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Il grafico della febbre
Creato da uno spirito inquieto dalla vita maledetta il sergente Studer, investigatore della polizia di Berna, è il protagonista di una serie di polizieschi classici. Intrighi grotteschi, a tratti visionari, ambientati in una Svizzera piovosa e malinconica degli anni Trenta del Novecento che scavano nelle fragilità di un universo umano periferico. Nel Grafico della febbre, uno dei casi più avventurosi della sua carriera di investigatore, lo troviamo a Parigi dove sta trascorrendo il Capodanno. Lì conosce frate Matthias, missionario in Nord Africa. Il frate racconta di un caporale «veggente» della Legione straniera francese che ha previsto l'omicidio di due donne in Svizzera. La storia è troppo strana per non insospettire Studer che, rientrato in patria, scopre che effettivamente due donne sono state rinvenute morte in casa e avvia una indagine. Le due erano legate a un geologo, poi morto in Marocco di malaria, che poco prima di morire aveva inviato loro un grafico della temperatura che documentava il decorso della sua malattia, una curva della febbre insolita che forse nascondeva qualcosa. Viaggiando tra Parigi e Marocco, cambiando identità, Studer arriva a intra-vedere la verità dietro l'oscura trama della Legione straniera. -
Lumen
Martin von Bora è un giovane e aristocratico ufficiale della Wehrmacht. Con lui Ben Pastor ha creato un personaggio che rappresenta il dilemma morale di una casta di militari e nobili che giurò obbedienza a Hitler, il dramma che storicamente fu di von Stauffenberg. A partire da questo e nel seguito degli altri romanzi, ne leggiamo le avventure di detective di guerra, eroe triste, solo, dolorosamente scisso dal dubbio se essere leale al suo giuramento o all'umanità. Cracovia, 1939. Nella città occupata dai tedeschi, il capitano Bora è incaricato di indagare sulla morte di Madre Kazimierza, superiora del Convento di Nostra Signora delle Sette Pene, uccisa con un colpo d'arma da fuoco. La «Badessa Santa» era venerata dalla popolazione, aveva ricevuto le stimmate, la visitavano visioni e compiva rari miracoli. La Gestapo aveva aperto sul suo conto un fascicolo, intitolato Lumen, luce, e il Vaticano aveva un inviato sul luogo per verificare la fedeltà dei prodigi. Un suggestivo mi-stero sembra proteggere quell'immagine di donna benedetta. E su questo Bora indaga in un giallo che ha una doppia tensione: l'intrigo storico e la tormentosa contraddizione etica che non sa risolvere. -
Al momento della scomparsa la ragazza indossava
L'intuitivo Morse è alle prese con un vecchio caso. Valerie Taylor, una studentessa non ancora diciottenne, è scomparsa nel tragitto casa-scuola. Ora, a distanza di due anni, una lettera, a quanto pare di suo pugno, ne smentisce l'ipotesi della morte e solo il giorno dopo il collega che seguiva l'indagine muore in un incidente automobilistico. Guidato dall'idea che la lettera contenga un messaggio nel messaggio, Morse rincorre le tracce che lo stesso ispettore Ainley sembrava aver seguito, tra studenti ex studenti e professori. E mentre emerge il ritratto di una ragazzina non proprio sprovveduta, si alternano sospetti e false credenze, coincidenze che con il suo brillante intuito convergono in una pista che piano piano porta dritti alla verità. Colin Dexter con il suo talento letterario ha creato le inchieste dell'ispettore Morse inserendosi nella migliore tradizione del poliziesco inglese. E aggiunge ritmo alle sue storie con le vicende ingarbugliate dei molti personaggi. I loro segreti e le loro bugie tessono una ragnatela che crea attorno all'enigma da decifrare una suspense tesa e piena di mistero. -
Hotel Bosforo
Kati Hirschel ha due passioni: i libri gialli e Istanbul. Per unire questi due grandi amori, la giovane tedesca ha deciso di aprire una libreria specializzata in gialli nella capitale turca, porta tra Oriente e Occidente. Kati è indipendente, sola, alquanto vanitosa, e conosce ogni angolo di Istanbul. Il suo caos l'appassiona, frutto inebriante di una stratificazione di esseri umani profondamente diversi, ma capaci di convivere e comunicare. Petra, sua vecchia amica tedesca diventata attrice di una certa fama, è a Istanbul per girare un film. Ma appena due giorni dopo viene sospettata del delitto del regista Karl Müller, trovato morto nella vasca da bagno della sua suite all'Hotel Bosforo, ucciso da un asciugacapelli caduto in acqua. Si mormora di una relazione tra lei e il regista. Kati si sente coinvolta e decide di seguire le indagini tra produttori dal passato losco, poliziotti spicci, artisti, bohémien, circuiti internazionali dell'orrore, vendette, e un amore. E nel suo investigare il lettore sprofonda e si perde dentro la bolla di una metropoli orientale carica di storia europea. -
Il giovane Mozart in Vaticano. L'affaire del Miserere di Allegri
L'11 e il 13 aprile 1770 sotto la volta della Cappella Sistina si ritrovarono, tra le decine di presenti avvolti nel suggestivo buio della liturgia pasquale, due uomini: un ragazzino già prodigioso e destinato a fama immortale, e uno di cui la Storia non avrebbe ritenuto nemmeno il nome, se non ne fosse stata ora scoperta una traccia in un manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prodigio era Wolfgang Amadeus Mozart, lo scampato all'oblio Carlo Cristofari da Novara. I due si sarebbero incontrati nuovamente qualche sera più tardi in occasione di un ricevimento romano, quando nello stupore generale avrebbero discorso per qualche tempo, loro due soli, in tono di immediata complicità, per poi non rivedersi mai più; ma il danno era ormai fatto. La nuova fonte manoscritta, incrociata con la cronaca e i documenti del tempo, e con l'epistolario mozartiano, permette una ricostruzione più dettagliata e vivida del celebre affaire della trascrizione a memoria, effettuata da Mozart, del Miserere di Gregorio Allegri, di cui era proibita ogni divulgazione e che veniva eseguito due volte l'anno ed esclusivamente dai Cantori della Cappella Sistina, di cui Cristofari da appena un mese era entrato a far parte. Attorno a questo episodio ruotano i personaggi più diversi: dal nuovo pontefice agli osti di Roma, dal castrato Farinelli a ministri e ambasciatori, da spie e sbirri a vecchie glorie del teatro lirico europeo, a cardinali e biscazzieri. E poi le estenuanti controversie sindacali dei cantori sistini, storie di raccomandazioni e di impresentabili, preghiere e suppliche per il bel tempo e per la pioggia, stipendi e regalie, esecuzioni musicali e multe, e un ricchissimo corredo di editti e di divieti a impedire tanto i giochi invernali quanto i refrigeri estivi. Fino all'ignobile gogna che sabato 31 marzo 1770 ha attraversato la città tra insulti e lanci di verdura marcia in una Roma ostinatamente refrattaria a ogni Illuminismo. -
Di santa Rosalia vergine palermitana
La storia monumentale di santa Rosalia, vergine e romita palermitana, data dal 1624, quando è proclamata patrona principale e protettrice di Palermo assediata dalla peste. Nel volgere di qualche decennio, a lei e al suo culto l'intera società urbana consegna i simboli del suo destino, che cronisti, viaggiatori, artisti e agiografi cominciano a diffondere in tutta Europa. Ma il culto di santa Rosalia non nasce nel Seicento. Era già da tempo praticato da persone povere, emarginate, spesso immigrate. Nell'estate del 1624, questo culto periferico si impone come risposta istituzionale alle lacerazioni sociali prodotte dai lutti e dalle angosce della crisi epidemica. In quest'epoca si unificano in uno stesso culto due riti: il pellegrinaggio al Monte Pellegrino e il Festino in città, secondo un dispositivo simbolico destinato a scandire il tempo del mito e della storia di Palermo. Questo libro, pubblicato nel 1988, è stato la prima indagine scientifica sugli aspetti monumentali e popolari del culto di santa Rosalia; è oggi un classico di cui non si può fare a meno per conoscere la storia antropologica di Palermo. Nella vicenda di un culto, nel suo passaggio dalla quasi clandestinità all'affermazione trionfale e istituzionale, si documentano in questo volume le dinamiche di aggregazione tra ricchi e poveri, letterati e analfabeti, istituzioni e popolo, attraverso il ricorso a vari linguaggi, oralità, scrittura, iconografia, musica, architettura, che raccordano tradizione e modernità nella lunga vita di un simbolo potente. E viene in luce la storia profonda della vita simbolica di Palermo. -
La presidente
Vita Castellá giace cadavere nella stanza di un lussuoso albergo di Madrid, avvelenata con un caffè al cianuro. È stata la presidente della Comunità Valenciana. Amata e detestata, benefattrice e prepotente, ha dominato la città e la regione in una stagione segnata da una corruzione pervasiva e quasi proverbiale. La rete di potere che da lei si è estesa ha lasciato al suo ritiro una schiera di scheletri in moltissimi armadi. Della sua morte, le autorità, il capo della polizia, il ministro, vogliono far passare una versione ufficiale meno compromettente, un infarto che eviti «un casino di dimensioni stratosferiche». L'inchiesta di polizia è però inevitabile. L'idea brillante è di affidarla a degli investigatori inesperti e malleabili. Come Berta e Marta, due sorelle giovanissime appena uscite dall'Accademia di Polizia. Diverse l'una dall'altra come due fiocchi di neve, sono acute, ambiziose e sono donne, cioè con una emergente avversione per i maschi al potere. Vanno così per la loro strada di poliziotte determinate. Con un po' di rimorso «tacendo e mentendo» ai loro capi come questi fanno con loro due. E s'inerpicano in un'inchiesta che si svolge in una fascinosa Valencia. Poteri e misteri, false apparenze, vendette e rancori, altri spietati omicidi debbono svelare a poco a poco, anche con l'aiuto dell'affezionato addetto stampa della presidente, «Boro» Badía, un giornalista a cui il «partito» ha spezzato la carriera e ferito la dignità a causa delle scelte sessuali. Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l'ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Quell'umorismo d'ambiente che ha tra i suoi scopi, come sempre nei romanzi dell'autrice, anche quello di affermare i diritti. -
Il sale dell'oblio
In Algeria negli anni '60, agli inizi dell'indipendenza, quando ancora si respira quello che sarà solo il miraggio della libertà, Adem Naït-Gacem, insegnante alla scuola media, viene abbandonato dalla moglie, da tempo infelice del matrimonio. Per Adem non c'è altro al di fuori di questo suo piccolo mondo quotidiano, e nel pieno della disperazione decide a sua volta di lasciarsi tutto alle spalle, di abbandonare il villaggio, il lavoro, i suoi alunni e di prendere la strada come un vagabondo per annientare il dolore e la vergogna. Come un moderno Don Chisciotte, nel corso del suo cammino incontrerà i personaggi più disparati: un vecchio cieco che canta divinamente, uno psichiatra amante di Gogol' e Puskin, un nano che sogna di trovare almeno una volta nella vita un amico vero, tutti più miserabili di lui ma che cercheranno comunque di aiutarlo, di redimerlo, di spronarlo. Ma Adem è un uomo intristito, ostile, diffidente, rassegnato alla sua drammatica sorte. Fino a quando non si troverà a riaffrontare i suoi vecchi demoni e a considerare una scelta che potrebbe modificare il suo destino. Con la sua scrittura in costante ricerca ed evoluzione, Yasmina Khadra ci offre una meditazione poetica e filosofica sul concetto del possesso, della separazione, della solitudine, dell'assurdità della vita senza amore e senza amicizia. -
Mille giorni che non vieni
Dopo sei anni di reclusione in un istituto di pena, a causa di lunga condanna per omicidio, Antonio Caruso una mattina viene inaspettatamente scarcerato. Sembra che la vita voglia offrirgli una seconda occasione. Ha solo 27 anni e la consapevolezza di aver commesso molti errori; ora quell'occasione vuole sfruttarla. Vuole recuperare l'amore e la stima di Maria Luce, l'adorata moglie che l'ha lasciato non appena ha scoperto che lui aveva ammazzato un uomo. E poi c'è Rachelina, la figlia di sette anni che Antonio ha incontrato solo una volta. Può bastare il desiderio di riconquistare una donna e l'affetto di una figlia che non si è visto crescere, a riscattare una vita sbagliata? O invece il destino di Antonio è quello di perpetrare il male, perché nelle sue vene, come gli ha detto sprezzante il direttore del carcere, scorre solo sangue delinquente? Il destino di Antonio è quello degli eroi, spesso negativi, dei grandi romanzi noir, forse condannati alla sconfitta ma pronti sino alla fine a correre ogni rischio e a combattere qualunque battaglia. Segnato da un personalissimo sentimento della giustizia, da una rabbia in cui convivono il bene e il male, Mille giorni che non vieni è un romanzo teso fino all'ultimo respiro, dalle sorprendenti svolte narrative. È il ritratto di un personaggio che insegue se stesso in un labirinto da cui è possibile uscire, ma solo per trovarsi nuovamente al punto di partenza. La tensione che segna ogni pagina non abbandona il lettore neanche a libro finito. Longo mantiene per tutta la narrazione un sentimento puro che incanta, che fa a pugni con le scelte del suo personaggio dettate da quello stesso sentimento. -
Le trecce d'oro dei defunti
Durante la festa di matrimonio di Feely, viene ritrovato, affondato nella crema dell’imponente torta nuziale, un dito anulare mozzato. Flavia de Luce – la ragazzina con «il dono del ragionamento deduttivo» e sorella della sposa – grazie alla sua perizia di chimica inizia a indagare. Aiutata dal maggiordomo Dogger, risale alla fonte: il dito proviene dal cadavere della celebre chitarrista spagnola Adriana Castelnuovo, da poco tempo sepolta. Il mistero solletica la ragazzina: chi ha strappato quel dito che fu capace di sognanti melodie? C’è qualcosa di simbolico nella mutilazione? E com’è che è finito nella torta? A complicare le cose, irrompe Anastasia Brocken Prill che incarica Flavia e Dogger di ritrovare delle lettere scomparse. È la corrispondenza del padre di lei, il famoso dottor Brocken, omeopata un tantino stregone. Ma la signora si dimostra reticente e, ben presto, viene trovata morta, probabilmente avvelenata da qualcosa di simile al caffè. Flavia, grazie agli strumenti del suo attrezzatissimo laboratorio, chiarisce che si tratta della fava del Calabar, un chicco esotico, raro e velenosissimo, arrivato in quell’angolo di campagna chissà come.rnC’è un filo che forse collega il dito di Madame Castelnuovo, l’assassinio di Anastasia Prill e l’attività silenziosa del dottor Brocken che vive appartato in una lussuosa casa di cura. Nelle sue scorribande Flavia incontra e conversa con decine di personaggi, caratteristici di un tipico villaggio inglese di campagna come Bishop’s Lacey. Ma il cuore della sua vita sociale è il vecchio maniero in rovina di Buckshaw: le sorelle Feely (che bada solo all’amore) e Duffy (pozzo di scienza libresca), il saggio Dogger, la cuoca signora Mullet dal linguaggio fiorito, il tollerante ispettore Hewitt. -
Marsiglia '73
Marsiglia, 1973. Malek Khider, un ragazzo nato in Francia da genitori algerini, è ammazzato per la strada da un gruppo armato a bordo di due automobili. È l'estate, in città, di un'ondata di violenza antiaraba, poi passata alla storia, scatenata dall'atto criminale di uno squilibrato. Nella metropoli marittima, porto di sbarco dei pieds noirs, gli ex coloni francesi reduci dall'Algeria dopo l'indipendenza, si era impiantata una numerosa e potente comunità, che nel tempo ha infiltrato, con le sue organizzazioni di esaltati, affaristi e frustrati, i poteri locali e di polizia. Ma l'assassinio di Malek è particolarmente odioso. Studente sedicenne, di una tranquilla famiglia integrata da anni, benvoluto nel quartiere, era uscito di sera per il primo appuntamento con una ragazza. Ucciso solo perché si trovava lì: bersaglio di uno dei tanti raid con decine di morti. L'indagine del «parigino» Daquin, commissario della polizia giudiziaria, si avventura con molto rischio lungo la rete di coperture, complicità, interessi, depistaggi, opportunismi, connaturati razzismi, pigrizie, difese dell'ordine costituito. Nessuno si sarebbe aspettata tanta tenacia. Ma lui, bisessuale e amante della bella vita, è uno di quegli strani realisti dotati di senso del dovere professionale e capaci di idealismo soprattutto quando sentimenti di pietà li toccano. Inoltre, è solo fino a un certo punto: accanto a sé, i due capaci ispettori Grimbert e Delmas che si è scelto, e anche una resistenza civile che si risveglia contro le discriminazioni. Così scopre dietro tutto una strategia articolata, che ha radici profonde e ambizioni pericolose. Il romanzo di Dominique Manotti rivela un panorama sociale che ha molti strati, alternando, come in tutti i suoi libri, fatti storici (molti e accurati) e finzione. Racconta un'inchiesta di polizia con la sua ansia del giorno per giorno, che usa tutte le tecniche di indagine, ma descrive da vicino l'intera gamma di attività che si svolgono attorno: di avvocati volenterosi, sbirri corrotti, pubblici ministeri, centri d'ordine segreti, implicazioni politiche, proteste sociali, azioni sporche, giornalismi, affari di caporioni razzisti. I tanti volti di un delitto come fisiologia sociale del razzismo. -
Via Polara n. 5
«Negli anni dai Venti ai Cinquanta del secolo scorso, il banale appartamento in via Polara 5 al secondo piano non era solo il sito ove i componenti di una nutrita famiglia abitavano, amavano, godevano, nascevano, odiavano, soffrivano e spiravano. Era base, porto, rifugio e simbolo per tre generazioni di una tribù. In quel microcosmo, ogni vicenda era collettiva, regolata dai crismi precisi e immutabili di un sistema solare. Nel fulcro sedeva il gran capo commendatore Giorgio Mandalà, circondato da un nucleo stanziale: moglie Mimì Traina, figlie, figli e servetta. Nella contigua orbita fluttuavano tasselli del clan accasati e formalmente residenti altrove, in pratica sempre presenti, con coniugi e figlioletti: i niputeddi. Su traiettorie più distanti gravitavano cognati, compari, consuoceri, cugini e zii. Più fuori ancora ruotavano parenti di mè parenti chi a mmia un mi vennu nenti, lontani congiunti. Nella cerchia esterna balenavano frequentatori a vario titolo: amici, attuppanti (tappabuchi), compaesani, divuteddi, parrucciani, papas arbëreshë e preti latini. La casa giocava un ruolo fondamentale. Ogni angolo, arredo, mobile, parete o suppellettile brillava di luce propria. Emanava specifici odori. Produceva rumori inconfondibili, associati a sensazioni e vicende precise. Il contenitore era vivente, attivo protagonista, accanto agli umani che lo popolavano, di una storia che si annunciava eterna, ma che fece una volata, bruciando in pochi anni, per dissolversi nel nulla e nel rimpianto di ciò che fu. I giorni non avevano fine. Fitti di avvenimenti spesso ripetitivi, ma diversamente colorati e ricchi di emozioni. Oggi il tempo è usa e getta. Nasce frettolosamente, già vecchio». L'originalità di questo libro di «gente e storie», rispetto a una normale cronologia di ricordi, è che non vi sono comparse. Decine di persone, tante avventure, ma ognuno è il protagonista della sua scena compiuta, tragica o comica. Frammenti del grande mosaico della vita che diventano una sola trama in cui risalta il filo unico. Sono lo specchio della grande biodiversità umana, che nessuno temeva di esibire prima della grande omologazione. E dimostrano l'importanza emotiva in noi della favola del passato. Ma soprattutto il vero protagonista, che queste pagine rievocano, è il tempo, eterno, reiterato ma non noioso. -
Il libro delle parole
«Perché non avevi latte per me?». In un paese sotto una dittatura al tramonto, una bambina rievoca e narra. Il suo presente, abbastanza privilegiato, le richiama alla mente dei vissuti lontani nel tempo, attraverso brandelli ed immagini che vengono dal passato. Lei desidera ricordare, anzi ne è quasi confusa o colpita; a forza, le scene sono risvegliate da certe parole, filastrocche, canzoni e proverbi, atti suoi e dei parenti, il babbo, la mamma, i nonni. Il fatto che siano brandelli, per lo più ellittici o mimetizzati, rende gli scenari cui alludono più inquietanti, più crudi e più orribili. La bambina non ha chiaro da dove arrivino ma a poco a poco capisce e scopre lo strappo orrendo da cui la sua famiglia proviene. E davanti le resta l'assuefazione oppure l'apatia. Accanto alla rappresentazione esatta dei regimi di polizia visti con occhi incontaminati e innocenti, Il libro delle parole colpisce per il modo in cui è riprodotta l'ansia infantile, contemporaneamente soffocata e crescente, di fronte a una realtà circostante imbevuta di violenza: in prima persona e con un tono infantile che diventa più maturo con l'avanzare dell'età. -
Il lamento del Tigri
Sulle rive del grande fiume Tigri, nel sud dell'Iraq, una ragazza si accorge di essere incinta. La più grave delle colpe: ha fatto l'amore («il nostro unico rapporto», e nemmeno è stato bello) prima del matrimonio con il suo fidanzato, morto in guerra subito dopo. E adesso sa che deve morire, lo vuole la famiglia, la tradizione e il dominio maschile. «L'onore è più importante della vita. Da noi, è meglio una ragazza morta che una ragazza-madre». Non conta nemmeno, contro l'implacabilità della condanna, l'affetto che pure non manca dei fratelli, o la pietà di qualcuno di essi. Questa attesa della morte è descritta in prima persona dalla giovane «impura». E il suo racconto, che si intenerisce a rievocare un passato più felice, è anche una condanna della incomprensibile guerra portata da fuori, e delle inutili umiliazioni che i «biondi» occupanti sprezzanti impongono agli abitanti. Da coro le fanno i familiari tutti, dalla madre alla piccola sorellina, passando per il fratello che sarà l'assassino e per l'altro fratello «modernista». Costoro spiegano, ciascuno dalla propria posizione, le allucinanti e realistiche motivazioni di un'esecuzione femminicida. Scritto da un'autrice giovanissima, questo è un libro di rabbia e di tristezza. Con l'incedere crescente di una tragedia antica, fa vivere il conflitto tra una persona umana autentica e la crudeltà inesorabile della tradizione dominante; ma è anche l'addio commovente di una ragazzina che vuole continuare a vivere ma non potrà per colpa di un regime secolare di sottomissione. -
Il ragazzo che leggeva Maigret
Giulio, detto Maigret perché delle inchieste del commissario è un accanito collezionista, vive nella tenuta dei San Vittore. Il padre è il fattore della proprietà, la madre è un’esperta cuoca. Di fronte a ogni evento, Giulio-Maigret si domanda come si comporterebbe il commissario, rimane sempre vigile e non perde mai il senso di realtà. Un giorno, un po’ per l’incertezza dell’alba invernale, un po’ per la noia imperante, il piccolo Maigret non riesce più a sottrarsi alla sensazione di un vero mistero. Un uomo ha buttato qualcosa di ingombrante nel canale, proprio in prossimità della chiusa; e quell’uomo è salito sullo stesso pull-man che sta portando Giulio a scuola. Giulio-Maigret dimenticherebbe, ma da quel momento i fatti, le coincidenze lo incalzano: insomma, proprio come accade al vero Maigret, nella banale atmosfera quotidiana ha luogo il delitto e si accende l’intuito. Un Francesco Recami sempre ironico mescola realtà e letteratura e firma un giallo in grado di appassionare lettori giovani e amanti del genere di tutte le età. -
Picnic a Hanging Rock
«Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per proprio conto. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nel 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza» (Joan Lindsay). Il 14 febbraio 1900, giorno di san Valentino, le allieve dell'Appleyard College nello stato di Victoria, Australia del Sud, si recano per una scampagnata a Hanging Rock, aspra collina vulcanica che si erge solitaria nella prateria, un luogo del mito dove può capitare qualsiasi cosa. E qualcosa succede: mentre ai piedi della roccia ci si attarda tra le tovaglie stese sull'erba, gli orologi del cocchiere e delle istitutrici si fermano misteriosamente a mezzogiorno e tre allieve, Miranda, Irma e Marion, si avventurano verso la cima seguite dalla matura signorina McCraw. Quando è il momento di tornare al collegio le ragazze e l'insegnante non si trovano e vana risulta ogni ricerca; solo Irma scenderà dalla roccia misteriosa, ma senza ricordare nulla, e con una ferita alla fronte. ""Picnic a Hanging Rock"""" racconta un mistero insoluto, un avvenimento realmente accaduto ma trasfigurato in un mito."" -
Il fiore azzurro
«Questo libro è un gioiello»: con queste parole Elvira Sellerio volle presentare, in una fascetta, Il fiore azzurro ai lettori.rnA conferma della preziosità del volume lo riproponiamo oggi con la convinzione che sia uno dei tanti «fiori blu» di Elvira che vale la pena riscoprire. Nel romanzo, scritto alla veneranda età di 80 anni, l’autrice rievoca la giovinezza del geniale sognatore Friedrich von Hardenberg, non ancora noto come Novalis, poeta e filosofo tra i massimi esponenti del romanticismo tedesco. In questo fantasioso ritratto Fritz è immerso nella quotidianità della sua bizzarra famiglia. Lo si segue negli studi e con gli amici; nei riti di casa; nei meccanismi sociali del suo mondo lontano, quello della Sassonia di fine Settecento, dove risuona l’eco della Rivoluzione francese; nei suoi interessi culturali, tra i quali appaiono di scorcio personaggi come Fichte, Schlegel e Goethe. E al centro di questo affaccendarsi la storia d’amore con la sbiadita dodicenne Sophie, sua angelica ispiratrice di infinito, offre uno spazio narrativo per citare quel «fiore azzurro» che sarà simbolo della visione romantica di Novalis e di un’intera generazione di intellettuali. -
Arco di luminara
Arco di luminara e L'ultima provincia sono per Luisa Adorno «i libri degli anni felici coi figli bambini, poi ragazzi, i suoceri, le antiche, familiari domestiche, quelli in cui scopro la Sicilia e la sicilianità di cui comincio col ridere e finisco con l'amare, riamata». Il protagonista è ancora una volta il suocero, il prefetto Vincenzo Adorno, uomo d'altri tempi che ormai in pensione si è trasferito con la moglie – la Prefettessa – e la fedele Concetta nella casa del figlio a Roma. La convivenza delle due famiglie, l'incontro-scontro tra i vecchi e i giovani, viene raccontato con vivacità e ironia in quella limpida lingua pisana, veloce e precisa, che fa della Adorno una scrittrice inimitabile. Un affresco di serena borghesia del dopoguerra, un lessico familiare che si compone di quadri e memorie collettive; e poi le estati alle pendici dell'Etna, il luogo dell'anima del prefetto, un fazzoletto di terra con la vigna e la casetta in pietra lavica, i riti familiari, le luminarie. Ma sono anche gli anni della vecchiaia e della nostalgia, il tramonto di un'epoca e l'ombra della morte che inevitabilmente si allunga. -
L' uomo senza volto. L'improbabile ascesa di Vladimir Putin
Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2012, L'uomo senza volto, qui con una nuova Introduzione di Masha Gessen, è forse il più importante e influente libro su Vladimir Putin, quello che ha aperto la strada alla comprensione di un vero e proprio enigma politico. Masha Gessen nasce in Russia, emigra con la famiglia negli Stati Uniti, torna a Mosca come giornalista e attivista. Negli anni Novanta vive la fine dell'impero sovietico con l'entusiasmo di un'intera generazione che vede aprirsi un'epoca di cambiamento, l'avvento di una politica nuova, la fine della corruzione, la trasformazione dei costumi. E invece la Storia prende un'altra direzione. Gessen si impegna da subito ad analizzare la complessità e l'oscurità degli eventi che accadono nel paese. Tra questi eventi c'è l'emergere di una figura che in modo singolare e improvviso subentra a Boris Eltsin e si accinge a prendere il potere. L'imporsi di Putin sulla scena politica, da agente di basso profilo del KGB a presidente della Russia, da ragazzo di provincia a personaggio pubblico dall'immensa popolarità, è una storia che sfida ogni verosimiglianza. Gessen la vive in prima persona, raccogliendo informazioni, sfidando divieti e reticenze, rintracciando fonti affidabili prima di chiunque altro. A partire da questo scrupoloso lavoro di indagine scrive un resoconto impegnato e implacabile, che contiene e anticipa gli sviluppi di una concezione del potere e del destino russo che hanno portato agli avvenimenti del 2022 e al conflitto bellico nel cuore dell'Europa. Nelle parole e nello sguardo di Masha Gessen l'ascesa di Putin è un elemento centrale e ancora in divenire della storia europea e mondiale. Leggendo questo libro, che possiede «il coraggio di raccontarci con chi esattamente facevamo affari, a chi avevamo appaltato settori strategici della nostra economia», come ha scritto Roberto Saviano, si affronta una realtà che forse ci era sfuggita. -
Una notte in giallo
Gli altri autori dell'antologia: Antonio Manzini - Francesco Recami - Alessandro Robecchi - Gaetano Savatteri - Fabio StassiDelitti e intrighi da risolvere nel buio della notte, otto storie più nere che mai.La notte in cui tutto accade – un delitto, l'enigma e il detective che lo svela – è una situazione tipica del noir. In questi otto racconti, lo specchio deformante della notte riflette lo stile di indagine proprio di ciascuno di questi noti investigatori, tra i personaggi più originali del giallo italiano.Quella di Massimo, barrista detective del BarLume di Marco Malvaldi, è insonne. Il vicequestore Alice Martelli è chiamata d'urgenza a indagare sul furto di un preziosissimo collier avvenuto nel corso di una degustazione di champagne; insieme a lei fa l'esordio ufficiale su una scena del crimine Matilde Viviani, di mesi tre; a completare il quadro Massimo che per non cedere al sonno non smette di camminare.Il giovane Acanfora, poliziotto dall'animo schietto nato dalla penna di Andrej Longo, ci propone il vivido racconto della sua salita sotto le stelle su un monte mitico di Ischia, per salvare una ragazza che rischiava di morire. Romeo, ragazzino modello, è scomparso dalla casa di Màkari, accanto alle villette di Lamanna e Piccionello; gli affranti genitori sono salutisti accaniti e provengono dal Nord, quanto basta a Gaetano Savatteri per lanciare i suoi eroi alla ricerca dello scomparso, senza risparmiare però riflessioni e battute pungenti.A Mondello c'è una villa in stile pompeiano famosa per essere una casa di fantasmi; qui Giovà, il «Giufà» riscritto da Roberto Alajmo in chiave poliziesca, vivrà «La peggiore notte della sua vita».Il Biondino e l'Uomo con la Cravatta, i due protagonisti del racconto di Alessandro Robecchi, formano una «strana coppia» che forse richiama il famoso film, solo che loro sono due killer molto apprezzati, a caccia di un bersaglio evanescente come la notte.Vince Corso, il bibliodetective delle opere di Fabio Stassi, agisce sempre immerso in un'atmosfera di vago e persistente mistero: una modella ha trovato un modo elusivo per morire, Corso aspetta l'alba con le amiche da lei convocate per l'occasione.Francesco Recami è come sempre sarcastico e dissacrante, ma questa volta in versione splatter: la notte della Mattei-Ferri, l'odiosa falsa invalida della serie della Casa di Ringhiera, si prospetta tremenda; ma quello che attende i suoi aguzzini adolescenti lo è ancora di più.Rocco Schiavone, il celebre vicequestore di Antonio Manzini, viene svegliato per indagare su un ragazzo sfracellato ai piedi di un costone di roccia; nella loro baita extralusso, devono spiegare l'accaduto tre giovani ricchi, annoiati e viziati; proprio i tipi umani che lui meno sopporta, per giunta nottetempo e senza l'attrezzatura adatta ai duemila metri.