Sfoglia il Catalogo ibs027
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 4901-4920 di 10000 Articoli:
-
Centodieci minuti, una vita. La parabola di Zinédine Zidane
Il 7 maggio aveva dato l'addio al pubblico di Madrid, giocando come un dio del pallone, e quando la gente grida il suo nome piange come un bambino. Eppure il 17 è già in ritiro con quella Nazionale che aveva abbandonato e a cui è ritornato. Va in campo e l'ultima partita si trasforma sempre nella penultima. L'ultima recita è la finale dei Mondiali 2006: Berlino, stadio Olimpico, Italia-Francia. Quella partita, così emblematica, diventa il filo conduttore, unità di tempo e di spazio, per ripercorrere gli ultimi quattro mesi di Zizou e la sua strabiliante camera. Dentro quei 110 minuti c'è tutto: il rigore calciato e segnato con il cucchiaio, il capitano che riordina la squadra, l'artista del pallone che mette alle corde Cannavaro e Gattuso, il colpo di testa che cerca il gol, come nella finale del '98, la testata a Materazzi che mette la parola fine a una carriera. Epopea di uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio che sfila a testa bassa verso gli spogliatoi passando a pochi centimetri da quella Coppa del Mondo che poteva alzare per la seconda volta, - e che non ricompare nemmeno al momento della premiazione. La medaglia d'argento lui non la vuole. Epopea di un'icona del calcio tra sport e letteratura, un feuilleton nella tradizione dei grandi scrittori francesi. -
Il camoscio e il borraccino. Vito Taccone. Con DVD
Attraverso la chiave della metafora narrativa, gli autori de ""Il camoscio e il borraccino"""" seguono il filo dell'ultima intervista rilasciata dal campione italiano di ciclismo, Vito Taccone, in occasione del film, qui allegato, Taccone - Fuga in salita, che Elisabetta Pandimiglio e Cesar Meneghetti girarono intorno alla figura del grande ciclista scomparso nel 2007. Soprannominato """"Camoscio d'Abruzzo"""", nel 1963 vince quattro tappe di fila al Giro d'Italia, raggiungendo rapidamente una popolarità straordinaria che lo riscatta dalla miseria a cui sembrava destinato. I suoi racconti - integrati da storie e testimonianze che ricostruiscono l'epoca in cui ha vissuto questo combattente ostinato - si animano di passione, si accendono di scatti improvvisi come a tradurre verbalmente il suo stile sportivo e la sua scelta di vita. Il ricordo di fatti drammatici si accavalla a quello di aneddoti curiosi. La battuta sempre pronta non oscura un'istintiva capacità di organizzare e analizzare la complessità di un'esistenza fuori dagli schemi, tempestata di momenti duri in cui la sofferenza personale si intreccia strettamente a quella collettiva. E nel ripercorrere con passione le sue fughe in salita, ci svela con dolorosa rabbia le pieghe nascoste del più popolare sport italiano degli anni Sessanta, ritrovandosi improvvisamente a confessare un segreto scottante che mai avrebbe pensato di portare alla luce."" -
Pronto, qui Enzo Ferrari... Storia di un'amicizia fra un giornalista e un grande uomo
Un Enzo Ferrari inedito, diverso da ogni altro raccontato dai molti che, anche dopo un solo incontro, hanno pensato di poter scrivere pagine ""definitive"""" su di lui, è quello che Gian Paolo Ormezzano omaggia a suo modo in questo libro. Un'amicizia speciale - perché tale fu - nata grazie a una particolarissima vicenda di vita, giornalistica e non solo, e maturata prima nel rapporto esclusivo di tante ore e di tanti giorni, poi """"diluita"""" nel rapporto di affetto e stima reciproca. Ormezzano decide di rivelare il """"suo"""", integralmente suo, Enzo Ferrari, quel personaggio """" affascinante, terribile, difficile, fatto di ferro e di fuoco, di fioriture e di ruggini, di escrescenze esibite e di normalità celate, e di pietre ora preziose ora soltanto dure, di diamante e di zircone"""" portando anche un contributo all'immensità di quel fenomeno umano, tecnico e industriale che fu legato e intitolato al Grande Vecchio. Un Ferrari rivisto anche alla luce di come è cambiato il mondo dell'automobilismo da competizione e di come possa essere stimolante confrontare, sia pure in via teorica, il personaggio con gli eventi attuali, spiazzanti e inquietanti, della Formula 1."" -
Che tuffo, la vita!
Prima tuffatrice italiana ad avere vinto una medaglia mondiale (bronzo a Montreal 2005, poi conquisterà un argento e altri tre bronzi), Tania Cagnotto è una delle grandi protagoniste dello sport italiano e mondiale, attesissima alle Olimpiadi di Londra 2012. Qui si racconta in un'autobiografia originale, spensierata, certamente intensa. Dagli esordi, ancora adolescente, ai grandi successi attuali, tra talento e costante impegno, in una disciplina complessa che richiede enormi sacrifici, oltre che una buona dose di spericolate attitudini. Figlia d'arte, la narrazione della sua straordinaria vicenda agonistica ruota intorno al fondamentale rapporto con il padre, Giorgio Cagnotto, uno dei grandissimi di sempre di questa specialità sportiva, suo allenatore e maestro di vita. Ma Tania rivela anche le vicende più private, le passioni e i propositi di una ragazza normale. Una ragazza che parla con sensibilità del suo mondo, delle sue amicizie, delle piccole e grandi occasioni e delle eccezionali esperienze che la vita le ha posto davanti. Prefazione di Giorgio Cagnotto. -
La combattente. Autoritratto di una donna sul ring
È un talento fiorito sul terreno dell'istinto, quello che ha permesso a Stefania Bianchini di prendere coscienza della propria forza, fisica e interiore, e con la quale si confronteranno formidabili atlete: Regina Halmich, una star per i media tedeschi; l'inglese Cathy Brown, il cui pseudonimo ""The Bitch"""" non lascia affatto tranquilli; Hagar Shmoulefeld, istruttrice dell'esercito israeliano; le italiane Maria Rosa Tabbuso e Simona Galassi e tante altre ancora. In questa autobiografia, che è quasi un romanzo, si racconta una storia di sport e di vita. Dal karaté alla kick boxing, dalla shoot boxe al pugilato, un percorso ricco di titoli italiani, europei e mondiali, ma anche di delusioni e ingiustizie, di amori e disillusioni, di amicizie e di accese rivalità. Pioniera del pugilato femminile, Stefania Bianchini sul ring conquista il mondo. Femmina in un ambiente di maschi, esploratrice di territori mai scontati, mai banali, fuori dal ring vince la sua battaglia per portare la boxe femminile in Italia e consacrarla a sport olimpico. Un gioco d'equilibrio sul crinale che separa il conformismo e l'anticonformismo, l'indole di combattente e l'intima appartenenza di genere, da cui sorge anche il suo incrollabile impegno nella lotta contro la violenza sulle donne."" -
L' infermiera Margot e altri racconti
La raccolta comprende nove racconti scritti a Berlino Est tra il 1953 e il 1983. I primi tre sono ambientati nel periodo tra il nazismo e il dopoguerra e si rivolgono, con una critica sferzante, ai responsabili dei crimini nazisti ed esprimono amarezza per la vigliaccheria della gente comune. Negli altri sei racconti i problemi della Germania divisa e degli altri paesi socialisti emergono dalle storie di personaggi che devono fare i conti con il socialismo reale e il potere, con la burocratizzazione e con l'isolamento culturale. La prospettiva è quella della ""kleine Leute"""", la gente umile."" -
Il veleno nel cuore
La storia di una quarantenne, Elinor Spenser, moglie e madre felice, abbandonata dal marito Ivan, docente universitario, per una studentessa di vent'anni. Questa volta però è la donna tradita a lasciare il tetto coniugale a Canberra, costringendo il marito a rimanerci con le figlie, mentre si trasferisce prima a Parigi da degli amici e poi a Sévérac da sola. Qui, sullo sfondo di una campagna antica e selvaggia, Elinor riflette sul passato, sull'amore e sulla vendetta e decide di riprendere il suo cognome da nubile per costruirsi una nuova identità. -
Tormento
Amparo e Rifugio sono due orfane che si guadagnano da vivere servendo in casa di Natalía de Bringas, smaniosa consorte di un modesto impiegato. Un parente di quest’ultimo, Augustín Caballero, self made man americano, decide di sposare Amparo. Ma la ragazza nasconde un terribile segreto: è stata sedotta da Pedro Polo, un sacerdote che l’ha soccorsa nei primi anni di povertà e l’ha soprannominata “Tormento”. In preda alla gelosia, Pedro le chiede un ultimo incontro. Amparo accetta ma, sorpresa dal fidanzato, che manda a monte le nozze, tenta il suicidio. Salvata in extremis, nel corso di una drammatica confessione spiega le sue ragioni a Caballero, e questi decide di portarla per sempre via con sé… Questi gli elementi dell’intreccio di Tormento, pubblicato a Madrid nel 1884, in cui Galdós combina abilmente alcuni stereotipi della narrativa popolare (la virtù insidiata, la povertà onorata, la purezza del cuore che vince alla fine la meschinità e la maldicenza) con il ritratto lucido e spietato della prosaica realtà madrilena negli ultimi tempi della monarchia di Isabel II. -
Sangue del mio sangue
La follia incontenibile di una famiglia borghese è al centro di questo romanzo che ha per protagonisti un padre impotente e morfinomane, mentalmente instabile, dentista meticoloso e collezionista di libri sugli esperimenti chirurgici nei lager nazisti; una madre depressa cronica, eternamente chiusa nella sua camera da letto, annebbiata dai farmaci e impegnata a cancellare la realtà dalla propria esistenza; la figlia nata da un patetico e isolato amplesso, vittima inconsapevole e indifesa di entrambi. Abusi sessuali, feroci sevizie e violenze psicologiche di vario genere sono il pane quotidiano con cui la bambina si nutrirà per diventare una donna apparentemente sottomessa e vinta. Ma il seme della follia, così tenacemente innestato nella psiche della giovane vittima, finirà per dare i suoi frutti e trasformare l'obbedienza passiva in una fredda e spietata vendetta. Sette anni durerà il suo piano, fatto di impercettibili mosse, di notti insonni, di paziente e silenzioso allenarsi al delitto, di visioni allucinatorie e incubi notturni, in una spirale sadomasochista che la porterà, come un angelo vendicatore, a superare ostacoli e confini per uccidere il drago. -
Vita di un furfante
Lontano sia dal filone poliziesco che da quello fantastico in cui Collins eccelse, ""Vita di un furfante"""" non è mai serio per due momenti consecutivi e '""""si legge tutto d'un fiato"""" (sono parole dello stesso autore) come succede nelle migliori detective-stories. A coinvolgere il lettore non è la tecnica di suspense, né l'intrigo; è piuttosto il brio, la vis comica irresistibile con cui il protagonista Frank Softly, giovane di buona ma squattrinata famiglia, ricostruisce le sue """"memorie"""" di furfante alla fine redento. Da medico mancato a falsificatore di quadri, Frank è coinvolto suo malgrado in un'organizzazione criminale che gli procurerà la deportazione forzata in Australia. Insieme alla comicità, a catturare il lettore c'è poi la limpidezza della prosa, che nella sintesi della lezione settecentesca di parziale derivazione picaresca, con moduli narrativi tipicamente vittoriani, è agita da un grande piacere di raccontare e di divertire."" -
La cucina salernitana
La fantasiosa molteplicità di piatti della cucina salernitana, affiancata alla grande diversità dei prodotti tipici e dei vini, è l'elemento centrale di questo libro, che vuoI essere un gustoso ricettario storico della provincia di Salerno. Alcuni dei piatti presentati possono essere considerati dei veri capolavori per la combinazione dei sapori e per lo straordinario corredo di prodotti del territorio: si pensi alla pasta con ricci di mare o agli scialatielli con melanzane, ai calamari ripieni, alle salsicce con broccoli di rapa, alle zucchine alla scapece, al babà o alla torta Santa Rosa. -
Il riflusso della marea
Scritto e pubblicata nell'anno della prematura scomparsa,""Il riflusso della marea"""" narra la storia di tre uomini: un ex impiegato vigliacco, un ex scrivano farabutto e un ex capitano di marina che, in preda all'ubriachezza, aveva provocato il naufragio di una nave. Falliti nella vita e rifugiatisi nelle isole del Pacifico, i tre si trovano implicati in un balordo tentativo criminale, destinato a travolgerli definitivamente. Il romanzo è incentrato sul drammatico contrasto fra le bellezze di un mondo ancora intatto e la corruzione morale che segue come una maledizione l'uomo civilizzato. Stevenson racconta ancora una volta la lotta fra il bene e il male, in un apologo che apre la strada ai grandi eroi contradditori di Joseph Conrad, da Almayer a Lord Jim. La rinnovata forza di ispirazione trovata dallo scrittore nel suo soggiorno a Samoa ha prodotto un gioiello narrativo che è forse il suo più moderno, quello che più si allontana dalle avventure ottocentesche e già preannuncia il romanzo del Novecento. """"C'è una marea nella faccende umane"""", scrive Stevenson: una marea che, come in Jekyll e Hyde, obbliga inesorabilmente l'individuo al confronto fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, fra la caduta e la redenzione."" -
Non più schiave. Casa Rut, il coraggio di una comunità
Un libro-testimonianza, dal linguaggio vero, ricco di provocazioni su quel fenomeno, ormai globalizzato, che è la tratta di donne e minori migranti, nuova forma di schiavitù a scopo di sfruttamento sessuale. Questa grave realtà di violenza mette il lettore di fronte alle scottanti questioni del rispetto della vita umana e della dignità della donna, nel più ampio contesto della migrazione dei popoli, delle ottusità burocratiche, della inadeguatezza delle scelte politiche, della distribuzione iniqua delle risorse e della ricerca faticosa di un'etica responsabile. L'impegno creativo e appassionato di una comunità religiosa, in un territorio particolare come quello casertano, traccia qui un percorso possibile rispetto a quelle angoscianti problematiche. Il contenuto del libro nasce da un concerto di voci: suore, giovani donne vittime di sfruttatori, presenze amiche, giornalisti, scrittrici, rappresentanti di istituzioni ecclesiali e laiche, che si armonizzano e convergono per generare ed esprimere, da una realtà di dolore e schiavitù, cammini di vita e di liberazione. Un libro che racconta gesti di tenerezza che leniscono ferite e infondono fiducia, parole che dicono impegno di vita e pubblica presa di posizione a favore della donna oppressa, sogni condivisi che hanno in sé l'ardire di liberare la speranza. Il volume è introdotto da una testimonianza sulla comunità di Dacia Maraini. -
Dacia Maraini in cucina. Sapori tra le righe
Sono rari gli scrittori di oggi che si mostrano attenti come Dacia Maraini agli odori, colori e sapori dei cibi, trasfusi con verità e poesia nelle pagine dei suoi libri. Nasce da questa constatazione l'idea di offrire al lettore una scelta dei brani di argomento gastronomico disseminati nella sua opera narrativa. Ne vien fuori un'antologia gustosa come una bella tavola imbandita, con rievocazioni di alimenti e di pietanze che partono dall'infanzia in Sicilia, passano attraverso l'adolescenza in Giappone e approdano alla giovinezza e maturità in Italia, a contatto soprattutto con gli ambienti romani e abruzzesi. Basta un tocco della grande scrittrice, fatto di parole delicate e colorite, a trasformare il più semplice piatto in una melodia di carillon, capace di suscitare languori ed emozioni perdute. In appendice, un manipolo di ricette ispirate dalle sue più belle descrizioni. -
Mater Camorra
L'assassinio di Gennaro Cuocolo, basista della camorra, e della moglie Maria Cutinelli, ex prostituta, uccisi a colpi di coltello nella notte del 5 giugno del 1906, si prefigurò da subito come un clamoroso fatto di cronaca nera, rorido di vaste implicazioni politiche, sociali e giornalistiche che sarebbero piaciute a Maupassant, In quegli anni gli scandali e l'esplosione di inarrestabili tangentopoli amministrative avevano scosso l'opinione pubblica e incoraggiato un'azione repressiva. Luigi Compagnone ricostruisce l'incredibile storia del maxiprocesso di Viterbo (1911-12), le indagini che lo precedettero e l'azione investigativa del capitano dei carabinieri Fabroni, infaticabile costruttore di prove false a danno di capi, gregari e manutengoli dell'onorata società, da Errico Alfano (Erricene) al prete don Ciro Vittozzi. ""Mater Camorra"""" è un esemplare modello di pamphlet di stampo illuministico, permeato da una coscienza civile riconducibile ad alcuni memorabili libri-inchiesta di Sciascia, ma anche di rovente, satirica requisitoria sul costume italiano e su quella specificità tutta napoletana di vivere la tragedia come spettacolo teatrale o eterno carnevale. Contro l'assurdità e l'irrealtà delle cose del mondo, Compagnone combatte con lo sguardo blasfemo e irriguardoso di un polemista settecentesco; la sua sulfurea scrittura allegorica giunge alla drammatica rappresentazione di una città disperatamente condannata alla non-storia."" -
La valigia di Agafia
Dalla miseria del suo villaggio, dove ha cominciato a lavorare dall'infanzia raccogliendo tabacco nelle piantagioni Agafia, si sottopone a un lavoro massacrante che la porta in una Siberia senza legge e senza dignità, su treni che masticano gelo e violenza. Ma questo è solo l'inizio: abusi, pestaggi e tradimenti l'attendono. Una fuga disperante, che la porta a piedi scalzi su frontiere spinate, per chilometri di attese, di inganni, di sfinimenti. E alla fine, in un'Italia che raccoglie e schiavizza, distogliendo per pudore lo sguardo. Agafia impara, insieme alla lingua, l'umiliazione di chi vive senza diritti e senza protezione. La vita racchiusa in una valigia. Prima a Roma e poi a Bologna, passa le notti nelle stazioni, e i giorni a consumare scarpe in cerca di un lavoro, un rifugio, un miraggio per cui sarà disposta anche a vendersi. E quando diventa ""badante"""", scopre di essere finita nell'ennesima trappola, fatta di condizioni disumane. Ma sul fondo del baratro scopre anche l'amore, infelice e sventurato come tutta la sua esistenza, fratellanza di ferite e specchio di dannazione, ma capace di nutrire l'anima."" -
L' ultimo rifugio
Deluso dal mondo e dalla vita, Sam Acquillo si è ritirato a vivere in un cottage sulla Little Peconic Bay, che rappresenta per lui l'ultimo rifugio. Qui trascorre il tempo bevendo vodka e trafficando su una Pontiac d'annata, in compagnia di Eddie, un bastardino. Sua vicina è un'anziana donna dal carattere spigoloso, Regina Broadhurst, che un giorno Sam trova affogata nella vasca da bagno della sua casa. Messosi sulle tracce dell'ipotetico assassino, l'improvvisato detective scopre un groviglio di loschi interessi. Nel frattempo una processione di eccentrici personaggi incrocia la sua strada: un'affascinante impiegata di banca, Amanda, della quale rischia di innamorarsi, uno stravagante avvocato, un vecchio pescatore, un miliardario gay, un poliziotto di grande umanità, insieme a teppisti e luminari locali, insospettabili abitanti dei favolosi Hampton: persone che hanno denaro, persone che non ne hanno e persone che vorrebbero averlo, a ogni costo. Tutte le piste portano alla Bay Side Holdings, proprietaria della casa dove Regina abitava, ma non è facile mettere a fuoco la verità. Sam Acquillo ci riuscirà dopo una serie di inseguimenti, sparatorie e furiosi pestaggi. Knopf ha la straordinaria capacità di tradurre sulla carta i ritmi e le idiosincrasie del parlato. Inoltre ha un'estrema sensibilità verso il paesaggio, che, unita a una pungente vena di ironia, rende assai piacevole il suo modo di raccontare. -
Generazione McDonald's
In attesa di iscriversi al'università e decidere quale indirizzo dare al proprio futuro, un giovane studente, Marcello, figlio di genitori piuttosto eccentrici, risponde a un'offerta di lavoro della McDonald's per compiere una diversa esperienza di vita in un ambiente scintillante di luci ma non privo di zone d'ombra, che finora aveva conosciuto solo dall'esterno. Viene così a contatto con le abitudini e le regole che governano queste catene di fast food e con coloro che vi operano, acquisendo maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità e delle proprie aspirazioni. Nel corso di questa esperienza ha modo di chiarire a se stesso il rapporto con i genitori e con gli amici e, soprattutto, il legame ambiguo con Cate, un'ex compagna di scuola, ragazza determinata e affascinante, della quale è timidamente innamorato... A dar sapore alla trama ci sono elementi forti e assoluti, che riescono subito a catturare il lettore per la loro universalità: l'amicizia, l'amore, la ricerca della felicità, il tradimento, l'abbandono, la sconfitta, la difficoltà di accettare se stessi. -
Tra i monti della cava. Gente, credenze e usanze in un villaggio dell'800
In pagine di diario, vergate da una scrittrice francese che fu grande amica dell'Italia, la vita di un piccolo villaggio rurale affacciato sul golfo di Salerno, Castagneto di Cava de' Tirreni, riflessa nelle vicende, nelle credenze, negli usi e nei costumi della famiglia di un modesto proprietario terriero appartenente alla classe dei ""galantuomini"""", ricca di otto figli, tra cui due maschi, da avviare l'uno alla carriera forense e l'altro a quella ecclesiastica, e due ragazze da marito. Dagli incontri della scrittrice con alcune donne del paese e in particolare con la figura a tutto tondo della moglie del galantuomo, Donna Fortunata, nutrita di secolare saggezza popolaresca, prendono luce i minimi aspetti e accadimenti della quotidianità, proiettati su uno scenario """"pittoresco"""", d'impareggiabile bellezza, lo stesso che tra Settecento e Ottocento ispirò legioni di artisti e di letterati. Dotata di uno stile scintillante, fatto di grazia e di arguzia, l'autrice si cala in quel mondo quasi fuori dalla storia, esplorandolo con animo scevro da pregiudizi, e ce ne dà uno spaccato che vale più di un trattato scientifico."" -
L' albero dei Filipponi
Il libro ispirato dalla riscoperta del diario tenuto da Benedetto Cafaro negli anni della prima guerra mondiale, il romanzo percorre la storia di una famiglia meridionale vissuta in un paesino della provincia di Salerno, Pertosa, famoso per le sue grotte, dalla Rivoluzione napoletana del 1799 fin quasi ai nostri giorni, passando per i moti risorgimentali, l'impresa garibaldina, l'esodo migratorio verso le Americhe, l'eroica partecipazione dei cinque fratelli Cafaro all'immane conflitto, il ritorno a casa e la crisi economica del dopoguerra, fino alla decisione di stabilirsi definitivamente oltre Atlantico, pur mantenendo intatti i legami con la terra d'origine e con i parenti che vi avevano lasciato. Sono quasi due secoli di storia, che vedono alla ribalta avi e discendenti della stirpe dei Cafaro, soprannominati ""Filipponi"""" dai compaesani, tra le alterne fortune dei protagonisti, le passioni politiche e amorose, gli entusiasmi e le tragedie quotidiane.""