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Piccola autobiografia di mio padre
"Mio padre Schulim mi ha sempre raccontato poco della sua vita, e non solo riguardo alla sua prigionia ad Auschwitz. Certe cose, poi, le ho sapute soltanto molti anni dopo la sua morte, come, per esempio, che c'era anche lui nella lista di Schindler. E io, purtroppo, non gli ho mai chiesto nulla, anche perché è morto quando avevo solo ventisei anni. Qualcosa, però, è giunto miracolosamente fino a me, e così ho scritto questa piccola autobiografia per le mie nipotine. Ma non solo per loro."""" (Daniel Vogelmann)" -
Le 100 parole della Shoah
La Shoah occupa un posto centrale nella memoria comune. C'è però un abisso fra come la studiano gli storici e come ne parla il grande pubblico. Per questo Tal Bruttmann e Christophe Tarricone si propongono di definire con il più grande rigore scientifico termini e nozioni che, sotto vari aspetti, sono ""fuorvianti"""". Chi sa per esempio che, da diversi decenni, gli storici utilizzano l'espressione """"centro di messa a morte"""" piuttosto che """"campo di sterminio""""? """"Shoah"""" e """"Olocausto"""" sono strettamente dei sinonimi? Che cosa implica realmente il concetto di Lebensraum (spazio vitale)? Facendo il punto sul vocabolario, ma anche sui protagonisti, i luoghi e le fonti, queste 100 parole tentano di approfondire una realtà che nessuna parola può esprimere."" -
Tutte le mie mamme
Il piccolo Szymon vive rinchiuso con la mamma nel ghetto di Varsavia. Un giorno, alla porta di casa bussa l'infermiera Jolanta e convince la mamma ad affidarle Szymon, salvandolo così da una morte pressoché certa. Szymon, dopo essere stato portato fuori dal ghetto con grande rischio, verrà nascosto presso varie famiglie e riuscirà a sopravvivere grazie al coraggio delle nuove mamme che di volta in volta lo accoglieranno. Solo dopo molti anni Szymon Bauman verrà a sapere che l'infermiera Jolanta in realtà si chiamava Irena Sendler e che oltre a lui ha salvato dallo sterminio tanti altri bambini ebrei. Nel 1965 il Memoriale di Yad Vashem le ha conferito il titolo di ""Giusta tra le Nazioni"""". Irena Sendler ci ha lasciato questo messaggio: """"Finché vivrò e avrò forza ripeterò che la cosa più importante al mondo è il Bene"""". Età di lettura: da 6 anni."" -
Il mondo sapeva. La Shoah e il nuovo millennio. Ediz. italiana e francese
Nell'ottobre del 1999, nell'aula magna dell'Università di Friburgo, Elie Wiesel pronuncia un discorso incentrato sul rapporto tra passato e futuro dal quale emerge l'interrogativo: come fare i conti con un passato gravido di orrori come quello dell'Europa del Novecento? Che fare dei cumuli di cadaveri, dei bambini assassinati, della complicità silenziosa di chi sapeva ed è rimasto a guardare? Questo discorso di Wiesel, rappresenta un appello a resistere alla tentazione della violenza e alla banalizzazione della memoria. E sullo sfondo Wiesel ci pone una domanda sempre attuale: se Auschwitz non è riuscito a eliminare l'ingiustizia, cosa potrà riuscirci? Postfazione di Daniel Vogelman. -
Verso casa
Negli anni '20 del Novecento un gruppo di giovani ebrei lascia l'Unione Sovietica e si trasferisce nella Palestina mandataria. Ragazzi uniti dal desiderio di realizzare una società più giusta e inaugurare un nuovo modo di essere ebrei. L'insediamento nella realtà mediorientale si rivela però difficile: il lavoro è massacrante e il caldo insopportabile, la convivenza con gli arabi tutt'altro che pacifica e la nostalgia di casa fa capolino nelle ore più buie. Eppure, in quella terra dura, i giovani pionieri riescono a far nascere il kibbutz Beth Afikim, il vero protagonista di questa storia. I tanti personaggi che lo popolano sono tutti comprimari, tutti essenziali affinché il kibbutz abbia voce, cuore e mani. Seguendo le vicende di questi giovani sognatori ci ritroviamo immersi in un microcosmo multiculturale traboccante di vita, dove anche i più piccoli gesti quotidiani e le parole più banali hanno la forza del racconto epico. Dal sogno socialista fino agli anni della privatizzazione, Assaf Inbari ripercorre quasi un secolo di storia israeliana. ""Verso casa"""" è biografia di un luogo e narrazione corale, ma è soprattutto un romanzo di formazione e di formazioni: adolescenti diventano uomini e spazi diventano geografie, mentre uno Stato si scopre improvvisamente adulto, con i suoi ricordi d'infanzia da condividere."" -
La mia Torah. Shemòt, Esodo per ragazzi
Shemòt - Esodo: gli ebrei sono in Egitto, numerosi come le stelle del cielo ma ridotti in schiavitù. Moshè, incaricato da Dio li libererà e, tra eventi gravi e meravigliosi, diverranno un 'popolo, riceveranno le Tavole della Legge e si dirigeranno verso la Terra di Canaan, promessa dall'Eterno. -l libro si conclude con la costruzione del Santuario mobile che seguirà il popolo nel suo lungo viaggio. Anche in questo volume, come nel primo, Bereshìt, il libro propone a bambini e ragazzi la lettura del testo biblico con un riadattamento rigorosamente fedele all'originale. Con il metodo dell'ipertesto si sono inseriti note, chiarimenti, glosse. Al termine di ogni parashàh sono riportati approfondimenti tratti dai commenti degli antichi Maestri, dalle interpretazioni dei Saggi e dalla Letteratura Midrashica. A seguire viene proposta ai lettori una serie di attività e giochi che servono ad arricchire la materia trattata, invitando alla rilettura, alla rielaborazione e all'interpretazione personale. I richiami all'interno del testo, nelle loro varie forme, gli approfondimenti, i giochi, le attività, sono tesi a raggiungere l'obiettivo di far sentire il lettore soggetto attivo nel racconto biblico, orientandosi nello spazio e nel tempo della narrazione, di stimolarne lo spirito critico, di indirizzarlo a cercare più risposte possibili per la spiegazione di un evento o di un comportamento, guardando gli eventi da vari punti di vista. L'intento è quello non solo di insegnare la storia biblica, ma di educare al gusto di saperne di più, scoprendo i valori universali della Toràh. Età di lettura: da 9 anni. -
La mia Torah. Vaiqrà, Levitico per ragazzi
VAIQRÀ - LEVITICO: in questo volume sono contenute e spiegate nei minimi particolari, le norme legate al Santuario appena edificato e quelle che devono osservare i Kohanim. Perciò questo libro è chiamato anche Toràt Kohanim. Sono illustrati le offerte e i sacrifici da fare in segno di riconoscenza, pentimento, devozione, omaggio e ringraziamento al Creatore del Cielo e della Terra, sostituiti oggi, che il Bet ha Miqdàsh non c’è più, dalle preghiere. Accanto alla figura di Moshè, infaticabile conduttore del popolo e portavoce delle norme (mitzvòt) da osservare riguardo alla kasherut, allo shabbat, alle feste e a tutte le altre occasioni, vedremo delinearsi la figura del kohen gadol e degli altri kohanim, i sacerdoti. Ad essi il compito di accompagnare il popolo con la loro saggezza, il loro esempio ed il loro impegno; valuteranno i comportamenti di ognuno cercando sempre di creare un’atmosfera di armonia nella comunità in cammino; faranno da giudici e da guide per indirizzare i figli d’Israele verso abitudini e azioni corrette perché divengano un popolo Santo come Santo è l’Eterno. Il libro si conclude ricordando l’importanza del sabato e il divieto di prostrarsi agli idoli.rnAnche in questo volume, come nei primi due (Bereshìt e Shemòt) il libro propone a bambini e ragazzi della scuola elementare e media, la lettura del testo biblico con un riadattamento rigorosamente fedele all’originale. Viene riproposta la tecnica dell’ipertesto con note, chiarimenti e glosse. Al termine di ogni parashàh sono riportati brani scelti dai commenti dei Maestri, dei Saggi e dalla letteratura Midrashica.rnA seguire nuovi giochi, quiz, attività stimoleranno il nostro giovane lettore ad arricchire la lettura assimilandone i contenuti, rielaborando, rileggendo, rispondendo. Egli sarà invitato ad attualizzare gli insegnamenti, che di volta in volta vengono impartiti, attraverso la ricostruzione, la ricerca, la spiegazione, sentendosi coinvolto in prima persona. L’intento è quello di continuare l’insegnamento della Toràh scoprendone i valori universali, rafforzare l’identità ebraica, educare all’osservanza delle mitzvòt e stimolare il piacere di saperne di più. -
La mia Torah. Bemidbàr, Numeri per ragazzi
Bemidbàr-Numeri, è il quarto libro del Pentateuco, in ebraico Torah. Secondo la tradizione ebraica, ogni Sabato ne viene letta una parte, parashàh. Bemidbàr-Numeri: il termine ebraico Bemidbàr si traduce in italiano con l'espressione 'nel deserto'. In realtà questo libro si chiama anche chumàsh hapequdìm, il libro dei conteggi; in italiano si chiama 'Numeri'. Infatti si apre con un censimento e torna più volte sul concetto di numero. Il racconto si articola con le istruzioni sull'organizzazione dell'accampamento, la posizione di ognuna delle dodici tribù e il loro ordine di marcia; si sofferma sulla distribuzione dei compiti attribuiti a ciascuno, cominciando dai Kohanim. Il popolo è in cammino verso la terra promessa, Eretz Israel. È necessario ribadire le regole di purezza perché si mantenga degno di questo dono. Il viaggio lo porrà di fronte a popolazioni nemiche e difficoltà da sostenere che non sempre gli ebrei affronteranno in modo corretto. Ribelli irriducibili e contestatori causeranno l'ira dell'Eterno e, per questo, tutto il popolo dovrà vagare per 40 anni nel deserto prima di raggiungere la meta. Il libro si conclude con la visione della Terra in lontananza e con le tappe toccate per raggiungerla. Anche in questo volume, come nei primi tre (Bereshit, Shemot, Vaiqrà) il libro propone a bambini e ragazzi, la lettura del testo biblico con un riadattamento rigorosamente fedele all'originale. Viene riproposta la tecnica dell'ipertesto con note, chiarimenti e glosse. L'intento è quello, non solo di insegnare la storia biblica, ma di fornire, attraverso la letteratura midrashica e i commenti dei saggi, chiavi di lettura variegate e strumenti di approfondimento e comprensione. Al termine di ogni parashàh è riportato il riferimento all'haftaràh da leggere. A seguire nuovi giochi, quiz, attività inviteranno il nostro giovane lettore ad attualizzare gli insegnamenti, che di volta in volta vengono impartiti, attraverso la ricostruzione, la ricerca, la spiegazione, sentendosi coinvolto in prima persona. Età di lettura: da 9 anni. -
La moglie del rabbino
«Tra i più grandi, se non il più grande romanziere yiddish.» - Elie WieselrnFiglia di un famoso rabbino, Perele deve trovare uno sposo degno del suo rango. Ma il brillante fidanzato Moshe Mordechai, un genio del Talmud, la respinge poco prima delle nozze. Perele sposa allora un giovane di buon carattere ma di modeste ambizioni che si accontenta del suo ruolo di rabbino in una piccola città. Anche dai figli ha poche soddisfazioni: i due maschi sono semplici negozianti, la figlia e il genero zoticone le riservano solo amarezze. Una volta adempiuti i doveri materni che la società le impone e raggiunta la mezza età, Perele partirà al contrattacco per prendersi tutto quello che la vita le ha finora negato e vendicarsi dell'offesa subita dal fidanzato di un tempo. Con freddezza, senza pietà per nessuno, Perele manipolerà tutti quelli che le stanno intorno per ottenere la sua clamorosa rivincita. Grade ci offre in questo romanzo il ritratto di una donna di potere e un affresco degli intrighi familiari e comunitari nel mondo ebraico est-europeo. -
L' acrobata
«Devo correre il rischio di far uscire la mia storia, una storia che ho tenuto dentro per tutti questi anni, a costo che mi si schianti il cuore, a costo che tu mi giudichi». Perché un figlio ha diritto di sapere qual è il cammino che ha portato suo padre a scegliere la lotta armata per combattere la dittatura, e a morire per la libertà. Bisognerà allora partire da lontano, dalle generazioni precedenti: dalla Russia Bianca di fine Ottocento all'Italia del fascismo, dalle leggi razziali alla fuga in Cile, dall'impegno politico per Salvador Allende al dramma della dittatura di Pinochet. Fino al tragico epilogo.Senza mai cadere nel sentimentalismo e nella retorica, Laura Forti scava negli affetti e nella Storia. Un monologo di grande intensità: a un figlio è narrata la storia del padre che non ha conosciuto e il lettore, da quella storia, trae la consapevolezza che solo l'elaborazione del passato può darci il coraggio di trasformare il dramma in forza, la sofferenza in speranza. -
Il cimitero di guerra della comunità israelitica di Bari
Il presente volume, il settimo della collana Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae (CEHI) fondata nel 2008 da Mauro Perani allo scopo di preservare i testi degli epitaffi ebraici d’Italia, è dedicato al Cimitero di Guerra Israelitico di Bari. Si tratta dell’edizione inedita delle stele e del registro intitolatorn“Chevra Kadisha”, elaborato dalla Ḥevra Qaddišah o Confraternita santa che curò le sepolture e il cimitero, sito in un’area del Campo militare concessa nel 1948 dal Comune di Bari all’allora Comunità Israelitica Internazionale. Ente di fatto in liquidazione, la Comunità formata da profughi della Shoah di transito a Bari verso Ereṣ Yiśra’el e sostenuta dall’American Joint Distribution Committee, progetta la Sezione Ebraica con l’assetto di un cimitero di guerra e le stele per la maggior parte identiche, schierate ordinatamente sul terreno.rnNonostante pressioni interne, con una corrente favorevole a stabilizzarsi a Bari, la Comunità Israelitica Internazionale cessa di sussistere con l’interruzione del flusso di profughi e rappresenta un caso singolare di ripresa – circoscritta a un relativamente breve arco temporale del Novecento – di una presenza ebraica in una portata tale che si era potuta delineare proporzionalmente in città solo nei secoli passati, dal tardo antico al medioevo.rnLa vicenda contemporanea è legata al flusso di profughi dalla Shoah e al movimento dell’Aliyah Bet, in cui la Puglia assume un ruolo importante, testimoniato da “Il grido della terra” (1949), film neorealista diretto da Duilio Coletti, girato e prodotto nei primi mesi del 1948 prima della Dichiarazione dell’Indipendenza dello Stato d’Israele.rnIl volume, a settant’anni dalla concessione dell’area cimiteriale, raccoglie le riproduzioni e le trascrizioni integrali della documentazione inedita conservata negli Archivi pubblici di Roma (Archivio Centrale dello Stato e Archivio Storico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e di Bari (Archivio Generale di Ateneo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro). In particolare, la ricerca di Mariapina Mascolo si basa sul riordino dell’Archivio privato Wiesel-Kelz, condotto con metodo archivistico. L’originale campagna fotografica di Beppe Gernone (Polo Museale della Puglia) è realizzata nell’ambito di un progetto promosso dal CeRDEM - Centro di Ricerche e Documentazione sull’Ebraismo nel Mediterraneo Cesare Colafemmina, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia e della Basilicata e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari.rnTramite la documentazione archivistica e fotografica, nel volume sono ricostruite per la prima volta le vicende che hanno portato alla concessione dell’area cimiteriale e quelle successive, riguardanti i lavori di manutenzione straordinaria (1959 e 1989) e ordinaria. Il percorso prende inizio dalla storicizzazione della presenza ebraica nel capoluogo pugliese all’epoca della promulgazione delle famigerate Leggi razziali e delle ripercussioni sull’Università degli Studi di Bari, allora intitolata a Benito Mussolini. Dopo le epurazioni del 1938-’39, Bari si riconcilia con un passato antico di una città tanto rigogliosa quanto multiculturale, riprendendo per i profughi della Shoah la vocazione di porto accogliente per la rinascita alla vita. -
Sulla follia ebraica
Quella dell’ebreo folle è un’immagine che ricorre spesso nella lunga e buia storia del pregiudizio antigiudaico. Dalle credenze medievali fino alle teorie pseudoscientifiche di età moderna, malattia mentale ed ebraismo sono spesso stati associati per deridere, escludere e ferire. rnrnIncestuosi, sessualmente disinibiti, deicidi e avari, gli ebrei avrebbero un equilibrio psichico fragile, pronto a collassare facilmente e a compromettere il benessere di tutta la società. In questo romanzo, Jacques Fux si confronta con caricature e menzogne, le fa proprie e le utilizza per raccontare una storia diversa. Una storia che non vuole essere solo una critica all’inconsistenza di false teorie e pregiudizi, ma che vuole scontrarsi anche con la solitudine, la violenza e l’odio di sé. L’autore con delicatezza, sensibilità e ironia racconta le vite di nove personaggi. Nove vite di ebrei folli, ognuno a suo modo. Sarah Kofman, la grande studiosa di Nietzsche e Freud, che non riuscì mai a fare i conti con le ferite della Shoah. Woody Allen, pazzo d’amore per Soon-Yi. Ron Jeremy, «Mister fucking Jew», che per tutta la vita ha sognato di diventare un grande attore, finendo per riuscirci solo nel mondo del porno. Otto Weininger, ebreo e omosessuale, consumato dall’odio per se stesso e morto suicida sulle note di Wagner. Il matematico russo Grigori Perelman, eremita dei numeri, e il campione di scacchi Bobby Fischer, ebreo e antisemita, americano che voleva distruggere gli Stati Uniti. Dan Burros che, nato ebreo e innamorato della Torà, finì per impazzire d’odio, diventando uno dei più fanatici neonazisti statunitensi e uno degli ideologi più in vista del Ku Klux Klan. Shabbetai Zvi, il messia ispirato, il ciarlatano, il sapiente, il traditore. Il pazzo. C’è infine lui, l’autore, Jacques Fux, che «finalmente capisce che non c’è nessuna pazzia in lui né nei suoi personaggi. Che convivono tutti nell’essere umano. Tutti espressione di un’unica creazione». -
Ricette e precetti
«Passi biblici, racconti, tradizioni, aneddoti personali in un tripudio di cibi, per il corpo e per l'anima, mischiati con le immaginifiche illustrazioni di Jean Blanchaert e dozzine di ghiotti piatti da preparare firmati dai creatori del popolare blog di cucina labna.it, Benedetta Jasmine Guetta e Manuel Kanah» - Paolo RumizrnLa storia biblica inizia con un morso di troppo: Adamo ed Eva sono in scena da pochi versi quando Dio vieta di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male, che loro prontamente assaggiano. Da quel momento in poi la nostra alimentazione è caratterizzata da divieti e obblighi, tradizioni e usanze, devozione e ribellione. Quarantacinque storie e ricette raccontano del rapporto intricato fra cibo e norme religiose ebraiche, cristiane e islamiche. -
Lettere a Milena. Ediz. critica
Le lettere di Franz Kafka a Milena Jesenská vengono presentate qui per la prima volta integralmente e in una nuova traduzione.rn«Quella che Kafka compone con le Lettere a Milena è una vera confessione, un esercizio di verità condotto con il rigore richiesto dalle occasioni irripetibili» – La LetturarnLa cronaca di un intenso amore. L’incontro tra mondi diversi sullo sfondo dell’«epoca ebraico-occidentale» di cui Kafka è l’estremo rappresentante. L’ultima grande testimonianza della koinè praghese, ceca-tedesca-ebraica. Le lettere di Franz Kafka a Milena Jesenská vengono presentate qui per la prima volta integralmente e in una nuova traduzione. L’edizione restituisce la complessità del testo originale facendo emergere l’assoluto valore letterario e riscoprendo le fonti segrete che ispirano l’autore: da Dostoevskij a Dante, da Kierkegaard a Nietzsche, dal Tao al Vangelo di Giovanni, alla Cabbalà. Si dipana così un percorso attraverso differenti gradi della scrittura in cui il vissuto si intreccia all’elaborazione visionaria di Kafka e si proietta su molteplici piani di senso in un dialogo con le grandi voci antiche e moderne del pensiero e della letteratura. Un itinerario ai limiti della parola e del dicibile, senza approdi definitivi perché, scrive Kafka a Milena, «siamo in ogni caso in viaggio, più che partire non si può». -
Aspetti di teologia rabbinica
«Prima traduzione italiana dei saggi del rabbino Salomon Schechter dove emerge tutta la peculiare diversità rispetto alla teologia cristiana. Pochi concetti universali e sistematici, piuttosto una molteplicità di immagini e di azioni che ritraggono Dio in familiare interazione con l'uomo: per i maestri di Israele è l'unico discorso su Dio accettabile.» - Discutere con Dio o meglio ascoltarlo? - Massimo Giuliani - AvvenirernScritto cento anni fa, Aspetti di teologia rabbinica rimane ancora oggi un’opera unica per la chiarezza e la sintesi con cui svela al lettore il pensiero dei Maestri d’Israele. Il rapporto tra Dio, mondo e uomo, la Torà e i precetti, la santità e la devozione, l’impulso del male, il perdono e la riconciliazione: sono solo alcuni dei temi affrontati per comporre il mosaico di una “teologia ebraica” che rimane sempre saldamente ancorata al mondo terreno e ad una visione fortemente unitaria di Dio che i Maestri non esitano a far intervenire nelle loro discussioni. Essi non parlano su Dio, ma di Dio, o meglio ancora, lo lasciano parlare. -
Olocaustico
Romanzo satirico antiretorico e dissacrante, Olocaustico si presenta come uno specchio dei tempi, tra fake news e perdita dei valori. È una storia originale e divertente che ha il merito di farci riflettere sul nostro futuro partendo da un’idea di fondo: se neghiamo la Shoah, tutto il resto crollerà. Ma proprio tutto.rnrnDavid Piperno è un giovane ebreo romano che si è trasferito in Israele per coronare il suo sogno: diventare un grande regista di fantascienza. La sua sceneggiatura La lucertola mutante però non interessa a nessuno e per mantenersi è costretto a intervistare gli ultimi sopravvissuti alla Shoah per il Museo di Yad Vashem. David è immaturo, inaffidabile e con un senso dell’umorismo del tutto particolare. Lo sanno bene i suoi amici, lo sa Sara, la madre ansiogena e iperprotettiva, e lo sa fin troppo bene Sharona, la sua esasperata ragazza. Nessuno di loro però può prevedere che per realizzare le sue ambizioni David darà inizio a una catastrofe di proporzioni planetarie. E non basteranno i consigli dei suoi amici immaginari, Philip Roth e Itzhak Rabin, per riparare al danno imponderabile che affliggerà l’umanità intera. -
La luce dell'ambra
«Quando si tessono i fili rimasti nascosti nella grande Storia facendone un racconto intimo, la scrittura acquista un timbro tutto suo.» – RobinsonrnrnDiscendente da un'antica famiglia sefardita, la giovane Micol raggiunge i nonni a Istanbul per completare la sua tesi sul marranesimo. La ricca biblioteca di famiglia e le indicazioni del nonno Victor, ex docente di storia medievale, sembrano essere le uniche cose che le occorrono per completare il suo lavoro. Ma ancora non sa che il ritratto di una misteriosa fanciulla e una pergamena riccamente miniata saranno le vere chiavi d'accesso a un mondo antico e segreto, quello dell'ebraismo iberico del XVI secolo. Per i conversos, gli ebrei costretti a convertirsi al cattolicesimo, furono anni bui di vessazioni, diffidenza e torture. Ma alcuni di loro non si arresero alla minaccia dei roghi e tentarono coraggiosamente di salvaguardare in segreto la religione dei padri. Diventarono così giudaizzanti, marrani, criptogiudei. Una cultura parallela, chiusa e diffidente, che riuscì a custodire, di generazione in generazione, pochi, fragili, eppur preziosissimi elementi di ebraismo. Sarà la giovane Micol a riportare in vita questo mondo dimenticato e a ripristinare l'equilibrio incrinatosi secoli prima per una crudele delazione. E così dall'Istanbul del 1992 ci ritroviamo nel Portogallo di fine Cinquecento, all'interno di uno spaurito gruppo giudaizzante costantemente sorvegliato dall'Inquisizione, i cui membri sono disposti a tutto pur di salvare la loro identità, la loro storia, ma ancor di più se stessi. -
Come si crea l'antisemitismo. La stampa cattolica italiana fra Otto e Novecento: Mantova, Milano, Venezia
L'antisemitismo non è un fenomeno autonomo che cresce e alza la testa all'improvviso, non è un fatto sociale che emerge indipendentemente dalle persone. L'antisemitismo non è neppure la conseguenza necessaria di un eterno odio cristiano contro gli ebrei. Piuttosto, l'antisemitismo è un fenomeno sociale la cui formazione è direttamente collegata ai grandi sconvolgimenti del XIX secolo e dell'industrializzazione. Il risentimento verso gli ebrei assume allora un carattere laico e nasce ad opera di protagonisti concreti. In Italia, uno di questi attori fu la Chiesa cattolica. Tuttavia, il rapporto tra antigiudaismo cristiano e antisemitismo laico è controverso nell'Europa del XIX secolo. Alcuni osservatori di quel tempo sottolinearono la novità del fenomeno e le sue cause sociali, mentre altri lo consideravano un ritorno dell'antico odio religioso medievale nei confronti degli ebrei. Per chiarire il rapporto tra radici cristiane e motivi laici nella configurazione che assume l'antisemitismo fra Otto e Novecento è quindi necessario tornare alle fonti. Sulla base della stampa cattolica di tre città, l'autore evidenzia quanto il clero cattolico abbia influenzato il linguaggio laico dell'antisemitismo. -
L' albero di Sara
Un racconto poetico sul legame tra le generazioni e sulla forza della natura. Un nonno e una bambina attraversano una foresta rigogliosa di ricordi e sogni da coltivare... Età di lettura: da 4 anni. -
Spie di nessun paese. Le vite segrete alle origini di Israele
Spie di nessun paese rende omaggio a quattro vite straordinarie e ci fornisce un punto di osservazione privilegiato per comprendere la complessità della società israeliana contemporanea e l'evoluzione dei suoi famosi servizi d'intelligence.«Una narrazione sul destino e sulle scelte degli uomini» - Wlodek Goldkorn, RobinsonrnrnIl 14 maggio 1948 la nave Euryalus lascia il porto di Haifa. A bordo c'è l'ultimo Alto Commissario britannico per la Palestina. È la fine del dominio coloniale inglese in Medio Oriente. Da questo momento la tensione tra ebrei e arabi diventa incontenibile, abbandonando le forme più clandestine della guerra civile e trasformandosi in vero e proprio conflitto armato. Sul fronte ebraico, a svolgere un ruolo fondamentale in questa nuova fase furono le operazioni dell'Alba , meglio nota come «Sezione araba», un'unità formata da giovani ebrei provenienti dal mondo arabo e cresciuti a stretto contatto con la cultura islamica. I membri della Sezione «si distinguevano dagli ebrei europei per la tonalità sbagliata della pelle e per l'accento», e potevano così facilmente infiltrarsi nei paesi nemici e svolgere attività di spionaggio, raccolta di informazioni e sabotaggio. Erano i Mista?arvim , «quelli che diventano come arabi». Erano i primi agenti segreti di Israele, le radici dimenticate del Mossad. Tra azioni spericolate e vicende profondamente umane, nei vicoli di Haifa o sui tetti di Beirut, Matti Friedman segue quattro di queste giovani spie dal gennaio 1948 all'estate 1949. Venti mesi cruciali per la nascita e la futura identità dello Stato ebraico.