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La fata Murgana. Poesia narrata in lingua siciliana
La poesia narrata in lingua siciliana ci offre con immediatezza, il clima, l'aspetto, il tono del mondo reale, talvolta illusorio, del poema narrativo. La terra di Sicilia viene contemplata con stupore, dolcezza e inquietudine; le creature che in questo mondo vivono e agiscono si muovono in maniera animata o inanimata, condividendo il destino del poeta. Il passaggio, le figure di uomini o animali vengono visti nell'atmosfera contemplativa di un mondo in cui, gioia e dolore, ansia tenera e sogno si confondono nel breve bagliore delle illusioni che segnano la vita dell'uomo, il suo destino, legato dal dolore e dalla pietà cristiana. -
La festa di Sant'Agata. E le trasformazioni della città di Catania dal Cinquecento ad oggi
Le feste che i catanesi dedicano a sant'Agata, Patrona di Catania, si svolgono in due periodi dell'anno: a febbraio, per ricordare il martirio avvenuto il 5 febbraio del 251 dopo Cristo, e ad agosto, per la traslazione delle reliquie della Santa da Costantinopoli a Catania, avvenuta il 17 agosto 1126. Entrambe si articolano in più giornate. Originariamente la festa di febbraio iniziava il primo del mese, con la corsa dei cavalli, mentre oggi incomincia il 3, con la processione dei cerei da piazza Stesicoro - luogo del martirio - a piazza Duomo; continua il 4 con il ""giro trionfale"""" del fercolo, che ripercorre il tracciato delle mura che circondavano Catania; e si conclude il 5 febbraio, con il """"giro interno"""" alla città. Le prime due processioni sono documentate a partire dal Cinquecento, mentre la terza fu introdotta per la prima volta nel 1846."" -
La Sicilia dei Lanza. La scalata nei secoli del lignaggio al vertice del potere feudale
La storia della famiglia Lancia o Lanza (dove i due cognomi hanno un'unica radice), discenderebbe da Aleramo figlio di una coppia di nobili sassoni insediatasi nel Piemonte nel X secolo, o secondo altri studiosi, da un Ernesto Lancia duca di Baviera intorno al 970. Nel corso del '200, la famiglia sceglieva con convinzione e fedeltà la politica ghibellina e seguiva con determinazione le imprese di Federico II di Svevia, poi quelle di suo figlio Manfredi e del nipote Corradino. Dopo la sconfitta di Benevento del 27 febbraio 1266 subita da Manfredi re di Sicilia e, ancora per le tragiche conseguenze patite con la sconfitta nella battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268, Galvano Lancia e suo figlio Galeotto subivano con lo stesso Corradino di Svevia la condanna del patibolo insieme ad altri nobili seguaci del partito dei ghibellini. Dopo quest'ultimo avvenimento i Lancia-Lanza si stabilirono in Sicilia e nel corso di 7 secoli, passati dal Regno al Viceregno, dai Normanni-Svevi fino ai Borboni, si renderanno protagonisti della vita politica ed economica dell'Isola così come altri importanti lignaggi nobiliari venuti da Francia, Germania, Spagna e da varie parti dell'Italia. -
La città di Catania. Mutamenti urbanistici dopo le catastrofi del secolo XVII
Il viaggiatore, che visitava Catania ricostruita dopo le due catastrofi naturali dell'eruzione dell'Etna del 1669 e del terremoto del 1693, poteva gridare al miracolo nel costatare la magnificenza dei progetti realizzati e la celerità con cui erano stati portati a compimento. In pochi decenni una città dall'impianto urbanistico medievale, costretta a vivere all'interno delle mura e dei bastioni, si era trasformata in una città aperta, caratterizzata da strade ampie e diritte, sulle quali si affacciavano edifici maestosi, progettati e realizzati con un piano omogeneo e coerente... Il paziente ricercatore acquisisce man mano i numerosi tasselli di un mosaico che richiede di essere composto: è l'impegno che si è assunto negli ultimi decenni l'ingegnere Salvatore Calogero. I frutti delle sue ricerche sono apparsi gradualmente in saggi su riviste, in conferenze, in relazioni ai convegni. Questi studi, se a prima vista potevano sembrare frammentari, man mano che la ricerca andava avanti dimostravano di perseguire un disegno unitario. Da ciò la necessità di riunirli in volumi, divisi per temi omogenei... -
Aci Castello. Antiqua civitas Castri Aci
Aci Castello ospita una comunità che si è arroccata attorno alla rupe a creare il proprio habitat respirando a pieni polmoni quell'aria salmastra, poco comune a tanti altri gruppi che hanno popolato il verde delle pendici dell'Etna. Per almeno mezzo millennio, nella struttura creata in cima, vissero i capi (talvolta con titolo reale) di un vasto territorio che dalle pendici dell'Etna giungeva fino al mare, avendo come limiti sulla costa quelli attuali di Catania e Riposto. Ai suoi piedi, nella esigua Terra circondata dalle mura e dall'alto costone sul mare, stava la piccola comunità direttamente da loro dipendente. Essa, proprio 500 anni fa, cambiò radicalmente il suo ruolo di comando divenendo subalterna a tutte le altre che erano cresciute nel vasto territorio acese seguendo sostanzialmente le sorti del Maniero ormai trasformatosi in punto di osservazione e... carcere, soprattutto. Il mare però diede la spinta ai suoi fedeli castellesi per riprendere forza ed autonomia, così le sue onde, sempre guardate con la necessaria ""distanza"""", riescono in certi momenti a portare allegria e spensieratezza alle nostre giornate."" -
La Chiesa Matrice di San Nicolò a Militello in Val di Catania
[...] La celebrazione del trecentesimo anniversario della posa della prima pietra della Chiesa di San Nicolò, la memoria della lunga avventura della sua ricostruzione dopo l'immane catastrofe del sisma, si pone in un momento drammatico per la comunità, già annichilita dal perdurare della pandemia di COVID-19 e oggi bisognosa di alimentare la speranza, di trovare nuove energie, slancio, creatività per ricostruire il complesso edificio della società. Nei prossimi anni saremo chiamati a un'operosità umile e creativa. Dovremo perciò provare a recuperare quella ""dottrina del fare"""", che la storia della Matrice di San Nicolò ci testimonia e che oggi più che mai andrebbe custodita e trasmessa. [...] Il dono che oggi giunge alla comunità con la pubblicazione di quest'opera consente una piena valorizzazione della Chiesa di San Nicolò come bene culturale. Ci viene reso accessibile il contenuto di narrazioni, saperi, eventi, visioni, fatiche che nelle sue pietre, altrimenti mute, si è nel tempo incorporato. In tal modo, può essere rivitalizzata la cultura della comunità, stimolando in essa il desiderio di generare nuova bellezza. [...] Salvatore Di Fazio dalla Prefazione"" -
Platea Magna. Studi sulla storia di Scordia. Omaggio a Mario De Mauro nel bicentenario della nascita (1820-2020)
"La ricchezza dei temi affrontati, l'acribia documentaria e la competenza degli autori conferiscono al volume un significato di assoluto valore, non solo per l'originale apporto alla riscoperta della storia locale, ma anche per l'aggiornato impianto interpretativo che supera il logoro piagnonismo sudista e ricolloca la storia urbana della Sicilia nei circuiti dinamici della modernizzazione europea."""" (Giuseppe Barone dalla Prefazione)" -
Il testamento di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
"Con lo scrupolo e l'attenzione del ricercatore storico e la passione profusa nell'esaminare a largo raggio la vita e, soprattutto, l'opera principale, Il Gattopardo, del coltissimo scrittore siciliano, Salvatore La Monica ne coglie in profondità la genesi, rilevando l'avvio di una riflessione che avrebbe costituito per Giuseppe Tomasi la base del suo impareggiabile romanzo, pubblicato postumo nel 1958."""" (Luciano Catalioto dalla Prefazione(" -
100 minuti. Un ascensore scomodo
Sono le 17.17 quando Marta, Lara, Giulia e Paola, dopo aver vagato all'interno di un grande centro commerciale, s'incontrano per la prima volta davanti a un ascensore e vi entrano per accedere ai piani superiori. Ognuna con i suoi pensieri, i suoi pacchi, il suo bagaglio di vita. L'ascensore inizia a salire, ma dopo qualche istante si arresta in modo brusco. Le porte si bloccano: le donne si rendono subito conto di essere prigioniere nell'angusto abitacolo. Inizia da questo momento una storia che dura esattamente 100 minuti: in questo lasso di tempo le protagoniste, espressione di quattro generazioni diverse, si scontrano interagendo ciascuna con le altre, ma anche con se stesse, con le proprie paure e il proprio modo di essere. È così che tra le claustrofobiche pareti di un ascensore, dopo un alternarsi di avvenimenti coinvolgenti, il lettore assapora un epilogo del tutto inatteso. -
Quasi un madrigale
Per chi ama una cronistoria d'amore nei suoi risvolti di regole, contraddizioni, ricordi. Per chi ammette che l'amore, nella sua universalità va al suo scopo di conquista, possesso, appagamento. E chi può dire se si tratti di illusioni o di trasfigurazione. Non certo l'autore. Forse il lettore alla scoperta di vocaboli da decifrare. -
La morte mi ha salvato la vita. «Teatriba» tra vita e la morte
Benedetto Cacchioni gioca la sua carta vincente utilizzando un canovaccio ricco di variegate possibilità che rendono fresca e friabile l'opera sin dalla prima scena che si avvale di un prestigioso gioco di equivoci ben dosati. I personaggi sono anch'essi ben delineati, figure di un oggi che evidenzia virtù e vizi del nostro tempo. L'autore ci fa soffermare su un tema serio quale è la morte che tuttavia viene trattato in modo accattivante al punto da farci sorridere e ridere. Le battute sono cesellate con naturalezza e versatilità, il gioco di parole è ben dosato e sa colpire al momento giusto. -
L' attesa e l'ascolto. Storia di triangoli e altri poligoni
Una storia appassionante tutta da leggere sulla relazione d'amore di due giovani, A'Isha e Jules, che si trovano e si perdono continuamente, fino alla sorpresa finale. Un gioco d'amore impossibile tra l'attendere e l'ascoltare, un raffinato ""divertissement"""" letterario dove l'Eros si dipana tra cultura, ironia e una sessualità vissuta attraverso i nodi e gli snodi del classico triangolo. Un """"pastiche"""" avvincente pieno di colpi di scena, condotto sulla linea d'una continua ambiguità narrativa, una nuova elegante maleducazione sentimentale di stampo francese, ambientata nella Parigi più affascinante."" -
Navigatori a vista
In un paesaggio che è solo topografia di macchine, ragionato e continuo catasto di veicoli, dove i sentimenti fuggono e svolano neghittosi, l'odore forte della poesia dilaga ancora: non è vero che ci resta solo strisciare nel filiforme nulla, lasciando che ci artigli e maciulli il senso di vuoto imperante. Un altro modo di essere è possibile, un altro mondo si può intravedere nel ""fiume di cadaveri e veline"""", in quelle folle spaventevoli inghiottite sottoterra da fornaci elettriche, in quegli ammassi di automi semiumani che mareggiano nelle strade grigie davanti ai negozi. Tommaso Putignano si risveglia impaurito dall'incubo catatonico della postmodernità e avverte in maniera ineludibile il bisogno di costruirsi un nome e un'identità credibili, e a poco a poco gli pare di cominciare a intendere una diversa verità: la città dell'anima emerge dalle quinte di un'altra storia, recitata a forza di stupore e di disincanto, di semplicità e di radicale complessità."" -
Musica, style e... vampiri
L'autrice scrive un romanzo che si affaccia al fantastico, ma trae spunto dal mondo concreto, proposto nella sua versione più disincantata e fanciullesca; i protagonisti - e soprattutto, le protagoniste - vivono le loro giornate tra scuola e amici, tra un cinema e una festa, sorvegliando con acuta malizia i propri sentimenti e cullando, senza mai cedere alla versione più sofferta, sogni d'amore tanto comuni alla loro età. E il vampiro? Come si manifesta, come attraversa questa quotidianità spensierata che costruisce da sola il proprio incanto? Il vampiro si fa ragazzo e si muove in questo mondo di fanciulle in fiore, osservato e talora ammirato nella sua veste più candida e invincibile; d'altronde, cosa cerca il vampiro se non l'immortalità? -
Le sette favole del gatto Pedro
Favole di grande evocazione affabulatoria, incorniciate in uno scorcio di vita di una tenera coppia di innamorati, sullo sfondo di un assolato Mediterraneo, le ""Storie del Gatto Pedro"""" non si propongono al lettore bensì si fanno leggere per il loro fascino linguistico, la multiforme scelta narrativa, le baldanzose e oniriche illustrazioni. Con prefazione di Antonella Calzolari e conversazione sulle favole con Paolo Poli."" -
La scrittura
"Cosa ci rimane oggi, dopo tanti crolli, annunciati, millantati ed esaltati? Forse, per dare una risposta che sarebbe potuta piacere alla Weil, restano le tensioni che cancellano i legami e gli ordini tradizionali, e le parole che non nominano, oppure che nominano e indicano indirettamente. Se la menzogna si contrappone al bene, dovrebbe essere la verità a risarcirlo. Ma di fronte a una verità conculcata dal potere, il riflesso condizionato va a ricercare la strada della differenza. Al teatro epico e sociale, oggi non più praticabile perlomeno nei termini noti, si è venuto sostituendo un teatro di analogie e di levità (all'apparenza un po' boulevardier), che, consapevole dell'avvenuto abbassamento della parola, punta su una tecnica diversa d'attenzione. L'attenzione verso che cosa?"""" (Dalla prefazione di Gualtiero De Santi)" -
Ruvido lago
Più il suo corpo, che aveva suscitato tante passioni, sino ad indurre al delitto e al suicidio, perdeva vigore e levigatezza, più la sua memoria si affievoliva, ripiegando in se stessa, ancorata a quell'unico episodio della sua vita, quasi volesse esorcizzare la paura della morte, in una illusoria giovinezza dello spirito. Forse lei non era Caterina. -
Le occasioni v'hanno create
Il poeta vuole comprendere; usa il mezzo espressivo con coraggio disincantato e ci scherza anche, gioca con le filastrocche, con le assonanze e le allitterazioni. Rifà il verso ai futuristi, usando, e bene, la dimensione grafica delle parole. -
Hai perso una goccia
Per chi ama la poesia emergente e nuova e non quella trita e ritrita dei formulari scontati. Per chi si butta nella mischia della ricerca scritturale ponendosi tematiche quali ""La reputazione dell'amore"""" (ogni vita è un cielo), """"Incroci nell'aria"""" (mi sei nato addosso), """"A ridosso"""" (essere giovani significa pensare la vita infinita), """"Tra argento e cotone"""" (invecchiano tutti, perché dovrei farlo anche io?), """"L'impero delle briciole"""" (devo uccidere una cosa)."" -
Taci come il mare
Lerri Baldo in ""Taci come il mare"""" si sdoppia per partecipare ad un ciclo naturale fatto di coinvolgimenti e denunce. I suoi limpidi strali non sono sfoghi, ma sottolineature di una società che predica una vita indifferente, tramite illusioni dei media, nostro pane quotidiano.""