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Logica (1904-1906)
Nel 1906 Max Scheler si stacca bruscamente dal suo giovanile neokantismo, ritirando dalle stampe il primo dei due volumi che avrebbero dovuto comporre l'ambiziosa opera sulla logica alla quale aveva iniziato a lavorare nel 1904. Tale scritto presenta l'autore nella veste inedita e sorprendente dell'idealista logico, a fronte di una fama legata per lo più alla fenomenologia di orientamento realistico. Segnando l'apice del neokantismo professato agli esordi da Scheler e precedendone insieme l'abbandono, la Logica non solo offre un punto di vista privilegiato per vedere sotto nuova luce la tormentata vicenda intellettuale del filosofo, ma possiede ulteriori e cospicui motivi di interesse: vi si ritrovano, infatti, una critica approfondita della teoria empiriocriticistica della conoscenza, un confronto serrato con lo Husserl autore delle ""Ricerche logiche"""", nonché la discussione delle posizioni assunte da alcuni tra i principali protagonisti del dibattito logico interno all'Ottocento filosofico tedesco: da Herbart e Drobisch a Lotze e Sigwart. Ed è proprio sullo sfondo di tale dibattito - che ha per oggetto la fondazione, la finalità e le possibilità di sviluppo della logica, nonché i rapporti di tale disciplina con le scienze da un lato e l'indagine filosofica sul loro metodo e statuto dall'altro - che occorre proiettare la Logica """"trascendentale e oggettiva"""" predisposta da Scheler in queste pagine (nonché l'inattuale giudizio sulla logica matematica che essa prevede)."" -
Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968
Questo libro è il racconto della XIV edizione della Triennale di Milano e in particolare della Mostra Internazionale del Grande Numero curata da Giancarlo De Carlo, che ne doveva essere il fulcro. Durante l'inaugurazione, il 30 maggio del 1968, essa venne occupata e distrutta dalla contestazione studentesca a due ore dalla sua apertura al pubblico. Episodio straordinariamente attuale della storia dell'arte e dell'architettura italiana e internazionale, della mostra si conoscono le vicende legate alla sua occupazione, ma poco o nulla si sa delle opere, dei padiglioni e degli ambienti commissionati ai protagonisti invitati a parteciparvi. Arata Isozaki, Alison e Peter Smithson, Shadrach Woods, Aldo van Eyck, il gruppo Archigram, Archizoom, Gyorgy Kepes, Hans Hollein, Marco Bellocchio con lo stesso De Carlo, Renzo Piano con il Center for the Studies of Science and Art di Londra sono solo alcuni dei protagonisti di un'esposizione mai vista, che poneva l'accento sull'opera come processo, sull'architettura come ambiente e sul rifiuto dell'oggetto come merce. -
Architettura estrema. Il neobrutalismo alla prova della contemporaneità
Il Neobrutalismo è l'etichetta conferita, un po' frettolosamente, a una certa produzione architettonica degli anni Cinquanta in Inghilterra in cui i coniugi Peter e Alison Smithson hanno fatto la parte del leone. Col passare del tempo però il concetto di Neobrutalismo si è ampliato fino a includere alcuni autori spesso poco considerati, però non trascurabili, e da rileggere secondo nuove prospettive storico-critiche, dagli italiani Vittoriano Vigano e Lina Bo Bardi al brasiliano Paulo Mendes da Rocha e ai cileni Bresciani, Valdes, Huidobro e Castillo. Come spiega Anna Rita Emili, appare sempre più chiaro che il Neobrutalismo è stato piuttosto un movimento interdisciplinare così ramificato da avere delle implicazioni forti anche nell'architettura contemporanea dove termini come etica, identità, diversità, pensiero critico, diventano, ancora una volta, fattori essenziali in una realtà attuale fortemente caratterizzata da omologazione e globalizzazione. -
Vedute Rivista d'indagini e riflessioni sull'architettura e sulla città contemporanea (2011). Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Michele De Lucchi.
Uno dei tratti caratteristici della personalità di Michele De Lucchi è quello di affrontare, con eguale tensione creativa e spirito analitico, il progetto nelle sue multiformi connotazioni e nelle differenti scale. Egli, infatti, si occupa di disegno industriale, di progettazione architettonica, di grafica, di packaging, di fotografia, è docente universitario e, fin dalla giovane età, ha sempre amato dipingere. Il rapporto con l'industria è per De Lucchi il concreto e ideale referente, il legante risolutivo da cui trarre unità e controllo del processo progettuale, che si incanala in svariate direzioni: dagli oggetti di design ai lavori museali - la Triennale, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, gli allestimenti delle mostre alle Scuderie del Quirinale e l'organizzazione espositiva del Neues Museum di Berlino -, dagli spazi d'intrattenimento culturale ai progetti residenziali, ai progetti legati al tema del vivere e del sociale. Questo primo numero di ""Vedute"""" è dedicato all'opera più recente di De Lucchi. Vengono qui presentati i disegni, gli schizzi che l'autore ama eseguire per fissare l'idea iniziale, la suggestione progettuale che avrà in seguito il suo definitivo sviluppo nell'opera compiuta, accompagnati da riflessioni critiche che puntano a mettere in luce le ragioni e le modalità attraverso cui ogni singolo lavoro prende forma."" -
Conversazioni del vento volatore
"Conversazioni del vento volatore"""" raccoglie vari scritti di Celati sulla letteratura, sul vivere, su come gli è andata la vita, sul prendere appunti, sul fare documentari, sulla fantasia, sullo scrivere novelle e sul riscriverle eccetera. Nati da interviste o colloqui, di cui mantengono la freschezza e la vivacità della voce che parla e racconta, dicono cose che raramente si sentono. Mai banali, sempre leggermente controcorrente, in polemica col mondo d'oggi, col quale Celati fa fatica a convivere e nel quale non si ritrova. Forse questo mondo andrebbe spazzato da un gran vento che lo pulisca dai furbi: andrebbe «defurbizzato», come diceva Cesare Zavattini." -
Storia del ritratto in cera
Materiale viscoso e malleabile per eccellenza, la cera si è sempre rivelata adatta all'arte del ritratto, consentendo di restituire i dettagli più delicati e il colorito naturale del modello. Ma sono proprio queste sue qualità a costituirne al contempo il lato oscuro, dando corpo all'incubo di una perfetta metamorfosi. La statua di cera non allude alla realtà, bensì la replica. E lo fa così bene che il problema - come notava Freud - non è soltanto lo scambio tra immagine e realtà, ma anche la possibile animazione dell'immagine stessa. Si insinua il dubbio che l'oggetto sia animato, e che l'immagine non sia soltanto immagine, cosa, ma che con essa in qualche modo ne vada della vita stessa del modello, dell'originale, della realtà. Per questo suo carattere di inquietante supplenza, la storiografia ufficiale dell'arte ha sempre guardato con sospetto alla figura di cera, tenendola accuratamente a debita distanza. Fa coraggiosa eccezione questo volume, che ai primi del Novecento, raccogliendo uno spunto di Aby Warburg, costringe la storia dell'arte a occuparsi di questa perturbante classe di oggetti e a orientarsi verso una più ampia e problematica storia dell'immagine. Con un saggio introduttivo di Georges Didi-Huberman. -
Obiezioni contro la teoria medica di Georg Ernst Stahl. Sui concetti di anima, vita, organismo. Testo latino a fronte
Questo libro è la storia di una durissima polemica, divampata tra due spiriti molto diversi: il titolare della cattedra di medicina presso l'Università di Halle, Georg Ernst Stahl (1659-1734), e il genio universale Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716). Quando, nel 1708, Stahl pubblicò la sua Theoria medica vera, il titolo altisonante dell'opera attrasse l'attenzione di Leibniz, il quale fece presto pervenire al grande medico le proprie obiezioni critiche, con le quali intendeva colpire una tradizione scientifica rispettabile ma ormai fuorviante, ed irridere il concetto di ""casualità"""" avanzato dall'autore. Stahl, piccato dall'asprezza delle note del filosofo, decise di rispondere per le rime all'arrogante interlocutore, confutandone punto per punto le accuse. Leggendo la replica di Stahl, Leibniz fu piuttosto irritato dalla sua gretta limitatezza, e stabilì dunque di chiudere la polemica abbandonando il fioretto delle osservazioni metodologiche per impugnare la sciabola della discussione filosofica frontale, scrivendo pagine di grande intensità teoretica. Perché non si trattò (o non solo) di una celebre polemica erudita, bensì di uno scontro che aveva come posta in gioco, oltre all'esito della diatriba fra """"vitalismo"""" (Stahl) e """"meccanicismo"""" (Leibniz), la definizione stessa del """"vivente""""."" -
Dire, fare, pensare il presente
Il Laboratorio Verlan nasce nel 2009 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre, a partire dalla volontà e dal desiderio di alcune studentesse e di alcuni studenti di mettere in circolo le proprie conoscenze. Il tentativo è stato quello di costruire il sapere tramite un meccanismo di partecipazione e arricchirlo attraverso pratiche del discorso agite orizzontalmente, con una forte discontinuità rispetto a ciò che solitamente accade dentro le aule universitarie, in cui gli studenti ricevono passivamente delle nozioni che sono tenuti a incamerare, mortificando così la possibilità di un processo formativo partecipato e autogestito. Per praticare questo desiderio abbiamo costruito un ciclo di seminari intorno a quattro macroaree: Lavoro (dove abbiamo approfondito i processi di trasformazione della produzione in un'epoca post-fordista: femminilizzazione del lavoro, biocapitalismo, crisi economica); Comune (in particolare i beni comuni, materiali e immateriali); Linguaggio (nel suo inscindibile legame con la prassi politica); Corpo e potere (attraverso un'analisi contemporanea dei vari problemi della soggettività, in particolare del post-Edipo). In questo volume vengono pubblicati i testi del convegno, modellati a partire dalle nostre richieste e riflessioni, anch'esse rese pubbliche, a testimonianza del nostro lavoro e dell'aderenza dei vari interventi alle domande sorte all'interno dei diversi momenti di interscambio [dall'Introduzione). -
Hai un cane? È lui che ti ha scelto(a)
"So che ci sono molti libri sull'addestramento dei cani, sui loro rapporti con i padroni e sul modo in cui dovremmo comportarci con loro. Ma so, per esperienza personale, quant'è difficile addestrare il proprio padrone. Ho quindi pensato che un manuale di buone maniere dedicato ai nostri padroni fosse davvero utile"""". Questo libro ha la forma di un fumetto scritto e disegnato da un cane e dal suo padrone. È un manuale di educazione per tutti coloro che vivono con animali domestici o con altri esseri viventi. Spiega, con semplicità e humour, """"come vivere con gli altri senza essere né padroni né schiavi""""." -
Il reale insensato. Introduzione al pensiero di Jacques-Alain Miller
Questo libro riprende il nucleo del pensiero di Jacques-Alain Miller. Si tratta di un pensiero che parte dalla filosofia per sfociare nell'elaborazione di una nuova clinica e in nuovi concetti psicoanalitici. Esso fa passare la psicoanalisi dal registro del senso all'ordine insensato e senza legge del reale, prendendo dunque sul serio il cambiamento di paradigma proposto da Lacan nel suo ultimissimo insegnamento. È sostenibile la ""rotta verso il reale"""" propostaci da Jacques-Alain Miller? Quali allora le implicazioni per la clinica psicoanalitica? Come comprendere che si tratta di abbandonare le rive della significazione? E, soprattutto, quale politica possiamo trarre da una pratica rinnovata della psicoanalisi? È proprio a queste domande che, questo testo, il primo dedicato integralmente ai lavori di Jacques-Alain Miller, cerca di rispondere. Il lettore vi scoprirà un pensiero cangiante e desideroso di affrontare le impasse crescenti della civiltà, assieme a qualche messa a punto sulle polemiche che riguardano o hanno riguardato Miller; ma anche, come in filigrana, un'elucidazione di alcuni punti oscuri del pensiero di Jacques Lacan. Presentazione di Antonio Di Ciaccia."" -
Scuola del mondo. Nove saggi sul romanzo del XX secolo
Se la storia e la teoria della letteratura diventano sempre più nemiche dell'arte del romanzo, solo i romanzieri possono dire qualcosa di interessante sulla loro arte. Da questa realtà trae spunto l'idea di raccogliere nove saggi letterari scritti a diverse latitudini. La storia del romanzo è sovranazionale e così dovrebbe esserlo la critica letteraria. Dalla Francia di Taillandier e Scarpetta alla Spagna di Goytisolo, dall'America Latina di Fuentes all'Italia di Affinati e Moresco, dalla Grecia di Proguidis al mondo anglossassone di James Wood e al Canada anglofrancofono di Francois Ricard, i diversi saggi riflettono ciascuno su un'opera di un grande romanziere del xx secolo, da Kafka a Musil, da Hemingway a Svevo, da Faulkner a Kundera. Baudelaire, all'inizio della nostra modernità, ha affermato che ""quanto più la critica è personale tanto più è universale"""". C'è da aggiungere altro? Forse questo: la sopravvivenza delle opere d'arte dipende dalla nostra capacità di non spezzare il legame famigliare, perfino organico, che ci lega a loro. Se rinunciamo a pensare in modo libero il senso, la qualità e la novità formale delle opere, di quelle presenti come di quelle passate, esse precipiteranno ben presto al rango di décor, di ornamento, destinato a documentare un'epoca storica, ma non a rivelarla."" -
Annali della Fondazione Europea del Disegno (Fondation Adami) (2010). Vol. 6: La questione dello stile.
Questo volume degli Annali presenta gli scritti di filosofi, scrittori e poeti che si sono incontrati su ""La questione dello stile"""". I saggi riuniti in queste pagine compongono una rassegna di domande e risposte sulla natura elusiva dello stile nei suoi rapporti con il disegno, sia esso disegno della mano, disegno del pensiero o disegno della poesia. Protagonista degli Annali, il disegno pone i suoi enigmi già nella prima sezione del volume (""""Le voci del disegno""""), dove il saggio di Bernardi Roig dialoga con la prosa poetica di Flavio Ermini, ricercando nell'ombra, nell'assenza, nell'altrove, la possibile origine della linea e del verso poetico, mentre """"La biblioteca del disegno"""" continua la sua collezione di """"casi"""", recuperati dalla storia dell'arte, con uno studio di Valentina Locatelli dedicato ai disegni, finora inediti, di Giovanni Morelli, e un saggio della storica dell'arte Claudia-Alexandra Schwaighofer sulle stampe facsimile delle opere dei maestri italiani nelle collezioni europee fra Settecento e Ottocento, quando la riproducibilità tecnica dell'opera d'arte ancora non ne cancellava l'aura."" -
Abitare la densità. La città delle cooperative di abitanti
Il concorso che ha generato i progetti selezionati in questo volume è senza dubbio uno dei più ambiziosi allestiti in Italia negli ultimi anni. Gli organizzatori infatti non hanno voluto soltanto realizzare un buon complesso edilizio, secondo criteri finalmente limpidi, ma hanno voluto sfatare quella lunga litania di luoghi comuni, tutta italiana, secondo la quale non si organizzano concorsi - secondo criteri razionali -, non ci sono opportunità per i giovani, e poi è inutile partecipare perché comunque non vengono realizzati. Non basta: come spiega il curatore, questo concorso da un lato vuole porre un tema squisitamente architettonico, spesso ambiguo e imprecisato, come quello della densità; dall'altro inscrive le modalità di organizzazione del concorso nell'alveo di una visione complessiva - e alternativa - della città: ""Una città dalla natura cooperativa, che si alimenta del concorde sforzo dei suoi elementi singolari; elementi che, perseguendo i propri obiettivi all'interno di un codice comune, giovano al tutto e si giovano del tutto""""."" -
Tuareg
Cosa ne è oggi dei Tuareg? degli spiriti che abitavano attorno a loro nel deserto? della vita nomade attraverso l'immenso Sahara, come è raccontata già nella letteratura araba? Oggi i Tuareg, per via delle siccità, delle carestie e delle guerre locali, si sono trasferiti dagli attendamenti nel deserto alle periferie delle grandi città, dove provano bene o male a trasformarsi in sedentari. Ma il legame col loro passato riemerge spesso ancora integro, in tanti aspetti della vita quotidiana, ad esempio nel modo di occupare le abitazioni in muratura, come gente che se pur ferma sembra sia ancora nell'agitazione del viaggio; poi nel cibo, nell'abbigliamento, e nel rapporto con gli esseri soprannaturali, gli spiriti del deserto, che li hanno seguiti, e continuano a curarli, ad apparire loro, a tenerli d'occhio. Il libro è frutto di una appassionata, accurata e complessa ricerca svolta dall'autrice che ha vissuto per alcuni anni presso una grande famiglia dei Kel Antsar del Mali. Vi si raccontano i profondi mutamenti in corso, il momento in cui una straordinaria e antica cultura si sta perdendo, ma anche come con la musica i Tuareg riescano a far sopravvivere la loro identità. -
Genealogie. Saggi e interpreti del Novecento
Debenedetti, Contini, Fortini, Garboli; e ancora Paci, Enzensberger, Steiner, Berardinelli. Questo libro propone un viaggio attraverso la cultura letteraria contemporanea sotto la guida di alcuni tra i critici più prestigiosi degli ultimi decenni. A fungere da bussola è un'idea dell'interpretazione dei testi rigorosa ma non specialistica. Indipendentemente dalla varietà dei metodi e delle prospettive, i critici che lasciano il segno più profondo sono infatti sempre quelli capaci di trasformare l'analisi di romanzi o poesie in una forma di radicale interrogazione del presente: un'indagine sull'uomo, sul ruolo della cultura, sullo stato della società, che va al di là dei confini della letteratura. Il procedimento a cui ricorre il volume è il parallelo: due o più autori messi a confronto, per analogia o per contrasto. Ciò che ne emerge è una trama di filiazioni, derivazioni, discendenze o ""genealogie"""". Perché l'operato dei critici assomiglia a quello degli scrittori. Soltanto un coinvolgimento personale consente di attingere a risultati validi su un piano generale: il corpo a corpo degli scrittori con i propri fantasmi equivale al corpo a corpo degli interpreti con i testi."" -
Le comunità dell'energia
Gli studi progettuali e le realizzazioni di Livio de Santoli sono noti: ""l'impianto fotovoltaico più famoso del mondo"""", ovvero la copertura dell'Aula Nervi in Vaticano che ha proiettato l'austera Chiesa cattolica nel modernissimo mondo delle energie rinnovabili; il modello energetico di Roma Capitale; la rete energetica della Città universitaria della Sapienza ecc. Quello che si presenta è il suo manifesto. Qui si auspica una decentralizzazione dei poteri in materia energetica. Vengono proposti piani realizzabili, finanziabili ed efficienti dal punto di vista del risparmio e del ritorno d'investimento. Si prospetta il ruolo delle città nel nostro futuro energetico, nell'orizzonte di una riqualificazione urbana che sia rispettosa delle preesistenze culturali e ambientali. Le proposte dell'autore, però, dietro gli aspetti tecnici, non nascondono i risvolti politici e sociali: il web dell'energia, ovvero la creazione di una rete di nodi mediante la quale organizzare territorialmente la produzione, la distribuzione e il consumo di elettricità e calore, è infatti una riforma radicale, destinata a rovesciare l'attuale modello centralistico-gerarchico in nome di una democratizzazione comunitaria e di un'ampia federalizzazione delle risorse. L'obiettivo è quello di sollecitare la responsabilità civile su questi temi e di sviluppare una diffusa consapevolezza scientifica circa le conseguenze delle scelte. Introduzione di Jeremy Rifkin."" -
Figure e forme della memoria culturale
Una capacità fondamentale che distingue l'uomo dagli altri esseri viventi: quella di acquisire, elaborare e conservare informazioni interagendo con l'ambiente, di trasformarle in conoscenze e ricordi condivisi. All'origine dell'umanità sta questa memoria produttrice di sapere, che va ad aggiungersi alla memoria animale o biologica. Se quest'ultima è fatta di programmi registrati nel codice genetico e si rivela nella forma di disposizioni o istinti, la memoria culturale è un insieme di istruzioni per trattenere esperienze e produrne di nuove, è un sapere impresso e attivo nei corpi, nelle pratiche, nella cultura materiale, nelle tecniche, nelle rappresentazioni. Oltre a riguardare il modo in cui questo sapere viene elaborato, prodotto e trasmesso, lo studio della memoria culturale indaga la produzione di ricordi collettivi, la quale ha sì a che fare con la conoscenza del passato, ma interessa essenzialmente il presente, la costruzione e la trasformazione delle identità collettive e individuali. Il volume presenta diversi casi di studio che gettano luce su dinamiche e aspetti cruciali del ricordare, affrontando questioni specifiche ed esemplari come il rapporto intimo che esso intrattiene con l'immaginazione o con l'oblio, e analizzandone figure e modalità particolari: dalla festa al racconto orale, dalla memoria discorsiva a quella privata, alla memoria dei luoghi e dei nomi. -
E la carne si fece verbo. Il discorso sul libertinaggio politico nell'Italia del nouveau régime
A partire dalla primavera del 2009, le condotte sessuali degli uomini di governo sono diventate oggetto di interrogazione morale e politica. Il discorso politico e quello mediatico sono stati catalizzati soprattutto da alcuni episodi di cronaca dai quali è emerso un rapporto sistemico fra uomini, in posizioni di direzione, e forme della prostituzione. Raramente, ormai, degli avvenimenti hanno una eco così vasta e persistente. Questa ricerca si è proposta una prima ricostruzione di tale discorso, interrogandosi su alcuni nodi di problematizzazione che ne sono emersi: il rapporto verità/politica, il limen pubblico/privato, la definizione sociale di scandalo, le strutture sessuate del dominio. In fin dei conti, tutti temi più prossimi al discorso democratico della modernità che al registro del gossip, nel cui segno spesso li si è voluti narrare. -
Humanitas. Attualità di Matteo Ricci. Testi, fortuna, interpretazioni
Humanitas è il termine simbolo dello straordinario incontro tra civiltà europea e cinese avvenuto ad opera di Matteo Ricci tra il 1582 e il 1610. Il gesuita maceratese comprese subito che la humanitas rinascimentale e classica degli europei corrispondeva alla perfezione umana e sociale (ren) della tradizione confuciana, e lavorò in modo instancabile al servizio di una sola e universale umanità. In questo volume sono raccolti diciotto interventi inediti e innovativi volti a restituire in modo esauriente la fisionomia dell'eredità ricciana. Cinque saggi illustrano temi relativi alla struttura e alla fruizione delle opere del gesuita: dalla storia del Grand Ricci, il maggiore strumento ora esistente per la traduzione del cinese classico, al Dizionario portoghese-cinese di Ricci e Ruggeri, ai progressi nell'interpretazione della scrittura cinese durante la missione di Ricci fino a una prima e nuova lettura linguistico-stilistica delle opere italiane. Cinque studi sono dedicati alla ""Questione dei riti cinesi"""": una nuova interpretazione degli inizi della controversia, un'ampia ricognizione delle figure rilevanti di Giovanni Laureati e Teodorico Pedrini, una ricostruzione degli scritti e dei giudizi di Leibniz sulla disputa che stava di nuovo separando Roma e Pechino e, infine, un'interpretazione della instructio con la quale Pio XII pose fine nel 1939 all'annosa questione. I saggi rimanenti affrontano il tema dell'attualità di Ricci."" -
Dove va la cultura europea? Relazione sulle cose di Ginevra
"È ingenuità riunire un congresso sullo """"spirito europeo"""" per poi consigliargli di espungere la politica dalla propria competenza. A meno che la cultura non pretenda di giungere al suo estremo della presa di coscienza per isolarsi e trovare nella propria giustificazione un alibi e un pretesto all'inazione. In senso peggiorativo, potrebbe ben darsi che questa fosse una definizione dell'Europa; e non è da escludere che essa sia questo scadimento (che è morale) d'una cultura a metodo scolastico. Se la reazione consiste nel frenare arbitrariamente lo sviluppo d'un processo dialettico, nel rifiutarsi alle deduzioni necessarie, sarà lecito senza peccato di demagogico vocabolario chiamare reazionaria una cultura che, giunta alla sua presa di coscienza, si rifiuti di convertirsi in azione"""". Queste parole si leggono nel reportage che il giovane Contini, """"inviato"""" a Ginevra, scrive nel 1946 per la """"Fiera letteraria"""". In esso sfilano e si confrontano alcuni protagonisti della cultura europea. L'occasione è la prima di quelle Rencontres internationales de Genève che da allora, con cadenza biennale, hanno discusso temi cruciali della nostra epoca. Con un saggio di Daniele Giglioli."