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Spalancati spazi. Poesie (1995-2006)
«...Ho scritto, quando compì cinquant'anni, ""Claudio Pozzani da oggi sarà un cinquantenne ma resta quello che è: un bel ragazzo. Che ama la poesia, l'avventura, la vita. Che vive la vita e fa vita"""". Pozzani è poeta. L'ho incluso in una mia antologia di poesia e teatro, """"Bona vox"""", che fa suonare tra poesia e teatro voci nuove o note ma innovative, Bortolussi, Rafanelli, Morasso, Pagni: la poesia torna in scena. Pozzani danza sulla pagina con il ritmo della sua voce da poeta blues, canta narrando, sincopando, assolutamente non rapper: è un trovatore dell'età del rock. Incontenibile sulla scena, la sua poesia vive anche, in pieno, sulla pagina, la fa muovere, la fa tornare viva, frusciante. (...) Le composizioni lunghe sono per certi versi le più originali, si tratta di veri monologhi in versi, in cui la voce non è attesa per la recita, ma colei che detta e scrive le parole. (...) Mentre le poesie brevi, pur non scostandosi dalla cifra ritmico fonica dell'autore (mai una parola priva di senso, a differenza di chi, cercando la fonè, spesso dimentica parola e senso, quindi la necessità stessa da cui nasce la poesia), mostrano il mondo di Pozzani, cosmologico, ma anche liricamente vissuto..» (Dalla prefazione di Roberto Mussapi)"" -
Ida
Ida è il racconto del destino crudele e tragico di una donna, una ballerina ambiziosa dei music-hall parigini, che con la forza della giovinezza e un'indomabile volontà compie la sua scalata verso la celebrità e il successo economico e sociale. Proveniente da una classe sociale bassa, nella sua corsa inarrestabile verso il successo Ida, con il passare degli anni, diventa sempre più una donna sola ed egoista che non accetta di invecchiare e ignora l'impietoso scorrere del tempo. Dopo una lunga carriera continua a vivere nell'illusione del suo passato e della sua bellezza ormai sfiorita. Il confronto con la sua giovane rivale farà rinascere nell'animo di Ida dolori mai sopiti e segreti nascosti. Una ""vecchia signora coriacea, tutta agghindata e truccata"""", come la stessa Némirosky definì la sua protagonista, che vive per il palcoscenico con la paura di perdere la sua supremazia sulle altre donne: """"Quello di cui ho bisogno, quello che apprezzo, quello che mi piace è l'amore della folla. Perderla? No, piuttosto preferirei morire..."""""" -
Il segreto di un uomo
Apparso nel 1927 e ambientato nei primi anni dell'Italia fascista, questo lungo racconto di Franz Werfel è tra i suoi più interessanti, in particolare per la capacità dello scrittore di introdurci in una sorta di storia senza fine, o meglio di storia 'aperta' che ha gli stessi contorni nebulosi della vita reale. Racconto dell'impenetrabilità, ""Il segreto di un uomo"""" è anche un racconto sull'arte, sulla commercializzazione dell'arte e sulla sua falsificazione; ed è forse questo l'aspetto che ancora oggi più ci colpisce: un viaggio profondo all'interno di un mondo in cui pare diventato impossibile riconoscere ciò che è autentico da ciò che non lo è, che si tratti di un'opera d'arte o si tratti invece della vita stessa delle persone."" -
D'un continuo trambusto (2012-2017)
"Il trambusto è continuo, recita il titolo di questa nuova raccolta di Nicola Romano. È un aggettivo che condividiamo, ma non si tratta di una semplice consonanza. Non ci sono prospettive a convergere nella galassia globale dove tutto, ormai, sembra davvero essere 'continuo', sia che giunga ai sensi attraverso la vista, o l'orecchio, o la visione, come in un celebre libro di Italo Calvino, che faceva della continuità una categoria dell'invisibile. Romano, invece, è un poeta del concreto: con la sua scrittura, di volume in volume, ha tracciato, disegnato i contorni di un paesaggio cittadino e famigliare, e li ha riempiti di immagini nette, precise come i suoi affetti; ne ha scandagliato la sostanza più intima, le più remote lacerazioni, spartendosi tra toni che solo con approssimazione potremmo definire civili e momenti di più evidente lirismo, proprio in anni di reiterati attacchi a qualsivoglia pretesa di soggettività... Anche in queste poesie l'altalena si ripropone, e forse in modi ancora più ricchi e complessi che in passato. Il poeta tocca corde varie e vari sono i registri a cui ricorre, pur dentro un'insolita compattezza di dettato... Eppure, dietro questo vortice espressivo, e sotto il brulichio del presente, si avverte l'azione di un unico, inesausto motore: una sola dolente matrice che chiede di riscattarsi in gioia, mimando una denuncia, manifestando il disinganno..."""" (dalla prefazione di Roberto Deidier)" -
Non così buio da non leggere
«... La poesia di Raffaella Poldelmengo è ungarettiana, volta cioè al togliere più che all'aggiungere. Perciò bisogna leggere tra le righe, e comprenderne lo spazio vuoto, il silenzio. Infatti gli spazi vuoti segnano le pause, per chi legge, anche all'interno di uno stesso verso e di una frase dal senso finito: sono una esitazione necessaria a un procedere che definirei liturgico. Il tema è la guerra e il suo impatto: e come questa a volte lasci intatto il cielo ma non la terra desolata. Le guerre e le stragi sono enunciate dai titoli delle tre sezioni; se ne percepisce lo strazio, ma il mutare imperturbato delle stagioni e dei gesti quotidiani sembrerebbe volerle contraddire...» (Dalla prefazione di Bianca Tarozzi) -
Anima di guerriero
Apparsi postumi a cura di Cunninghame Graham, un amico di Conrad, i tre racconti qui riuniti sotto il titolo di uno di essi, ""Anima di guerriero"""", appartengono alla fase più matura dell'arte del grande narratore. Come ha scritto Margherita Guidacci, che ne ha curato la traduzione, il tema che li accomuna «è dato dalla tensione accumulata intorno a un individuo da circostanze eccezionali ed esasperate, dalla sua reazione spesso imprevista, istintiva e tragica, e dal segno indelebile che gliene rimane. Per Tomassov di """"Anima di guerriero"""", la prova è l'incontro con De Castel; per """"Il principe Romano"""" è la sua situazione personale e quella della sua patria; per il Comandante del """"Racconto"""", l'incontro con il misterioso e sospetto capitano neutrale». E se è vero che il racconto Anima di guerriero non è immune da un certo gusto melodrammatico - che invece non arriva a contagiare gli altri due -, è altrettanto vero che anche in questo caso ci troviamo di fronte a un piccolo gioiello narrativo. Citando ancora la traduttrice: «Guardate la potenza di certe descrizioni: i due eserciti, quello russo e quello francese, che si cercano e sfuggono vicendevolmente, stremati sull'immensa distesa nevosa durante la ritirata napoleonica; la tensione estrema di certi passaggi; la quiete solenne e sinistra dell'ultimo quadro rimasto nella memoria del narratore: Tomassov inginocchiato nella spettrale alba d'inverno accanto all'uomo da lui ucciso. Siamo di fronte ad esempi fra i più superbi dell'efficacia narrativa di Conrad»."" -
Angoli interni
«... Abbiamo conosciuto finora un poeta di sintesi fulminee, di idee tradotte in poche, icastiche rappresentazioni; entrando nel pieno della sua maturità, Maggiani ci pone di fronte a nuove e più ampie misure, non tanto nella struttura del singolo componimento, quanto nell'orchestrazione complessiva di questo libro. Qui si assiste a una lunga rincorsa, prima di compiere il salto definitivo. L'autore ci invita a sondare e a ripercorrere, insieme a lui, una strada che si perde a ritroso oltre l'origine della specie, e che dall'altro versante giunge fino a noi. E un viaggio lungo e difficile, che si snoda attraverso ben dodici tappe - le sezioni in cui si raccolgono queste poesie - ma senza rispettare la nostra abituale concezione di un tempo lineare. Ogni testo affonda con i suoi interrogativi nell'insondabile territorio di un 'prima' cosmico e geologico e con un potente balzo in avanti si chiude sull'oggi, dove ancora sussistono le stesse tensioni, gli stessi desideri, ultime proiezioni di una necessità arcaica...» (Dalla prefazione di Roberto Deidier) -
Le privatizzazioni tra ragion pura e ragion pratica (una rilettura attraverso i percorsi di Franco Bonelli)
Questo volume raccoglie gli atti di un convegno dedicato al tema delle privatizzazioni e ad uno dei suoi più attenti studiosi, Alberto Bonelli. Alcuni dei maggiori esperti italiani (Sabino Cassese, Giuseppe Morbidelli, Giuseppe Pericu, etc.) esaminano un tema che è stato e rimane centrale per lo sviluppo del nostro Paese. Da Ilva a Telecom-Tim, da Enel alle grandi banche, le privatizzazioni hanno infatti condizionato tutta la nostra politica economica e industriale. Scritti di Sabino Cassese, Fabio Merusi, Giuseppe Morbidelli, Giuseppe Pericu, Alessandro Petretto, Umberto Tombari. Ricordi di Niccolò Abriani, Aureliano Benedetti, Alberto Bianchi, Matteo Bonelli, Francesco Corsi, Marcello Naldini, Roberto Poli, Claudio Sartorelli. -
Scintille nel buio
"Maria Modesti con Scintille nel buio percorre con certezza e chiarezza sentieri e viottole o strade «tortuose» che la riconducono, immancabilmente, a una costante, fervida e personalissima introspezione di ricerca di spazi, dove la «luce vorticosa» o «inabissata» si acquieta con «l'ombra» che «traluce»... Si tratta di un lungo cammino dove le visioni incantate («scaglie lucenti all'orizzonte») di distese di mare e di cielo, tra boschi di querce e «crete assolate», cipressi appuntiti e fiori profumati di ginestra si incrociano con i drammi d'orrore e di violenza efferata del terrorismo, mentre nel «fragore di buio» (...) «alto si leva il silenzio»; e neppure viene taciuto il «passaggio lieve sulla terra» dei migranti che, in un «vortice di sabbia e tempesta», fuggono dalla guerra, «nel sogno e nel miraggio appena intravisto nella luce del deserto». Le pagine scorrono in un afflato lirico di ampia dimensione spirituale, confermando la disponibilità della Modesti a percorrere orizzonti intensi, illuminati dalla sua decisa propensione poetica a non rifugiarsi dietro timorosi e pudici anfratti..."""" (Dalla Prefazione di Paolo Andrea Mettel)" -
Lo strumento ignaro
«...Il tempo della poesia di Laura Canciani è il tempo interiore, quello dell'anima, e non si lascia scandire in sequenze puntuali, in un prima e in un dopo. Così come, estro-flessa quale un'improvvisa eruzione o rasciugata di rimando dalla luce di un verbo che è da sempre e precede qualunque storia, la parola della poesia non può che agire di riflesso, per accenni che non durano, come un'eco che talora rinforza, eco però, voce rifratta e indiretta: è difettiva questa parola, e non può che esserlo, essa che pure insegue invariabilmente una sua consistenza, essa che ha nella consapevolezza della sua precarietà, paradossalmente, la sua forza (non so parlare, non so scrivere: è scritto nello Strumento ignaro, un titolo esemplare nella sua capacità di indicazione: l'apertura verso quell'oltre di cui diviene testimonianza, e mezzo, si ottiene dunque dal sapersi piccoli della poesia, dell'uomo)...» (Dalla prefazione di Marcello Carlino) -
Scalfaro. Democristiano anomalo
La biografia di Oscar Luigi Scalfaro è in larga misura una ""biografia della Nazione"""". E questo libro - dovuto ad uno dei giornalisti più attenti al ruolo della Presidenza della Repubblica nel delicato equilibrio tra poteri disegnato dalla nostra Costituzione - dopo i primi capitoli dedicati alla formazione, alle vicende familiari, e all'ingresso in magistratura di Scalfaro, ci offre un attento e acuto esame della vita politica italiana durante tutto l'arco dei primi sessanta anni della nostra storia repubblicana: dalla felice era della ricostruzione e delle grandi scelte di politica economica ed internazionale al miracolo economico; dalla fine del centrismo alla nascita del centrosinistra; dagli anni di piombo del terrorismo alla crisi della prima repubblica e ai nuovi equilibri. Durante tutto l'arco di questi decenni Scalfaro si rivela un democristiano anomalo, lontano da logiche correntizie, fedele in primo luogo alle istituzioni. Non a caso, è a Scalfaro che i partiti si rivolgono nei momenti di crisi eleggendolo alle massime cariche, dalla Presidenza della Camera alla Presidenza della Repubblica. Dell'Aquila, che negli anni della presidenza Scalfaro seguì le vicende del Quirinale quale capo della redazione politica per il TG3, tratteggia la figura di questo grande protagonista della nostra storia politica, sottolineando il suo rapporto con i grandi leader del dopoguerra, da De Gasperi a Fanfani; gli aspetti salienti dello scontro tra le correnti democristiane; il rapporto tra la DC di Moro e il PCI di Berlinguer; il conflitto con Berlusconi negli anni del settennato. Né vengono tralasciati alcuni degli episodi più famosi che hanno caratterizzato l'esperienza politica di Scalfaro: il """"non ci sto"""" televisivo a reti unificate con cui rintuzzò il tentativo di coinvolgerlo in una falsa accusa di improprio uso di fondi riservati; il rifiuto opposto a Berlusconi di nominare Previti ministro della giustizia; l'analogo rifiuto di sciogliere le Camere dopo il cosiddetto """"ribaltone""""; il famoso supposto """"schiaffo"""" ad una signora scollacciata; la sua attività di giovane giudice e la condanna a morte pronunciata contro i responsabili di alcuni efferati delitti commessi durante la guerra di liberazione. Ne risulta un ritratto che non è solo l'immagine di un uomo integerrimo e di forti principi, ma il quadro del divenire e progressivo mutare della nostra repubblica."" -
Caratteri
Finalista del premio Viareggio-Rèpaci 2019 per la Poesia.rn""Caratteri"""" è una raccolta molto composita: oltre alla sezione che le dà il titolo, e alle poesie dei cicli 'Bogliasco', 'Madre', 'Sogni', 'Georgia', troviamo epigrammi, haiku e persino le prose di viaggio di 'Magneti cinesi'; il lettore assiste così all'esemplare dispiegarsi dell'ispirazione di Annelisa Alleva nei suoi diversi versanti espressivi.rn«Poesia sempre vera e mai banale»: così Franco Loi ha definito la poesia di Annelisa Alleva; mentre Roberto Mussapi ha posto l'accento sulla sua voce «forte e inconfondibile», aggiungendo che «la sua è poesia d'amore, della natura, dell'avventura nel tempo, del bruciare delle cose, insomma una poesia impetuosa come un vento che sollevi l'anima del mondo. Il paesaggio, gli interni, si scompongono come in un mosaico bizantino, per ricomporsi in un movimento nel quale sentiamo il gorgoglio dell'acqua e il crepitare del fuoco, la forza che brucia in noi e ci fa vivere». Con questa nuova raccolta Annelisa Alleva non solo conferma questi autorevoli giudizi, ma li amplifica ulteriormente. Se da un lato l'apporto degli amati poeti russi dà un tono del tutto particolare e caratteristico alle sue poesie, dall'altro è anche ben evidente l'apporto di tutta una nostra tradizione classica, e non da ultimo di quel versante epigrammatico che, richiamato anche esplicitamente in una delle sezioni di questa nuova raccolta, si ricollega a quell'«aggraziata colloquialità», mai disgiunta peraltro «da una tessitura fonica elborata», su cui richiamava l'attenzione Paolo Maccari."" -
Versi del nuovo secolo. Testo russo a fronte
«Un popolo, quello russo, una città, San Pietroburgo, un'esplosione di dettagli cittadini e impressioni ""alla finestra"""": è questo l'orizzonte mimetico in cui il poeta pietroburghese Aleksandr Kusner si muove con discrezione e sguardo acutissimo, trasponendo in versi i ritmi lenti e i rituali minuti del suo mondo quotidiano. Ogni lettore riconoscerà nelle sue liriche le proprie consuetudini, i propri amori, le proprie paure; ogni lettore coglierà nel fruscio dei cespugli e nei leggeri suoni della natura il balbettio della lingua primordiale del bambino; ogni lettore si sentirà contemporaneo di Kusner, e proprio in questo risiede il rischio più grande per un poeta che ha compiuto uno straordinario e lunghissimo percorso creativo (...) Scrive, infatti, il premio Nobel Iosif Brodskij a proposito di Aleksandr Kusner: """"Ma noi non vediamo i nostri contemporanei, poiché sono i nostri contemporanei non li consideriamo sotto le categorie del tempo. Li consideriamo come i nostri pari, non riconosciamo dentro di noi la distanza, non li sottoponiamo a indagini retrospettive"""". Essere contemporanei di un poeta che ha tutta la solidità di un classico in vita richiede, quindi, l'arte di esercitare al massimo grado lo sguardo critico, a maggior ragione per questa nostra antologia che propone una scelta dei versi più recenti di Kugner, pubblicati tra il 2000 e il 2015...» (dalla prefazione di Marilena Rea)."" -
Il paese delle mezze riforme
Quando nel settembre del 1970 una giovane studentessa varca il portone dell'imponente palazzo del Ministero del Tesoro per uno stage non può certo immaginare che quel passo cambierà la sua vita e avvierà un lungo percorso attraverso le istituzioni e la politica della Repubblica. Linda Lanzillotta, con questo che è insieme un memoir e un saggio, riflette su molte questioni irrisolte del nostro paese, animata da un appassionato spirito di civil servant e dalla costante volontà di capire come modernizzare le nostre istituzioni, nella consapevolezza che la disillusione dei cittadini ogni volta che una riforma annunciata non si è realizzata ha approfondito il solco che oggi separa popolo e classi dirigenti. Attraverso un duro apprendistato - che per una donna in ambienti maschili e maschilisti come erano e restano la pubblica amministrazione e la politica è ancor più difficile - Linda Lanzillotta compie un lungo viaggio all'interno di apparati fondamentali dello Stato, scoprendone il loro concreto funzionamento e assumendo responsabilità sempre maggiori fino a quelle di Governo e di Vice Presidente del Senato. Ogni capitolo del libro è attraversato da una ricorrente domanda: è possibile in Italia un percorso di quel riformismo radicale di cui il paese ha estrema necessità e senza il quale saranno frustrati i tentativi di crescita e di sviluppo civile quali che siano le maggioranze che lo guideranno? La risposta è stata fino ad oggi deludente: alle riforme amministrative e costituzionali si è opposta una diabolica convergenza di forze politiche, burocratiche e corporative, tese prima di tutto alla propria conservazione. Ai riformisti, peraltro, non vengono risparmiate critiche, quella di non tenere abbastanza in conto la realtà degli assetti burocratico-amministrativi, e l'assenza di pragmatismo e di cultura dell'organizzazione, limiti che hanno spesso vanificato i giusti principi e valori cui le riforme erano ispirate. Nel suo viaggio Linda Lanzillotta incontra eccellenze dell'amministrazione in momenti importanti della nostra storia recente, collaborando con personaggi politici come Andreotti e Amato, Ciampi e Prodi, Rutelli e Renzi, e con grands commis di Stato, ciascuno osservato con la lente dello studioso e dell'impegno civile. E tuttavia, malgrado le sconfitte o le mezze vittorie, Lanzillotta non rinuncia mai a lanciare il cuore oltre l'ostacolo e a guardare positivamente alle nuove sfide cui l'Italia e l'Europa sono ora chiamate facendo tesoro degli errori del passato. -
La fidanzata
"La fidanzata"""" (1902-1903) ha le movenze del romanzo breve: i suoi sei capitoli raccontano la storia di Nadja, la quale, anche per i consigli di un suo povero amico incurabilmente malato, si rifiuta alla fine di sposare il grasso e volgare figlio del Pope e fugge dal clima meschino e opprimente della piccola città di provincia in cui vive. Anche la protagonista di """"Anima bella"""" (1899) - il secondo racconto qui presentato, molto amato da Tolstoj - è una donna; ma se ne """"La fidanzata"""" Nadja si ribella a un destino già scritto, in """"Anima bella"""", al contrario, Olga Semenovna è sempre pronta ad accettare, a ripartire dopo ogni dolore che la colpisce, a donare il suo amore senza nulla chiedere in cambio. Non resta che leggere questi due racconti - come scrive Marilena Rea nella prefazione - «come una breve incursione nelle umane piccolezze, su cui il genio di Cechov amava soffermarsi senza giudizio morale, perché le debolezze e i dubbi sono propri dell'animo umano e nessuno, neppure il più coraggioso e ardito, vi si può sottrarre»." -
La nave degli spiriti
"La nave degli spiriti"""" faceva parte dei quattro racconti compresi nell'opera postuma di Joseph Conrad che i curatori dell'epoca avevano intitolato """"Racconti ascoltati"""", alludendo a una caratteristica molto importante del metodo narrativo di Conrad, e cioè al fatto che non vengono raccontati direttamente da un autore al lettore, ma attraverso l'introduzione di uno o più personaggi. Tuttavia, diversamente dagli altri tre, pubblicati insieme in questa collana sotto il titolo di """"Anima di guerriero, tutti appartenenti all'ultimo periodo della produzione del grande scrittore polacco naturalizzato inglese, """"La nave degli spiriti"""" è del 1884-1886 ed è considerata una delle sue prime narrazioni letterarie. Opera dunque in qualche modo d'esordio e pressoché sconosciuta ai lettori italiani, questo racconto tuttavia rivela già in pieno la grande arte narrativa di Conrad, in particolare nella ,descrizione della vita dei marinai e nel delineare i caratteri dei protagonisti: il capitano John, ossessionato dallo spiritismo, e il suo """"secondo"""" Bunter, vero uomo di mare di poche parole, che si trova costretto a giocargli un tiro mancino..." -
L' apocrifo nel baule
«Sin dal corsivo d'apertura, la nuova raccolta di Michele Brancale si circonda di una flebile aura di mistero (...) Vero o inventato che sia il primo personaggio, il testo risultante si atteggia a commistione di due sguardi diacronicamente differenti. Anche a riprova di questo, forse l'esperienza più sorprendente del libro è appurare come la penna di Michele Brancale sappia - nella prima sezione, Guerra e pace - rendere impalpabili i confini tra il racconto delle battaglie navali o dei naufragi, durante il secondo conflitto mondiale, e il dramma della migrazione per mare - scacco perpetuo delle coscienze e delle società odierne, emergenza che connota indelebilmente il nostro presente e misura quotidianamente la nostra umanità (...) Evidente è poi la piacevole polifonia di registri: se dell'inizio drammatico ho già detto, l'autoironia, mista allo struggimento amoroso o per la lontananza dalla propria terra, è presente già 'a ruota' nella sezione dal titolo Adolescente rimandato; ampio spazio hanno la satira (verso la cupidigia dei personaggi di paese; verso il mondo editoriale e critico), il canto di lode all'amicizia vera, come pure la condanna, mai sopra le righe, di varie piccinerie.» (Dalla prefazione di Roberto R. Corsi) -
Volevo scrivere un'altra cosa
Proposto per il Premio Strega 2020 da Alessandro Barbero.rnDiciotto racconti (più uno...) travestiti da apologhi, nutriti di un certo umor nero: così si presenta ai lettori ""Volevo scrivere un'altra cosa"""". Già dal titolo vediamo qualcosa di inatteso: ciascuno dei racconti si chiude, infatti, con una nota finale che contrasta con quanto fino a quel punto raccontato. La storia che l'autore ha scritto non è, insomma, quella che avrebbe voluto raccontare. Ce ne era infatti un'altra, che per qualche ragione non ha potuto venire alla luce. Così, mentre il libro si sviluppa attraverso le differenti tappe dei vari racconti - da """"Il subappalto delle vacanze"""" a """"La metà fascista del cuore"""", da """"Il portiere e la morte"""" a """"Il furto impossibile"""", da P""""er qualche capello in meno"""" a """"L'istituzione della bella copia"""", ciascuno dedicato a un grande scrittore amato al punto da desiderare quasi di parodiarlo - le storie si contraddicono e insieme si completano, in un intreccio che è la vera ossatura della raccolta. Un destino narrativo che non risparmia neppure la postfazione di tale Ciapo Populin, «critico del Gazzettone».rnrnProposto per il Premio Strega 2020 da Alessandro Barbero: «Luciano Curreri (1966) è alla sua terza prova narrativa (dopo """"A ciascuno i suoi morti"""", 2010, e """"Quartiere non è un quartiere. Racconto con foto quasi immaginarie"""", 2013) ma è anche fecondo autore di saggi, sempre documentati e creativi, in bilico fra letteratura e storia: con le 'pinocchiate' ha attraversato la storia recente d'Italia e si è inventato un'altra letteratura italiana, figlia di testi minori; partendo dalla Comune di Parigi si è interrogato sull'Europa della comunità; ha indagato la ricezione dialettica e giocosa di due grandi personaggi dell'antichità, Scipione e Spartaco, ma anche la memoria della guerra civile spagnola tra finzione, propaganda, testimonianza e realtà. Il libro che qui si presenta, """"Volevo scrivere un'altra cosa"""" (Passigli 2019), è visibilmente il frutto di un lavorìo intenso, da parte di uno scrittore che è anche un letterato, uno storico e un filosofo, e che sta trovando una sua voce distintiva, capace di suscitare interrogativi non banali. Il libro punta sulla forma breve in un momento in cui – nonostante si assista in Italia a un certo ritorno del racconto – la forma breve non accontenta nessuno, né il pubblico né gli editori; tutti i diciotto frammenti della raccolta hanno poi una specie di postilla più o meno lunga, che si presenta in forma innocua come se volesse spiegare, ma che invece finisce per rendere il testo ancora più spiazzante e per sconvolgere, talvolta addirittura invertire, l'interpretazione. Proprio la compattezza di questa struttura fa sì che il libro non sia in realtà una raccolta di racconti ma un lavoro compatto, quasi fosse un romanzo per frammenti e per titoli, con dediche ad illustri scrittori cui non si fa il verso, certo, ma la cui presenza s'intuisce, tra forma e contenuto. La partecipazione al Premio Strega è il salto di qualità che la voce di Curreri merita per venire del tutto alla luce e scoprirsi in... -
Il carattere dei cani e altri scritti
Robert Louis Stevenson (1850-1894) non è stato soltanto il grande narratore che tutti conosciamo. Attento osservatore della propria epoca, lo scrittore scozzese ha infatti lasciato anche scritti di diversa ispirazione, generalmente legati alle sue vicende biografiche. Tra questi scritti ""giornalistici"""" spicca per originalità l'acuto e divertente """"Il carattere dei cani"""", pubblicato per la prima volta su «The English Illustrated Magazine» nel 1883. Scrive Stevenson: «I cani vivono con l'uomo come i cortigiani intorno al monarca. La loro principale preoccupazione è di poter entrare nelle buone grazie di questo mondo di piccoli guadagni e di carezze. E io leggo nella vita di questi nostri compagni gli stessi procedimenti della ragione, gli stessi antichi e fatali conflitti del giusto contro l'ingiusto, la stessa lotta contro le consuetudini troppo rigide. Li vedo con le nostre debolezze, eppure... Eppure, mentre si affrettano davanti a me nella strada con la coda in aria, o mi si avvicinano solo per sollecitare il mio sguardo, capisco che lo scopo segreto della loro vita resta per noi imperscrutabile...». Ed è proprio questo segreto, il mistero delle loro vite e del nostro reciproco affetto, a costituire il fascino maggiore del nostro rapporto con loro. Completano questo nostro volume altri due scritti d'ispirazione autobiografica, dove rivive la magica Scozia dello scrittore: """"Pastorale"""" e """"Un vecchio giardiniere scozzese""""."" -
Il mio Stevenson
Robert Louis Stevenson (1850-1894) è certamente tra gli scrittori più amati di Savater, e forse il più amato in assoluto, per quella capacità di unire nelle proprie storie il fascino d Ila narrazione d'avventura e un'abilità di scrittura non inferiore a quella dei più virtuosi maestri della sua epoca. ""Il mio Stevenson"""", dunque, non rappresenta soltanto l'invito alla lettura di uno dei più popolari narratori di tutti i tempi; si tratta di un vero e proprio atto d'amore, che ripercorre le opere principali del grande scrittore scozzese, senza dimenticare di soffermarsi anche sull'affascinante e avventurosa biografia di Stevenson, e su quella Scozia magica che gli diede i natali e che lo legò sempre a sé, anche quando cercò una nuova vita e una nuova salvezza nei mari del Sud.""