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Il palazzo reale di Palermo in età moderna (XVI-XVII secolo)
La pubblicazione di questo volume vuole ricondurre l'attenzione sugli interventi operati nel complesso palatino durante il XVI e il XVII secolo, poiché il Palazzo Reale di Palermo, così come lo vediamo oggi, è in gran parte frutto degli interventi operati in quel periodo: la sala del Parlamento, il cortile della Fontana, il cortile Maqueda con lo scalone monumentale, la facciata verso piazza della Vittoria, il corridoio di collegamento con Porta Nuova e la sua sopraelevazione, sono tutte opere progettate e realizzate in quel tempo e che strutturano ancora oggi il sistema architettonico generale dell'edificio. -
Diluire Mondello. Descrizione per un progetto
Il libro pubblica i materiali originali del progetto vincitore del concorso internazionale di idee per la riqualificazione urbana di Mondello, la località balneare della costa settentrionale di Palermo. E, come spesso accade per i progetti redatti in queste occasioni, essi non costituiscono solo una risposta alle richieste del bando ma diventano pretesti per rileggere i territori e descriverne le loro trasformazioni. Diventano, dunque, laboratori di ricerca sulle città che li ospitano, restituendo all'architettura una capacità esplorativa e di conoscenza che a volte va oltre l'architettura stessa. -
Catastrofi e dinamiche di inurbamento contemporaneo. Città nuove e contesto
Questo volume raccoglie le riflessioni elaborate intorno a un tema comune e molto attuale, ovvero quello delle distruzioni causate da eventi naturali e le successive ricostruzioni, da parte di alcuni docenti del Dipartimento di Architettura di Palermo appartenenti a settori disciplinari diversi. Il progetto nasce da temi e presupposti che sono stati evocati più volte sino a pervenire alle soglie di un quesito: si può elaborare una teoria che dai disastri (naturali o artificiali) possa in qualche modo spiegare o prefigurare le dinamiche del dopo? I contributi del volume sono soprattutto incentrati sul Novecento, su testimonianze e risultati che hanno contraddistinto i terremoti di Messina (1908) e soprattutto del Belìce (1968). Questa scelta mostra la necessità di ragionare su alcune criticità del nostro presente, di confrontarsi ancora oggi sui temi che la tabula rasa e la successiva rifondazione di città e di architetture impongono. La prima parte del volume invece esamina esempi più remoti nel tempo, ad esempio il terremoto del 1542 in Val di Noto, dove l'effettiva conclusione del caso può stimolare ulteriori confronti con casi ancora aperti. -
Lexicon. Storie e architettura in Sicilia e nel Mediterraneo (2012) vol. 14-15
La rivista si pone l'obiettivo di diffondere studi e notizie riguardanti la storia dell'architettura in Sicilia, non focalizzando esclusivamente l'attenzione sugli edifici costruiti sull'isola, ma cercando di chiarire i rapporti tra gli architetti siciliani e i contemporanei avvenimenti in Italia, in Europa e nel bacino del Mediterraneo, alla ricerca di quei contatti che hanno permesso la realizzazione di opere e l'elaborazione di progetti di importanza primaria. -
Bianco
Sofia, Alessandro, Lucio, Andrea, Giulia e Tommaso sono amici da sempre e da sempre condividono insoddisfazioni, paure, rinunce, attese. Sono persone normali: egoiste e generose, meschine e talvolta straordinarie. Dopo una tragedia del tutto inattesa hanno modo di riflettere sull'angustia dei loro orizzonti, ma presto tornano alle loro abitudini. Fino a quando, una domenica mattina, una Voce risuona in tutta Roma, annunciando l'arrivo di un esercito di uomini vestiti di bianco che punirà, anche con la morte, tutti coloro che si sono macchiati di qualche crimine. E continua a parlare alla città, nei giorni successivi, creando paura, senso di colpa, tensione nervosa, uno stato di suggestione collettiva che porta a vedere anche quello che non c'è e, in alcuni casi, ad agire sconsideratamente. È il panico. Roma arriva velocemente al collasso. Ma a chi appartiene quella Voce? E cosa vuole ottenere? -
Millesuoni. Deleuze, Guattari e la musica elettronica
Questo volume offre al pubblico italiano la storia dell'incontro tra la filosofia di Deleuze e Guattari e la musica elettronica. Una storia che comincia, forse, quando Deleuze partecipa nel 1972 alla registrazione del disco Electronique Guerrilla del gruppo rock sperimentale Heldon, prestando la sua voce a un frammento di Umano, troppo umano di Nietzsche. Per ripercorrere questa storia, complessa e ricca, Emanuele Quinz esplora alcuni concetti-chiave a partire dai quali Deleuze e Guattari hanno elaborato la loro riflessione sulla musica. Seguono una serie di analisi (Murphy, Cox, Franck), derivate da ambiti geografici e teorici diversi, che disegnano la storia dell'impatro del pensiero dei due filosofi sulla musica elettronica sperimentale. I testi di Hinant, Szepanski e l'intervista a Paul D. Miller, alias Dj Spooky, introducono le testimonianze di chi ha integrato il pensiero di Deleuze e Guattari nella pratica della produzione musicale. Chiude il volume un contributo di sole immagini di Roberto Paci Dalò. -
Sulla violenza
Qui si tenta di pensare la violenza. Non già contemplarla come una sostanza, sempre identica a se stessa, come un'essenza non segnata dai concatenamenti in cui viene convocata o si trova ad operare. Se così fosse, pensare la violenza significherebbe non solo sacralizzarla ma anche interpretarla come ciò che impedisce ogni pensiero, così che il pensiero dovrebbe, per restare fedele a se stesso, separarsi da ogni violenza e combattere ogni sua manifestazione. È quello che in fondo sostiene il pensiero neo-liberale. Qui, invece, si tenta di ripetere il gesto di Benjamin: pensare la differenza nella violenza. La violenza puramente annichilente non rappresenta la verità d'ogni violenza, ma l'affermarsi di una prospettiva, di una ""valutazione"""" che rende la violenza annichilente o sterminatrice. Se pensare significa inaugurare un concatenamento che rompe con le relazioni abituali, ogni pratica di pensiero creatrice, dalla politica all'arte, è anche un atto di violenza. Allo stesso tempo, i concatenamenti abituali da cui il pensiero ci slega non hanno nulla di naturale: si sono costituiti grazie ad un modo della violenza e, per parafrasare Benjamin, si mantengono grazie alla violenza. Che senso ha allora il discorso che ripudia la violenza? Quale prospettiva e quali effetti produce? Pensare oggi la violenza significa inevitabilmente pensare la modalità della violenza prodotta dal discorso che si propone di eliminarla."" -
Lezione di tenebra
"Lezione di tenebra"""" è un libro di poesie sulla violenza e le conseguenze simboliche del terrorismo. Partendo dall'attentato di due anni fa nella metropolitana di Londra, il libro evoca gli scenari etici, archetipici ed esistenziali scatenati da ogni gesto distruttivo. Seguendo un itinerario drammatico attraverso la morte e la ferocia, le poesie si interrogano sulla nuova centralità attribuita dall'epoca attuale alla figura della vittima, scoprendo tra le pieghe della sua esistenza depredata un nucleo di radicalità fondante che ne fa il vero oggetto di indagine del testo." -
Che cos'è un dispositivo?
Noi - sostiene Deleuze - apparteniamo a dei dispositivi e agiamo in essi. La novità di un dispositivo rispetto a quelli precedenti, la chiamiamo la sua attualità, la nostra attualità. Il nuovo è l'attuale. L'attuale non è ciò che siamo, ma piuttosto ciò che diveniamo, ciò che stiamo divenendo, cioè l'Altro, il nostro ""divenir-altro"""". In ogni dispositivo, bisogna distinguere ciò che siamo (ciò che non siamo già più) e ciò che stiamo divenendo."" -
Tre saggi sull'immagine
"L'immagine pura è, nell'essere, il terremoto che apre la falla della presenza"""". Questa frase riassume il nucleo della nuova teoria dell'immagine che da qualche anno si va delineando con sempre maggiore chiarezza nel pensiero di Nancy e che accompagna il suo progetto di una decostruzione del cristianesimo. Attraverso tre punti di vista o tre angolature diverse l'immagine nel suo rapporto con la violenza e con la verità, nel suo rapporto con il sacro, nel suo rapporto con la rappresentazione possibile o impossibile della Shoah - si critica la concezione dell'immagine come mimesi o copia della cosa per attribuirle invece una """"presenza reale"""", una presenza che non è in alcun modo quella dell'empiria, ma che anzi ne attraversa e ne incrina la compattezza opaca." -
Sarkozy: di che cosa è il nome?
Con il nome ""Sarkozy"""" avanza la """"grande paura"""" - degli stranieri, degli operai, dei giovani delle banlieues, dei musulmani - e la volontà che il capitalismo divenga, una volta per tutte, l'unica legge che regola il mondo. Ma alla paura non si può rispondere, come accade a sinistra, con la paura della paura, con la nostalgia delle lotte del passato o il ritornello della solita """"ricostruzione della sinistra"""". Si tratta, invece, di curare il disorientamento e il sentimento d'impotenza praticando la virtù del coraggio: """"tenere fermi"""" come punti di orientamento politico proprio quelli che il discorso dominante considera impossibili, irrealizzabili. Tra questi: onorare e riconoscere come soggetti liberi gli stranieri che lavorano tra noi e affermare, di fronte alla divisione del mondo in una parte """"civile"""" e una """"incivile"""", che c'è un solo mondo, che le esistenze sono uguali in ogni luogo di questo mondo unico. Tali imperativi politici sono il modo per dare senso alla parola """"democrazia"""" e far continuare a vivere, nelle condizioni attuali, l'idea comunista come """"orizzonte"""" delle politiche di emancipazione."" -
Illuminismo e questione ebraica
In questo breve e lucido testo, Hannah Arendt, che ha solo ventisei anni, si confronta per la prima volta con la cosiddetta questione ebraica, la cui origine viene rintracciata nell'illuminismo e nell'universalità del suo concetto di ragione e di tolleranza religiosa. Ripercorrendo le analisi di Lessing e di Mendelssohn, ma anche dei fautori dell'assimilazione, e dei primi romantici come Herder e Schleiermacher, Arendt delinea la posizione fin da principio paradossale che viene attribuita al popolo ebraico: stretto fra l'universalità astorica dell'illuminismo che ne fa un popolo uguale a tutti gli altri, anche a costo di sacrificarne la specificità, e lo storicismo romantico che sottolineandone l'eccezionaiità lascia intravedere la strada dell'antisemitismo. -
Il corpo senza qualità. Arcipelago queer
Tra corpo e pensiero c'è un resto che da nessuno dei due lati si può cogliere, né raccogliere. Certo, c'è un corpo-di-pensiero e c'è un pensiero del corpo che hanno occupato riflessioni importanti nel secondo Novecento. E c'è la rivolta appassionata, talvolta disperata, di tutti i soggetti ""sessuati"""" che nello stesso periodo hanno sondato modi diversi del vivere e del mettersi in questione nel mondo proprio a partire dalle possibilità del corpo. Cosicché si può ben chiamare """"queer"""" questo insieme di pensieri insorgenti e di corpi in rivolta, che si fanno cenno. Ma quel """"resto"""", che non consente un sapere assoluto del corpo e della sessualità, a cui Lacan ha dato una lapidaria forma espressiva - """"non c'è rapporto sessuale"""" - non è più solo affare dei tempi lunghi della storia ma è arrivato alla lettera della cronaca quotidiana, come a stringere d'assedio le nostre vite. Donne, omosessuali, lesbiche, transessuali, e anche taluni uomini, siamo oramai tutte/i interpellati dall'evanescenza e dalla precarietà del rapporto con l'altro, che è stato sempre la significazione di quel """"resto"""", che, come dice l'autrice, """"è diventato un prisma moltiplicativo"""" privo di figure certe: sicché è il """"totalmente altro"""" del razzismo e della discriminazione a prevalere nei fantasmi dell'epoca."" -
San Paolo. La fondazione dell'universalismo
"No, non lasceremo che i diritti della verità-pensiero abbiano come sole istanze il monetarismo liberoscambista e il suo mediocre pendant politico, il capital-parlamentarismo, di cui la bella parola """"democrazia"""" nasconde sempre più la miseria. È la ragione per cui Paolo, contemporaneo anche lui di una figura monumentale della distruzione di ogni politica (gli albori del dispotismo militare chiamato """"Impero romano""""), ci interessa estremamente. Paolo è colui che, destinando all'universale una certa connessione del soggetto e della legge, si domanda con il più grande rigore quale sia il prezzo da pagare per questa destinazione, tanto sul piano del soggetto quanto su quello della legge. Questa domanda è proprio la nostra. Supponendo che si possa giungere a rifondare la connessione tra verità e soggetto, quali saranno le conseguenze che dovremo avere la forza di sopportare sul piano della verità (evenemenziale e casuale) e su quello del soggetto (raro ed eroico)?"""" (Alain Badiou)" -
Corpo teatro
"Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il """"mondo come teatro"""" così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel """"mondo come teatro"""" in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena."""" (Jean-Luc Nancy)" -
Comunità e politica
La prima edizione dei saggi qui raccolti risale, con il titolo Politica, al 1993. Il libro contrastava l'interpretazione del collasso del comunismo di Stato come ""prova"""" di una natura umana immutabile, come dimostrazione del primato dell'individuo - atomo portatore di bisogni e interessi elementari -, del capitalismo come la forma più razionale e naturale dei rapporti tra gli uomini, della. necessità di farla finita con il """"collettivo"""", il """"comune"""" e l'""""uguaglianza"""" in politica, che collettivo, comune e uguaglianza sarebbero istanze di una soggettività inevitabilmente totalitaria. A distanza di quasi vent'anni il libro non sembra aver perso la sua attualità. Per di più, la crisi delle pratiche e delle teorie della depoliticizzazione pare riportare in primo piano proprio le questioni che allora venivano sollevate. Ma va detto che oggi conviene, forse, prestare più attenzione al dissenso che attraversa alcuni saggi del libro. È per questa ragione che la nuova edizione, modificata solo in pochissimi dettagli e con una nuova Premessa, ha come titolo """"Comunità e politica""""."" -
Ai bordi del politico
La politica non è l'esercizio del potere. La politica deve essere definita di per sé, come un modo di agire specifico messo in atto da un soggetto proprio e derivante da una razionalità propria. È la relazione politica che permette di pensare il soggetto politico e non l'inverso. Identificare la politica con la lotta per la conquista e la pratica del potere significa perdere di vista la politica. Ma ugualmente si manca la politica se la si concepisce come una teoria del potere o una ricerca del fondamento delia sua legittimità. Se la politica è qualcosa di specifico, e non solo un modo di aggregazione più considerevole o una forma di potere che si distingue per il suo modo di legittimazione, è per il fatto che essa identifica un soggetto che le è proprio come un modo di relazione che la definisce in quanto tale. E ciò che dice Aristotele quando, nel libro I della Politica, distingue da tutti gli altri il comando politico come comando su eguali, oppure quando nel libro III definisce il cittadino come ""colui che può comandare ed essere comandato"""". Il tutto della politica consiste in questa relazione specifica, un prendere parte che bisogna interrogare quanto a senso e condizioni di possibilità."" -
Pragmatismo americano. Razza e democrazia
Dalla Dichiarazione d'Indipendenza al progetto per una Società delle Nazioni del presidente Wilson, il pensiero politico americano rivela un intreccio profondo con la questione della razza. Declinata dapprima in forma ""scientifica"""", l'idea di una superiorità razziale trova la iua tematizzazione più esplicita nel dibattito sull'evoluzionismo del secondo Ottocento. L'assunto di fondo è che come nel rapporto tra organismo e ambiente ogni forma di vita è costantemente sottoposta alle sollecitazioni di agenzie esterne di trasformazione, allo stesso modo le possibilità di sopravvivenza di un organismo sociale sono determinate dalla sua capacità adattiva. In questo senso, la democrazia, come integrazione plastica delle istanze individuali in un aggregato collettivo, è l'unica forma politica in grado di assumere la crisi come sua componente fondamentale. Il pragmatismo americano, di rimando, dimostra di essere la grande filosofia democratica nella misura in cui porta a sistemazione teorica la figura della crisi: crisi dell'ordine del discorso (Peirce), dell'ordine del soggetto (James) e dell'ordine sociale (Dewey)."" -
Politica ebraica
"I popoli che non fanno la storia ma la subiscono soltanto tendono a considerarsi le vittime di un accadere superiore, insensato, inumano; tendono a starsene immobili aspettando miracoli che non arriveranno mai. Se nel corso di questa guerra non ci sveglieremo da questa apatia, non ci sarà più posto per noi in un mondo futuro; forse i nostri nemici non riusciranno a sterminarci completamente, ma ciò che resterà di noi sarà poco più di un cadavere vivente. Gli ideali politici dei popoli oppressi possono essere soltanto la libertà e la giustizia; la loro forma organizzativa può essere soltanto democratica. Che quegli ideali e quella forma appaiano oggi compromessi nel mondo della nostra cultura e che siano stati trascinati nel fango da una bohème priva di radici è uno degli ostacoli più seri alla costruzione di una politica ebraica - e non solo ebraica. Da quasi cinquant'anni una generazione dopo l'altra manifesta apertamente il proprio disprezzo per le idee 'astratte' e la propria ammirazione per la bestialità 'concreta'"""". (Hannah Arendt). I saggi e gli interventi raccolti in questo volume, tutti inediti in italiano tranne uno, costituiscono la testimonianza della genesi del pensiero politico di Hannah Arendt durante l'esilio parigino e i primi anni del soggiorno in America. Come reagire in quanto ebrea a un avversario che ha fatto dell'antisemitismo l'assioma del suo potere assassino? È questa la domanda che viene posta nelle forme e nei toni più diversi." -
Sull'origine dell'ermeneutica del sé. Due conferenze al Dartmouth College
Il 17 e il 24 novembre del 1980, Michel Foucault pronunciò al Dartmouth College, nel New Hampshire, due conferenze, ancora inedite in Francia, con il titolo ""Subjectivity and Truth"""" e """"Christianity and Confession"""". La prima conferenza costituisce un tentativo di collocare in una prospettiva storica il peso e la specifica morfologia che caratterizzarono l'esame di sé e la confessione a partire dall'epoca greca ed ellenistica. Nella seconda, dopo aver riassunto le differenze tra le varie forme di rapporto a sé nell'antichità greco-romana e le due diverse """"tentazioni"""" del cristianesimo (quella """"ontologica"""" e quella """"epistemologica""""), Foucault si chiede se per noi oggi non sarebbe meglio fare piazza pulita del problema della scoperta e dell'interpretazione del sé, per aprire così lo spazio a una """"politica di noi stessi"""". Una conclusione che richiama ciò che Foucault aveva già detto nella prima conferenza, alludendo a una fondamentale dimensione """"politica"""" connessa al suo progetto di una genealogia del soggetto occidentale. Il volume è a cura di """"mf/materiali foucaultiani"""".""