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Milly, Molly e i topolini
Topolini a pois? Com'è possibile? Milly e Molly ve lo spiegano con un sorriso e tanto amore per gli animali. Le storie di Milly e Molly raccontano in modo vivace e accattivante i grandi temi che aiutano a crescere in modo responsabile e nel rispetto degli altri. Età di lettura: da 3 anni. -
Cara Juventus...
Questo libro è un album illustrato (le foto d'epoca sono tutte rigorosamente in bianco e nero) dove a ricevere le confessioni di Sivori, con la verve che gli era propria, c'è un giornalista ancora giovane con uno stile ironico e anticonformista, Gian Paolo Ormezzano, da decenni editorialista del quotidiano ""La Stampa"""" e firmatario di pubblicazioni sportive."" -
Azzurro. Il colore della vittoria
Il libro racconta le vicende che hanno fatto diventare grande l'Italia nel mondo del calcio, puntando sui capitoli fondamentali (la vittoria di tre Mondiali e di un Europeo, oltre qualche fallimento) e sui grandi personaggi che hanno fatto la storia del calcio italiano, esportandone fama e leggenda in tutto il mondo. Le informazioni storiche, i retroscena, gli avvenimenti sono integrati dalle schede biografiche dei protagonisti. Tali schede spaziano dalla personalità dei campioni alle caratteristiche tecniche fino ai numeri e alla cronaca delle rispettive imprese e record. -
Lo sberleffo di Godot. Il ritorno di Alessandro Del Piero
Nel 1993, dopo due stagioni al Padova, il grande balzo verso Torino. Lo vuole Giampiero Boniperti che lo vede giocare e non ha dubbi: quel ragazzo diventerà un fenomeno. Una scommessa vinta che si rinnova anno dopo anno, in un crescendo di scudetti e Coppe dei Campioni, ma anche di infortuni gravi, come quello del 1999 a Udine che lo blocca per nove mesi. Quell'incidente è una specie di spartiacque, un nuovo inizio, faticoso, carico di incertezze, poi sempre più facile verso la vetta di miglior cannoniere nella storia della Juventus. -
Il campione che sorride. Ronaldinho, l'ultimo dei romantici
Da Madrid a Porto Alegre per raccontare che il pallone (""a bola"""", femminile in portoghese) è la fidanzata, l'amica, la compagna di """"Dinho"""". L'autore ripercorre un amore cominciato 22 anni fa dribblando le sedie di casa. Racconta del padre, morto quando aveva otto anni, maestro ed esempio di vita; del fratello, idolo del numero 10 del Barça; del Gremio dove, dai 7 ai 21 anni, diventa il """"brutto con carisma"""". Poi, la Nazionale Carioca: Zico, Rivaldo e Ronaldo i modelli da seguire; Parigi e un chilo di caviale per ogni gol, regalo del presidente del Paris Saint Germain; Giappone e Corea 2002, l'incredibile gol all'Inghilterra. Il Mondiale in tasca. Fra Manchester e Real Madrid vince il Barça. Ronaldinho approda in Catalogna."" -
Stella della Germania. Storia e gloria del Bayern Monaco
Monaco di Baviera, la capitale segreta della Germania, da tutti conosciuta come città d'arte, di musei e di innovazione, è anche universalmente identificata come il luogo dove la tradizione e le feste - il famoso Oktoberfest - fanno parte dell'immaginario collettivo. Questa città ha anche una squadra di calcio, il Bayern Monaco, con oltre cento anni di storia e 49 titoli vinti tra trofei nazionali e internazionali. Il Bayern è una delle squadre più titolate al mondo e una delle meglio gestite e organizzate, entrata di diritto nella storia del calcio europeo. Poche società di calcio esemplificano in modo così chiaro lo sviluppo che il pallone, e quanto ruota intorno a esso, ha avuto negli ultimi cento anni e poche rappresentano in modo così simbolico la bandiera stessa del movimento calcistico di un intero Paese. -
Biciclette di carta. Un'antologia poetica del ciclismo
Il ""Centenario del Giro d'Italia"""" rappresenta una tappa importante per la storia del ciclismo, ma non solo. Un secolo di storia e di costume visto e raccontato da una bicicletta, ferreo destrier prima per suoi) e aristocratici, poi umile compagno della classe operaia, comune mezzo di locomozione e divertimento. Ma anche agonismo, sfida. Al centro il cavallo d'acciaio e soprattutto loro, i campioni della fatica, in lotta con i propri limiti. Per questo il ciclismo è stato e continua ad essere un enorme forziere da cui poeti e scrittori attingono a piene mani, come ben dimostra questa antologia poetica (che si apre con Pascoli e Gozzano per arrivare alle esperienze più recenti). Un ideale viaggio guidato da una brillante e documentatissima nota introduttiva di Sergio Giuntini che ci accompagna sulle strade di un'Italia certamente diversa da quella attuale, in compagnia di piccoli e grandi eroi. Infine un'appendice di Alberto Brambilla che consente ai lettori di avviare nuovi e più intriganti percorsi narrativi, sempre a cavallo della bicicletta e dei sogni che ingenuamente continua a inseguire."" -
Volevo solo fare il giornalista
Il sogno nel cassetto di Cristiano è sempre stato quello di «fare il giornalista»: sfondare a livello nazionale, girare il mondo con la macchina da scrivere e con il microfono in mano, partecipare a Mondiali di Calcio, Olimpiadi e G8, scrivere articoli bellissimi e realizzare interviste a personaggi importanti, magari vincere il Premio Pulitzer, lasciare una traccia nel mondo dell'informazione. E invece..., fin dai suoi esordi, comincia una lunga, estenuante, interminabile via crucis, fatta di precariato, di cococo, di contratti a tempo determinato, di colleghi serpenti, di direttori incapaci e di editori improvvisati. Dagli inizi in una tv sgangherata fino all'approdo nella grande città, Torino, passando per le esperienze più disparate e più disperate, per i luoghi più improbabili d'Italia, per mille promesse non mantenute e per mille speranze andate deluse, tra occasioni perse e grotteschi colloqui di lavoro, sempre all'inseguimento del grande sogno: sfondare, diventare un giornalista vero. In un intreccio di nomi noti della tv e anonimi personaggi del «sottobosco», nel libro vengono fuori più di 20 anni di storia italiana, televisiva, e non solo. Feroce grido d'accusa contro il mondo dell'informazione «ufficiale» in Italia asservito al potere politico e popolato di personaggi sempre al confine tra bene e male: splendide persone ed emerite canaglie (molte di più le canaglie...), la storia di Cristiano è anche la storia di migliaia di altri giovani. -
Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. Forse ho visto troppo sport
Si può a ragione sostenere, infatti, che Rino Tommasi rappresenti uno di quei felici e sempre più rari casi in cui lavoro, divertimento, competenze e esperienze di vita perdono i loro tradizionali confini di separazione. Innamorato dello sport in quanto tale lo ha praticato, lo ha promosso, lo ha raccontato, lo ha commentato, dedicandogli tempo, intelligenza, energie, studio, talento. Nato a Verona nel 1934 e laureato in Scienze Politiche con una tesi sull'organizzazione internazionale dello sport, è stato negli anni Sessanta il più giovane organizzatore pugilistico nel mondo, il primo in Italia. Discreto tennista, è stato per quattro volte campione italiano universitario, partecipando a tre Universiadi e conquistando due medaglie di bronzo, una in singolare a San Sebastian nel 1955 e una nel doppio misto nel 1957 a Parigi. Ha iniziato la carriera giornalistica a ""Tuttosport"""", quindi è stato inviato della """"Gazzetta dello Sport"""", per la quale scrive ancora, oltre che per il """"Gazzettino"""" di Venezia e il """"Tempo"""" di Roma. Nel 1981 è stato il primo direttore dei servizi sportivi dell'appena nato Canale 5 e nel 1991 il primo direttore dei servizi giornalistici di Telepiù. Da giornalista ha seguito 12 edizioni dei Giochi Olimpici, per la televisione ha commentato più di 400 incontri valevoli per un titolo mondiale di pugilato, 7 edizioni di Super Bowl e 135 tornei del Grande Slam. Attualmente commenta il pugilato per il canale digitale Dahlia TV."" -
L' Atalanta nei giorni
Ciò che nessuno potrebbe mai immaginare, invece, è che un latinista così competente e un italianista di tale puntiglio sia anche un grande appassionato di calcio. Lui, ovviamente, non ne parla mai, e tanto meno in classe. Ma il professor Caudano è calciofilo di vaglia, ha una memoria di ferro e ricorda giocatori, campionati e statistiche non meno delle date di nascita e morte di scrittori e poeti, o di pubblicazione di incunaboli e prime edizioni. Specie se c'è di mezzo la squadra per cui batte il suo cuore: l'Atalanta. -
Quel che resta di Coppi
"Poi un fremito da lontano. Tuo nonno tese l'orecchio, come un indiano sulle rotaie di un treno nel vecchio West. """"Qualcuno è scattato"""", disse, mascherando l'emozione. Poi lo vidi illuminarsi tutto, e anche a me giunse nitido il tam-tam crescente dei tifosi: 'E lui, è lui, solo!'. Avevamo gli occhi puntati verso il basso, sulla curva da dove lui sarebbe sbucato. Le due ali di folla si strinsero fin quasi a toccarsi. La sirena di una motocicletta. Eccolo. Il campionissimo si alzò sui pedali, leggero leggero, inarcato su un lungo rapporto. Mi passò a un palmo dal naso, senza che io sentissi il sibilo delle ruote, né l'ansimo dello sforzo. Non Coppi si stava allontanando lungo il rettilineo. Si allontanava una stagione della vita, della mia vita, figlio.""""" -
Solitudine e bellezza del terzino sinistro. Davide Santon e gli altri. Vite laterali
"Non di eroi, non di meravigliosi pedatori, nemmeno di formidabili dialogatovi con la sfera, né di imprendibili funamboli. Non si parlerà di questo. Solo, di terzini. Tra tutti i ruoli, il più triste. 'Every day I work so hard, bringin' home my hard earned pay.' 'Ogni giorno lavoro molto, e porto a casa la mia faticosa paga.' Spunta da Dazed and Confused dei Led Zeppelin, e non è scritta per un terzino, ma è come se. Perché un terzino lavora, fatica, si sbatte e combatte e poi resta comunque là in fondo, indietro, lontano, di lato e comunque, un terzino è il più piccolo, il meno influente in genere sul destino del gioco, uomo di fatica, di copertura, di lavoro, di carboneria. Piccolo minatore del verde, nel rugby sarebbe una seconda linea, un quattro o un cinque, uomini da ruck, da maglia sporca, da contesa cruda, sostegno, sostegno, salti, ricerca del pallone, e in mezzo botte, spinte, terra, tanta terra raccolta, arata, insanguinata." -
La sua Africa. Storia di Samuel Eto'o
"Io lavoro in Europa, ma sogno in Africa"""". Con questa frase Samuel Eto'o ha sintetizzato il legame inscindibile con la terra delle sue origini. Quasi a voler sottolineare che, sì, gioca, vince e guadagna nel Vecchio Continente, ma, quando sogna, il suo cuore torna in Camerun. Questo libro è, così, un omaggio al giocatore Eto'o, ai gol con il Maiorca - la squadra del cuore -, ai trionfi con il Barcellona, alle vittorie con l'Inter. Ma, già nel titolo, è anche un omaggio a un continente contraddittorio, bello e povero, affascinante e dimenticato, ricco di umanità e tormentato da guerre. Un continente pieno di luci e ombre, proprio come Eto'o, giocatore di gran classe, """"capitano coraggioso"""" dei Leoni Indomabili del Camerun, protagonista di battaglie contro il razzismo e di una fondazione per aiutare i bambini del suo Paese. Ma anche dell'aggressione a un giornalista in sala stampa e di qualche caduta di stile nella vita privata. L'essenza di Eto'o è però forse nel gesto con cui, dopo il gol, esulta. Corre felice, il camerunese, e nello stesso tempo batte dei colpi con la mano destra sulle vene del braccio sinistro. """"Es el sangre de mi padre"""", """"E il sangue di mio padre"""", spiega. Con quel gesto Eto'o vuole ricordare da dove proviene il suo sangue. Sì, lui si è affermato in Spagna, con il Barcellona è salito sul tetto d'Europa, e in Italia, con l'Inter, ha vinto tutto, scudetto, Coppa Italia e Champions League... Ma il suo sangue è nero, lui è un figlio del Continente africano. Prefazione di Darwin Pastorin." -
La coscienza del diavolo. Leonardo o il lato umano del calcio
Coraggio e dignità. Anche quando c'è da ammettere di essere diversi, forse incompatibili. Incompatibili con un calcio in cui il lato umano è un po' messo da parte. In cui i sentimenti finiscono in secondo piano. Leonardo Nascimento de Araujo è un uomo che vive di sentimenti. Ha vinto un Mondiale da calciatore ma ha anche studiato da manager, spinto da un innato desiderio d'imparare, retaggio della adolescenza in una famiglia che ha sempre avuto a cuore gli studi. La sua stella polare però resta il cuore. Un cuore che ha spesso battuto per il Milan, la società che ha storicamente contraccambiato di più l'affetto di Leo. ""Nice guys finish last"""": così titolano i Green Day in una loro canzone, utilizzando quello che per un vecchio combattente del tennis come l'americano Brad Gilbert era diventato un aforisma. Leonardo è quello che definiremmo un bravo ragazzo, per la sua correttezza e la sua lealtà. Ma non arriva ultimo, perché ha il coraggio delle proprie idee, pur rispettando profondamente quelle altrui. Perché a il coraggio, spesso, di ragionare col cuore. I giocatori l'hanno capito, pur in una stagione difficile. I tifosi l'hanno sovente applaudito, nonostante due derby persi male. Il popolo del Milan ha preso una coscienza diversa. La coscienza del Diavolo."" -
El principe. Diego Milito
Argentino di nascita, italiano di discendenza, la storia di Diego Milito è la storia di un calciatore che appartiene a due continenti. Se i nonni erano partiti da Terranova di Sibari, provincia di Cosenza, per cercare fortuna in Sud America, lui, al contrario, la sua fortuna l'ha cercata e trovata in Italia. Arrivato con un bel carico di speranze, è riuscito nel Paese delle origini a raggiungere gli obiettivi più ambiziosi. Dagli esordi nel Racing Avellaneda che, dopo 35 anni di astinenza, conquisterà il titolo, al trasferimento al Genoa, grazie alla felice intuizione di Enrico Preziosi. La revoca della promozione in A della squadra ligure, per una storia di tangenti, aprirà al calciatore la parentesi spagnola. Nel Saragozza, in un alternarsi di successi e delusioni, riaffiorerà il vecchio dualismo con il fratello Gabriel, difensore del Barcelona. Ma sarà l'Italia il punto d'arrivo della sua definitiva maturazione e consacrazione. Infatti, dopo un breve ritorno al Genoa, vivrà da protagonista assoluto la grande avventura dell'Inter di Mourinho affamata di titoli: la Coppa Italia, con un suo gol in finale allo stadio Olimpico contro la Roma; lo scudetto, conquistato all'ultima giornata contro il Siena, ancora per merito suo; la Champions League, infine, che l'argentino sigillerà in finale con due reti e che varranno alla Beneamata la conquista del trofeo più prestigioso dopo 45 anni. -
Ti amo. (La) Roma dritta al cuore
Il racconto di una grande storia d'amore. L'amore tra una città e una squadra di calcio, così bello, passionale e spesso perfino irrazionale che la città e la squadra finiscono per identificarsi, per essere la stessa cosa. Un amore che va oltre le vittorie, i campioni, la bellezza della squadra, ""perché i giocatori passano, ma la Roma resta"""". È il senso di appartenenza che l'autore dichiara senza pudori. È il viaggio dentro i quartieri di una straordinaria città - vicoli, osterie, muri - dalla Garbatella a Testaccio, da San Giovanni a San Lorenzo, dall'Eur alla Balduina, passando per il Centro storico e Trastevere, idealmente attraversati da un gol di Totti o una punizione di Agostino Di Bartolomei, un colpo di testa di Pruzzo, una botta dalla distanza di De Rossi e una discesa di Francesco Rocca. È un viaggio senza tempo dentro l'educazione sentimentale di un bambino e l'amore collettivo di una città dove si intrecciano racconti di vita e partite epiche, volti sconosciuti e i nomi di quei """"figli"""" prediletti di cui andare orgogliosi. Roma e la Roma, un """"unico grande amore"""" come dice l'inno di Antonello Venditti. Roma e la Roma, perché qui, più che in qualsiasi altro posto, sembra che vivere tutti sotto la stessa bandiera abbia un senso, che la città e la squadra abbiano un unico respiro. Il volume è introdotto dalla Prefazione di Antonello Venditti."" -
Giochi proibiti. Cina e Tibet, l'Olimpiade senza pace
Questo libro ha solo la piccola pretesa di provare ad approfondire la cosiddetta ""questione tibetana"""" e di raccontare quanto è accaduto alla vigilia dell'Olimpiade di Pechino del 2008. È un libro di cronaca, che cerca di esplorare dentro i fatti. Le opinioni riportate sono quelle di alcuni personaggi - giornalisti, ex sportivi, atleti di oggi, manager - e di documenti ufficiali, firmati Amnesty International e Reporters sans Frontières. I fatti sono il punto di partenza. La protesta scoppiata il 10 marzo 2008 a Lhasa, la capitale della regione autonoma del Tibet, culminata nelle violenze del 14, ha riportato al centro dell'attenzione il problema del Tibet, una terra grande quattro volte l'Italia, occupata dalla Cina nel 1950 e con la massima autorità in esilio dal 1959. Nei giorni della protesta di marzo, il Dalai Lama ha usato un'espressione forte per descrivere l'attuale situazione in Tibet: """"È in atto un genocidio culturale"""". Il governo di Pechino ha rigettato le accuse, ma la verità, come diceva Gandhi, ha una faccia sola. Chi correrà per vincere la medaglia dei 100 metri, o cercherà di segnare il canestro decisivo nella finale del basket deve sapere che non lontano dalla pista, dal parquet ci sono migliaia di persone alle quali vengono negati i diritti più elementari o costrette a vivere in campi lager. Ha il diritto-dovere di sapere che laggiù, dove si alzano le vette più alte del mondo, c'è un popolo che reclama la sua identità."" -
Da Marrakech a Baghdad. Viaggio nel calcio di Allah
Benvenuti nel calcio di Allah, dove l'ultimo dei muezzin conta più dell'allenatore della Nazionale. Da Marrakech a Baghdad, tra le tribù del disordine organizzato. Dove Al Owairan è più famoso di Maradona, lo zio di Zidane vanta più estimatore di Zizou, un pescatore di ostriche guadagna più di Ronaldinho e un impiegato di banca vince il Pallone d'Oro. Benvenuti nel pianeta Islam, tra Corano e petroldollari. Tra calciatori dimenticati all'aeroporto, goleador brasiliani che si improvvisano inviati di guerra, centravanti che giocano nella squadra di Bin Laden e allenatori mercenari in Sudan. Un caleidoscopio di colori, emozioni e pagine di vita. Basta non fermarsi alle apparenze, alle intolleranze e ai luoghi comuni. Il terrorismo è solo una scheggia impazzita che alberga in una civiltà meravigliosa e anche a Kabul le ragazze possono sognare Beckham... Storie sulla tracce di un calcio vero e spontaneo. È Islam, ma non chiamatelo medioevo. -
Fabio Cannavaro, lo scugnizzo d'oro
Nato a pochi passi dallo stadio San Paolo di Napoli, Fabio Cannavaro è riuscito ad alzare la Coppa del Mondo da capitano della Nazionale e a vincere il Pallone d'oro. La biografia del famoso calciatore narra gesta, segreti, ricordi e aneddoti di chi lo ha conosciuto da vicino, in una storia che ha come sfondo la sua città, Napoli, per cui Fabio Cannavaro è rimasto semplicemente lo ""scugnizzo della Loggetta"""". Una favola a lieto fine per i ragazzi napoletani, ma non solo, perché possano sognare di farcela, un giorno."" -
Lo sberleffo di Godot 2. Alessandro del Piero: l'orgoglio del campione del mondo
Alessandro Del Piero si sta confermando sempre più una delle ultime bandiere del calcio italiano: a 32 anni, la sua camera si identifica ormai in maniera assoluta con la maglia bianconera della Juventus, indossata per la prima volta quando era poco più che adolescente, e in parallelo con la maglia azzurra della Nazionale oggi campione del mondo. Simbolo di correttezza sportiva e di fedeltà ai propri colori, qui ne viene tratteggiato il ritratto attraverso le testimonianze e i racconti esclusivi di chi lo conosce bene: allenatori della Juventus e commissari tecnici della Nazionale, da Fabio Capello a Marcello Lippi; vecchi compagni di squadra come Ferrara e Di Livio; l'amico don Luigi Ciotti. È una lunga biografia che lo stesso Del Piero, attraverso un'intervista, ripercorre in prima persona nei suoi passaggi fondamentali, anche quelli più privati. Ma è anche una storia fatta di polemiche, di finali perse, di gravi infortuni, di Europei e Mondiali mai coronati dal successo. Il tutto riscattato dalla spedizione in Germania con la Nazionale di Lippi proprio mentre in Italia esplodeva lo scandalo di ""Calciopoli"""". Di questo appassionante e spesso sconcertante ultimo capitolo, Del Piero è un protagonista autorevole: c'è la sua amarezza, la sua rabbia, ma anche la voglia di combattere e reagire alle avversità, fino alla decisione, una vera e propria dichiarazione di amore, di restare alla Juventus anche in serie B.""