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Germania europea, Europa tedesca
Qual è il ruolo della Germania in Europa? Esiste davvero il rischio di una supremazia tedesca nelle scelte cruciali di politica economica del vecchio continente? La crisi di sistema in cui viviamo lascia affiorare antichi fantasmi. Eppure, mai come oggi la Germania ha fatto della propria apertura internazionale un valore irrinunciabile. L'idea di uno Stato in Europa e per l'Europa - che attraversa almeno due secoli di storia culturale tedesca sembra definitivamente prevalere sulla visione nazionalistica di una ""missione"""" egemonica."" -
Il dolce stil novo
Il concetto storiografico di Dolce stil novo risale alla ""Storia della letteratura italiana"""" di Francesco De Sanctis, che per primo lo formulò nel 1870. E tuttavia, benché accolto da molti tanto da figurare ancora nelle storie letterarie e nei manuali scolastici, esso non ha goduto e tuttora non gode di unanime consenso tra gli studiosi della poesia delle Origini. Si potrebbe dire che quel famoso verso dantesco (""""di qua dal dolce stil novo ch'i' odo""""; Purg., XXIV 57) - di lettura incerta, frutto, com'è noto, di ricostruzione congetturale - ancora diffonda non solo sull'esegesi dantesca, ma anche, e soprattutto, sulla storiografia letteraria che se ne è impossessata, le ombre del dubbio. È davvero esistito il Dolce stil novo, oppure è un fantasma storiografico generato dalla poetica dantesca? Questo volume cerca di dare una risposta, attraverso un'analisi puntuale e aggiornata dei testi e lo studio della loro tradizione manoscritta. Ne emerge che negli ultimi anni del secolo XIII si reagì nettamente, con un forte richiamo all'ordine, alla multiforme stagione poetica che caratterizza la lirica del pieno e del tardo '200 italiano. Questi nuovi poeti - pochi ma agguerriti e determinati - richiamano a un repertorio metrico chiuso, a uno stile limpido, piano e trasparente ('dolce'), a un'esclusività tematica tutta incentrata sull'amore, a un pubblico rigorosamente preselezionato non solo sul piano culturale ma anche e soprattutto sil piano etico."" -
L'animale politico. Agostino, Aristotele e altri mostri medievali
L'uomo è un animale politico ""per natura"""" - spiegava Aristotele - perché capace di amicizia, bisognoso di mettere in comune conoscenze, capacità, tecniche, lavoro. Dopo il peccato di Adamo ed Eva - sosteneva Agostino l'uomo è esposto alla """"jacquerie"""" permanente delle passioni e del disordine antisociale. E se la politica fosse proprio un rimedio alla natura ambigua dell'uomo? Un dibattito ampio, quello medievale, fatto anche di casi di studio curiosi, come quello del gigante Nembrot, o del popolo dei Pigmei, o dell'oratore sapiente che dà vita alla civiltà, o quello della città delle donne."" -
Dante e l'Oriente
La materia orientale nell'opera dantesca, dopo essere stata affrontata nei primi decenni del Novecento in maniera sommaria o sbilanciata verso la ricerca delle fonti islamiche nella Commedia, viene ora riproposta in una prospettiva più ampia e articolata. Il volume indaga il significato della geografia dantesca, la concezione dell'Est, la critica nei confronti delle crociate, il problema dibattuto della salvezza dei popoli vissuti fuori dai confini del mondo cristiano, l'importanza dei mirabilia: dall'esame attento di tutti questi aspetti emerge una visione differente del rapporto di Dante con l'Oriente. La Commedia come una nuova crociata? Un pellegrinaggio con lo scopo di salvare l'Europa? -
Gli occhi di Cesare. La biblioteca latina di Dante
Qual era il Cesare che Dante conosceva? Cosa vi ha aggiunto di suo? Come si concilia un tale impianto ideale incentrato sull'idea di impero con l'enfasi ammirativa riservata da Dante al nemico giurato di Cesare, Catone Uticense? Entrare in tale labirinto intellettuale e poetico è l'obiettivo di questo breve libro, che approda, non immotivatamente, ad una riconsiderazione del rapporto complesso e ammirativo di Dante nei confronti del mondo cosiddetto classico e soprattutto della grande cultura pagana. -
Parini
Pochi scrittori della nostra più alta tradizione sono stati oggetto, come Giuseppe Parini (1729-1799), di valutazioni e giudizi fondati su un sistema di opposizioni in apparenza inconciliabili: tra letteratura e poesia, tra edonismo e moralismo, ragione e sensibilità, Arcadia e Illuminismo, e perfino tra riformismo e rivoluzione. Il percorso di vita del ""milanese"""" Parini dedito in gran parte al lavoro letterario, alla scuola e alla """"pubblica felicità"""" dei suoi concittadini e dunque, all'apparenza, un percorso ordinario, tutt'altro che avventuroso - viene ricostruito, in un fitto dialogo con le sue opere (in particolare il Giorno e le Odi), sullo sfondo storico-politico nel quale egli visse. Nel secondo Settecento, infatti, a Milano, dapprima sotto l'egida moderata dell'imperatrice Maria Teresa, poi sotto quella più imprevedibile ma dirigistica del figlio Giuseppe II, si assiste a un processo di profondo rinnovamento non semplicemente del quadro economico-sociale o delle istituzioni dello Stato, ma anche degli orientamenti culturali generali. In questo nuovo profilo, che fra l'altro tiene conto dell'ingente messe di edizioni e di contributi critici dedicati al Parini in questi ultimissimi decenni, si fa il punto sull'intera produzione dello scrittore, attraverso un esame attento del suo inconfondibile stile poetico e una valutazione approfondita delle sue idee e della sua posizione di letterato """"impegnato""""..."" -
La democrazia del merito
Non è scritto da nessuna parte che una minoranza, anche se composta dai migliori, possa attribuire a sé ciò che la democrazia reclama per tutti: le libertà, la dignità, l'istruzione, il lavoro, l'accesso alle cariche. In troppi casi la meritocrazia dei ricchi preferisce non vedere che cosa potrebbe essere il merito dei molti. -
Dante e le stelle
La poesia di Dante è trapunta di stelle. Il suo sguardo verso il cielo non è però soltanto quello di un poeta, ma è anche quello di un appassionato di astronomia, una delle discipline più alte nell'assiologia scientifica medievale. Un astrofisico e un umanista dialogano intorno alle immagini stellari nella poesia dantesca, che ancora oggi coinvolgono e appassionano i lettori, sebbene il sistema scientifico di riferimento sia totalmente mutato. -
Francesco Di Paola. Un santo europeo degli umili e dei potenti
"Vissuto quasi sempre in Calabria dal 1416, anno di nascita, fino al 1483, quando su ordine del papa si dovette trasferire presso la corte di Francia, nei cui paraggi morì nel 1507, Francesco di Paola è uno dei più noti """"santi vivi"""" del suo tempo. Tale definizione - coniata da Gabriella Zarri - sembra adattarsi perfettamente a Francesco. Grazie al rigore del suo ascetismo e all'azione taumaturgica esercitata in entrambi i contesti ambientali, pur così diversi, in cui trascorse la sua lunga esistenza, il frate calabrese sarebbe infatti riuscito ad attrarre moltitudini di fedeli e a ottenere il favore delle massime autorità laiche ed ecclesiastiche. Nei confronti del potere politico e religioso Francesco, il cui dato storico può individuarsi nella costante preoccupazione di carattere istituzionale, manifestò pressoché costantemente un ossequioso rispetto. Era infatti sua intenzione ricevere da queste istituzioni l'appoggio necessario a conseguire il riconoscimento dell'Ordine dei Minimi, che aveva in mente di fondare, e a poterlo poi diffondere in diversi Paesi d'Europa e in particolare in Francia, i cui sovrani in cambio della sua protezione spirituale ne assecondarono i disegni apostolici e ne avrebbero richiesto poi insistentemente la canonizzazione alla Santa Sede..."""" (Dalla Premessa dell'autore)" -
I Balcani dopo i Balcani. Eredità e identità
L'Europa ha due aree di confine: il Mediterraneo e l'ampia frontiera orientale. Nel Sud-Est europeo, nei Balcani, i due confini si saldano; si sovrappongono l'ortodossia post-bizantina, l'islam e il cattolicesimo, si incontrano la Mitteleuropa e l'Oriente. Un pezzo d'Europa a lungo non considerato europeo, di periferia, una regione alla ricerca di un senso e di un'identità tra difficili eredità storiche e sofferte modernizzazioni. -
Studi sul madrigale cinquecentesco
Il madrigale cinquecentesco appare senza dubbio, nell'ambito della produzione poetica dell'epoca, come una sorta di ""zona franca"""", che nel corso del XVI secolo incontrò, grazie anche alla relativa libertà della sua struttura, una vasta fortuna e annoverò cultori di straordinario valore e qualità, a cominciare da Torquato Tasso, Guarino Guarini e Giovan Battista Marino, per finire ai """"minori"""" Cesare Rinaldi e Giovan Battista Strozzi il Vecchio, senza dimenticare il grande, appartato, Michelangelo Buonarroti. Ih queste pagine, l'autore cerca di delineare una nuova storia del madrigale cinquecentesco, affrontando alcuni temi relativi a questo genere di componimento, in particolare nella sua versione liberamente intessuta di endecasillabi e settenari: dalle origini all'evoluzione del metro, dalla struttura formale al problematico rapporto con la musica e con il canto (aspetto, quest'ultimo, di grande rilievo, grazie al quale il madrigale ha potuto rappresentare, insieme ad altri generi, le aspirazioni di un Rinascimento particolarmente colto e raffinato), senza peraltro tralasciare le traduzioni e le imitazioni che ne hanno ispirato la formazione. Il volume si propone quindi come un tentativo di offrire nuovi spunti di riflessione sulla poesia italiana del Cinquecento, nel segno di un """"classicismo"""" inquieto che non esclude momenti di (controllata) sperimentazione lirica."" -
Mazzarino
Una biografia del cardinale Mazzarino. -
Il dominio del terrore. Deportazioni, migrazioni forzate e stermini nel Novecento
Nel Novecento alle speranze di una società migliore si sono spesso contrapposte le politiche dell'esclusione, l'annientamento fisico delle minoranze, le violenze di Stato, la condizione marginale dei tanti apolidi in fuga. La storia dei Lager e dei Gulag, la presenza dei luoghi di internamento e le vicende degli spostamenti forzati di popolazioni, si incrociano con la crisi delle società liberali e con la affermazione dei poteri totalitari. Deportare, concentrare, annientare non sono patologie del passato ma il lato oscuro dei tempi correnti, quelli che si vorrebbero governati dal diritto, ma che rivelano ancora la tentazione di cancellare quella umanità considerata un'intollerabile ""eccedenza"""" rispetto agli interessi delle maggioranze silenziose e consenzienti."" -
La congiura dei Fieschi. Un capodanno di sangue
Scorre molto sangue la notte del 2 gennaio 1547 quando, nel totale fallimento della congiura dei Fieschi, la morte stronca la giovinezza di Giannettino Doria e quella di Gian Luigi, l'erede della nobile famiglia che l'ha promossa. Sarà inesorabile Andrea Doria, il vecchio guerriero d'antica stirpe genovese, che dal 1528 è il Capitano generale della flotta imperiale nel Mediterraneo e nell'Adriatico. E inesorabili saranno l'Impero e la Repubblica verso chi si è reso colpevole del reato di tradimento contro il suo signore e contro la sua patria. Si inscrive nel nome dei Doria e dei Fieschi e si compie sul palcoscenico genovese l'atto che, incidendo profondamente nel cuore del grande scontro tra l'Impero spagnolo e la Corona francese, diventerà fin da subito un evento memorabile. -
In pro del mondo. Dante, la predicazione e i generi della letteratura religiosa medievale
Il volume s'inserisce in una delle correnti più recenti del dantismo internazionale: il rapporto tra la poesia dantesca e la cultura religiosa medievale. In particolare, oggetto del libro è l'influenza sull'opera dantesca, specie la Commedia, della predicazione Mendicante. A tal fine l'autore conduce sia una dettagliata analisi delle convergenze tra taluni aspetti della retorica della predicazione (similitudini, invettive, appelli al lettore, ecc.) e quella del poema dantesco, sia una discussione del rapporto di alcuni aspetti fondamentali del poema (il soggetto escatologico, il profetismo) e la coeva riflessione sull'esercizio della predicazione. Se, grazie alle puntuali analisi testuali, il volume colma una lacuna fondamentale degli studi sulla Commedia il ragionamento sulla scelta della materia oltremondana e sul profetismo dantesco permette di offrire una nuova interpretazione di questi aspetti fondamentali del poema dantesco. L'immagine della Commedia come un poema profetico, votato all'educazione morale del prossimo emerge dal confronto con la coeva predicazione rinnovata e meglio contestualizzata in riferimento alla letteratura, specie religiosa, del Due-Trecento. -
De Sanctis
Nel 2017 si celebra il bicentenario della nascita di un grande italiano, Francesco De Sanctis (1817-1883), al quale è stato attribuito il non piccolo merito di essere stato il vero fondatore della critica italiana, grazie alla sua produzione saggistica e alla fondamentale ""Storia della letteratura italiana"""" (1870-71). E stato un autore che ha attraversato quasi l'intero Ottocento e che ha segnato in profondità la stagione di passaggio verso l'Unità, alla quale ha partecipato attivamente in prima persona. In queste pagine viene ripercorsa la parabola umana e culturale di De Sanctis, che nelle lezioni delle sue varie scuole e nei molteplici saggi registra fedelmente i moti e i terremoti della cultura, della letteratura e poi anche della politica italiana pre e post-unitaria. Tuttavia, per lui l'arte non è solo un epifenomeno culturale e non è neppure """"un capriccio personale""""; è piuttosto consustanziale alla stessa storia, politica e civile dell'Italia, per cui la storia letteraria degli Italiani scorre di pari passo con la vicenda etica della loro """"coscienza"""". Ma forse l'aspetto più trascurato di De Sanctis è quello politico: più volte dopo l'Unità deputato e ministro della Pubblica istruzione con Cavour, Ricasoli e poi con Cairoli, fautore di un assai interessante e attuale centro-Sinistra, equidistante dalla reazionaria e clericale Destra e dal radicalismo repubblicano e rivoluzionario della Sinistra storica."" -
La scuola impossibile
Di quale scuola abbiamo bisogno? Di una scuola che risponda alle richieste del presente o che invece prepari a resistere alle difficoltà del futuro? Giulio Ferroni affronta l'attuale riforma della scuola con sguardo critico, mette in discussione gli astratti modelli pedagogici e la pretesa di subordinare l'insegnamento alle sole esigenze dell'oggi; sottolinea la sempre più necessaria convergenza di saperi umanistici e scientifici, da contrapporre alla diffusa insistenza sulle ""competenze"""", e ridimensiona il potere risolutivo attribuito all'informatica e all'inglese. Progetti e disegni di riforma della scuola non sembrano tener davvero conto delle ragioni della sua crisi e delle nuove sfide a cui è chiamata: formare nuove generazioni capaci di affrontare le difficoltà che si profilano all'orizzonte, ricostruire un senso autentico di cittadinanza, riconoscere i valori comuni del vivere civile, preservare la memoria storica e salvaguardare il patrimonio naturale e artistico, garantire nuove forme di integrazione dettate dall'immigrazione. Si delineano luci e ombre su La Buona Scuola del governo Renzi e si è spinti ad aspirare a modalità di insegnamento che, nel contesto attuale, possono sembrare impossibili."" -
Carducci
La figura complessa e per molti versi affascinante di Giosuè Carducci (1835-1907) viene attentamente delineata in queste pagine a partire da un'analisi puntuale dei suoi scritti e della sua biografia, dagli anni giovanili passati in Lunigiana e Maremma fino all'approdo, ancora giovanissimo, a Bologna, dove insegnò Letteratura italiana e Filologia romanza all'Università. Poeta, professore, filologo, uomo pubblico dell'Italia risorgimentale, egli resta ancora oggi un personaggio più frainteso che letto. Nel libro viene approfondito in particolare il rapporto tra la sua indole rivoluzionaria, sdegnosa e solitaria, e la società di transizione tra Ottocento e Novecento, che egli visse e interpretò in tutte le sue laceranti contraddizioni, e di cui la vastissima produzione poetica e saggistica rappresenta una specie di mappa aperta e per certi versi ancora largamente incompresa. Lontano dagli stereotipi critici che hanno appiattito e museificato, a partire dalle antologie scolastiche, l'immagine di Carducci, l'autore restituisce qui il profilo di un poeta e prosatore sfaccettato e inquieto, non di rado notturno e umbratile, irriducibilmente anarchico e libertario, e sempre attuale in quanto fieramente inattuale: un poeta europeo in bilico tra slanci polemici e rèverie crepuscolare, a cui Nietzsche pensò di affidare la diffusione dei propri scritti polemici e anticlericali. -
Il segreto di Maria
Quale cristiano battezzato non desidera raggiungere la santità? Donarsi a Gesù Cristo e amarlo pienamente? Ma qual è la strada da percorrere? Chi ci guiderà in questo cammino? San Luigi Maria Grignion di Montfort dà vita a uno scritto breve con lo scopo di rivelarci il segreto per realizzare questo nostro desiderio: prendere Maria con noi come guida sicura e modello di vita. Con un linguaggio ancora più incisivo del ""Trattato della vera devozione a Maria"""", san Luigi Maria Grignion di Montfort ci offre perle preziose e bellezze spirituali da gustare giorno per giorno."" -
Novene in onore dello Spirito Santo
Questo libro, che raccoglie sette novene accompagnate dalle meravigliose catechesi di papa Francesco sullo Spirito Santo, è un prezioso aiuto per ""abituarci"""" alla presenza di questo compagno di strada e per dialogare con lui, per familiarizzare con l'Amico che Gesù ci ha lasciato, perché continui nel tempo a parlarci di lui e perché ci aiuti ad andare avanti nella nostra vita di cristiani.""