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Pezzi in prosa
I ""Prosastticke"""" di Walser furono pubblicati dall'editore Rascher di Zurigo nel 1916. Si tratta di diciotto prosette che l'autore scrisse appositamente per questa raccolta; quadri d'ambiente, brani """"umoristici"""", aneddotica a sfondo moraleggiante, parabole fiabesche, ricordi e fantasie, di cui Walser scriveva all'editore: """"posso dire con ferma coscienza che le ritengo buone e per questo le offro a Lei con piena fiducia. Ogni singolo pezzo è stato scritto con grande zelo e con la più scrupolosa oculatezza, mi sono dato grande fatica per poterLe presentare un lavoro ben fatto. I testi sono di natura a volte più seria, a volte più svagata, ma tutti - come sono convinto di una levatura qualitativa indiscutibile""""."" -
La politica e l'immagine. Saggio su Ernst Bloch
Questo lavoro affronta la dimensione politica del pensiero di Ernst Bloch a partire dalla nozione di immagine, che, nella prospettiva dell'autore di ""Spirito dell'utopia"""", assume una funzione centrale e tutta particolare: essa indica la figurazione di esperienze storiche determinate le cui possibilità non realizzate permangono in divenire come latenza, nonostante esse siano state bloccate nel momento della loro manifestazione. L'immagine, cioè, costruzione storiografica consapevole del proprio carattere indicativo ma non risolutivo per la prassi, occupa l'angusto luogo della mediazione tra pensiero e politica. L'ambizione è di rigenerare in Bloch, il filosofo della speranza, l'intero potenziale di ciò che sottende lo spirito dell'utopia: la """"forza di un io e di un noi"""", la possibilità di una soggettività umana organizzata in grado di orientare, mobilitare e radicare in forma di comunità le """"tendenze verso una vita migliore""""."" -
In quel punto entra il vento. La poesia di Remo Pagnanelli nell'ascolto di oggi
I saggi qui raccolti in volume non vogliono essere unicamente la testimonianza di uno scrittore scomparso venti anni or sono. La lettura di Remo Pagnanelli, del suo lavoro di poeta e di critico, orienta il lettore complice verso una perlustrazione più ricca e completa relativamente all'attività letteraria della fine del Novecento. Ne deriva una foto piuttosto verosimile circa alcuni passaggi dello stesso ""fare poetico"""", qui inteso come legame profondo tra istanza etica e risultato stilistico. Un dibattito anche utile per chi, ancora, domanda alla poesia qualcosa che non sia solo la pura ed effimera sperimentazione, un astratto esercizio, una inconscia consolazione."" -
Il limbo delle fantasticazioni
Com'è che uno si mette a dipingere o a scrivere? cosa spera da questo l'umanità? E l'arte? questa parola così pomposa che promette un pezzo di eternità; forse dovrebbe essere piuttosto un'umile cosa, una forma tra le tante di maniacalità. Forse. Questo libro tratta di tali questioni: di come possa essere un guaio far carriera nell'arte, e di come al contrario sia benefica la libera attività di fantasticazione; di come un buon romanzo cresca come cresce il pattume; se gli angeli potrebbero essere dei romanzieri (ma sembra di no), e da dove prendono i critici la loro autorità (non si sa); del perché l'incendio sia il destino degli zombi e dei libri; dell'uso dei numeri in letteratura; e poi il comico, che cosa sia, detto qui per la prima volta comicamente, come tutto il libro d'altronde, che sarebbe un serio trattato di filosofia se non fosse un trattato comico, e un modo inusuale di narrativa. -
Architetture in forma di parole
I ventinove saggi di Costantino Dardi che compongono questo volume rappresentano alcuni dei più significativi contributi prodotti negli ultimi suoi quindici anni di vita, l'età della piena maturità, dopo il suo definitivo trasferimento a Roma. Dardi stesso aveva pensato di raccoglierli in forma unitaria e questa pubblicazione postuma ci consente di apprezzare meglio la cogente attualità dei temi trattati e il valore non effimero delle riflessioni dell'architetto friulano. Si ha così occasione di seguire un percorso, per molti aspetti ancora troppo poco noto, che va dai problemi sollevati dalla costruzione di New Town a quelli dell'allestimento museale, dal riuso dei grandi ""contenitori storici"""" fino alle considerazioni che circoscrivono - come testimonia qui in un toccante testo il suo """"compagno segreto"""" Aldo Rossi quel """"nuovo, più complesso e ambiguo sentimento del luogo"""" che insidia e attraversa il lavoro degli architetti. Non mancano, fra l'altro, alcuni sconfinamenti verso il cinema, la pittura, l'archeologia, oltre a mirabili ritratti di maestri dell'architettura contemporanea."" -
Conferenze di estetica lacaniana e lezioni romane
Se c'è un'etica della psicoanalisi, come viene affermato in una di queste conferenze, non c'è estetica della psicoanalisi. Si rimarrà allora sorpresi che il titolo supponga che ci sia almeno un'estetica lacaniana. Ma il titolo può non implicare neppure questo, ma soltanto che possa esserci dell'estetica lacaniana. Vale a dire che a partire da Lacan possiamo orientarci in più modi: nelle questioni dell'arte, nell'arte di analizzare, nell'antifilosofia - come un'arte della disinvoltura nei confronti delle dottrine, prendendo qua o là una qualche trovata filosofica - e nella catarsi infine, cioè l'arte di gestire gli affetti, i propri e quelli degli altri. -
Quarantasette poesie facili e una difficile
Poco, mi serve.rnUna crosta di pane,rnun ditale di latte,rne questo cielorne queste nuvole.rn""Sklovskij diceva che era un campione, Jakobson diceva il più grande poeta del Novecento, Tynjanov diceva una direzione, Markov diceva il Lenin del futurismo russo, Ripellino diceva il poeta del futuro, e avevan ragione, secondo me, tutti, però avevano torto, anche, secondo me, e avevano torto perché, secondo me, Chlebnikov è molto di più."""" (P. N.)"" -
Quaderni del dipartimento di studi urbani. Vol. 1: Città del mondo.
In genere dimentichiamo, o ne abbiamo una consapevolezza troppo limitata, che l'Europa è sempre meno il luogo paradigmatico dell'urbanizzazione contemporanea, mentre è altrove che la crescita e le mutazioni urbane si fanno più interessanti. È per questo motivo che l'attenzione degli studi qui contenuti è tutta rivolta alla città extra-europea, dalle ideologie urbane che la animano agli strumenti d'intervento sperimentali e no, di cui vengono messi in luce aspetti spesso poco noti e contraddittori. L'analisi investe dunque le aree metropolitane più rappresentative dei principali fenomeni in atto: dalla ""sovra-urbanizzazione"""" dell'America Latina (Montevideo, Buenos Aires), ai modelli suburbani del Nord America (Baltimora, Brooklyn), fino all'""""esplosione"""" delle città asiatiche (Hong Kong)."" -
Dieci capitoli di un uomo strano. Testo cinese a fronte
"Dieci capitoli di un uomo strano"""" (Pechino 1608) fu l'opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a """"Il vero significato del Signore del cielo"""" (Pechino 1603), un documento prezioso per l'analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese. In vari luoghi Ricci presenta questa opera di """"etica naturale"""" con il titolo di """"Paradossi""""; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, la morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza, che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell'integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta in un grandioso apparato di centinaia di criptocitazioni, costretti nelle tesi della dottrina cristiana che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo probabilmente che nel titolo originale cinese la paradossalità, la """"stranezza"""" - che è anche straordinarietà - non è più attribuita alle tesi, ma all'uomo che le espone." -
Il complex istituzionale. Il doppio legame all'origine della conoscenza
Il complex istituzionale riguarda il conflitto fra le polarità del sé, alcune considerate accettabili dagli altri, altre invece considerate oscure e quindi rimosse dall'orizzonte della nostra consapevolezza. Tale conflitto si riflette poi sulle relazioni umane che le persone intrecciano nei diversi contesti della loro esistenza. In questo libro gli autori esplorano il sé istituzionale, l'ultimo degli stadi evolutivi del sé, in cui tali conflitti si propongono in tutta la loro potenzialità ad un tempo distruttiva e creativa. La possibilità di trasformazione del sé istituzionale passa attraverso l'esercizio della leadership che, nella tesi proposta in questo libro, si esprime nella transazione fiducia-affidabilità, in quanto disponibilità a lasciarsi sovvertire dall'altro nelle proprie identificazioni. -
Avventure dello stampatore Zollinger
«Pronto. Mi chiamo August»: poteva essere questo l’inizio di una storia d’amore?rnIl giovane August Zollinger, in cerca del suo destino, abbandona il paese natale e per sette lunghissimi anni prova tanti mestieri. Fa il casellante della ferrovia su una linea sperduta, e qui si innamora della voce dell'impiegata che ogni mattina al telefono per avvisarlo dell'unico treno gli dice ""pronto?"""", e lui risponde """"son pronto""""; sulle variazioni minime di quel pronto... son pronto, si svolge tutta una storia d'amore appassionata ed evanescente. Poi fa il soldato, diserta, e nella solitudine dei boschi si conforta della compagnia dei grandi alberi quieti, fino al miracolo, alla rivelazione. Scoprirà alla fine la dignità dei mestieri umili: come timbrare coscienziosamente le carte in un ufficio comunale; poi fare coscienziosamente il calzolaio; e infine lo stampatore, come aveva sognato fin da bambino, perché era questo si vede il suo destino. Una storia delicata, una piccola parabola filosofica, di un autore sconosciuto in Italia."" -
Il nipote di Rameau
Questo personaggio mezzo matto di Rameau è un musicista fallito, nipote del grande musicista Philippe Rameau; ed è fallito un po' in tutto, col problema ogni giorno di trovare un invito a pranzo, se no non si mangia. Aspirerebbe a fare il buffone di corte, se questo ruolo ancora esistesse; ma anche in qui è un fallimento, e fa solo il cortigiano minore tra gli altri cortigiani che mangiano alla tavola delle ricche famiglie di una Parigi settecentesca, piccola e pettegola. L'incontro tra Rameau e Diderot è immaginato nel 1761, in un caffè di giocatori di scacchi; dove si sviluppa un dialogo in cui Rameau espone la sua filosofia universale, che tutto alla fine nel mondo si riduce a sterco, trovar da mangiare e andare di corpo, su questo piano l'umanità è tutta uguale, e anche le grandi imprese, gli eroismi, le grandi opere sono modi di risolvere lo stesso problema dell'andare (possibilmente ogni giorno) di corpo. -
Creatività
Fare o dire qualcosa di nuovo, di imprevisto, di sorprendente: in che cosa consiste questa capacità tipicamente umana? Come spiegare la trasformazione radicale delle nostre forme di vita e dei nostri modelli teorici? C'è qualcosa che unisce l'invenzione di un utensile da parte del cacciatore preistorico ai dipinti di Michelangelo nella Cappella Sistina? Sono queste alcune delle domande alle quali tenta di rispondere Emilio Garroni, uno dei pochi filosofi originali del Novecento italiano, in questo saggio. Per chiarire in che modo riusciamo a variare la nostra prassi e i nostri discorsi, Garroni mobilita molte discipline diverse: la biologia, la teoria dell'evoluzione, la linguistica e, naturalmente, l'estetica. L'autore traccia un'agile storia del concetto di creatività, da Platone a Chomsky, ma propone, al tempo stesso, un'ipotesi teorica rigorosa e acuminata. A suo giudizio, lungi dall'essere un lusso, il comportamento creativo svolge una funzione essenziale nel modo in cui la nostra specie si adatta all'ambiente. L'arte non è altro, quindi, che l'espressione specializzata di un'attitudine comune a ogni essere umano, senza la quale non sapremmo orientarci nel mondo. -
Leonardo Ricci e l'idea di spazio comunitario
Leonardo Ricci non è stato tanto un esponente della ""scuola toscana"""" di architettura - il migliore della sua generazione, secondo Bruno Zevi. È stato anzitutto un grande irregolare della cultura italiana del secondo '900. Formatosi durante la II guerra mondiale all'interno di una cultura minoritaria e per molti versi radicale come quella valdese (che a Firenze contava personalità come Franco Fortini o Giovanni Klaus Koenig), nel dopoguerra sarà l'animatore di alcune esperienze sociali uniche come la comunità di Agàpe costruita facendo spaccare e trasportare le pietre a giovani ex partigiani e fascisti perché anche loro imparassero a ricostruirsi insieme; o quella di Riesi, in cui la forma costruita - pur notevolissima - è del tutto secondaria rispetto alla forma sociale di queste due piccole utopie realizzate analoghe solo ai kibbutz, ma poste agli estremi confini italiani (il Piemonte e la Sicilia occidentali). Ed è questa la chiave di lettura del saggio controcorrente con il quale Michele Costanzo riporta con forza l'idea di spazio comunitario all'attenzione di una cultura architettonica italiana smarrita di fronte alle trasformazioni conformiste del mondo globalizzato."" -
La periferia interiore. Visioni e racconti del territorio nord della città di Mantova
Se la parola ""periferia"""" e il suo significato sembrano oggi obsoleti, questo libro intende mostrare la necessità di riportare l'attenzione su ciò che resta della periferia industriale costruita negli anni 60 e 70 e sulla sua rilevanza nel continuare a dare forma alla città, in particolar modo a una piccola città italiana. Il libro prende in considerazione il caso esemplare della Circoscrizione nord di Mantova caratterizzata, secondo Aldo Rossi, da una peculiare """"condizione liminare"""" e qui assunta come una periferia interiore in senso lato. Il libro si compone di alcune sequenze di fotografi e una serie di testi che riflettono sul ruolo e la trasformazione della periferia della città contemporanea e sulla possibilità di raccontarla e rappresentarla. Le varie voci e i diversi modi di guardare il territorio che le fotografi e i testi assumono cercano un dialogo fra il sapere del fotografo e quello dell'urbanista."" -
Confini del racconto
Se il racconto è un genere letterario autonomo, la cui ricchezza è tale che nessun tentativo di classificarlo risulta mai completamente convincente, schemi narrativi o para-narrativi emergono negli ambiti più diversi dell'esperienza umana, nella vita quotidiana come nell'immaginario collettivo, nella pittura, nel cinema e nella musica, ma anche nella religione, nella filosofia o nella storiografia. Modalità dell'evento, della sua presenza o della sua assenza e soprattutto della sua possibile o impossibile appropriazione da parte di un soggetto, il racconto ha confini incerti e permeabili: sia all'interno - la distinzione fra i generi letterari - che all'esterno - il discorso dei vari saperi che respingono e tuttavia non riescono a eludere la narrazione. I saggi raccolti in questo volume esplorano questi confini misurando la tensione tra verità e finzione, filosofia e mito, storie e silenzi, trasformazioni, sopravvivenza e declino di quella che Benjamin chiamava la ""capacità di scambiare esperienze""""."" -
La verità in architettura. Il pensiero di un'altra modernità
In questo libro va in scena un confronto con molte delle questioni più annose con cui si è misurata l'architettura negli ultimi decenni. Si può ad esempio intravedere come la nuova sindrome ambientale e le perduranti manifestazioni della società dello spettacolo scalzino man mano il peso preponderante della teoria, determinando una problematica discussione etica ed estetica sull'architettura che investe sia le figure di alcuni venerati maestri, sia alcuni temi chiave della cultura architettonica contemporanea: i musei, il paesaggio, le infrastrutture. Ma l'autore non ambisce a proporsi come una voce del dibattito fra le altre. ""Gli scritti presenti in questo volume sono dei percorsi, linee immaginarie che attraversano il nuovo continente architettonico e ciascuno sarebbe la rappresentazione delle caratteristiche di una di queste vie e delle scoperte fatte durante il viaggio. I saggi dunque non trattano di una verità come se la si fosse già trovata, non espongono una dottrina con un metodo di sintesi o di composizione, seguono piuttosto una linea di ricerca con un metodo analitico o intenzionale, che potrebbe essere chiamato anche metodo d'invenzione""""."" -
L' emergenza della sessualità. Epistemologia storica e formazione dei concetti
"Quasi ogni storia della sessualità è una storia delle nostre idee - più o meno vere - sulla sessualità, una storia delle nostre istituzioni - più o meno repressive - che controllano la sessualità, come se la sessualità fosse un assoluto, una costante, fuori dal tempo, come se una storia della sessualità dovesse riferirsi per forza a una sessualità sovrastorica, un punto fisso attorno al quale far ruotare la nostra storia. Ma cosa succederebbe se la sessualità stessa fosse storica, se la storia della sessualità introducesse una discontinuità nel nostro stesso essere e facesse a pezzi la stabilità rassicurante di una necessità che si vorrebbe atemporale? Quale sarebbe l'effetto di una storia della sessualità di questo tipo, di un'epistemologia storica della sessualità? Il mio libro non contiene soluzioni a problemi, e l'irritazione che provoca è più difficile da alleviare rispetto a quella prodotta dai giudizi morali discordanti sulla sessualità: le irritazioni che mi interessano derivano da un attrito epistemologico. Si può certamente essere a favore o contrari alla perversione, ma in questo contesto è molto poco rilevante. È l'impiego stesso dei concetti di sessualità e perversione che costituisce il bersaglio della mia critica epistemologica. Ma l'irritazione non è sufficiente; essa deve far nascere il lavoro critico del pensiero su se stesso, un lavoro sui nostri limiti che possa consentirci di pensare in modo diverso."""" (dalla prefazione dell'autore)" -
Viaggio in Gran Garabagna
In Francia Henri Michaux è già un classico consacrato nella ""Plèiade"""", anche se è un classico piuttosto inclassificabile. """"Viaggio in Gran Garabagna"""" (1936) è uno dei suoi primi libri, e forse il più felice tra quelli che ha scritto. È un viaggio in una terra che non esiste, attraverso popolazioni immaginate, che corrispondono ognuna a un umore, una mania, un tic. Gli Hiviniziki (ad esempio) sono la nevrastenia, la precipitazione e la fretta fatte popolazione; gli Emangloni sono tardi, contemplativi e facili al pianto come certi nostri stati d'animo depressivi. Un libro rasserenante per chi lo legge, e avventuroso; lontano erede dei """"Viaggi di Gulliver"""" e del """"Gargantua""""."" -
L' invisibile linea rossa. Osservatorio sull'architettura
A partire dal 2004 l'Osservatorio sull'architettura della Fondazione Targetti ha invitato a Firenze progettisti del tutto eterogenei fra loro, da Yona Friedman a Thom Mayne, da Peter Eisenman a Vito Acconci, Bernard Tschumi, Elia Zenghelis, Greg Lynn, Diller e Scofidio. Nonostante le evidenti differenze tutti sono accomunati dall'essere dei ""coltivatori di idee"""" utili per una più che mai necessaria trasformazione della città in generale e dello spazio pubblico in particolare. È questo infatti il tema unificante di tutti gli incontri fiorentini i cui esiti sono gli otto saggi inediti degli autori suddetti qui riuniti (più un'appendice di Antonio Negri su Rem Koolhaas) e introdotti da un variegato pool di critici preoccupati di portare il tema degli spazi comuni al centro dell'inaridita discussione architettonica (e politica) italiana. Il volume è dunque un ricettacolo di fonti e commenti dell'architettura contemporanea che, se pur molto diversi per linguaggio, ispirazione e ambizioni, sembrano tutti essere legati da una linea talmente sottile da risultare quasi invisibile, un filo rosso che riporta l'architettura alla sua essenza più profonda, quella che Edoardo Persico definiva """"sostanza di cose sperate"""".""