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Protezione
Arrivano alla polizia di una cittadina del sud dell'Inghilterra due informazioni molto riservate: che un sergente ormai alla soglia della pensione è nel libro paga di un boss locale, e che il figlio ritardato di questo boss è stato rapito per vendetta da una banda rivale. Il sergente corrotto, Hubert Scott, disperato congegna un ricatto ai danni dei colleghi; mentre il boss, detto ""Tenerezza"""", muove tutte le sue pedine, in un misto di ferocia e pietà, per riavere il figlio amatissimo. Lo sforzo della polizia sarà quello di minimizzare il danno dei due corsi di eventi, giocandoli in qualche modo l'uno contro l'altro, infischiandosene delle conseguenze umane. Gestori del disordine (o registi della cospirazione) sono il soprintendente Harpur e il suo superiore Assistente Commissario Capo Iles, i due personaggi che si ritrovano in tutta la serie poliziesca cui appartiene questo romanzo. Opposti in tutto: Harpur, il """"buono"""", è velenoso e insieme adulatore verso il suo superiore le cui azioni punta a moderare; Iles, """"desiderava con tutto il cuore di essere una persona buona e responsabile"""", ma l'egocentrismo distrugge le intenzioni; """"sono l'angelo Gabriele e il Satana dei ragazzi in blu"""". """"Protezione"""" fa parte di una serie poliziesca ambientata nell'Inghilterra sud occidentale. Il tema della serie è la zona grigia tra legge e crimine: informatori, infiltrati, poliziotti disposti a farsi corrompere, delitti insabbiati e inchieste """"aggiustate""""."" -
A casa
"Mio padre morì giovane, era un serio musicista dal carattere allegro che aveva avuto molto successo nel mondo della lirica per il dono d'una voce eccezionale, stando almeno a quanto raccontavano le persone che lo avevano conosciuto e ascoltato nei più importanti teatri del mondo. Nella mia prima infanzia e anche nei miei ricordi più lontani qualsiasi gioia e ogni avvenimento accaduto è sempre adombrato da quella morte e da quell'assenza di un uomo che non solo non conoscevo, ma di cui si continuava sempre a parlare, intorno a me. Possibilmente a voce proprio bassa"""". Un'ombra è il primo ritratto di questa galleria che colloca personaggi sullo sfondo di una grande casa e di una infanzia insolitamente circondata da adulti. L'ombra del padre, grande e famoso cantante lirico, morto giovanissimo quando la figlia era ancora nella culla. E lei lo conosce e lo ricorda per indizi indiretti e lasciti, oggetti personali, fotografie, biglietti in una tasca, profumi, sensazioni aleggianti nella grande dimora. Un'ombra dunque conosciuta. E questa sua sostanza quasi contagia le altre figure che circondavano l'infanzia, rendendole, tutte, di una materia onirica, di fantasma." -
La mala aria. Storia di una lunga malattia narrata in breve
Una storia naturale, sociale e scientifica della malaria, con tutta l'amara epopea collettiva dei grandi morbi e il comico e il tragico che vi si mescolano. Malattia contadina per eccellenza, era l'epidemia che veniva dal lavoro, per cui, l'accompagnava tutto il corredo culturale dell'ineluttabile, di poesia, dicerie, leggende, ragione e superstizione. Questo libro, ""in forma accessibile a chiunque, ma non romanzata"""", inizia dalle origini biologiche lontane milioni di anni e insegue la zanzara attraverso le civiltà e le forme sociali, fino alla genetica oggi."" -
L' ultimo dei Weynfeldt
Adrian Weynfeldt è l'ultimo rampollo di una ricca famiglia di industriali da cui ha ereditato beni, proprietà, quadri e mobili antichi, nonché il bellissimo appartamento in cui vive. Cinquantenne, scapolo e senza figli, collezionista ed esperto d'arte, ricco, elegante e prigioniero delle sue stesse buone maniere, Adrian conduce nel lusso una vita tranquilla e regolare, scandita da impegni lavorativi (lavora per una celebre casa d'aste internazionale, fornisce consulenze e stime su opere d'arte, e ha la fama di essere un grande esperto in materia) e momenti sociali, anche quelli all'insegna della ripetitività: il sabato sera incontra al ristorante gli amici ""vecchi"""", della generazione dei suoi genitori, il giovedì a colazione l'altro gruppo di amici, i """"giovani"""", nei confronti dei quali ha un atteggiamento paterno e protettivo. Amici della sua età non ne ha. Amici veri apparentemente neanche, visto che è circondato da persone che approfittano di lui in maniera abbastanza spudorata, facendosi finanziare progetti cinematografici, vernissage, viaggi in Polinesia. Una sera in un bar incontra la misteriosa Lorena, con la quale inizia una strana relazione: lei approfitta di lui e non solo economicamente, mentre Adrian non sa neanche il cognome di Lorena, né il suo numero di telefono né dove abiti e vive nell'attesa delle sue telefonate e dei loro incontri. Ma il vero protagonista del romanzo è un quadro di Félix Vallotton: """"La Salamandre""""."" -
Il canapé rosso
Anne, da tempo non ha notizie di Gyl a cui è stata a lungo legata; decide di andarlo a cercare in Siberia là dove se ne sono perse le tracce. Viaggiando sulla Transiberiana si interroga a proposito dell'uomo che, invece di rinunziare alle utopie alle quali avevano creduto insieme, se ne è andato per costruire un nuovo mondo ideale. Mentre il treno corre lungo la campagna russa Anne osserva ciò che la circonda, ma soprattutto lascia vagabondare i suoi pensieri che ritornano sempre a Clémence, una anziana modista che abita nel suo palazzo e di cui è diventata amica. Due volte la settimana Anne scende la rampa di scale che le divide per tenerle compagnia sul canapé rosso e leggerle storie di donne che entrambe amano per la loro insolenza, il coraggio, talvolta l'allegra spavalderia, spesso il loro tragico destino. Olympe de Gouges, l'autrice della ""Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina"""", o Marion du Faouët che alla testa di una banda di briganti rubava ai ricchi per dare ai poveri o Milena Jesenská che traversava a nuoto la gelida Moldava per non mancare all'appuntamento con il suo amante. Sono storie che si intrecciano con i racconti della vita di Clémence: la Parigi degli anni Quaranta, la Resistenza, un amore travolto dalla guerra. Nello specchio che Clémence le tende dal suo canapé rosso Anne trova i motivi che l'hanno trascinata così lontano, ma anche le ragioni per continuare a vivere."" -
Le frontiere dell'alterità
Il prossimo, l'estraneo, l'esotico: sono le tre filiere che circoscrivono, oggi, la contemporaneità del dibattito sull'identità e, per converso, sul multiculturalismo. Ciascuna di esse ha il suo focus nella relazione mutevole, che fonda l'ontologia stessa del rapporto tra un Io immaginario e un Altro immaginario, soggetti e oggetti contestuali di una dialettica aporetica, dove la domanda è fondativa di una risposta muta. Il tessuto connettivo della relazione è la struttura portante di tutto questo discorso: l'Immaginario. Questa ricerca, mettendo a confronto temi ed autori di scuole e di formazioni diverse, offre un panorama equilibrato e aderente allo stato dell'arte della situazione internazionale, pur cosciente della sua ""funzione strumentale"""" rispetto alla complessità della materia."" -
Dalle oligarchie alla democrazia partecipata. La dialettica diritti civili-diritti sociali
Questo libro discute le tematiche della globalizzazione, della crisi della politica e della democrazia in un ottica sistemica, facendo interagire discipline diverse. L'autore si sofferma sul tema della democrazia partecipativa. La storia è stata finora una storia di élites. Oggi di fronte alla crisi della rappresentanza occorre lavorare per cercare di costruire un'esperienza inedita eli democrazia dal basso. La ideologia liberista sta mostrando, nelle dimensioni attuali della crisi finanziaria, la fragilità della sua mitologia. Per questa e per altre ragioni ci troviamo di fronte al rischio di una catastrofe ambientale e antropologica. Le decisioni sono prese da oligarchie formate da qualche centinaio di persone, le cui scelte agiscono sulla qualità della vita di miliardi di persone. La globalizzazione neoliberista non è soltanto nemica delle classi più deboli, mette addirittura a rischio la stessa vita dell'umanità. Serve un grande sforzo per creare un'economia alternativa che privilegi i beni comuni e garantisca i diritti umani fondamentali; e una teoria sociale, che realizzi una nuova sintesi tra persona e comunità, tra diritti civili e sociali, tra democrazia politica ed economica. La crisi che minaccia la democrazia è soprattutto la sfiducia e l'indifferenza delle persone. Dobbiamo pertanto riscoprire il legame sociale che tiene insieme gli uomini. -
Tacchino farcito
L'unica cosa che unisce i Malaspina è il tacchino farcito del pranzo di Natale. Simbolo persistente e mito consolidato dei valori comuni, il tacchino è stato anche muto testimone, e a volte vittima, di un prodigio sociologico: le singole avidità interne, esacerbate l'una contro l'altra, hanno potenziato, anziché disperdere, la potenza dell'avidità totale del clan. In tanta fortuna più o meno secolare, difficoltà persistente è stata quella di produrre un primogenito maschio. E a questa mancanza si è provveduto con lo stratagemma di conservare il nome dando in sposa le figlie ai cugini, assicurando alla famiglia una costituzione di tipo matriarcale. Ma quando finalmente, nell'ultima generazione, arriva il maschio, insulso, tronfio e corpulento ""machiavelli"""" di una cospirazione del conquibus, le tante congenite avidità matriarcali esplodono. Un libro che in altre epoche sarebbe stato un libello libertino. Per il modo spregiudicatamente libero e scettico di sbriciolare nell'umorismo di un romanzo breve i pilastri della tradizione. Qui, sotto tiro è la famiglia. E in particolare certe grandi famiglie meridionali che girano come macchine per moltiplicare la roba, alimentate a ipocrisia e conformismo. Raramente, come in questo libro, la letteratura le ha messe in scena manovrando, più che la chiave drammatica, quella spietatamente comica."" -
Sognando una scuola normale
Questa opera si sostantiva in una critica radicale della Riforma, in realtà controriforma secondo l'autore, della Scuola del Ministro Mariastella Gelmini. La vivace forza polemica delle argomentazioni potrebbe fare pensare a un esplicito intento politicamente suggerito dall'attualità. In realtà, il discorso di Frabboni si richiama, anche se non in modo esplicito, a una tradizione culturale italiana e non solo, definita dall'obiettivo, da sempre perseguito, di una didattica laica in senso integrale, dunque libera da condizionamenti di qualsiasi natura. Il Programma Ministeriale di fatto, secondo Frabboni, vilipende l'istruzione perché la imprigiona in steccati scuolacentrici, famiglia-centrici, disciplinacentrici, contraddicendo la modernità delle conoscenze e il pluralismo delle culture e dei valori propri di una scuola democratica. Il sapere trasmesso dalla scuola voluta dalla Gelmini è sostanzialmente destinato a consumarsi nell'orizzonte della istituzione scolastica. È inidoneo a una ""manutenzione"""" adulta. È fatto da un insieme di conoscenze """"usa e getta"""" che minacciano lo spettro di un analfabetismo di ritorno. In sostanza, la Riforma, imposta dalla Gelmini senza consultare gli interessati, disegna una scuola autoritaria, selettiva, ripetitiva. Non è finalizzata a educare alla libertà, alla tolleranza, alla solidarietà, alla pace. Fatto reso ancora più grave dalla cultura massmediologica che esclude i giovani da una partecipazione reale."" -
Un sola storia
La cornice spaziale nella quale si svolgono le vicende narrate nel romanzo è un paese dell'Agrigentino con i suoi tempi senza tempo e le sue finzioni moralistiche. Come accade, si sovrappongono due realtà: da un lato un farmacista di paese con moglie e figlio, dall'altro una donna che lo ama e da cui è riamata. In prima approssimazione parrebbe trattarsi di vicende semplici. In realtà l'intreccio familiare e affettivo di tante storie ne fa una sola, al cui centro domina l'essere sole di tutte le persone coinvolte. L'abitudine alla solitudine di Rosa, la tabaccaia, è tale da impedirle perfino di accettare la proposta di sposarla di Pino, il suo amico farmacista, quando resta vedovo. In realtà, quella di Rosa è la storia di un amore irrisolto non solo rispetto al suo amante, ma anche al figlio, Francesco, che in lei ritrova la memoria del padre, quando anche la sua storia familiare diventa una replica di quella di lui. Anche per questa via l'apparente semplicità della narrazione finisce con l'essere un invito a riflettere sull'inestricabile groviglio dei sentimenti umani. -
Le sorelle scarlatte
Questa volta Manuel Gonzàlez, detto Plinio, capo della Guardia municipale di Tomelloso, è invitato a Madrid per risolvere il caso di due gemelle scomparse. Rispolverato l'abito delle grandi occasioni e accompagnato dal suo fedele aiutante, don Lotario il veterinario, Plinio affronta il viaggio in corriera verso la capitale. Alicia e Maria, figlie del defunto don Norberto, notabile di Tomelloso, conosciute in paese come le ""sorelle scarlatte"""" per la capigliatura fulva e la tendenza ad arrossire di frequente, hanno misteriosamente abbandonato il loro vetusto appartamento per non farvi più ritorno. Entrambe non si sono mai sposate, forse perché i possibili pretendenti pensavano di doverle prendere in moglie tutte e due, si mormora. Eppure un fidanzato per Maria c'è stato, ma si dice sia morto combattendo per la Repubblica. Da allora sono trascorsi trent'anni, - il romanzo è del 1969 Madrid è invasa dalle automobili, i giovani inaugurano nuove mode e abitudini, ma le due sorelle conservano tenacemente il loro passato in una stanza segreta affollata di manichini che indossano le divise e gli abiti dei morti. Le indagini dei due detective, fra la casa quasi stregata delle zitelle, le villette di regime della periferia residenziale, le trattorie e i caffè, gli incontri con la serva saggia, le turiste in abiti succinti, disegnano un itinerario zigzagante fra una Madrid quasi ottocentesca e la metropoli moderna."" -
A gentile richiesta
Al centro dell'azione è la collaborazione mediatica tra un giornale e una trasmissione televisiva: il giornale fornisce il caso umano, la tv lo apparecchia in studio corredandolo di pubblico e pubblicità. La prima aspirante è una bambina, ""Premio bontà classe juniores C"""", presentata come l'angioletto che veglia, nel monolocale, sul fratellino: non dorme per tenere lontani da lui scarafaggi e topi scorrazzanti nell'edificio all'infimo del degrado. Nello stesso palazzo, allo scantinato, abita """"la donna"""", la protagonista centrale del romanzo, con le sue due bambine: è vedova giovanissima di un ragazzo morto per una malattia non curata, è ignorante, abituata alla sottomissione e manca di ogni risorsa materiale. L'illusione dei buoni sentimenti televisivi la tenta a diventare lei il caso umano da rappresentare sullo schermo. Tutto quello che non ha è insufficiente a richiamare attenzione e aiuti, e allora escogita un sistema: si mutila. Ma anche la prima mutilazione non basta a soddisfare i produttori, ancora """"non costituisce una vera e propria storia"""", soprattutto lei pretende di proteggere la dignità delle bambine: ma """"la dignità -le dice il direttore - è un lusso"""". Non le resta che continuare i passi successivi verso il suo """"gran finale con lacrime e baldoria""""."" -
Le quattro geografie. Habitat 2
"Le quattro geografie. Habitat 2"""" è il secondo volume di un vasto lavoro di pensiero in cui il tema urbanistico e ambientale è situato dentro quello che l'autore denomina """"elaborazione della Terra"""". Dimostrare il prezzo, in tutti i termini, della perdita di questo orizzonte di complessità, con la conseguente sovversione delle priorità centrate sulla persona umana, è uno degli scopi finali dell'opera, assieme alla proposta di una nuova appropriazione di complessità e organicità. In una parola: è la perdita dell'ilemorfismo (unità di materia e forma) nella visione della Terra messa in questione da Leonardo Urbani, con la proposta di una sua riattualizzata prospettazione nell'impegno urbanistico. Questo secondo volume problematizza direttamente l'idea e la cultura del progetto e si divide in quattro parti. Nella prima si affrontano tematiche di cui l'autore dichiara la necessaria eterogeneità d'approccio: """"Ma questi sono oggi i materiali che riguardano la città, il territorio, e la loro vita"""" dato che dal semplice rapporto città campagna del secolo scorso, oggi tutto è diventato più complesso. La seconda parte riguarda il dualismo che separa le scienze e le azioni dell'uomo nell'elaborare la terra La terza parte si occupa del recupero dell'ilemorfismo, """"osservando come sia pericoloso il suo abbandono"""". Nella quarta parte si analizzano le cosiddette quattro Geografie: Geografia delle economie finanziarie, delle economie reali, del territorio (natura+storia), dell'uomo, della famiglia e della comunità." -
Cuore di cactus
"Ma allora, si emigra davvero per sempre? Probabilmente, non si emigra mai. Se non altro, non si emigra da se stessi. O forse è proprio sbagliato il termine, emigrare"""". Non è del tutto esatto che il giornalista affermato che ha scritto questo libro, era soltanto emigrato da Palermo; la sua emigrazione era stata anche la ricerca imperiosa di un altrove, di una diversa misura di mestiere e di vita. Non più giovanissimo, dopo un quindicennio di impegno di punta nel glorioso giornale """"L'Ora"""" negli anni del più intenso lavoro antimafia, l'addio di Antonio Calabrò era maturato nell'agosto del 1985 il giorno dell'uccisione dell'amico commissario Ninni Cassarà, per non dover essere testimone, ancora una volta, dei vuoti rituali in cui la città espugnata inghiottiva il messaggio dei suoi migliori servitori del pubblico interesse. Perciò il ritorno, in queste pagine, con la mente e con il ricordo, non è la nostalgica memoria dei momenti magici nella città com'era, ma è l'analisi documentata, severa, appassionata, delle ragioni che lo avevano spinto alla emigrazione-esilio; ragioni private in cui si riverbera, riflessa nelle tappe di una biografia civile, la grande disgregazione di una metropoli meridionale, il suo destino storico." -
Martini
Con la grata nostalgia di chi sa di aver compiuto l'incontro irripetibile della vita, Frank - voce narrante di questo racconto - ricorda il ""grande"""" Martini, l'amico trovato e perduto. Era andato a intervistarlo, giornalista alle prime armi, nel lussuoso albergo dove Thomas J. Martini, già acclamato scrittore di un primo capolavoro, era sceso per le solite tournée del successo. Era subito scoccata la scintilla dell'amicizia. I due s'erano capiti nel profondo: il giornalista aveva letto la condanna finale di quella grandezza, del destino di essere """"tutto ciò che chiunque avrebbe voluto essere"""", così come l'artista aveva intuito la verità nella solitudine del suo interlocutore: """"Tu vedi le cose, Frank"""". E nel corso del tempo, attraverso un altro paio di incontri casuali, s'era preparata una specie di silenziosa intesa. Poi Martini, improvvisamente, era uscito dal suo mondo luccicante, e Frank aveva continuato a cercarlo, per scoprire forse che non era una fuga, che non era un rifiuto, ma un più completo abbandono all'autenticità di una vocazione. """"Non era lei che spariva. Ero io"""". Delle storie di Grossi colpisce sempre l'intensità, la massa narrativa, la forza attrattiva di condensare in poco temi e sviluppi molteplici e carichi di simbolismi. Esperienze avventurose tessute dai fili esili degli eventi quotidiani, che sollevano pensieri tanto tenaci, insistenti, quanto oggi troppo alti per dedicarvisi."" -
La veglia
Sono racconti improvvisi, come la porta di una stanza che viene spalancata di colpo nel pieno di una situazione relazionale privata. Storie quotidiane, che a volte sfociano in tragedia, più spesso si spengono nella routine. Protagoniste assolute sono donne colte in momenti di debolezza, quando risalta l'ambivalenza di chi è oppressa insopportabilmente dai medesimi legami sentimentali che più teme di perdere. Ma lo stile è essenziale e distaccato come un report. Jole Calapso ha pubblicato numerosi libri, tra cui Donne ribelli. Un secolo di lotte femminili in Sicilia (Palermo, 1980). Con questa casa editrice: Una donna intransigente. Vita di Maria Giudice (1996). -
Nina per caso
"Capelli rossi, occhi verdi, piuttosto sexy, forse un po' ingrassata dopo l'ultima delusione d'amore. Domenica avrà quarantun'anni. È uno strano tipo, mia madre"""". Nina ha tre giorni per pensare a cosa regalare a sua madre Suzy. Tutto è cambiato in quest'anno. Ha finito la scuola; adesso ha un triste impiego di apprendista parrucchiera; Ricco, l'ultimo compagno di Suzy, se n'è andato, lasciandole sole. Non che si vedano più di prima, per colpa dei turni di Suzy in una delle superstiti manifatture tessili di Roubaix. Qui al nord, erano venute da Parigi dopo il fallimento del matrimonio. Oggi, venerdì, primo giorno di ferie, piove e indugiando tra la Brasserie du Nord e il negozio di uccelli, le balena un'idea: sarà una gita al mare, il regalo che farà alla mamma con il primo salario. In questo fluttuare tra l'ideazione suggestiva e l'incerta realizzazione, a Nina, per caso, accadono una miriade di eventi ordinari ma per lei fatali. Un dramma clandestino, che scivola confuso e oppressivo, con il laido padrone della fabbrica; le prepotenze del caporeparto; gli incontri con il fidanzatino da cui l'età la sta allontanando; una sosta sognante con Arnold, l'amico degli uccelli che l'ha condotta a teatro a incontrare un'altra Nina (quella del Gabbiano di Cechov) che come lei """"sogna qualcosa di diverso, di lontano, qualcosa che possa dare un senso alla sua vita"""". Nel suo sguardo si rispecchia il mondo degli adulti, mentre in lei appassiscono ideali e illusioni di ieri." -
Racconti per una sera a teatro
Neil'Introduzione a questa antologia - unica della specie: con le novelle di Pirandello da cui il drammaturgo trasse opere teatrali - scrive il curatore, Guido Davico Bonino: ""La presente raccolta, nella quale sono stati adunati, in ordine di data delle prime teatrali dei drammi che da essi derivarono, una ventina di racconti, è nata al fine d'invogliare il lettore, che s'appresta di volta in volta a tramutarsi in spettatore, a meglio recepire e gustare lo spettacolo. Come sanno i teatromani giramondo, a Mosca o a San Pietroburgo, in occasione di particolari allestimenti cechoviani, il pubblico viene omaggiato di plaquettes che raccolgono i racconti dello scrittore, da cui egli stesso trasse alcuni drammi. Abbiamo citato questo caso anche perché riteniamo che Cechov, e prima di lui Maupassant, e dopo di lui Pirandello, costituiscono davvero la terna dei maestri del """"narrar breve"""" dell'Otto-Novecento. Questo per dire che se questa antologia ha una sua motivazione, come s'è detto, funzionale, ha anche lo scopo di produrre una campionatura di racconti suggestivi in sé e per sé, pur nella disparità delle occasioni di stesura, di pubblicazione e financo di accoglienza. Abbiamo la presunzione di credere che i racconti trascelti e qui inclusi siano comunque fascinosi, non foss'altro perché spogli, nella loro immediatezza evocativa, di quel troppo di asseverativo e dimostrativo, che talvolta inficia il dettato teatrale pirandelliano""""."" -
Odore di chiuso
In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosuè Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l'ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo celebre ""La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene"""", il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l'altera e procace cameriera Agatina. Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l'Artusi. In questo umano e un po' sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta."" -
Il cappello dell'ammiraglio
"La vita stessa, quasi una fantasia"""" è, nelle parole dell'autore, l'argomento di questa scrittura. Una memoria, un lungo ricordo, una cronaca delle infinite peripezie, minimali ma fondamentali nell'esistenza, che occorsero a un fanciullo, socialmente fortunato e culturalmente ben dotato, nel decennio corrente dalla fine degli anni Quaranta del Novecento agli anni brillanti del Boom economico. Così ricca dei fatti della fantasia e del colore della vita stessa, da smarrirsi il confine preciso tra le due e da immediatamente comprendere come l'infanzia sia un romanzo di formazione quando la memoria permette di abbracciarla in un penetrante sguardo narrativo. E quindi """"Il cappello dell'ammiraglio"""" (il titolo viene dal copricapo, quasi un talismano, che accompagnò il protagonista da quando bambino sognante immaginava avventure sul mare delle sue vacanze fino al treno che lo portava giovane a studiare in Inghilterra) è nello stesso tempo il documento di una nicchia di storia sociale: la storia di una famiglia borghese a cavallo della modernizzazione dell'Italia, e il romanzo di un bambino dalla fantasia galoppante: una fantasia capace di stimolare le avventure dell'innocenza. E, poiché facilmente l'infanzia si fissa nell'immagine di un luogo geografico, il romanzo, volendo, è anche la rappresentazione, trasfigurata negli occhi di un bambino, del paesino di riviera ove, come un circolo concluso che dà un senso al tempo, ogni estate ritornava la villeggiatura della famiglia."