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La strada degli alberi
La strada degli alberi raccoglie le sensazioni, le angosce, le speranze, i rimpianti, i nostalgici ricordi dell'uomo. In questo libro c'è tutta la struggente ossessione che stringe l'anima di chi sa di dover lasciare la vita e a questa vuol essere legato a ogni costo, con ostinazione, con rabbia, con disperazione. C'è la lotta rassegnata ma tenace dell'uomo incredulo, attonito, stordito da una così immane, ingiusta sventura, un uomo che prima di andar via si cerca dentro, quasi per rimuovere il peccato originale, come se volesse fermare il presente nella fanciullezza, in una sorta di ricerca catartica: il rifugio nell'infanzia come ritorno all'innocenza. -
Le pantofole della solitudine
Delicata e vibrante allo stesso tempo, ""Le pantofole della solitudine"""" è una raccolta di poesie che narra dell'animo umano, di legami impossibili da spezzare, di sentimenti e ricordi che danno forma e senso alle nostre vite. La prima parte del libro, intitolata """"Il passato è un fantasma"""", raccoglie una serie di componimenti giocati sul pi rouge della nostalgia, fra il dolore per il distacco dal paese d'origine e il desiderio di rifugiarsi in un luogo lontano dal caos della quotidianità. La seconda parte, invece, intitolata """"In debito con l'amore"""", è un viaggio nelle molteplici sfumature del sentimento che più di tutti sconvolge, in bilico fra gioia e tristezza, fra la magia di un istante e lacrime che il tempo non sa asciugare."" -
Vietnam del nord. Minoranze etniche e doposviluppo
Dopo la riunificazione del 1975 e grazie all'impetuosa crescita avviata con le riforme politiche ed economiche nel 1986 (Doi Moi), il Vietnam si è trasformato da una delle più povere nazioni del mondo in uno dei paesi emergenti più dinamici del Sud-Est asiatico. Tuttavia, l'attuale modello di sviluppo del ""socialismo orientato al mercato"""" non è stato accompagnato da sufficienti interventi per mitigare le diseguaglianze, che ancora oggi colpiscono in prevalenza le minoranze etniche. Tale sviluppo ha creato inoltre seri problemi ambientali, inquinando pesantemente l'aria, la terra e le acque, e ha introdotto forme di sfruttamento dei lavoratori che risultano sempre più esposti alle fluttuazioni dell'economia internazionale. Questo libro è il resoconto di un esperimento, la cronaca quotidiana di un viaggio nel Nord del Vietnam che l'autore ha condotto visitando l'antica capitale Hoa Lu, Tarn Coc, il delta del Fiume Rosso e Hanoi. L'itinerario di viaggio si estende inoltre fino alle remote montagne al confine con la Cina, esplorando Sapa, i mercati di Can Cau e Bac Ha, la regione di Ha Giang e Ba Be, dove vivono le minoranze etniche Hmong, Dao, Lolo e Nung. Muovendosi tra saggistica, narrativa e poesia, in un territorio letterario volutamente ambiguo, questo volume ci lascia una testimonianza di uno dei Quarti Mondi che ancora resiste all'assalto della modernità, ricordandoci tutta la bellezza dell'uomo e della natura."" -
Tuccata
Sul finire degli anni Cinquanta, in uno spicchio di Salento dove ""li carusi"""" portano i pantaloni corti anche d'inverno e le gonne delle """"caruse"""" arrivano rigorosamente sotto il ginocchio, il mese di giugno ha in sé qualcosa d'imprevedibile e di rituale al tempo stesso: è in quel periodo che la gente si rintana in casa aspettando l'arrivo dei suonatori, chiamati a officiare l'esorcismo della danza, unico mezzo per liberare le tarantate, le braccianti pizzicate dal ragno durante il lavoro nei campi. Una di quelle tarantate è la madre della Felicia, e tarantata diventerà la Felicia stessa quando il primo amore per un giovane bellissimo e irraggiungibile (""""lu principe"""") la getterà in quello stato di prostrazione che solo San Paolo e l'acqua miracolosa del suo pozzo a Galatina possono guarire. I tempi però stanno cambiando: la Chiesa non tollera più l'esorcismo coreutico, cromatico e melodico e cerca di sradicare l'universo simbolico del tarantismo. Sola con il suo amore negato, pazza, scandalosa, troppo innamorata di una libertà proibita, la Felicia diventerà una di quelle donne che la scienza comincia a guardare solo come oggetto di interesse psichiatrico, senza capire né poter trovare un antidoto al veleno che scorre nelle loro vite."" -
Tonache e misteri. Le indagini del commissario Santoro
Il corpo di don Carlo Morrone, un giovane sacerdote assai operoso e intraprendente, viene trovato senza vita nella sagrestia della sua parrocchia durante lo svolgimento delle celebrazioni per il cinquantenario di sacerdozio del vecchio don Protasio. Il commissario Santoro interviene subito e inizia così il lavoro lento e sicuro che, con la solita caparbietà, lo conduce a individuare la reale personalità della vittima e a districarsi fra tutte le ambiguità e le numerose contraddizioni che via via nel corso delle indagini gli si presentano, disorientando non poco il suo pur valido braccio destro, l'ispettore Lo Palco. I sospettati sono molti e vengono puntualmente interrogati e valutati anche sotto il profilo psicologico finché, quasi inaspettatamente, l'intuito del commissario prevale e il colpevole viene individuato. -
Due volte stranieri
Mirela, una giovane professoressa di lettere in un liceo albanese, è costretta a lasciare il suo paese e a partire per l'Italia con il marito Fatmir, dopo il rapimento di una sua studentessa da parte di una banda armata. In Italia ritroverà l'amica Dorina, anche lei scappata dall'Albania del dopo Hoxha, dove la vita umana vale meno di un sacco di farina e le ragazzine vengono rapite e costrette a prostituirsi in Europa. Arrivata in Italia insieme ad altri ventimila disperati a bordo della nave ""Vlora"""" e dopo che i suoi genitori sono morti nelle prigioni comuniste, Dorina non è più la ragazza solare di un tempo: per lei, come per Mirela e per tanti migranti, il razzismo, la clandestinità e le umiliazioni con cui si è costretti a fare i conti ogni giorno portano a sentirsi stranieri due volte, nel paese d'origine ormai abbandonato e in quello d'arrivo, dove la piena integrazione sembra un miraggio. Ma se qualcuno ferisce e calpesta i diritti umani, altri sono pronti a curare le ferite del prossimo e a vedere nel """"diverso"""" e nello straniero un'opportunità. In questo romanzo le sponde dell'Italia e dell'Albania si uniscono come in un ponte che nonostante tutte le difficoltà lega i popoli e, in una grande lezione di umanità, insegna che """"tutto il mondo è paese""""."" -
Il vampiro
"Il vampiro"""", pubblicato per la prima volta nel 1995 col titolo La guardia del cimitero, è un romanzo dalle atmosfere noir. Il protagonista, Hamdi, uomo dalla vita """"segnata"""" per cause politiche, accetta di lavorare come guardia dei cimiteri, diventando una pedina nelle mani del potere e del vampiro stesso che, per ottenere ciò che desidera, metterà a rischio anche la vita dei figli di Hamdi. Il susseguirsi degli eventi riporta il tutto su un piano più reale, abbracciando la storia albanese. L'incontro di Hamdi con uno sconosciuto sarà un'ulteriore occasione, per lo scrittore, di descrivere la vita del tempo, in particolare di coloro che venivano considerati """"nemici del partito""""." -
Il caffè delle rose
Geremia lascia il proprio paese natale e trova lavoro come contabile in una cittadina nebbiosa, alle dipendenze di un capo sgradevole e meschino. Dopo anni, naufragati i suoi sogni, fa ritorno al paese, dove prepotenti riaffiorano i sentimenti e le emozioni che il tempo non ha cancellato e sensazioni nuove si sovrappongono agli antichi ricordi: immutato lo scenario di roveti e pietrose strade assolate, nuove ed eloquenti le rughe sui volti degli amici di gioventù, che come un tempo si radunano al Caffè delle Rose. La narrazione è scandita da un proprio ritmo interiore, in cui il prima e il poi sono relativi a eventi sospesi nel nulla: come l'anno del nubifragio, che sembra fare da spartiacque fra l'età dell'innocenza e quella del compromesso. I destini dei personaggi si intrecciano con drammatica intensità e l'autore coglie, con poche pennellate rapide e incisive, il senso - talora tragico - di un'esistenza intera. -
La citta vecchia
Sotto la superficie, la città di Berat nasconde qualcosa. Un fremito impercettibile, come una scossa di assestamento, pervade le sue fondamenta, alimentando insicurezze, paure e al tempo stesso incrollabile voglia di vivere. È il piccolo mondo esplorato da Muzhaka in questo romanzo d'esordio, un mondo improvvisamente dilaniato dall'inspiegabile morte di tre giovani su cui una commissione d'inchiesta tenterà di far luce. Manipolando le dinamiche del genere noir e del romanzo poliziesco, con una scrittura agile e tuttavia capace di scavare in profondità, l'autore indaga nelle pieghe più remote dell'anima dei suoi personaggi, restituendo il ritratto di una città ferita nei suoi germogli ma ancora palpitante, desiderosa di vita, sospesa fra l'attaccamento profondo alle proprie radici e la confusa speranza nelle nuove generazioni, proiettate verso un futuro incerto, vago, imponderabile. -
Crocevia. Scritture straniere, migranti e di viaggio (2018). Vol. 21: In viaggio nel Pacifico.
Il sottotitolo ""Scritture stranieri, migranti e di viaggio"""" indica le tre direzioni privilegiate: le letterature straniere ad amplio raggio; i valichi di frontiera tra culture e modi di stare al mondo, espressione di un migrare e frontiere tra culture e modi di stare al mondo, espressione di un migrare e ridefinirsi che è simbolo della condizione umana; il rapporto tra geografia e fantasia, movimento e pensiero."" -
Dissertazione sopra i vampiri
Vampiri assetati di sangue che aggrediscono nella notte. Uomini e donne posseduti dal demonio e costretti, per sopravvivere, a un'esistenza di lutti, magie, terrore. Nell'Italia e nell'Europa del Settecento — prima ancora che si affermino l'Illuminismo e la ragione — un alto prelato combatte contro queste superstizioni. È Giuseppe Davanzati, arcivescovo di Trani, intellettuale e studioso colto e lucidissimo. La sua ""Dissertazione"""" è una traccia del nascente pensiero tradizionalista italiano, ma è anche una testimonianza dell'immaginario (le ansie, gli incubi, la speranza di rinascita) delle popolazioni europee alle soglie dell'età moderna."" -
In altre parole, altri mondi
"In altre parole, altri mondi"""" è la prima opera di Javed Akhtar, autore di culto del subcontinente indiano, pubblicata in traduzione italiana. In queste poesie, partendo da interrogativi all'apparenza quotidiani, persino semplici, Akhtar accompagna il lettore sulla """"scacchiera della vita"""", dove siamo tutti vincitori e perdenti, divisi dal dilemma dell'appartenenza e della contestazione, che sia a una comunità, una religione, una città, un ideale a un sentimento. L'amore che inganna e confonde, consola e salva; le piaghe della nostra società, con la sua povertà non solo materiale; i conflitti su grande e piccola scala: sono queste le """"caselle"""" che compongono la scacchiera poetica di Akhtar, dove si rincorrono memorie dell'infanzia e ci si ritrova a essere grandi e fuori posto, a viceversa giganti in un mondo troppo piccolo. La raccolta è composta da 45 poesie, tradotte dall'urdu e dall'inglese da Clara Nubile, che firma anche l'introduzione al volume." -
L' Ariston. Storia del teatro che cambiò Lecce
La storia di un teatro può fare la storia di una città. Così è stato con l'Ariston a Lecce. Inaugurato nel 1949, in una via Trinchese ancora circondata dalla campagna, l'Ariston portò nella cittadina del Salento notevoli ventate di innovazione tecnologica e architettonica. Ma fu soprattutto il rinnovo dei costumi e una prorompente offerta culturale a fare della nascita dell'Ariston un punto di svolta nella storia di Lecce. Dopo pochissimo tempo, infatti, in città iniziarono ad arrivare i grandi nomi del cinema e del teatro, artisti di fama nazionale e internazionale, si tennero i primi veglioni e si moltiplicarono le occasioni di incontro e di festa che finalmente varcavano la soglia delle abitazioni private. Alla storia del teatro si intreccia quella del suo fondatore, José Bruno Acquaviva. Sognatore e lottatore, sfidava il provincialismo a colpi di spettacoli di rivista e la simbiosi tra lui e l'Ariston divenne totale. Stefano Martella, che ha avuto nel figlio di Bruno Acquaviva, Massimo, il primo e più convinto sostenitore nel ripercorrere 52 anni di cambiamenti dei costumi cittadini, attraverso ricostruzioni, interviste, schede e fotografie ci svela la storia del teatro che, per la prima volta, ha portato Lecce al centro del mondo. Il volume è arricchito inoltre da una scheda sulla storia dei cinema a Lecce, a cura di Andrea Mantovano. -
Gli imperfetti
Una raccolta di poesie in versi liberi scritta fra l'Appennino romagnolo d'autunno, l'India e la Thailandia, con il viaggio che diventa pretesto per intrecciare culture, suggestioni e versi, in una foresta abitata da animali e creature ""diverse"""", dove gli imperfetti sono gli esseri umani. La realtà viene qui proposta in una prospettiva sfalsata: ci si ritrova privi di corpo o capaci di percorrere distanze minime con le zampette di un animale per ritrovare noi stessi, capovolti ma più veri, spinti a riscoprire sensi nascosti e memorie ancestrali. Nella foresta poetica di questa raccolta, tutti gli esseri viventi, reali o immaginari, trovano una lingua feroce e comune: quella del cuore, dell'infinito e della poesia stessa, delle ombre che siamo stati e saremo."" -
L' arrivo
In una piccola città sulla costa adriatica, un detective locale sacrifica la verità allo scopo di raccontare ai suoi clienti le storie che vogliono ascoltare. All'inizio, ""L'arrivo"""" si legge come un romanzo poliziesco tradizionale, ma improvvisamente cambia forma con l'avvento della neve in piena estate. Quando la biblioteca cittadina brucia in circostanze misteriose, il figlio del detective, perduto da tempo e improvvisamente riapparso, inizia a farsi coinvolgere nelle indagini da lontano. Accompagnando il lettore in escursioni storiche, racconta di fra Dolcino, un eretico medievale che annunciava il ritorno del Messia, e illumina la vita e l'opera di Sabbatai Zevi, un cabalista del Rinascimento che sosteneva di essere lui stesso il Messia e che, morto a Dulcigno, ha lasciato nascosto un manoscritto, """"Il libro del ritorno"""". I misteri irrisolti del passato e del presente, così come le anomalie ambientali, creano il senso di un'apocalisse imminente, lasciando spazio nel capitolo finale a una realtà post-apocalittica."" -
Favole e racconti popolari ungheresi
Grande narratore del folclore popolare e di racconti tramandati di generazione in generazione, con questo volume Giacomo Scotti porta il lettore in Ungheria. Lo fa a modo suo, lasciando scoprire un paese magico, popolato da creature fantastiche e teste coronate. Sì, perché re e regine, principi e principesse, e in generale personaggi di sangue blu, sono fra i principali protagonisti della favolistica ungherese. Molti di questi racconti cominciano con la formula ""Al di là di sette montagne e di sette mari..."""", e non è un caso: gli ungheresi, infatti, sono uno dei pochissimi popoli europei il cui paese è privo di montagne, adagiato nell'immensa pianura pannonica, e non confina con alcun mare, così che il mare può solo essere sognato. Qui come altrove il folclore popolare è elemento distintivo e universale allo stesso tempo, ed ecco allora che questi racconti affascinano per il loro essere """"stranieri"""" e per il raccontare un mondo lontano, ma al contempo assorbono e reinterpretano echi della favolistica di altri paesi. L'Ungheria, così, è un po' più vicina e ancora più magica."" -
I fiumi del Sahara
"I fiumi del Sahara"""" è la storia di un ritorno a casa, in una piccola cittadina senza nome sulle rive di un lago. Il passato, sotto forma di luoghi e affetti, conoscenze e abitudini, si riaffaccia nella vita di un giovane studente e lo catapulta in uno spazio indefinibile, tra realtà e allucinazione, veglia e sonno. Le giornate trascorrono indolenti, tra appagamento sensuale e fisico e improvvise mancanze, vuoti spaventosi che sconvolgono poco a poco il distaccato approccio esistenziale del protagonista. In un limbo sospeso e lattiginoso in cui la neve, dominatrice indiscussa, tesse le sue candide trame e modifica silenziosamente i piani, l'unica via di fuga è negata: i binari sono interrotti e non c'è modo di sottrarsi al vortice di ossessioni e fantasmi che si fanno largo tra le righe e nei pensieri." -
L'odore del vuoto
Una famiglia come tante, ma quel fremito sotterraneo e lievissimo che l'imprevisto dona è dietro l'angolo. Mamma Rosa e le figlie Ada, Federica e Guglielmina vivono una vita fatta di piccole certezze, di piccoli riti quotidiani. Dopo la prematura scomparsa del marito, morto ormai da trent'anni, Rosa si è vista costretta ad assumere suo malgrado il doppio ruolo di madre/padre e ha pian piano ricostruito con le figlie l'equilibrio di un'esistenza in cui tutto scorre con una regolarità disarmante. Dopo la grande perdita, questa famiglia al femminile cerca nella rassicurante routine un riparo dalla vertigine del vuoto, ma la vita ha le sue strade, spesso magiche, scombina i piani, apre squarci e illumina nuove direzioni. Così la partenza improvvisa di Ada, in apparenza la più prevedibile, vulnerabile e tranquilla delle figlie, stravolgerà le vite di tutte, aprendo a un viaggio fatto di vuoti e addii, di intrecci amorosi, di sogni, incontri casuali e discese negli abissi del proprio essere, fino ad avere la sensazione di tenere in mano il cuore dei personaggi e sentirne i palpiti. -
La morte dell'usuraia. Le indagini del commissario Santoro
Caterina Carmini, anziana ed elegante impiegata di banca, ha fama di avida usuraia pur apparendo ai più generosa e caritatevole. Viene trovata morta dal figlio Piero, pescatore che abitualmente la riforniva di pesce azzurro. Il medico diagnostica morte per ""arresto circolatorio"""", quindi morte naturale. Il commissario Santoro, informato dell'accaduto dall'ispettore Lo Palco, decide di approfondire le cause di quell'evento richiedendo il riscontro autoptico poiché """"quando un personaggio losco muore di subito, si è autorizzati a pensar male"""". Il medico legale rileva alcuni segni che confermano il sospetto del commissario. Inizia un complicato iter investigativo che porterà tra mille difficoltà alla soluzione del caso."" -
Poezi arbëreshe. Ediz. arbëreshe e italiana
“La raccolta di poesie arbëreshe di Mario Calivà è, secondo diverse declinazioni, un paesaggio che s’incarna. Una sequela di luoghi e di momenti che prendono corpo e sostanza, cioè raccontano attraverso le modulazioni della notte e del giorno, della luce e del buio di un paesaggio invisibile, di un paesaggio interiore e privato che viene specchiato o deformato da quello esteriore ed estraneo e d’altra parte familiare. Le molteplici epifanie di valli e di monti, di lune e di sere che la parola mette in scena appaiono come la maniera più immediata di dare vita icastica ai moti del dolore e della sorpresa, ai confini sempre labili del sogno e dell’amore che si mostrano sotto le spoglie di fenomeni e di accadimenti visibili.” (Dalla Prefazione di Giovanni Greco, Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico” di Roma) “Leggere questi versi è come guardare un documentario o come leggere una guida che parla di questi paesaggi, delle montagne, delle nuvole, del vento, dei fiori e della forza che essi hanno di riflettere i sentimenti. Sogni, dolori, fatiche, amori sparsi qua e là sono gli orizzonti che il poeta scorge, ascolta, percepisce. Percezioni sublimate dalla lingua del cuore, degli affetti, della quotidianità: l’arbëresh. La lingua materna che Mario Calivà eleva a lingua letteraria con grande efficacia mantenendone allo stesso tempo la genuinità e la spontaneità: operazione non del tutto scontata e che il poeta riesce a compiere senza essere didascalico. Eppure i suoi versi servono l’identità arbëreshe forse più di qualsiasi iniziativa con finalità didattiche. Ogni conterraneo di Mario Calivà e che oggi vive lontano come me e come tanti, non può che ringraziarlo per avergli fatto risentire attraverso i suoi versi i profumi, rivedere i luoghi, rivivere sensazioni della terra in cui è nato.” (Dall’Introduzione di Gaetano Gerbino) Postfazione di Valbona Jakova.