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Katitzi nella buca dei serpenti
Katarina Taikon ha scritto 13 libri sulla piccola Katitzi e la sua famiglia rom. Sono storie piene di allegria, vivacità e inventiva che raccontano le piccole ingiustizie, l’ignoranza e l’esclusione attraverso gli occhi di un bambino. Katizi nella buca dei serpenti è il terzo volume della serie.Katitzi ha quasi nove anni. Sua sorella Rosa si è appena sposata e si è trasferita dal marito, e a Katitzi manca moltissimo. Lei e la sua famiglia vivono ancora nel Norrland, e il papà e il fratello maggiore Paul lavorano nel bosco. Proprio lì, un giorno, Katitzi cade in una buca piena zeppa di serpenti. Ma niente paura! Tutto va per il meglio, Katitzi non viene morsa, «dev'essere nata proprio sotto una buona stella», dice papà Taikon, anche se poi, spaventato, vede in quell'incidente un cattivo presagio e teme che possano essere espulsi dalla Svezia. Così in fretta e furia decide di partire e trasferirsi altrove con l'intera famiglia. Arrivati vicino a Stoccolma, trovano un posto in cui accamparsi a Södertälje. Nonostante la nostalgia e la fatica, il trasferimento porta con sé anche qualcosa di buono: Katitzi trova subito nuovi amici tra i vicini di casa: Sam, che l'aiuta a portare l’acqua, la gentile signora Saga, che riesce a far iscrivere a scuola lei e Lena. Ci sono tante nuove avventure che la aspettano! -
Storia di Ásta
Un grande romanzo di amore, poesia, sensualità e sesso, una grande storia sulla campagna islandese e sul desiderio di conoscere il mondo che va dagli anni Cinquanta fino ai nostri giorni, e si snoda tra la Norvegia e l’Islanda. Quella di Stefánsson è una scrittura che incanta e infonde nuova vita alla grande letteratura islandese.rnrn«Delicata e feroce, onirica e concreta, insopportabile e irresistibile: l'Islanda di Stefánsson.» – La Stamparn«Jón Kalman Stefánsson è uno scrittore capace di dare figura in forma di parole allo splendore del mondo.» –La Repubblica rnrnReykjavík, primi anni Cinquanta. In un piccolo appartamento seminterrato Sigvaldi e Helga toccano il cielo con un dito abbandonandosi alla loro giovane e travolgente passione e decidono di chiamare la figlia Ásta. Ásta come una grande eroina della letteratura nordica, Ásta perché ást in islandese vuol dire amore. Sedici anni dopo Ásta scopre il sentimento di cui porta il nome in una fattoria negli aspri Fiordi Occidentali dove trascorre l’estate. Lo impara a conoscere dalla storia tormentata tra un uomo e una donna uniti dalla solitudine e divisi dalla dura vita contadina; lo impara a capire dalla vecchia Kristín che ogni tanto, al mattino, si sveglia in un’altra epoca del suo passato e può così rimediare ai rimpianti che le ha lasciato la vita; lo vive sulla propria pelle insieme a Jósef, il ragazzo che le cambierà l’esistenza. Eppure sono tutte promesse di felicità non mantenute ad avvicendarsi in questa impetuosa storia famigliare, segnata per sempre dal giorno in cui Helga si rivela uno spirito troppo libero e assetato di emozioni per non ribellarsi alla soffocante routine domestica e abbandonare marito e figlie, lasciando Ásta con un’inquietudine, un’ansia di fuga, una paura di seguire fino in fondo i propri sogni. In un romanzo lirico, sensuale e corale, che si compone a puzzle seguendo i ricordi dei personaggi e le associazioni poetiche dei loro sentimenti, Stefánsson racconta l’urgenza e l’incapacità di amare, la ricerca di se stessi nell’eterna e insidiosa corsa alla felicità, e quel fiume di desideri e nostalgia che accompagna il destino di ognuno, sempre pronto a rompere gli argini e a scompaginare un’esistenza. -
Fiabe faroesi
Un nuovo volume nella serie delle Fiabe Nordiche di Iperborea dedicato alla tradizione popolare delle isole Faroer. A differenza delle loro varianti nordiche rimane quell’asprezza priva di rielaborazioni letterarie che le avvicinano alle grandi saghe nordiche, da cui pure hanno preso parte del loro materialernrnDalle isole verdi del Nord Atlantico, sospese tra paesaggi primigeni e tradizioni immemori, un'antologia che raccoglie le più antiche fiabe tramandate a queste latitudini e pubblicate per la prima volta in Italia. Storie di orchesse che catturano i bambini e di troll a sette teste che rapiscono principesse, di giovani orfani come Senza-Papà e Figlia di Tizio o incompresi come Ceneraccio e Fanfarone che superano ogni prova di astuzia, coraggio e generosità, meritando l'aiuto di animali fatati che ribaltano le loro sorti. Storie di sirene incantatrici, giganti del mare, regni degli abissi e isole abitate da leoni, ispirate dall'oceano che con i suoi imprevisti e misteri circonda il piccolo arcipelago delle Faroe. Raccontate per secoli attorno al focolare nelle lunghe sere d'inverno, di solito da anziane narratrici nubili e prive di contatti con il mondo esterno, queste fiabe brillano spesso di un'originalità autoctona. Riprendendo motivi universalmente diffusi, li rimaneggiano e li intrecciano tra loro in avventure funamboliche, che mescolano humour, poesia e sangue, in cui si affacciano antiche saghe, miti pagani e leggende sui demoni, i folletti e le altre creature invisibili di cui è ricco l'immaginario faroese. Trascritte nell'Ottocento, quando i letterati romantici di tutta Europa ricercarono nel patrimonio orale le radici nazionali di ciascun paese, le fiabe faroesi hanno contribuito all'autodeterminazione di un popolo a lungo «provincia» del Regno di Danimarca, che attraverso la fantasia e un gusto contagioso per il narrare ha lottato per la propria identità culturale e indipendenza linguistica. -
Cucinare un orso
Dopo Musica rock da Vittula, bestseller mondiale e vincitore del premio August, Mikael Niemi torna alle suernradici lapponi con un giallo storico che ricorda Il nome della rosa di Umberto Eco e Lila di Marilynne Robinson.rnrn ""La prosa di Mikael Niemi risuona di meraviglia e coraggio. Ogni personaggio è un'epopea in miniatura"""" - The New Yotk Timesrnrn""""Mikael Niemi: il Nick Hornby scandinavo"""" - Corriere della Serarnrn""""Uno scrittore straordinario: spassoso, ribelle, osceno"""" - The ObserverrnrnLars Levi Laestadius è un carismatico pastore di origini sami, esperto botanico e fondatore di un movimento religioso revivalista che a metà ’800 si diffonde a macchia d’olio tra la gente del Tornedal, nell’estremo Nord della Svezia e della Finlandia. Jussi è il suo fedele compagno e discepolo, un ragazzo sami che Laestadius ha adottato, salvandolo dalla miseria e insegnandogli tutto sulle piante e sulla natura (ma anche a leggere, scrivere e, non meno importante, ad amare e temere Dio). Nell’estate del 1852 nel villaggio di Kengis, Jussi e il pastore sono chiamati d’urgenza da una famiglia di contadini della zona perché una ragazza che badava alle mucche è scomparsa nella foresta. Pochi giorni dopo viene ritrovata uccisa e la gente del posto subito sospetta di un orso. Lo sceriffo Brahe è pronto a offrire una ricompensa per catturare l’animale, ma il predicatore trova altre tracce che indicano un assassino assai peggiore ancora in libertà, e insieme a Jussi s’improvvisa detective, ignaro del male che lentamente si sta avvicinando a lui e che minaccia di distruggere la sua azione di rinnovamento spirituale. Con la scrittura audace e ingegnosa che lo contraddistingue, capace di intessere poesia e humour tagliente, Mikael Niemi costruisce un giallo storico appassionante e visionario e s’interroga sulle grandi questioni filosofiche della vita, calandoci nel cuore di una piccola comunità ferita da grandi eventi ai margini articirndel mondo. Cucinare un orso segna il ritorno del grande narratore svedese ed è diventato un piccolo caso editoriale internazionale alla ultima fiera di Francoforte, in corso di pubblicazione in quindici paesi."" -
Uomini e troll
Dopo Il libro di Natale, La leggenda della rosa di Natale, La Notte di Natale, una nuova raccolta di racconti legata alla tradizione nordica di Selma Lagerlöf.Troll, geni e spiriti della natura sono i protagonisti di questa raccolta di dieci magistrali racconti della grande narratrice svedese Selma Lagerlöf, Premio Nobel 1909, «la più grande scrittrice dell'Ottocento», secondo Marguerite Yourcenar. Storie ispirate alla tradizione delle antiche fiabe svedesi, quella dei miti e delle leggende tramandate al lume di candela nelle lunghe notti nordiche: un giovane cavaliere spaventato cerca di difendersi da un brigante che sembra un troll; un apprendista calzolaio ottiene la terra di un cimitero risvegliando poteri diffcili da controllare per un semplice umano; un troll rapisce il figlio di un uomo e gli dà in cambio il suo; una strana creatura viene a «salvare» un essere umano in modo che possa continuare a gestire il suo maniero... Che metta i suoi indimenticabili personaggi alle prese con l'ignoto e le forze misteriose della natura, o che ci metta a confronto con la nostra intuizione dell'irrazionale, in tutte queste storie Selma Lagerlöf impone il suo magnifco talento di narratrice e un umanesimo che ancora oggi la rende tra gli scrittori più amati e universali della storia della letteratura. -
La tua vita e la mia
Dall'autrice di Io non mi chiamo Miriam, un romanzo duro, appassionante, necessario che affronta un altro capitolo scuro nella storia della Svezia moderna.rn«Una scrittrice sempre a favore dei deboli. Abbiamo bisogno della sua voce oggi più che mai» - Svenska Dagbladetrn«Rispetto le persone che vivono gli inferni che Axelsson racconta, leggerne è una passeggiata. Anzi, quasi un obbligo» - Therese Eriksson, ExpressenrnrnrnNon ci si deve lasciar andare. Non si può strillare e far chiasso e menare botte. Nemmeno quando se ne avrebbe voglia. Nemmeno se si hanno tutte le ragioni del mondo. Non se si nasce donne.rnEx giornalista di successo e vedova solitaria nella sua amata Stoccolma, Märit si trova costretta a tornare a Norrköping, nella casa d'infanzia di cui non sente nostalgia, per festeggiare insieme al suo gemello Jonas il settantesimo compleanno. Un impulso irresistibile durante il viaggio in treno la spinge a scendere a Lund, dove non mette piede da cinquant'anni, e a cercare la tomba dei «malati» di Vipeholm, il grande manicomio in cui finì suo fratello maggiore Lars. Lars-lo-Svitato, lo Sgorbio, come lo chiamavano tutti: di colpo Märit non può più trattenere i ricordi e le domande rimaste senza risposta fin da quel tragico giorno in cui sua madre morì, quando lei era appena quattordicenne, e il fratellone che era sempre stato con loro venne fatto sparire. Perché Märit non riesce ancora a dimenticare, o addirittura a fingere che niente sia successo come tutti a casa hanno sempre fatto? Cosa accadde veramente in quel lontano 1962, quando lei entrò a Vipeholm e scoprì ciò che vi avveniva, domandandosi chi ne portava davvero la colpa, senza poter opporre altro che rabbia e vendetta al muro di solitudine che separava ogni membro della sua famiglia? Con il suo occhio clinico e ipersensibile alle sottili crepe nell'edificio della società svedese, e con la capacità di calarci nei percorsi ad alta tensione emotiva dei suoi personaggi, Majgull Axelsson indaga la fragilità dei legami famigliari in un Paese rigorosamente improntato all'emancipazione dell'individuo. E attraverso la ricerca di verità della sua protagonista affronta un tabù della socialdemocrazia scandinava, risalendo all'epoca della sua fioritura come modello di uguaglianza e solidarietà sociale per dare voce a coloro che ne furono tagliati fuori, privati perfino dei diritti umani. -
La lettera di Gertrud
Il nuovo romanzo di Björn Larsson: una storia di identità, di libertà e di scelta. E sul prezzo che a volte è necessario pagare per il diritto a questa scelta.rn«Come La vera storia del pirata Long John Silver, anche questo nuovo romanzo ruota intorno alla libertà, libertà di essere ciò che si vuole.» - Cristina Taglietti, La Lettura«La libertà dell'uomo consiste nel poter immaginare se stesso e il mondo diversi da quelli che sono»rnÈ spargendo al vento le ceneri della madre che Martin Brenner, genetista all'apice di una brillante carriera, marito e padre felice, comincia a interrogarsi sul suo rapporto con lei: perché non prova un vero dolore, perché ha sempre sentito che un velo si frapponeva tra loro? Scoprirà il motivo in una lettera che lei gli ha lasciato: quello che li divideva era un segreto. Sua madre non si chiamava Maria, ma Gertrud, ed era un'ebrea sopravvissuta ai lager. Glielo aveva nascosto per proteggerlo, ma anche per lasciarlo libero di scegliere, da adulto consapevole, la propria identità e la propria vita. Ma qual è la scelta davanti a una rivelazione così scioccante? E cosa vuol dire poi essere ebreo? Con il razionalismo dello scienziato, Martin si getta in ogni genere di letture, ricerche, discussioni con l'amico Simon e il rabbino Golder, per poter decidere: tenere il segreto o accettare la sua ebraicità, sconvolgendo non solo la propria esistenza, ma anche quella della sua famiglia, nonché quel quieto rapporto di «reciproca indifferenza» che ha sempre avuto con Dio? Ed è davvero libero di scegliere o è in realtà costretto ad accettare una definizione che per un genetista, e ateo, non ha alcun significato, e un'appartenenza che non sente? Con la sua capacità rabdomantica di captare i grandi temi del presente e trasformarli in storie da leggere d'un fiato, Björn Larsson affronta uno dei grandi equivoci di oggi – l'identità levata a vessillo di divergenza e inconciliabilità e l'appartenenza come bisogno primordiale eretto a muro divisorio – per rivendicare il diritto di ognuno di essere guardato e giudicato per l'unica vera identità che abbiamo: quella di singole persone. -
La campana d'Islanda
Il romanzo capolavoro – fino a oggi inedito in Italia – del premio Nobel islandese Halldór Laxness, considerato da molti scrittori d'eccezione come Susan Sontag, Juan Rulfo, Antonia Byatt, Alice Munro e Jonathan Franzen, uno dei più grandi maestri del Novecento.«Laxness è un faro per la letteratura del Ventesimo secolo, uno scrittore di slendida originalità, arguzia e sentimento» – Alice Munro«Quando nei momenti difficili della mia vita ho preso in mano uno dei libri di Laxness, fin dalle prime pagine mi ha accolto una voce pura e profonda, rassicurante, forte, magmatica» – Karen BlixenÈ il periodo più buio della storia d'Islanda, soggiogata dal regno danese e martoriata dalle carestie, quando un giorno d'estate di fine Seicento il boia del re, su ordine di Copenaghen, porta via l'antica campana di Þingvellir, che da sempre veglia sulle assemblee dell'Alþingi e sulla vita della nazione, e poi viene trovato morto. Comincia così la picaresca avventura del contadino Jón Hreggviðsson, povero diavolo e irriducibile canaglia, zotico e poeta abituato ad affrontare ogni avversità declamando versi arguti e rievocando le gesta dei suoi avi vichinghi, che si ritrova accusato di omicidio. Pedina di una partita fra intrighi politici e ideali più grandi di lui, Jón intreccia la sua sorte a quella dell'amore impossibile tra la bellissima Snæfríður «Sole d'Islanda» e l'erudito Arnas Arnæus: lei ambita figlia di un potente eppure inafferrabile ribelle, con l'indole femminista delle eroine delle saghe, pronta a cadere in disgrazia pur di decidere per se stessa; lui votato alla missione di raccogliere tutti i preziosi manoscritti dell'età antica, preservando la poesia con cui il suo popolo riscatterà l'onore perduto. Il genio narrativo di Laxness racconta l'anima di un Paese e la sua lunga lotta per l'indipendenza attraverso questi tre indomiti, memorabili personaggi, accomunati da un'ostinazione cieca, a un tempo epica e grottesca, che li eleva a grandi eroi tragicomici. Combinando humour e pathos romantico in una vivida ricostruzione storica che a tratti si popola di orchesse e rune magiche e si colora di leggenda, La campana d'Islanda è il romanzo-monumento di una nazione, considerato tra i capolavori della letteratura nordica del Novecento. -
L'ultimo viaggio di Amundsen
I norvegesi occupano una posizione di rilievo nella storia dell'esplorazione artica. Tuttavia, come in tutte le grandi storie, ci sono dei misteri irrisolti. Probabilmente il più enigmatico è quello del destino di Roald Amundsen, uno dei grandi eroi dell'esplorazione polare. In questo grandioso romanzo documentario Monica Kristensen tenta di raccontare la sua verità su quella vicenda.rnrnIl 25 maggio 1928 il dirigibile Italia, tornando da una spedizione al Polo Nord, si schianta sulla banchisa a nord delle isole Svalbard. Il generale Umberto Nobile e gli altri otto sopravvissuti, malati, affamati e sull'orlo della follia, resistono quasi cinquanta giorni in un deserto di ghiaccio, chi aspettando i soccorsi, chi tentando una marcia disperata verso la terraferma. Per salvarli, ma anche per difendere interessi politici e territoriali, si mobilitano Italia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Francia e Unione Sovietica, dando inizio a una complessa e spettacolare operazione di soccorso seguita da reporter e cineoperatori di tutto il mondo. Il 18 giugno, a bordo di un idrovolante francese, parte anche il grande eroe polare norvegese Roald Amundsen. Con Nobile, nel 1926, aveva compiuto il primo sorvolo del Polo Nord a bordo del dirigibile Norge. Tra loro era esploso subito uno scontro di personalità e di potere, lasciando poi strascichi di offese reciproche. Eppure Amundsen è impaziente di volare a salvare il rivale, forse anche per il timore di essere stato messo in ombra dalle esplorazioni dei tempi nuovi, ormai in mano agli eroi dell'aria. Ma il Latham 47, che è solo un prototipo mai collaudato, una volta partito scompare per sempre. Amundsen si rendeva conto del rischio che correva? E cos'è successo all'aereo e al suo equipaggio? Monica Kristensen mette in campo sia le sue competenze scientifiche sia la sua esperienza di narratrice per ricostruire la vicenda con commossa accuratezza, arrivando, ragionamento dopo ragionamento, ad avanzare una sua originale interpretazione. E ci regala il ritratto emozionante di un grande eroe al tramonto. -
533. Il libro dei giorni
533 giorni nella vita di un grande scrittore europeo, con le preoccupazioni per il suo giardino di cactus e per l'ibisco sofferente, il suo amore per Minorca, i suoi pensieri sul mondo e sul posto che noi uomini abbiamo nell'universo.rnrn«Nooteboom, l'""olandese volante"""" autore di pagine dense di vertiginose meditazioni, e """"olandese viaggiante"""" che più volte ha tratto ispirazione per le sue storie percorrendo in lungo e in largo il pianeta e la letteratura» - Corriere della Serarnrn«L'ottantacinquenne scrittore olandese è ormai diventato un mito vivente della letteratura europea» - La Repubblica rnrn«Nooteboom l'ultimo dei grandi romantici, l'umorista dalle folgoranti visioni è un sacerdote officiante misteriosi riti, passa dallo scavo minuzioso nel quotidiano, nelle piccole cose di tutti i giorni, a un tocco magico rarefatto» - TuttolibrirnrnrnUn uomo e la sua isola. È una calma giornata estiva quando il cosmopolita Cees Nooteboom si ritrova a Minorca, l’isola-rifugio dove abita durante i mesi estivi: ha entrambi i piedi nel terreno fertile, è circondato dai libri accumulati in oltre cinquanta estati, dal mare, dalle palme, dalle tartarughe ostinate e da centinaia di cactus. Il suo sguardo si estende oltre la linea dell'orizzonte, attento e curioso come sempre. Lo scrittore olandese guarda con nostalgia e scetticismo un’Europa che minaccia di disintegrarsi, riflette sulla morte di David Bowie e sull’ossessione di Gombrowicz per il mito della giovinezza e l’incubo dell’immaturità, ma il suo entusiasmo è tutto riservato alle stelle e l’universo, il suo santo patrono, la costellazione di Orione, le due navicelle Voyager che in quei giorni portano i nostri saluti a civiltà straniere. Con un’intimità inedita e una sapienza ormai nota Nooteboom confida al lettore le sue scoperte di eterno errante ed esploratore di culture lontane, condivide illuminanti riflessioni nate dalla contemplazione del suo giardino di cactus, si addentra negli sforzi di scienza e filosofia per spiegare i misteri dell’universo, ci immerge nell’esperienza della scoperta della natura, fino a chiedersi, consapevole del passare del tempo: «In quale anno della mia infinita assenza qualcuno camminerà su Marte?» 533 è una dichiarazione d’amore per Minorca, un memoir poetico e folgorante che ci svela un Nooteboom lucido cronista, capace come sempre di contagiarci con la particolarità del suo sguardo."" -
Il pozzo
Considerato uno dei capolavori della letteratura baltica, Il pozzo è un romanzo d'amore e di desiderio, un racconto di rara finezza psicologica e struggente tensione, con una scrittura che ha tutta la forza seduttiva del classico.rn«In fin dei conti, non è tutta la vita un'unica lotta per ottenere qualcosa, e l'impossibilità di conservarlo?»rnNella quiete incantata di un lago della campagna baltica, durante un'estate dei primi anni Settanta, Rūdolfs, medico di Riga, assapora la sua vacanza solitaria. Costretto a chiedere in prestito una barca in un antico casale, vi trova una donna esile, scalza, in camicetta e pantaloni consunti, lo sguardo sfuggente e impenetrabile che a tratti tradisce una segreta inquietudine, i modi ritrosi che senza volerlo emanano una grazia ammaliante. È Laura, che lì vive con i suoi due bambini insieme alla suocera Alvīne e alla cognata Vija, in un gineceo percorso da tensioni sotterranee e tenere complicità nell'ingombrante assenza di Ričs, in carcere per un omicidio accidentale. Ričs il figlio ribelle di Alvīne, erede di una tragica saga famigliare che ha attraversato il passato nazista e il presente sovietico della Lettonia. Ričs il marito che Laura, nella distanza, ha scoperto di non amare, ma che attraverso la distanza la incatena al ruolo soffocante di moglie devota. Nel succedersi dei giorni e degli incontri apparentemente innocui intorno al lago, fra Rūdolfs e Laura nasce un'intesa di sguardi e di anime sempre più fremente, un bruciante desiderio di vicinanza che si nutre di silenzi carichi di attesa, piccoli gesti che parlano, mani che si sfiorano e per un attimo credono di potersi afferrare. Con una prosa vivida e raffinatissima, capace di rendere l'incanto di un istante e il potere evocativo di un dettaglio, «Il pozzo» racconta un mondo circondato dall'acqua e avvolto dai lunghi crepuscoli dell'estate nordica, una realtà fluida e sfumata come lo sono i rapporti umani e i paesaggi interiori in cui ci immerge, tra gli effetti più sottili della solitudine e del desiderio. -
Il vichingo nero
Tra autobiografia, romanzo e saggio storico Il vichingo nero racconta di uno straordinario personaggio vissuto nel IX secolo d.C.: uomo di mare, cacciatore e viaggiatore, da molti considerato il re dell’Atlantico. Un libro che ha qualcosa da regalare a chiunque abbia l'avventura di leggerlo. rn«Un'opera che non ha paura di correre spericolatamente tra l’attendibilità del documento e suggestioni alla Moby Dick» – Robinsonrn«Geirmund Pelle Scura è un'ombra, una voce nel buio tra la preistoria e la storia, un buio in cui si celano molte domande alle quali nessuno ha mai dato risposta»rnLo scrittore e studioso di filologia norrena Bergsveinn Birgisson ha un famoso antenato tra i colonizzatori islandesi: si tratta di Geirmundur Heljarskinn, «pelle nera», definito in molti testi medievali come «il più grande dei coloni norvegesi» e «l’uomo più ricco d’Islanda». Non sappiamo quasi nulla di lui e non esiste nessuna saga che ne testimoni le gesta. Perché? Suo padre era il re norvegese Hjør e sua madre Ljúfvina era una sami siberiana (grazie al loro matrimonio si erano consolidati i rapporti con le tribù del nord delle Russia), da lei aveva ereditato i tratti mongoli e la pelle scura. La ricchezza di Geirmundur, un vero pioniere nel suo campo, si basava sulla caccia al tricheco, sul commercio dei prodotti derivati – olio ricavato dal grasso, zanne e cordame che erano di grande pregio all’epoca in Europa – e sulla lavorazione di tali prodotti, affidata agli schiavi che si procurava su larga scala dalla Scozia e dall’Irlanda. Ma chi era davvero questo affascinante uomo dei ghiacci? In una ricerca durata più di vent’anni, Bergsveinn Birgisson, con il suo talento da studioso, ha cercato di capire come mai sia stato dimenticato, e per farlo si è affidato all’aiuto non solo della filologia, ma anche dell’archeologia, dell’antropologia, della genetica, della linguistica e di varie altre discipline. E in questo libro ha finalmente trasformato la sua ossessione in un racconto storico appassionante e poetico, percorso dalla tensione della scoperta, che riesce a toccare temi universali come la pirateria, le questioni ambientali e il traffico di esseri umani, e a restituirci un’immagine nitida e sorprendente di questo personaggio leggendario – con i suoi sogni e le sue imprese –, della quotidianità vichinga e della colonizzazione islandese. -
Santa Rita
Dall’autore di Questi sono i nomi un romanzo maestoso e commovente su un’anima perduta che riesce a riemergere dalle tenebre.rn«Se la tua mano ti offende, tagliala, se la tua casa è piena di fantasmi, dalle fuoco»rnAgosto 1975. Turbando la tranquilla, secolare vita rurale di un paesino della pianura olandese, un piccolo aereo si schianta su un campo di mais dietro la casa di Aloïs e Alice Krüzen. A bordo c’è un russo in fuga dall’Unione Sovietica. Agonizzante ma vivo, il pilota è accudito dai Krüzen, ma non appena si rimette in piedi se ne va con Alice per mano: Aloïs e il figlio Paul, di otto anni, restano soli. Passa il tempo ma Paul, ormai cinquantenne, è ancora tormentato dal ricordo di quel russo caduto dal cielo che gli ha portato via la madre. La sua esistenza si sta consumando tra la casa in cui vive con il padre, la stalla adibita a magazzino per il suo commercio di cimeli militari, il bar del posto di nuova gestione cinese e il bordello del sinistro Steggink appena oltre il confine tedesco. Qui, ad aspettarlo, ci sono sempre le consolazioni dell’amore a pagamento della «materna Rita», che come lui porta al collo una medaglietta della santa sua omonima, patrona delle cause perse. Unico vero amico di Paul è Hedwiges, un’altra anima grigia che per vivere manda avanti l’anacronistica drogheria di famiglia e che una volta all’anno lo accompagna in vacanza in un qualche paradiso della prostituzione. E quando Hedwiges e Rita, gli unici punti fermi di Paul, gli vengono tolti, il precario equilibrio si spezza e la rabbia esplode. Con la sensualità della sua prosa, e uno sguardo amaro ma capace di totale empatia, Tommy Wieringa ci sprofonda nella provincia degli ultimi, dove la modernità arriva sotto forma di nuovissimi smartphone e di cinesi senza radici che oggi gestiscono un bar e domani chissà, dove la forza dei desideri indotti è inversamente proporzionale alla possibilità di realizzarli. Il luogo dove cova il rancore del nostro vivere contemporaneo. -
T. Singer
T. Singer è il romanzo più esplicitamente esistenziale di Dag Solstad. Una storia su un'irriducibile solitudine nello stile classico, straziante ma cupamente comico del grande autore norvegese. rnPostfazione di Goffredo Fofirn«Che cosa aveva fatto della sua vita? Questo era il pensiero fisso di un uomo che nemmeno per un solo momento aveva creduto che la sua esistenza avrebbe potuto essere diversa.» Singer è un aspirante scrittore di 34 anni, una specie di Bartleby norvegese le cui nevrosi lo hanno costretto a «salutare i giorni inebrianti della sua giovinezza» e ad abbandonare i suoi esilaranti tentativi di scrivere la frase perfetta. Dopo aver completato la formazione da bibliotecario, Singer sale su un treno diretto verso la piccola città di Notodden, nella regione montuosa del Telemark, per lavorare nella biblioteca locale intenzionato a iniziare una vita semplice, ben ordinata e volutamente anonima. Dopo un bizzarro incontro con un milionario che gli rivela un sistema infallibile per fare soldi, Singer si sistema in un triste matrimonio con la ceramista Merete Saethre, e la aiuta a prendersi cura della figlia Isabella, nata da una precedente relazione. Dopo alcuni anni insieme il rapporto inizia a vacillare ma, mentre la coppia è sul punto di separarsi, un incidente d’auto provocherà un drammatico cambiamento nella vita di Singer... Il narratore di T. Singer dichiara espressamente fin dall’inizio che questa non è una storia allegra, tuttavia, come in tutte le opere di Dag Solstad, la scrittura è segnata da una magistrale combinazione di umorismo, ossessione e radicalità che fanno di questo romanzo esistenziale un capolavoro della letteratura norvegese. -
Fiabe norvegesi
Un nuovo volume nella serie delle Fiabe Nordiche di Iperborea dedicato alla tradizione popolare norvegese.rnrnSpazi deserti, montagne sopra e sotto il suolo terrestre, foreste di betulle e boschi di rame, d'argento o d'oro, un mare che dalla Scandinavia può portare fino all'Arabia, perfino l'inferno con i suoi diavoli: questi i paesaggi delle Fiabe norvegesi, «le migliori che esistono», come disse Jacob Grimm. Protagonista assoluto è il riscatto dei fratelli più piccoli e di chi è da tutti considerato inferiore: che siano figli di mendicanti o di re, sono sempre loro, in barba ai più esperti, a superare prove e avversità per raddrizzare lo storto e avere la meglio, finendo sposati con la ragazza più bella. Contro giganti cattivi, troll policefali, draghi delle voragini, e contro le aspettative e lo scherno dei più grandi, il Ceneraccio della tradizione fiabesca del Nord, nelle sue molte varianti, si guadagna col suo buon cuore l'aiuto di lupi, cavalli, aquile e salmoni parlanti, e grazie all'audacia, all'ingegno e alla curiosità si impossessa di spade invincibili, rose selvatiche che diventano boschi, gocce d'acqua che si allargano in laghi. Attinte al patrimonio folklorico norvegese trascritto e raccolto per la prima volta da Asbjørnsen e Moe nell'Ottocento dopo essere stato tramandato di bocca in bocca per tempi immemorabili, queste fiabe intessono trame e atmosfere a noi nuove con personaggi e motivi che ci sono familiari, come la scarpetta di Cenerentola o gli stivali delle sette leghe, incantandoci con la loro ricchezza narrativa e avvicinandoci con il loro stile scarno alla freschezza della lingua del popolo. «Fiabe norvegesi» è il sesto volume della serie di fiabe nordiche curata da Bruno Berni per Iperborea. Una selezione che attinge alle prime versioni scritte di questi racconti popolari, per offrire un ritratto il più possibile incontaminato dell'immaginario nordico e riscoprire la ricchezza della sua tradizione orale. -
Aadam ed Eeva
Con straordinaria preveggenza sui grandi temi e i protagonisti del presente, Paasilinna conduce il suo novello Adamo – tra riunioni segrete di petrolieri, reginette del latte innamorate, sicari professionisti e l’immancabile tassista Seppo Sorjonen – oltre i confini del mondo, con una domanda: può una ricchezza senza limiti convivere con le migliori intenzioni?rn«Leggere questo Aadam ed Eeva risolleva lo spirito dai nostri guai, ci fa respirare, alzare la testa e credere, credere davvero, in un mondo migliore.» - Gian Paolo Serino per SatisfictionrnPiccolo imprenditore in una Finlandia in grave crisi economica, Aadam Rymättylä si barcamena ormai tra debiti e pignoramenti, un’interminabile fila di creditori e un branco di figli da mantenere: ben sette, con tre madri diverse, prove viventi della sua grande passione per l’amore, che, si sa, ha pure quello il suo prezzo. Ridotto a vivere nel capannone della ditta a Tattarisuo, nella triste periferia di Helsinki, Aadam non perde però la speranza e continua i suoi esplosivi esperimenti per mettere a punto una batteria ultraleggera che rivoluzioni il sistema energetico mondiale. Finché un’ennesima malasorte lo conduce dietro le sbarre. Ma come spesso accade ai resilienti personaggi di Paasilinna, è la comparsa di una donna a portare una svolta nella sua vita: l’intraprendente avvocatessa Eeva Kontupohja, che crede subito nella sua innocenza e nel suo talento di inventore. Evidentemente lassù qualcuno li ama: il prototipo della batteria miracolosa funziona davvero, la rivoluzione energetica è cominciata, e i due si ritrovano lanciati in un’ascesa fulminea fino ai vertici della ricchezza del mondo. Ma cosa succede quando un’innovazione tecnologica minaccia gli interessi dei potenti e rischia di sovvertire gli equilibri economici e politici della terra? -
I giusti
In una sinfonia di ricordi, documenti e frammenti di vita, Jan Brokken compone con magistrale equilibrio il ritratto di un eroe dimenticato dalla Storia che, al pari di Oskar Schindler, Raoul Wallenberg e Giorgio Perlasca, ha trovato il coraggio di opporsi alla brutalità del Nazismo.rn1940. L’Europa è sconvolta dal Secondo conflitto mondiale, centinaia di migliaia di ebrei cercano riparo dalla furia nazista nei pochi paesi ancora neutrali. Quando l’Unione Sovietica invade la Lituania, i profughi che vi avevano trovato asilo non hanno più scampo e si radunano in massa ai cancelli dei vari consolati, nella speranza di ottenere un visto. In quell’anno, l’olandese Jan Zwartendijk, direttore della filiale Philips in Lituania, viene nominato console onorario a Kaunas, capitale del Paese. Cosa significava esattamente per un uomo d’affari diventare console onorario? «Quasi nulla», gli fu detto. «Forse ti capiterà di firmare qualche pezzo di carta.» Ma se migliaia di ebrei trovarono la salvezza fu proprio grazie a lui che firmò senza riserve i visti per il loro espatrio e garantì l’apertura dell’ultima rotta verso la libertà: la Transiberiana fino al Giappone, e poi Curaçao, isola olandese nel mar dei Caraibi. Rintracciando con minuziosa dedizione fonti e testimonianze dirette dei famigliari dei sopravvissuti, Jan Brokken racconta nel dettaglio una delle operazioni di salvataggio più straordinarie della Storia, ricostruendo con una prosa incalzante e magnetica i dieci giorni che Jan Zwartendijk ebbe a disposizione per mettere al sicuro il maggior numero di vite. Dieci giorni e dieci notti di febbrile attività per portare a termine una missione caduta poi in un ingiustificato oblio, ma che garantì la libertà a più di ottomila ebrei. Nel 1997, Jan Zwartendijk è stato insignito postumo del titolo onorifico di «Giusto tra le Nazioni». -
Mamma è matta, papà è ubriaco
Dall'autore di L'arte di collezionare mosche – bestseller mondiale, tradotto in più di venti paesi – un nuovo originalissimo libro sulle coincidenze.rnrn«Sjoberg mi interessa forse proprio per quello, perché nota cose diversissime da quelle che noterei io. Il suo è lo sguardo del collezionista, e il suo delirio è il delirio del collezionista.» - Paolo Nori, TuttoLibrirnrn«Spassoso, stravagante, ricco, iconoclastico, brillante». - Wall Street Journalrnrn«Fredrik Sjöberg è il Karl Ove Knausgård dell'entomologia, assolutamente affascinante». - The Daily Beastrnrn«Fredrik Sjöberg scrive con una passione contagiosa!». - The Indipendentrnrn«Nel condividere l'esperienza della solitudine e della riflessione, Sjöberg invita i lettori a guardare attraverso i suoi occhi, con un linguaggio che è spesso poetico, a volte imperscrutabile». - Kirkus ReviewsrnrnÈ osservando un enigmatico quadro dipinto più di un secolo fa che l’irresistibile affabulatore Fredrik Sjöberg ricostruisce la vita del pittore danese Anton Dich, artista di talento che non raggiunse mai il successo, eccentrico outsider dimenticato che visse i suoi giorni segnati da fallimenti e intrighi famigliari, tra la Danimarca, la Parigi delle avanguardie e la riviera ligure. Come accade sempre nei libri di Sjöberg, la vita di Dich non è che il punto di partenza per indagare in infinite direzioni e interrogarsi. Innanzitutto: come mai un pittore di talento non ha mai ottenuto alcun successo ed è anzi stato sostanzialmente cancellato dalla storia dell’arte? Scavando nelle vite con la sua insaziabile curiosità, Sjöberg incrocia il destino di Eva Adler, moglie di Anton, già vedova del celebre pittore Ivar Arosenuis, ed esplora i complicati legami intrecciati dagli Adler, famiglia matriarcale divenuta ricchissima grazie all’industria casearia. Un vivace affresco di un’epoca e di una famiglia, di personaggi talentuosi e camaleontici, di figure femminili forti ed emancipate che si muovono in ambienti intellettuali e artistici a fianco di Modigliani, Brecht, Picasso e Gertrude Stein, ma anche Adolf Hitler, compagno di accademia di una delle sorelle Adler. Un turbinio di riferimenti ad artisti e autori, tratteggiato con l’inconfondibile arguta ironia di Fredrik Sjöberg che in questo nuovo inclassificabile libro si interroga su come le coincidenze, gli eventi e gli incontri fortuiti, governino il destino degli artisti. E sulla fortuna di chi cerca di ricostruire la loro vicenda, oltre che, in fondo, tutta la nostra esistenza. -
Il lungo inverno di Dan Kaspersen
Dall’autore di Norwegian Blues un romanzo ricco di humour, di amore e di musica che si addentra nei misteri di una piccola comunità nella campagna norvegese.rnDan Kaspersen, uomo sulla quarantina che non ha mai saputo dare una precisa direzione alla propria vita, esce di prigione dopo aver scontato una pena per contrabbando di droga, e fa ritorno al paesino natale. I suoi genitori – ardenti pentecostali – sono morti quando era bambino, e al suo arrivo scopre che pochi giorni prima si è suicidato anche il fratello minore, Jakob, cui era legato da un affetto profondo e che per molti versi sembrava essere il suo esatto opposto. Mancano pochi giorni a Natale, il gelo attanaglia la regione in una morsa implacabile e la neve continua a cadere. In preda alla disperazione Dan decide di vendere la piccola fattoria di famiglia e abbandonare il villaggio il prima possibile, ma dopo una notte irrequieta nella gelida casa d’infanzia, compare una donna, Mona Steinmyra, che manda all’aria tutti i suoi piani e lo trattiene più del previsto. La comunità però lo vede con diffidenza, soprattutto l’agente Rasmussen che non gli perdona il reato per cui è stato condannato. Inoltre il suo arrivo ha coinciso con l’aggressione al più ricco proprietario della regione, nonno di un giovane che era stato la mente dell’operazione di contrabbando ma che era riuscito ad addossare a Dan tutta la responsabilità. Per Dan si prospetta una resa dei conti con se stesso e con il suo passato. Sempre in fuga da qualcosa e alla ricerca di qualcos’altro, avrà il coraggio necessario per riconciliarsi con la sua giovinezza e con l’eredità lasciatagli dalla vita di villaggio? E soprattutto riuscirà a non mandare tutto in malora? Tra citazioni bibliche e di cultura pop, episodi divertenti e grotteschi, descrizioni del paesaggio e dell’inverno norvegese, riflessioni sul senso di colpa e sulla fragilità umana, Il lungo inverno di Dan Kaspersen racconta la parabola di un uomo alla ricerca dell’autenticità e alle prese con un mistero da svelare. -
Ingegneri di anime
Ingegneri di anime è la storia incredibile di due viaggi – uno letterale, uno immaginario – attraverso la Russia contemporanea e la letteratura sovietica, un saggio narrativo raro e prezioso, capace di innescare nuove riflessioni e aprire inaspettati punti di vista sul rapporto tra letteratura e ideologia.rnCombinando il giornalismo investigativo con la storia della letteratura, Westerman trascina il lettore nella selvaggia euforia della Rivoluzione russa, indaga la manipolazione della cartografia in epoca sovietica, racconta il delirante progetto di Stalin di sovvertire l’ineluttabilità delle forze naturali del territorio russo .rnIl 26 ottobre 1932 Stalin si presentò a una riunione di scrittori a casa di Maxim Gorky. Stalin dichiarò che i progressi industriali sarebbero stati vani senza la formazione del nuovo uomo sovietico: la produzione di carri armati doveva andare di pari passo con quella delle anime e il compito di forgiarle toccava agli scrittori che furono incoraggiati a cantare le lodi della costruzione di canali e dighe. Da quel momento non ci fu complesso industriale che non avesse il suo racconto celebrativo. Ma il loro entusiasmo – inizialmente spontaneo e idealista – divenne presto un canto di lode obbligatorio. E poiché questi colossali acquedotti portarono alla schiavitù, alla morte e alla distruzione, gli scrittori sovietici lavorano al servizio di un folle progetto totalitario. Combinando il giornalismo investigativo con la storia della letteratura, Westerman trascina il lettore nella selvaggia euforia della Rivoluzione russa, indaga la manipolazione della cartografia in epoca sovietica, racconta il delirante progetto di Stalin di sovvertire l’ineluttabilità delle forze naturali del territorio russo attraverso grandi opere ingegneristiche mai finite (come il prosciugamento del golfo di Kara-Bogaz per estrarre il solfato di sodio) esaminando sia il panorama del “dispotismo orientale” sia i libri – e le vite – degli scrittori catturati dalle ruote del sistema.