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Il sentiero del polline
Il titolo della raccolta riprende una espressione propria della mistica navajo, allusiva all'itinerario simbolico che lo sciamano compie durante l'iniziazione. A tale substrato sapienziale si intreccia, a fare da motivo ispiratore dell'opera, una certa rivisitazione del mito di Ulisse, interpretato quale emblema del bisogno dell'oltre e dell'incoercibile irrequietezza che infiamma il cuore umano alla vista dell'orizzonte: suggestione a cui l'autore fa assumere coloriture metafisiche, e che identifica le radici del nomadismo nel divertissement pascaliano e nella vocazione all'erranza predicata da Chatwin, riconosciuti numi tutelari di una scrittura che resuscita l'ambizione romantica di sublimarsi in anelito e in brama inappagata. -
Antologia poetica. Seconda edizione del premio internazionale di poesia Kanaga 2021
Questo volume si compone delle poesie premiate, e di quelle ritenute meritevoli di pubblicazione, al concorso per inediti bandito nel 2021 dalla Casa Editrice Kanaga al fine di promuovere e valorizzare la creatività poetica in modo libero per quanto riguarda le scelte tematiche e le forme espressive. Ne è nata una raccolta che ancora una volta testimonia e conferma l'ampia ricchezza di contenuti ispiratori cui la poesia sa dar voce e la varietà di forme espressive rispondenti alla sensibilità individuale che nella poesia cerca soddisfazione e comunicazione delle proprie emozioni. -
La mia singolare anatomia stellare
I versi di Righetto, giovane inserito nella realtà di oggi, rappresentano una risposta istintiva alle rivolte degli autori che ama. E ancora, colpisce nella sua scrittura la capacità nel rapportarsi agli altri, vivendo gli affetti con discrezione ma nel contempo con sincerità e forza. Al pari di altre voci del suo personale itinerario creativo, pur non rinunciando mai a confrontarsi con le difficoltà dell'esistenza, rivelano la capacità di commuoversi senza cedere mai a sdolcinature e a patetismi, lasciando trasparire la speranza in un futuro diverso. Nell'avviarmi alla conclusione di queste sintetiche notazioni osservo che il suo vocabolario è riferibile allo sguardo, prospettando al lettore un nuovo modo di vedere, osservare e guardare il mondo con occhi disincantati, intrecciando con sapienza elementi realistici, onirici e soprannaturali..... -
Voglia di meticciato. Dialogo tra le culture ed etica
"È in questo contesto, che si inserisce la riflessione di Cheikh Tidiane Gaye, che sulla base di principi etici e morali auspica l'accettazione di qualcosa che già esiste, ma che spesso non vogliamo vedere: il meticciato culturale. La tendenza a classificare, porta spesso a creare categorie rigide, che non corrispondono alla realtà, che in vece è molto più fluida e dinamica. I processi culturali sono spesso caratterizzati da eventi casuali, da scambi inattesi e a volte inconsci"""". (Marco Aime). Dall'introduzione""""...C'è da ritenere che la categoria di """"meticciato"""", che sta al centro del volume qui presentato, sia una chiave ermeneutica preziosa quanto mai: fino al punto di universalizzarla, come l'autore sostiene, di """"trascendentalizzarla"""", verrebbe da dire kantianamente, nel segno di un comune destino meticcio che lega ogni uomo che viene in questo mondo. Sì, come scrive l'autore, siamo tutti meticci, e il destino umano è di sopportare il Due, il Duale, perché ibridazione, contaminazione, pluralità, sono già ab origine dentro l'identità. Ammesso che questo lemma conservi, nel quadro della intelligente decostruzione svolta nel libro, ancora un significato"""". (Roberto Celada Ballanti)" -
Itinerari tra due stagioni. Dialogo con i luoghi in tempi di pandemia e crisi
Camminare ricordando aiuta a rendere attuale il presente, a vivere una progettualità possibile e a tenere lo sguardo verso il cielo. Come nel paesaggio boschivo quando entra la luce tra gli alberi e si intravedono nuove fioriture e inaspettati sentieri, così camminando affiorano immagini, ricordi, emozioni, la sensibilità interiore può farsi voce e dialogo con il mondo esterno, si consolida un metodo per cercare il senso di ciò che accade, si aprono nuove possibilità di respiro per i pensieri. In una fase ancora aspra della pandemia, nei primi mesi del 2021, in un tempo di mezzo fra l'inverno che ancora si faceva sentire e la primavera che cominciava a manifestarsi, avevo scelto di percorrere brevi itinerari tra quelli possibili per le contenute modalità di incontri e di spostamenti vincolate dai decreti di prevenzione. Il ricordare e narrare scrivendo e disegnando sono nati da un ascolto interiore dell'esperienza vissuta, verità soggettiva, e dell'attesa di ciò che è ancora da vivere. -
Fantasmi di verde e di rosso
Se è vero che alla creazione artistica presiede un doppio movimento, sincrono e contrario: tensione verso la realizzazione e resistenza alla stessa, non stupisce l'escamotage narrativo di Giovanni Pietro Nimis che risolve in modo personale l'apparente impasse insinuandosi nell'intersezione fra i due impulsi con un romanzo non scritto, solo pensato. Il vantaggio consiste nel liberarsi da schemi e sovrastrutture formali per procedere liberamente nel tempo e nello spazio, come avviene appunto nell'atto del pensare, convocando a piacimento i personaggi per farli agire secondo le loro proprie ragioni, tutte plausibili, tutte motivate, tutte opinabili, all'interno di un particolare contesto. Un'impresa tutt'altro che semplice, quando si pensi che le aporie ad essa sottese costituiscono alcuni dei nodi più dibattuti della ricerca filosofica del Novecento: la costituzione mutua e incrociata della memoria individuale e di quella collettiva, la relazione fra tempo, memoria e immaginazione, i rischi dell'eccesso di memoria... -
Fiori rossi dal treno
La prima cosa che mi viene naturale scrivere, quasi di getto, pensando alla poesia di Maurizio Benedetti, è quanta forza ci sia nelle sue parole. La forza che le parole hanno da sole, senza bisogno di altro. Senza bisogno nemmeno della sua voce. Che pure è presente, partecipe in chi come me ha la fortuna di averlo ascoltato tante volte declamare, spesso a memoria, i suoi versi. Ma è necessario, qui, mettere da parte la voce, il corpo di Maurizio, e farsi invece trasportare solo dalla forza della sua poesia. Una forza presente anche in questa sua quinta opera (in un percorso iniziato nel 2006, con una raccolta breve, e poi consolidato nel tempo), dove (ri)emergono temi cari e situazioni di vita quotidiana che l'autore riesce a raccontare poeticamente con il tocco che contraddistingue la sua poesia: lo scarto, il rovescio del banale, la sorpresa, a volte anche la carezza lirica che si trasforma in pugno. (Dalla prefazione di Michele Obit) -
Il Friuli a un bivio. Indagine alla ricerca dell'anima dispersa della piccola patria
Partire dall'epopea friulana della Ricostruzione, per indagare la nostra capacità di affrontare le sfide dell'attuale periodo storico. Questo il percorso qui proposto. I fattori di crisi del Friuli di oggi sono certificati: spopolamento, invecchiamento, abbandono da parte dei giovani del nostro territorio. A partire dagli anni Novanta si è assistito a un passaggio epocale dal passato ideale - da una storia profonda - a una fase storica che rischia di spazzare via ogni riferimento culturale originale del Friuli. Chi siamo stati e cosa siamo diventati? è la domanda necessaria per comprendere il nostro oggi. L'archetipo friulano indagato e studiato dal giovane Pasolini, fino alle considerazioni illuminanti di don Gilberto Pressacco, come può essere riferimento originale per affrontare il futuro? Come, lingua e cultura di provenienza, possono essere ancora leve utili? Domande aperte che trovano alla fine filoni di risposta, sintesi di un dialogo appassionato con alcune voci autorevoli del Friuli contemporaneo. Un lavoro corale che propone una visione preoccupata, ma capace di proposte. -
Sorelle. Una saga tra il Friuli e Trieste
In un arco di tempo che va dal 1909 al 1945, i destini di quattro sorelle si intrecciano alla Storia. La prima guerra, i misfatti del fascismo, la persecuzione di sloveni ed ebrei e l'occupazione nazista permeano le loro esistenze come ineluttabili fatalità, spesso difficili da accettare. Accanto ad avvenimenti terribili e tragici, l'epoca che fa da cornice al romanzo offre, però, possibilità fino a quel momento inimmaginabili, soprattutto alle donne. Le quattro sorelle sapranno coglierle e riusciranno a trovare la loro strada da sole, senza l'appoggio di un uomo, vere eroine di un mondo in divenire. -
Zaraton
3 aprile 2023. Una sera che costituisce una cesura nella storia del mondo, un taglio definitivo dopo la pandemia e la guerra in Europa. Una bestia si è impossessata di tutto. Ogni occhio, ogni pensiero, ogni discorso, ogni mente, ogni vivente, ogni evento della Terra. Non resta spazio per altro, da nessuna parte. L'animale non sembra aver sangue, né freddo, né caldo, budella, ossa o qualsiasi altra struttura interna. Le squame sono di pietra, così gli artigli e il becco, dritto e foracchiato per soffiare nell'acqua e rovesciare sul mondo cascate alte come palazzi di cinque piani. Eppure, dentro quel guscio di sassi, lui respira. Nessuno potrebbe negarlo, andandogli vicino. Andandogli vicino e... ascoltando. E se le vicende del Friuli non avevano mai interessato nessuno, ora le vicende di Friûl interessano tutti. Friûl si è svegliato, scrollandosi via insieme all'articolo determinativo la gran parte dei friulani e del mondo come lo si conosceva prima di lui. -
Ci sarà ancora domani questo cielo? Infanzie perdute, infanzie ritrovate ai tempi della Shoah
Dieci storie vere che hanno come protagonisti bambini ebrei, tra Italia, Cecoslovacchia, Francia e Gran Bretagna, tra le leggi razziali, le deportazioni e i campi di sterminio. In qualche caso la salvezza. In un'Europa devastata dal nazifascismo e dalla guerra i semi dell'umanità non sono del tutto perduti, e individui e associazioni si mobilitano per salvare almeno i bambini. Storie conosciute come la razzia dell'ex ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943 o la tragica fine dei bambini di Bullenhuser Damm nel 1945. Storie inedite come quella dei bambini salvati da Přemysl Pitter e dai suoi collaboratori a Praga e nella zona dei castelli boemi. Storie di bambini e adolescenti che vengono ospitati in Inghilterra, a Windermere e a Lingfield, dove ritroveranno la gioia di vivere e il sostegno di figure amorevoli che li aiuteranno a superare o a ridimensionare il trauma vissuto. E storie di bambini che scampati all'orrore sono stati ospitati in una colonia, a Selvino, che diventa luogo di rinascita e apertura verso un futuro. E poi l'intervista ad una bambina, oggi novantenne, che ha sperimentato cosa significa fuggire, nascondersi, avere paura e poi poter riemergere e continuare a sentire il sapore autentico dell'esistenza. «Ci sarà ancora domani questo cielo?» è la domanda che una tra le bambine e i bambini di cui qui si narra la storia si pone, dopo aver sperimentato l'assenza di cielo, la fame, la sete, la mancanza delle figure parentali, la privazione del gioco, quando si rende conto che qualcosa è cambiato. Adesso c'è un cielo, c'è un letto, c'è latte e pane, c'è un azzurro da poter guardare. Ci sarà ancora domani questo cielo? è il titolo più adatto per questo libro che tratta, attraverso racconti di storie individuali e collettive, dentro spazi italiani ed europei, in un contesto storico che va dal 1938 alla fine della Seconda guerra mondiale, l'infanzia e le sue connotazioni di dolore e sofferenza ma anche di resistenza e speranza. -
Romanzo bipolare
«... Chi ha varcato quella soglia, chi l'ha superata sa che sperimentare l'oltre significa essere soli, disperatamente soli, toccare vertiginosi abissi di dolore, ma in quel solipsismo vedere e sentire con esasperata lucidità, toccare verità intangibili, assolute. Che queste verità siano allucinatorie non toglie loro potenza, anzi gliene aggiunge. Che al fondo di quelle allucinazioni risieda una verità inconscia e oscura può essere fonte di tormento e paura oppure di improvvisa e folgorante illuminazione… Chi ha provato la vertigine del distacco dalla realtà, non può tornare indietro, ma solo andare avanti. La speranza sta nel percorso compiuto e nella scrittura che lo rappresenta: la vita si trasforma mentre viene scritta, diventa un'altra vita.» (dalla postfazione di Barbara Vuano). -
Daniel e i suoi compagni. Partigiani sovietici nella Resistenza friulana, tra la Valle del Lago, la Val d'Arzino e la Carnia
Durante la Seconda guerra mondiale la Resistenza, in Friuli e in Carnia, fu caratterizzata anche dalla partecipazione di numerosi sovietici. Fuggiti dalla prigionia tedesca, e arrivati in Friuli nella speranza di trovare la strada più breve e più facile per puntare ad est, erano stati accolti dai garibaldini friulani, fermandosi, a migliaia di chilometri dalla propria terra di origine, a combattere contro il comune nemico. Si formò così un battaglione composto quasi interamente da sovietici (chiamati genericamente russi), guidato dal ‘comandante Daniel', Danijl Varfolomejevič Avdeev. Distintisi nelle azioni di sabotaggio e nell'assalto ai presidi nemici, soprattutto quelli dei cosacchi collaborazionisti dei nazisti, molti dei partigiani russi morirono nelle azioni in difesa delle Zone libere della Carnia e del Friuli e, tra essi, ‘Daniel‘, ucciso in combattimento nel 1944. Alla memoria del loro contributo alla nostra Resistenza è dedicato questo libro. -
Di rima e di prosa
Introduce l'autore: «La perdita improvvisa di un amico fraterno diventa motivo per scrivere e per gettare sul foglio bianco tutto il dolore, i cattivi pensieri e la rabbia. I sogni diurni e le insonnie notturne che ti invitano a scrivere così come quei vuoti interiori, profondi e dolorosi, che non riesci a colmare. Poi altre gioie e altri dolori, fantasie e tragiche realtà, tutti frammenti che si mescolano e si confondono. / Ecco un amore che riempie la tua vita, un altro non corrisposto che ti caccia nella disperazione e ti torna il desiderio di scrivere. Arriva una figlia e ti senti un altro, la famiglia si allarga e cambiano le priorità, la vita assume una dimensione tutta nuova, il tramonto si allontana e in cielo prevale il sereno. I fogli bianchi si riempiono di inchiostro e le pagine si accumulano. Infine, non poteva mancare il sindacato, la CGIL, dalla quale ho avuto tanto, alla quale ho dato tutto.» Come si legge nella prefazione di Alessandra Kersevan: «Di rima e di prosa, due termini che l'autore ha voluto usare per questa raccolta: un binomio che indica cautela e modestia, quasi ad escludere o prevenire un sospetto di presunzione. Invece la poesia c'è, non solo per la forma, non solo per l'incalzare dei versi, non solo per certe immagini e metafore di toccante espressività. C'è per una ineludibile necessità interiore che sola può placare l'insonnia e le emozioni. Nasce dall'esigenza di dare un ritmo alla riflessione sulla vita, allo scrivere scandito da una musica che, come la poesia, dovrebbe sempre accompagnare la condizione umana.» -
Tempo e realtà. Manuale per orientarsi nel mondo postmoderno
In un mondo dominato da anonimi algoritmi e da spoliticizzate piattaforme, che ci stanno conducendo rapidamente verso una condizione di povertà diffusa, questo manuale d'orientamento etico e culturale intende perseguire due missioni ben precise. La prima è lanciare l'idea di una ""aggregazione intellettuale organizzata"""", capace di sviluppare profonde riflessioni su un presente incerto e sempre più privo di direttrici politiche, in grado di interloquire con le posizioni non rappresentate e quei mondi esclusi dal progressismo globalista della """"Governance"""". La seconda, invece, è riscoprire il significato del termine """"volontà"""" come il più peculiare segno distintivo dell'uomo. Volontà per rompere tutti quei lacci imposti da pseudoscienze e pseudomorali che troppo spesso, dissimulando il proprio carattere eminentemente ideologico, hanno signoreggiato come """"verità"""" rivelate cercando di imporsi come un nuovo """"creduto"""", in forza della pretesa di un improbabile """"conosciuto""""."" -
Occhio di carta. Rivista di distrazione culturale, idee e impertinenze (2023). Vol. 1: Pasolini, che dire? Il poeta, il profeta, il narciso: educazione alla critica sociale
Occhio di carta è una rivista di “distrazione culturale”, idee e impertinenze, edita da Iuppiter, fondata e diretta da Max De Francesco, che presenta in ogni numero “da collezione” un tema portante analizzato attraverso contributi capaci di aprire, sull’argomento trattato, una discussione libera, leale, senza pregiudizi né virus ideologici. Occhio di carta promuove il culto del cartaceo, un ribellismo costruttivo, il ritorno al conflitto delle idee e al primato della parola. È un distributore di avventure, un oblò aperto nell’aula del “recupero sogni”, un aggregatore di teste libere, tensioni poetiche e culture ritenute marginali. Il primo numero di Occhio di carta si apre con lo speciale: ""Pasolini, che dire? Il poeta, il profeta e il narciso: educazione alla critica totale"""". Approfondimenti sulle passioni, sulle opere e sull’attrazione per Napoli dello scrittore corsaro. Nelle altre pagine della rivista sezioni e rubriche dedicate alla narrativa breve, alla poesia, al Mezzogiorno, alla filosofia, al mito, al cinema, all'arte, al sillabario carnale dei dialetti, al giornalismo letterario, alle recensioni librarie e alle divagazioni sul """"saper vivere""""."" -
Una piazza, un racconto 2022. Storie di ultime volontà
Il concorso letterario ""Una piazza, un racconto"""", promosso e organizzato dalla Comunità Evangelica Luterana di Napoli, è arrivato all'importante traguardo della XXIV edizione. In questi anni la giuria del premio ha giudicato oltre duemila racconti, pubblicandone più di trecento. Nell'antologia sono raccolti i racconti dei vincitori e dei finalisti dell'edizione 2022. Il tema dell'edizione del concorso letterario di quest'anno è stato il seguente: «Una famiglia si ritrova dal notaio per l'apertura di un testamento. Le decisioni del defunto (o della defunta) sono sorprendenti. Il concorrente racconti come le """"ultime volontà"""", così inaspettate, cambieranno la vita dei protagonisti della storia»."" -
La stanza dei casti amanti. Una storia familiare
In un paese irpino c’è un palazzo magico dove vive un’antica famiglia gentilizia del Sud, al centro, dopo la conquista del regno di Napoli e la successiva unificazione d’Italia, di una spaccatura per differenti fedeltà dinastiche. Un ramo familiare continua a vivere nel mito dei Borbone, l’altro, invece, guarda oltre ai Savoia, con minore nostalgia per il passato. Due modi d’intendere il mondo, che si riflettono anche sui modelli di vita: l’uno, chiuso e sospettoso verso ogni nuovo modello di società; l’altro, aperto e disposto a misurarsi con la realtà. In un intreccio di rituali, feste sacre, credenze e rivelazioni, la storia prende corpo aprendo una galleria di personaggi intimamente legati al telaio delle tradizioni e alla narrazione dei ricordi e di racconti intriganti, non si sa fino a che punto veritieri. Tra questi, quello che ruota intorno a una stanza dell’antico palazzo misteriosamente chiusa, eppure così presente nell’immaginario dei ragazzi che fermano le loro corse davanti a quella porta. Un mistero che pare risolversi giorni dopo il terremoto del 23 novembre 1980. -
Nove. Il nome rivelato
Nel marzo dell’anno 2025 una grandine di fine inverno si trasforma in un’inattesa apocalisse. Le violente piogge durano giorni, abbattendosi contemporaneamente su tutto il pianeta. Distruggono paesi interi, gran parte della tecnologia, delle architetture e delle opere umane. Circa tre miliardi di esseri umani non sopravvivono. In un appartamento al quarto piano, nel centro di Roma, ci sono dei superstiti. Tra questi una ragazzina di nome Marta. La dodicenne vede nella sua salvezza una missione. Diventata scienziata di fama internazionale, tenterà per tutta la vita di sistemare ciò che le piogge avevano portato, ma soprattutto tolto. Avevano tolto agli esseri umani la possibilità di riprodursi. In un continuo altalenarsi tra ragione e sentimento la dottoressa cercherà con tenacia di riportare il pianto di un neonato sulla terra. L’impresa diventa un susseguirsi di fallimenti. Ma, quando ormai la speranza per il futuro dell’uomo sembra svanita e mentre i governi si affannano in una disperata migrazione verso un altro pianeta, Marta riceve un inaspettato richiamo dal passato. -
Amorevol-mente. Pensavo fosse amore invece era un incubo. Come prevenire le relazioni tossiche
Può accadere a tutti di scivolare in un amore da incubo e si resta lì impantanati come nelle sabbie mobili con la speranza di venirne fuori e il terrore di esserne inghiottiti. Di relazioni tossiche se ne parla tanto, a volte in maniera errata, spesso in modo insulso, lo dimostra la confusione che c’è sulla questione. Mai come in questo caso il “purché se ne parli” non va bene affatto, sono un argomento troppo serio e gravoso per trattarlo come fenomeno da baraccone. Le relazioni tossiche ti devastano fisicamente ed emotivamente, il più delle volte non se ne esce, tante altre volte sfociano in tragici epiloghi. “amorevol-Mente” non giudica, non accusa, semplicemente fa informazione e nel suo piccolo ha un’ambizione grande: la prevenzione. Prevenire, questo è stato il motore che mi ha mossa a perseguire un viaggio tanto complesso quanto possibile perché emergere da quella melma si può e si deve.