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Architettura zero cubatura
Scrive Aldo Aymonino nella sua introduzione: ""Pur essendo delle architetture in cui la quantità non rappresenta il dato cruciale, sono al contempo progetti dotati di grande misura, dei progetti chirurgici in cui la dislocazione degli elementi principali risulta spesso di accattivante chiarezza"""". L'architettura a zero cubatura rimanda a tutte quelle forme che si interpongono tra gli edifici: è l'architettura dei vuoti, l'architettura dello spazio pubblico. Dietro il suo aspetto ludico e l'apparente cordialità essa cela quindi una duplice insidia: la necessità di progettare il vuoto e, insieme, prefigurare il pubblico. Molteplici e complessi sono i riferimenti quando si parla di """"vuoto"""" e di """"pubblico"""". Questo tipo di architettura occupa oggi sempre più un ruolo di mediazione tra il design e l'allestimento, facendo convivere e ibridando due interpretazioni del tempo diametralmente opposte: da un lato l'astratta, levigata a-scalarità del design, che tende a proiettarsi fuori dalla dimensione temporale; dall'altro, un allestimento irriducibilmente segnato dal mutamento. I lavori pubblicati nel volume sono una selezione delle tesi prodotte nel Laboratorio di Tesi di Laurea dello Iuav, sotto la direzione di Aymonino."" -
La semplicità ingannata
Arcangela Tarabotti (1604-1652) entrò giovanissima nel monastero di Sant'Anna di Venezia, dove passò il resto della vita in stretta clausura, scoprendo in realtà ben presto come la propria vera vocazione fosse quella letteraria. Autodidatta, impiegò il proprio talento per rilevare i motivi che erano alla base della monacazione forzata, giungendo ad analizzare il più ampio contesto politico ed economico in cui maturava l'oppressione delle donne e denunciando le ingiustizie perpetrate a loro danno dagli uomini. La semplicità ingannata presentata in queste pagine pur essendo un'opera giovanile, il ""libro dei vent'anni"""", è un prodotto maturo e adulto, probabilmente la più completa e articolata tra le opere che formano il corpus di Arcangela Tarabotti: un duro """"J'accuse"""" che vide la luce soltanto postumo, ma anche un libro-guida per tutte le successive deviazioni intellettuali ed elaborazioni dell'autrice dall'""""Inferno"""" all'""""Antisatira"""" fino a """"Che le donne siano spezie degli uomini"""" in cui convivono tematica """"claustrale"""" e tematica """"femminista"""", denuncia degli abusi dell'autorità familiare nel decidere la sorte della donna e, insieme, piena rivendicazione della sua libertà e della sua dignità, di una emancipazione laica e mondana."" -
La marina militare attraverso l'8 settembre 1943. Il senso dell'onore tra dimensione storica e dimensione retorica
La vicenda della Marina Militare viene riletta e affrontata attraverso una ricostruzione accurata che, in queste pagine, si sofferma su episodi e valenze particolari di uno dei momenti cruciali della storia dell'Italia contemporanea: l'8 settembre 1943. Una serie di interrogativi fanno da cornice al lavoro di ricerca compiuto dall'autrice intorno alle scelte dolorose e alle lacerazioni che segnarono questa fase tragica e convulsa della storia nazionale, a partire dall'alternativa che si poneva subito dopo l'armistizio seguire la fuga del re a Brindisi e aderire al Regno del Sud o cercare una sorta di ""riscatto"""" nella fatiscente Repubblica Sociale Italiana? E ancora: quali furono le peculiarità della Marina Militare durante il conflitto? È possibile sostenere una sua sostanziale """"apoliticità""""? In che cosa consistono, oggi, nozioni come """"diritto"""" e """"etica"""" nell'ambito delle istituzioni militari? Il volume sembra voler fornire una chiave di lettura inedita degli eventi, per giungere ad un¹interpretazione del comportamento delle gerarchie militari al momento dell'armistizio segnata da un concetto particolare: il senso dell'onore. Dopo aver decodificato e decontestualizzato un tema complesso e non univoco, sottoponendolo a vaglio critico, diventa possibile ripercorrere l'8 settembre e rispondere ad alcune delle domande poste in partenza."" -
Nato con libertà. Le lettere di Alberto Cantoni ad Angiolo e Adolfo Orvieto (1882-1903)
L'epistolario di Alberto Cantoni con i nipoti Angiolo e Adolfo Orvieto, protagonisti del panorama letterario fiorentino di fine Ottocento e della prima metà del Novecento, costituisce una privilegiata chiave di accesso per approfondire la personalità e la dimensione narrativa e poetica dello scrittore mantovano. Nell'arco dei vent'anni che caratterizzarono la produzione maggiore di Cantoni, le lettere conservate presso l'Archivio contemporaneo Bonsanti del Gabinetto Vieusseux di Firenze non rappresentano, tuttavia, una semplice testimonianza della comunicazione familiare con il ramo fiorentino della famiglia. Gli interessi letterari dei nipoti Orvieto, di Angiolo soprattutto, ricoprono un ruolo di primo piano negli scambi epistolari e consentono di vagliare le coordinate della formazione del giovane letterato, delineando un quadro preciso della dimensione familiare di Alberto che lo segue e consiglia. Questo epistolario offre quindi la possibilità di osservare da dietro le quinte le fasi di allestimento dell'opera di Cantoni (romanzi, racconti, novelle, ma anche collaborazioni alle riviste dei nipoti come ""Il Marzocco""""?), opera collocabile cronologicamente nella seconda metà dell'Ottocento ma già proiettata verso il Novecento, grazie alle caratteristiche dell'impianto narrativo e al particolare approccio al testo, connotato da un umorismo che trovò in Pirandello un attento estimatore."" -
Di silenzio e d'ombra. Scrittura e identità femminile nel Novecento italiano
Per secoli le rappresentazioni della donna nella letteratura sono state simili alle immagini di ""muti fantasmi"""", riflessi di una lunga rimozione della realtà di genere nella nostra cultura. Nel Novecento, epoca di grandi conflitti e di grandi trasformazioni, la ricerca dell'identità femminile ha trovato finalmente nella forma letteraria una possibilità di espressione privilegiata, un territorio condiviso in cui confrontare esperienze, vicende individuali e collettive, luoghi e simboli, progetti di emancipazione e utopie. Nei saggi qui raccolti, l'attenzione è rivolta in particolare ad alcuni romanzi tra i più significativi del Novecento italiano e alla loro funzione nel percorso di scoperta e maturazione della coscienza femminile: """"Lydia"""" di Neera, """"Cortile a Cleopatra"""" di Fausta Cialente, """"Artemisia"""" di Anna Banti, """"Quaderno proibito"""" di Alba de Céspedes, """"l'Iguana"""" di Anna Maria Ortese. Uno spazio di rilievo è infine dedicato alla alla scrittura di una tra le massime autrici del dopoguerra, Elsa Morante, in un'analisi che comprende il romanzo d'esordio, """"Menzogna e sortilegio"""", l'intensa e originale opera poetica e la complessa tematica del materno."" -
Forme della vita e statuti del vivente. Filosofia e biologia
Nel panorama della cultura contemporanea, filosofia e biologia hanno intrecciato un dialogo costante, in cui indagini, interrogativi e orientamenti di diversa ispirazione convergono nel tentativo di definire il ""vivente"""". Questo numero di «Paradosso» conferma l'esistenza di un ampio sfondo comune tra filosofia e biologia, dove è possibile distinguere temi e aspetti cruciali per entrambe le discipline: le urgenze e i rischi della biopolitica, gli incroci tra teorie biologiche ed economiche, l'influsso del pragmatismo americano sull'evoluzionismo, l'imprevedibilità del vivente evidenziata dalle analisi di Stephen Jay Gould. In questa ricostruzione, il pensiero di Darwin viene accostato ad autori come i pragmatisti d'oltreoceano Chauncey Wright, Peirce, James, ma anche all'approccio genealogico di Nietzsche e, poi, di Foucault. Riemergono così i tratti più originali di un evoluzionismo """"nomade"""", che prelude ad una teoria generale della complessità."" -
Costantino Dardi. Forme dell'infrastruttura
Nella complessa e innovativa ricerca sviluppata da Costantino Dardi il progetto delle infrastrutture della mobilità permane come tema costante, impegnando questo Maestro dell'architettura italiana dai tardi anni Sessanta, caratterizzati dalla costruzione delle reti autostradali nazionali, fino alle successive grandi prove concorsuali. Dapprima a fianco di Giuseppe Samonà, quindi interno al veneziano Gruppo Architettura, poi attivo a Roma, sempre attento interlocutore delle arti visive, del cinema, dell'archeologia, acuto interprete delle nuove scale territoriali dell'architettura, Costantino Dardi riconduce gli elementi costitutivi del progetto infrastrutturale alle radici compositive e figurative dell'architettura, declinandoli entro un'anticipatrice consapevolezza del loro ruolo come elementi della scrittura estetica dei paesaggi culturali contemporanei. La sequenza dei progetti qui presentata è strutturata in due parti temporalmente consecutive. La prima è dedicata alla collaborazione con Agip, intensa nel quinquennio 1968-1973 e aperta dai concorsi aziendali condotti nel segno della ricerca di qualità architettonica e d'innovazione tecnologica come risposta alle nuove condizioni sociali e culturali della mobilità, progressivamente di massa. La seconda, accogliendo sollecitazioni diverse per scala e committenza, indaga il vasto nuovo mondo delle reti e dei nodi infrastrutturali: ponti e strade, stazioni e aerostazioni, depositi e nodi scambiatori... -
Barcellona e Catalogna. Nuova atlante delle infrastrutture
"La calle no es una carretera, la avenida no es una autopista"""". Le parole dell'architetto Josè Acebillo contribuiscono a rendere in modo emblematico il carattere unificante dei progetti di rigenerazione urbana che hanno investito la realtà di Barcellona e della Catalogna, dalle Olimpiadi del 1992 ad oggi. Un processo di rinnovamento profondo, messo in atto attraverso modalità inedite di disegno infrastrutturale, mirando di volta in volta all'arricchimento di una nuova dimensione paesaggistica urbana ed extraurbana, al disvelamento di potenzialità innovative nelle relazioni tra infrastrutture e paesaggio, alla ricerca di un'identità contemporanea per la strada, al riuso di tracciati e manufatti esistenti. I recuperi ambientali, la rivalutazione di non-luoghi come le stazioni metropolitane, l'utilizzo sapiente dei vuoti e la creazione di territori-città rappresentano soltanto alcune delle strategie degli interventi progettati. Il volume raccoglie e presenta cento progetti per i nuovi spazi della mobilità realizzati negli ultimi vent'anni nella regione catalana: dal Paseo Marítimo, che rivela la stratificata, complessa storia della città di Barcellona, fino agli interventi che, nell'Eixample, individuano nuovi spazi pubblici rompendo la rigidità del Piano Cerdà e fino alle strategie adottate negli antichi pueblos, con il tentativo di offrire una precisa identità ai nuovi luoghi d'incontro. In queste pagine, rileggere la peculiare condizione geourbana della Catalogna." -
Echi albertiani. Chiese a navata unica nella cultura architettonica della Lombardia sforzesca
La chiesa di sant'Andrea di Mantova ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione in area lombarda del linguaggio architettonico di Leon Battista Alberti, divenendo polo di significativa attrazione culturale per i territori limitrofi. Un riconoscimento unilaterale del magistero albertiano rischia tuttavia di occultare l'intrinseca ricchezza della cultura lombarda, nell'ambito della quale si stratificarono novità di rilievo già nel corso del XV secolo. L'analisi di un piccolo gruppo di chiese edificate in territorio lombardo tra la seconda metà del XV secolo e il primo decennio del Cinquecento permette di riconoscere un linguaggio aperto a suggestioni e innovazioni eterogenee, consentendo una più ampia riflessione sul carattere variegato della cultura architettonica del ducato sforzesco. Le chiese di san Sigismondo di Cremona, di santa Maria Assunta di Maguzzano, di santa Maria delle Grazie di Soncino e di santa Maria delle Grazie di Castelnuovo Fogliani, edifici monastici situati al di fuori dei centri maggiori, sono qui contestualizzate e analizzate all'interno del panorama architettonico della loro epoca, guardando alla varietà di soluzioni e modelli di riferimento, al rapporto con la tradizione autoctona e con quelle istanze ereditate da Filarete, Alberti e Bramante che rappresentano una componente costitutiva del linguaggio architettonico del secondo Quattrocento lombardo. -
Il genere nella ricerca storica. Atti del 6° Congresso della Società italiana
Qual è il ruolo delle fonti storiche nella riflessione sull'identità, i diritti e l'affermazione delle donne nei secoli, dall'antichità alla contemporaneità? Quali opportunità può offrire la ricerca declinata in una prospettiva di genere? Quali sono gli scenari che si aprono, anche alla luce degli intrecci tra la riflessione storiografica e altre discipline come il diritto, la sociologia, l'economia, l'urbanistica e la tecnologia? Sono molteplici le difficoltà con cui le protagoniste di questi studi - regine e donne del popolo, letterate e illetterate, religiose e scienziate, filantrope e brigantesse - si sono dovute misurare nel corso dei secoli: sopraffazione, violenza domestica, monacazioni imposte e matrimoni forzati, la difficile conciliazione di attività lavorativa e mondo degli affetti, il rapporto problematico e conflittuale con l'universo familiare. Al tempo stesso, tuttavia, numerosi sono stati anche gli ambiti in cui si sono dispiegate le competenze, i talenti e la creatività di queste donne: non solo la famiglia, ma anche lo studio, l'insegnamento, l'arte, la scienza, lo scoutismo, il volontariato, la filantropia, l'attività missionaria. Attraverso memoriali, resoconti, missive, contratti e testamenti, esse sono riuscite ad esprimere la loro volontà, gettando luce su aspetti poco noti, rari, sconosciuti. Le loro voci inascoltate diventano udibili da parte del lettore contemporaneo proprio grazie alle fonti storiche. -
Aldo Rossi, la storia di un libro. «L'architettura della città», dal 1966 ad oggi. Ediz. multilingue
Pubblicato nel 1966 da Aldo Rossi, allora poco più che trentenne, ""L'architettura della città"""" si è da subito rivelato una pietra di paragone con cui la cultura architettonica avrebbe dovuto confrontarsi negli anni a venire, diffondendosi nelle università di tutto il mondo e contribuendo in modo decisivo alla crescita di una generale consapevolezza sull'importanza dello studio della città, non solo nei suoi aspetti economici e politici, ma, soprattutto, in quelli architettonici e formali. I contributi raccolti in questo volume ripercorrono e illuminano, a quasi cinquant'anni dalla sua prima edizione, il contesto storico e culturale da cui il libro trae origine e delineano lo specifico apporto di Aldo Rossi alla ridefinizione di una teoria dell'architettura, rivelando come i temi e le questioni da lui portate in lucesiano ancora la base di discussioni ampie e attuali. Ed è proprio in questa """"attualità"""" del testo - nei suoi effetti diretti, indiretti o collaterali - che si valuta la portata innovativa di un lavoro intellettuale che è anche racconto autobiografico: il tentativo esaltante, ma allo stesso tempo complesso, di ri-nominare un mondo dopo che i presupposti teorici delle passate letture sono venuti meno."" -
Rappresentazioni alle soglie del vuoto. Estetiche della sparizione. Ediz. italiana, inglese e spagnola
Il tema dell'immagine nella cultura occidentale si palesa come centrale sin da epoche remote: il cardine prospettico e l'esigenza del realismo visivo hanno permeato di sé secoli di produzione iconografica, stabilendo un canone cui l'artista - e più in generale colui che rappresenta - si è sentito vicariamente vincolato. Ma l'immagine così costruita riesce ad assumere, nel complesso arco della storia della rappresentazione, un particolare significato ""obliquo"""" allorquando si pone in una condizione liminare, in cui non sempre appare chiaramente il suo significato: scatenando meccanismi associativi, suscitando rimandi all'altro da sé, essa riesce a condurci in prossimità di una soglia oltre la quale compare epifanicamente il """"perturbante"""". Fruizioni stenopeiche, deformazioni improvvise, viraggi cromatici o semplicemente riduzioni """"ad arte"""" di alcuni elementi di riconoscibilità ottica stravolgono la narrazione lineare e continua, associabile criticamente alla prospettiva, introducendo uno iato fruitivo e percettivo che consente di scardinarne il senso. Su questo gap semantico, presente tanto nelle espressioni figurative del passato che in quelle contemporanee, si misurano gli interventi raccolti in questo volume: da osservatori disciplinari diversificati, gli autori offrono spunti di riflessione che spaziano dall'uso della prospettiva nell'opera di Duchamp, alla dimensione immaginativa e percettiva dell'immagine."" -
Gli uffici tecnici delle grandi aziende italiane. Progetti di esportazione di un fare collettivo
Durante il XX secolo all'interno degli uffici tecnici delle grandi aziende italiane disegnatori, capi progetto, direttori dei dipartimenti, tecnici, architetti, ingegneri, geometri hanno esplorato contesti e situazioni molteplici, ibridando i saperi, contribuendo alla trasformazione del territorio, disegnando luci e ombre di un'idea di mondo-azienda. Da allora si è assistito a una generale e progressiva dismissione immateriale di competenze specifiche e, insieme all'attività progettuale di questi laboratori, si è andato perdendo il loro impegno nella diffusione di progetti e idee sul territorio. La vicenda degli uffici tecnici delle aziende italiane è qui ripercorsa con un'attenzione particolare al periodo che va dal 1950 al 1970, quando più intensa è stata l'attività di esportazione di progetti e idee. Attraverso la ricostruzione della vicenda storica, il confronto con i testimoni diretti, la collezione di materiali d'archivio, ma soprattutto grazie a una lettura critica interdisciplinare, vengono restituiti in queste pagine la complessità del fenomeno e gli intrecci, insiti in queste strutture. Il recupero di esperienze provenienti da un passato ciclo produttivo è quindi funzionale al ripensamento di possibili laboratori progettuali contemporanei, al rilancio di un impegno fattivo delle aziende nel territorio e alla riflessione sul ruolo dell'architetto. -
Testimonianze sull'architettura
Con i suoi oltre quarant'anni di ricerca accademica e di esperienza professionale, Gianni Fabbri è testimone autorevole delle vicende che hanno investito la Scuola di Venezia: dalla sua nascita, con il rinnovamento dell'insegnamento promosso da Samonà, all'affermazione tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, fino al suo superamento e progressivo mutarsi in realtà del tutto nuove, provvisorie, esposte a continui cambiamenti. In questa raccolta di saggi viene presentata al lettore una serie di vivaci testimonianze e riflessioni, in parte legate all'attività concreta della professione (ideazione, realizzazione del disegno, allestimento del progetto, costruzione), in parte concernenti gli aspetti immateriali della disciplina, come la storia, la natura, il sacro, l'attualità. E non manca il confronto con i colleghi-maestri (Giuseppe Samonà, Saverio Muratori, Aldo Rossi e Guido Canella tra gli altri) i cui esiti più notevoli vengono qui ripercorsi, interrogandosi sulle continuità e discontinuità tra passato e presente, rileggendo teorie e progetti nel loro generoso tentativo di corrispondere alle esigenze innovative di allora, distinguendo quanto vi era di contingente e quanto appare ancora fertile e necessario. Ne emerge un percorso universitario, professionale, umano, una meditazione sui cambiamenti in atto nell'architettura di oggi e, con le parole dell'autore, ""il tentativo ultimo di comprendere il nuovo, cercando di narrare un'altra storia...""""."" -
Ship & yacht design. Forme e architetture
"Il problema dell'arredamento navale va al di là della semplice questione di comodità, di eleganza, di gusto. Esso è, attraverso l'opera degli artisti e degli esecutori, una viva testimonianza del tenore della civiltà della Nazione che sulla nave esercita l'ospitalità"""". Così scriveva Gio Ponti nel 1931 su """"Domus"""", commentando gli allestimenti di Gustavo Pulitzer Finali per la Victoria, prima nave passeggeri italiana. In quegli anni, e fino al secondo dopoguerra, il mondo dell'architettura, con i suoi più alti esponenti, collaborava attivamente con un'industria navale che accoglieva il codice moderno adattandolo alla consolidata tradizione artigianale italiana. Da le uniche sedi depositarie del sapere tecnico-scientifico del campo sono state le facoltà di ingegneria navale. Il volume, a metà tra saggio e manuale, raccoglie gli interventi teorici di alcuni tra i maggiori esperti italiani nelle materie navali, tutti docenti del Master Iuav, che affrontano molteplici temi d'interesse: dalla rinnovata progettazione navale alla costruzione sostenibile dei mezzi marini, dall'ingegneria costruttiva al disegno degli interni, alla formazione e all'insegnamento dell'architettura navale oggi, soffermandosi anche sui regolamenti dei Registri Navali, sulle marine e i porti commerciali, sull'aggiornamento delle normative in continua evoluzione." -
Saffo. Riscrittura e interpretazioni dal XVI al XX secolo
La letteratura, da sempre, indossa i volti dei suoi personaggi per dare voce alle esigenze morali di un'epoca o alle aspirazioni ideali di autori/autrici; spesso accade anche che un personaggio si presti a dar voce alle problematiche stesse della letteratura. In questa esigenza di personificazione si inscrive la figura di Saffo, la poetessa di Lesbo, che da autrice è presto trasformata in personaggio, eternità letteraria che si riscrive attraverso le epoche. Quando una biografia incerta diviene storia e narrazione, e quando ad essa si interseca il mito di una poetessa che è diventata modello ed emblema della liricità di ispirazione amorosa, ecco che la letteratura se ne impossessa, per specchiarsi e rifrangere le mille sfaccettature del suo personaggio. In una chiave di lettura critica e comparatistica, la fortuna di Saffo è qui ricostruita lungo le rotte che dalle Heroides ovidiane attraversano la sua riscoperta nella trattatistica cinquecentesca, che ne fa icona di poetessa sublime, passando per le traduzioni rimaneggiate e censurate dell'Epistola a Faone ovidiana. Ogni epoca le conferisce una particolare valenza simbolica: Saffo si fa modello di perfezionamento femminile nei discorsi sui diritti della donna nel XVIII secolo, diviene oggetto di biografia letteraria, come per Verri, o di narrazione tragica, come in Sografi. Il suicidio o la sua lirica infuocata divengono il canone di una incessante re-visione del personaggio, fino alle riscritture più libere e ispirate... -
Vita della venerabile Maria Alberghetti, fondatrice delle Dimesse di PAdova
All'indomani della chiusura del Concilio di Trento, un nuovo modello di santità si impone nell'universo cattolico. A incarnarlo in tutte le sue sfaccettature è la fondatrice della Compagnia delle Dimesse di Padova, la veneziana Maria Alberghetti (1578-1664), il cui messaggio mistico conserva ancora intatta tutta la sua forza originaria. La biografia della religiosa qui proposta in un'edizione critica commentata - è stata scritta al tramonto del XVII secolo dal teatino cremonese Paolo Botti. Con uno stile agile e fresco, una sintassi ricca, semplice e scorrevole, libera dall'ampollosità retorica tipica della prosa secentesca, l'opera consegna alla storia il ritratto di una delle personalità più autentiche della Controriforma in terra veneta. Nella sua lunga, serena e operosa esistenza, la Alberghetti seppe conciliare gli impegni quotidiani della vita religiosa con una prolifica attività letteraria. La sua figura spicca in un contesto monastico - quello della Serenissima tra Cinquecento e Seicento - generalmente ricordato per la condotta dissoluta delle monache e per i soprusi subiti da giovani donne, relegate in un ruolo marginale all'interno della famiglia e della società, alle quali veniva imposto il velo con la forza. Le virtù e le doti morali di Maria Alberghetti sono valorizzate dalle pagine di Botti, che, nel tratteggiare il suo ritratto, sa offrire al lettore anche un vivido quadro dell'epoca. -
Angelo Torricelli. Architettura in Capitanata. Opere e progetti. 1977-2012. Ediz. italiana e inglese
"Quello della città - scrive Angelo Torricelli - è un tema decisivo, ma si configura come terreno di confronto credibile e praticabile solo quando si escludano nozioni generiche e, per contro, si entri nel merito di specifiche città, di paesaggi intesi come individui"""". In realtà non avviene di frequente che a un progettista sia concessa l'opportunità di operare, alle diverse scale, su un centro urbano o su un territorio più vasto, con il quale mantenere negli anni un rapporto privilegiato. In questo senso, l'esperienza di Torricelli in Puglia, nella zona della Capitanata, avviata nel 1995 e tuttora in corso, rappresenta il campo ideale per sottoporre alla prova dei fatti lo studio sull'architettura come interpretazione della città, sviluppato nel corso di molti anni con un intreccio produttivo fra teoria e pratica, ricerca e didattica. Qui Torricelli ha potuto operare secondo la convinzione che la ricerca progettuale debba interpretare il tempo e che l'architettura vada pensata in quella sorta di fissità - nel e oltre il tempo - proposta dal paesaggio mediterraneo, a prescindere dagli influssi provenienti da mode e tendenze. Le opere e i progetti qui illustrati, a partire dal concetto di """"appropriatezza"""", interpretano il luogo e lo riscrivono, creando nuove """"concatenazioni tra le cose"""" e instaurando un rapporto privilegiato con il suolo, archeologicamente inteso..." -
Il corpo umano sulla scena del design
Nella società odierna, perennemente connessa, contraddistinta da una fitta rete di relazioni virtuali, in cui le macchine si sostituiscono sempre più all'uomo nello svolgimento di molte attività, emerge un quesito fondamentale: qual è il rapporto intrattenuto dalle nuove tecnologie con il corpo umano? Queste tecnologie prendono forma di oggetti, abiti, protesi, tessuti, superfici, interfacce, in un processo di contiguità e ibridazione con il corpo stesso, incidendo pesantemente sulla definizione dell'identità di ogni singola persona. Maschera, abito, travestimento, chirurgia estetica, pelle artificiale, interfaccia costituiscono molteplici risvolti del medesimo fenomeno, affascinante e spaventoso al tempo stesso: lo sconfinamento dell'identità originaria in un doppio, in un avatar, in un nuovo sé. In questo spazio di riflessione si situa la ricerca qui condotta, in cui i linguaggi di diverse discipline - storia, arte, semiotica, psicologia, teatro, moda, scienza, medicina - concorrono alla definizione di questo complesso rapporto, secondo un approccio storico, analitico e progettuale. In tale contesto il design, che si avvale degli spunti provenienti dagli altri ambiti di studio legati al tema del corpo, può contribuire a migliorare il rapporto tra le tecnologie e gli utenti, realizzando una progettazione calibrata e consapevole. -
Frammenti dell'aldilà. Miniature trecentesche della Divina Commedia
Una veste visiva per un poema nuovo e del tutto privo di una tradizione iconografica precedente: questo l'esito cui giunsero i miniatori dell'Italia del Nord nell'elaborare l'illustrazione miniata della Divina Commedia, trasformando i codici in manufatti di gran pregio e spiccata originalità, qui indagati nella loro componente figurata. La lettura delle immagini si articola in una molteplicità di ambiti: l'analisi dello stile, la riflessione sul rapporto con il testo, l'attenta investigazione delle fonti, lo studio comparato delle soluzioni illustrative proposte e delle varie tipologie di narrazione, al fine di evidenziarne relazioni, analogie, differenze. In bilico tra le suggestioni tardoantiche e le tendenze dell'epoca, l'apparato iconografico si fa esegesi e, in alcuni casi, giunge ad assumere connotazioni filologiche. Attraverso molteplici percorsi di indagine e un approccio diversificato allo studio delle immagini, l'autrice tratteggia un quadro approfondito di come il capolavoro dantesco venne recepito e raffigurato all'epoca della sua prima diffusione.