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Fisica sociale. Come si propagano le buone idee
Se la rivoluzione dei big data ha un genio che la presiede, questi è certamente Alex Pentland. In anni di esperimenti innovativi ha distillato scoperte che oggi spalancano le porte di un campo scientifico completamente nuovo: la fisica sociale. La fisica sociale si occupa del flusso delle idee e di come le reti sociali le diffondano e le trasformino in comportamenti. Finora le ricerche dei sociologi sono dipese da set di dati limitati e da indagini che ci dicono ciò che le persone dichiarano circa i propri pensieri e comportamenti, piuttosto che ciò che veramente pensano e fanno. Siamo rimasti ancorati all'uso di categorie quali le classi sociali o il mercato. In realtà, gli esseri umani rispondono in modo molto più potente a stimoli sociali che implichino la gratificazione degli altri e rafforzino i legami, invece che a stimoli che implichino solo il loro proprio interesse economico. Pentland conduce i lettori oltre la soglia della più importante rivoluzione nello studio del comportamento sociale, verso un modo completamente nuovo di guardare alla vita stessa. Prefazione di Filippo Barbera, postfazione di Cosimo Accoto. -
L'era dello sviluppo sostenibile
La società globale è interconnessa come mai prima d'ora. Business, idee, tecnologie, persone, ma purtroppo anche malattie epidemiche attraversano i confini con una velocità e un'intensità senza precedenti. Condividiamo l'euforia per la nuova era dell'informazione, ma anche le paure per possibili sconvolgimenti ambientali su scala planetaria. Stanno rapidamente cambiando le pratiche di business e le tecnologie nonché le dimensioni e la struttura per età delle popolazioni. Ci sono nuove opportunità, ma anche nuovi rischi. Per questi motivi si può ipotizzare di essere entrati nell'era dello sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile è una modalità di guardare al mondo, con un focus sulle interazioni tra cambiamenti economici, sociali e ambientali; ma è anche una modalità di descrizione delle nostre aspirazioni condivise per una vita decorosa, in cui si combinino sviluppo economico, inclusione sociale e sostenibilità ambientale. In sintesi è una teoria e una cornice normativa e etica. Prefazione di Ban Ki-moon. -
Capitalismo rosso. Gli investimenti cinesi in Italia
Sono almeno vent'anni che la Cina sta cambiando il mondo, attraverso le sue riforme, le sue produzioni e le sue imprese, che innovano e investono anche in Italia. Pirelli nelle mani di ChinaChem, Ansaldo Energia partecipata da Shanghai Electric, Shanghai Bright Food che compra il gruppo oleario toscano Salov, mentre Krizia è passata a Shenzhen e anche Inter e Milan sono state acquistate dai cinesi. Tutto questo è un bene? Secondo molti è soprattutto un rischio, perché i capi azienda orientali sarebbero interessati al nostro know how e ai nostri marchi, pronti poi a trasferire in Cina la produzione. Secondo altri è invece un'opportunità, perché gli investimenti italiani delle multinazionali rosse aprirebbero prospettive di crescita sul mercato cinese, e non solo. C'è bisogno di chiarezza: è ciò che fa il libro, affrontando in modo serio e pragmatico un tema che si presta a molte polemiche e a troppi pregiudizi. -
Ossessioni collettive. Critica dei social media
Con la grande maggioranza degli utenti di Facebook presa dalla smania di aggiungere amici, scrivere ""mi piace"""", lasciare commenti, sarebbe forse il caso di fermarci e riflettere sugli effetti che i social network hanno sulle nostre vite oramai sature di informazioni. Che cosa ci spinge, quasi fosse un obbligo, a impegnarci tanto diligentemente con i diversi network? Il libro esamina la nostra ossessione collettiva per l'identità e il management di sé stessi coniugati con la frammentazione e il sovraccarico di informazione della cultura online. Lovink traccia un percorso innovativo, analizzando criticamente motori di ricerca, video online, blog, radio digitale, mediattivismo e Wikileaks. Questo libro lancia un forte messaggio rivolto a tutti gli utenti della Rete: liberiamo le nostre capacità critiche e cerchiamo di influenzare tecnologia e spazi di lavoro, o saremo destinati a sparire nella rete. Pungente e acuto, senza essere pessimista, Lovink offre una critica delle strutture politiche e del potere incorporati nelle tecnologie che modellano la nostra vita quotidiana."" -
L' abisso dei social media. Nuove reti oltre l'economia dei like
I giganti dell'info-tech hanno perso l'originaria innocenza, la cultura di internet come spazio illimitato, di libertà e apertura si va scontrando sempre più con la realtà delle controversie e delle proteste sulla sorte che possono avere i dati o sugli autobus di Google o su Uber e su Airbnb. L'autore affronta le questioni emergenti partendo dalle architetture dei social media e dai modelli di business online, non per concedere spazio a una forma di ""romanticismo offline"""" tutto focalizzato su preoccupazioni per eccesso di informazioni, effetto del multitasking e temi simili. Cose importanti, ma il nocciolo è l'invisibilità di internet, piuttosto che l'onnipresenza: il digitale è la nuova, confortevole norma generale, indiscussa e i social media non sono macchine mostruose, ma uno strumento soft di influenza, che viene raccolta nello sfondo, più che nelle immagini. È dunque il momento di """"progettare"""" una diversa sensibilità digitale, puntando a reti organizzate, gruppi di utenti mirati, capaci di operare al di fuori dell'economia del """"mi piace"""" e dei suoi deboli link. È possibile - per l'autore - un rinascimento cooperativo su internet."" -
Umano poco umano. Riflessioni su moneta, finanza e macrousura
Il presente lavoro, in continuità con i precedenti, è la ricerca di una visione storica e socioculturale della crisi del nostro tempo da considerarsi antropologica e non economica come riduttivamente viene indicata. E giunto il tempo di capire che siamo alla fine di un modello socioculturale che è fallito nei fatti avendo contribuito a cancellare i diritti fondamentali dell'uomo scritti nel 1948. La cultura razionale frutto dei tempi postmoderni ha trasformato, innaturalmente, una scienza sociale come l'economia in una scienza esatta. Il liberismo totalmente deregolamentato, diventato liberticida, ha sposato la finanza come mezzo più rapido per realizzare il fine dell'interesse personale, illudendo tutti nella conquista di una facile ma aleatoria ricchezza staccata totalmente da ciò che produce vera ricchezza, reale e a disposizione di tutti e non solo di pochi. In questa riflessione si cerca di spiegare e dimostrare, attraverso l'analisi e la concatenazione dei fatti storici, come tutto ciò sia accaduto. E necessario riportare l'uomo al ruolo di fine e non di mezzo, ridefinire una gerarchia dei suoi bisogni fondamentali affinché possa riprendersi la propria vita con la libertà di orientarla secondo propri fini, ideali e speranze. -
Il futuro che (non) c'è. Costruire un domani migliore con la demografia
Welfare, lavoro, cultura, mercato, democrazia, innovazione, sviluppo sostenibile: questi temi evocano sempre più spesso apprensione e timori, come se ogni questione di ampio respiro fosse all'origine di nuovi problemi e ulteriori insicurezze. Eppure è in queste parole che si nasconde il futuro. Ma che cosa hanno in comune i processi di trasformazione che segnano questo scorcio di secolo? Una chiave di lettura efficace per spiegare e unificare fenomeni tanto complessi è offerta dalla demografia: con la sua capacità di interpretare i mutamenti che rivoluzionano i rapporti tra le generazioni, la vita dei singoli e le loro interazioni, dimostra come solo ponendo al centro le persone si possa produrre vera crescita. La sfida sta nel mettere in relazione positiva da un lato l'aggiunta di qualità (e non solo di anni) alla nostra vita, dall'altro la possibilità di contribuire al benessere condiviso, per tutti e a tutte le età, misurabile non solo in termini di ricchezza materiale. -
La battaglia delle idee. Alle radici della crisi (e del futuro) dell'euro
La crisi dell'euro ha portato a un sovvertimento sismico nella distribuzione del potere all'interno dell'Europa. A partire dai problemi finanziari che hanno afflitto in modi e misure diversi Grecia, Irlanda, Spagna, Italia e altri paesi dell'eurozona, è venuta allo scoperto una guerra fra differenti filosofie economiche, quella tedesca e quella francese. Alla prima fanno riferimento Austria e Finlandia (con Slovacchia e Polonia che sembrano più tedesche dei tedeschi), mentre la Francia è a volte vista come campione dell'Europa mediterranea. Uno scontro di idee e di ricette: regole vs. discrezionalità, responsabilità vs. solidarietà, austerità vs. stimoli alla crescita. Queste differenze avevano avuto un ruolo importante già a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, durante i negoziati di Maastricht. È stata proprio la crisi finanziaria globale a riaccendere il dibattito. I paesi creditori e debitori erano impegnati in un gioco strategico, gli uni e gli altri convinti che la controparte avesse tutto l'interesse a evitare il crollo del sistema; perciò la strategia di tener duro fino all'ultimo e spingersi sul ciglio del precipizio appariva plausibile e premiante. In questo modo, l'interazione tra le idee e la riflessione strategica sugli interessi ha condotto l'Europa a un passo dall'abisso. Per gli autori l'analisi delle differenze ideologiche può creare la possibilità di trovare un terreno comune, o quanto meno di comprendere meglio le posizioni altrui, contribuendo così alla soluzione della crisi. -
I pochi eletti. Il ruolo dell'istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492
Nel 70 d.C. gli ebrei erano per la maggior parte contadini analfabeti, residenti in Eretz Yisrael e in Mesopotamia. Nel 1492 erano diventati una piccola popolazione istruita e sparsa in una miriade di centri urbani, da Siviglia in Spagna a Mangalore in India, che si dedicava a mestieri artigianali specializzati, al commercio, al prestito di denaro e alla professione medica. Che cosa determinò questa radicale trasformazione? Il libro offre una nuova risposta a questa domanda. Tale trasformazione non fu innescata da persecuzioni o restrizioni giuridiche contro gli ebrei, quanto piuttosto dall'emergere di una nuova norma religiosa dopo il 70 d.C. che imponeva a ciascun ebreo di leggere e studiare la Torah e di mandare i propri figli a scuola o in sinagoga per fare altrettanto. Nei secoli successivi gli ebrei si trovarono a essere istruiti in un mondo di quasi totale analfabetismo. -
Il mito degli uguali. La lunga storia della democrazia
John Dunn traccia la metamorfosi della democrazia dalle sue origini fino alle democrazie liberali di oggi e osserva il paradosso alla base della democrazia rappresentativa contemporanea. Il fallimento della democrazia degli uguali di derivazione europea ha lasciato il posto negli ultimi decenni alla democrazia degli egoisti. Ciò che chiamiamo democrazia non ha quasi niente in comune con la democrazia intesa come autogoverno da parte del popolo: non governiamo più noi stessi, piuttosto attraverso il voto selezioniamo un'elite, che può rivelarsi incapace di metodi e ideali democratici. La democrazia ideologicamente dominante e invocata quasi ovunque sembra rinnegare quella visione d'uguaglianza umana che sta alla radice dell'ideale democratico. -
Chi ha paura delle riforme. Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni
«L'ampliamento dei benefici pensionistici implica un regalo e i regali fatti con i soldi pubblici o corrispondono a solidarietà e sono pienamente legittimi, oppure creano privilegi e allora sono socialmente inaccettabili.» Elsa Fornero, professore ordinario di Economia politica presso l'Università di Torino, ha ricoperto diversi incarichi istituzionali a livello nazionale e internazionale. Dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013 è stata ministro del Lavoro e delle politiche sociali, con delega alle Pari opportunità, nel governo guidato da Mario Monti. Il suo nome è legato alla riforma del sistema pensionistico e a quella del lavoro varate durante quella legislatura. -
Banche di nebbia. Orientarsi nella disinformazione finanziaria
Cosa c'è in comune tra entrare in una banca e guidare in una giornata invernale per una strada della Val Padana? La nebbia. E questa la metafora che sembra più caratterizzare il rapporto tra banche e risparmiatori. Il problema si chiama informazione: poca, troppa, eccessivamente tecnica, in molti casi fuorviante. La responsabilità non è solo degli operatori finanziari, ma anche di chi fa le regole e vigila sul settore. L'obiettivo del libro è accendere un faro sulla disinformazione finanziaria, mettendo in luce dove si nascondono le principali insidie e quali sono i rischi da cui difendersi; il tutto calato nel contesto, anch'esso un po' nebuloso, della salute del sistema bancario, su cui l'autore è moderatamente ottimista, purché ci si doti di strumenti migliori per gestire i casi di crisi. -
Sola andata. Trasporti, grandi opere e spese pubbliche senza ritorno
I politici, anche onesti, vogliono almeno essere rieletti. Cercano quindi di spendere il più possibile e in tutti i modi possibili. E, se possibile, in modo che gli elettori percepiscano chiaramente chi devono ringraziare per i benefici che arrivano loro da queste spese. E che cosa è meglio delle grandi infrastrutture a questo fine? Si vedono, si inaugurano con grandi cerimonie mediatiche, fanno contenti i costruttori, gli utenti (anche se quelli reali sono relativamente pochi) e i politici locali. Occupano gente e non attirano la concorrenza di imprese straniere, le opere pubbliche infatti sono molto «locali». E così ovunque nel mondo. Il fatto che spesso possano essere soldi sprecati, cioè che generino molti più costi che benefici per la collettività, interessa pochissimo, e misurare questo scarto è pericoloso. Proprio in termini di consenso... -
Comunicazione e potere. Nuova ediz.
I media sono lo spazio dove oggi si decide la lotta politica fra attori, idee e interessi contrapposti. Se le élite politiche cercano di imporre i propri modelli interpretativi sugli eventi riportati da giornali e notiziari, la comunicazione via web e cellulare consente la diffusione virale di messaggi alternativi che svelano i silenzi dei media e le bugie del potere, dando luogo a opposizione sociale ai sistemi statali di controllo e alle logiche capitaliste di networking. -
House of Trump. Ritratto di una presidenza privata
Il volume di Giovanni Borgognone che ripercorre le vicende della presidenza Trump proponendone una lettura critica e originale: quella di una presidenza privata.rnrnNegli ultimi decenni le democrazie elettorali sono state non di rado biasimate per avere spoliticizzato la cittadinanza: il progressivo declino dell’impegno civico ha reso i cittadini sempre più ricettivi agli appelli antipolitici, a un acritico nazionalismo, all’evocazione della paura e a una cultura politica in cui menzogna e mistificazione sono prassi comuni. In quest’ottica, la presidenza statunitense di Donald Trump sembra aver compiuto un passo ulteriore: a una cittadinanza apolitica corrisponde, infatti, il tentativo di conversione dello stesso potere politico alle logiche del privatornrnImprenditore spericolato, star televisiva, infine presidente della prima superpotenza globale: quella di Donald Trump è una parabola unica, che ha segnato una cesura nella storia politica statunitense. L'ostentazione della sua personalità narcisistica, l'ideologia privatistica, la costruzione populistica della sua figura come outsider contro l'establishment si riassumono nell'inclinazione di Trump a spostare tutto nel «privato», nel voler risolvere da questo punto di vista ogni problema, anche sul piano delle relazioni internazionali. Ne discende una gestione del potere a metà tra la sceneggiatura del reality-show The Apprentice e quella della serie tv House of Cards, una forma parossistica e riottosa di governance pubblico-privata della nazione a cui partecipano membri della famiglia Trump, esponenti dell'establishment politico, figure appartenenti alle alte gerarchie militari, rappresentanti di Wall Street. rn rnIl volume guarda alla personalità, al modus operandi e alle idee politiche di Trump, non mancano numerosi e interessanti episodi poco noti della vita del presidente, e alle mutazioni politiche e sociali della società americana dagli anni Settanta ad oggi, con l’obiettivo di mettere a fuoco, nel quadro ora presentato dei nuovi muri, della privatizzazione della politica e delle retoriche della paura e del risentimento, il significato dell’era Trump, il suo impatto sulla storia degli Stati Uniti e sulle relazioni -
Contro il negazionismo. Perché in economia serve più rigore scientifico
Viviamo in un'epoca in cui il progresso scientifico avanza a velocità straordinaria. Eppure non sempre le decisioni politiche incorporano le conoscenze migliori e più aggiornate, e l'opinione pubblica non solo non è adeguatamente informata ma spesso, disattenta e alla ricerca di risposte facili, cade vittima di credenze errate e in contrasto con il consenso scientifico. Paradossalmente, il fenomeno sembra essersi accentuato con la diffusione di Internet. Il problema esiste in tutti i campi ma è particolarmente rilevante in economia, dove sono in gioco grandi interessi e dove organizzazioni, gruppi di potere e imprese hanno spesso un forte incentivo a manipolare l'opinione pubblica e a influenzare le decisioni politiche - molte volte riuscendovi. I fenomeni economici e sociali sono inoltre estremamente complessi e difficili da prevedere, e ciò contribuisce a diffondere l'idea che la scienza economica non abbia nulla di rilevante da dire. Senza contare che le implicazioni pratiche dell'economia riguardano ambiti che sono oggetto di visioni ideologiche. Il risultato è che le conoscenze economiche stentano a informare il dibattito politico, e l'opinione pubblica resta in balia di pregiudizi o convinzioni smentiti dal sapere consolidato della scienza economica. Questo libro illustra il problema attraverso numerosi esempi lampanti, ne discute le conseguenze e propone alcuni possibili rimedi. -
Deficit democratici. Cosa manca ai sistemi politici, alle istituzioni e ai leader
Tutte le democrazie si dotano di istituzioni per consentire la partecipazione del popolo (demos) al potere (kratos). Tutte cercano un equilibrio fra la rappresentanza delle preferenze, delle identità, degli interessi dei cittadini e la capacità dei governi di prendere decisioni coerenti con tale rappresentanza. Nessuna democrazia è in grado di evitare momentanei deficit di rappresentanza e di decisionalità, ma tutte, anche quelle deficitarie, dispongono di possibilità di apprendimento e di (auto)correzione. Un pluralismo aperto alla competizione costringe alla responsabilità e alla ricerca di correttivi. I leader saranno obbligati a spiegare e giustificare quello che hanno fatto, non fatto, fatto male. Questo succederà più spesso se i cittadini supereranno i loro deficit di interesse e di partecipazione al voto. Chi si astiene contribuisce al deficit democratico. In una fase in cui l'antipolitica dilaga, riverita e alimentata dalla comunicazione, è tempo di denunciare che deficit profondi si annidano in una pluralità di associazioni corporative che generano società ""incivili"""". I deficit democratici abitano anche nella società. Dobbiamo criticarli con lo stesso vigore e rigore che rivolgiamo alla politica. I deficit sono come gli esami: non finiscono mai. Ma come gli esami possono essere superati da chi ne sa abbastanza. Questo libro è dedicato a chi desidera passare gli esami e colmare i deficit."" -
Ragioni e torti dell'economia
Gli economisti sono diventati il bersaglio preferito delle critiche del grande pubblico. Rodrik ha toccato con mano il sospetto e la diffidenza che li circondano: ""Troppa disinformazione su ciò che gli economisti fanno realmente. È chiaro che devono biasimare solo se stessi per questo stato di cose: fanno un pessimo lavoro quando vogliono presentare la loro scienza agli altri"""". Il libro non è quindi una difesa d'ufficio, ma fa capire perché a volte l'economia ha ragione e altre volte fallisce. Il discorso di Rodrik non è affatto teorico: pur parlando di modelli e di teorie, arriva anche a proporre venti comandamenti, dieci per gli economisti e dieci per i non economisti. L'autore tratta situazioni concrete che sfidano la disciplina economica e che richiedono modelli diversi, mentre ogni modello racconta un pezzo di storia su come funziona il mondo. Dalla congestion charge partita da Singapore e arrivata a Milano alle strategie anti-povertà nei Paesi emergenti o ancora alle disuguaglianze dei Paesi sviluppati, si tratta di esempi da cui trarre lezioni anche contraddittorie - un po' come per le diverse morali delle favole."" -
Disuguaglianze
«La disuguaglianza è conseguenza della concentrazione del capitale in poche mani, nel qual caso la tassazione e la redistribuzione del capitale potrebbero mettervi fine? La disuguaglianza dei salari riflette più o meno il gioco dell'offerta e della domanda per differenti tipi di lavoro? La disuguaglianza si trasmette principalmente a livello familiare? L'aumento delle spese per l'istruzione può ridurre in modo decisivo la disuguaglianza delle opportunità? I prelievi sui redditi alti hanno raggiunto un livello in cui qualsiasi redistribuzione supplementare ridurrebbe pericolosamente gli incentivi al lavoro oppure questi effetti sono di un'ampiezza trascurabile? I moderni sistemi di prelievo e trasferimento assicurano una redistribuzione considerevole o sarebbe opportuno riformarli profondamente? Facendo ricorso alle teorie economiche anche più recenti per rispondere a domande di questo tipo, il libro rimette in discussione un buon numero di false convinzioni e contribuisce a un dibattito dove in gioco c'è qualcosa di essenziale per tutti». -
Il mondo secondo Star Wars
L'umanità si divide in tre tipi di persone: quelli che vanno pazzi per Star Wars, quelli cui piace, e infine tutti gli altri. Questo libro si rivolge a tutte tre i gruppi. Se andate pazzi per Star Wars, se siete certi che sia stato Ian Solo a sparare per primo, se sapete tutto ciò che c'è da sapere su parsec, Biggs Darklighter, Boba Fett e il generale Hux, è possibile che abbiate voglia di saperne di più sulle improbabili origini della serie, sul suo successo totalmente imprevisto e su ciò che essa può realmente insegnare in fatto di padri, libertà e redenzione. Se quei film vi sono soltanto piaciuti, può darsi che vi interessi capire cosa dicono a proposito del destino, dei viaggi eroici e di come fare, nel momento decisivo, la scelta giusta. Se invece Star Wars proprio non vi piace, e non sapete nulla dell'ammiraglio Ackbar o di Mace Windu, magari sarete curiosi di capire come abbia fatto a diventare un fenomeno culturale di tali proporzioni, quali sono le ragioni della sua incredibile risonanza, come mai la saga abbia ancora una forza d'attrazione tanto duratura, e in che modo essa getti un fascio di luce sull'infanzia, sul complicato rapporto tra bene e male, sulle ribellioni, sul cambiamento politico e sulle costituzioni.