, Tanizaki, ma soprattutto dalle Note del guanciale di Sei Shōnagon e dalla Storia di Genji di Murasaki Shikibu, il primo romanzo della storia, che ritrae il raffinamento estremo a cui giunse l’isolata corte di Heian nell’XI secolo. Con la sua capacità di cogliere le sfumature più sottili, accendere connessioni, stimolarci a vedere con altri occhi e a rapportare il particolare all’universale, Nooteboom ci immerge nell’esperienza della scoperta, della bellezza e della sfida che il Giappone continua a rappresentare per l’Occidente: possiamo arrivare a conoscere veramente una cultura così lontana da noi? Ma è proprio nel confronto con l’altro che il viaggio diventa una ricerca sul fondo comune della condizione umana, un pellegrinaggio interiore per interrogarsi su se stessi."" -
Romanzo 11, libro 18
Un romanzo amaro, radicale e intransigente di uno dei più grandi scrittori del Nord Europa.rnrn""Nel più profondo di sé sapeva che la felicità passeggera è il bene più desiderabile a questo mondo.""""rnrn«Uno scrittore totalmente ipnotico e straordinariamente umano.» James Wood, New Yorkerrnrn«Senza alcun dubbio il più coraggioso e intelligente scrittore norvegese» - Per Pettersonrnrn«Dag Solstad è una specie di scrittore surrealista... Penso che la sua sia grande letteratura!» -rn Haruki MurakamirnrnBjørn Hansen, rispettato funzionario dell’amministrazione statale, ha appena compiuto cinquant’anni e inorridisce al pensiero che la sua vita sia stata dominata dal caso e dal destino. Circa diciotto anni fa ha lasciato sua moglie e il loro figlio di soli due anni per la sua amante Turid Lammers, che lo aveva convinto ad andarsene da Oslo e a cominciare una nuova vita in una piccola città di provincia, trovare un nuovo lavoro e cimentarsi nel gruppo teatrale amatoriale della cittadina. Col tempo anche quell’amore e quel breve entusiasmo erano rapidamente svaniti, e ora, dopo quattro anni di solitudine, Bjørn Hansen contempla la svolta cupa, solitaria e misantropa della sua esistenza, un vivere ordinato, nordicamente ovattato, rispettabile, tranquillo e borghese dietro il quale si celano abissi di vuoto e disperazione. Vive in silenzio e senza drammi apparenti la perdita totale dei sogni, poiché tutto si è rivelato vuoto e inutile. Ma da tempo Bjørn pianifica una straordinaria linea di condotta che cambierà per sempre la sua vita e ha trovato un compagno e un complice nel Dottor Schiøtz, che a sua volta ha un grande segreto e si offre di aiutare Bjørn portare il suo piano folle e ribelle fino alla sua logica conclusione. Tuttavia, la ricomparsa improvvisarndel giovane figlio riempirà Bjørn di nuovi pensieri e complicherà inevitabilmente le cose, anche se il desiderio di giocare con la sua comoda esistenza si dimostrerà irresistibile e avrà presto il sopravvento. Romanzo 11, libro 18, per il quale Solstad ha ricevuto il premio della critica norvegese, è un romanzo radicale, amaro e intransigente, una riflessione sul vuoto esistenziale della contemporaneità che racchiude tutti i temi fondamentali del grande autore norvegese."" -
Il libro del mare o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone sul vasto mare
Nelle profondità del mare intorno alle isole Lofoten vive il grande squalo della Groenlandia, un predatore ancestrale nonché il vertebrato più longevo del pianeta, tanto che oggi potremmo imbatterci in un esemplare nato prima che Copernico scoprisse che era la terra a girare intorno al sole.rnrn""Il libro del mare"""" è la storia vera di due amici, Morten Strøksnes e un eccentrico artista-pescatore, che con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza partono alla caccia di questo temuto abitante dei fiordi. Un’avventura sulla scia di Melville e Jules Verne che diventa un caleidoscopico compendio di scienze, storia e poesia dell’universo marino: dalle antiche leggende dei marinai alla vita naturale degli abissi, dalla biologia alla geologia e alle grandi esplorazioni oceaniche, dal Leviatano e i mostri acquatici ritratti da Olao Magno nel ’500 alle specie incredibilmente reali di meduse a trecento stomaci, draghi di mare e calamari «lampeggianti». Un viaggio attraverso il Paleocene e gli odierni allarmi ecologici, che spazia dal Libro di Giona al """"Maelström"""" di Edgar Allan Poe, raccontandoci un mondo che ci rimane in gran parte oscuro e che con i suoi misteri custodisce l’origine della vita. Ma """"Il libro del mare"""" è anche una riflessione sulla storia naturale dell’uomo, che è arrivato a mappare l’intero globo e a navigare tra le stelle, eppure sembra conservare un’ossessione per il mito del mostro, forse per un atavico istinto predatorio, o per la paura dell’ignoto che ancora oggi il mare ci risveglia."" -
Atlante leggendario delle strade d'Islanda
Tra spettri, maghi e mostri marini un viaggio lungo la statale n. 1 in sessanta leggende. A cura dell'esperto in cultura e storia islandese Jón R. Hjálmarsson, un atlante sui generis e una guida di viaggio alternativa per percorrere (di persona o con l’immaginazione) le strade d’Islanda immergendoci nella storia, nel paesaggio e nelle leggende legate a ogni luogo.rnrnTra le ricchezze letterarie dell’Islanda c’è un patrimonio di miti e leggende tramandato attraverso i secoli che è tutt’oggi una presenza viva nell’immaginario popolare. Questo anche perché in nessun altro posto come in Islanda le storie sono inscindibili dal paesaggio, nascono da una natura “vivente” e misteriosa, che non ha tardato a popolarsi di troll, elfi, spettri, eroi e stregoni. Ogni angolo del paese ha ispirato le sue leggende, da cui spesso derivano gli stessi toponimi, e ogni leggenda può essere mappata geograficamente. L’Atlante leggendario delle strade d’Islanda ci guida in un viaggio attraverso l’isola raccontando le leggende più memorabili di ogni luogo, dalle località più famose agli angoli più remoti e inesplorati. Storie che spiegano l’origine di un villaggio, di una credenza o di una roccia bizzarra; storie sul serpente del lago Lagarfljót, sugli spiriti che dimorano in un anfratto, in una casa abbandonata o in una collina di lava; storie di eventi poderosi, imprese eroiche, luoghi sacri o incantati; storie legate al credo pagano, come la leggenda dell’impronta dello zoccolo di Ásbyrgi, e altre più recenti basate su eventi reali, come la tragica scomparsa di un gruppo di bambini in una cascata. Accompagnato da pratiche mappe e piccole illustrazioni, l’Atlante è suddiviso in zone geografiche e ogni leggenda è preceduta da un’introduzione che la localizza e ne spiega l’origine oltre a dare una descrizione del panorama circostante e curiosi cenni storici e culturali sulla regione, indicando di volta in volta quali sono i luoghi che hanno lasciato una loro traccia anche nelle saghe. -
Norwegian blues
Eccentrico e dolceamaro, Norwegian Blues è un romanzo che commuove, diverte e fa riflettere sulla magia della musica e sulla sorprendente imprevedibilità della vita.rnrn«A volte il successo più grande sta nel fallire invece che ripetere sempre lo stesso successo»rnrnL'esistenza di Jim Gystad - produttore discografico esperto di blues e quarantenne deluso dal mondo e dalle persone - ha una svolta inaspettata quando, barcollando in preda ai postumi di una sbornia epocale, varca la soglia della chiesa di Vinger per fare da padrino al battesimo del figlio di un amico. Sentir cantare i tre fratelli ottuagenari Maria, Tulla e Timoteus Thorsen è un'esperienza divina, un'epifania che lo fa sentire “vivo” con la stessa intensità di “chi è appena strisciato fuori dalla carcassa di un’automobile incidentata”. L’idea di lanciare sul mercato il Trio Thorsen diventa da subito un’ossessione, un chiodo fisso che incarna la volontà di Jim di scrollarsi di dosso quell’apatia, quell'insoddisfazione umana e professionale che a poco a poco avevano finito per soffocarlo: a Maria dirà “Non sono più stato me stesso dopo avervi sentito cantare”. Scoperto il tempo lontano in cui il Trio Thorsen aveva girato gli Stati Uniti in tour vendendo centinaia di migliaia di dischi con incredibili hit dal sapore spirituale, l'intraprendente produttore si trasferisce a Skogli in una casa in affitto che dà sul fiume e un lavoro part-time da elettricista che gli lascia tempo ed energie per investire nel suo progetto musicale. Il Trio Thorsen è chiuso, bizzarro, enigmatico, incatenato a un passato e a un’immobilità misteriosa ma tra imprevisti che sfiorano il comico, scherzi di un destino spietato e beffardo e un umorismo travolgente, Jim Gystad riuscirà a guadagnarsi la fiducia dei talentuosi vecchietti e a far breccia nei dolori del loro passato. D'ora in poi la vita di Jim ruoterà attorno a una sola cosa: far tornare i fratelli Thorson a cantare. -
L'arte della fuga
Dall'autore di ""L'arte di collezionare mosche"""" - bestseller mondiale, tradotto in 23 paesi, III edizione e 10.000 copie in Italia - l'ultimo originalissimo e inclassificabile libro della trilogia sul collezionismo.rnrn rnrn«Le esperienze artistiche possono essere travolgenti quasi quanto gli amori», pensa Fredrik Sjöberg quando in una casa d’aste di Stoccolma rimane folgorato dal dipinto di un pino. Spinto dalla sua proverbiale passione per tutto ciò che è insolito, scopre che l’artista è Gunnar Widforss (1879-1934), tanto sconosciuto in Europa quanto amato in Nord America, dove è considerato «il pittore dei parchi nazionali» e ha dato il proprio nome a una cima del Grand Canyon. Comincia così un’avventura sulle tracce di opere, lettere e fonti sperdute per ricostruire la vita, la vocazione e l’ossessione di questo inquieto acquerellista: un vagabondo squattrinato alla solitaria ricerca di bellezza, stretto tra il bisogno di creare e l’ansia di riuscire, che dopo aver girato mezzo mondo pianta la sua tenda nello Yosemite e dedica i suoi giorni a ritrarre i più suggestivi paesaggi d’oltreoceano. Un viaggio che conduce Sjöberg in Nevada, Arizona e Colorado, nella wilderness di Emerson e Thoreau, attraverso la storia delle riserve, naturali e indiane, con il dubbio se servano più a proteggere o a ghettizzare. Un racconto che si snoda tra curiosità storiche e aneddoti spassosi, dalla nascita dell’industria del chewing gum alla carovana di cammelli che aprì la Route 66, dalla luce dei dipinti di Turner al tacchino che Benjamin Franklin voleva al posto dell’aquila come simbolo degli Stati Uniti. Irresistibile affabulatore, Sjöberg ci fa appassionare a un altro dei suoi eccentrici outsider con un nuovo capitolo della sua riflessione sul rapporto tra uomo e natura."" -
Come tessere di un domino
Il primo libro lettone del catalogo Iperborea. Un classico moderno, un romanzo originale, pieno di humour e fantasia sulla storia della Lettonia.rnrnIn un antico maniero nei dintorni di Riga vive una famiglia del tutto speciale: il figlio di un’artista circense giramondo e il suo fratellastro giapponese, l’eccentrico nonno che con marsina e cappello a cilindro gestisce un noleggio di carrozze, un misterioso Aviatore e la malinconica Baronessa proprietaria della tenuta, discendente di una casata tedesca del Baltico. È seguendo i destini individuali e fatalmente intrecciati di questa bizzarra comunità che ci ritroviamo immersi nella tumultuosa storia della Lettonia, tra l’alternarsi delle dominazioni nazista e sovietica, la tragica sorte degli ebrei, e il tormentato costruirsi di una nazione che è sempre stata un crocevia di popoli, lingue e culture. Una saga famigliare attraverso le ferite del XX secolo a cui fa da perfetto controcanto l’avventura calviniana di Waltraute von Brüggen, nobildonna tedesca del Settecento che dopo aver perso il marito in guerra ne ritrova solo la metà di sotto, cucita alla parte superiore di un seducente soldato lettone. Richiamandosi l’un l’altra, le due storie si alternano e procedono parallelamente in un incalzante gioco affabulatorio, dando voce a un racconto d’amore, di perdita e desiderio, e a una memorabile allegoria intorno al signifcato di identità. Capolavoro di uno dei maggiori scrittori baltici del nostro tempo, questo romanzo ha il fascino di un realismo magico in versione lettone, capace di sorprendere, far ridere e riflettere, e di comporre in un domino letterario le tessere sparse della Storia europea. -
Bagliori a San Pietroburgo
«Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde per sempre.»«A ogni passo in questa città mi viene in mente un libro o mi risuona in testa una musica. È una scoperta continua.» È il 1975 quando Jan Brokken rimane folgorato da San Pietroburgo, l'allora Leningrado, patria splendente e malinconica di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti, culla della ribellione agli zar e poi al regime sovietico in nome della libertà dell'arte e dello spirito. In occasione del centenario della Rivoluzione d'Ottobre, Brokken ci accompagna nelle sue passeggiate fra presente e passato attraverso strade, teatri, case e musei sulle tracce dei personaggi che hanno reso Pietroburgo una capitale mitica della cultura europea. Un viaggio che parte dalla raffinatissima Anna Achmatova, che sembra quasi personificare l'elegante fierezza di questa città, per proseguire con l'avventura umana e poetica di Dostoevskij, Gogol', Solženicyn; i radicali Stravinskij e Malevič e i tormentati Čajkovskij e Šostakovič; gli espatriati Brodskij, Rachmaninov e Nabokov e l'inquieto Esenin, il «Rimbaud russo» che conquistò Isadora Duncan; il principe dandy Jusupov, che assassinò Rasputin e fuggì a Parigi con un Rembrandt sottobraccio, e la pianista Marija Judina, che seppur ebrea e dissidente ottenne con la sua musica l'eterno favore di Stalin. In una sinfonia di ricordi, citazioni e frammenti di vita, Brokken compone un ritratto impressionista della città della nostalgia e del confronto tra l'arte e il potere, dove Mandel'štam ebbe a dire: «Solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome.» -
I soldati delle parole
Finalista al Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani, XIV edizionernÈ ancora possibile arginare la violenza con le armi della trattativa e del ragionamento? I soldati delle parole è un libro importante per comprendere il terrorismo attuale, un saggio narrativo sulla violenza politica e il potere delle parole.rnrn«Westerman non sembra avere certezze granitiche, non elabora una tesi: viaggia tra i relitti insanguinati della storia alla ricerca di tracce di dialogo, del filo di un discorso spesso interrotto tragicamente o mai veramente cominciato» – Roberto Saviano, ""Robinson""""rnrnLa penna sarà sempre più forte della spada? Spinto da urgenti domande, narratore lucido e inquieto di questo tempo di crisi, Frank Westerman si mette in viaggio per capire ciò che il linguaggio può ancora fare contro la violenza e per indagare i cambiamenti che, a partire dagli anni ’70, hanno interessato i vari fronti del terrorismo moderno, modificandone pratiche e principi e complicandone l’interazione con l’avversario più eccellente, lo Stato. Westerman incontra esperti di terrorismo a Parigi, beve tè alla menta con un poeta ex-dirottatore di treni, prende parte come ostaggio a un’esercitazione di sicurezza all’aeroporto di Schiphol e partecipa a un corso per negoziatori delle Forze Speciali della Polizia olandese. E mentre ricorda alcune tra le più intense esperienze della sua vita, come le azioni di un commando di terroristi moluccani a cui assistette da bambino e l’orrore degli attentati ceceni quando era corrispondente in Russia, riflette su temi cruciali del nostro presente, come la lotta al terrorismo, le possibili reazioni al terrore, il senso dell’empatia e della comprensione, l’opportunità di dialogare. """"I soldati delle parole"""" è un saggio documentatissimo, appassionato e rigoroso nello stile inconfondibile di Frank Westerman che intreccia Storia, reportage, autobiografia e sapienza narrativa."" -
Fiabe svedesi
Dopo il successo delle Fiabe islandesi una nuova antologia di fiabe nordichernrnL’eterna lotta tra il bene e il male a suon di astuzie e di magie, le avventure di eroi contadini che affrontano giganti e draghi, di una bellissima principessa tramutata in topolina, di un principe condannato a vivere sotto terra e a mostrarsi solo al tramonto. L’universo incantato, imprevedibile eppure familiare delle fiabe, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e nei reami sconfinati dei sogni, si esprime in tutto il suo fascino e la sua forza narrativa in questa antologia. Tratte dalle prime raccolte scritte dell’Ottocento, volte a preservare un patrimonio letterario che rischiava di scomparire insieme alla tradizione orale, queste storie, tra le più raffinate nel panorama nordico, ci offrono un viaggio nell’immaginario popolare svedese. Un mondo antico in cui gioca un ruolo fondamentale il legame con la natura, quella che detta le dure leggi della vita nelle campagne ma offre anche ispirazione alla fantasia per foreste piene di tesori custoditi da troll, fiumi abitati da lucci parlanti, tigli che suonano musiche meravigliose e animali dai poteri fatati che regalano fortuna a chi li rispetta e sventura a chi non sa ascoltarli. Un mondo che ci dischiude le sue credenze, paure, leggende, rivelando allo stesso tempo le varianti svedesi di motivi universalmente noti, diventati oggi dei classici e immortalati da Basile, Perrault, i fratelli Grimm e Hans Christian Andersen, come quelli di Cenerentola e Biancaneve, o ancora una fiaba che intreccia a sorpresa le avventure del Gatto con gli stivali e della Principessa sul pisello. -
Emilia l'elefante
Un nuovo romanzo di Arto Paasilinna, l’irresistibile umorista finlandese che ha conquistato i lettori italiani.rnrnKerava, 1986. Nelle stalle del Circo Finlandia nasce una tenerissima elefantina che la sua padrona, Lucia Lucander, decide di chiamare Emilia in omaggio alla moglie del direttore, vecchia gloria della pista circense. Emilia dimostra grandi talenti, riuscendo già a sei mesi a sventolare la bandiera finlandese in mezzo alla pista. Ma non dura. Nel giro di poco entra in vigore una legge che proibisce l’uso di animali selvatici a scopo di intrattenimento, e di colpo per Emilia non c’è più posto. Dopo un periodo al Grande Circo di Mosca e favolosi spettacoli sulla transiberiana, Lucia ed Emilia rientrano in Finlandia e vengono accolte in una fattoria-allevamento di polli. Nel frattempo si è immischiata anche l’Unione Europea, inasprendo ulteriormente la regolamentazione sugli animali selvatici, e per questo attorno a Lucia e all’elefante si forma un premuroso circolo di amici sempre pronti ad aiutarle e sostenerle. Perché non portare Emilia in Africa, tra i suoi simili, propone qualcuno. E sia! La decisione è presa di concerto e si decide che Emilia, con Lucia e il fidanzato Paavo in groppa, dovrà raggiungere il porto del lago Saimaa – la porta per l’Africa – distante 400 chilometri, attraversando città e foreste sterminate. Chi conosce Paasilinna saprà cosa aspettarsi da questi chilometri in sella a un elefante. E così tra orsi inviperiti, scienziati folli, risse con animalisti complottisti, negozi distrutti, suicidi sventati e altre paasilinnate di ogni sorta, ci si ritrova come sempre nella lavatrice ridente e canzonatoria dell’autore finlandese, che ci intrattiene con piglio conviviale e al contempo feroce. Ma attenti, anche questa volta sotto il frastuono del ridere spietato, c’è una luccicante e ben affilata punta di amarezza. Anche questo è Paasilinna, l’amaro che ti ride in faccia, ti fa ridere e, passata la confusione, ti fa anche pensare. -
L'amico perduto
Una novella perfetta, una storia di formazione ambientata nelle Indie Olandesi che racconta l'intensa vicenda di un'amicizia impossibile tra un giovane e il figlio di un sorvegliante giavanesernrnDue ragazzi crescono insieme nella natura lussureggiante e incantata di Giava, uniti da un mondo di avventure, esplorazioni e sogni tra i verdi campi di tè e le terrazze di risaie, i sentieri di terra rossa e i misteri delle foreste vergini del Preanger. L’uno è il figlio del direttore di una piantagione olandese e ama l’Indonesia e la sua gente come il luogo dell’anima dove è nato e a cui sente di appartenere. L’altro è Urug, figlio di un lavorante indigeno che grazie a una serie di circostanze fortuite riesce ad accedere agli studi e a seguire l’amico fino a Giacarta. Ma l’innocenza e la libertà dell’infanzia non tardano a essere travolte da avvenimenti inaspettati: il movimento di liberazione indonesiano, la Seconda guerra mondiale e la guerra coloniale rendono ineludibile una scelta di campo e portano i due giovani a guardarsi con occhi nuovi, a scoprirsi estranei, e a seguire i loro destini inconciliabili: l’uno ritrovandosi sradicato di fronte alla fine del proprio mondo con la consapevolezza di non avere mai conosciuto veramente quella che considerava la sua terra; l’altro alla ricerca di un’identità, di una rivalsa, di un nuovo inizio per sé e per il suo Paese. Considerato uno dei grandi classici della letteratura olandese, ""L’amico perduto"""" è una delicata storia di amicizia che sfocia nel drammatico disvelamento di una lontananza, un romanzo di formazione attraversato da una nostalgia struggente che ancora oggi ci tocca per la sua forza profetica nell’affrontare l’eredità del colonialismo, la necessità di interrogarsi sul passato, quell’incomprensione che continua a minare un autentico dialogo tra diversi."" -
Autunno tedesco
«Autunno tedesco è uno dei migliori libri mai scritti sulle conseguenze della guerra, nella tradizione di grandi classici come quello di John Reed sulla Russia e di Edgar Snow sulla Cina.» Henning Mankellrnrn«Di fronte al corto circuito linguistico e morale che pervadeva i testimoni tedeschi, Dagerman compì un'operazione coraggiosa: si assunse la responsabilità dello sguardo. La responsabilità di raccontare ciò che per quasi tutti era meglio lasciare sepolto fra le macerie» – dalla postfazione di Giorgio FontanarnrnNel 1946 furono molti i cronisti che accorsero in Germania per raccontare quel che restava del Reich finalmente sconfitto, ma dal coro di voci si distinse quella di uno scrittore svedese di ventitré anni, intellettuale anarchico e narratore dotato di una sensibilità fuori dal comune, inviato dall’Expressen per realizzare una serie di reportage poi raccolti in un libro che è considerato ancora oggi una lezione di giornalismo letterario. Mentre le testate di tutto il mondo offrono il ritratto preconfezionato di un Paese distrutto, che paga a caro prezzo gli orrori che ha seminato e dal quale si esige un’abiura convinta, Dagerman, libero da ogni pregiudizio ideologico e rifiutando ogni generalizzazione o astrazione dai fatti concreti e tangibili, si muove fra le macerie di Amburgo, Berlino, Colonia, su treni stipati di senzatetto e in cantine allagate dove ora vivono masse di affamati e disperati, cercando di capire nel profondo la sofferenza dei vinti. Ne emerge un quadro molto più complesso di quello che è comodo figurarsi. Mentre ci si accanisce a cercare nostalgici nazisti, Dagerman si chiede come può un padre che vede morire il figlio di stenti dichiarare che ora sta meglio di prima; mentre le potenze occupanti pensano a punire e ad allestire processi, Dagerman descrive la «messinscena» di una denazificazione di facciata e la morte spirituale di un Paese che è troppo impegnato a lottare ogni giorno con la morte per riflettere sui propri errori, perché «la fame è una pessima maestra» per educare i colpevoli. Con il suo acume analitico e la sua empatia capillare, Dagerman scava nelle contraddizioni della Germania postbellica offrendoci un manifesto di accusa contro tutte le guerre, e una riflessione amaramente attuale sul potere, la giustizia e lo Stato. -
Isola
«Isola è un romanzo splendido che ossessiona il lettore, che lo cambia, che gli racconta storie. È nordico, è misterioso, è il cuore verde delle Faroer.» - Fyens StiftstidendernRomanzo vincitore del Premio MARetica 2019, la competizione volta a ripensare l'uomo partendo dal mare legata al Premio Procida Isola di Arturo Elsa Morante rn""Le isole più piccole possono nascere in una notte, e sparire in una notte. Laggiù sotto il mare, tutte le terre emerse si incontrano""""rnrnDopo la morte della nonna, una giovane ragazza danese decide di tornare a Suduroy - l’isola dell’arcipelago delle Faroe da cui proviene la sua famiglia - a cercare le sue origini in una cultura che ha ereditato ma che non le appartiene e in una lingua estranea in cui «non sa neppure pronunciare il suo nome.» L’unico legame concreto con quel mondo è il rapporto con i nonni Marita e Fritz, emigrati in Danimarca negli anni ’30, la sua immaginazione e tutti gli aneddoti che fin da piccola le hanno raccontato. È stata la vita durissima dei pescatori nel mare del Nord, «il posto in cui l'uomo è meno benvenuto al mondo» a far nascere in Fritz il desiderio di un destino diverso, ed è l’urgente desiderio di felicità e la necessità di sfuggire alla durezza della vita a guidare tutta questa grande saga famigliare che si snoda tra la Danimarca e isole sperdute nell'Oceano Atlantico del Nord. Una storia che racconta quasi un secolo di storia e di vite, dall’amore segreto tra Marita e Ragnarr il Rosso, al patto tra Jegvan e Ingrún, la più ricca dell’isola, e allo sfortunato destino del figlio di Beate, passando attraverso la Seconda guerra mondiale, il protettorato inglese e la lotta per l’indipendenza. Con una lingua ispirata, densa, poetica e a tratti incantata Siri Ranva Hjelm Jacobsen ci parla di amore, di emigrazione, di quello che si perde e si acquista nel nascere in un paese straniero, della nostalgia di casa, della riscoperta delle proprie radici e delle leggende popolari che sopravvivono allo scorrere del tempo. E sullo sfondo di tutta la narrazione, una natura grandiosa e indomita che non si piega mai alla volontà umana e anzi sopravvive nel cuore della protagonista, che non vi è nata, eppure non può fare a meno di amarla."" -
1947
1947 è il vertiginoso racconto di un anno in cui la politica e la grande Storia si fondono con gli eventi quotidiani. Un anno trascurato e apparentemente insignificante, in cui un vecchio ordine cade e ne sorge uno nuovo, ma soprattutto l’anno dove inizia il nostro presente.rnrn rnrnMentre da qualche parte sulla linea del tempo la guerra finisce, da qualche altra parte sta iniziando una nuova era: il cambiamento non avviene durante la notte, da un giorno all’altro, ma accade lentamente e il mondo vibra per un certo numero di anni. Le persone cercano di ritrovare la strada per case che non esistono più, o s’incamminano verso un futuro incerto, al di là dell’Oceano. In quell’anno, tra milioni di persone in fuga in tutta Europa che cercano una nuova vita, c’è il padre di Elisabeth Åsbrink, un ragazzo ebreo ungherese di dieci anni rimasto orfano in un campo profughi. Nel 1947 i diritti umani non sono stati né formulati né adottati. La giustizia è amministrata da alcuni dei principali criminali di guerra sulla base di resoconti completamente diversi dai loro misfatti. Nel 1947 l’avvocato polacco Raphael Lemkin, in seguito allo sterminio di gran parte della propria famiglia, conia il termine genocidio e si batte con tutte le forze affinché venga riconosciuto ufficialmente come crimine internazionale. Nel 1947 inizia la produzione del Kalashnikov, scoppia la guerra Fredda, Christian Dior crea il New Look, George Orwell porta a termine la prima stesura del suo 1984, viene scoperto il primo bug del computer, viene istituita la CIA, nascono i Fratelli Musulmani e Hassan Al-Banna traccia il piano che rimarrà l’obiettivo dei jihadisti fino a oggi, il comitato delle Nazioni Unite ha quattro mesi per trovare una soluzione al problema palestinese. Partendo da eventi apparentemente disparati, con un linguaggio ricco, vivido, letterario, a tratti poetico, Elisabeth Åsbrink racconta la nascita del mondo moderno, il momento in cui le forze che governeranno le nostre vite durante i successivi 70 anni si fanno conoscere per la prima volta. -
Uno scià alla corte d'Europa
Il nuovo romanzo del grande narratore iraniano Kader Abdolah ispirato al viaggio dello scià Nadir attraverso l’Europa del XIX secolo. Un racconto senza tempo sulla curiosità dell’essere umano e sul suo interesse verso l’altro.rn""Dopo una conversazione con Bismarck abbiamo capito ancora meglio il nostro destino. Di noi, a parte questo diario di viaggio, non resterà niente.""""rnrnOrientalista all’Università di Amsterdam, Seyed Jamal ritrova il diario di viaggio di uno scià che a fine ’800 lascia la Persia e con un infinito stuolo di principi, funzionari e mogli dell’harem intraprende il suo Grand Tour alla scoperta dell’Europa. Armato di curiosità e ironia, Seyed si unisce alla carovana del re e come una moderna Sherazade, fondendo realtà storica e fiaba orientale, narra le mille e un’avventura di questo viaggiatore d’eccezione, despota crudele e ingenuo, colto e infantile, facile preda del Grande Gioco europeo per il controllo del Medioriente, sovrano di un regno millenario e retrogrado a confronto con il progresso vorticoso che cambierà il mondo e plasmerà il nostro presente. Accolto come un vecchio amico dagli zar e dalla regina Vittoria, con cui condivide la via del tramonto in un decadente rituale di corte, lo scià attraversa la Germania di Bismarck e la Francia repubblicana, incontra Tolstoj, il padre di Stalin, Debussy e Monet, testa l’aspirina della Bayer e sperimenta le scoperte di Siemens e di Pasteur, capisce la portata rivoluzionaria della catena di montaggio e delle industrie inglesi, e assiste impotente alla ribellione di Banu, sua moglie prediletta, che ha letto, pensato e sognato troppo per non cercare in questo viaggio una fuga verso la libertà. Ma lo smarrimento dello scià di fronte al formarsi dell’Europa moderna si riflette in quello di Seyed per la crisi dell’Europa attuale, dove la Storia, con la stessa inesorabilità, lungo lo stesso tragitto seguito dal re persiano, conduce ondate di profughi intrecciando sempre più i destini di Oriente e Occidente, e dove uno scrittore rifugiato come Kader Abdolah, che con la «magia dell’immigrazione» si è ricostruito un’identità, cerca nella letteratura nuovi territori di incontro.""