Sfoglia il Catalogo ibs027
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9901-9920 di 10000 Articoli:
-
Il giocatore di scacchi di Maelzel. Testo inglese a fronte
"Pubblicato per la prima volta nell'aprile del 1836 sul «Southern Literary Messenger», Il 'Giocatore di Scacchi di Maelzel' - in apparenza un nadir saggistico rispetto al Poe più genialmente visionario - si colloca in realtà nel cuore della riflessione estetica dello scrittore americano. [...] È l'acume per i dettagli, che consente a Poe di costruire perfette macchine narrative e di smontare insidiosi meccanismi come il Turco scacchista. Solo chi sa felicemente barare con le parole non può tollerare che vengano truccati i fatti, gli accadimenti materiali. Con logica stringente, Poe dimostra che l'automa ospita al proprio interno un essere umano in carne e ossa; l'incubo cibernetico di un campione artificiale della scacchiera (oggi nuovamente reale grazie ai prodigi computerizzati) viene provvisoriamente allontanato."""" (Dallo scritto di Roberto Barbolini)" -
Carteggio (1888-1911)
"Gustav Mahler e Richard Strauss ci appaiono, e probabilmente sono, due artisti diversissimi, due uomini quasi senza tratti in comune, due caratteri tali da escludersi l'un l'altro. La saggistica musicale ha accentuato, dal canto suo, la diversità, enfatizzandola anche là dove le due nature, a uno sguardo attento, si rivelerebbero confinanti o addirittura comunicanti. Luigi Rognoni, presentando la memorabile traduzione delle Erinnerungen di Alma Mahler, contrappose frontalmente i due musicisti: Strauss il grande attuale, Mahler il grande inattuale, beniamino dei tempi il primo, anzi, rappresentativo come pochi di una maniera d'«integrarsi» nella propria epoca, respinto dai contemporanei il secondo, l'uomo che disse «il mio tempo verrà» e il cui tempo, nel 1960, pareva non essere ancora venuto. Se le memorie di Alma non fossero divenute un cult-book anche in Italia, presso un pubblico colto e curioso ma non di necessità specializzato, e se i lettori già non sapessero di chiacchieratissimi episodi in cui Mahler e Strauss furono a contatto, instaurando un rapporto forse non di amicizia ma certo di attenzione e di alta stima, con divergenze e convergenze, con ripicche e insofferenze reciproche, l'idea di un epistolario Mahler-Strauss apparirebbe improbabile quanto quella di un carteggio Kafka-Proust, o Leopardi-Goethe. In realtà, Mahler e Strauss si scrissero lettere, e nessuna di esse è insignificante; alcune dure, o incalzanti, o nervose. La ricercatrice viennese Herta Blaukopf le ha rintracciate viaggiando per il mondo, individuando archivi e collezionisti privati. Il corpus che ne deriva è fortemente sbilanciato, e anche questo dettaglio è uno splendido rivelatore: Mahler era disordinato e perdeva le lettere, Strauss era pignolo, archiviava e catalogava tutto. Di conseguenza, le lettere di Mahler superstiti sono più del doppio di quelle di Strauss. «Rivalità e amicizia» è la formula con cui la Blaukopf condensa gli stati d'animo che fervono in queste lettere e le percorrono. E nel fondo, aggiungiamo, una splendida solidarietà tra uomini ironici, intelligenti e consapevoli di essere artisti dalle doti superiori. Ci sono i momenti in cui la solidarietà si fa fredda e sferzante contro i moralisti cretini, come nel frangente della vietatissima rappresentazione di Salome a Vienna. Fu un'occasione in cui entrambi si rosero il fegato, e noi stessi, leggendo le notizie e le considerazioni che i due si scambiarono affannosamente in quei mesi, sentiamo il desiderio di uccidere con le nostre mani i sessuofobi censori. Ma ci sono anche momenti di mondana e bene educata tragedia: tale l'ultima lettera del carteggio, inviata da Strauss a Mahler l'11 maggio 1911. Mahler era in fin di vita, e sarebbe morto dopo atroci sofferenze una settimana più tardi, il 18 maggio. Strauss, però, aveva avuto (falsa) notizia di un miglioramento, e scrisse al collega agonizzante: «Con mia grande gioia leggo che sta meglio». Scavando senza requie, tanto da produrre in otto anni tre edizioni del carteggio, ciascuna ricca di nuovi reperti e di aggiornamenti, la curatrice ha portato alla luce un tesoro d'informazioni, alcune delle quali suscitano profonde emozioni. Un piccolo libro capitale, uno specchio delle bassezze e delle crudeltà di... -
L' origine sportiva dello Stato
"José Ortega y Gasset è il saggista più vivo della Spagna, più vivo ancor oggi nonostante che la sua opera abbia raggiunto - e da molto - una misura esemplare e sopporti il peso del tempo e tale vitalità gli è conservata appunto dalla forza dello stile, dalla maturità del suo impegno: abbiamo fatto in modo - offrendo al lettore italiano i principali saggi dello Spettatore - che si potesse ritrovare qui per intero il percorso della sua intelligenza, i dati della sua formazione e quello che il tempo gli ha fornito di discorsi immediati, di motivi lontani dal suo mondo astratto. Mi sembra che alla fine si possa calcolare un discorso perfetto, sciolto nei punti di maggiore interesse, non solo un libro segreto, un diario, ma il libro più aperto di Ortega y Gasset, un giornale che non tradisce in nessun paragrafo la sua volontà di creazione."""" (Dallo scritto di Carlo Bo)" -
La vagabonda
Colette, pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette (1873-1954), è stata una scrittrice e attrice teatrale francese e una delle grandi protagoniste della sua epoca. La sua vita e la sua opera letteraria danno testimonianza del suo essere una donna libera, anticonformista ed emancipata. Fu una vita, la sua, scrive Anna Banti, l'eccezionale traduttrice de ""La vagabonda"""" «ricchissima di esperienze che, mentre confermavano nei critici suoi contemporanei una fama di esibizionistica spregiudicatezza, favorirono una sua ascesa non solo letteraria e poetica, ma saggiamente, lucidamente morale». E Colette sembra rispecchiarsi in Renée Neré, la protagonista de """"La vagabonda"""", «gioiello di romanzo breve, che più che un romanzo d'amore è la celebrazione della rinunzia all'uomo», al matrimonio, alla sicurezza, al calore di un focolare domestico, in nome di una libertà insopprimibile. La scelta di Renée, certo, è dolorosa e la sua virtù è crudele, «oserei dire una virtù giansenista»."" -
Trattato sull'emendazione dell'intelletto
«Dopo che l'esperienza mi ebbe insegnato» così Spinoza apre il Trattato sull'emendazione dell'intelletto «che tutto ciò che spesso ci si presenta nella vita comune è vano e futile - e vedendo come tutto ciò che temevo direttamente o indirettamente non aveva in sé niente di buono né di cattivo se non in quanto l'animo ne veniva commosso, decisi infine di ricercare se ci fosse qualcosa di veramente buono e capace di comunicarsi e da cui solo, respinti tutti gli altri falsi beni, l'animo potesse venire affetto; meglio ancora, se ci fosse qualcosa tale che, trovatolo ed acquisitolo, potessi godere in eterno di continua e grandissima felicità». I tre scritti che qui presentiamo sono le prime tappe di questa grandiosa ricerca di Spinoza, ispirata dall'«amore per una cosa eterna e infinita che nutre l'animo di sola letizia, priva di ogni tristezza». Due di essi furono editi dallo stesso Spinoza: i Princìpi della filosofia cartesiana vennero infatti pubblicati ad Amsterdam nel 1663, in un volume del quale facevano parte anche i Pensieri metafisici, presentati come appendice dello scritto precedente. Fu questa l'unica pubblicazione che uscì sotto il nome di Spinoza durante la vita dell'autore. L'altra opera edita durante la sua vita, il Trattato teologico-politico (1670), uscirà infatti anonima. Il terzo scritto qui tradotto, il Trattato sull'emendazione dell'intelletto, venne pubblicato per la prima volta tra le Opere postume di Spinoza (Amsterdam 1677) dagli amici dell'autore, insieme con l'Etica, il Trattato politico, alcune lettere e una grammatica ebraica. Il breve, ma importantissimo scritto era rimasto incompiuto. Gli editori, nel presentarlo, invitavano il lettore a scusarne ciò che vi si sarebbe incontrato di non rifinito, di oscuro, di appena abbozzato. Malgrado questo, il Trattato rappresenta una delle vette del pensiero seicentesco. -
Vita di un libertino
"Vita di un libertino, il primo dei romanzi galanti (i k?shokubon) di Ihara Saikaku (1642-1693), si focalizza sulla galanteria, la dissolutezza e il mero godimento sessuale. Il libro è composto da cinquantaquattro episodi della vita amorosa del protagonista, Yonosuke, un elegante libertino seicentesco appartenente alla classe degli uomini di città. A ogni anno della sua vita è dedicato un episodio, a partire dall'età di sette anni, quando Yonosuke intraprende la sua carriera amorosa rivolgendo le sue precoci attenzioni a una domestica, fino ai sessant'anni, quando l'infaticabile eroe, dopo aver sperimentato l'amore di ogni tipo di donna in Giappone, parte alla volta di un'isola leggendaria, abitata soltanto da rappresentanti del gentil sesso. I cinquantaquattro episodi corrispondono numericamente ai cinquantaquattro libri del celebre romanzo dell'XI secolo, Genji monogatari, e lo stesso Yonosuke può essere considerato il contraltare borghese di «Genji, il principe splendente». L'atmosfera del testo è ottimista, fresca e vivace, e l'attenzione è quasi completamente rivolta agli aspetti piacevoli dell'amore. Si può affermare che Vita di un libertino rispecchi i romantici sogni a occhi aperti del medio rappresentante della classe dei ch?nin (mercanti). Questo senza dubbio fu uno dei motivi della sua immensa popolarità presso i contemporanei."""" (Dallo scritto di Ivan Morris)" -
Proust
Quando si legge il saggio scritto nel 1931 da Beckett su Proust, non si può fare a meno di notare quanto profonda sia stata l'impronta lasciata nello spirito di Beckett dall'opera proustiana. Si è molto parlato di una derivazione joyciana per l'opera di Beckett, ma l'affinità con Proust appare molto più sorprendente, anche se è allo stesso tempo più sottile e latente, e non si può certamente rilevare nello stile scarno di Beckett [...]. Beckett si mostra, piuttosto, ossessionato dalla concezione che Proust ha della letteratura, dalla sua concezione del tempo e dello spazio, dei personaggi e delle cose, dalla sua ricerca dell'essenza di una realtà illusoria e fuggevole. [...] È stato detto che nell'opera di Proust non è presente l'assurdo o l'irrazionale. E, in un certo senso, questo è vero, se confrontiamo l'opera di Proust con quella di Kafka o dello stesso Beckett, dove l'assurdo avvolge e impregna ogni pagina dei due scrittori. [...] Tuttavia, anche in Proust si ha la sensazione dell'irrazionale, del deforme, dell'assurdo. È vero che egli, come scrittore che si sforza di dipingere «il reale», si è deliberatamente rifiutato di cedere alla tentazione di lasciare la porta della sua opera spalancata alla irruzione dell'irrazionale, ma la tentazione è lì, in numerosi passaggi. Come dice egli stesso, si asterrà dal «far cantare dolcemente la pioggia dentro la stanza e diluviare nel cortile la nostra tisana in ebollizione». Continuerà a «mettere dei lineamenti nel viso di una passante, mentre al posto del naso, delle gote e del mento, non dovrebbe esserci che uno spazio vuoto su cui potrebbe tutt'al più giocare il riflesso dei nostri desideri». [...] Non preparerà «le cento maschere che conviene attaccare a uno stesso volto, se non altro secondo gli occhi che lo vedono e il senso in cui ne leggono i tratti». Non proverà a «rappresentare certe persone non al di fuori ma all'interno di noi, dove le loro minime azioni possono indurre turbamenti mortali». Ma, almeno, non mancherà di «descrivere l'uomo non secondo l'estensione del suo corpo ma secondo quella dei suoi anni, come se dovesse - compito sempre più enorme e che finì per vincerlo - trascinarli con sé quando si sposta». Creerà il suo libro «come un mondo, senza lasciare da parte quei misteri che probabilmente hanno la loro spiegazione soltanto in altri mondi e il cui presentimento è ciò che ci commuove di più nella vita e nell'arte». (Dallo scritto di Margherita S. Frankel) -
Monadologia
1. La Monade, di cui parleremo qui, è una sostanza semplice che entra nei composti; semplice, ossia senza parti. 2. Ed è necessario che vi siano sostanze semplici, poiché vi sono dei composti; infatti il composto non è altro che un raggruppamento o un aggregatum di sostanze semplici. 3. Ora, là dove non vi sono parti, non vi è estensione, né figura, né divisibilità possibile. E queste monadi sono i veri atomi della Natura e, detto in breve, gli elementi delle cose. 4. Non bisogna dunque temere che una sostanza semplice si dissolva, e non è in alcun modo concepibile che possa naturalmente perire. 5. Per la stessa ragione non è in alcun modo concepibile che una sostanza semplice possa iniziare naturalmente, poiché non potrebbe esser formata mediante composizione. 6. Si può dunque dire che le monadi possono iniziare e finire unicamente all'improvviso, ossia che possono iniziare unicamente per creazione e finire per annientamento, mentre invece ciò che è composto inizia o finisce parte dopo parte. Con uno scritto di Fabio Minazzi. -
Linguaggio e mito
Uno dei libri più celebri di Ernst Cassirer è “La filosofia delle forme simboliche” (1923-1929), che sviluppa in tre volumi un particolareggiato resoconto di fatti e una lunga discussione di teorie. Libro assai citato; ma lo stesso Cassirer, quando si trovò in America tra gli emigrati dal nazismo, oppose un cortese rifiuto a chi insisteva per leggerlo in traduzione inglese. L’attenzione del lettore – a suo parere – sarebbe stata messa a dura prova dalla mole di quell’opera, dagli argomenti «difficili e astratti»; inoltre egli stesso aveva arricchito il proprio materiale, nuovi problemi gli erano sorti e anche i vecchi gli apparivano sotto nuova luce. Proprio per questo, nei suoi ultimi anni, dedicò parecchio del proprio lavoro a rielaborare, a ripresentare in iscorci quanto mai efficienti i fondamentali motivi dell’opus magnum. Questo libro è appunto una sintesi dei due primi volumi, dedicati a un’analisi del mito e del linguaggio. Temi essenziali per la coscienza contemporanea, che nell’indagarli spera di trovare risposta ai più assillanti interrogativi dell’uomo sull’uomo. Psicologi, etnologi, epistemologi, sociologi consacrano a essi le loro fatiche: università, istituti di ricerche umanistiche e scientifiche ne fanno argomenti di symposia, avidamente letti dal pubblico. In queste dispute, Cassirer sa ancora intervenire da maestro. La ricchezza dei dati e dei ragionamenti che egli mette a contributo dà ragione a una delle sue massime: «Ci sono strade differenti che conducono a un centro comune; compito di una filosofia della cultura, secondo me, è proprio quello di individuare e determinare questo centro». (Giacomo Debenedetti) -
Le memorie dell'arte. Scritti in ricordo di Elio Monducci
Il volume, promosso dai Musei Civici di Reggio Emilia in collaborazione con l'Associazione culturale A Regola d'Arte e la Deputazione di Storia Patria-sezione Reggio Emilia, con il sostegno della Fondazione Pietro Manodori, del Banco S. Geminiano e S. Prospero-Gruppo Banco Popolare di Reggio Emili) e della Pallacanestro Reggiana, intende rendere omaggio a Elio Monducci, emerito studioso e appassionato ricercatore della storia artistica della città di Reggio Emilia, recentemente scomparso. Come è ben noto nell'ambito degli studi di storia dell'arte, Monducci, nel corso della sua vita di ricercatore di documenti d'archivio e studioso d'arte, si è occupato di gran parte della storia artistica della città emiliana, dal Medioevo all'Ottocento, dall'architettura alla pittura e dalla scultura alle arti decorative. Non solo, appassionato collezionista di libri antichi, stampe e dipinti di ambito reggiano del XIX e XX secolo, la sua preziosa raccolta è oggi conservata presso la Fondazione Pietro Manodori di Reggio Emilia. -
Delle cose notabili d'Arimino. Ediz. illustrata
Diviso in due libri, il manoscritto che qui si pubblica corredato di trascrizione integrale, note di commento, indici e un ricco apparato iconografico originale, è custodito presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini dal 1871 quando fu acquisito insieme alla vasta collezione di documenti appartenuta al canonico Zeffirino Gambetti. Era intenzione del Buonamici redigere un testo che illustrasse compiutamente lo stato delle ricerche storiche più avanzate a Rimini, con particolare rimando all'antichità e alla storia patria della città, unito allo studio e alla puntuale e meticolosa descrizione delle più notabili opere artistiche ancora visibili. Ne scaturisce un'immagine di Rimini - ripercorsa per altro attraverso un nuovo tragitto che tocca chiese mai prima d'ora prese in considerazione - feconda di opere d'arte e di artisti, tra i quali alcuni mai menzionati dalla locale storiografia. Nuova è inoltre l'attenzione professionale rivolta all'architettura degli edifici e alla trattazione dei monumenti, in specie l'Arco d'Augusto e il Ponte di Augusto e Tiberio. -
Onirismo. Federico Santini. Ediz. a colori
"La condizione dell'artista che meglio definisce la sua poetica è decisamente descrivibile con il termine 'Onirismo'. Federico Santini è il visionario degli altri mondi, mondi mentali. Le tematiche da sempre affrontate gli derivano dal suo essere outsider, quello che egli crea esplode fuori dai margini in un furore fantastico di colori deviati. Conosco i suoi lavori da anni, le sue forme sono espressive più del realismo stesso, ci immergono nel delirio e vediamo il mondo anche noi nella sua fisionomia celata. L'autore si muove su una linea sottile tra onirismo e realtà, per ingannare gli spettatori nel tempo che il quadro ti cattura, un gioco a cui ci si sottopone volentieri. Infatti le sue opere viste dal vero provocano uno sconvolgimento attivo per virtù delle tinte. Già nella precedente mostra a Rimini le opere proposte lanciavano questo game con gli occhi, così come accade nel mondo da cui proviene Federico di treni, lungolinea e supporti urbani, opere pubbliche tra i binari e le vie della città, creando significanti molteplici, che coinvolgono solo chi decide di prestare attenzione."""" (Irene Guerrini)" -
Vita dopo l'amore
La riviera romagnola fuori stagione fa da sfondo al delitto di una diciottenne senza nome, misteriosamente giustiziata in autostrada. L'indagine sull'omicidio s'intreccia con i sentimenti e il passato dei protagonisti. Il commissario s'imbatterà in un rapinatore che vendeva fiori, in una donna dai capelli rossi, in un malinconico portiere d'albergo e nell'aspirante boss, smanioso di dimostrarsi uomo. Ma che cosa cercano davvero tutti? ""Risposte"""" chiarisce uno dei personaggi. Il lettore le troverà, come in un thriller: soltanto alla fine. Qualcosa più di un semplice espediente per decifrare il destino della vittima e il senso del suo (nostro) disperato bisogno d'amore."" -
Atelier Pozzati. Progetto espositivo ideato da Caravan Setup. Ediz. illustrata. Con DVD
Atelier Pozzati è una mostra emotiva, è un'idea nata ascoltando una confidenza che il Maestro Concetto Pozzati ci fece il giorno in cui il Mambo celebrò i suoi ottant'anni, il primo Dicembre 2015. Ci disse: ""A me piacerebbe festeggiare con quelli che sono stai i miei studenti"""". Questo suo desiderio così umano, così umile e allo stesso tempo fiero e pieno di orgoglio per una vocazione - quella di Maestro esercitata come studente tra gli studenti - è stato l'incipit dell'esposizione la cui curatela è stata affidata ad Antonio Grulli.La mostra Atelier Pozzati, è pertanto un omaggio alla figura del Maestro Concetto Pozzati come artista e come docente dell'Accademia di Belle Arti di Bologna (in un arco temporale di circa 30 anni, dal 1976 al 2004) attraverso la selezione di 16 suoi studenti che sono diventati affermati artisti capaci di raggiungere la più importante scena dell'arte internazionale ottenendo grandissimi successi e riconoscimenti."" -
De sti no. Pamela Diamante. Catalogo della mostra (Roma, 9 giugno 2016). Ediz. multilingue
Il titolo de sti no - rivisitazione grafica di una parola formata da sillabe intervallate da un vuoto - rappresenta in mostra la metafora di un buco nero inteso come spazio da percorrere e interpretare. Questa ""immagine concettuale"""" chiama in causa la frase scritta dall'artista all'interno di un cerchio esposto sulla parete della galleria: """"Il buco nero non è realmente nero"""". È un messaggio che, parafrasando una teoria scientifica, ci porta all'abbattimento dei luoghi comuni, alla necessità di provare a leggere il significato intrinseco delle cose, all'andar oltre la paura tanto dell'ignoto, quanto di ciò che non è semplicemente codificabile."" -
Face to face. Ediz. multilingue
Stefano Fioresi dà vita ad un faccia a faccia tra due dimensioni differenti della stessa realtà newyorkese: l'anonimato della vita quotidiana delle masse e la mitopoiesi che produce l'immaginario e le leggende che influenzano e ispirano le moltitudini. Le immagini della serie People, attraverso un linguaggio estremamente realistico e pop, vogliono consegnarci un quadro diretto della vita quotidiana della gente comune, un ritratto delle persone anonime e ignare, simboli di vita reale che si riappropriano dei ""15 minuti di celebrità"""" a cui nessuno oggi vuole più rinunciare. I ritratti delle icone dello Star System, che si ispirano alle icone pop di Warhol, sono da leggere in parallelo con le opere della serie People e rappresentano idoli e miti talmente forti da divenire modelli per milioni di persone."" -
Ex. Riccardo Baruzzi, Paolo Chiasera, Flavio De Marco, Michael Fliri. Ediz. illustrata
Quattro EX-studenti dell'Accademia di Belle Arti oggi rinomati artisti a livello internazionale tornano insieme a Bologna nella mostra EX nelle sale del MAMbo. Un confronto irresistibile con gli studenti e con la città a quindici anni di distanza. -
Adrian Ricchiuti. Leggenda biancorossa
Record, aneddoti e carriera del Chico che ha fatto piangere la Vecchia Signora in un calcio senza più frontiere, con atleti che volano da un continente all'altro a indossare nuove maglie, quella di Ricchiuti è la storia di una bandiera sui generis: non un romano de Roma come quel Francesco Totti che ha salutato il giallorosso nelle stesse settimane, ma un ragazzino che attraversa l'oceano a 13 anni e diventa simbolo di un'intera città. ""Rimini è la mia casa, Catania la mia seconda casa"""" confessa Adrian ripercorrendo la vita e la carriera a suon di aneddoti inediti e originali. Dall'infanzia nella Lanus di Maradona in cui nacque durante il Mondiale 1978 all'ingresso nella leggenda biancorossa con collezione di tutti i record di oltre un secolo di Rimini Calcio. Le vittorie - sei le promozioni, quattro in quattro categorie diverse in maglia a scacchi - i gol storici e i trionfi. In prima persona, ma anche attraverso una sessantina di immagini per lo più sconosciute e il contributo di chi lo ha affiancato in campo e guidato dalla panchina: da Cabrini ad Acori, Montella, Maran e Mihajlovic, oltre ai compagni della scalata dei sogni al Romeo Neri."" -
Il fantastico mondo degli Slinchi
Età di lettura: da 7 anni. -
Immaginare l'Italia-Imagining Italy
E' un viaggio attraverso l'identità, la storia e la cultura italiane, attraverso fotografie che catturano scene di vita quotidiana, luoghi nascosti ed insoliti, atmosfere suggestive. La curatrice dell'esposizione Carmen Lorenzetti, docente presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, in questa mostra guida lo spettatore in un affascinante viaggio che ha le sembianze di un documentario e che induce a riflettere sull'Italia e sulla sua identità. Gli artisti sono personalità di spicco nel panorama culturale italiano e internazionale e con i loro scatti ci fanno scoprire e riscoprire il Belpaese, mettendo in evidenza le differenze di sguardo tra chi in Italia ci vive e chi invece l'attraversa temporaneamente. Roberto Bocci, Davide Bramante, Silvia Camporesi, Tim Davis, Gianni Gosdan, Marcantonio Lunardi, Roberto Marchese, Matthew Monteith, Reynold Reynolds, Marco Signorini, William Wylie.