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Lettera a Matteo Renzi
Massimo Salvadori, storico prestigiosorne intellettuale autorevole, generazionalmenternalieno dalle smanie nuovisterndel «rottamatore», decide inaspettatamenterndi prendere la penna per rivolgererna Renzi, in prima persona, una sorta dirnlettera pubblica.rnrnrnrn«Caro Renzi, tenga duro. Ma si ricordi anche chernle qualità di un leader non sono soltanto la volontà ernla determinazione. Contano anche le doti dell’attenzione,rndella valutazione prudente dei passi da compiere,rndella capacità di ascoltare, prima di scegliere e dirnprendere le proprie decisioni. Il governo degli uominirnè cosa assai più complessa dell’indicare loro la direzionerndi marcia, che pure è la funzione del leader».rnrnL’esperienza politica e di governo chernha avuto per protagonista Matteo Renzirnpuò essere descritta come una parabolarnsegnata da un’ascesa repentina e da unarnserie iniziale di successi, sfociata poi inrnuna sonora sconfitta. Ma – è questa larndomanda che tiene il campo – si tratta dirnuna sconfitta irrimediabile? O può esserernconcepito un rilancio del riformismornitaliano che veda ancora Matteo Renzirnprotagonista?rnMassimo Salvadori, storico prestigiosorne intellettuale autorevole, generazionalmenternalieno dalle smanie nuovisterndel «rottamatore», decide inaspettatamenterndi prendere la penna per rivolgererna Renzi, in prima persona, una sorta dirnlettera pubblica, che interpella le prospettiverndel prossimo futuro.rnAlla lettera fa seguito un denso saggiornche ricostruisce le premesse di scenariornsu cui l’esperienza del renzismo si è innestata,rne ne ripercorre le tappe politiche, finornad arrivare alla «madre» di tutte le riforme:rnla revisione del sistema costituzionale,rnapprovata dal Parlamento, ma bocciatarndal referendum.rnIn queste pagine, scritte con il pigliornsicuro di chi sa maneggiare la «storia delrnpresente», un’attenzione particolare vienernriservata alla personalità di Renzi («ilrncapo di governo più giovane di tutta larnstoria dell’Italia unita»), alle caratteristicherndella sua leadership, ai suoi punti dirnforza e di debolezza, al fine di chiarire lernragioni per cui, dopo il successo trionfalernalle elezioni europee del 2014, egli nonrnsia riuscito a raccogliere intorno a sé ilrnnecessario consenso popolare. Un esito,rnquesto, che ha suscitato l’esultanza nonrnsolo degli avversari esterni di Renzi, marnanche di quelli interni al suo stesso partito,rnche fin dall’inizio lo avevano consideratornun «intruso».rnÈ un’analisi lucida e severa, quellarncon dotta da Salvadori, che pure non esitarna schierarsi tra i sostenitori di Renzi.rnSe il leader, nella sua esperienza di governo,rnha compiuto una serie di errori politici,rnanche gravi, le impostazioni sostenuterndai suoi avversari, esterni e interni alrnpartito, sono apparse prive di consistenzarnal fine del difficile rilancio di un camminornriformista per il nostro paese.rnLa vicenda, insomma, è del tutto aperta.rnE molto dipenderà dal modo in cuirnMatteo Renzi sceglierà di stare in campo. -
Signorina attaccabrighe. Ediz. a colori. Con Materiale a stampa miscellaneo
«Le forme perfette, il volto splendido e i modi eleganti di Lucy conquistarono a tal punto l’affetto di Alice che, quando si congedarono, lei fu pronta a giurare che Lucy era di gran lunga la persona a cui voleva più bene al mondo (fatta eccezione per il padre, il fratello, gli zii, le zie, i cugini e parenti vari, più Lady Williams, Charles Adams e qualche altra dozzina di amici speciali)»rnAnche senza la palla di vetro è facile prevedere che molti lettori di questa Signorina attaccabrighe un giorno s’innamoreranno (se non l’hanno già fatto) dei libri scritti dalla sua autrice. Jane Austen è infatti una delle scrittrici più adorate, celebrate e imitate al mondo e la lista dei libri, dei film, delle serie tv, dei blog, dei club di lettura, dei siti internet che ruotano attorno a lei è interminabile. Dall’Europa all’Australia c’è un mucchio di gente che condivide ogni giorno una vera e propria Jane-mania e celebra ricorrenze e riti legati a lei e ai suoi personaggi, tutti vissuti nella campagna inglese due secoli fa. Dunque, chi non ha ancora cacciato il naso nelle sue opere «serie» potrà cominciare a familiarizzare con il suo umorismo in questo racconto scritto «per scherzo», quando Jane aveva solo quindici anni. Il trucco sta tutto nel non prenderla troppo sul serio e nel prestarsi al suo gioco, mentre ci strizza l’occhiolino tra le righe per ridere con noi alle spalle dei suoi strampalati eroi. Il tutto con la complicità delle illustrazioni, che interpretano a puntino la storia di Alice & compagnia, e paiono una galleria di quegli specchi che al luna park deformano facce e sagome di chi ci passa davanti, facendone la caricatura.rnCon le illustrazioni di Andrea Joseph. -
Storie di magliari. Mestieranti napoleani sulle strade d'Europa
Giovani che per sottrarsi alla miseria e alla precarietà esistenziale provavano ad ascendere la gerarchia sociale attraverso una pratica del commercio senza fissa dimora che li trasformava in piccoli imprenditori cosmopoliti: questo erano i magliari. Si trattava di un modo d'arrangiarsi fattosi mestiere, un mestiere pressoché scomparso nel breve volgere di mezzo secolo. I primi magliari, soprattutto napoletani, avevano avuto l'orizzonte del Sud America, poi era stata la volta dell'Europa industriale del secondo dopoguerra, soprattutto l'area industriale e mineraria compresa tra Belgio, Francia e Repubblica federale tedesca, sulle orme dei flussi migratori degli operai italiani. La storia dei magliari è infatti strettamente intrecciata a quella della migrazione italiana in Europa nel secondo dopoguerra, nonché a quella della mutazione antropologica che ha traghettato le società occidentali verso una trasformazione della culturale materiale e l'avvento del consumo di massa. -
Fondazioni e sviluppo locale
Le fondazioni di origine bancaria sono un soggetto importante del nostro paese rnEsse nascono dalla privatizzazione del sistema bancario avviata con la legge Amato del 1990. La loro natura è ibrida: enti privati con finalità pubbliche, che si manifestano, a livello locale, attraverso interventi nei settori dei beni culturali, dell’assistenza sociale, del volontariato e della beneficenza, della salute e in generale dello sviluppo locale. Un’azione fondamentale, che spesso è poco riconosciuta, quando non criticata. Ma è proprio in questa fase di globalizzazione, foriera di tensioni per i territori, che le fondazioni, ad essi così strettamente legate, possono rinnovare il proprio ruolo e insieme contribuire al rilancio dello sviluppo locale: ascesa e declino di un territorio dipendono infatti dalla capacità di ridefinire la sua identità per adattarla e rispondere alle sfide esterne. La ricerca alla base del presente volume si è posta l’obiettivo di individuare e di sperimentare (attraverso un progetto che ha coinvolto un numero limitato ma rappresentativo di fondazioni) la strada più efficace per consolidare il ruolo di queste istituzioni nello sviluppo locale, ad esse affidato come obiettivo prioritario dalla legge. Cruciale risulta la responsabilizzazione della leadership a tutela degli interessi collettivi, accompagnata da una gestione selettiva e focalizzata delle risorse, all’interno però di una strategia di sviluppo che promuova la cooperazione tra i vari attori locali e trasformi il territorio, da «arena» in cui interagiscono diversi attori, in un vero e proprio «soggetto collettivo».rnPrefazione di Giuseppe Guzzetti. Con la collaborazione di Filippo Barbera, Alberto Gherardini, Emmanuele Pavolini, Marcello Pedaci. -
Manet e il naturalismo nell'arte
«Se mi si chiedesse quale nuova lingua parla Édouard Manet, risponderei: parla una lingua fatta di semplicità e di equilibrio. La nota da lui portata è quella nota bionda che riempie di luce la tela... che procede per grandi insiemi e traccia solo le masse». Quando la luce della pittura inaugurata da Manet esplode nelle sale delle esposizioni ufficiali come in quelle degli artisti «rifiutati», pubblico e critici conformisti ghignano, deridono, imprecano. A difendere Manet e, accanto a lui, quelli che cominciano a essere definiti pittori impressionisti, c'è Émile Zola. Lucido e ironico, lo scrittore si fa testimone della nascita di una rivoluzione, di uno dei cambiamenti più esaltanti e profondi che l'arte abbia mai conosciuto: ma il suo scopo non è mai la difesa polemica, bensì lo svelamento della coscienza estetica del suo tempo, «l'accettazione dell'arte tutta intera» in quanto «epopea della creatività umana». Nelle sue cronache dei ""Salons"""" del 1866 e 1868, scorrono così le giurie ottuse e «sanguinarie» come i grandi esclusi; pittori e scultori, naturalisti, realisti o paesaggisti; Monet e Cézanne, Degas e Renoir. Il suo cuore però batte per Manet, «uno dei volti più originali e sinceri dell'arte contemporanea», l'uomo che, pur nel tumulto e nello scandalo, dipinge quadri «biondi e luminosi», capace di portare avanti un lavoro «analitico e vigoroso», allo stesso tempo aspro e dolce. Tra le pieghe della battaglia per una visione estetica libera, emergono prepotenti anche le poetiche di Zola scrittore, così vicino a Manet, il quale non intende dipingere la bellezza assoluta, ma «tradurre» nel suo particolare linguaggio quello che gli occhi vedono, oltre le convenzioni e i falsi pudori. A proposito di """"Olympia"""", il ritratto della giovane prostituta che tanto aveva scandalizzato i parigini del tempo, Zola scrive: «Quando i nostri pittori ci danno delle Veneri, correggono la natura, mentono. Manet si è chiesto perché menti re, perché non dire la verità». Una sincerità che Zola ritrova anche nel """"Suonatore di piffero"""", «l'opera che preferisco... schietta, piacevole fino alla soavità, reale fino alla rudezza. Non credo sia possibile ottenere un effetto più potente con mezzi meno complicati». Introduzione di Francesco Abbate."" -
Alle armi, cavalieri!
Le storie dei paladini di Francia scritte per il teatro dei Pupi, un ciclo epico da sempre tramandato in forma orale, raccolte in un libro per non perderne la memoriarnrn«Una matassa allucinante di parentele, complotti, viaggi, incantesimi, battaglie, ostinate lealtà, mefistofeliche doppiezze, tradimenti, duelli, moltissimi amori e altrettante morti» – Venerdì di Repubblicarnrn«Se non te ne vai subito, ti darò la morte, empio ladrone di Montalbano!» disse Orlando. «Mi chiami ladrone? – rispose Rinaldo. – E ladrone sarò, portando via con me l’onore delle armi e la bella Angelica!». I due cugini impugnarono le spade e incominciarono un terribile duello. Intanto Angelica ne approfittò, montò a cavallo e si allontanò.rnrn«Nato e cresciuto tra i pupi e in una famiglia di teatranti girovaghi, ho imparato a vivere fianco a fianco con personaggi immaginari, come se fossero reali e in carne e ossa. Ogni sera, nel teatrino, andava in scena una puntata diversa della Storia dei paladini di Francia, proprio come diverse erano le storie del nostro quotidiano; e quando durante il giorno c’era da risistemare o ripulire i pupi, era normale per noi chiamarli per nome, come si fa con un amico o un parente. Eravamo sette figli e insieme a mio padre, mia madre e ai nostri trecento pupi costituivamo una specie di famiglia allargata, dove lo zio o il nonno di Orlando e Rinaldo erano anche per noi bambini uno zio e un nonno. Quando poi mi capitava di andare con mio padre a trovare i suoi amici cuntisti – come si chiamano in siciliano i contastorie che da sempre raccontano il ciclo dei paladini – io seguivo rapito le loro voci, e i personaggi che evocavano mi sembravano vivi e presenti proprio come quando nell’Opera dei pupi li guardavo muoversi sul palcoscenico. Le parole che mi giungevano alle orecchie prendevano subito forma sullo schermo della mia mente. Ero una specie di testimone dei fatti raccontati, che io conoscevo già, ma che in quel preciso istante si fissavano nella mia mente, così come un fuoco acceso si rafforza con nuovi tocchi di legno. Divenuto grande, ho cominciato a vestire io stesso i panni del cuntista e ancora oggi, con i pupi e il cunto, continuo a raccontare queste storie antiche, tramandatemi oralmente. Quando ho deciso di raccoglierle in un libro, la strada maestra è stata di lasciare scorrere la penna all’inseguimento dei personaggi nelle loro avventure. La sfida che mi si è presentata è stata di suscitare l’immaginazione del lettore come se ascoltasse il mio cunto dal vivo. Questa è la prima volta che un lunghissimo ciclo passato di bocca in bocca, di generazione in generazione, si fissa sulla pagina scritta, e il mio intento è stato di conservarne l’originaria impronta orale. Se il grande maestro Giuseppe Pitrè, dopo aver ascoltato le fiabe dai popolani, correva sul suo calesse a trascriverle come a volerne registrare l’estemporaneità, perché non provarci oggi con il ciclo dei paladini? Cervantes, nel suo Don Chisciotte, salva dal rogo dei libri l’Orlando furioso purché venga... -
In cattedra con la valigia. Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità. Rapporto 2017 sulle migrazioni interne in Italia
Partenze, arrivi, ritorni, pendolarismi sono all'ordine del giorno per chi ha a che fare con la scuola. La mobilità territoriale è un elemento distintivo del lavoro nella scuola da lungo tempo, ma con la legge sulla «Buona Scuola» del 2015 è balzato all'attenzione dell'opinione pubblica, suscitando polemiche e conflitti di vario tipo e coinvolgendo sia i precari sia il personale di ruolo. Il tema della migrazione degli insegnanti sul territorio nazionale è oggi sulla bocca di tutti: docenti, famiglie, funzionari, dirigenti, studenti. Il volume affronta la questione con un rigoroso approccio scientifico, grazie al coinvolgimento di un nutrito gruppo di studiosi appartenenti alle discipline più diverse: storici, demografi, sociologi, pedagogisti, storici dell'educazione. Viene qui presentata una ricostruzione del fenomeno partendo da dati statistici inediti, da indagini sul campo in territori particolarmente caratterizzati dalla presenza di insegnanti provenienti da altre regioni, dalla storia della mobilità del personale scolastico nel corso dell'Italia contemporanea. Il contributo della ricerca scientifica permette di affrontare la questione al di fuori degli stereotipi e delle strumentalizzazioni, mettendo in relazione le migrazioni degli insegnanti con le sfide decisive che oggi si pone la scuola pubblica, ma allo stesso tempo contestualizzando questa mobilità nello scenario complessivo delle migrazioni più recenti. Quali sono i modelli migratori che emergono? Quali le conseguenze sull'andamento della scuola pubblica? Quanti sono effettivamente i docenti che si spostano da una parte all'altra del paese? Si possono mettere in relazione gli attuali spostamenti con quelli del passato? Le migrazioni degli insegnanti sono diverse o simili a quelle di altri lavoratori e lavoratrici? Il volume intende rilanciare il dibattito sulla scuola e sulle migrazioni, proponendo un approccio innovativo basato sul confronto tra le scienze sociali a partire da uno sguardo alle contraddizioni della realtà. -
Mezzogiorno tra identità e storia. Catastrofi, retoriche, luoghi comuni
È di fronte a catastrofi come la guerra e i terremoti che massimamente esplodono le retoriche identitarie. L'Abruzzo e il Molise, con le loro peculiarità storiche, ne forniscono lo scenario più spettacolare e rappresentativo. Soprattutto con il sisma aquilano dell'aprile 2009 la loro notorietà si proietta su scala globale. Ma con quale immagine? Quali le trame narrative - il discorso pubblico - che vi hanno intessuto sopra il potere politico e il sistema mediatico? Non si era mai assistito, né qui né altrove, a un'enfatizzazione così insistita di certi stereotipi: non solo lo stucchevole «Abruzzo forte e gentile», ma anche il «pastore» dannunziano e il «cafone» di Silone e Jovine. Nel corso dei secoli una natura particolarmente aspra e ostile ha indotto queste regioni, come il Sud Italia in genere, a declinare la loro storia in base ai difficili processi d'interazione tra uomo e ambiente, nel quadro complessivo dei mutamenti che nel tempo hanno investito la penisola italiana e il Mediterraneo nel suo insieme. Ma in che misura l'imponente geografia dei luoghi e le dinamiche economico-sociali che ne sono derivate hanno forgiato il carattere degli abitanti, condizionandone scelte e comportamenti? -
Atlanti. Immagini del mondo e forme della politica in Max Weber
Palcoscenico della provvidenza; materia plasmabile dalla creatività umana, diretta verso il progresso; giungla, in cui la competizione molecolare è insieme strategia di sopravvivenza e garanzia di un ordine meritocratico; ""tutto ciò che accade"""", affastellarsi di accadimenti senza un fine oggettivo e predefinito. Immagine del mondo (""""Weltbild"""" nel lessico weberiano) è tutto questo, è il """"set"""" di assunti cognitivi sul mondo come totalità che l'umanità si costruisce come criterio di orientamento pratico. Quello che un'immagine ci dice """"del"""" mondo ha effetti sul modo di comportarsi """"nel"""" mondo: le immagini del mondo indirizzano l'agire verso certe direzioni, decidono gli obiettivi, le speranze, le aspirazioni; indicano """"chi sono i nostri"""", separano gli accadimenti significativi da quelli secondari. Plasmano cioè diversi tipi umani, costruiscono le soggettività che agiscono nella storia e nella società. Il dispositivo-""""Weltbild"""" usato da Weber, di cui qui si ricostruiscono struttura e funzionamento, permette di tenere in un unico campo visivo la dimensione ideale degli orizzonti di senso e la costellazione dei condizionamenti materiali; fornendo una chiave di lettura politica e sociale nuova, in grado di valorizzare il ruolo svolto tanto dalla componente ideale dell'immagine quanto dall'elemento materiale del mondo."" -
La vita in villa. Svaghi, lussi e raffinatezze nell'Italia del Settecento
Appena due secoli fa, nell’ambiente culturale e sociale delle villeggiature italiane settecentesche si sviluppava un vivere sereno e rilassato, scandito però da un vortice di attività «ricreative» in cui il cibo, la moda e il gioco, come anche la musica, il teatro, la caccia, la lettura, la conversazione, svolgevano un ruolo fondamentale. Gli eredi della tradizione aristocratica e cavalleresca italiana, con l’aiuto degli esponenti di un nascente e sofisticato ceto intellettuale, avevano inventato un sogno e lo realizzavano. Tutto era volto alla ricerca della raffinatezza, non vi era spazio per la mediocrità: si esprimeva, in queste dimore e nei tempi della villeggiatura, il libero gioco della bellezza nelle sue molteplici espressioni, un’irrefrenabile joie de vivre, in un’atmosfera generale in cui spesso gli opposti convivevano con naturalezza. L’universo femminile era centrale e vi godeva un potere e una libertà fino a quel momento sconosciuti. In ville ideate e realizzate con cura, fra ospiti scelti con attenzione a volte maniacale, si praticava una qualità di vita altamente sofisticata. -
Territori dell'abusivismo. Un progetto per far uscire dall'Italia i condoni
Il volume fa il punto sul fenomeno dell'abusivismo edilizio nel Mezzogiorno, dopo un periodo di relativo silenzio degli studiosi sul tema, e avanza alcune proposte per l'innovazione dei progetti e delle politiche a esso rivolti. Alla base ci sono le riflessioni sviluppate nell'ambito di una rete di ricerca promossa e coordinata dai tre curatori con il sostegno della Società italiana degli urbanisti. I contributi ospitati nella prima parte del libro descrivono sotto angolature diverse lo sfondo in cui le pratiche dell'abusivismo e i suoi lasciti oggi si collocano. Uno sfondo per molti aspetti mutato rispetto al quadro entro il quale maturò la politica di condono edilizio nei primi anni ottanta, che richiede uno sforzo di rielaborazione critica degli assunti, delle possibilità e delle priorità dell'azione pubblica. Nella parte centrale, quattordici casi studio esplorano le articolazioni fisiche e sociali che l'edilizia non autorizzata ha prodotto nelle regioni meridionali. Un viaggio attraverso territori in cui si intrecciano problemi irrisolti, non di rado aggravatisi nel tempo, e nuove questioni riguardanti la transizione demografica, il dissesto idrogeologico, la crisi economica e ambientale. -
Le isole di fantasia. Un viaggio immaginario di Lord Byron in Corsica e Sardegna
Fondendo modi narrativi differenti come il racconto di viaggio, il resoconto paesaggistico-etnografico, il romanzo sentimentale, il romanzo gotico e del mistero, il Viaggio è una lettura affascinante che getta luce sulle immagini della Corsica e della Sardegna nel romanticismo europeo.rnrnrnrnComparso nel 1824, anno della morte del poeta, il ""Viaggio immaginario di Lord Byron in Corsica e Sardegna"""", come tante altre opere contemporanee, mira a soddisfare la curiosità di un pubblico avido di informazioni su una figura seducente e controversa. Opera fittizia, il """"Viaggio"""" rielabora con efficacia molti tratti della personalità e dell'agire del poeta, in un processo ininterrotto di trasformazione della sua figura in una vera e propria icona culturale. Vi si vede Byron partire da Venezia con un gruppo di accompagnatori, affrontare traversate avventurose e irte di insidie, fino all'arrivo in Corsica. Qui i viaggiatori perlustrano l'interno giungendo nell'impervia cittadina di Corte, per poi riprendere il mare in direzione di Cagliari, dove la vita del poeta e di alcuni membri del gruppo è messa seriamente a repentaglio. L'opera ci restituisce un'immagine del poeta come figura emblematica del suo tempo, e un'idea del Mediterraneo come cuore pulsante delle tensioni geopolitiche nei primi decenni dell'Ottocento."" -
Israele. Sogno e realtà di uno stato ebraico. L'identità nazionale tra eccezione e normalità
Tra i fondatori del movimento sionista che, nella seconda metà dell'Ottocento, auspicavano la creazione di uno Stato ebraico, molti sognavano una nazione che fosse né più né meno come tutte le altre. Quando, nel 1897, Theodor Herzl convocò il primo congresso del movimento sionista, non vi fu però accordo sul modo di riportare alla «normalità» la situazione del popolo ebraico. Herzl propose una «nuova società secolarizzata», dai tratti liberali, che potesse essere al tempo stesso la patria di ebrei e nonebrei; i sionisti dell'Est europeo propugnarono la riproposizione della lingua ebraica e la creazione di una cultura ebraica distinta e separata; i socialisti, dal canto loro, immaginarono una società fondata su comunità di lavoro agricole; e gli ortodossi sognarono una società imperniata sulle leggi delle antiche Scritture. Quando, all'indomani della catastrofe del secondo conflitto mondiale, divenne infine realtà la fondazione di Israele, lo Stato che ne emerse tra mille difficoltà nel 1948 rappresentò tutto meno che un'entità «ordinaria». Nato sulle ceneri del genocidio e di una lunga storia di sofferenze, Israele fu concepito per essere un unicum, una società modello, la sede di un Medio Oriente in grado di aspirare a una nuova modernità e a un'inedita prosperità. Ma fin da quel primo momento furono poste le basi per uno scontro tra i sogni del sionismo e la realtà dello Stato di Israele; uno scontro destinato a continuare fino a oggi. In questo affresco, Michael Brenner evidenzia il paradosso essenziale di questa lunga vicenda, divenuta sempre più decisiva non solo per gli equilibri geopolitici dell'area mediorientale, ma dell'intero scenario mondiale: il desiderio del popolo ebraico di essere al tempo stesso normale ed eccezionale. Si tratta di una contraddizione che attraversa tutta la parabola della definizione di una nuova identità ebraica e israeliana, e contemporaneamente la ricerca di un posto sicuro di Israele nel consesso delle nazioni. -
Lo sguardo al cielo. Credenze e magie tradizionali
Una preziosa raccolta di reperti delle culture magiche e delle preghiere laiche nella tradizione popolare dell’area del Vallo di Diano e del Cilento.rnrnUn mondo di ieri, appena trascorso e già straordinariamente lontano, al punto da rischiarne la definitiva perdita di memoria: una preziosa raccolta di reperti delle culture magiche e delle preghiere laiche nella tradizione popolare dell’area del Vallo di Diano e del Cilento, che ripropone la suggestione delle grandi ricerche etnografiche di Ernesto de Martino. Con questa opera originale e di lunga lena, Giuseppe Colitti ci consegna un corpo coerente di credenze popolari, che si tiene insieme in maniera davvero stupefacente e che, come osserva Francesco D’Episcopo, restituisce, in presa diretta, «il vero volto di un Sud non contraffatto da facili mistificazioni». «Forse tanti anni fa il cielo era diverso, e quando vi si rivolgeva lo sguardo succedevano cose che oggi non succedono più», scrive Pietro Clemente. E luce e tenebre erano i due poli dell’immaginario di questa tradizione perduta. La luce del sole era un richiamo alla bontà divina del cielo; il buio della notte rievocava le figure del male, che operava nelle tenebre, come la brutta bestia (il diavolo) e le streghe. È cambiata anche l’immagine della morte: non si vede più il nero del lutto e non si sente più il pianto ad alta voce. L’aldilà non è più rappresentato dal ritratto di defunti col lumino acceso, come a scongiurare le tenebre, e non si teme più l’apparizione degli spiriti. L’acqua è ormai disponibile in tutte le case e non si va più a prenderla alla fontana; tanto meno si va fuori a lavare i panni. Sempre meno si crede al malaugurio e alle fatture. Non si rattoppano più gli indumenti; nessuno va più scalzo e quasi nessuno ripara le scarpe dal calzolaio. Non si recitano più le preghiere in dialetto, buone a scandire i vari passaggi della giornata e particolarmente il momento di addormentarsi. Né c’è più, infine, l’abitudine di fare lu cuntu (il racconto), distratti, come si è oggi, dalla televisione e dal cellulare, e privi di un’autentica comunità. -
Mafie e libere professioni. Come riconoscere e contrastare l'area grigia
Nell'attuale fase storica, che pure ha conosciuto un impegno straordinario nel contrasto alle mafie, vi è un elemento che non ha trovato risposta adeguata. Si tratta del rapporto tra le aree mafiose e le libere professioni, un insieme di comportamenti vischiosi e collusivi, ormai densamente accertati nelle sedi investigative e giudiziarie. Vi sono ambiti nei quali le mafie, per lo sviluppo della loro attività criminale, hanno bisogno di specifiche competenze tecnico-professionali: basti pensare al riciclaggio, alla stesura di perizie, alla contrattualistica, alla partecipazione ad appalti pubblici. Si tratta di fenomeni posti in evidenza dalla Commissione parlamentare antimafia, che insieme alla Conferenza dei rettori, e al coinvolgimento degli ordini e dei collegi professionali, ha portato avanti un fondamentale lavoro d'inchiesta e dato avvio a un proficuo processo di collaborazione. Le relazioni che le mafie intessono nell'area grigia sono approfondite nel volume: gli autori ne analizzano la casistica attraverso lo studio dei provvedimenti giudiziari e dei procedimenti disciplinari degli organi. Molte le criticità che emergono. La più rilevante è l'istituto della cosiddetta «pregiudiziale penale», in base alla quale, allo scopo di tutelare il lavoro del professionista finché il fatto contestato non venga accertato con sentenza definitiva, è imposta la sospensione dei procedimenti disciplinari. Per contrastare i fenomeni collusivi, il libro formula una serie di proposte concrete, fondate su basi scientifiche, su presupposti culturali condivisi, facilmente comunicabili e trasferibili nel dibattito politico-istituzionale, con il fine di stimolare una proposta legislativa. E necessario ispessire la qualità etica e il rigore deontologico dei liberi professionisti, provvedendo a un adeguato percorso formativo, a partire dall'università, e aumentando il potere di sanzione. -
Hannah Arendt. Il genio femminile
In questa biografia vengono ripercorsi con appassionata lucidità gli sviluppi di un pensiero che fin da subito ha posto al centro del suo interesse il tema della vita.rnrnrn«È come se determinate persone si trovassero nella loro propria vita (e soltanto in tale dimensione, non in se stesse in quanto persone!) talmente esposte da poter essere paragonate nello stesso tempo a punti d’incrocio e a oggettivazioni concrete “della” vita». Quando scrive queste righe, Hannah Arendt (1906-1975) ha 24 anni. Forse non è una strana coincidenza che oggi, a più di cento anni dalla sua nascita, esse descrivano magistralmente anche il suo complesso itinerario personale. Giovane studentessa di filosofia, è allieva a Friburgo di Martin Heidegger: un incontro che – nonostante gli insanabili conflitti e le tempeste sentimentali – segnerà irreversibilmente il suo percorso speculativo e spirituale. Di famiglia ebrea, nel 1933 è costretta a fuggire dalla Germania nazista per approdare in Francia e infine a New York. Una vita vissuta con rara intensità, che a più riprese si specchia nella storia e nelle drammatiche vicende del suo tempo. In questa biografia vengono ripercorsi con appassionata lucidità gli sviluppi di un pensiero che fin da subito ha posto al centro del suo interesse il tema della vita. Negano la vita umana sia il nazismo sia lo stalinismo, che con intuizione assai precoce la filosofa ha definito come due facce dello stesso orrore totalitario. Nelle moderne democrazie, dominate dalla macchina, l’essere umano finisce per diventare superfluo. Esiste una possibilità di salvezza? Hannah Arendt ci crede e scommette su quel miracolo di una pluralità vivente che può dar vita a una configurazione democratica dello spazio politico. Un’utopia? Forse no, suggerisce Julia Kristeva, piuttosto una possibilità di riscatto e dunque una promessa. -
Tornare alla crescita. Perché l'economia italiana è in crisi e cosa fare per rifondarla
Il libro offre una ricetta per portare l’Italia fuori dalle sabbie mobili in cui da un quarto di secolo si dibatte. Indica sette linee d’intervento: dal riequilibrio del bilancio a una nuova strategia per il Sud, passando per gli investimenti pubblici, una diversa politica europea, la perequazione distributiva, un nuovo diritto dell’economia, la concorrenza. rnrn«Vivace in passato, l’economia italiana è ferma da anni. Alla decadenza hanno concorso la finanza pubblica, squilibrata; le infrastrutture, deteriorate; l’ordinamento giuridico, inadeguato; il dinamismo d’impresa, appannato. L’Europa non fa quanto potrebbe. A reagire, a fare fronte, sono chiamate cultura, istituzioni, politica, da ultimo la società civile del paese. Solo così potrà ritrovarsi la via della crescita».rnrnrnIn Italia la produttività è bassa, la disoccupazione alta, lenta la fuoruscita dalle recessioni del 2008-2013. Eppure ancora oggi molti, non solo governanti ansiosi di consenso a breve, ostentano ottimismo, celano al paese la realtà: il debito pubblico innervosisce i mercati finanziari; le infrastrutture si depauperano; il diritto dell'economia è superato; le imprese non rispondono all'urgenza di investire, innovare, cogliere le opportunità della rivoluzione digitale. Hanno pesato i limiti della politica economica: l'incompleto risanamento del bilancio; il taglio degli investimenti pubblici; i ritardi nella riscrittura dell'ordinamento; le insufficienti pressioni concorrenziali sulle imprese. Sin dalla svalutazione della lira del 1992 le imprese si sono adagiate sui facili profitti prospettati dal cambio debole, dalla moderazione salariale, dai sussidi statali, dalla scandalosa evasione delle imposte. S'impone una rifondazione dell'economia, che ne arresti il regresso. L'euro è moneta preziosa, irrinunciabile. Ha assicurato prezzi stabili e calmierato i tassi d'interesse. È la politica economica europea a essere bloccata dal rigorismo tedesco. Ma la crisi affonda le radici oltre l'economia, nello strato più profondo della cultura, delle istituzioni, della politica del Belpaese. Con un'analisi di ampio respiro, Pierluigi Ciocca ricostruisce la preoccupante condizione economica, mostra la difficoltà della presa di coscienza del malanno italiano. -
Cannes confidential. Il direttore del festival più importante del mondo racconta i dietro le quinte
Il Festival di Cannes è il luogo del cinema per eccellenza, un concentrato affascinante, scintillante, glorioso e anche contraddittorio di tutto quello che il cinema ha rappresentato e rappresenta tuttora: dalla sperimentazione allo star system, dal mercato alla scoperta di nuovi talenti. Thierry Frémaux è il direttore del Festival da oltre un decennio: dalle sue scelte dipende il destino di cineasti, produttori, attori, sceneggiatori. In questo libro, scritto in forma di diario, Frémaux racconta in maniera intima e personale in cosa consiste il suo lavoro, accompagnando i lettori in una sorta di backstage letterario del più importante festival del mondo. Frémaux ci guida nel cuore della macchina del Festival, per celebrare anzitutto coloro che lo rendono possibile, perché, come egli stesso scrive: «Cannes appartiene a quelli che lo fanno: i cineasti, gli attori, gli operatori professionali, i giornalisti, gli spettatori, i visitatori, i turisti e i cannensi». L’anno che precede l’evento che mette il cinema al centro del mondo viene ripercorso da Frémaux in un concitato susseguirsi di incontri con star e registi, di aneddoti e storie dal dietro le quinte della Selezione ufficiale. -
Forum sulle prospettive dell'Unione europea
L’Unione europea è a un passaggio cruciale. Alle spalle, sessant’anni del più avanzato processo di integrazione sovranazionale che il mondo abbia conosciuto, ottenendo successi che hanno cambiato la vita di milioni di europei. Davanti, nuove sfide per un’integrazione economica, sociale, politica sempre più intensa. Peraltro viviamo in uno scenario internazionale in forte movimento: le politiche dell’amministrazione Trump; il protagonismo di Cina e Russia; le instabilità del Mediterraneo; l’Africa e i flussi migratori; i rivolgimenti dell’America Latina; la globalizzazione e i suoi impatti economici, sociali e ambientali. Né meno complessa è la scena europea: la Brexit, le aspettative dei Balcani, le spinte euroscettiche dell’Est europeo, i venti populisti e nazionalisti che spirano sul continente. Tutte sfide che richiedono un salto di qualità, l’apertura di una vera e propria «terza fase costituente» dell’Unione europea, dopo i Trattati del 1957 e l’introduzione dell’euro. -
La modella senza volto. Indagine su un quadro scabroso
"L'origine del mondo"""" di Gustave Courbet è uno dei quadri più scandalosi della storia dell'arte. Esposta per la prima volta solo nel 1988 a New York, posseduta da vari collezionisti, ma sempre tenuta in qualche modo celata, di recente censurata da Facebook come materiale pornografico, la tela nasconde un mistero finora rimasto irrisolto: chi si nasconde dietro quel corpo completamente svelato di cui si omette però il volto? Sull'identità della modella si sono fatte nel tempo varie ipotesi, ma nessuna si è rivelata decisiva. Fino al giorno in cui Claude Schopp, uno dei massimi esperti di Alexandre Dumas, ha casualmente scoperto il suo nome studiando la corrispondenza inedita tra George Sand e Alexandre Dumas figlio. A partire dalla trascrizione sbagliata di una parola, da una frase all'apparenza senza senso e da un equivoco di interpretazione, l'autore arriva all'eccezionale rivelazione: la modella senza volto è Constance Quéniaux, allieva della scuola di ballo dell'Opéra, che diventerà amante del grande diplomatico e collezionista turco Khalil-Bey, personaggio vulcanico della Parigi di fine Ottocento, e poi signora rispettabile dell'alta società. Nel corso dell'indagine - impreziosita da un ricco apparato iconografico che segue le tappe della scoperta, tra lettere, foto e dipinti - prende vita il ritratto completo di Constance, che quando posa per Courbet ha 34 anni: non solo una ballerina e una cortigiana, ma una donna che ha lottato per elevarsi socialmente e per emanciparsi. Pagina dopo pagina, al mistero svelato della modella del quadro si sovrappone il ritratto di una donna del XIX secolo, e insieme a lei quello di un'intera epoca."