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L' educazione è fuori. L'esperienza di Bimbisvegli a Serravalle D'Asti
«Ho avuto il piacere di incontrare e di ringraziare, in collegamento, l'Associazione Bimbisvegli e l'Università di Macerata per il bel progetto realizzato quest'estate, organizzando attività a contatto con la natura per le bambine e i bambini. Far uscire la Scuola dalla Scuola, come hanno proposto, è un approccio che condivido pienamente per le sue enormi potenzialità. Un approccio che stimola le alunne e gli alunni al rispetto dell'ambiente circostante, permette loro di riappropriarsi degli spazi all'aperto, guarda alla natura come insieme di stimoli ed esperienze sensoriali. La scuola diventa così un luogo più flessibile, aperto e le attività extra-scolastiche rientrano integralmente nel percorso di sviluppo, di apprendimento e di crescita. Maria Montessori definiva il bambino come «il più grande osservatore spontaneo della natura, il quale ha indubbiamente bisogno di avere a sua disposizione un materiale su cui agire». Questo vale a maggior ragione oggi, nel delicato contesto che ci troviamo a vivere a causa della pandemia che ha imposto distanze, creato nuove vulnerabilità e lacune nel quotidiano. Abbiamo il dovere di pensare e valorizzare nuove forme di didattica, come questa.» (Dalla Prefazione di Lucia Azzolina) -
I Ricci Petrocchini a Monte Milone (oggi Pollenza). Il ruolo territoriale e urbanistico di un casato in terra maceratese
Il volume delinea la storia di una delle più antiche e nobili famiglie del Maceratese mettendone in evidenza il ruolo politico, il prestigio sociale, l'impronta territoriale. I Ricci Petrocchini incarnano il modello del colto e ricco proprietario terriero che con il proprio modus vivendi incide sulla valorizzazione del patrimonio agrario, diffonde modelli culturali, agisce da protagonista nel quadro degli eventi storici che connotano il suo tempo. Ripercorrere tali vicende, connotate dalla presenza di personaggi come Padre Matteo Ricci, Alessandro Manzoni, Papa Pio IX, Cavour, Mazzini, ha rivelato una chiave interpretativa dell'architettura del paesaggio rurale e urbano del maceratese. -
Regole, mercati e sentimenti morali
Molti dei più gravi problemi che la collettività si trova ad affrontare (per esempio, epidemie, crisi finanziarie, danni ambientali) emergono da interazioni fra individui i cui comportamenti, specialmente quelli con effetti nella sfera sociale, non possono essere governati con il mero ricorso a incentivi economici e sanzioni di legge. Del resto, il benessere individuale e quello collettivo dipendono, in misura crescente, dal dispiegarsi degli effetti di norme sociali quali reciprocità, solidarietà e fiducia. Ciò richiede che sia compreso anche il modo in cui le persone rispondono alle informazioni, alle leggi, agli appelli e, citando Adam Smith, ai ""sentimenti morali"""". Gli scritti raccolti in questo volume interdisciplinare contribuiscono all'analisi e alla discussione delle relazioni, e delle possibili sinergie, fra incentivi economici, norme giuridiche, valori etici e morali nell'orientare i comportamenti individuali nella collettività."" -
European culture expressed in agricultural landscapes. Perspectives from the Eucaland project
Modellati lungo i secoli, i paesaggi rurali europei subiscono oggi la pressione, senza precedenti, del nuovo sviluppo, delle pratiche agricole, dall'urbanizzazione e dall'ampliamento dell'Unione Europea. Questo volume presenta i risultati dell'Eucaland Project, un programma multidisciplinare di ricerca che affronta tali problematiche. Attraverso studi, condotti in tredici paesi, sulla descrizione del paesaggio, sulla storia, sulla classificazione, sulle abitudini e sulla pianificazione territoriale, si riflette su come i paesaggi rurali europei esprimano una comune eredità culturale e si propone come trasmettere tale eredità alle future generazioni. -
Qualcuno era venuto a turbare il nostro cuore
Quattordici racconti brevi o lunghi, quattordici grandi storie d'amore e di tutto il resto. Quattordici luoghi del mondo: da Napoli a Buenos Aires e dove siamo cresciuti. Quattordici lingue capite dalla stessa penna. -
Uno sconosciuto alla porta
Alessandro Tamburini torna a pubblicare, con ""Uno sconosciuto alla porta"""" una raccolta di racconti. Le cinque vicende , accomunate da una solitudine turbata, partono da personaggi catturati in presa diretta durante un momento cruciale della loro esistenza. Cinque racconti sospesi sui fili dei generi letterari, in cui il noir è contaminato da schizzi d'umorismo e il monologo interiore si piega sugli smilzi accadimenti di tutti i giorni."" -
Gli anni della pioggia
Gli anni della pioggia sono gli anni dei ricordi: i ravioli al pomodoro, i viaggi in treno da bambino, il cubo di Rubik sul comodino. Anni di riflessione, attimi in cui tutto sembra fermarsi, dando l'esatta percezione dei mari già navigati, delle occasioni perse. Carlo Carabba, alla sua prima opera, raccoglie frammenti sparsi nell'esistenza fin qui trascorsa per incastrarli in un mosaico di versi in cui ogni parola serba un profumo, un sentimento, un volto: un intreccio di giorni e ore che ricostruisce il vissuto personale in una sorta di implicito e sentito ""grazie"""" a tutte le persone, a tutte le """"cose"""" incontrate nel tempo."" -
Manuale di sopravvivenza per bambini invisibili
Ci sono momenti nella vita di tutti in cui ci si sente invisibili, o si vorrebbe diventarlo per evitare di star male e smettere di aver paura. Attimi dell'esistenza delle persone fotografati controluce da Luca Martini che, in questi quindici racconti, narra di assenze, di solitudini, di cambi di rotta e manutenzione di piccole felicità malmesse. Un libro duro e commovente, che raccoglie istantanee in cui i protagonisti sono i bambini, a volte sovraesposti per il troppo amore, altre sfuocati per la troppa distanza, altre ancora assenti del tutto dall'inquadratura, come immortalati in momenti sempre sbagliati in cui si dovrebbe correre e si ha invece solo la forza di rimanere fermi, in attesa di un qualsiasi gesto d'affetto che ci faccia sentire veri e reali. Un gesto di speranza. Un manuale necessario, questo, per sopravvivere al dolore di crescere, alla paura di diventare grandi e al doloroso distacco da quel candore innocente che ogni bambino, nel passaggio all'età adulta, deve per forza lasciarsi alle spalle. -
La musica vuota
Edoardo Alessi, consulente finanziario di successo in crisi di identità, ritrova sette scatoloni pieni di diari, fotografie e lettere, conservati nella casa di montagna dei nonni paterni. I suoi scritti di gioventù si mescolano con le memorie del padre adolescente e rivoluzionario a formare una strana commistione di storie mai raccontate, sensi di colpa e recriminazioni. Il racconto di una storia familiare complessa. L'assenza dei genitori, militanti di estrema sinistra negli anni di piombo, tormenta Edoardo spingendolo a ricostruire il proprio passato e quello di un padre poco conosciuto, a cui lo lega una passione sfrenata per la musica rock. Un album in particolare, ""Exile On Main Street"""" dei Rolling Stones ritorna in maniera circolare a scandire i momenti salienti del romanzo, potentissimo catalizzatore in grado di innescare una continuità culturale e politica tra due mondi. Perché Edoardo, dopo un'adolescenza da militante nei movimenti studenteschi, spesa tra contestazione nei centri sociali, feste e concerti rock, è diventato ciò che non avrebbe mai voluto essere, un private banker? Tra viaggi in California, Marocco e Messico, tra affetti del presente (il vecchio amore mai dimenticato Maria e l'attuale bellissima compagna Raffaella, l'amico di infanzia Ceska) e di un passato che a volte incombe (il padre morto, la madre latitante, i nonni che lo hanno cresciuto e infine Joe, suo zio), """"La Musica Vuota"""" è una sorta di memoir di un'intera generazione a cavallo e in bilico tra due secoli."" -
Disinganni senili di Anselmo Secòs
Dopo quelli intitolati alle Malattie infantili ed agli Errori giovanili, questo libro chiude la trilogia che l'autore ha dedicato al suo valoroso antieroe Anselmo Secòs, ora martire dei propri estremi disinganni. Il protagonista - qui seguito dai quarant 'anni alla morte - ribadisce i tratti distintivi che il lettore già conosce: assoluta inettitudine alla vita (specialmente nelle sue forme ""moderne""""), solitudine tra gli umani suoi """"simili"""", vicinanza e quasi trapasso al mondo dei """"nonumani"""". Se mai, tali caratteri vengono condotti agli ultimi effetti dall'avanzare dell'età, a conferma della natura """"contro"""" (contro l'omologazione, contro la norma dei più) propria della sua indole e del suo destino. E questo in situazioni ed episodi dal sapore spesso tragicomico, penosi e sulfurei insieme, commoventi e grotteschi. Da inetto timido e gentile Anselmo affronta i suoi doveri di insegnante, le beffe dei colleghi, la convivenza con la madre inferma, le maldicenze dei compaesani, l'odio del fratello, la propria vecchiaia con il corteo dei suoi mali. Ma affronta anche - con gioia e infinito amore - il mondo altro delle altre creature: umili oggetti, piante, monti, boschi, animali, uomini umiliati perdenti o solitari... Così, la fine di Anselmo è quella che gli si addice: quasi si trattasse di ridurre di un'unità (la sua!) il peso che il pianeta sopporta per l'umana presenza su di esso, il protagonista vive la propria morte come un volontario e volenteroso """"togliere il disturbo"""" a Madre Terra tanto lordata ed affaticata. La forza della scrittura """"leopardiana"""" di Gorret - sempre in bilico tra stupefazione infantile, tensione lirica e respiro metafisico - conforta il sospetto che Anselmo Secòs altro non sia che una metafora viva del Poeta inevitabilmente marginale nelle nostre società del Profitto e del Consumo ed esule nel mondo contemporaneo così ostile alla sua voce ed alla sopravvivenza stessa di Poesia."" -
Sulla schiena del drago
"Il viaggio di Enrico, Francesco e Vespa nei territori dell'Appennino stravolto dal sisma, è un contributo prezioso a rigenerare, nel nostro caso, non un intruglio di erbe misteriose, ma un efficace, seppur immateriale, preparato ideale e civile. Perché è un viaggio animato dall'esigenza di vedere, capire, rendersi conto dello stato delle cose; e dal particolare osservatorio della sella di una vespa, si colgono insiemi e particolari preziosi. Attraversare l'Appennino segnato profondamente dai terremoti, è stato innanzitutto per Enrico e Francesco, mettersi accanto a quanti hanno tenacemente scelto di restare. Porsi in ascolto di volti, storie, vite, che hanno bisogno, assieme alla necessaria assistenza materiale, di quel tempo e disponibilità di altri a stare qualche ora a parlare con loro. [... ] Ecco la vera paura di questi fieri cittadini italiani della montagna: non il freddo, la precarietà abitativa, o il futuro incerto per sé e per i propri familiari. Ma l'isolamento civile e sentimentale, da quanti quelle notti e quei giorni non l'hanno vissuti, magari pur abitando a qualche decina di chilometri in linea d'aria, come i protagonisti del viaggio."""". Introduzione di Leonardo Animali." -
Giostra primavera
I protagonisti: Valeria e Alfredo. Il luogo: una cittadina balneare della riviera adriatica. Il tempo: un anno del terzo millennio, nei mesi che vanno dalla primavera al culmine della stagione estiva, in cui la riviera si popola e cambia volto insieme ai protagonisti. La storia: lei, 35 anni, riflessiva e giudiziosa, il che rende i suoi slanci istintivi ancora più seducenti, si è trovata di colpo sulle spalle la responsabilità economica e morale dì un albergo di famiglia, per cui deve prendere un'incresciosa decisione. Ha un fratello che la osteggia, mentre le amiche di sempre le sono di poco aiuto. Lui, quarantenne, sceneggiatore, in passato anche troppo sicuro di sé ma adesso molto meno, ha da poco subito un lutto di cui si sente colpevole, e per questo soffre di una assurda ossessione. La figlia che studia all'estero è il suo unico vero affetto. Valeria e Alfredo sono sotto scacco, imprigionati ciascuno nelle proprie angustie. Fino a quando si incontrano, e da quel momento cominciano a intravedere uno spiraglio, una possibilità di svolta. Il contrastato sentimento che li avvince sembra la sola forza capace di liberarli, ma hanno contro un nemico che marcia nelle loro stesse scarpe... Possibile chiave di lettura: una dichiarazione di guerra al cinismo. -
L' ospite di Olga
Per anni, Olga ha trascorso la sua vecchiaia in soddisfatta solitudine, unica cittadina di un borgo disabitato. All'inizio dell'inverno, però, uno sconosciuto viene a vivere in una delle case che le sono intorno, provocandole disagio e sospetto. I rapporti, tuttavia, sono di buon vicinato e l'anziana donna finisce col convincersi di poter stare sufficientemente tranquilla. Quando una straordinaria nevicata isola il borgo dal resto del mondo, le cose cambiano. L'uomo non è quello che vuole sembrare e Olga, nella necessità di affrontarlo senza perdere la testa e arrabbiarsi, si scopre a riandare con la memoria al suo passato di donna che ha attraversato alcuni dei grandi mali del Novecento, interrogandosi senza sentimentalismi sui moventi dell'essere umano ma finendo adesso, nella brutalità dell'isolamento, a interrogare involontariamente se stessa. Non è mai il caso di farsi domande, sembra volerci dire l'autrice, ma, se proprio diventa inevitabile, sarebbe meglio inventarsi delle buone risposte. -
Novissimo viene il giorno
«""Novissimo viene il giorno"""" è l'elegia narrativa di un 'malus hospes' indicato come piegatore, e pieghe in verità questi pratica su un tessuto ordito da mitemi, tramato da una lingua morta rivivita — in ciascuna piega il piegatore complica le proprie ispirazioni, la sua cattività solitudinaria, condizione esperienziale della 'vita brevis' tallonata dalla morte. La condizione moltitudinaria, cifra poetico-politica della contemporaneità, è d'altra parte il grande problematizzatore che insiste sotto mutevoli forme nel dispiegamento drammaturgico — il piegatore ne è attratto, tuttavia dei molti, dello spartachismo o viceversa del 'situationnisme' che li rappresenta, vittimizzati e al tempo stesso minacciosi, quegli non disconosce la debolezza, ciò che invero ne comunica la potentia, e però li inclina a ricostituirsi in sempre nuovi piani di estraneazione ontologica. Profugo in una camera, accudito da un camerierino per lo più sfuggente, disadatto alla cura, il piegatore, svariato da un amore inarrivabile, fatto 'de dreit nien', informa interrogazioni fondamentali intessute nella filatura lirica del libro, le cui imbastiture contrappuntano il racconto.» (C.P.)"" -
Dov'è finito il pellegrino? Storie e vicende di cento libri che non si trovano più in libreria
Massimiliano Varnai per due anni, dal 2016 al 2018, ha curato la rubrica ""A pesca nel maremagnum"""" per maremagnum, il più importante portale italiano di libri antichi e fuori catalogo. Concentrando la sua ricerca sui libri che non sono più in commercio, ha pescato fra saggi non più ristampati, romanzi accantonati in fretta, prime edizioni, curiosità e strampalate operazioni editoriali del Novecento. In questo volume vengono dunque riproposte cento brevi storie di altrettanti libri da riscoprire e di cui andare in cerca. Passando da un suggerimento all'altro, ci si ritrova presto a familiarizzare con un'idea di libro curiosa, talvolta caustica e sospettosa, poco incline ad agevolare il collezionismo sfrenato ma attenta a inquadrare e valorizzare quanto l'uomo può aver, più o meno consapevolmente e per un breve attimo, fatto di buono attraverso una pubblicazione. Una nuova divertente poetica del libro."" -
Il nome che ti manca
«""Il nome che ti manca"""" raccoglie un'ampia scelta ('ampia' rispetto a un corpus virtuosamente esiguo) delle poesie che ho scritto, e in molti casi pubblicato, tra il 2005 e il 2015. Diversi testi, precedenti e successivi al periodo indicato, sono rimasti fuori da questo libro in quanto non rispondenti alla sua cifra stilistica, o al suo specifico impianto organico. Non si tratta dunque di una semplice raccolta di testi già pubblicati, quanto piuttosto di un'opera autonoma che nasce dalla ricollocazione degli stessi testi, in una nuova struttura, peraltro rafforzata da alcune brevissime prosette liriche inedite, scritte appositamente per """"confezionare"""" e 'predisporre', in una sorta di 'racconto' poetico, gran parte del mio percorso di scrittura. Nel perseguire tale intento 'rifondativo' e 'coesivo', sono intervenuto sulla punteggiatura di alcune parti del libro, ma ho lasciato immutati quasi integralmente i testi originali e il disegno dei libretti pubblicati, apportando solo lievissime modifiche. In effetti ho ridefinito, eludendo il criterio cronologico, la funzione dei testi, senza alterarne la sostanza lirica, ma facendone scaturire nuove implicazioni, e un nuovo senso che risulta più vicino alla mia attuale stagione creativa, diversa dalla 'maniera' neoermetica degli esordi peraltro mai rinnegata». (Nota dell'autore)"" -
Avrei voluto tutto
Michele Monina, in questo avventuroso racconto della sua gioventù, ""Avrei voluto tutto"""" - che ricalca la grinta rivoluzionaria di Nanni Balestrini -, getta luce sulla sua personale condizione di vita vissuta ai limiti della cosiddetta """"normalità"""", lungo la linea di frontiera, come in trincea. Ancona è lo scenario dal fascino un po' dei """"belli e dannati"""" di chi vi è nato, delle furibonde scorribande dei nostri eroi animati dall'ardore e dallo spirito ribelle della contestazione giovanile. La sua voce fuori dal coro trova espressione in """"Questa volta il fuoco"""", nell'impeto di rivolta delle manifestazioni politiche e nel furore delle tifoserie degli stadi; nel secondo, """"Anime @ losanghe"""", nella parabola discendente delle disavventure di una band musicale. Nell'ultimo volume, """"Una notte lunga abbastanza"""", dopo una """"dolente"""" esperienza di volontariato presso un dormitorio per senza tetto, queste esuberanti intemperanze lasciano il posto all'età matura che s'affaccia, nella consacrazione del suo ruolo di scrittore e di padre di famiglia. """"Storia di un'anima"""", si potrebbe parafrasare, citando parodisticamente la grande santa - visto che qui di santità non ce n'è neanche l'odore e, se se ne parla, è solo a rovescio. Di qui gli sproloqui surreali suoi e degli amici, le pittoresche evocazioni - talora venate di nostalgia -, da quel """"Limbo"""" che ormai, come """"L'isola di Arturo"""" dell'utopia giovanile, si è abbandonato per sempre. Lo stile è divertito e irriverente, dal ritmo tumultuoso, in cui la descrizione scanzonata declina, a tratti, nell'immaginario grottesco, per poi sconfessarne, alla fine, la credibilità, e approdare salvificamente alla sapienza di """"una vita che, Dio volendo, non sta andando verso un finale, ma verso un nuovo inizio gioioso"""". Infatti, al di là dei rigurgiti velleitari di questi """"ragazzi di strada"""", è proprio la vita ad avere l'ultima parola attraverso la festosa notizia della nascita di due gemelli, ciò che ricuce """"lo strappo originario"""" - per dirlo con la Morante - dell'autore. Proprio da questo dichiara aver preso forma la sua vocazione alla scrittura: il trauma di aver perduto il suo gemello quando lui è venuto al mondo e l'affronto di una lama che un ospite del dormitorio affonda nel suo braccio, a manifestare ciò che egli, fin dall'inizio, ha etichettato senza mezzi termini come un """"fallimento"""", che invece poi si rivela essere la svolta positiva della sua esistenza."" -
Luce piena
«Mirella Vercelli non ci dice nulla di inedito, eppure ciò che scrive è originale come ogni forma di stupore umano puntualizzato in scrittura necessaria, limpida, legata ai temi ancestrali dell'esistenza. Nel suo volteggio di parole, eleganti e garbate, l'autrice si situa di diritto in una linea medio-adriatica, se mai esistesse ancora, in quella poetica lirica e melodica che ha attraversato tutto il nostro Novecento e che ha visto le Marche aggiungere molto alle patrie poetiche e ai luoghi mitici. Ma oltre una coordinata topografica, Mirella Vercelli, con la sua silloge esordiale, si caratterizza per il modo con cui nutre la sofferenza. ""Sotto la bolla ove ristagna pigro / il tempo, greve / d'indifferente chiacchiericcio, / la punta del dolore si fa aguzza, / tocca nel vivo, affonda"""". Nei versi non c'è alcuna riservatezza, ma un'esposizione franca, un ragionamento dolce che si inserisce nella quotidianità e ne innerva il pensiero. Luce piena è cantica sonora, dove alla vista si salda un rumore sordo, un soffio delicato, un mormorio lontano. La luce non manca mai, quasi fosse lo spartiacque tra un prima e un dopo. Una luce luziana, beneaugurante, una luce per gli assetati di verità. Mirella Vercelli non mente """"tra terra e cielo in bilico"""". La sua luce che cresce in profondità e si alza nel cielo, accompagna la parola che vola alta, il tessuto poetico che annoda ricordo, amore, sensitività. La ricerca di un'aderenza fra la voce privata e i fatti nel momento del loro apparire, fluisce nell'espressione breve, rastremata, pronta a rovesciare subitamente il punto di vista sulla realtà. Frammento su frammento, il bagliore che Mirella Vercelli intercetta, costituisce il fulcro incandescente di un presente di donna con gli occhi rivolti all'indietro, a un vissuto da ripercorrere e riordinare, ma anche al senso di un inevitabile termine , e a chi tale termine ha già raggiunto ma sembra poter ricomparire, tra una persiana e un angolo buoio della propria casa.» (Alessandro Moscè)"" -
Il teatro dell'inverosimile. La storia dell'operetta vista da un palco di provincia (Cesena 1880-1968)
L'operetta arrivò tardi in Romagna, ma il suo successo, in provincia, si protrasse oltre l'inevitabile decadimento. Le leggerezze di un genere irriverente, legato senza schemi alla critica sociale e politica di temi attuali, al sentimentale, alla satira caricaturale, specchio ed esaltazione delle borghesie europee egemoni tra metà Ottocento e i primi decenni del Novecento, hanno appassionato senza discriminazioni gli spettatori romagnoli di diverse generazioni. Cesena accolse con entusiasmo l'operetta a partire dalla prima rappresentazione, ""La fille de Madame Angot"""", nell'estate del 1880; e sui suoi palcoscenici (dal Teatro Giardino - poi Teatro Verdi al Teatro Comunale Bonci) si sono succedute alcune tra le compagnie italiane e straniere più attive nel corso di quasi un secolo, annoverando soubrettes, femmes fatales e comici di prim'ordine. Franco Dell'Amore affronta il racconto di questi 88 anni con rigore storico e documentale, ma anche con giocosa attenzione, come è d'obbligo quando si scrive di operetta, arricchendolo con un corredo di molte, belle immagini spesso rare (manifesti, frontespizi di libretti o spartiti, fotografie, pubblicità) e ricostruendo una cronologia ricchissima, come ricchissimo è il susseguirsi nella narrazione di maestranze, impresari, comprimari, artisti di grande successo o meno, strappati all'oblio degli anni."" -
Nove racconti da venti centesimi. Fratelli, amici e qualche sirena d'acqua dolce
Ernest Hemingway diceva che ""si possono scrivere eccellenti romanzi con parole da venti dollari, ma c'è più merito a scriverli con parole da venti centesimi"""". Per il suo ritorno alla forma del racconto, Bernazzani sembra partire proprio da lì, dalla lezione del grande maestro americano - facendo della semplicità il filo rosso che lega l'intera raccolta. Niente vampiri o serial killer, dunque, ma piuttosto operai con l'hobby della viticoltura, cameriere nei self-service, muratori a giornata, tennisti della domenica, e ancora quartieri popolari ai tempi della lira, locali notturni semiclandestini, e la provincia emiliana tra Parma e Piacenza fino al limite col genovese. Personaggi semplici, quindi, ma tutt'altro che """"facili"""", o minori. Magari solo un po' più vulnerabili, un po' più esposti quando poi succede qualcosa che l'autore decide di indagare - almeno fino a un certo punto. Perché, come suggerisce Andrés Neuman, scrivere un racconto significa saper mantenere un segreto.""