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Un Lotto riscoperto. Ediz. illustrata
A dispetto della sfortuna che ha colpito l'artista in vita e per molto tempo dopo la morte, durante il secondo dopoguerra la figura di Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 circa - Loreto, 1556 o 1557) è stata oggetto di una radicale rivalutazione critica. Alla pionieristica esposizione tenuta a Venezia nel 1953 sono seguiti studi, monografie, convegni, campagne di restauro, nonché mostre di taglio monografico che hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico. L'esposizione ""Un Lotto riscoperto"""" e il catalogo che l'accompagna intendono approfondire un momento ben preciso del percorso di Lotto, una fase che coincide con gli ultimi anni trascorsi dal pittore a Bergamo. La mostra è costruita intorno a un importante inedito dell'artista che si collega a una delle sue imprese più celebri, la realizzazione dei disegni per le tarsie eseguite da Gianfrancesco Capoferri per il coro ligneo della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo. Il Luogo Pio Colleoni di Bergamo custodisce una tarsia lignea, raffigurante la Creazione, creduta sinora una replica antica, ma successiva, di una delle tarsie degli stalli del coro di Santa Maria Maggiore. L'oggetto si è rivelato a un esame più attento di pregevole esecuzione ed è possibile riconoscervi una delle tarsie che, come attestano le fonti documentarie, furono realizzate a titolo di saggio e direttamente profilate da Lotto per essere sottoposte all'approvazione dei Consiglieri del Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo, committente dell'opera. La mostra ruota intorno a questo capolavoro ritrovato, testimonianza significativa di una impresa come quella del coro che rappresenta, per tante ragioni, ma soprattutto per lo straordinario universo narrativo e simbolico dispiegatovi dall'artista, un apice della stagione bergamasca e dell'intera carriera di Lotto."" -
Le «Livre de croquis de Gabriel de Saint-Aubin». Ediz. francese
Nel 1783, tre anni dopo la morte del pittore, disegnatore e incisore Gabriel de Saint-Aubin (1724-1780), Pahin de la Blancherie ricordava che l'artista non era mai stato visto «senza una matita in mano, intento a disegnare tutto ciò che gli si presentava dinanzi agli occhi». Ciononostante, questo cronista della vita parigina fu ben presto dimenticato: bisogna attendere i Goncourt, alla fine del XIX secolo, per la sua riscoperta. Da allora, tutti apprezzano l'arte di Saint-Aubin e cercano le sue opere. Oggi, per la prima volta, un eccezionale carnet di più di cento pagine su cui il maestro aveva schizzato scene di vita quotidiana viene riprodotto in scala reale e studiato in modo esaustivo. L'artista ci invita a percorre le vie di Parigi, a scoprire alcuni dei suoi monumenti, a condividere con lui qualche avvenimento importante, oppure a vivere la quotidianità. Con la sua scrittura minuta, Saint-Aubin ha riempito queste pagine delle più svariate annotazioni. Per chi ama la Parigi del XVIII secolo o per chi vuole conoscere meglio l'arte di Saint-Aubin, il carnet del Louvre invita innegabilmente alla più appassionante delle scoperte. -
Bernardo De Dominici e le vite degli artisti napoletani. Geniale imbroglione o conoscitore rigoroso?
Bernardo De Dominici (Napoli, 1683-1759) è tra le personalità più controverse della storiografia artistica italiana. Modesto pittore di paesaggi, mercante di disegni e aspirante letterato, pubblicò dopo una lunga elaborazione, tre tomi di ""Vite de' pittori, scultori e architetti napoletani"""" (1742-1745). Concepita nel momento di maggior successo della scuola napoletana di pittura, tra i clamori dei successi internazionali di Luca Giordano, Paolo De Matteis, Francesco Solimena, l'opera è il primo e il più ambizioso tentativo di costruire una storia dell'arte napoletana. Nonostante qualche perplessità suscitata già al tempo della prima pubblicazione, le """"Vite"""" costituiscono da allora un punto di riferimento essenziale per chiunque sia interessato alla storia dell'arte nell'Italia meridionale. Costruite attraverso un uso estremamente disinvolto delle fonti, con largo ricorso a manoscritti ignoti e più che sospetti, le """"Vite"""" non passarono il severo vaglio critico degli studiosi del secondo ottocento, che dimostrarono l'inaffidabilità di larga parte del testo, soprattutto delle parti relative al medioevo e al primo rinascimento, e bollarono il loro autore come """"Il falsario"""" (così si intitolava un saggio di Benedetto Croce sul nostro autore). Nel corso del novecento, a cominciare dai primi studi di Roberto Longhi, l'opera è stata largamente riabilitata, soprattutto per le sue parti sei e settecentesche. Il libro, elaborato al termine di un lungo lavoro di edizione e commento dell'opera, condotto dall'autore in collaborazione con Fiorella Sricchia Santoro e con altri studiosi, offre per la prima volta un'approfondita analisi della storia dell'opera, del contesto in cui fu concepita, dei metodi utilizzati dal biografo, della sua altalenante fortuna e del ruolo che ancora oggi può e deve svolgere per la conoscenza e la comprensione dell'arte napoletana."" -
Mediterraneo in chiaroscuro. Ribera, Stomer e Mattia Preti da Malta a Roma. Catalogo della mostra (Roma, 12 gennaio-21 maggio 2017). Ediz. illustrata
Alcuni dei principali capolavori della National Gallery di Valletta, Malta, sono messi a confronto con celebri opere della collezione delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini di Roma: l'esposizione prende spunto dall'intensa relazione storica e artistica che coinvolse i due paesi fin dal Seicento, quando prima Caravaggio (1571-1610) e poi Mattia Preti (1613-1699) si trasferirono a Malta e l'isola si aprì progressivamente al gusto e alle novità del Barocco. È proprio dalla lezione pittorica di Caravaggio che la mostra prende avvio, dedicando una sezione ai pittori stranieri attivi a Roma all'inizio del Seicento che più ne subirono il fascino: Jusepe de Ribera (1591-1652) e Matthias Stomer (1600 circa-1650). Un'intera sezione della mostra è poi per Mattia Preti (1613-1699), il ""cavaliere calabrese"""", che spenderà a Malta gli ultimi trent'anni della sua vita, contribuendo in maniera sostanziale alla trasformazione barocca dell'isola. Se le opere della collezione di Palazzo Barberini testimoniano la fase di affermazione del pittore, i dipinti provenienti da Malta restituiscono il volto dell'artista nella sua piena maturità."" -
Giona lo squalo meccanico
Giona, lo squalo meccanico un tempo acclamata star della saga horror Il pescecane, si gode la pensione lontano dal set a MonsterLand, un parco divertimenti a tema, insieme a Grogzilla, zombie e vampiri. Ma, troppo vecchio anche come attrazione, rischia la rottamazione. Una fuga rocambolesca e un tuffo nell'oceano danno inizio a una formidabile avventura per realizzare il suo desiderio più profondo: incontrare la sua mamma... -
Alfio e la cornacchia. Ediz. illustrata
Gli animali seguono sempre la propria natura? Alfio è un maialino pancia a tazza e vorrebbe guidare una macchina. Ma non arriva ai pedali. Pensa, però, che con delle scarpe da uomo potrebbe realizzare il suo sogno. Nell'ardua impresa di impossessarsi di un paio di calzature, tenta di farsi aiutare da quella che crede essere una gazza ladra, ma che in realtà è una cornacchia. Ne nasce una storia poetica e ironica che racconta della natura degli animali, ma anche di quella degli uomini. Una storia interamente scritta e illustrata da Jack Tow. Età di lettura: da 4 anni. -
Chimera relocated. Vincere il mostro. Catalogo della mostra (Firenze, 28 marzo-27 aprile 2017). Ediz. illustrata
La celebre Chimera di Arezzo, un bronzo votivo etrusco degli inizi del IV secolo a.C., fu rinvenuta nel 1553 nella città di Arezzo e fu subito trasferita a Firenze per volere del duca Cosimo I de' Medici, che la fece collocare nella sala dedicata a papa Leone X de' Medici in Palazzo Vecchio, residenza del principe e sede del governo. Secondo l'intento di Cosimo, la Chimera doveva testimoniare la presunta (e desiderata) continuità del potere dai tempi dell'antica dominazione etrusca sino all'attuale governo ducale. La Chimera rimase in Palazzo Vecchio sino al 1718, quando venne trasferita nella Galleria degli Uffizi, per poi entrare a far parte, dal 1870, della collezione stabile del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Raramente uscita dal museo, la scultura è stata esposta per un mese proprio nella sala di Palazzo Vecchio dove è rimasta collocata per quasi due secoli. Il catalogo presenta saggi di approfondimento sul contesto storico-artistico della Firenze medicea, sulla fortuna dell'opera dal suo ritrovamento, sul busto di Cosimo I di Baccio Bandinelli e sulla sala di Leone X in Palazzo Vecchio. -
Un seminario sul manierismo in Lombardia. Ediz. a colori
Due insegnanti di Storia dell'arte moderna stanno preparando - per conto del Comune di Milano - una mostra a Palazzo Reale: è il 2014. L'esposizione, dedicata a ""Bernardino Luini e i suoi figli"""", affronta la cultura figurativa della Lombardia del Cinquecento. Ad aiutarli è un gruppo di allievi, che vanno dai venti ai trent'anni, dai triennalisti ai dottorandi di una moderna università di massa. Da quell'esperienza nascono approfondimenti, deragliamenti, sopracciò su un campo poco esplorato degli studi, quando in Lombardia sono i governatori spagnoli a fare il bello e il cattivo tempo. Su per giù tra il 1535 e la fine del secolo. Gli artisti vengono soprattutto da fuori e sembrano contendersi un territorio dove nessuno detta legge. Su questo sfondo arrivano a Milano, più volte, Tiziano (ma soprattutto i suoi quadri, primo tra tutti l'Incoronazione di spine oggi al Louvre) e tanti pittori dai territori della Serenissima e da Vercelli, Lodi e Cremona... E ci si spinge, tra testi e immagini, dalla Bassa al Sacro Monte di Varallo, fino alle private simpatie del giovane Carlo Borromeo per l'antichità, prima di diventare il severo arcivescovo di Milano."" -
Anche i lupi cattivi vogliono essere amati. Ediz. a colori
Una sera, l'autrice sente bussare forte alla porta. Boom! boom! boom! È il Lupo, che non ne può più di fare il cattivo nelle storie. ""Io voglio... Io voglio essere amato!"""" Riuscirà l'autrice a trasformarlo in un'amabile creatura? E con quali conseguenze? Una storia con un finale a sorpresa.. Età di lettura: da 4 anni."" -
Arte? non mi faccia ridere! La critica d'arte secondo il disegnatore umorista
"La raccolta di vignette in questo volume vuole attirare l'attenzione su quel disegno umoristico italiano, nato e fiorito nel secondo dopoguerra, che ha contribuito in modo originale e spassionato al dibattito sull'arte antica, moderna e contemporanea, così come ha saputo stigmatizzare molteplici aspetti dell'umano vivere: con semplicità e tirandone fuori sane risate. È un umorismo che punta a mettere in evidenza il lato divertente delle cose, senza essere polemico, irrispettoso o un pretesto per dare risalto a un'opinione personale, e contemporaneamente coglie, attraverso la comicità della situazioni quel punto di vista capace di farci sorridere e riflettere insieme, mostrandoci le cose da un'angolazione diversa, svelando inaspettati scorci di possibili verità. Il mondo dell'arte viene garbatamente irriso in tutti i suoi aspetti, dal passato al presente. Nessuno è escluso. Ci sono l'artista di successo e quello incompreso il gallerista e il critico, il collezionista e il committente, l'intenditore e il semplice curioso. Troviamo impiegati dei musei, falsari, critici, modelle, casalinghe, bambini, donne delle pulizie, imbianchini e persino animali. Il mondo dell'arte diventa un palcoscenico per inscenare la commedia dell'esistenza, dove ognuno di noi può facilmente immedesimarsi, almeno in una delle tante situazioni. (...)"""" (Botter Francesco)" -
Accademia Carrara Bergamo. Dipinti del Trecento e del Quattrocento. Ediz. a colori
Il volume illustra in centodieci schede tutti i dipinti antichi italiani dell'Accademia Carrara, databili tra il 1300 e il 1500. Divise in tre aree - toscana e centroitaliana, lombarda, veneta - queste opere permettono di seguire lo sviluppo della nostra tradizione figurativa per due secoli, tra straordinari capolavori e pitture meno note. Tra gli artisti più celebri ci sono Baldovinetti e Botticelli, Foppa e Bergognone, Mantegna e Bellini, Crivelli e Carpaccio; ma attorno a loro molti altri rendono affascinante un itinerario che è anche una riscoperta della linea di collezionismo e di connoisseurship di alta qualità che ha creato questa pinacoteca, dal lascito di Giacomo Carrara, a quelli di Guglielmo Lochis, di Giovanni Morelli e di altri appassionati. Molte le nuove attribuzioni proposte rispetto ai cataloghi precedenti - ormai datati - e tra queste la riscoperta di un dipinto di Andrea Mantegna. -
La donna che amava i colori. Mary P. Merrifield. Lettere dall'Italia
Mary Philadelphia Merrifield (1804-1889) è nota come «la signora delle tecniche artistiche»: a metà Ottocento scoprì, trascrisse e tradusse importanti manoscritti sul modo in cui gli antichi maestri creavano le loro opere; studiò i pigmenti e i colori, classificandoli ed esaminandone le proprietà fisiche e chimiche. Pubblicò tutto negli ""Original Treatises on the Arts of Painting"""" (1849), ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per storici dell'arte e delle tecniche artistiche e restauratori. Sfortunatamente, della sua vita sappiamo pochissimo. Ma di recente, a Brighton, sono state riscoperte trentanove lettere al marito - scritte tra 1845 e 1846 nel corso del suo viaggio italiano in cerca di manoscritti -, qui pubblicate per la prima volta. Ci restituiscono il ritratto di una donna straordinaria. Madre di cinque figli, Mary parte su incarico del governo inglese assieme al primogenito diciottenne e passa al setaccio archivi e collezioni private di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia. Si accorge che essere donna è per lei un vantaggio: restauratori e artisti non la vedono come una potenziale concorrente, e sono più disponibili a svelarle i «segreti» delle tecniche. Le lettere fanno luce sul circuito delle conoscenze inglesi della studiosa, e descrivono il mondo della cultura italiana appena precedente i moti del 1848, immortalato con la schietta evidenza che solo la scrittura privata sa restituire, in vivacissime impressioni di viaggio. L'occhio attento e curioso dell'autrice trattiene aspetti del quotidiano difficilmente reperibili altrove. Tornata in Inghilterra, Mary non abbandona la ricerca; anzi, esplora un nuovo campo, dedicandosi alle scienze naturali, principalmente alle alghe. A guidare i suoi studi è lo stesso approccio scientifico alla descrizione della realtà che appare in filigrana anche nelle lettere dall'Italia. Questo spirito d'indagine, appassionato e scrupoloso, è probabilmente il lascito più prezioso che la vita di Mary Philadelphia Merrifield ci consegna."" -
Lupino fa la nanna nel suo lettino
Lupino è il protagonista di una nuova serie di libri illustrati per incoraggiare nei più piccoli il desiderio di crescita e autonomia, stimolandone la fantasia e dando loro fiducia. In questo primo episodio, per Lupino; è arrivato il momento di imparare a dormire tutta la notte nel suo lettino che, grazie all'immaginazione, si trasforma in un formidabile strumento per superare paure e vivere avventure. Età di lettura: da 3 anni. -
Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari. Catalogo della mostra (Novara-Vercelli-Varallo Sesia, 24 marzo-1 luglio 2018). Ediz. a colori
Gaudenzio Ferrari (Valduggia, documentato dal 1507 - Milano, 31 gennaio 1546), un artista che nel Cinquecento venne ritenuto - insieme a Mantegna, Michelangelo, Polidoro da Caravaggio, Leonardo, Raffaello e Tiziano - uno dei sette «Governatori» nel «Tempio della Pittura» e che in Piemonte ma anche in Lombardia (Milano, Saronno e la Valtellina) segna uno dei punti più alti della pittura della prima metà del Cinquecento. L'esposizione coinvolgerà tre città del Piemonte - Novara, Vercelli e Varallo Sesia - estendendosi, al di là delle sedi espositive, in chiese ed edifici delle città e del territorio, dove sono presenti affreschi e altre opere del Maestro. A concedere le opere di Gaudenzio e degli artisti «di confronto» importanti musei italiani e stranieri, oltre che storiche collezioni private. Nelle tre sedi e in catalogo il pubblico potrà ammirare quasi un centinaio di dipinti, sculture e disegni. In ciascuna sezione saranno presentate, in ordine cronologico, le opere di Gaudenzio, dei suoi contemporanei e dei suoi seguaci. A Varallo sarà affrontato il primo tratto della carriera dell'artista: dagli anni di formazione alle prove del Sacro Monte; a Vercelli la stagione della maturità; a Novara gli anni estremi, dove il pittore è soprattutto attivo sulla scena milanese tra la marea montante del Manierismo. Alle «opere immobili» presenti nelle diverse aree territoriali, i cicli di affreschi e le statue, sono dedicati dodici itinerari, corredati da immagini appositamente realizzate da Mauro Magliani e da un elenco ragionato di tutti i documenti noti su Gaudenzio, curato da Roberto Cara. -
Tiepolo segreto. Catalogo della mostra (Vicenza, 3 novembre 2017-17 giugno 2018). Ediz. a colori
Sette straordinari affreschi di Giandomenico Tiepolo (1727-1804) da oltre cinquant'anni anni erano conservati nelle residenze dei proprietari che coraggiosamente li salvarono dalle distruzioni belliche. Oggi gli eredi, convinti dell'opportunità di un godimento pubblico di tali capolavori, li hanno destinati al Palladio Museum di Vicenza. Questo libro è dedicato ai dipinti, alla loro iconografia e alla loro storia: la storia della straordinaria arte dei Tiepolo, in grado di trasformare dalla radice la tradizione frescante veneta; quella della difesa del patrimonio artistico negli anni cupi della Seconda guerra mondiale; e una terza storia che lega in modo indissolubile gli affreschi già in Palazzo Valmarana Franco a Vicenza all'architettura palladiana. Testi e illustrazioni sono il frutto di nuove ricerche condotte dal Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio insieme alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. -
Villa Cicogna Mozzoni. Guida
«Se si va lì, liberi dai paraocchi, quante scoperte a Villa Cicogna Mozzoni: un luogo incantato della Valceresio, tra il Lago di Lugano e Varese, nell'Alta Lombardia, che dal 1957 è aperta al pubblico, pur restando nelle mani dei discendenti degli antichi proprietari. Quanto intenso sia stato nei secoli il rapporto tra il paese e la famiglia Cicogna Mozzoni stanno a dirlo, con evidenza, la parrocchiale di San Giorgio, completata nel 1603, che ospita un capolavoro di Camillo Procaccini, e la mastodontica cappella funeraria, eretta nel 1860 su progetto di Giuseppe Balzaretto e completata nel 1867 da Emilio Alemagna, che sovrasta il piccolo cimitero. Non sono mancati nei secoli i visitatori illustri, né le lodi di questa villa: già celebrata al momento della sua erezione, nel pieno del XVI secolo, da Bonaventura Castiglioni e Bartolomeo Taegio, non è sfuggita al vedutismo ottocentesco né agli esteti stranieri fin de siècle in giro per I'Italia. Bastano a confermarlo le belle pagine di Edith Wharton, nel suo Italian Villas & Their Gardens pubblicato nel 1904, con gli acquerelli di Maxfield Parrish; per cui non sorprende che il libro delle firme di chi è passato di qui annoveri anche - e per due volte, nel 1902 e nel 1904 - Mary Logan Berenson, la moglie di Bernard. Di questa fortuna sono testimoni anche le tante fotografie - e degli esterni e degli interni e del magnifico giardino - realizzate fin dagli esordi del Novecento: da quelle dello studio Montabone a quelle della ditta Ricordi. Chissà invece a che occasione si devono le riprese del grande Paolo Monti. Nonostante questi successi, mancava fino a oggi una pubblicazione specifica che desse conto delle indagini compiute sull'edificio e sulle sue decorazioni e, contemporaneamente, mettesse a disposizione di studiosi e amatori un consistente nucleo d'immagini su cui proseguire le ricerche o semplicemente coltivare il ricordo di una visita.» (dall'introduzione di Giovanni Agosti) -
San Maurizio al Monastero Maggiore. Ediz. inglese
La chiesa di San Maurizio: il tempio della pittura rinascimentale nel cuore di Milano. Un edificio la cui storia si segue dall'edificazione a ridosso delle mura del circo di Massimiano, fino alla sua ricostruzione avvenuta al principio del XVI secolo, con l'alternarsi del lavoro di botteghe più o meno importanti. Dalle decorazioni interne delle maestranze di primo Cinquecento, che lavorano nell'orbita dei maggiori artisti del momento come Zenale e Bramantino, alla saga dei Luini: Bernardino e la sua bottega a cui si deve la grande parete divisoria e la visionaria cappella Besozzi, dove si nasconde il criptoritratto della contessa di Challant, la sventurata fedifraga, che fece uccidere uno dei suoi amanti e per questo fu decapitata sul rivellino del Castello Sforzesco. Dopo Bernardino è la volta dei suoi figli: Giovanni Pietro e Aurelio Luini soprattutto, a cui spetta la cappella Bergamina (una lontana parente di Cecilia Gallerani, l'amante di Ludovico il Moro immortalata da Leonardo) e non pochi altri significativi interventi tra cappelle, controfacciata delle monache e pontile. Pontile che confina con uno degli organi meglio conservati della città, che si affaccia direttamente sul coro monastico, e che ancora adesso è in uso per rassegne e concerti. Non mancano le curiosità, come la tela di Antonio Campi montata per volere di Carlo Borromeo affinché le suore di clausura non potessero guardare verso la strada, l'attuale corso Magenta. Ma non manca neppure la prima prova nota a Milano di Simone Peterzano, reduce da un apprendistato veneziano con Tiziano, e che sarà, di lì a poco, il maestro di Caravaggio. Non si possono tralasciare neppure i misteri: dalla decorazione della volta, a lungo ritenuta antica, ma forse di primo Ottocento e dovuta allo scenografo della Scala Alessandro Sanquirico, ai cosiddetti paesaggi laici, che decorano una serie di cappelle nella zona claustrale da sempre creduti interventi cinquecenteschi, mentre invece risalgono ai primi del Novecento, nonostante a lungo abbiano rappresentato agli occhi dei milanesi il simbolo di questo inesplorato ambiente di pittura e musica. -
L' autunno della maniera. Studi sulla pittura del tardo Cinquecento a Roma. Ediz. a colori
Attraverso alcuni contributi monografici, il volume racconta una stagione ancora poco esplorata della pittura romana, stretta tra lo splendore del pontificato di Paolo III Farnese e i rigori della Controriforma. Agli artisti coinvolti, più o meno celebri e di differente provenienza (Francesco Salviati, Leonardo Grazia da Pistoia, Jacopino del Conte, Giulio Mazzoni, Girolamo Siciolante da Sermoneta, Pompeo Cesura, Lorenzo Sabatini, Antonio Lafréry e Cristoforo Roncalli), spettò il compito di tramandare alla seconda metà del secolo l'intreccio tra la persistente tradizione raffaellesca e il mondo creativo del vecchio Michelangelo, spingendo le risorse formali della cultura manierista fino alle estreme conseguenze e creando così le premesse per l'avvento del naturalismo. -
Genovesino e Piacenza. Catalogo della mostra (Piacenza, 4 marzo-10 giugno 2018). Ediz. a colori
Sulla traccia della recente esposizione cremonese, questa mostra si propone di accrescere le conoscenze su Luigi Miradori detto il Genovesino (Genova?, 1605 circa-Cremona, 1656) illuminando gli anni farnesiani, quando - tra il 1632 e il 1636 - il pittore risiede a Piacenza; ponendo l'accento anche sulle successive relazioni che mantiene con la città. È un lustro di crisi per Piacenza, uscita stremata dalla peste del 1630: sono ormai chiusi i grandi cantieri pittorici degli anni Venti che avevano visto la presenza nel Duomo di Morazzone e Guercino, mentre in Piazza Grande si è conclusa la spettacolare impresa dei monumenti equestri di Ranuccio e di Alessandro Farnese, opera di Francesco Mochi. A Piacenza Genovesino vivacchia, si lega al conterraneo letterato Bernardo Morando, che gli fa da mentore, ma probabilmente non riesce a garantirne il successo. Nel 1635 infatti il pittore supplica la duchessa Margherita de' Medici di poter abbandonare i territori farnesiani perché è ""in necessità con la sua povera famigliola"""" e le """"faccende di detta sua arte"""" sono """"mancate"""". Non gli resta dunque che """"andare in altre parti"""" a cercare quella fortuna che comincerà ad arridergli solo dopo il definitivo approdo a Cremona, avvenuto entro il 1636. Da quel momento, paradossalmente, andrà crescendo anche la sua fama a Piacenza: negli anni Quaranta infatti Genovesino eseguirà diverse opere per le famiglie più in vista dell'aristocrazia piacentina. È poi documentata negli inventari delle principali raccolte cittadine la presenza di svariati dipinti da cavalletto, tra i quali numerose nature morte, un genere ancora tutto da riscoprire. Nella circostanza, oltre a quelle già note, sono riemerse tre importanti tele eseguite nel 1643 per alti esponenti della vita politica farnesiana. Rispetto alla mostra di Cremona, inoltre, risulta privilegiato il rapporto del Miradori con il mondo della grafica, grazie all'esposizione di alcune stampe da cui il pittore trae ispirazione per le sue composizioni; ma anche dall'unico disegno sicuramente attribuibile al Genovesino. Prefazione di Vittorio Sgarbi."" -
Il ghiro Gaudenzio. Ediz. a colori
Un ghiro dormiglione vive al Sacro Monte di Varallo Sesia. Si infila nelle cappelle affrescate e con sculture in terracotta di Gaudenzio Ferrari, per scoprire che... Età di lettura: da 4 anni.