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Milano non esiste
Questo romanzo è un altro tassello di quel grande mosaico che è la narrativa calabrese moderna (Alvaro, La Cava, Répaci, Strati, Seminara, Abate, ecc.), ma è soprattutto un inaspettato ""ritorno"""" della """"letteratura industriale"""" italiana, declinata in anni recenti alla sola precarietà lavorativa. """"Milano non esiste"""" è un ribaltamento delle nostre certezze sociologiche, perché ci racconta un'Italia ancora furiosamente arrabbiata con """"i padroni"""", ancora tormentata dall'alienazione, dal disadattamento urbano e dalla nostalgia per la propria terra di origine. Il protagonista di questo romanzo è un operaio calabrese che vive a Milano da quarant'anni. È sposato con una donna milanese e ha sei figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov'è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a guardare il mare. Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e """"la peste"""" della modernità sembra aver tramortito ogni forma di fraternità. Lentamente si avvicina il giorno del ritorno, ma l'operaio calabrese non ha fatto i conti con i figli, che di andare a vivere in Calabria non ne vogliono sapere."" -
Era di maggio
In questo suo primo romanzo Cesare de Seta affronta un tema che finora era stato toccato più volte dalla saggistica, ma molto di rado - a quel che ricordo - dalla narrativa. Il tema riguarda quel movimento giovanile che dal '68 dilagò in varie e spesso pittoresche manifestazioni in tutto il mondo, e che soprattutto in Italia e in Francia doveva assumere aspetti molto particolari. Sembra all'inizio che il romanzo di de Seta si tratti di una storia d'amore tra il protagonista e Sara, una ragazza talmente coinvolta nelle vicende del movimento studentesco da subordinare tutto, anche i privati sentimenti, alla sua passione ideologica. Ma quello scrutare di Fabrizio negli occhi misteriosi di Sara, quegli occhi tristi di cui non riesce ad afferrare nemmeno il colore, che gli trasmettono un senso ""di vuoto e di attesa"""", ci comunicano sin dalle prime righe il punto di vista dell'autore nei confronti della realtà che ci vuole descrivere. E l'impenetrabilità di Sara e delle idee che lei fanaticamente manifesta ogni volta che Fabrizio cerca di parlare con lei alla luce del senso comune. Un romanzo coraggioso, questo di de Seta, un romanzo di formazione sotto certi aspetti, che non teme di confrontarsi con una realtà ancora scottante, una realtà ancora irrisolta, che ha lasciato ferite e nostalgie nel suo e nel nostro animo. (Raffaele La Capria)"" -
Scritti e discorsi di cultura industriale
Gli ""Scritti e discorsi di cultura industriale"""" sono un quadro compatto di questioni inerenti soprattutto al linguaggio delle immagini: sia quello pubblicitario, sia quello della comunicazione aziendale, sia infine quello dell'urbanistica. Il loro scopo principale - si potrebbe dire - è di concentrarsi sulle epifanie del mondo industriale, sul volto che la fabbrica offre di sé all'esterno: l'industrial design, l'organizzazione del lavoro pubblicitario, il problema del tempo libero, sono tutti legati all'esperienza olivettiana: la vera, importante stagione del capitalismo illuminato. Le ragioni da cui muove l'indagine di Bigiaretti, infatti, conducono sempre e comunque a quelle domande che Adriano Olivetti poneva """"Ai lavoratori di Pozzuoli"""" (1955) con una certa dose profetica: «Può l'industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell'indice dei profitti?» Adriano Olivetti pensava alla sua fabbrica-comunità come a un microcosmo ideale in cui ogni individuo, accanto al lavoro, trovasse anche delle chances di riscatto culturale e spirituale. Ed è questa la chiave di lettura adottata da Bigiaretti."" -
Cronache dal big-bang. L'unica gioia al mondo è cominciare
"Sento l'esaltazione di un inizio al quale potranno seguire svolgimenti molteplici, inesauribili [...]. Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell'inizio, l'attesa ancora senza oggetto."""" (Italo Calvino, """"Se una notte d'inverno un viaggiatore""""). Questo è un libro """"solo di incipit"""": i più significativi della letteratura mondiale (da Omero alla letteratura contemporanea) narrati, con """"svolgimenti molteplici, inesauribili"""", da una ventina di scrittori, a cui si aggiungono le testimonianze sulla """"potenzialità"""" e difficoltà dell'inizio"""" di Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Melania Mazzucco e Antonio Tabucchi raccolte dallo scrittore e magnifico """"conversatore"""" Paolo Di Paolo. Giulio Ferroni offre un esempio di commento agli incipit di Marías e la compagna di viaggio Lidia Sirianni una divagante e divertente antologia sulle tecniche di esordio """"rivelate"""" da grandi autori stranieri. Il titolo, """"Cronache dal Big Bang"""", prende spunto dalla suggestiva immagine che appartiene ad uno dei libri più belli dedicato all'arte del raccontare, cui rendo omaggio: Bruno Traversetti e Stefano Andreani """"Incipit. Le tecniche dell'esordio del romanzo europeo"""", edito dalla Eri. Per loro, l'incipit resta il """"luogo per eccellenza liturgico dell'arte narrativa, è lo schiudersi di una forma complessa i cui contorni futuri si dilateranno a tutti i territori della nostra esperienza e della nostra sensibilità""""." -
Gymkhana-Cross
"Davì pubblica i racconti di """"Gymkhana-Cross"""" nel 1957, nella collana dei """"Gettoni"""" di Einaudi diretta da Elio Vittorini. A ventotto anni il giovane collegnese apprendista meccanico da quando ne aveva quattordici, ha attraversato la guerra in calzoni corti e vive le prime scintille di rinascita, e sta per entrare a far parte - per pochi anni - di quella Fiat che già marcia a grandi passi per far crescere Torino e le sue industrie. Ci fu un tempo, dunque, in cui la classe operaia aveva un suo piccolo paradiso. Giornate lunghe in fabbrica - si lavorava anche il sabato, e senza tante recriminazioni - ma anche serate spensierate a caccia di fanciulle assai poco disponibili, bevute all'osteria con gli amici - le memorabili cappe di fumo stagnante appena sopra il mezzo litro di vinaccio allappante - e poi tante chiacchiere, tante illusioni, mentre gioventù passava e le ambizioni si tramutavano in un onesto matrimonio con prole e casetta in periferia. Il mondo raccontato da Luigi Davì in questa raccolta di storie minime - minimaliste, si direbbe adesso - è proprio quello di un ipotetico giovanotto d'altri tempi che, seppure con nomi diversi, sembra rincorrersi attraverso tutte le piccole vicende di vita quotidiana che costituiscono l'antologia ideale di un mondo antico e appartato, appena dietro l'angolo e ancora ben visibile nelle foto in bianco e nero dei nostri genitori. Vita di fabbrica - con scherzi goliardici inclusi e voglia di costruire qualcosa..."""" (Sergio Pent)" -
Tempi stretti
"'Ecco, perdo tempo, perdo tempo. Alla fine del mese farò il sessanta per cento'. L'angoscia del tempo ossessiona i personaggi di questo romanzo: operai e operaie che devono battere a una pressa millenovecento pedalate all'ora, cronometristi che li controllano da vicino e capi incaricati di far rispettare le cadenze del lavoro. Anche le pause, come i giorni di riposo, sono schiacciate dall'affanno di ritornare in fabbrica. E persino gli amori, come quello difficile tra Emma e Giovanni, non si sottraggono alla legge martellante delle macchine che non si devono fermare. Sono i ritmi del boom economico vissuto, dal di dentro, nei suoi meccanismi alienanti. Ritmi esterni che si traducono in relazioni sociali frenetiche e si metabolizzano in asmatiche palpitazioni interiori. Pubblicato nel 1957 nella collana dei """"Gettoni"""" diretta da Vittorini, questo romanzo è uno dei primi e più efficaci documenti della cosiddetta letteratura industriale. """"Tempi stretti"""" va alle radici del complesso tentativo dell'uomo di far coincidere il lavoro, se non con i propri sogni, almeno con una vita accettabile che preveda un futuro"""" (Paolo Di Stefano). Con una prefazione di Giuseppe Lupo e una postfazione di Mattia Fontana." -
Racconti del giorno e della notte
"Giuseppe Bonura è stato un grande autore di racconti. Per vocazione e per necessità, com'è giusto che sia, perché il Novecento - il secolo al quale Bonura ha voluto conservarsi fedele con furiosa ostinazione - ha metodicamente costretto gli scrittori a misurarsi con i rigori della ferialità e addirittura con le spietatezze del mercato. Altra definizione discutibile, quest'ultima, che tuttavia trova una giustificazione almeno parziale nell'insistenza con cui, negli ultimi anni della sua vita, Bonura ha denunciato lo strapotere del """"capitalismo energumeno"""", in un crescendo di invettive che costituiva in effetti una continua variazione del tema che, fin dall'esordio, gli era parso decisivo: il feroce dissidio che, nell'era industriale e post-industriale, oppone l'individuo alla massa. Era la sua cifra nel tappeto, la sua successione di Fibonacci."""" (dalla prefazione di Alessandro Zaccuri)" -
Gli ultimi eretici dell'impero
"Nel 'Times' ho letto con stupore che un giornalista proponeva, quale strumento di lotta alla nostra eterna 'transizione' e alle sofferenze di tale eterno 'stordimento', di bere sei bottiglie di Coca Cola. Lo ammetto, ho visto rimedi e varianti anche poco umani, o forse troppo umani, per contrastare questa condizione """"politica"""". Ma a soluzioni del genere ho reagito in maniera radicale: mi spiace, ma sono persuaso che l'organismo torturato del cittadino che abbia vissuto l'""""alcolismo"""" del comunismo e viva oggi lo """"stordimento"""" capitalista della transizione non possa sopportare un livello tanto elevato di ideologia in corpo. Un'overdose di ideologia può ucciderti. Tutto sommato nella vita ci sono cose che non si possono mischiare."""" (Vasilij Andreevic)" -
Uno in diviso
Taiwo e Kehinde sono gemelli siamesi. Il loro corpo dotato di due busti e di un solo paio di gambe ha la forma di una ipsilon, come la lingua di un serpente. È solo la prima di una serie di immagini fulminanti, di una successione di pagine fosche e splendenti. ""Uno in diviso"""": io, l'Italia, due gemelli con il corpo a forma di ipsilon, la Chiesa, l'aborto, i Pacs, l'omicidio, il terrore di uno sfruttamento fisico e intellettuale, il terrore di una spaccatura. Un romanzo che è un presagio, una fulminante premonizione. Una storia, firmata da un autore di vent'anni, che descrive il crollo delle dicotomie contemporanee e ricorda il Pasolini degli ultimi film."" -
Essere Bob Lang
C''è molto di più del Diego Zandel che conosciamo, in questo romanzo dalla struttura che ingolosisce, come una torta a strati diversi e bene armonizzati. All'inizio ci troviamo dentro un perfetto meccanismo thriller, con protagonista Bob Lang, giornalista d'assalto, e lo scenario di Cipro dove i servizi segreti, mafia russa e avventurieri assortiti sono a caccia di una preziosa icona greca, combattono una guerra senza quartiere, e dove non manca, come vuole questo genere narrativo, una donna splendida e sensuale. Una donna di sicuro molto diversa da Susy, moglie di Marco, il vero protagonista del romanzo, padre di un bambino (Ernesto, come Hemingway), impiegato di banca, scontento del trantran familiare, nello scenario della Roma di oggi, gran sognatore, capace di trasformare ogni persona e ogni episodio della sua normalità in un particolare del romanzo che sta scrivendo, con la giusta stilizzazione ed ""esagerazione"""", quello con Bob Lang e il suo amico Vasco Carena, anziano scrittore di successo. In questa maniera, Diego Zandel ci racconta due romanzi appassionanti: la vita dell'insoddisfatto bancario Marco e l'avventura dell'eroico Bob."" -
Viaggio nella notte
"Viaggio nella notte"""" narra in maniera visionaria ma assolutamente reale lo scandire dei minuti e delle ore che danno vita all'ultima terrificante giornata d'un giovane protagonista del dolore assoluto. Un viaggio esistenziale nei luoghi dell'estrema periferia italiana, deturpata e divorata da capannoni industriali, grattacieli fatiscenti e semi abbandonati, campi colmi di schiuma oleosa e alberi che sembrano lanciare un urlo muto verso un cielo metallico, strade divelte dove nemmeno l'asfalto pare avere più consistenza. Il giovane protagonista del romanzo, camminando tra i luoghi della propria vita, affronta senza mai indietreggiare la memoria che ritorna, il ricordo di ciò che erano i suoi luoghi, le visioni dei tanti amici perduti, la fatica del lavoro in fabbrica, e in ultimo gli istanti d'una scelta definitiva. Un viaggio assoluto e senza ritorno dentro le periferie dell'anima, luogo simbolo del disfacimento territoriale e morale dell'Italia dei giorni nostri." -
Ho dormito con te tutta la notte
Il passato è un mosaico di affetti irrisolti, guerre, armistizi, traslochi e fughe e la ricerca del tempo perduto può essere, a volte, l'unico modo di ritrovarsi. ""Una storia che vede una famiglia sfaldarsi e in qualche modo misterioso ricomporsi nel ricordo. Una storia in cui i fantasmi dei vecchi amori ritornano e sono nuove persone, nuove avventure, nuova vita. Una storia di abbandoni, e di ritrovamenti. In questo romanzo Cristiana Alicata ha messo su carta con una sincerità e una grazia speciali il cuore dei suoi personaggi. E dietro di loro ci conduce, un po' incantati, un po' dolenti, un po' persi, dalla prima all'ultima pagina, e ancora oltre. Questa storia, più di ogni altra cosa, è un romanzo che prima non c'era, nelle vostre vite e sui vostri scaffali, e adesso c'è, per rimanere"""". (Ivan Cotroneo)"" -
Non avere paura dei libri
"Sono qui per raccontarvi la storia della meravigliosa metamorfosi del libro che avete tra le mani. Questo è un libro speciale, per numerose ragioni. Inizio a dirvene tre. Perché al suo interno contiene innumerevoli libri. Perché è il memoir di un lettore incantato che, sogno dopo sogno, ferita dopo ferita, da bambino si trasforma in uomo adulto. Perché ha il potere di ricordarci - ridendo di gioia, piangendo di commozione, gridando con forza che noi non siamo solo ciò che mangiamo: siamo anche quello che leggiamo (e quindi bisognerebbe fare attenzione a ciò che si legge come si fa per il cibo che si mette in bocca). Siamo tutte le vite dei personaggi che abbiamo amato. Nel nostro sangue scorrono brani di libri."""" (Chicca Gagliardo)" -
Antonia
Antonia è nata a Coquimbo, la baia del Corsaro Drake, e qui è cresciuta nella miseria, in una famiglia dominata ""da mescolanze di religione e di sesso"""" e dalla carismatica negligenza del patriarca José Antonio. Ha sposato Ricardo, ha vissuto sulla propria pelle le scosse telluriche del golpe di Pinochet, ed è infine fuggita in Canada, per crearsi una nuova vita. Al suo fianco ora c'è George, """"il marito canadese"""", angelo custode e interlocutore acuto, punto di riferimento di cui Antonia non potrebbe fare a meno. Ma nel suo percorso introspettivo sul lettino del Dr Ray i ricordi verranno a galla come pesci in un lago avvelenato, minando le certezze del presente. Antonia è un romanzo oceanico e frammentario quanto la psiche umana, le sue pagine una tela di passioni e tradimenti, malinconie e gioie quotidiane, confessioni e infinita umanità. Ma in fondo dei fatti esistono solo versioni, e questa è la versione di Antonia."" -
I terroni in città
"C'è davvero qualcosa di curioso in questo 'I terroni in città' di Francesco Compagna, dal titolo al tempo stesso secco e accattivante. Ed è che poi, in tutto quanto il volume, quel termine 'terroni' non compare proprio mai. Non so se il titolo sia stato scelto dallo stesso autore o dettato da ragioni editoriali. Di certo è che si tratta comunque di un titolo che, ove non letto nella sua pienezza, può suonare tanto efficace e catturante, quanto restrittivo e depistante, quando invece davvero può ben darsi come pienamente esaustivo delle problematiche di fondo affrontate."""" (Ermanno Paccagnini) """"Leggere oggi 'I terroni in città' riesce perfino a renderci nostalgici di una serietà che era di tanti, anche se operanti su fronti opposti, riguardo a fenomeni economici e sociali decisivi per il destino della nazione. Con la sua limpida scrittura, la sua arte della citazione, la coerenza delle sue posizioni, la sua capacità di documentare argomentare convincere, il saggio di Francesco Compagna ci restituisce l'immagine di un tempo migliore, che era per il nostro sciocco paese, un tempo migliore perché di lotta e di speranza."""" (Goffredo Fofi)" -
Dieci giorni
Sono i corpi i protagonisti di questo romanzo che si apre e si chiude nel tempo di dieci giorni. Sono i corpi a raccontare i carnefici e le vittime, e a mostrarci - per quanto annullati e camuffati - che le colpe, certe colpe, non si possono cancellare. Eppure esiste ancora uno spazio dove conservare - al riparo dal contagio - i ricordi più belli e la speranza. Accedervi richiede un sacrificio, il più atroce di tutti. -
Il male
"Il male"""" racconta il delirio, le ossessioni, le perversioni, le distorsioni della nostra società postmoderna, attraverso una potente metafora narrativa, tra immaginario e reale. In un viaggio nelle viscere delle nostre città, Lucifero il principe delle tenebre, il figlio di luce nera, descrive la moltitudine di periferie abbandonate, gli innumerevoli luoghi di perdizione, le profonde paure dei dannati in vita, e tutto questo attraverso gli occhi e la pelle di dieci anime fragili, sconfitte, crollate. Il principe di luce nera, senza mai intervenire o apparire, vivrà e subirà il male in terra compiendo un vero viaggio ad infera, alla scoperta di cosa l'uomo moderno è in grado di fare. Al termine rimarrà la visione di un inferno terrestre ben più atroce, violento e osceno degli inferi stessi, e il peso insopportabile di una profezia svelata. Dalle pagine del romanzo escono come un fiume in piena le voci, i volti, le situazioni che dipingono il ritratto sconvolgente di una società in frantumi, tutto con uno stile narrativo visionario e allo stesso tempo realista. """"Il male"""", un romanzo che capovolge le nostre sicurezze, che rimette in discussione i luoghi del bene e del peccato, l'inferno e il paradiso, il reale e l'irreale." -
Babbo Natale: operazione clima
Babbo Natale è disperato: al Polo Nord splende il sole, le renne si ammalano e non c'è un filo di neve. E senza neve, niente Natale. Scatta l'operazione clima! -
Uno a zero palla al centro
La grande passione di Luke è il calcio. E quando il suo amico Jamy gli propone di assistere a un allenamento ""segreto"""" della Nazionale, Luke decide che questa è proprio un'occasione da non perdere... Età di lettura: da 8 anni."" -
Mondizia. Cronache fuori dal mondo
Il paesaggio davanti a lei era impressionante, un enorme cratere ricolmo di rifiuti a perdita d'occhio, con salite, discese, avvallamenti, colline. Nel cielo, reso grigio da un'immensa nuvola, volteggiavano giganteschi predatori di spazzatura, simili a uccelli preistorici. ""Mondizia"""", mormorò Lentina. Età di lettura: da 12 anni.""