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Il peccato originale nel pensiero moderno
Secondo una profonda intuizione di Lev Sestov, nella tradizione occidentale, accanto alla visione biblica del peccato originale, dove il male è il risultato di una libera scelta dell'uomo, sta la visione anassimandrea: il male è una colpa inscritta nel destino del vivente. Modelli opposti che convivono, confliggono e talvolta si intrecciano nel pensiero moderno, quando l'idea di Rivelazione inizia a essere negata o trascritta in termini di pura ragione. Di qui l'idea di una ricerca sul tema del peccato originale da Cusano a Solov'ev, affidando la redazione dei contributi sui singoli momenti e figure a storici della filosofia che fossero esperti nei diversi settori. Ad emergere è una pluralità di interpretazioni del male, della libertà dell'uomo e di Dio, che ridisegna e arricchisce il profilo della filosofia moderna, offrendo spunti di riflessione per la stessa teologia. -
Gregorio di Nissa. Un contributo alla storia dell'interpretazione
Solo nel XIX secolo si è risvegliato un nuovo interesse per Gregorio di Nissa, il più giovane dei Padri Cappadoci (335-395 ca.): un proliferare di studi che valicano i confini isolati dei soli cultori di patristica. Un serio interesse scientifico verso uno dei più grandi autori dell'epoca tardo-antica che in queste pagine prende corpo seguendone l'opera e il pensiero e dando una analitica interpretazione dei punti più problematici - ma anche più significativi per la posterità - attraverso una minuziosa indagine esegetica, sempre compiuta facendo riferimento ai testi originali. Un tentativo di ricostruzione storico-critica del Cappadoce, come figura poliedrica: ""ricercatore"""" appassionato, letterato versatile, profondo conoscitore della cultura antica e autentico mistico. Il lavoro è diviso in quattro sezioni: alla parte introduttiva ne segue una dedicata al pensiero su Dio e una alla dottrina antropologica, mentre l'ultima è dedicata alla cristologia, ecclesiologia ed escatologia. È una sintesi che tenta di armonizzare in un quadro organico la complessa produzione di Gregorio. Sintesi auspicata da Jean Daniélou, uno dei suoi più grandi interpreti novecenteschi, cui si deve la definizione di fondatore della """"teologia mistica"""" attribuita al nisseno per la sua profonda indole teoretico-speculativa."" -
Undici tesi di bioetica
Il progresso della scienza pone interrogativi sempre nuovi sul senso, sui modi del nascere e del morire, mentre il pluralismo delle prospettive morali amplifica la difficoltà di trovare risposte adeguate e condivise. Le undici ""tesi"""" suggeriscono un percorso attraverso i principali capitoli della bioetica - l'aborto, la fecon-dazione in vitro, l'eugenetica, la sperimentazione sugli embrioni, l'eutanasia, il testamento biologico - nella consapevolezza che essa è luogo di dubbi, più che di conclusioni. E per questo anche di grandi responsabilità. Per le persone e per la politica."" -
Nicolai Hartmann. Dal conoscere all'essere
È possibile tornare, dopo Kant, all'ontologia come analisi e ricerca delle strutture e delle categorie di un mondo extrasoggettivo? Ecco il quesito cui Nicolai Hartmann cerca di dare risposta mediante la rivisitazione del problema conoscitivo. L'ontologia hartmanniana poggia sulla reimpostazione del rapporto soggetto-oggetto, nel tentativo di liberare il reale dalle maglie della soggettività. Questo è, infatti, il presupposto essenziale per uscire dal correlativismo tra l'io ed il mondo, con il quale neokantismo, fenomenologia e, in fondo, persino lo stesso Kant, hanno liquidato l'autonomia di un ""in sé"""" extracoscienziale. Hartmann, proprio a partire dall'atto di conoscenza, riappropriandosi dell'idea di intentio recta del conoscere e mediante la fondazione a priori della tesi del realismo naturale, cerca di riconferire indipendenza al mondo esterno; infatti, solo in questo modo è possibile, per Hartmann, iniziare il lavoro di costruzione dell'ontologia. Con Hartmann, la questione del realismo si ripresenta come problema speculativo: a ritornare è il senso e il peso ontologico della """"cosa"""", come condizione e meta dello stesso inquisire filosofico. Un realismo che, nella sua classicità e profondità, è interlocutore essenziale per le nuove ontologie fiorite nel pensiero contemporaneo."" -
Storia del Concilio di Trento. Vol. 2: Il primo periodo (1545-1547).
Il noto storico della Chiesa prosegue in questo secondo volume della grande opera dedicata al Concilio di Trento la narrazione criticamente documentata delle vicende attraverso cui si svolse l'assise più ricca di conseguenze per la vita della cristianità nell'epoca moderna. In queste pagine sono affrontati i lavori conciliari del primo periodo (1545-1547) di sessioni a Trento, prima della traslazione a Bologna: anni di altissima importanza, perché, determinato il programma del Concilio, vi si dibattono i temi teologici cruciali del peccato originale e della giustificazione, e vi si affronta il problema dell'essenza e del numero settenario dei sacramenti, di sommo rilievo liturgico e pastorale, mentre l'esigenza della ""riforma cattolica"""" vi si afferma con la discussione sull'obbligo di residenza dei vescovi. L'esposizione di Jedin - che vi rivela sempre meglio le sue qualità di storico di razza, abile e profondo nelle sintesi - è come sempre scientificamente ineccepibile: vi confluiscono, oltre alle fonti principali edite dalla Görres-Gesellschaft, ampie e minute ricerche dell'Autore in numerosi archivi. Il vasto e circostanziato indice aiuta inoltre la lettura e l'approfondimento."" -
Introduzione a Isidoro di Siviglia
Isidoro di Siviglia è una figura che non manca di sorprendere: fu celebre dai suoi tempi fino a tutto il Medio Evo (immortalato da Dante nel cielo dei sapienti, Par. X, 130-131), e di lui non abbiamo una biografia; fu originale nel nucleo del suo proposito di fornire un'affidabile e pronta enciclopedia dello scibile a popolazioni che non avevano altra fonte accessibile e nei suoi scritti singoli attinse dalle più varie parti senza apportare contributi personali specifici; fondò il genere letterario della Summa, e le Etimologie costituiscono un insigne monumento al suo merito. È una personalità che giova quindi conoscere nella sua fisionomia esatta, con precisione di analisi e obiettività di valutazione. La presente Introduzione mira appunto a soddisfare questa esigenza. Ne illustra pertanto l'attività sociale e l'opera letteraria, esaminate quale proiezione del suo carattere e della sua mentalità. -
L' unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa
C'è già tutto Ratzinger in questo libro, tanto prezioso quanto poco conosciuto, che risale alla sua stagione giovanile. Al centro vi è il problema della politica, affrontato con il metodo che caratterizza l'autore sin dalla formazione, e cioè con uno sguardo storico e teologico rivolto con attenzione alla tradizione cristiana, ripensata con intelligenza filologica e creatività. L'interesse è qui rivolto esclusivamente al mondo antico e ai Padri della Chiesa, rappresentati da due nomi significativi: Origene e Agostino. Attraverso lo studio della patristica viene così impostata in modo originale l'indagine su un tema che, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, diventa di attualità con la teologia politica. Per Ratzinger seguendo Agostino, che insiste sulla presenza permanente nella Chiesa dell'unità delle nazioni preannunciata a Pentecoste - l'aspirazione è quella di ""rendere presente la nuova forza della fede"""" in questo mondo provvisorio. Dove il cristianesimo relativizza tutte le realtà, compresa quella politica, perché guarda all'unico assoluto.(Giovanni Maria Vian)"" -
Quale democrazia?
Invitato a Brescia nel 1959, Norberto Bobbio tenne una conferenza, Quale democrazia?, che, nonostante sia passata quasi inosservata, appare come l'enunciazione di un programma di ricerca. Regole di funzionamento, teoria delle élites e del realismo politico, tensione tra vocazione dell'uomo alla libertà e necessità di istituire una società con un potere efficiente, l'antinomia tra ideale dell'uguaglianza e quello della libertà: sono i temi, qui per la prima volta enunciati, che torneranno, con continui scavi, nelle opere che hanno reso Bobbio tra i più importanti filosofi della politica della seconda metà del Novecento. Il testo ha quindi una doppia classicità: è la cellula originaria della riflessione bobbiana sulla democrazia, ed è la lezione di un classico. Come ha scritto Bobbio stesso: ""Quale democrazia? Un titolo che ha continuato ad essere attuale in tutti questi anni. Oggi più attuale che mai. Se dovessi ripeterlo, quel punto interrogativo non lo toglierei. Ne potrei, se mai, aggiungere un altro""""."" -
Amore e conoscenza
Il saggio Amore e conoscenza (1915) è una intensa e originale chiarificazione del rapporto tra atti conoscitivi e atti d'amore nello spirito umano. I diversi temi in esso affrontati convergono nell'affermare il ruolo dell'amore, inteso come atto emotivo di natura intenzionale, in vista della conoscenza del reale nelle sue molteplici dimensioni. L'amore, per Scheler, si caratterizza come originaria via d'accesso alla realtà: è quell'atto che in certo modo la rende visibile, facendola riaffiorare dal mare del non visto e dello sconosciuto. -
Opera omnia. Vol. 261: Lettere a Josef Weiger. 1908-1962.
Nuovo volume dell'Opera Omnia di Romano Guardini incentrato sulla corrispondenza epistolare tra Guardini e l'amico Josef Weiger. Uno spaccato della cultura cattolica europea della prima metà del '900. -
Il giudaismo «conservative»
Questa prima traduzione di Emet ve-emunà (Verità e fede) ha un duplice significato: se per un verso contiene le Dichiarazioni su princìpi e valori del giudaismo conservative elaborate alla fine degli anni '80 del Novecento, dall'altro è un momento di chiarificazione interno alla stessa comunità in relazione al pensiero filosofico e teologico di suoi alcuni grandi rappresentanti, come Abraham Joshua Heschel. Conservative - aggettivo pressoché intraducibile in italiano - indica una visione del giudaismo coerente e al tempo stesso pluralista in merito alle problematiche introdotte dall'epoca moderna: il movimento femminile, le scoperte tecnologiche, la ricerca biomedica, la questione nucleare. Distinguendosi sia dal giudaismo riformato sia da quello ortodosso, questa corrente ha la statura di un pensiero ma è orientato all'azione, è ancorato alla tradizione e al tempo stesso teso a rispondere ai problemi dell'oggi. Al di là di facili contrapposizioni fra dottrine, leggerne i fondamenti, che pur descrivono una particolare identità religiosa, fa scorgere volti di un giudaismo non riducibili al caso isolato - quello americano - e intravedere un modello anche per le comunità ebraiche italiane ed europee proprio nel loro confronto con la modernità. -
Le storie del diluvio
Le storie del diluvio, composto nel 1899, è uno degli esiti più originali e maturi della ricerca storico-religiosa di Hermann Usener. Lo studioso vi svolge ben più di un'analisi comparativa delle fonti babilonesi, semitiche, indiane e soprattutto greche del diluvio. Partendo dalla figura dell'eroe protagonista, Deucalione, che Usener interpreta come un giovane dio della luce portato sulle onde, prende in considerazione le varianti regionali del mito greco, ambientato di volta in volta sul Parnaso, sull'Otri, sul Gerania, fino alle aree ellenizzate della Siria, dove sorge una Gerapoli Bambyce, e della Frigia, dove la città di Apamea Kibwtov ricorda nel nome l'arca del diluvio. Attraverso la disamina, audace e rigorosa, dei simboli della luce, della nave e del pesce, lo studioso mira alla ""comprensione dell'immagine mitica, nella sua molteplicità e ambiguità"""". L'intero saggio appare come una ricerca del nocciolo del racconto mitico, Mythenkern, avviluppato dalle successive rielaborazioni letterarie: il motivo dell'eroe trasportato sulle acque in un'arca fino alla cima di un monte è comune a tutti i miti del diluvio. Il massimo risultato raggiunto da Usener in questo saggio, che precorre la fondamentale teorizzazione del 1904, Mitologia, consiste dunque nella messa a punto di un nuovo metodo per lo studio 'scientifico' del mito."" -
Teologia e biologia
Cosa si può dire sulla vita? Sono varie le forme di sapere che si esercitano per rispondere a questa domanda. L'interesse dominante riguarda l'origine e la fine della vita. Su questo terreno si confrontano, e a volte si scontrano, soprattutto la teologia e la biologia. Questo testo raccoglie la sfida sul versante propriamente teo-logico: come la biologia può aiutare il credente contemporaneo a pensare e a parlare credibilmente di Dio? E, d'altro canto, come la rivelazione cristiana può illuminare la comprensione del multiforme fenomeno vita? È interessante notare, ad esempio, che l'evoluzionismo, pur oggetto di aspre polemiche da parte di vescovi e teologi fin quasi alla metà del secolo scorso, sia diventato in seguito un paradigma condiviso, entro cui leggere non solo il fenomeno vita, ma anche reinterpretare il tema della creazione. Il confronto tra biologia e teologia si presenta perciò come un caso paradigmatico del rapporto tra sapere scientifico e sapere della fede. L'esito del confronto, nel breve periodo, pare consistere in una ""nuova alleanza"""" tra teologia e biologia affinché l'approfondita consapevolezza della fede cristiana e dei fenomeni vitali contribuisca a favorire una maggiore felicità, per il presente e per il futuro, per ogni vivente sulla terra e (forse) nell'universo. (Giacomo Canobbio)"" -
Scritti vari. Vol. 52
Gli scritti giornalistici argentini di Giuseppe Cesare Abba per la prima volta tradotti e commentati. Un inedito atteso a livello internazionale. -
Il genio. Origine, storia, destino
Nella nozione di genio - come ingegno o talento - si intrecciano l'universale e il particolare dell'esperienza umana. Muovendo da una riflessione filologica, Giampiero Moretti delinea l'andamento del concetto dall'antichità al secolo scorso, rilevandone le oscillazioni: genio è una facoltà che ogni uomo possiede in quanto uomo o rinvia oltre; è comune a tutti gli uomini o è unica nel singolo? Se sempre più le funzioni della mente con cui si percepisce il mondo si traducono da sensi in senso e creatività, allora il genio ha per oggetto la verità o se ne sgancia? Un motivo di fondo che attraversa la storia dell'estetica e raggiunge la sua massima tematizzazione tra '700 e '800 come categoria estetica - si pensi a Kant, ove esso destina l'arte alla sua piena autonomia. Ma l'originalità di questo volume sta nell'attraversare i principali paradigmi estetici e al contempo trascenderli in una stabilità del concetto che ne mostra la portata teoretica. In quanto forma con cui l'uomo si accosta alla realtà, il concetto di genio investe la stessa teoria della conoscenza. Un concetto intrinseco ai nodi di fondo della storia del pensiero: il problema di soggettività e oggettività, la verità, la rappresentazione, l'immaginazione. Questioni perenni della filosofia, sulle quali l'estetica ha un suo particolare sguardo. -
Il commento a Matteo di Origene. Atti del X Convegno di studi del Gruppo Italiano di ricerca su Origene
Il Commento a Matteo di Origene, composto a Cesarea di Palestina a contatto con una viva comunità giudaica, è il punto di convergenza dell'esperienza intellettuale e spirituale dell'Alessandrino. Nel Commento infatti sviluppa una serie di problematiche cristologiche, dottrinarie, ecclesiali, organicamente meditate e strutturate, anche se mai definitivamente risolte, secondo un processo dinamico che crea un rapporto circolare fra il testo e il suo interprete. Questo volume ne è un'analisi a tutto campo che raccoglie alcune delle più significative prospettive di ricerca, organizzate in quattro sezioni: Struttura e genesi compositiva; Aspetti filologico-letterari; Aspetti teologici; Aspetti esegetici. -
Amicizia nella Parola. Carteggio
Nel genere dell'epistolario si rivela l'intensità argomentativa dei grandi pensatori. Qui due maestri della filosofia come 'dialogo' - Rosenzweig e Buber - mettono a nudo l'intima corrispondenza come esercizio filosofico. Un esercizio all'insegna dell'amicizia e della reciproca discepolanza: aver cura delle proprie radici ed essere l'uno maestro dell'altro, nel solco della tradizione di Israele, significa anche essere condiscepoli nell'avventura di una nuova traduzione tedesca della Bibbia ebraica - che Buber dovrà continuare da solo dopo la scomparsa dell'amico. Il dialogo è talmente 'vivo' da dissolvere lo schema che concatena una missiva con la sua risposta: sfugge ai nostri occhi fino a oscurarsi il rapporto io-tu, ma pure se invisibile rivela il profondo intreccio con l'Alterità: ""Perché, come potrebbero essere i gomitoli aggrovigliati l'uno all'altro, se quell'altra Mano non li avesse legati insieme per una estremità'"""". Le lettere si inanellano in una ideale conversazione che riproduce le pause e le accelerazioni, la condivisione e il dissenso concettuale, l'armonia e le fratture di cui si alimenta il legame dell'amicizia."" -
Che cos'è la mistica?
Queste pagine inedite di Maurice Blondel dedicate alla mistica donano freschezza alla sua stessa ""filosofia dell'azione"""": un pensiero che va a definirsi in un duplice gesto, per un verso attingendo alla pratica e per l'altro illuminandola, perché investe la vita e il destino etico-religioso dell'uomo e dà loro orientamento. Qui la filosofia sconfina nella mistica, perché """"compito essenziale della filosofia non è di abbandonarci ad essa, come se avesse il monopolio di ciò che c'è in noi; ma di metterci in condizioni di fare il passo al di là"""". Il concetto di mistica si pone fra mistero e filosofia: con quale metodo la mistica è accessibile all'esame della ragione? Quale può essere il contributo specifico della filosofia? Che corrispondenza v'è fra lo sguardo filosofico, pur sempre umano, e l'oggetto mistico che rinvia al divino? Come si coniugano ciò che è acquisito con ragione e ciò che è invece infuso per grazia? Queste sono le domande con cui Blondel pone la mistica come luogo in cui la filosofia mette in discussione se stessa, al crocevia tra il finito e l'infinito."" -
Jacques Maritain e i diritti umani. Fra totalitarismo, antisemitismo e democrazia (1936-1951)
Il volume ripercorre una fase fondamentale, ma generalmente ""rimossa"""" dalla storiografia, del pensiero di Jacques Maritain inerente ai diritti umani, riconoscibile nella sua collaborazione con un gruppo di intellettuali cattolici americani nel fondare il Committee of Catholics for Human Rights del 1939. Dagli anni newyorkesi di Maritain emerge un lato inedito del filosofo: la ferma volontà di promuovere una serie di diritti fondamentali che ogni essere umano possiede a prescindere dalla sua conoscenza della """"verità"""" religiosa. Si mostra così l'evoluzione del pensiero politico di Maritain, che passò da una prospettiva di tradizionale difesa dei diritti della persona, in quanto creatura spirituale e trascendente (subordinati dunque al riconoscimento dei diritti di Dio e della Chiesa cattolica), a una chiara legittimazione storico-teorica dei diritti dell'uomo, universali e inalienabili, affermatisi nel corso dell'età moderna."" -
Religione come presenza
"Religione come presenza"""" è il testo delle lezioni di Martin Buber tenute nel 1922 a Francoforte e qui per la prima volta tradotte, ma anche la cellula originaria della sua filosofia della religione espressa in forma compiuta, pochi mesi dopo, in """"Io e tu"""". Seguendo il movimento dialettico con cui Buber descrive religione e religiosità, si può scrutare qui una prima formulazione del concetto di """"presenza"""" quale a priori della stessa """"relazione"""": presenza di Dio nel mondo (Shekinah), presenza di Dio nell'uomo, presenza dell'uomo a se stesso. È la """"fedeltà al presente"""", in questo triplice senso, a rendere possibile attraverso lo spirito una umanità invisibile unita nella comune religiosità. Una prospettiva che permette di riaffermare, al di là del contesto storico, l'universalità della religione, presente in ogni sua scintilla."