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Walls. Ediz. a colori
Una raccolta di immagini di muri dipinti da tutto il mondo, con una attenzione particolare a Dozza (BO), cittadina che ospita da oltre cinquant'anni la biennale ""Muro Dipinto"""", giunta alla 28esima edizione. Prefazione di Marco Pinna."" -
Destinazione scudetto. In sei per la gloria
Giorgio Rinaldi, campione bolognese, da tempo superstar del calcio italiano, decide di tornare a casa, nella sua città, con un obiettivo particolare e stimolante in testa. Ad accompagnarlo in questa avventura ci sono gli amici di una vita, cinque ragazzi, anche loro diventati calciatori celebri lontano dalle Due Torri. Il rientro in città dei ""Magnifici Sei"""" promette di regalare spettacolo: un nuovo rinascimento per coloro che videro nel '64 l'ultimo scudetto dei rossoblù, e la prima possibilità concreta di vedere una squadra competitiva per i nuovi tifosi. Dal campetto della scuola alla fama ottenuta nelle squadre più titolate, tutto sembra portare i sei amici a questo momento: il mantenimento di una promessa fatta a Bologna più col cuore che a parole."" -
Treni d'amianto, binari di memoria. Storie di lavoro e lotte alle Officine Grandi Riparazioni di Bologna
Questo libro nasce nell'ambito del progetto ""Le Officine della Memoria-Museo OGR: storie di lavoro, amianto e lotte per la salute"""", il cui obiettivo principale è stato quello di tracciare un percorso didattico-museale riguardante le molteplici storie che hanno attraversato (e ancora attraversano) le Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Bologna. Il progetto ha portato alla realizzazione di diversi materiali, cartacei e audiovisivi, frutto di una ricerca condotta con gli attori sociali che sono stati i principali protagonisti dei fatti narrati e di cui si sono volute ascoltare le voci. Nel volume, gli autori propongono una ricostruzione storica e un'analisi antropologica delle vicende dei lavoratori e delle lavoratrici che, nel corso di oltre cento anni di attività, hanno portato avanti numerose battaglie: da quelle per il miglioramento delle condizioni di lavoro a quelle contro l'oppressione fascista, da quelle per la dismissione dell'amianto a quelle per il diritto alla memoria e al riconoscimento delle sofferenze amianto-correlate vissute dai lavoratori esposti e dai loro cari. La scelta di combinare l'approccio antropologico con quello storico è radicata nella convinzione che una simile commistione non sia soltanto utile per comprendere le pratiche di attivismo anti-amianto intraprese nel passato e ancora oggi, ma anche per proporre una riflessione sulla dimensione corporea dei processi storici e sul loro essere determinati dalle azioni, dalle aspirazioni e dai vissuti degli uomini e delle donne che li hanno posti in essere."" -
L' altra campana. Gli uomini di Gianna
Andrea, Renzo, Paolo, Pasquale. Quattro uomini, quattro voci che raccontano - ognuno dal proprio punto di vista - l'incontro con la bellissima e sensualissima Gianna e le esperienze vissute insieme. Quattro giudizi differenti su una donna forte, determinata, che ha cercato in tutte le relazioni instaurate nel corso della sua vita la felicità piena e appagante. Le sue scelte non sono sempre state semplici né completamente condivisibili, ma hanno avuto come obiettivo la crescita personale, la consapevolezza e la ricerca del vero amore. Si può essere condannati per questo? Chi decide davvero cosa è giusto e cosa è sbagliato? E soprattutto, chi ha l'onestà di assumersi sempre e comunque le responsabilità delle proprie azioni? -
Contro la diffamazione di Cristina Dudley Paleotti
Nell'Italia del Seicento ignoranza, superstizione e analfabetismo opprimono il mondo femminile in tutti i ceti sociali. Le donne vivono chiuse tra le mura conventuali o domestiche e su di loro gravano pesanti preconcetti misogini, largamente e profondamente diffusi, di disuguaglianza tra i due sessi, anche fisiologica. Nonostante ciò, non sono poche le spinte che portano le donne a reagire contro pregiudizi ed emarginazioni: a spiccare tra le principali promotrici di questi movimenti è, a Bologna, Cristina Dudley Paleotti (1650-1719). Donna colta, erudita in vari ambiti del sapere, che conosce più lingue, legge, si aggiorna e scrive, arrivando anche a pubblicare le sue opere ancora in vita. Se le documentazioni a lei contemporanee la definiscono come una delle persone più ""illustri"""" per cultura, spirito, abilità nel dire e di vasta e varia erudizione, non così fanno quelle redatte a quasi due secoli dalla sua scomparsa, a fine Ottocento. Consultandole si assiste a un'operazione di pesante diffamazione, particolarmente in due testi di Corrado Ricci. Sono queste biografie dettate da una forte misoginia, all'insegna della calunnia e della profonda avversione per quello che riguarda non solo la Paleotti, ma anche la figura della donna in generale. È così che, ignorando l'ingiuriosa impostazione giunta sino ai giorni nostri, attraverso uno scrupoloso lavoro di rilettura di cronache del tempo e di dettagliati manoscritti, l'autrice cerca di donare nuova dignità e giustizia a una figura fondamentale per la storia dell'emancipazione femminile."" -
La casa del popolo di Calcara
Attraverso la ricostruzione storica delle vicende della Casa del Popolo di Calcara, borgo della Valsamoggia in provincia di Bologna, viene narrata la storia di queste realtà associative che, nate tra Otto e Novecento in Italia e in Europa in stretto legame con il movimento operaio, resistettero all'avvento del fascismo, alla guerra, alla repressione scelbiana, alla Guerra Fredda e molte, sebbene in difficoltà, sono attive ancora oggi. L'Emilia-Romagna in particolar modo è stata caratterizzata da una tradizione socialista, comunista e di associazionismo di lunga data. La prima Casa del Popolo italiana fu inaugurata proprio nel territorio emiliano a Massenzatico, frazione rurale di Reggio Emilia, nel 1893, durante i lavori del secondo Congresso nazionale del Partito Socialista del Lavoratori Italiani. Queste realtà associative furono, negli anni, un punto di riferimento per la classe lavoratrice, un luogo in cui ritrovarsi, poter discutere e confrontarsi sulle questioni più attuali, ruolo che risulta ancora molto importante nella nostra società odierna attraversata da numerose crisi. -
Ti porto a Parigi
«E tante tartine calde, con burro parigino, foie gras de Gascogne, salmone di Norvegia, croissant di Francia, caviale di Russia... Siamo a Parigi, tesoro! Godiamoci le ore da vivere con frenesia; regaliamoci nuovi soffi di ardore... Vieni qui, Lisettina! Vieni dal tuo amore, pronto ad offrirti l'aperitivo più gustoso di Francia...». E, con mossa fulminea, fa saltare il tappo, riempie un calice... Un altro... E un altro ancora... Inneggiamo ""a noi"""" e al bene che ci lega. Brindiamo """"a me"""", """"a lui"""", """"al nostro piccolino"""", """"al cameriere che entra con un carrello carico di ghiottonerie parigine"""". Brindiamo """"a zia Clelia"""", """"alla mia amica Laura"""", """"a Parigi"""", dove è dolce stringerci, abbracciarci con quel mix di incanto, di euforia e di poesia che ci circonda! Inneggiamo al più frizzante, più forte, più grande amore; alla più spontanea passione che si possa immaginare e che noi viviamo anche qui... a Parigi!"" -
Aspetti sociali, politici e legislativi dell'opera di Gabriele D'Annunzio. Nel primo centenario dalla nascita (1963)
Duilio Codrignani, laico, liberalsocialista, antifascista da sempre, scriveva in occasione del 100° anniversario della nascita di Gabriele D'Annunzio un corposo testo ad un tempo ricostruzione dei fatti, non priva di riferimenti autobiografici, e riflessione critica. Intenzione dell'autore era respingere la correlazione tra fiumanesimo e fascismo, ed evidenziare la sensibilità sociale di D'Annunzio. Al centro, l'impresa di Fiume e la Reggenza del Carnaro. La figlia di Duilio, Giancarla Codrignani, un secolo dopo la marcia di Ronchi, ha deciso di pubblicare l'opera che non era mai stata edita e ne ha affidato la curatela a Luca Alessandrini -
Adriana Lecouvreur
Adriana Lecouvreur: Commedia-dramma in quattro atti, musica di Francesco Cilea, libretto di Arturo Colautti; dal dramma Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé. Prima rappresentazione a Milano, Teatro Lirico, 6 novembre 1902 -
Correttezza e buona fede. Un viaggio nei millenni
In questo libro sono raccolti temi che dimostrano come, per innato senso di prevaricazione e ingiustizia degli uomini, la barriera di correttezza e buona fede viene continuamente violata. Sono discusse situazioni allarmanti, scelte fra quelle che toccano indistintamente tutti, e incidono radicalmente sulla vita degli uomini. -
Stra lómm e sc?r. Poesie in lingua bolognese
In casa di Marta Proni, nonni, genitori, zii, hanno sempre parlato in dialetto bolognese e lei ha sempre respirato questa lingua finché non è divenuta una parte di lei. Con queste semplici rime ha inteso dare corpo ai suoi pensieri e sentimenti sbocciati nelle varie occasioni che la vita le ha offerto: tali pensieri si sono presentati sempre e solo in dialetto ed è così che ce li restituisce. -
Lacrime di guerra
Durante il secondo conflitto mondiale, Alfred Koltz, luogotenente tedesco, e Martino Cortani, sergente dell'esercito italiano, combattono su fronti opposti. Nemici per ideali, lingua, cultura, fede, si trovano improvvisamente accomunati da un forte senso di unione e solidarietà. Tra lacrime, paure e sofferenze, le loro vicende si intersecano, come in un puzzle, grazie anche all'intervento di una donna che li porterà a vivere e ragionare in una dimensione incompatibile con ogni forma di ostilità. Una storia di amicizia e rinascita. Un romanzo che, con una scrittura lineare e al tempo stesso penetrante, riesce a far riflettere sulla frammentarietà della vita. -
La guerra di Rendo
Il partigiano Renato Frabetti attraversa così la grande storia, diventando l’attore principale, sobrio, coraggioso e riservato, di un libro-memoria coinvolgente, che contribuisce a ricordarci gli sforzi e i sacrifici di coloro ai quali dobbiamo la nostra Liberazione. Ragazzi che, rischiando la vita – come lo stesso Rendo, che fu gravemente ferito alla testa e fu salvato dai suoi compagni di brigata – scelsero di “darsi alla macchia” e di combattere in nome della libertà.Davanti a eventi drammatici come la guerra, bisogna prendere posizione. E Rendo (al secolo Renato Frabetti, classe 1920) lo fece, quando, a metà settembre 1943, rientrò nella sua casa bolognese dopo aver combattuto contro i tedeschi per tentare la difesa di Roma: la decisione fu quella di partecipare attivamente alla Resistenza, unendosi alle bande che formeranno le brigate partigiane sui monti e lungo le valli dell’Appennino bolognese. Basandosi sulla testimonianza scritta venticinque anni dopo la fine della guerra dal partigiano Rendo, il figlio Valerio ne ripercorre la storia, con il supporto di oltre cinquanta acquerelli splendidamente disegnati da Matteo Matteucci, che reinterpretano foto e suggestioni di quegli anni. E per inquadrare al meglio quelle che furono le vicende di tanti giovani antifascisti, Rinaldo Falcioni sviluppa il contesto storico generale, raccontando la guerra in Jugoslavia (alla quale Rendo prese parte) e gli altri avvenimenti cruciali della fase conclusiva della Seconda guerra mondiale. -
Tosca
Opera in tre atti. Musica di Giacomo Puccini, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900. -
Perché lo scritto è un pensiero che vale
"Lo si vedeva per le strade di Monterenzio sempre occupato nel suo lavoro di tuttofare alle dipendenze del Comune. Taciturno e riservato, portava in giro il suo corpo asciutto di un'età indefinibile. Qualcuno che lo ricorda dice che 'sembrava in prestito'. Camminava in fretta, piegato in avanti come dovesse raggiungere un posto con urgenza"""". Giuseppe Agostini, per tutti Gustén, scriveva poesie che ogni tanto portava in lettura al maestro Cesare Malservisi all'uscita della scuola elementare di Monterenzio. Il maestro gli suggerì di copiare i suoi lavori in un quaderno in modo da averli tutti insieme; così Gustén trascrisse a mano le sue poesie sui fogli a righe di un'agenda da tavolo, che consegnò per ricordo all'insegnante. Queste poesie, dalla grammatica e ortografia incerte, sono ricche di sentimenti e di emozioni, a testimonianza di una sensibilità non comune. La lingua è un impasto di italiano scolastico, di dialetto emiliano, con qualche venatura di toscano. La presente edizione le propone suddivise per argomenti." -
E té cum t ciâmet? I cognomi di Bologna
Il cognome delle persone è una faccenda piuttosto seria, che viene registrata all'anagrafe e scritta su documenti ufficiali. Vari studi ci dicono che i cognomi sono nati nel corso di un processo sociale storicamente determinato che, proprio per la sua serietà, si è ""svolto in latino o in italiano"""". Tuttavia, in ambienti socio-professionali conservativi, quando già i soprannomi erano caduti in disuso ma il dialetto bolognese ancora resisteva bene in alcuni strati della popolazione, anche i cognomi venivano utilizzati nella loro forma dialettale, persino rivolgendosi a colleghi o amici venuti da fuori. Questo libro contiene i cognomi usati a Bologna, anche di diverse origini, nella loro forma dialettale, per soddisfare legittime curiosità ma anche per aiutare chi scriva in dialetto a dare generalità pienamente bolognesi ai propri personaggi, senza forzature: l'applicazione parziale a questo settore delle regole fonetiche rende le forme effettive dei cognomi non semplicemente """"indovinabili"""", e obbliga a verificarle alla luce dell'uso effettivo che ne facevano i dialettofoni (o, in certi casi, che si può presumere ne avrebbero fatto questi parlanti abituati a sentire la loro lingua """"dal di dentro"""")."" -
Amarone. La gatta che non voleva tagliarsi il pelo. Ediz. a colori
Questo prezioso libretto, impresso in carbone e vinaccia, racchiude un'etologia della bohème in 24 tavole. Amarone è l'ombra maliosa che bazzica nei marciapiedi di via Romussi. È la gatta che ha scelto la vita licenziosa della strada: vita bohémienne, maledetta, di adescamenti e orgogliose trascuratezze, spleen, noie e onirismi, e pelo troppo lungo. Al primo caldo dell'estate, Jack Tow ne ha ritratto la rivolta all'imperativo borghese della tonsura. Non ci si azzardi a tagliarle il pelo! Amarone è gatta scapigliata. Tenta di fuggire. Ma la attanaglia il tedio. Amarone conosce la rassegnazione: professa il nichilismo. «Non ne vale la pena. Niente è più possibile ormai». Nel procedere dei guazzi a carte rosse, il tratto di Jack Tow, accompagnato dalla voce di Amarone, si è fatto torbido. Il librino si sfoglia come un baudelairiano Fiore del miaole. Ed è, pure, la storia di una rigenerazione. Rasati non si sta poi così male. «L'importante è non finire così»: come un imborghesitissimo can barbone. -
Vasari per Bindo Altoviti. Il Cristo portacroce-Vasari for Bindo Altoviti. The Christ Carrying the Cross. Ediz. a colori
Il Cristo portacroce, recentemente riscoperto da Carlo Falciani che qui si presenta, nacque dall'intensa amicizia stretta da Giorgio Vasari con Bindo Altoviti, influente banchiere e raffinato collezionista d'arte. Il dipinto fu eseguito nel 1553, subito prima che Vasari passasse al servizio di Cosimo de' Medici per trasformarsi definitivamente in artista di corte del duca. È la testimonianza, a un altissimo livello di qualità, della produzione del pittore nella Roma di papa Giulio III e insieme delle sperimentazioni della sua maniera, caratterizzata da una vorace ricifiborazione di modelli moderni e contemporanei. Il catalogo contiene saggi di Barbara Agosti, Michela Corso, Carlo Falciani. -
La notte in bianco dell'orso polare. Ediz. a colori
«Uffa... Non riesco a dormire» dice l'orso bianco. Apre piano piano un occhio per vedere se è vero... e sì, è proprio sveglio. Un libro da portare sotto le coperte. Da leggere, rileggere, amare. Età di lettura: da 4 anni. -
Projet de feu d'artifice tiré à Versailles, le 15 Mai 1777
I fuochi d'artificio, sotto l'Antico Regime, facevano parte del mondo delle feste, per celebrazioni di nascite e matrimoni reali, incoronazioni, trattati di pace o visite diplomatiche. Gli apparati per le feste, effimeri per definizione, venivano smantellati appena dopo la loro realizzazione, e ci sono noti solo grazie alla conservazione di un'abbondante documentazione: incisioni e disegni, manoscritti e libri illustrati; ma non accade così per i fuochi d'artificio, dei quali sono rimasti rarissimi disegni. Nel 1770, 1771 e 1783 in Francia, e più precisamente a Versailles, tre matrimoni - quello del Delfino (il futuro re Luigi XVI) e dei suoi fratelli (il conte di Provenza e il conte di Artois) - segnarono il culmine di questa particolare forma artistica. Dei fuochi sparati in occasione del matrimonio del Conte di Provenza (nel 1771), il Louvre conserva una testimonianza eccezionale: un album di disegni eseguiti sotto la guida degli artificieri Morel, Torré e Seguin. Queste tavole offrono per la prima volta uno spettacolo pirotecnico in tutta la sua complessità di effetti e figure, tra cui due fuochi di assoluta novità: un grande palazzo realizzato solo in «fuoco blu», e un ritratto del re, che parve molto fedele, sebbene composto solo di luce! In questa occasione gli artificieri sfidano e superano i pittori. Usando la luce e il suo movimento, attraverso un complesso sistema di stoppini, fiamme e illuminazioni realizzano l'intero spettacolo, rendendo inutile per i cerimonieri del re commissionare le tradizionali decorazioni e gli apparati effimeri a pittori e architetti. Oggi, per la prima volta, l'intero carnet viene riprodotto in fac-simile, e studiato in modo approfondito, in modo da far brillare davanti agli occhi del lettore e dell'appassionato un poco dello splendore di queste feste e di questi fuochi d'artificio - che, peraltro, richiedevano spese tra le più alte dell'Ancien Régime; fuochi che sappiamo essere stati particolarmente amati da Luigi XV, dopo la morte del quale non si conobbero più simili incantesimi notturni.